| Non ricevendo risposta, alla Kunoichi non restò che abbandonare quell'abitazione, lasciandosi alle spalle quell'ambiente lugubre ed inconsueto per poter rimettere piede all'esterno. Ciò che rammentava del paesaggio che l'aspettava lì fuori però, non combaciò perfettamente con quello che si ritrovò di fronte una volta attraversato l'uscio della massiccia porta in legno… Era pronta ad essere investita dall'aria “pulita” e pura dovuta all'altezza e le montagne, ma ciò non avvenne, così come restò stupita nel constatare che ormai fosse notte fonda. Quanto tempo era passato? Da quanto era svenuta? Con la mente piena di enigmi e dubbi alzò il viso, verso qualcosa che sembrava richiamarla con la sua energia e luminosità: la luna. La ragazza strabuzzò immediatamente lo sguardo, ritrovando la visione di quel satellite naturale totalmente differente rispetto al solito: non solo sembrava più vicino e grande, ma aveva assunto anche un'assurda tonalità cremisi che risplendeva e si specchiava sia nel cielo che nell'ambiente circostante… Tutto infatti attorno alla Mukenin era vittima di quella sfumatura fin troppo simile al sangue. E la sensazione che provò nell'accertarsene non fece altro che peggiorare la sua condizione di smarrimento. Che aumentò drasticamente non appena anche il suo olfatto riprese a percepire la puzza di quel fluido viscoso. In quel breve lasso di tempo di ritrovò a formulare le più svariate ipotesi, che andavano dall'addossare la colpa di tutta quella situazione ambigua all'anziano scomparso, od addirittura il reputare tutto quello scenario come una mera illusione causata da chissà cosa. Ma anche se si fosse trattata di quest'ultima, non aveva mezzi per potersene accertare o poterne uscire. Il colpo invisibile che aveva ricevuto quando aveva provato ad utilizzare il chakra l'aveva avvertita e non era convinta che provarci una seconda volta l'avrebbe lasciata nuovamente incolume.- Ok, ragiona Ashi… Ragiona… - mormorò silenziosamente, espirando ed inspirando, cercando di usare la razionalità e trovare un modo per uscirne. Abbandonare completamente quel luogo era un'ipotesi tangibile? Non sarebbe stata capace di difendersi probabilmente, non poteva rischiare di incappare in qualche trappola o nemico e l'eremo era troppo distante per poter correre ai ripari. Non poteva nemmeno servirsi della tecnica del richiamo e chiedere aiuto alle sue sorelle… Ed a proposito delle salamandre: era mai possibile che Eris l'avesse mandata incontro ad un pericolo? Quell'anfibio le aveva salvato la vita, come poteva dubitare seriamente di lei? Scuotendo il capo infastidita, la giovane Chunin riprese a guardarsi intorno, in procinto di voltarsi e riprendere a cercare l'anziano rassegnata… Ma fu un suono esterno a quel silenzio apparente a farla scattare sulla difensiva: un rumore di passi, silenzioso e ripetuto, si fece sempre più vicino fino a mostrarne la causa. In un primo momento pensò al vecchio presunto medico, ma la figura che si faceva sempre più vivida e vicina non apparteneva a quell'oscuro individuo. Una giovane, dall'aspetto piacente ed un abbigliamento femminile arrivò a pochi passi dall'Uchiha, che la scrutò tramite le nuove iridi ambrate che si specchiarono in quelle castane della sconosciuta. Non fosse stato per quei passi, non l'avrebbe minimamente percepita nelle vicinanze, visto che a differenza di tutto il resto quella creatura non pareva emanare nemmeno nessuna fragranza insistente alle sue narici. Fu la nuova arrivata a prendere parola per prima, schiudendo le labbra rosee proferì delle parole che lasciarono subito interdetta Ashi… Una sorta di indovinello, o meglio una domanda della quale soltanto due persone probabilmente conoscevano la risposta. A lei non bastò nemmeno pensare alla possibile soluzione, in maniera incondizionata ebbe subito la convinzione che quella sconosciuta non fosse una minaccia. - Cosa nasce all'ombra di un cipresso? - quella domanda fu come un tuffo nel passato. I ricordi, nonostante gli anni passati, erano indelebili nella mente dell'Uchiha. All'ombra di un cipresso, quand'era ancora una konohana ingenua ed in erba, aveva conosciuto l'unica persona che reputava ancora innocente ed importante oltre Ryu: Chiaki.⇜ Il cimitero era silenzioso come al solito, l'aria ed il venticello piacevole solleticavano la pelle diafana di una ragazzina intenta a chiacchierare da sola. O perlomeno così appariva ad un occhio estraneo, se avesse osservato quella giovane dalla chioma corvina dialogare amorevolmente con i propri genitori ed il suo fratellino. Sedeva di fronte alle loro lapidi, come ogni volta in cui si recava a far loro visita, raccontava ai suoi parenti tutto ciò che colpiva la sua vita da quando aveva intrapreso la strada degli Shinobi, non tralasciando nessun dettaglio… Sebbene sin dalla tenera età i suoi genitori avevano cercato di tenerla ben alla larga dalla violenza. A cosa era servito poi? In lei scorreva il sangue degli Uchiha, difficile ignorarlo.
- E' una giornata troppo bella per poter essere tristi, ma volevo comunque passare a salutarvi... - dopo aver trascorso i suoi consueti minuti di racconti, la Genin si riavviò verso la strada che l'avrebbe portata a casa, optando per la zona ombreggiata e tragitto lungo il quale incrociò una sconosciuta fin troppo maldestra. Al suo passaggio questa non solo rovesciò un vaso con dei fiori per la tomba di sua madre, ma la colpì in pieno con il suo atteggiamento talmente puro ed innocente, da far breccia nel cuore della Kunoichi. Un incontro fortuito, o forse voluto dal destino, che aveva segnato le basi di una grande amicizia che avrebbe legato le due ragazze.
⇝ Rivivere quei momenti di spensieratezza ed “affetto”, portò la Mukenin a sorridere sinceramente, mentre continuava ad osservare curiosa la ragazza di fronte a sé.- L'amicizia… - rispose consapevole che nonostante l'aspetto diverso d'entrambe, nonostante i tanti mesi trascorsi, se quella sconosciuta fosse proprio Chiaki allora non c'era altra risposta da dare a quel quesito. La sicurezza che la portò a quella soluzione però, si incrinò facilmente quando Ashi ricollegò la presenza di quella donna proprio in quel posto desolato e di cui continuava a dubitare la sicurezza. E se stesse semplicemente sognando? Forse la sua psiche continuava a giocarle brutti scherzi, facendole vivere dei momenti che da tanto sperava potessero ripetersi…- Sei davvero tu? -
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