Secondo volume dell’anno, ottantanovesimo “ab Manga conditum”. Quest’anno, grazie all’originale pubblicazione ad cazzum della Star, ne avremo da leggere due in una sola estate. Magari in spiaggia, mentre un simpatico vicino d’ombrellone spara a palla Despacito cantandoci sopra. Perché le disgrazie non vengono mai sole.
Il caso della girl band (file 1). Come dicevo nel commento ai primi due file, caso veramente insipido e noioso. E ora aggiungo pure improbabile, dall’uso delle bacchette della batteria per lavorare a maglia (vabbè, a sto punto facciamo che vanno bene anche le bacchette da sushi e le cannucce), all’estrema difficoltà del piano architettato, che come al solito funziona solo perché lo vuole Gosho, fino al movente stiracchiato, basato sulla solita incomprensione che rende possibile un delitto altrimenti assurdo ed evitabile.
Nelle ultime pagine, Sera conferma i sospetti di un nano ormai ritardato: Akai è suo fratello, uno dei tanti che di quando in quando spuntano fuori dal fantabosco. Amuro invece vuole farci credere di avere ancora un senso all’interno del manga, rivelandoci che il suo ragazzo, Scotch aka “Infiltrato nell'Organizzazione n.156”, sarebbe stato ucciso dalla scuffia con le occhiaie. Sarà vero? Sarà falso? Sarà perché ti amo? Lo scopriremo nella prossima puntata.
Voto:
e 1/2
Il caso dei marmocchi al centro commerciale (file 2-4). Nuova puntata della lunga serie “Agasa e la marmocchiaglia trovano un pretesto qualsiasi per mangiare come se non ci fosse un domani”. Questa volta, devo essere onesto, non mi è dispiaciuto. Viaggiamo in piena mediocrità, per carità, ma il caso è leggero e godibile, e la trovata delle testimonianze discrepanti dei marmocchi è carina. Mentre lo leggevo, per lo meno, ero interessato a scoprire come il nano avrebbe fatto convergere le tre testimonianze, e ciò significa che non ero (del tutto) annoiato. E siccome non mi capita spesso, soprattutto per casi di questo genere, bisogna dargliene merito.
Brutto, invece, il siparietto iniziale di Ai e Ayumi che all’improvviso fanno i capricci e vogliono farsi truccare. Brutto e, soprattutto, out of character per la vecchia Ai (la nuova, a quanto pare, si lascia fare qualsiasi cosa da Gosho). E pure totalmente inutile e gratuito, verrebbe da dire, se non fosse che poi il mascara servirà nella scena finale per rimarcare la somiglianza di Ai con Ermafrodito. Ma dato che si tratta appunto di rimarcare qualcosa che era già evidente persino al nano, forse se ne poteva proprio fare a meno.
Il movente, anche qui, è decisamente tirato per i capelli. In sto volume (e fosse solo in questo) non si salva un movente che sia uno. Ormai a Tokyo la gente ammazza altra gente solo perché sennò poi Gosho deve parlare di trama, e siamo tutti d’accordo che non è proprio il caso. Il manga dopotutto è ancora giovane e frizzante.
Voto:
Il caso di Chiba magro anzi no (file 5-7). Se nel volume precedente avevamo gli zombie, ora tocca agli extraterrestri, perché se ci facciamo mancare per sbaglio qualche fenomeno paranormale poi Giacobbo si offende e ci propina uno speciale Voyager. Anche qui caso dalla dinamica abbastanza improbabile, ma tutto sommato godibile. Apprezzo lo sforzo di uscire dal solito schema dei tre sospetti con conseguente trafila di indagini/interrogatori noiosissimi. Il movente, invece, è qualcosa di imbarazzante anche solo da riportare. E’ un baratro senza fine, quello dei moventi assurdi in ‘sto manga: pensi sempre che peggio di così non si possa fare, e invece.
Il tutto poi è condito dalla love story di Chiba e Naeko, che è persino coraggioso definire “love story”, dato che i due si può dire che non interagiscono nemmeno. Ad ogni modo, anche se interagissero, continua ad essere una delle cose più insulse della parte romantic-comedy di questo benedetto
shojo shonen. Gosho neanche si sforza di inventare una ragione qualsiasi per cui Naeko debba continuare a starsene in disparte senza farsi avanti: ormai, il fatto che le love story non debbano andare da nessuna parte è dato per scontato. A che serve giustificarlo?
Fa sorridere poi la disinvoltura con cui Gosho fa dimagrire Chiba di più di dieci chili in così poco tempo, come se fosse una cosa assolutamente normale. D’altra parte, in un caso sugli ufo.
Nota a margine, le tre-vignette-tre dedicate alla faccenda Ai-Ermafrodito. Il gurzo ipotizza che Ai sia parente di Ermafrodito, che è parente di Sera, che è parente di Akai, che stava con Akemi, che è sorella di Ai, che al mercato mio padre comprò. In pratica, come da queste parti avevamo già capito da un pezzo, son tutti parenti. Come nella peggior soap opera.
