Studio del Mizukage

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view post Posted on 19/5/2016, 18:13     +1   -1
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Non appena Shiro ebbe finito di parlare, notò subito i due Anbu indugiare su di lui per qualche secondo, iniziando a temere, data l'ora tarda e il suo aspetto poco rassicurante, di essere rimbalzato da li a poco.
Per sua fortuna non andò in quel modo, il tutto non durò molto e il Bianco tirò metaforicamente un sospiro di sollievo quando vide i due shinobi scambiarsi da sotto le maschere una rapida occhiata d'intesa, per poi intimargli, con un rapido gesto del capo, di proseguire.
Il Chuunin non disse nulla, limitandosi ad annuire in silenzio con aria soddisfatta, poggiando la mano sulla maniglia della porta e spingendola verso l'interno, per poi varcare con passo calmo l'uscio della stanza.

Non appena fu dentro, gettò in giro una rapida occhiata, notando per nulla sorpreso come anche l'interno di quello studio fosse rimasto totalmente immutato dalla sua ultima visita, finché la sua attenzione non cadde inevitabilmente sulla sagoma che campeggiava in fondo alla stanza. Eccolo li, Hogo Kyujo, il Mizukage di Kiri. Era esattamente come lo ricordava, seduto alla sua scrivania, imponente e autoritario anche in quel frangente, con il capo chinato su quello che sembrava un normale foglio di carta che era intento a leggere piuttosto attentamente.
Non appena però sentì la serratura scattare, quest'ultimo distolse l'attenzione dalla lettura e alzò lo sguardo, riponendo il pezzo di carta sul lato destro della scrivania e incrociando il suo sguardo smeraldino con quello bluastre del Chuunin.
Il suo viso duro, marcato da anni di battaglie, si corrugò in un'espressione a metà tra il sorpreso e il curioso, quando chiese al Bianco il motivo per cui fosse li.
Shiro dal canto suo pensò che quella reazione fosse piuttosto normale, infatti i due non avevano nessuna questione in sospeso, il Bianco non entrava in quello studio da mesi e non era usuale fare rapporto diretto al Kage dopo ogni missione che non fosse di vitale importanza per il Villaggio. Ma la sua, apparentemente di media entità, aveva avuto dei risvolti inaspettati di cui il Kage doveva essere informato.
Appena udì la voce dell'uomo risuonare nella stanza, accennò un inchino sul posto, gesto che dopo tutti quegli anni di formazione gli veniva istintivo. Raggiunse poi con passo calmo la scrivania, fermandosi a qualche metro.


"Mizukage-sama, sono conscio dell'orario proibitivo e delle mie condizioni, ma non mi sarei precipitato qui il prima possibile se non fosse stato necessario" Disse esordendo con tono circostanziale per prepararsi il terreno. "Sono qui per farle rapporto sulla Missione di grado C da cui sono appena rientrato...." Non lasciò all'uomo l'eventuale tempo per controbattere, che dopo un istante riprese a parlare. "So che non è la prassi per questo genere di missioni, ma volevo informarla personalmente sui risvolti particolari assunti da quest'ultima, prima che qualcun'altro lo facesse per me, rischiando di fraintendere la situazione." Ammise con tutta calma, confessando così però tutti i suoi timori. "E poi...dovrei chiederle un favore" Aggiunse per chiudere il discorso, tenendo lo sguardo fisso in quello del Kage.
 
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view post Posted on 30/5/2016, 23:23     +1   -1
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Risvolti particolari? Cosa intendi?

Hogo aggrottò la fronte, a metà tra il contrariato e il curioso di saperne di più. Non era molto convinto, nè tantomeno favorevole nei confronti di quello che aveva appena sentito. In genere, chi si presentava a quel modo aveva molti modi di dire la stessa cosa: "ci sono state delle complicazioni", "alcuni fattori non erano stati considerati", "non è andata come previsto". O, detto senza troppi giri di parole, avevano fallito la missione a loro affidata. Ma chi tornava da lui con tale notizia era di certo abbastanza stupido da non essere in grado di compiere l'incarico: riferire al Mizukage il fallimento di un compito comportava gravi conseguenze, e molto spesso era preferibile ritirarsi da soli dal servizio di shinobi piuttosto che affrontare l'ira di Hogo Kyujo. C'era anche chi era scomparso nel nulla per il terrore di non riportare un successo, o chi si era lanciato in imprese suicide volontariamente per farsi perdonare. C'erano molti modi di farsi del male, ma recarsi dal Kyudaime Mizukage con un nulla di fatto era considerato tra i peggiori.
L'uomo non considerava l'albino così desideroso di farsi del male, tuttavia: ci doveva essere qualcos'altro sotto. E quando Shiro si espose, chiedendo un favore, l'espressione del Kage gli fece capire che aveva colto nel segno.


Shiro, avevi la mia curiosità.. adesso hai la mia attenzione. Vai avanti.


Non capitava spesso che qualcuno chiedesse qualcosa a lui, a lui in persona -o meglio, erano in tanti a farlo, ma spesso erano richieste prevedibili, terribilmente egoistiche e difficilmente accontentate-. Quel ragazzo, invece, aveva attorno a sè un'aria diversa: non era venuto per chiedere che gli fosse affidata una squadra Anbu per una sciocchezza, non era un invasato venuto a richiedere un permesso di qualche tipo e nemmeno per richieste impossibili che riguardavano attività commerciali o altre cose di quel genere.
La questione di Yuzora e degli orfanotrofi era stata al momento accantonata in favore di qualcosa che premeva di più, per il ragazzo che si trovava di fronte a lui. Avrebbe Shiro toccato le corde giuste per ottenere quel che desiderava da Hogo Kyujo, l'uomo di ferro?


//Ci deve essere stata qualche incomprensione, colpa mia //
 
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view post Posted on 11/6/2016, 03:56     +1   -1
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Nonostante Shiro cercasse disperatamente di assecondare la sua indole, mantenendo per tutto il tempo del colloquio uno stato di calma apparente, il suo cuore non poté non sussultare improvvisamente quando, udite le sue parole, Hogo, visibilmente stranito, aggrottò le sopracciglia in un'espressione severa e gli intimò subito dopo di proseguire il suo discorso.
Adesso il Bianco, per stessa ammissione del Mizukage, aveva la sua piena attenzione, ma Shiro non era tanto sicuro che quella fosse una cosa positiva. In parole povere significava che da quel momento in poi l'uomo avrebbe analizzato attentamente e con fare critico ogni parola che sarebbe uscita dalla sua bocca, pronto ad emettere, nell'evenienza che quanto sentito non lo avesse soddisfatto del tutto, il suo giudizio severo.
Perciò la prima cosa che gli balzò in mente fu quella che da quel preciso momento in poi, sarebbe stato meglio soppesare per bene ogni sillaba che avrebbe pronunciato. Fu per questo che dopo aver annuito silenziosamente alla precedente richiesta del Kage, si era preso qualche minuto prima di riprendere a parlare. Esordendo poi con un tono che risultasse il più calmo e chiaro possibile, non prima però di aver deglutito nervosamente.


"Ecco...le cose stanno così" Disse il Bianco mentre compiva un altro paio di passi in avanti, avvicinandosi ancor più alla scrivania su cui sedeva l'uomo, forse per risultare il più chiaro possibile. "Non so se è al corrente dei dettagli della mia missione, comunque le riassumerò in breve le specifiche" Aggiunse subito dopo, lasciando passare qualche secondo tra una frase all'altra, per non far perdere ad Hogo alcun passaggio. "Mi sarei dovuto recare nel piccolo Villaggio di Hanabira, non molto distante da Kirigakure, e collaborare con la giustizia locale, in capo alla persona del Sindaco, per giudicare una prigioniera. Si bloccò per qualche secondo, mentre il suo sguardo assunse un velo impercettibile di tristezza, forse perché era la prima volta che ripercorreva lucidamente nella sua mente gli avvenimenti che gli erano accaduti in quei giorni. Questa ragazza...la prigioniera...era l'unica e più probabile sospettata di aver causato alcuni disastri ambientali nel villaggio...a detta degli abitanti dello stesso, tramite la sua...stregoneria" Marcò volontariamente in modo quasi canzonatorio la pronuncia di quell'ultima parola, come per far capire in anticipo ad Hogo l'assurdità di quell'accusa. Riprendendo poco dopo a parlare. Dopo un primo interrogatorio con l'accusata allora, sospettando che vi fosse qualcos'altro dietro, ho svolto le mie indagini private, ricavando delle piste dalle informazioni ottenute da quell'incontro. Scoprendo in poco tempo che tutto quel processo, tutte quelle accuse erano una falsa...una macchinazione del sindaco, come da lui stesso confermatomi una volta messo alle strette, per incastrare la ragazza e condannarla a morte. Sfruttando la paura che quegli ottusi Si bloccò di colpo, quasi mordendosi la lingua. Non doveva mostrarsi troppo coinvolto se voleva convincere il Kage che la sua scelta fosse stata la più giusta. Sfruttando la paura che la popolazione provava per la "stregoneria" della ragazza, che altro non era che semplice controllo latente del Katon. Infatti ho scoperto in seguito che tale ragazza, di nome Yuri, altro non era che figlia di uno shinobi del nostro Villaggio, disperso in quel luogo durante il conflitto con Oto e ucciso brutalmente proprio dalla gente di quel posto.

