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Forse Biden può essere un presidente migliore per gli americani, ma Trump è migliore per il resto del mondo.
La politica internazionale di Trump è stata fallimentare da un punto di vista egemonico, portando ad una riduzione del potere militare degli USA nel mondo, alla non proliferazione di guerre e una serie di destabilizzazioni fallite (Venezuela e Hong Kong).
L'incompetenza o la confusione data dalla nomina di Trump ha reso gli USA meno aggressivi e aiutato a ricreare un mondo multipolare, che può solo fare bene alla pace mondiale.
Il mondo multipolare rappresenta un concetto bellissimo fintantochè i poli restano equidistanti e neutrali fra loro. Al momento questa situazione è puramente utopica, dato l'aggressivo espansionismo della Cina. La disfatta del comunismo alla fine del XX secolo non ha certo limitato il carattere intransigente della Repubblica Popolare Cinese. Tralasciando la questione relativa alla competizione sleale e al furto della tecnologia occidentale, il successo del modello cinese nel gestire la crisi sanitaria rappresenta un fattore di rischio. In molti stati occidentali si potrebbe diffondere la convinzione che l'autoritarismo favorisce tanto lo sviluppo economico quanto la sicurezza nazionale. In fondo il cittadino medio percepisce di essere realmente in una democrazia solo all'atto del voto; per questo un' America governata da Trump per altri quattro anni sarebbe una minaccia mortale per il modello istituzionale adottato dall'Occidente. Trump nelle elezioni del 2016 ha vinto dividendo, non unendo; ha cercato di mettere gli uni contro gli altri gli stati membri dell'Unione Europea dando sostegno ai sovranisti, ha dato pieno supporto alla Brexit, ha lasciato mano libera a Putin in politica estera. Gli Stati Uniti certamente non dovrebbero essere il gendarme del mondo come voleva la dottrina Cheney, ma allo stesso tempo non possono astenersi dall'intervenire nei punti caldi del pianeta (penso ovviamente alla Libia, alla Siria, all'Iraq). L'unico-parziale- successo ottenuto da Trump in politica estera sono gli accordi di Abramo; ma anche lì si tratta più di una ratifica di un processo di avvicinamento degli stati del Golfo ad Israele che di una lunga e laboriosa trattativa diplomatica. La linea Biden da questo punto di vista sarà maggiormente improntata all'interventismo, non credo ci sarà un ritorno alla dottrina del soft power di Obama. Non si può lasciare piena libertà di azione alla Russia e alla Cina, perchè questi Paesi fortemente autoritari non hanno gli stessi scrupoli morali che dimostrano gli stati dell'Occidente.
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Chi divide il mondo tra colti e ignoranti è per me il principale nemico ideologico da affrontare e primo sostenitore indiretto dei Salvini. Sono quelli che vogliono ghettizzare chi non ha cultura, che vorrebbe togliergli il diritto di voto, che li disprezza per quello che votano e che poi si lamentano chiedendosi come mai questi ignoranti non li votano.
La sinistra è intrisa di un classismo vomitevole.
Un partito, chiunque sia, che accusa il popolo per chi vota, al posto di accusare sé stesso per non aver saputo comunicare col popolo, è un partito destinato a fallire e che non ha capito l'abc del concetto stesso di politica.
Dalla guerra all'ignoranza alla guerra agli ignoranti è un attimo.
Salvini fa schifo al pari di tanti altri che lo hanno preceduto, solo in maniera diversa e più verace. Chi pensa che Salvini sia il peggio del peggio, sta ripetendo la stessa storia dei tempi di Berlusconi. E questo pensiero, nell'azione finale, si tramuta in una chiamata alle armi per votare il più grande partito in opposizione. Motivo per l'esistenza oggi del PD.
Tra 20 anni ci sarà un altro che sarà il peggio del peggio e saremo ancora tutti a votare PD perché unica forza possibile.
La più grande domanda a cui dovrebbe saper rispondere chiunque voglia far cambiare idea a qualcuno sul suo partito è sapergli dire cosa dovrebbe votare.
Vedo tantissimi antisalvinisti, ma pochissimi che sappiano indicarmi convintamente un partito che ritengono giusto.
E sperare di togliere la fede politica ad una persona, rimpiazzandola con il nulla, è impresa improba
Iniziamo con il dire che il Salvinismo non rappresenta nulla di davvero innovativo nella scena politica italiana. Trascurando il periodo fascista, già all'alba della Prima guerra mondiale i nazionalisti rappresentavano una minoranza forte ed agguerrita nello scenario politico italiano. I temi che propugnavano ricalcano quasi alla lettera quello che professa Salvini: rinvigorimento della potenza nazionale, indipendenza nelle scelte di politica estera, politica economica aggressiva, riduzione dei vincoli burocratici che ostacolano i settori industriali in fase espansiva etc. L'unica differenza tra Salvini e i nazionalisti di inizio ventesimo secolo è la questione del federalismo. Tuttavia il leader della Lega ha da tempo abbandonato le battaglie politiche di Bossi; del resto oggi il federalismo all'italiana si è compiuto senza un vero e proprio processo di legiferazione. Semplicemente, in presenza di un governo debole e diviso, i presidenti di Regione si sono presi la scena, arrogandosi nel vuoto normativo poteri a cui forse non avevano diritto.
Ma cosa può fare davvero la sinistra italiana per contenere il fenomeno? Poco o nulla. Ed il motivo di ciò risiede nella sapiente opera di distruzione culturale attuata da Berlusconi in vent'anni e più di attivismo politico. Il condizionamento televisivo ha spianato la strada per il materialismo e l'edonismo all'italiana. Chi votava sinistra ha continuato a farlo nel corso del tempo (ed infatti il PD è ancorato al suo 20% che, quando va bene, al massimo può toccare il 25% bersaniano), tutti gli altri invece hanno dato il proprio voto semplicemente a chi sosteneva di fare i loro interessi in senso quasi clientelare. E' bastato a Berlusconi sostenere l'abolizione dell'IMU nel 2009 per essere eletto a furor di popolo; è bastato ai 5 st(a)elle promettere il reddito di cittadinanza nel 2018 per avere il 33% dei voti. Quindi fa ridere la storia che la sinistra è intrisa di classismo e non sa parlare alla gente; alla fine della fiera, sono gli elettori che non si curano minimamente del bene comune e pensano solo al loro tornaconto nell'immediato a determinare la vera linea politica italiana. Lo stesso è accaduto negli USA con Trump e anche prima di Trump: quando i Democratici vincono lo fanno con uno scarto contenuto, quando vincono i Repubblicani questi ultimi si impongono con un largo margine di vantaggio. Gli americani votano Democratici quando l'inettitudine dei leader Repubblicani causa crisi che poi questi ultimi non sono in grado di risolvere. Finita la tempesta, si ritorna a votare per gente che promette favori a certi gruppi di persone e poi danneggia altri, senza guardare all'impresentabilità politica dei candidati. Trump è un arrivista sociale, un ricco costruttore che non paga le tasse, un bullo rozzo, arrogante e misogino: per quanto la sinistra lo faccia notare ai cittadini, a loro non importa. Non fosse stato per il Covid, Trump avrebbe vinto ancora. La morale della storia è triste ma quantomeno veritiera: se le persone non cambiano, non c'è partito che le possa coinvolgere.
Edited by devian95 - 17/6/2023, 14:28