Io credo che questo genere di discussioni sia ragionevole finché ci sia la disponibilità a discutere con serenità e rispetto delle opinioni dell'altro ^^"
Qui nessuno, almeno credo, vuole accusare garalla di alcunché, men che meno di omofobia, e mi dispiace se alcuni di noi hanno tenuto un tono eccessivamente forte nell'argomentare le proprie posizioni. Talvolta capita quando si è molto coinvolti a livello emotivo!
Riguardo i contenuti (garalla): evidentemente avevo frainteso il senso di ciò che avevi detto in merito alla "cura", intendendo che fosse una cura per l'omosessualità. Naturalmente qui la chiave di lettura deve essere diversa: è chiaro, e penso sia assolutamente condivisibile, che se una persona è andata incontro ad un qualsiasi trauma psicologico di natura grave allora si debba fare qualcosa per curarla, ma non perché sia "sbagliato" il suo modo di essere, semplicemente perché i traumi irrisolti alla fine creano guai e instabilità interiore su più livelli - gli psicologi esistono per questo! Quello su cui bisogna far attenzione, a mio parere, è non confondere questo aspetto con l'omosessualità: nel senso che il sospetto che ci sia un trauma non deve venire dal fatto che la persona è gay o lesbica, bensì da una serie di altri indicatori (instabilità emotiva, pessimo carattere, non so) che fanno chiaramente capire che ci sia sotto qualcosa di molto più grave e di irrisolto. Questo è da curare, ma non per "convertire" una persona omosessuale in una eterosessuale, bensì semplicemente perché se questa persona è in grado di affrontare il proprio trauma interiore, allora certamente avrà una vita migliore in futuro! Se poi durante la risoluzione di questo trauma la persona si rende conto che in effetti non è gay/lesbica come pensava, ma eterosessuale, oppure bisessuale, naturalmente non ho nulla da eccepire su questo! Sono fatti privati di quella persona e nessuno può condannarla se si rende conto di aver avuto un periodo omosessuale, ma che quella realtà non gli/le appartiene. Quello su cui voglio insistere è che semplicemente il rispetto per l'orientamento sessuale (non chiamiamola preferenza, che poi sembra sia una decisione conscia!) di qualcuno debba venire a monte di qualsiasi altra questione sul "perché" la sua natura sia di un certo tipo piuttosto che di un altro, e che non ci si debba porre come obiettivo quello di cambiare questa natura! Se poi è quella stessa persona che, per mille motivi, si rende conto di avere un altro orientamento sessuale (magari etero), beh, non credo ci sia proprio nulla di cui discutere!
Per quanto riguarda la questione matrimonio: mi pare che se ne fosse già discusso, ed è sostanzialmente una battaglia ideologica come tante ce ne sono in questo Paese. Per quanto mi riguarda, da persona omosessuale, non sono ideologicamente schierato a favore o contro il "matrimonio" nel senso di utilizzo esplicito di tale termine. Ciò che mi preme è che siano riconosciuti nel modo più ampio possibile ad una coppia gay gli stessi diritti di cui gode una coppia etero, almeno nel limite di quei diritti che non dipendono da specifiche caratteristiche della coppia. Mi riferisco ad esempio ad una adeguata tutela sanitaria, alla possibilità di nominare eredi nel testamento e così via. Non solo diritti, naturalmente, ma anche doveri: una coppia omosessuale che intende molto seriamente la propria relazione deve avere la possibilità di formalizzarla, mettendo nero su bianco gli obblighi che l'uno si assume nei confronti dell'altro. Tochi ha osservato che alcuni di questi diritti sono già riconosciuti, a qualche livello, da apposite leggi nazionali - ma sarei molto più contento se fossero unificati in un unico strumento legislativo che connoti una volta per tutte il carattere di queste unioni omosessuali, a prescindere da come le si vogliano chiamare.
Vogliamo parlare di adozioni? È sicuramente troppo presto per farlo, perché comunque anche oggettivamente parlando - supponendo per un momento che non ci sia alcuna controindicazione psicologica per il bambino coinvolto - la situazione sociale in cui viviamo non è pronta a mio avviso a recepire una novità di tale portata e questo produrrebbe un livello di stress intollerabile e inaccettabile sia sulla coppia che sul bambino. Personalmente mi trovo favorevole "sulla carta", ovvero in linea di principio - ma riconosco che: 1) non è corretto usare i bambini come "cavie" per essere sicuri che non ci siano ripercussioni psicologiche 2) non è corretto dare "priorità" ad una coppia gay piuttosto che ad una etero in nessun modo (contro-discriminazione) 3) la società in questo momento fa già abbastanza fatica, come ampiamente dimostrato da certi episodi discussi in questo thread, ad accettare la normalità delle persone omosessuali. Non è il caso di forzare la mano!
Sherry Haibara
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