Si bloccò, lasciando qualche secondo ad Hogo per immagazzinare tutte le informazioni ricevute fino a quel momento, senza mai distogliere però il contatto visivo con quest'ultimo, nonostante il timore reverenziale che contornava le sue parole, non aveva nessuna intenzione di mostrarsi poco determinato.

Dopo di che allora, nel giorno fissato per la condanna, mi sono diretto in comune Ripartì dopo qualche secondo, inizialmente con l'intenzione di mantenere lo stesso tono pacato avuto fino a quel momento, bloccandosi però di colpo non appena ebbe pronunciato le prime parole. Evidentemente, quanto accaduto in quel luogo quella mattina gli era tornato prepotentemente in testa con la violenza di un cazzotto, scuotendolo per qualche minuto. Per la prima volta da quando era entrato in quella stanza, distolse lo sguardo da Hogo, posandolo sulle sue mani aperte a palmo, che ora osservava con sguardo assente.

Il tutto durò però solo qualche minuto, dopo i quali, conscio dell'importanza che l'essere lucido rappresentasse per quello che stava facendo, si riprese completamente, ricominciando a parlare.


Vede Mizukage-sama... Il tono di voce di voce risultò diverso rispetto a prima, meno convinto, un misto tra il sincero e il rassegnato So BENE che per la riuscita della missione sarebbe stato più logico non intromettersi, assecondare la volontà di quel folle del sindaco, giudicare la ragazza colpevole e intascare la ricompensa. Conosco la filosofia del nostro Villaggio...il suo bene davanti tutto. Ma...nonostante questo... Interruppe il discorso, Abbassando nuovamente il capo. Rialzandolo con un gesto repentino qualche secondo dopo Non ce l'ho fatta!...mi dispiace... I muscoli facciali si erano contratti in un'espressione indecifrabile, e così come la voce anche lo sguardo era mutato in qualcosa di diverso, un qualcosa di decisamente meno freddo e più coinvolto emotivamente. Li ho sterminati TUTTI...dal primo all'ultimo. Il sindaco, le guardie, i carcerieri, il dottore...TUTTI! Tutti gli uomini che avevano collaborato a quella schifosa farsa. Li ho sgozzati, tagliati e trafitti con QUESTA stessa lama![Confessò con la voce ancora vibrante dalla rabbia, mentre stringeva saldamente l'impugnatura di Kamigiri, mostrandola al Kage.

Si sentì più libero non appena ebbe raccontato tutto, lasciandosi andare ad un sospiro sollevato.


Non ho avuto scelta... Aggiunse da li a poco con una ritrovata calma,dopo essersi ricomposto adeguatamente. Non potevo lasciare che quella ragazza innocente morisse ingiustamente, non potevo assecondare il piano di quei folli, non è nella mia natura.

Si pentì quasi subito di aver pronunciato quelle ultime parole con tanta leggerezza, preso dalla frenesia non le aveva ben soppesate. Quella parte di se che aveva appena confessato, poteva benissimo essere interpretata come una debolezza, e confessare una debolezza davanti il Kage non era certamente tra le idee più brillanti a Kiri. Poteva anche portarti alla morte.
Perciò riprese subito a parlare, decidendo di cambiare alla svelta argomento.


E questo è quanto. Sono conscio di aver tecnicamente fallito la missione, nonostante la verità nascosta dietro quel processo, il richiedente della missione è morto, e il Villaggio non riceverà alcuna paga. E per questo sono pronto ad assumermi le mie responsabilità.

In realtà non era del tutto vero, nonostante Shiro infatti cercò di sembrare il più deciso e sincero possibile, era palese quanto sperasse di ricevere un giudizio il più clemente possibile. Non condivideva gli ideali del Villaggio, non considerava la sua decisione sbagliata, e morire o essere punito per quello gli procurato non poco fastidio. Ma fatto sta che non poteva farci nulla ora, ormai era in quella situazione e avrebbe anche dovuto recitare nella maniera più convincente per sperare di uscirne sano e salvo.

Nonostante questo però, come già accennato in precedenza, Prima di ricevere il mio giudizio, avrei una favore da chiederle. Lasciò qualche secondo al Kage per riflettere, mentre raccoglieva nuovamente le idee. L'unica vera vittima di tutto questo casino...è solo Yuri, la ragazza accusata ingiustamente dagli abitanti del villaggio. Vede...come le ho già accennato in precedenza era la figlia di uno shinobi del nostro villaggio, che prima di essere trucidato a tradimento da quella gente, è riuscito ad affidala ad una vecchina del posto. La ragazza, dopo aver assistito alla morte del padre, è cresciuta costantemente discriminata per il suo "dono", che per noi è semplice manipolazione del chakra, ma che l'ottusa gente di quel posto era sinonimo di sventure. Nonostante tutto questo, quel viscido vecchio del sindaco ha pensato bene di usarla come capro espiatorio per qualcosa che non aveva fatto, condannandola a morte. Dopo che ho fatto quanto le ho detto...l'unica cosa che rimaneva da fare era scappare il più velocemente possibile da quella fogna, così ho deciso di portare la ragazza con me qui al Villaggio. Era l'unica cosa che potessi fare. Attualmente è in ospedale, sotto le cure dei dottori. Era stata torturata...seviziata...picchiata...e umiliata per settimane. Era distrutta. sia fisicamente che psicologicamente. Dovette fermarsi per un po, arrivare fine alla fine di quel racconto gli aveva procurato una fitta opprimente al petto, considerando che il ricordo di quanto raccontato era ancora perfettamente vivido nella sua mente.
Tutto ciò che le chiedo, Hogo-sama, è di lasciare rimanere la ragazza qui nel Villaggio. Sono conscio del fatto che sia una straniera, conosco la politica di Kiri al riguardo, so che è alquanto restia ad ammettere forestieri. MA...questa ragazza è pur sempre la figlia di uno shinobi MORTO per proteggere questo Villaggio. MERITA di poter ricominciare una vita qui...per tutto quello che ha passato... abbozzo un lieve inchino in avanti la prego Mizukage-sama Per poi tornare velocemente in piedi, posando nuovamente il suo sguardo bluastro in quello del Kage di ferro, sperando disperatamente e con tutto se stesso che quanto avesse appena detto, avrebbe fruttato un esito positivo, sia per lui...che per la ragazza.

Questo è quanto avevo da dirle Hogo-sama...adesso mi rimetto al suo giudizio.
 
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view post Posted on 16/6/2016, 23:44     +1   -1
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Per tutto il tempo occupato dalla narrazione del ragazzo, Hogo rimase in silenzio e ben attento a cercare di capire ogni singola sfumatura delle parole del chunin. Quello che era successo era una faccenda seria, non uno shinobi che non portava a termine il compito affidatogli. Quello era addirittura più di un atto di insubordinazione nei confronti di chi aveva commissionato la missione, un affronto alla politica di Kiri che chiedeva obbedienza ai suoi soldati. Era stato un massacro, una strage efferata. Qualcosa che sembrava appartenere alla vecchia Kiri, alla Nebbia Insanguinata, se solo non fosse stato per la motivazione che aveva scatenato il tutto. Quella giustizia interiore che il ragazzo sentiva di avere dentro, però, portava con se oscure conseguenze che poco si accordavano con la giustizia stessa.

Comprendi la gravità del tuo gesto, Shiro? All'epoca dei Momochi, non te la saresti cavata perdendo solo una falange per un comportamento così sconsiderato. E non parlo della decisione di disobbedire agli ordini del mandante...

