| Ariecchice qua. Volume numero 94, file 1000, verso l’infinito e oltre. Traguardo importante, che il Nostro decide giustamente di celebrare riportando al centro, finalmente, la trama vera. E quando dico trama vera intendo Okita, il pupazzetto del Cristiano Ronaldo nipponico e, soprattutto, lo scoiattolo dell’ispettore Aiaqualcosa. Ma andiamo con ordine.
Il caso al torneo di kendo (file 1) si conclude, come già sottolineato dalla mia collega ShihoKudo, nella noia più totale, tra le solite ambiguità della lingua giapponese (che potrebbe offrire a Gosho materiale per andare avanti fino al 2049), e una Ran che si improvvisa Cupido dei poveri e trova pure il tempo per una veloce performance da supersayan. In chiusura riappare anche la simpatica tizia autoproclamatasi consorte di Heiji, la cui presenza sento che si rivelerà essenziale ai fini della trama. Potrebbe essere la figlia di Gin, ad esempio. Oppure la sorella di Amuro. O magari l’amante segreta di Yoko Okino. O, perché no, tutte e tre le cose contemporaneamente. A man can dream.
Il caso successivo (file 2-4) non è altro che la prima parte del lungo preambolo al Grande-Evento-della-Gita-Scolastica (con un inserto a colori! Chiama subito!). L’intesa tra il nano e Kogoro ci piace sempre, benché si intuisca subito il registro romantico dove si vuole andare a parare. Peccato che ogni speranza in un caso un po’ diverso si infranga miseramente nel giro di poche pagine: la coppia in “incognito” si fa beccare da Sonoko (dico, Sonoko), il solito str***o muore ammazzato, arrivano Megurone e Takagi, indagini, dimostrazione, la messa è finita, andate in pace. Se non altro, il nano una volta tanto rimane defilato per buona parte delle indagini, anche se poi Gosho non resiste e sente il bisogno di farlo intervenire alla fine tipo deus ex machina, sia mai che il caso possa essere risolto al 100% da qualcun altro. Caso senza infamia e senza lode, dunque, tre file per metter su un inutile mistero intorno ad una caspita di gita scolastica. Invece gli sviluppi della trama mibbica li sveliamo a colpi di flashback. Tutto giusto, mi sembra.
E arriviamo al secondo atto (file 5-7) di questa infinita premessa al Grande-Evento-della-Gita-Scolastica (nuova ricetta, senza olio di palma né zuccheri aggiunti!). Il caso ruota tutto attorno alla ricerca del pupazzetto di Ai. D’altra parte, siamo ormai a un passo dal fatidico file 1000, è naturale che salga la tensione e ci si concentri sulla ciccia mibbica. Ad ogni modo il pupazzetto, dopo innumerevoli e rocambolesche peripezie, viene recuperato dai marmocchi, ma gli è passata sopra una macchina e ha perso un occhio. Il mondo là fuori è un posto crudele, che vuoi farci. Caso itinerante e leggero, un po’ più dinamico e meno vincolato alla solita liturgia. Si fa leggere, se uno non pensa che siamo prossimi al migliaio e qua si continua a gigioneggiare attorno al nulla. Ma considerato quello che viene prima e dopo, forse è il più godibile dell’intero volume. Sempre che si sia disposti a chiudere un occhio (facciamo anche entrambi) sul modo in cui il Nostro continua a gestire i suoi personaggi. Il Muro e Okiya interagiscono per quattro petosecondi, limitandosi ad un paio di battutine provocatorie che ovviamente non portano da nessuna parte. Questo prima che il Muro accetti di buon grado di perdere il resto della sua giornata – che a quanto pare non è particolarmente fitta di impegni, per essere uno che ha ventisette identità – per fare il baby-sitter non retribuito e correre dietro ad un pupazzetto. Perché oh, a noi i mibbi ci fan schifo, puzzano e sporcano sempre dappertutto, e allora vai di caccia al tesoro. E poi c’è Ai, sempre più macchietta, sempre più appiattita sul registro comico, sempre più snaturata. Le solite cose. Qui si rende protagonista di una sceneggiata che in passato avrebbe forse scandalizzato, ma che ormai non stupisce nemmeno più. Ai è questa roba qua, lo sappiamo, l’abbiamo capito. Non ha più senso aggiungere altro.
