Ed eccomi che finalmente torno a postare anche io dopo il Torino Comics! **
Veramente, vi ringrazio di cuore dei bellissimi commenti che avete lasciato, siete fantastici! Grazie grazie, mi dispiace di non essere così puntuale però con le mie "pubblicazioni", ma il teatro mi sta portando via un sacco di tempo, con tutti i progetti che sto portando a termine poi avrò un bel po' di tempo libero dopo la seconda metà di maggio xD
Adesso vi lascio al capitolo di oggi, sperando che via piaccia ;D
Buona Lettura! ^^
Capitolo XXI
Di nuovo alla villa!
Il tenente di marina Rovighj aveva appena fatto suonare il campanello in tutta la villa e il suo eco si sentiva, anzi, si poteva quasi percepire sulla pelle, come se fosse un brivido, ma poco dopo si vide una figura grande alla finestra, un'ombra nera tutta tonda, che poteva benissimo sembrare un pallone gigante. Conan non ci mise molto per riconoscere la persona alla quale apparteneva quella figura: Soburo Aotu, il critico letterario, che di sicuro si trovava davanti allo schermo del suo computer e digitava sulla tastiera parole di critica e di valutazione su qualche opera degli ultimi mesi.
Incredibilmente ad aprire la porta della villa comparve sempre la bellissima Aisha, la quale aveva lo sguardo lucido, come se avesse pianto, come se qualcosa le stringesse il cuore, ma il suo comportamento freddo e rigido non lasciava trasparire nessuna emozione, però bisognava guardarla dritta negli occhi: grandi e bagnati, per capire che qualcosa non andava, lentamente la cornea si dipingeva di rosa, segno che forse aveva pianto, ma si ricompose subito, mentre andava incontro agli ospiti che si stavano avvicinando alla porta della villa tramite il vialetto.
- Piccolo, ancora tu!- Sembrava scocciata nel vedere Conan, ma non appena vide che insieme a lui c'era il bellissimo Rovighj, che la stava squadrando con i suoi occhi azzurri e fini divenne stranamente rigida, come se si sentisse in pericolo - E anche lei, tenente! Che sorpresa!-
- Mi conosce?-
Chiese sorpreso il tenente che non aveva mai visto Aisha in vita sua, se non ogni tanto alla finestra, di sfuggita e di spalle oltre tutto! La bella donna, pallida come un cadavere in volto, si ricompose, rilassando le spalle e respirando profondamente, mentre dal piano superiore della villa c'era movimento, molto probabilmente Soburo si stava muovendo con poca delicatezza per la sua stanza, oppure succedeva qualcos'altro!
- Sì, mi ha parlato Soburo di lei, quando....-
Le morirono le parole in bocca al solo pensare quello che l'uomo grasso, critico letterario, le aveva detto quando era tornato dal cimitero. Sentiva nel suo stomaco i vermi che si muovevano e le facevano rimettere tutto quello che aveva mangiato, quindi decise di chiudere la bocca e concentrarsi di nuovo sui suoi due ospiti, mentre sullo stipite della porta appariva il piccolo Kinje, il bambino timido che si nascondeva dietro la gamba del pianoforte nero, che appena vide la madre le corse incontro, a braccia aperte, come se non la vedesse da tanto tempo.
- Ho paura a restare da solo, mamma!-
Si lamentò il bambino stringendo la gamba della donna, la quale si era limitata ad abbassarsi e accarezzargli la testa come se fosse un animale. Il tenente rimase a fissare gli occhi lucidi della donna e visto che non voleva perdere tempo, perché si sentiva soffocato da tutta quell'atmosfera strana e piena di oscurità malvagia, chiese
- Lei non sa niente di quello che è avvenuto oggi al cimitero?-
- Kinje,- disse la madre prendendo il volto del bambino tra le mani e stringendolo con affetto, fissandolo con occhi benevoli - vai in casa, ti raggiungo tra poco. Stai con lo zio Bojo.-
- Certo mamma!-
Il piccolo si voltò sui tacchi e corse in casa, senza neanche girarsi, senza mai fissare negli occhi ne il tenente, neanche Conan, il quale divenne triste nel vedere quel bimbo così impaurito, mentre la madre sembrava compiere meccanicamente i suoi gesti.
- E' un bambino così timido e chiuso... Penso sia malato, ogni tanto!-
Disse la madre del povero Kinje non preoccupandosi di avere davanti degli sconosciuti. In quelle parole c'era una strana nota che Conan aveva già sentito, come se conoscesse Aisha, come se quel modo di parlare gli fosse familiare, ma i suoi pensieri sparirono quando la voce del tenente, possente e autoritaria colpì i timpani del piccolo detective con i grossi occhiali sul naso.
- No, è un bambino come gli altri, signora! Ascolti, sono venuto per fare domande anche a qualcun'altro della famiglia, come per esempio al signor Azumamaro, se è possibile vederlo!-
A quel nome la donna divenne subito rigida e fece un passo indietro come se qualcuno le puntasse addosso la pistola e guardò verso il secondo piano della villa con paura, come se ci fosse la salvezza dietro quei vetri coperti dalle tende bianche che lasciano intravvedere solo le ombre. La donna aprì la bocca, ma le labbra le tremavano
- Davvero....? Vo.... Volete vedere Azumamaro?-
- Certo, se è possibile!-
Disse Conan con il suo solito tono di voce da bambino indifeso alzando le braccia al cielo, come se volesse essere preso in braccio, ma la donna lo fissava stranita, eppure Conan non riusciva a cogliere niente in quello sguardo di familiare o di sospetto, eppure quel modo di dire quella frase l'aveva insospettito, chi usava un tono simile?
In quel momento non riusciva a capirci nulla: voleva solo vedere Azumamaro in compagnia del tenente, il quale fissava imperterrito gli occhi della donna, lucidi quasi più di prima, come se fosse crollata in un attacco isterico, ma poi si calmò, abbassando le mani e congiungendole davanti a sé, sorridendo in maniera tirata
- Va bene, venite con me!-
Proprio nel momento in cui ella pronunciava quella frase, Gin, pochi metri più in là, lontano da loro, stava varcando la soglia della cella della piccola Ran, che aveva sete e si stava appropriando della brocca in ceramica che le avevano messo vicino per bere. Conan non poteva sapere nulla di quello che stava per accadere, di nuovo, alla sua amata.... Se lo avesse saputo, comunque, non avrebbe potuto fare niente e l' FBI era anocra lontano.