Lo fissò negli occhi, cercando di comprendere qualcosa della sua anima grazie al suo sguardo impassibile, ma tutto ciò che riuscì a vedere fu un ragazzino che cercava di orientarsi nella Nebbia, muovendosi a tentoni, alla cieca, nel mondo. Cosa ne poteva sapere lui, del mondo? Hogo non era infuriato, piuttosto era... deluso, che Shiro avesse commesso un errore del genere considerato il suo profilo.
Prese un respiro, cercando di far risuonare le sue prossime parole nelle orecchie del chunin così che non commettesse di nuovo gli stessi errori. Ecco cosa succedeva quando le emozioni prendevano il sopravvento non solo sulla missione, ma sulla totale capacità di giudizio. Era stato anche lui così in passato, aveva commesso determinati errori, ma era dovuto cambiare -e ora occupava quella posizione-.


Parlo della tua decisione di eliminare chiunque fosse coinvolto nella vicenda. Perchè lo hai fatto, Shiro? Non ti sarebbe bastato imporre la tua autorità come shinobi inviato da Kirigakure per interrompere il processo se avevi tanto a cuore la ragazza? Hanabira è sotto la nostra giurisdizione, non avrebbero potuto opporsi a un ordine diretto. Non è stato un atto necessario, sei stato tu: non nasconderti dietro queste scuse, sei uno shinobi di Kiri.
Hai danneggiato te stesso, il Villaggio, gli abitanti di Hanabira... e per cosa? Per la tua vendetta personale, o meglio, per vendicare quella ragazza? Rispondi a queste domande di fronte a te stesso.

Era un ragazzo difficile da comprendere, agli occhi del Mizukage. E pertanto, era pericoloso. Non pericoloso come Yuzora, dalla cui vita dipendevano complotti di massima sicurezza, non pericoloso come Netsubo Ikari che invece nei complotti sguazzava, ma pericoloso poichè non capiva cosa guidava le sue azioni. Fino ad ora era stato un tipico shinobi di Kiri, obbediente ed efficiente, ma questa volta aveva davvero deviato dal percorso in modo clamoroso. Al prossimo sgarro avrebbe potuto davvero giudicarlo un elemento instabile e lo avrebbe trattato di conseguenza. Ma per adesso, Hogo gli avrebbe concesso un'altra possibilità.

Il villaggio di Hanabira, come dicevo, è sotto il controllo di Kirigakure. Metteremo a tacere gli animi bollenti e faremo in modo che la faccenda sia archiviata, in qualche modo: ciò ci costerà un po' della nostra reputazione, ma non dovremmo trovare grossi problemi. Finchè la situazione non sarà risolta... anzi, finchè non deciderò altrimenti, sei sollevato dal tuo incarico come normale chunin e presterai servizio alle porte del Villaggio. Così avrai modo di capire meglio cosa significa operare per la tua patria, e non contro di essa.

Una punizione di routine, leggere, forse anche troppo. Dopo questa frase l'espressione di Hogo sembrò diventare un leggero ghigno, mentre dimostrava di non essere diventato Kage solo per la sua capacità di fare ramanzine ai chunin. Lui era Hogo Kyujo, il Kage di ferro, spietato generale il cui unico pensiero era il bene del suo Villaggio.


Tuttavia, guardiamo anche il lato positivo della storia: hai riportato una Figlia di Kiri a casa. Hai detto che dentro di lei giace sopito il Katon... sono sicuro che sarà contenta di ottenere il completo controllo del suo potere, assieme alle altre capacità di base che le consentiranno di consacrare la sua vita al servizio di Kiri come kunoichi.


Con un'ironia che poco gli apparteneva, Hogo aveva consegnato Yui alla carriera ninja come suo padre prima di lei. Senza scampo, la ragazza avrebbe dovuto prendere il posto del padre tra i ranghi della Nebbia. E ciò che Shiro aveva combattuto per proteggere, la libertà della fanciulla, adesso gli veniva portato via: sarebbe stata costantemente sotto pressione in quanto estranea al Villaggio, sotto esame e discriminata in quanto straniera. Ma non era finita lì.


Inoltre, una volta terminato il tuo compito, poichè sei stato tu a portarla qua sarai tu a farle imparare tutto ciò che ritieni opportuno per la sua nuova vita da kunoichi. Di conseguenza, tua sarà la responsabilità delle sue azioni: ogni suo fallimento sarà tuo fallimento, con tutto ciò che ne comporta, punizioni comprese.


*E la prossima volta che cadrai ancora in preda alle emozioni, Shiro, non avrai qualcuno con cui dividere la pena da scontare.. ma sono sicuro che tu te ne renda conto da solo*


In questo modo, il Mizukage si sarebbe assicurato di poter capire meglio la psiche del ragazzo attraverso ciò che avrebbe insegnato a Yui: lei sarebbe diventata il suo specchio, rendendo più facile inquadrare Shiro. E qualora anche lei avesse dimostrato falle nel proprio comportamento, già si sarebbe potuto individuare un colpevole. E così le trame si chiudevano attorno alla storia di Shiro e Yui... o meglio, erano appena iniziate...


Se non hai domande, puoi congedarti. Comincerai domattina.


//Se invece hai dei dubbi, sai dove trovarmi XD Altrimenti puoi semplicemente ruolare il tutto e andartene: il periodo di "punizione" durerà un tempo non meglio precisato, abbastanza perchè Shiro si annoi a morte lol//
 
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view post Posted on 2/7/2016, 12:07     +1   -1
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|| Continua da QUI. ||

Con l'arrivo del nuovo giorno, arrivarono preoccupanti notizie; fra le tante scartoffie che ingombravano il tavolo del sovrano spiccava un rotolo di pergamena finemente decorato, recante l'inconfondibile sigillo della Roccia. Una volta srotolato, l'impatto visivo di quella scrittura ben ordinata - a tratti spigolosa, a tratti sinuosa - della femme fatale venne accompagnata da un piacevole profumo di rosa selvatica - di cui la carta ingiallita pareva essere pregna. Quella carta rappresentava il mittente in tutto e per tutto.





All'attenzione dei quattro sovrani delle grandi terre ninja.

Stimabili colleghi delle grandi terre,
con la presente pongo alla vostra attenzione una scoperta molto grave, che minaccia di mandare in rovina tutti gli sforzi che ognuno di noi, giornalmente, si prodiga a fare per il bene del proprio popolo.
So perfettamente che nessuno di voi nutre grande stima nella mia nazione e me ne avete dato dimostrazione al nostro ultimo incontro durante il VI Torneo Chunin, al quale anch'io ero stata chiamata a presenziare - con molta sorpresa, non posso negarlo. Comprendo le vostre perplessità, perché esse stesse sarebbero state le mie se la condizione di chiusura nei vostri confronti della mia madre patria fosse stata inversa. Avevo detto dinnanzi al seggio riunito alla Nebbia che la Roccia - fintanto che sarò io stessa a guidarla - si sarebbe discostata dalla linea gestionale dei miei predecessori e proprio per questo, dopo essere stata accusata di favoreggiamenti e comunione di causa con criminali del calibro delle nuvole rosse, ho privatamente avviato delle indagini sui miei antesignani e sui loro traffici.
Mi duole ammettere che, attraverso le vostre parole, sono giunta a una verità incresciosa: dalle investigazioni è venuto fuori che, sotto le redini degli Hokori, i vertici della mia nazione abbiano effettivamente intrattenuto rapporti sotto banco con l'organizzazione delle nuvole rosse; non sono riuscita a scoprire sin dove si spingevano questi, ma non ci vuole un genio a capire a cosa mirassero le due parti in combutta. Venuta a conoscenza di questa deprecabile situazione, e considerando oramai reale la possibile permanenza di quei luridi criminali nel mio territorio, mi sono subito prodigata a mandare spie in ogni angolo per scovare ulteriori tracce e avere concreta sotto le mie mani la veridicità di quelle informazioni.
I miei uomini hanno confermato che il covo delle serpi era sito ai margini del nostro territorio, ben nascosto agli occhi dei curiosi; era, perché adesso è vuoto e non c'è più traccia di nessuno di quei vili - men che meno di Hyou la Pantera, che dopo l'attacco ai danni della Foglia potrebbe concretamente attaccare chiunque altro.. o finire il lavoro lasciato a metà, una volta recuperate le forze. Per questo ho voluto mandarvi questa missiva, per informarvi che il pericolo è in agguato e incombe su di noi. Su tutti noi.
Ho mandato alcuni esperti in perlustrazione per seguire le poche tracce che quei pericolosi nukenin hanno lasciato alle loro spalle; altri sono rimasti a studiare quello che rimane del loro vecchio covo, per poterne riconoscere uno nuovo e comprendere i meccanismi che l'hanno reso un fantasma per tutto il tempo. Sarà mia premura tenervi informati su nuove scoperte; nel frattempo invito tutti voi a non abbassare la guardia. Spero che le prossime nuove siano meno allarmanti della presente.