E dopo la lunga premessa in due atti, arriviamo finalmente al Grande-Evento-della-Gita-Scolastica (affrettatevi! I primi 1000 che chiameranno e pronunceranno correttamente “Ayanokoji” riceveranno in omaggio il pupazzetto strabico di Higo il Figo, in edizione limitata!). Perché alla fine, incredibile colpo di scena amici ascoltatori, Ai, di fronte al prode e valoroso nano che si è preso pure un raffreddore per recuperare il suo pupazzetto, ha ceduto e l’ha inondato di antidoti. Perché mica si può saltare, il Grande-Evento-della-Gita-Scolastica, non scherziamo. Però ehi, Ai almeno ha imposto delle severissime condizioni che il nano rispetterà senza fallo: prenderlo (l’antidoto, non il fallo) ogni otto ore e a stomaco pieno, non fare il bagnetto per le quattro ore successive all’assunzione, limonarsi Ran non troppo ma il giusto, facciamo 5 minuti ogni ora, lavarsi i denti prima di andare a letto. Ah, e ovviamente non attirare l’attenzione e non farsi scoprire. Tutte cose in cui Kudo è abilissimo, quindi fossi in Ai non mi preoccuperei. Il caso è il solito deja-vu: compagnia di amici dell’università coinvolti in un progetto; uno muore in circostanze non proprio cristalline; gli altri, riuniti in un hotel/villa sperduta/bunker sotterraneo/nave da crociera/astronave aliena, iniziano a crepare a causa di qualche creatura giapponese inquietante; uno non crepa ma ci va vicino --> è l’assassino; messaggi in codice a pioggia. L’eterno ritorno dell’uguale, qui con la straordinaria partecipazione della sorella giapponese di Nicole Kidman e dello scoiattolo di Aiaqualcosa (che secondo me non ce la racconta giusta. Lo scoiattolo dico, non l’ispettore). Manca la parte finale, certo, ma per ora, per quanto mi riguarda, non ci siamo. Sin dalla premessa, dalla facilità con cui una Ai riscopertasi tenerona dispensa antidoti per la qualunque. A sto punto, se si doveva pagare per forza la tassa Kudo per questo benedetto file 1000, avrei preferito che il nano rubasse l’antidoto di nascosto. Così invece non si fa altro che sdoganare sempre di più l’abuso dell’antidoto come soluzione ad ogni capriccio del nano e come espediente narrativo per giustificare ogni caso fanservice che il Nostro ha deciso di infliggerci. Di sto passo finirà per valere tutto: alla prossima che si fa, andiamo giù di antidoti perché Kudo deve prendere il caffè con Ran? Al di là di questo, e al di là del fatto che, al netto di risvolti dell’ultimo minuto, anche per il Grande Evento del file 1000 di mibbi non se ne vedono neanche col lanternino, il caso delude persino considerandolo nient’altro che come l’ennesima riapparizione random di Kudo. È un confronto tra casi mediocri, eh, però io per ora non ho visto né il “pathos melodrammatico” dello Shiracoso, né l’entusiasmo e l’orgia citazionistica in omaggio a Conan Doyle del London Arc (quello sì un evento, per quanto sprecato e pieno di difetti). Qui si viaggia sul piattume totale, sembra un qualsiasi caso con Heiji (che, tra l’altro, ormai è ovunque, Gosho fai basta), e di quelli brutti e verbosi (le due pagine in cui Kudo ci racconta tutta, e dico tutta, la trama del film sono da spararsi in bocca, abbiate pietà). Con in più il suddetto Kudo che ormai si trasforma con un colpo di tosse, ma questa non è una novità. Gosho poi, nel tentativo di pompare un po’ la sensazione di “grande caso”, ci infila come al solito frotte di personaggi inutili, ovviamente senza tradire lo schema preconfezionato dei casi di questo tipo, personaggio con la mascherina e comparsata random dei coniugi Kudo inclusi. Insomma, non pretendevo i mibbi per questo file 1000, ormai mi sono rassegnato, ma neanche un caso brutto, noioso e a tratti da mal di testa. Spero solo che alla fine tutta sta baracconata non serva soltanto come pretesto per arrivare ad un pudico bacio tra Romeo e Giulietta, ma ho i miei dubbi.
Ad ogni modo, se ne riparlerà quando uscirà il 95, che suppongo non vedremo prima del 2019 – e va benissimo così. Questo 94, nonostante includa il millesimo file di 'sto manga infinito, si è rivelato ben poca cosa: tutta una lunga preparazione ad un caso che, almeno finora, gira intorno alla fuffa e non pare niente di più dell’ennesimo, evitabile ritorno del Kudo, inserito in un contesto che non ha nemmeno l’appeal di altri evitabili ritorni del Kudo, e in cui a farla da padrona è la noia. Avanti il prossimo.
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