Voto:
e 1/2
Il caso di Yumi e Haneda (file 8-10). Metto le mani avanti: come in ogni caso pieno di codici, enigmi con la lingua giapponese e riferimenti alla storia giapponese, io non ci ho capito una mazza. Ciononostante, azzarderei a dire (ma forse mi sbaglio, eh, in fondo non ci ho capito una mazza) che questo caso non ha senso né motivo d’esistere. Il pretesto del caso già di per sé è insulso: perché mai un vecchio portinaio annoiato dalla sua vita di merda debba costringere i nostri (e di riflesso noi lettori) a un indovinello che neanche Stephen Hawking, invece di farsi una poderosa badilata di ca**i sua, mi risulta tuttora incomprensibile. Anche perché poi, neanche a dirlo, la beneamata domanda di registrazione del fantomatico matrimonio va a farsi benedire come niente fosse, a tutela del sacrosanto status quo.
E quindi,
cui prodest? A chi giova tutta sta manfrina, Gosho a parte? A nessuno, se non fosse che alla fine scopriamo che Shukichi Chukichi Haneda Majin Bu Taiko Shogi Macarena detto “Topo pelato” (cugino di secondo grado del più famoso Toro seduto) ha un fratello maggiore adottivo (aridaje), tale Koji, che pare sia una delle vittime dell’APTX. E visto che si parla di APTX per qualcuno che non sia Kudo che fa i capricci perché vuol tornare grande, è già un mezzo miracolo. Peccato che tutto il resto, ossia il 95% del caso, sia praticamente da buttare.
Voto:
Il caso di Koji Haneda (file 11). Dopo file e file di pallidi accenni di trama centellinati tra una love story e un’altra, finalmente un po’ di sostanza, un po’ di indagini Conan-Ai a casa del dottor Agasa sul passato dell’Organizzazione e dell’universo mondo che le ruota attorno. E il pensiero va subito ai “bei tempi andati”, quando momenti di questo tipo non si facevano attendere ventordici volumi. Altra epoca, altro manga.
Senza farsi prendere dalla nostalgia, però, di cose potenzialmente interessanti messe in campo ce ne sono oggettivamente parecchie: dalla relazione di Koji con i mibbi, al ruolo di Amanda Hughes e di Asaka, ai redivivi genitori Miyano e ai farmaci (al plurale, stando a quanto dice Ai) che li coinvolgono. Certo, inserire in una sola botta tre nuovi personaggi, seppur marginali, legati all’organizzazione, dopo ottantanove volumi, forse è un po’ troppo. Gosho continua a preferire ricorrere a nuovi elementi piuttosto che sfruttare quelli già esistenti, che pure non sono pochi. L’impressione è che si voglia insistere in questo “gioco al rialzo” in cui ogni volta che si vuole fare un passo avanti con la trama si deve coinvolgere uno o più nuovi personaggi, ingigantendo sempre di più un universo già fin troppo vasto.
Il caso di puntata non mi sembra nulla di che, piattume d’ordinaria amministrazione, ma se è necessario per arrivare a qualche conclusione sulla faccenda mibbica, è il male minore.
Contento anche per il coinvolgimento di Okiya-Akai, per una volta a proposito e non tanto per dar colore al tempo, visto che può tornare utile per la trama. Le premesse sono buone, le aspettative, ormai per abitudine, sono basse, ma la speranza, anche se debole, c’è sempre. Vedremo ad agosto.
L’89 sarebbe un volume tutto sommato in linea col precedente, con alti (pochi) e bassi (molti), forse appena un po’ meglio, se non fosse per quell’ultimo file che, pur senza facili entusiasmi, riaccende un po’ di vero interesse per un manga sempre più stanco sotto tanti aspetti. I casi di puntata, a parte quello di Yumi, senza dubbio uno dei peggiori degli ultimi volumi, e a parte i moventi, che sono da sempre il tallone d’Achille del Gosho giallista ma ultimamente vanno ben oltre il ridicolo, sono tutto sommato godibili. Niente di eccezionale, ma nemmeno troppo noiosi. Per quanto riguarda la trama, se manca ancora qualsivoglia accenno a Rum (e siamo a due volumi interi di latitanza), poco presente è anche Sera e tutto il fantabosco, a parte Ermafrodito e la presunta parentela con Ai. Quella che rimane è invece la brutta tendenza a giocare trame, sottotrame e plot-twist con nuove parentele che spuntano fuori come funghi, rendendo DC sempre più simile a Beautiful. Da tutto questo si salva, almeno parzialmente e almeno per ora, l’ultimo file, che è un piacevole ritorno ad un
modus operandi che non si vedeva da un pezzo. Spero però che sia qualcosa di più, altrimenti tutto si ridurrebbe ad un effimero effetto nostalgia che lascerebbe una volta di più l’amaro in bocca.