Sinceramente vostra, la Sandaime Tsuchikage.
Chiye Koizumi
 
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view post Posted on 16/8/2016, 20:12     +1   -1
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Era trascorso poco più di un mese, da quando per la prima volta Fue aveva messo piede all'interno di Kiri. La degenza aveva richiesto ben quattro settimane, ma per fortuna le brutte ustioni riportate durante l'avventura nel Paese del Gelo adesso non rappresentavano più una minaccia. Sarebbero rimaste per ancora qualche settimana nascoste tra le bende che ricoprivano la parte sinistra del corpo del ragazzino e, probabilmente, per un po' più di tempo nei suoi ricordi. Terminati i giorni di ricovero in ospedale, tuttavia, le sorprese non sembravano essere ancora terminate per il giovane dalla chioma dorata. Ospite ancora della struttura di cura, aveva trascorso l'ultima settimana cercando di recuperare la mobilità dei propri muscoli, compromessi dal tempo trascorso in quasi completa immobilità. Certo, avrebbe dovuto attendere ancora un po' affinché potesse tornare nuovamente in forma smagliante, ma per il momento i risultati non erano niente affatto deludenti.

Non appena ebbe ripreso ad uscire dall'ospedale, non passò molto prima che una novità bussasse alla sua porta. Due uomini dal tono autoritario si presentarono al suo cospetto, invitandolo a seguirli. Chiedere spiegazioni servì a poco, ma se non altro confidarono al ragazzino che la sua presenza era richiesta dal Mizukage. Un po' intimorito dalla faccenda, Fue non poté far altro che acconsentire. Si chiedeva chi fosse quel tale, mentre percorreva la strada al seguito dei due, ma riuscì solo a immaginare che potesse trattarsi dell'uomo a capo del villaggio, o perlomeno qualcuno in una posizione abbastanza alta da distribuire ordini. In entrambi i casi, il fatto che volesse vederlo non lo rassicurava affatto.

Durante il tragitto, non eccessivamente lungo, il giovane musicista poté ammirare i rumori di un centro in piena attività e l'odore umido di un clima del tutto nuovo. Negli ultimi giorni aveva visitato l'esterno, ma non si era allontanato più di tanto dall'ospedale; quei pensieri furono una dolce e ingenua distrazione, che crollò tuttavia non appena percepì di essere entrato all'interno di una nuova struttura. Attraverso le stanze di essa i due uomini scortarono Fue, finché dopo qualche minuto i loro passi non si arrestarono. Fu proprio allora che la sua strada e quella della giovane cacciatrice dalla chioma castana si incontrarono di nuovo.

- Anche tu sei stata convocata? - esclamò con tono incredulo, mentre il profumo dei suoi capelli gli inebriava le narici, dando conferma si trattasse proprio di lei.

Lo scambio di battute non sarebbe durato più di qualche secondo, purtroppo. Uno dei ninja incaricati di scortare il ragazzino aprì quella che doveva essere una porta e immediatamente i due ragazzi furono condotti all'interno della stanza. Incapace di rendersi conto di ciò che lo circondava, il più giovane fu costretto a rimanere in silenzio, indeciso persino sul dove voltarsi. Se davvero era in presenza di colui che si faceva chiamare Mizukage, beh, il fatto di non poter rendersi conto della sua posizione lo rendeva nervoso. Finché non avrebbe preso parola o mosso un passo per essere udibile alle sue orecchie, il suo ospite non si sarebbe per niente sentito a suo agio.

 
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view post Posted on 20/8/2016, 14:36     +1   -1
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Noia. Noia. E noia. Non c’era più niente d’entusiasmante in quell’abitazione vuota. Le luci erano spente e tutte le finestre perfettamente bloccate. Se qualcuno del villaggio avesse visto quella casa avrebbe potuto pensare quasi che quella ragazza stesse passando dei guai ma non era così. Se ne stava al buio con un’espressione corrucciata sulla faccia quasi a identificare quanto fastidio covasse dentro. Il suo corpo parlava da solo ma anche l’oscurità in cui era immersa. Le stava dando il tormento quell’uomo ma la cosa che la innervosiva di più era la differenza esponenziale di potenza e strategia. Lei era cresciuta tra i ghiacciai, aveva lottato contro le bestie più feroci per soddisfare la sua fame ed era stata privata più volte di un giaciglio comodo su cui riposare... come poteva quel ninja prendersi gioco di lei? Non voleva vederlo, non voleva più avere a che fare con lui finché non fosse divenuta più forte per batterlo. L’incendio dentro la fanciulla del Nord divampava, ora dopo ora. Quel ragazzino non era suo amico e non l’avrebbe mai potuta aiutare contro quel mostro che continuava a prendersi gioco di lei. Allora perché seguire il consiglio dello sconosciuto e farselo amico? No, non era solo quella la sua scusa...

Sono troppo debole... maledizione

Non riusciva a passarci sopra alle parole di quell’uomo che ancora le ronzavano in testa. Da quel giorno aveva rinunciato ad ogni pasto che gli era stato gentilmente concesso riducendosi alla fame. Di notte silenziosamente usciva a cacciare ma sentiva il suo odore ovunque come una maledizione che la perseguitava. Voleva andarsene da quel villaggio ma d’altro canto, in cuor suo, sapeva perfettamente che lì forse avrebbe conosciuto la vera forza. Aveva sentito parlare dell’accademia, anzi più precisamente quando il suo nemico giurato gliel’aveva accennato si era messa in moto per informarsi. La gente del posto la guardava strano soprattutto quando con il suo accento straniero poneva le domande più assurde senza farsi il minimo problema. Se le fosse stata concessa la possibilità avrebbe persino frequentato quel posto per conoscere i trucchetti appresi dal suo salvatore. Il problema era divenire migliore di lui, superarlo definitivamente in tutto e per tutto. Ma per fare questo doveva parlare con qualcuno di grosso, qualcuno che si occupava di tutte quelle persone: il loro capotribù.

J2nXfZc

E come volevasi dimostrare la fortuna abbraccia sempre i meno fortunati. Solo pochi giorni dopo, durante la sua reclusione forzata con estrema tranquillità il suo supervisore fece l’ingresso nella stanza della ragazza che non riuscì a non rimanere stupita. Come aveva fatto ad entrare senza il minimo rumore? Le mani si strinsero a pugno automaticamente mentre cercava con tutta se stessa di non spazientirsi.

- Ehi cucciola... sei stata convocata dal Kage in persona. Forse è arrivato il tuo momento per riscattarti - esordì sarcastico il ninja di cui non conosceva ancora il nome.

Il nervosismo che la presenza dello shinobi aveva portato con sé improvvisamente sparì, lasciando spazio a un barlume di speranza. Finalmente poteva liberarsi della sua presenza? Doveva farcela... doveva convincere quell’uomo o quella donna a fidarsi di lei in qualche modo. Sorrise nella penombra e con uno scatto di felicità scattò in piedi, abbandonando definitivamente il morbido letto.

- Perfetto, sono pronta. A quando l’incontro? - domandò aprendo la persiana con tutta la forza che aveva.

Ormai persino lei aveva capito che era inutile segregarsi all’interno della struttura con qualcuno di così maledettamente furbo. Eishi, questo era il nome del suo supervisore, non trovava mai ostacoli quando voleva qualcosa.

- Adesso - disse lui alzando un sopracciglio sorpreso.

Fu proprio in quell’istante che guardandolo per un’ultima volta la cacciatrice si lanciò dalla finestra iniziando a correre all’impazzata. Dove stava andando?

J2nXfZc

Non aveva la benché minima idea che la parola Kage corrispondesse proprio al capo del villaggio ma aveva sentito più volte durante le sue scappate notturne il suo nome pronunciato da qualche ubriacone. E quando raggiunse la residenza dove lui governava si sentì ancora più emozionata del suo bottino. Se ne andava in giro fiera con il petto prosperoso in avanti e quel fare da “guarda cosa sono capace di fare”, senza badare minimamente agli sguardi curiosi degli altri.

- Hai seriamente intenzione di entrare lì dentro con quel coso? - chiese con curiosità il suo accompagnatore.

- Certo. Perché? - domandò la ragazza lanciandogli un’occhiataccia per l’intervento non richiesto.

- No così, per chiedere - concluse lui non riuscendo a trattenere una mezza risata.

A passi veloci percorsero il corridoio con tranquillità finché entrambi non arrivarono in cima alle scale, davanti ad una porta. Non erano i soli a quanto pareva... anche il ragazzino cieco era stato convocato. Sembrava essersi rimesso in forma dall’ultima volta che i suoi occhi si erano posati su di lui.

- Si... sembri meno mummia così - rispose con semplicità la quindicenne, apprezzando la sua compagnia.

Dopo che l’accompagnatore di Nami ebbe scambiato qualche parola con i due al seguito del ragazzino, fu lui a bussare alla porta ricevendo il lasciapassare da chi era all’interno. Non entrò con i due e Nami si sentì parecchio felice di questa notizia. Meno le vedeva e meglio si sentiva. Finalmente il suo momento di valore era giunto e doveva farsi notare. Provò ad avvicinarsi con tranquillità all’uomo identificato da se stessa come Kage e senza il minimo scrupolo fece cadere l’enorme cinghiale che sorreggeva sulle sue spalle allenate.

- Questo è in onore del tempo che ci viene concesso - disse lasciando a peso sulla scrivania l’enorme bestia morta.

 
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Hogo Kyujo, Kage di Ferro del Villaggio della Nebbia, capo supremo delle forze militari di Kiri, ne aveva viste tante nella sua vita. Aveva percorso tutte la carriera ninja da semplice studente fino a onorato jonin, aveva studiato come medico da guerra, aveva partecipato ad innumerevoli missioni e aveva servito tutti i precedenti Mizukage prima di diventarlo egli stesso... ma mai niente lo aveva preparato a ricevere quei due ragazzi estranei. O meglio, niente lo aveva preparato a ricevere sulla sua scrivania un'enorme carcassa offerta da una selvaggia. Rimase impietrito a fissare il cinghiale che giaceva davanti a lui, incapace di reagire per un istante, e la sua espressione doveva essere qualcosa che nessuno in quello studio aveva mai visto nè avrebbe probabilmente visto più -assoluta sorpresa-. Per un momento. Gettò uno sguardo significativo alla guardia all'ingresso, che rispose a sua volta con una faccia stupita e con un'alzata di spalle. Nel frattempo, l'uomo che aveva accompagnato Nami e Fue nel palazzo e aveva fatto aprire loro la porta dello studio sogghignava, partecipe di quella marachella ai danni del Kage. Purtroppo, il ragazzino si sarebbe perso gran parte di quello scambio di sguardi, ma avrebbe potuto localizzare Hogo quando questo cominciò a parlare, con voce lievemente ironica.

Un cinghiale in onore del tempo... Ma certo, ma certo, capisco. La ringrazio molto signorina.


Quando in realtà, tutto ciò che capiva era che quella era un'usanza barbara sopravvissuta chissà dove nel Continente. Per lui, che era cresciuto in seno alla Nebbia, un posto tutto sommato civile a parte il clima di paura e morte, quelle tradizioni erano solo eredità di un mondo selvaggio... ma il mondo era andato avanti. E chissà se Nami, crescendo al di fuori del suo villaggio, sarebbe riuscita a sua volta ad andare avanti, nel bene e nel male. Si costrinse a distrarsi dai sui pensieri, e soprattutto dal corpo ingombrante dell'animale che stava cominciando a emettere un odore... non proprio gradevole, ecco. Altro eloquente scambio di sguardi con lo shinobi di guardia ("visto che lo hai fatto entrate te, ora ti tocca pulire"), e senza dire una parola l'uomo entrò nello studio per portare via la carcassa della bestia caricandosela sulle spalle -non senza fatica, come diamine aveva fatto quella fanciulla esile a cacciarlo e poi portarlo lì in quel breve tempo?-. Infine, l'attenzione del Kage ritornò sui due ragazzini a cui si rivolse.


Non temete, vi ho convocati qui per rispondere sinceramente ad alcune semplici domande: in fondo siete stranieri in questo Villaggio, è normale che io voglia sapere di più su di voi. Intanto... Chi siete e da dove venite? Perchè i miei shinobi vi hanno trovato in quel luogo e -Fue potè percepire i suoi occhi freddi posarsi su di lui anche senza la vista- in quelle condizioni? Su dai, presentatevi un po'.
Ma soprattutto... siete un pericolo per questo Villaggio?


L'ultima frase venne pronunciata con il busto leggermente proteso in avanti, come a voler osservare al meglio la loro reazione. La sicurezza prima di tutto. Dopo il sospetto che ancora dilagava per colpa di quei maledetti rapitori di bambini non si sarebbe più potuto fidare di nessuno per un bel po'. Perfino loro potevano essere spie di qualcuno, mandate a Kiri tramite uno scaltro espediente.


//Scusatemi, so che la qualità non vale l'attesa, ma sono un po' arrugginito//
 
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Aveva apprezzato la battuta di Nami, ma il fatto che il suo passaggio venisse accompagnato da un tanfo insopportabile non era un buon segno. Il ragazzino avrebbe soltanto potuto immaginare di cosa si trattasse e fantasticare sulla reazione del Mizukage, mentre sentiva una scrivania scricchiolare e quest'ultimo prendere parola, ammantandosi d'un tono ironico. Si voltò quindi verso di lui e non appena ebbe sentito pronunciare la parola "cinghiale", lo stupore si dipinse sul volto di Fue. Come aveva potuto Nami sperare di ottenere le grazie di quell'uomo in un modo simile? Si costrinse a non pensarci troppo però, forse doveva trattarsi di un rito o una tradizione legata alle sue origini. A tal proposito avrebbe tanto voluto saziare la propria curiosità, ma quello non era decisamente il momento adatto per farlo.
"Perché ci sta facendo tutte queste domande?" si chiese, ma la risposta era più che ovvia. In fin dei conti erano stranieri, sconosciuti di cui a stento sapevano il nome; chiunque avrebbe agito con cautela nei loro confronti, anche se Fue avrebbe scommesso che il leader di Yakeba al contrario li avrebbe accolti calorosamente. Il tono con il quale il Mizukage parlava d'altro canto non era nemmeno dei più rassicuranti, anzi per un attimo il biondino ebbe quasi l'impressione che il suo scopo fosse quello di metterli a disagio. Come un musicista che suona volutamente una melodia stonata e poco accattivante, quell'uomo avrebbe osservato con attenzione la reazione del pubblico. Senza volerlo il giovane si ritrovò a tremare e lo stesso fece la sua voce, non appena ebbe iniziato a parlare.

- Ehm.. ecco..

Si schiarì la voce, approfittandone per guadagnare tempo a sufficienza per riorganizzare le idee. Quell'uomo non si era affatto palesato come una minaccia, eppure in cuor suo Fue sentiva di non poter rimanere sereno.. possibile che una sola persona potesse esercitare un simile potere sugli altri?

- Mi chiamo Fue, vengo da Yakeba.. sono un musicista. - iniziò spedito, dando erroneamente per scontato che chi aveva di fronte conoscesse il luogo da lui menzionato. - La verità, signore, è che nemmeno io so per certo cosa sia successo.. ricordo di essere giunto nel Paese della Neve per aiutare una persona e che il nostro viaggio si sia trasformato in un inferno. Durante la lotta ho risvegliato un potere.. ne ho avuto paura, si trattava di qualcosa che ho sempre avuto dentro ma che non sapevo di possedere.

Faceva davvero fatica a ricordare, ma più si sforzava e più otteneva l'effetto contrario, non facendo altro che insabbiare i rumori e le sensazioni che a stento erano riusciti a riaffiorare nella sua memoria. Purtroppo non avrebbe potuto essere generoso di particolari, ma del resto lui stesso era ancora all'oscuro di cosa fosse realmente accaduto in quella casa maledetta.

- Quando tutto si è spento, mi sono risvegliato qui, a Kiri, in un letto d'ospedale. Non so perché i suoi uomini mi abbiano condotto qui, ma devo molto a loro.. e al villaggio che mi ha mantenuto in vita.

Strinse i pugni per sfogare la collera, ma non riuscì a metterci nemmeno un po' di convinzione. Si sentiva una nullità, il fatto di essere vivo solo grazie agli sforzi di qualcun altro lo metteva di fronte ad una verità innegabile. Era ancora piccolo e debole, troppo per affrontare il viaggio per il quale si era allontanato da Yakeba, convinto ingenuamente di poter scoprire ogni suono e odore del mondo intero. Se gli uomini della Nebbia non lo avessero trovato sarebbe morto tra la neve, vittima dell'inesperienza e della fragilità che adesso pesava sul suo cuore come un macigno, un fardello insopportabile.

- Devo la vita alla Nebbia..

Tremava. Indeciso se farsi avanti o meno, si ritrovò in uno spiacevole limbo, nel quale rimase invischiato per secondi interminabili. In mente aveva be chiaro il proprio obiettivo, ma il terrore che la sua proposta venisse respinta rendeva ogni pensiero pesante, tanto da impedire ad ognuno di esso di oltrepassare la gola. Soltanto dopo un po' si convinse ad andare avanti, deglutendo per liberare finalmente la bocca.

- Per questo motivo vorrei servire il villaggio, Mizukage-sama. Questa è l'unica cosa che io possa fare per saldare il mio debito. - concluse, riuscendo per la prima volta in quei minuti ad infondere un po' di determinazione in quelle parole.

Ci aveva pensato spesso, durante gli ultimi giorni trascorsi in ospedale. Era ancora debole per poter affrontare il mondo, ma forse Kiri avrebbe potuto fornirgli i mezzi e le conoscenze per abbandonare quella debolezza che ormai gli calzava fin troppo stretta; in cambio lui avrebbe prestato servizio militare, facendo tutto il possibile per agire negli interessi del villaggio. Doveva la vita alla Nebbia, questo era un fatto innegabile.. e suo padre gli aveva insegnato che ogni debito, senza alcuna esclusione, andava saldato. Una vita in cambio di una vita, questa era la migliore proposta che poteva offrire all'attenzione del kage. Rimase quindi in piedi, sforzandosi di non tremare o mostrarsi debole, ma il risultato sarebbe stato simile alla comica caricatura di chi, pur cercando di rimanere scomposto, in realtà fremeva per la paura a tal punto da stringersi le dita delle mani, senza nemmeno rendersene conto.

 
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Nami rimase in attesa tutta soddisfatta di un commento positivo sul suo operato ma la nota che udì dalla voce di quel Kage la mise in agitazione.

Ho sbagliato qualcosa?

Si girò di scatto notando che la porta era ancora aperta e da dietro il suo accompagnatore fissava la scena piuttosto ilare. Una specie di lampadina s’accese nel cervello della quindicenne soffermandosi sulla domanda postale poco prima. Che in quel posto non ci si comportasse così? Senza accorgersene lo sguardo della fanciulla del Nord si fece rigido in direzione di colui che la derideva da quando aveva messo piedi a Kiri. Se solo fosse stata più forte probabilmente lo avrebbe già strangolato con le sue mani ma soprattutto doveva rimanere calma davanti ad un incontro del genere; non poteva mostrare subito il peggio di se. Fece spallucce e tornò a interessarsi dell’incontro, guardando l’uomo davanti a lei con sguardo magnetico. La domanda che lui partorì fu chiara e coincisa senza troppi giri di parole e la cosa le piacque. Forse se c’era una cosa buona di quel posto era proprio quella: preferire di gran lunga arrivare al succo del discorso senza troppi fronzoli, un’usanza non troppo diversa da quella delle sue terre. Lasciò che fosse il più piccolo a parlare un po’ delle sue origini e da cosa cercasse in quel posto. Proprio come lei anche Fue sembrava voler restare a Kiri. Sorrise soddisfatta come se in un certo senso apprezzasse il fatto di non essere l’unica straniera a dover affrontare quell’avventura. Nami non temeva niente ma vedere qualcuno messo anche peggio di lei in parte la rincuorava per quanto quel suo pensiero fosse abbastanza egoistico.

Ma perché tutti vogliono sapere da dove vengo?

- Il mio nome è Nami - esordì la cacciatrice non appena l’altro ebbe finito - Vengo dal freddo Nord.

Con lo sguardo passò in rassegna lo studio finché non intravide una specie di mappa del continente appesa. A passo svelto e senza troppe formalità ci si avvicinò diretta, indicando esattamente il punto più a nord del Paese della Neve.

- Esattamente qui - precisò appena ebbe modo - Sono stata cresciuta dal freddo glaciale ed ho imparato a sopravvivere con le mie forze. Siamo in pochi a considerare il ghiaccio come casa nostra e sarei rimasta lì se la mia tutrice non mi avesse spinta a partire, ad indagare su ciò che mi stava succedendo. Ho mostrato delle particolarità sconosciute e volevo vedere cosa si nascondesse a sud delle distese ghiacciate.

Fece una pausa calibrando bene da che parte dovesse riprendere il discorso. Spiegare a quegli stranieri ciò che lei aveva vissuto sulla sua pelle non era facile, quasi come se le sue parole perdessero d’intensità emotiva al solo pronunciarle. Poteva mostrare di cosa era realmente capace a quell’uomo? E se l’avesse presa per pazza? Fece degli strani movimenti come se appartenessero ad una danza delicata ma legata a qualche strana taijutsu, mettendo in guardia chi dietro di lei seguiva ancora la vicenda abbastanza allibita. Non si avvicinò a nessuno ed in pochi secondi l’acqua iniziò a filtrare dal pavimento iniziando ad allagare la stanza.

- Ecco si... mi sono scordata di dire che non ho il pieno controllo - commentò grattandosi la testa imbarazzata per l’inconveniente - Con le arti da combattimento sono molto meglio.

Quando il ghiaccio faceva parte del pavimento della sua abitazione una simile cosa sarebbe passata inosservata. Intanto l’acqua continuava a salire senza sosta e Nami sentiva i minuti contati per poter concludere il suo resoconto prima che avessero dovuto evacuare la stanza.

- Quindi niente nel mio viaggio ho incontrato un uomo che mi ha chiesto aiuto ed eccomi qui per qualche magia strana. Non so cosa sia successo esattamente nel posto dove sono stata condotta ma quell’uomo mi ha preso di peso e portato fuori di lì. Al mio risveglio ero già a Kiri - disse lanciando un altro sguardo minaccioso al ragazzo con il cinghiale in spalla, contenta che adesso dovesse fare lui da galoppino - Mi piacerebbe rimanere per migliorarmi, in cambio metterei a disposizione tutta me stessa per qualsiasi cosa.

L’ultima cosa che vide furono i suoi stivali bagnati e un mezzo sorriso impacciato a identificare la sua poca comprensione in ciò che stava succedendo.

 
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Un musicista cieco e una fanciulla selvaggia. Uno strano destino li aveva portati assieme e li aveva uniti nello stesso proposito con diverse motivazioni. Uno per riconoscenza, l'altra per migliorare sè stessa. Solo il tempo avrebbe detto se sarebbero riusciti a raggiungere le loro ambizioni, ma, dopo aver ascoltato le brevi storie che li avevano portati a Kiri, Hogo aveva chiarito con sè stesso una cosa: non aveva motivazioni per rifiutare il loro asilo. Certo, li avrebbe messi un po' sotto osservazione da parte di qualche ombra, ma potevano rimanere nel Villaggio fino a nuovo ordine. Ciò che era ancora da mostrare era la loro determinazione: la Nebbia non era un posto come gli altri, se volevano diventare shinobi e kunoichi avrebbero dovuto sudare e sputare sangue. Come gli altri aspiranti ninja, ovviamente. I pensieri del Mizukage tornarono rapidamente al momento in cui era stato lui a prendere la decisione di iscriversi all'Accademia: i suoi motivi furono completamente diversi, una luce diversa brillava nei suoi occhi, e il suo corpo ancora al massimo della forma... ma il carattere era stato forgiato negli anni, più che il suo fisico era quello il motivo del suo soprannome. Il Kage di Ferro... era passato molto tempo da quando si era trovato per la prima volta di fronte a un sensei. Scacciò quei ricordi concentrandosi nuovamente su chi aveva davanti. Sempre seduto, lo sguardo saettava dall'uno all'altra.

Avete idea di cosa avete appena detto? Servire il Villaggio significa diventare ninja e... sapete cosa significa essere un ninja?


L'acqua evocata da Nami intanto stava aumentando, un leggero strato che ricopriva il pavimento. Mentre Hogo prendeva mentalmente nota del fatto che la ragazzina avesse capacità latenti nel Suiton, tanto da richiamare l'elemento dal nulla e senza sigilli -nient'affatto comune, e segno di grande talento e affinità con il chakra-, gli altri presenti lievemente imbarazzati si guardavano i piedi cominciando a percepire il liquido che lambiva le loro calzature.


Dovete sapere a cosa andate incontro. Avete di certo sentito parlare dei ninja, almeno in alcune storie. Esseri dalle abilità sovrumane, a volte portatori di giustizia a volte spietati distruttori. La carriera ninja è costellata di fatica e sacrifici, nel nome del Villaggio, e questo è ancor più vero a Kiri dove i deboli non sopravvivono. Vi sarà chiesto di impegnarvi duramente per imparare, e di applicare quel che avete imparato ancor più duramente per la gloria della Nebbia. Non sarà facile, nè posso promettervi che arriverete dove volete arrivare. Nè tantomeno che resterete in vita abbastanza a lungo da rimpiangere la vostra decisione. Tuttavia...


Attorno ai loro piedi, l'acqua cominciò a ritirarsi. O meglio, pareva che venisse attirata verso una direzione precisa, ovvero verso le mani con cui Hogo aveva iniziato a comporre sigilli. Non era la grazia dei movimenti della manipolatrice d'acqua, ma la lucidità e la freddezza che portano all'efficienza, minimo risultato massimo sforzo. Anche quella era una forma di arte, a Kiri. Invece di accumularsi sul pavimento dello studio, l'acqua cominciò a raccogliersi attorno alle mani del Mizukage, fino a quando questo non le aprì come un bambino che vuole mostrare ai suoi amici la farfalla che ha appena catturato. Solo che nelle sue mani non c'era una farfalla, ma un drago acquatico in miniatura che si dibatteva come se fosse vivo.
Tutti nella stanza percepirono l'immenso potere racchiuso in quelle mani, il volume del liquido compresso, la potenza che avrebbe sprigionato se fosse stata rilasciata, persino Fue riuscì a indovinare la forma della cretura solo dalle vibrazioni di energia che emanava.


Tuttavia, con pratica ed esperienza, giochetti come questo potrebbero diventare alla vostra portata. Magari senza inondare inavvertitamente le stanze altrui, giusto? Questo e molto altro. Sta a voi.


Con un rapido movimento delle mani, Hogo gettò il piccolo drago fuori dalla finestra e la creatura cominciò a salire in alto contro ogni legge della fisica, ricercando il cielo, fino ad esplodere come un fuoco d'artificio in una leggera pioggerella qualche metro fuori dallo studio. Il pavimento era ancora bagnato, ma niente di irreparabile -era forse la prima volta che quelle piastrelle assaggiavano la freschezza dell'acqua e non l'odore pungente del sangue-. Tornò a rivolgersi a Nami e Fue, dopo la sua dimostrazione. Il suo tono era quello di chi aveva concluso la sua spiegazione, adesso toccava a loro decidere.


Se volete andarvene, questo è il momento. Ma se siete ancora determinati a proseguire nella vostra scelta, sarete assegnati a una classe dell'Accademia per alcune lezioni sui fondamentali e a breve sosterrete un esame per testare le vostre capacità, assieme agli altri giovani studenti del Villaggio.


Ma se aveva capito davvero di che pasta erano fatti sapeva già quale sarebbe stata la loro risposta, pensava con un sorriso appena accennato.


//Se accettate (embè lol) Hogo fa cenno all'uomo che sta tanto simpatico a Nami di accompagnarvi fuori, poi vi presenterete qualche giorno dopo all'Accademia per lezioni ed esame genin (sarebbe cosa buona e giusta fare un'autogestita se l'avete ancora disponibile altrimenti non so, ne riparliamo). Per i primi tempi sarete seguiti nell'ombra da qualcuno, ma se non tenete comportamenti sospetti dopo un po' vi molleranno. Concludiamo qui che siete stati già abbastanza fermi... Make Kiri great again!//
 
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view post Posted on 13/9/2016, 15:17     +1   -1
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Diverse erano le motivazioni che spingevano Nami a rimanere in quel luogo, ma non per questo Fue le giudicò malamente; anzi, il desiderio di migliorarsi della ragazza le rendeva onore, forse più di quanto facessero i moventi del ragazzino, che aveva considerato l’opportunità di crescita solo secondariamente. Le fantasie del biondino tuttavia si spezzarono non appena dell’acqua, fuoriuscita da chissà dove, ebbe iniziato a bagnargli le caviglia. Istintivamente indietreggiò di un passo, ma non appena ebbe compreso che l’intera stanza fosse allagata riuscì a tranquillizzarsi. Estasiato, prese a chiedersi come la fanciulla facesse a manipolare in quel modo quell’elemento. Certo, la sua capacità di controllo sull’acqua era ancora acerba, lungi dall’essere perfetta come quella che il Mizukage dimostrò di possedere poco dopo.
Le sue parole fredde, vestito di un chiaro monito lanciato ai due stranieri per metterli in guardia, vennero accompagnate da una dimostrazione di mera potenza. Lo stesso Fue, pur non riuscendo a vedere, riuscì a sentire l’acqua mentre veniva riassorbita e incanalata nella forma di un piccolo drago, le cui vibrazioni di energia erano talmente precise ed armoniche da risultare perfettamente distinguibili anche da chi non aveva mai visto la luce. Sfortunatamente il tredicenne non aveva la minima idea di cosa fosse quella creatura - del resto, non ne conosceva la forma - ma rimase ugualmente colpito dal flusso di quella energia, potente ma al tempo stesso contenuta in uno spazio ristretto. Per chi aveva sempre e solo combattuto utilizzando una lama assistere all’allagamento di una stanza era già stato uno shock.. figuriamoci essere partecipe di una simile manifestazione di potere.

"Ma come diamine ci riescono? Maledizione, mi sembra di essere circondato da dei mostri." pensò tra sé, mentre la creatura d’acqua spiccava il volo lontano dalla finestra per poi estinguersi in un’esplosione. La realtà non era poi così diversa da quel pensiero.. in mezzo a quella gente si sentiva come un pesce fuor d’acqua. Da un lato era terrorizzato dal fatto di essere in compagnia di gente in possesso di simili abilità, ma da un altro era entusiasta per ciò che il Mizukage aveva detto. Pagando con il sudore della fronte anche lui un giorno avrebbe saputo utilizzare simili trucchetti e un simile pensiero avrebbe elettrizzato chiunque, figuriamoci un ragazzino sognante ed inesperto come lui.

- Non mi tiro certo indietro, ho fatto la mia scelta. - ribatté cercando di infondere nelle sue parole un pizzico di convinzione, senza però riuscire a placare il tremore della propria voce.

L’avvertimento di quell’uomo era stato chiaro, anche troppo. La possibilità di perdere la vita durante la carriera da ninja non era affatto remota, anzi. Fue tuttavia era consapevole che senza un buon addestramento non avrebbe fatto molta strada – e del resto le gravi ustioni che ancora segnavano il suo corpo gracile ne erano la prova più evidente. Aveva paura, questo non poteva negarlo, ma mai avrebbe percorso al contrario la strada fatta fino a quel momento. A Yakeba non vi era più nulla che potesse affascinarlo e se il destino l’aveva condotto nelle terre della Nebbia un motivo dovrebbe esserci. Avrebbe affrontato quella sfida a testa alta, senza arrendersi.. forse un giorno avrebbe rimpianto quella scelta, ma era ancora presto per fare previsioni.
Terminato il colloquio, i due vennero condotti fuori dallo studio, esattamente come vi erano stati introdotti. Per il momento le strade di Fue e Nami si sarebbero separate, ma si sarebbero riunite ben presto, ancora prima di quanto loro stessi potessero immaginare.

 
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view post Posted on 3/10/2016, 18:54     +1   -1
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Il Kage rimase calmo, facendo particolare attenzione ad ogni cosa che gli veniva riferita da quei due ragazzini. Si perché alla fine si trattava solo di quello: ragazzini indisciplinati senza nemmeno una base sul chakra. Cosa gli costava tenerli a Kiri se non avessero dato problemi? Anzi sarebbero diventati una spalla che avrebbe portato ricchezza al Villaggio e fama ma prima occorreva un educazione. Lì avvertì freddo e glaciale come i venti invernali del freddo Nord. Essere un ninja non sarebbe stata una passeggiata e probabilmente nessuno lì lo pensava ma occorreva specificare per far concepire a quei due stranieri il mondo nuovo che li stava attendendo.

In realtà no ma mi sarebbe piaciuto conoscere certe storie

La morte avrebbe aleggiato parecchie volte sopra le loro teste, le responsabilità e le pretese del villaggio non sarebbero state cose da poco senza contare l’invidia dei nativi puri... avrebbero accettato i loro progressi? Avrebbero accettato qualcuno che prendeva meriti al posto loro? Le missioni sarebbero andate progredendo di pericolosità e non sempre avrebbero avuto la fortuna d’incontrare dei ninja che gli salvavano le penne. Il controllo del chakra poi rimaneva un mistero... Nami sapeva utilizzare i ninjutsu acquatici ma non aveva la benché minima idea su come facesse esattamente e se non fosse riuscita a capirlo subito? Non poteva permettersi di ripetere anni e anni d’accademia con quei mocciosi che aveva visto uscire poco tempo fa dall’immensa struttura di tre piani. Tutto quel parlare poi stava facendo venir fame alla quindicenne che ancora riusciva a sentire l’inebriante odore del cinghiale. Con la sua mente cominciò a viaggiare lontano verso un fuoco scoppiettante, poi al suo coltello con il quale avrebbe lentamente levato la pelle alla bestia, gustandosi l’attesa, sviscerando l’animale e pulendolo alla perfezione fino alla selezione dei pezzi migliori. Senza rendersene conto stava già sbavando e l’unica cosa che la fece riprendere al volo fu il trucchetto messo in atto dall’uomo di fronte a lei. Con dei brevi e precisi gesti delle mani lui riuscì in un’impresa che la fanciulla non aveva mai visto e nemmeno immaginato. L’acqua filtrata dal pavimento cominciò a vorticare finché non assunse la forma di una strana creatura mitologica. La castana rimase alcuni secondi con la bocca aperta fissando quell’esserino che sembrava brillare di luce propria. Non era un effetto ottico, ne era sicura... quello era un concentrato di potenza. La scena che ne seguì tu ancora più incredibile.

- Ok mi hai convinta definitivamente - disse lei con sguardo pieno di determinazione - Voglio essere un ninja.

Ancora non riusciva a rendersi conto cosa avessero visto i suoi occhi... stava sognando? No, tutto quello doveva essere reale e lei ne voleva far parte e non era la sola. Il colloquio era stato più facile di quanto pensasse ma la parte che più l’avrebbe destabilizzata non era ancora giunta. Non appena il capovillaggio tirò fuori la questione dell’accademia e delle lezioni da recuperare la faccia di Nami divenne bianca come la carta e una smorfia schifata contaminò quel volto piuttosto femminile (forse l’unica cosa a parte il fisico).

No... no... non ci posso credere. Tutto ma non quel posto

Avrebbe voluto mettersi a piangere ma non disse nulla per contrariare l’uomo che gli aveva dato quella possibilità. Vedendo il silenzio creatosi e il cenno lontano lo shinobi che l’aveva condotta fino a lì fece nuovamente il suo ingresso come a voler ritirare il pacco che aveva fatto perdere anche troppo tempo al suo superiore. Adesso stava anche a lui nel prendersi quel grattacapo... non l’avrebbe passata liscia dopo aver condotto a Kiri due stranieri. In preoccupante silenzio non da lei, la ragazza lo seguì ubbidiente lasciando l’accompagnatore abbastanza perplesso. Non era proprio quello che voleva quella tipa? Che le succedeva? Prima che varcasse la porta però questa si voltò e puntando l’indice non proprio in maniera cortese si rivolse al Mizukage.

- Se apprenderò alla perfezione ogni cosa che mi viene insegnata, se porterò onore a Kiri e non fallirò nessuna missione... allora lei dovrà diventare il mio sensei ed insegnarmi quella tecnica. Se mi fa questa promessa sono certa che non fallirò - disse con una determinazione fuori dal comune.

 
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Rainbow Man
view post Posted on 4/10/2016, 18:42     +1   -1




Entrambi gli stranieri parvero sorpresi dalle abilità di Hogo e determinati a intraprendere una nuova vita a Kiri; forse ancora non si rendevano conto di quante difficoltà questo villaggio nascondeva nella sua fitta nebbia. Fue sembrava avesse capito alla perfezione ciò che stava accadendo in quella stanza e non ci fu bisogno di una descrizione per capire quanta potenza celavano il Mizukage e gli shinobi del villaggio: in Accademia avrebbero imparato i fondamentali, la riconoscenza verso Kiri e avrebbero sopportato la concorrenza di altri shinobi spietati pronti a versare sangue per ottenere l'onore.
Hogo colse immediatamente quel lieve tremore nella voce di Fue, ma lo interpretò come un segno d'intesa: il ragazzino aveva capito che servire Kiri significava poter perdere la vita in qualsiasi momento con un'insignificante medaglia sulla tomba. Rispose comunque con determinazione e convinto della sua scelta di contraccambiare il favore accrescendo le sue abilità appena scoperte.
Nami parve innamorata di ciò che Hogo era riuscito a fare con la sua acqua; aveva utilizzato la sua jutsu come supporto ed era riuscito ad incantarla con una manipolazione che solo uno shinobi del suo calibro poteva permettersi. Con gli occhi che le brillavano rispose al Mizukage con grande decisione e già pregustava di poter anch'essa riuscire a replicare quanto appena visto.
A quel punto Hogo era certo della loro decisione e per nessuna ragione avrebbe concesso loro di uscire dal villaggio: ormai erano nelle sue mani e in quelle di Kiri. Abbassò il capo con aria soddisfatta facendo un cenno con la mano destra allo shinobi sulla porta e dando l'impressione di voler chiudere in quel modo la conversazione collezionando due nuovi burattini.
Quando furono sull'uscio e Hogo pensava già ad altre questioni, Nami si voltò nuovamente verso il Mizukage puntandogli l'indice contro: voleva stringere un patto. Rimase incantata dalle abilità di quell'uomo a capo del suo nuovo villaggio, tanto da chiedergli di allenarla in cambio della migliore condizione possibile per Kiri: portare l'onore. Quelle parole determinate e quel dito puntato da un servitore del villaggio ancora poco rispettoso scaturirono un leggero riso sul volto di Hogo, il quale tenne la testa bassa e lo sguardo sulla sua scrivania dove vi era ancora qualche residuo del cinghiale.


Chi porta l'onore a Kiri svolge soltanto il suo compito, ma senza dubbio merita il mio rispetto, le mie attenzioni e un poco del mio tempo. Torna con i fatti e poi riparleremo del tuo premio!

Era il solito Hogo, capace di motivare chiunque dei suoi shinobi per avere il loro massimo impegno a difesa di Kiri; era anche un uomo d'onore e quella promessa l'avrebbe mantenuta senz'altro, futuro permettendo.

GdR Off//
Karen91 se hai bisogno di un ulteriore post, fai pure. Intanto io provvedo a traslocare il tuo pg a Kiri con scheda e conto. Ricordati che da questo momento devi postare nei censimenti nebbiosi. Se hai bisogno d'altro, sai dove trovarmi e guai a te se non porti veramente onore a Kiri dopo aver puntato il dito contro Hogo!
 
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view post Posted on 10/10/2016, 16:13     +1   -1
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Da una Lacrima di Luna

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L’uomo che si era designato da solo come balia dei due mocciosi rimase allibito dalla completa mancanza di freni che induceva quella selvaggia ad essere così straordinariamente spudorata nei suoi gesti e discorsi. Fece per intervenire ma il Mizukage non sembrava poi così scosso... forse a simili sciocchezze nemmeno badava. Riprese fiato lo shinobi e lanciò uno sguardo d’ammirazione alla più piccola al suo fianco; in un certo senso aveva ottenuto veramente ciò che voleva. Intanto Nami soddisfatta della risposta di Hogo incrociò le braccia reggendo lo sguardo impettita. Nonostante la frase detta non fosse delle più rassicuranti, come il discorso antecedente sulle responsabilità del diventare ninja, a lei andava più che bene così e glielo si leggeva a chilometri di distanza in quel volto pieno di sé. Avrebbe reso i suoi servizi meglio di chiunque altro a costo di dedicare la sua vita a quello scopo. Certo la strada era ancora lunga ma la determinazione, quella non le mancava di certo. Annuendo con la testa in direzione del suo interlocutore si rigirò riprendendo il tragitto verso casa, severamente sorvegliata.

- E adesso a noi due accademia - disse sottovoce stringendo il pugno in segno di vittoria.

Lascio libero il campo così se qualcun altro deve o dovrà ruolare ha la possibilità di farlo. Grazie per questo post finale... a Nami piacerebbe molto diventare allieva di un tipo del genere e farà di tutto per attirare la sua attenzione ^-^

 
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