La storia è quasi conclusa, al momento Ran e Shinichi sono (finalmente, oserei dire) arrivati in ospedale.
La storia conta 8 pagine, al momento. Vediamo se riuscirò ad arrivare alla decina.
Nel frattempo, eccovi la terza parte.
Capitolo terzo
Shiho stava lavorando a un importante ricerca che avrebbe presentato al convegno della settimana prossima, quando il suo cellulare squillò.
Chi era che la disturbava in un momento così, di piena attività?
Guardò il display del cellulare.
Ovviamente era Shinichi.
Come aveva fatto a non pensarci prima?
Era già da qualche mese che a Ran, in certi momenti della notte, venivano strane voglie, e Shinichi chiedeva aiuto sempre e solo a lei.
“pronto?”
“Ai... acqua... Ran... bambino... aiuto...” e cadde la linea.
Se Shinichi l'aveva chiamata col suo vecchio nome, allora voleva dire che la situazione era molto, ma molto, grave.
“Shinichi, vuoi muoverti?!” gli urlò Ran. “aiutami a preparare la borsa con quello che potrà servirmi in ospedale!”
Shinichi rimase imbambolato e si ridestò quando suonarono alla porta.
Di corsa scese le scale, felice di avere una scusa per sfuggire da Ran, e magari anche dal parto.
Aprì la porta e Shiho entrò in casa Kudo.
“adesso tu mi spieghi tutta la situazione.” gli disse lei, senza troppi giri di parole.
Shinichi fu di nuovo assalito dal panico e ricominciò a balbettare.
Shiho gli mollò uno schiaffo.
Conan o Shinichi, rimaneva sempre un gran pauroso su tutto quello che non riguardava sangue, gente morta e filo da pesca.
Anche Ran scese in soggiorno per vedere chi fosse alla porta.
“Shiho, che bello vederti! Ti inviterei a prendere un tè, ma ora è meglio di no, visto che dobbiamo correre in ospedale. Ma cosa ci fai qui?”
“chiedilo al tuo maritino. È stato lui a chiamarmi, e ho capito che era meglio venire a vedere di persona la situazione. Ma ora bisogna andare! Non possiamo perdere troppo tempo. Avete preso tutto?”
“no, niente è stato fatto. Stavo riempiendo una borsa con quello che potrebbe servirmi in ospedale. Farei più in fretta se questo detective da quattro soldi mi desse una mano!”
Shiho capì di dover prendere in mano la situazione.
Pestò un piede a Shinichi, che capì cosa doveva fare, e corse su in camera da letto a finire il lavoro cominciato dalla moglie.
“chi ha le chiavi della macchina?” chiese Shiho.
“ce le ho io.” rispose Ran, estraendole dalla tasca dei pantaloni.
Shiho le prese, decidendo che sarebbe stata una mossa saggia mettersi alla guida della vettura, anziché lasciare il compito a Shinichi.
Shinichi non aveva mai permesso che la sua macchina fosse guidata da un estraneo.
Da quando l'aveva acquistata, 5 anni fa, l'aveva sempre e solo guidata lui, qualche volta Ran.
Ora e mai avrebbe permesso che una mano sconosciuta toccasse il
suo volante e le
sue marce.
Nemmeno Shiho.
E non gli importava se da lì a poco sua moglie, che stava cominciando ad avvertire un leggero dolore che preannunciava l'arrivo delle doglie, doveva partorire.
In un attimo, prese le chiavi dalla mano di Ai, aprendo il baule e ficcandovi dentro la borsa fatta, e sedendosi al posto di guida.
Era agitato, forse più di sua moglie, perché il bambino stava per arrivare, per conoscere i suoi genitori, ma era sicuro di potercela fare a guidare fino all'ospedale.
“Shinichi, scendi.” disse secca Shiho.
Avevano già perso troppo tempo, e non voleva che Ran partorisse sul vialetto di casa per colpa di quell'idiota che aveva accettato di sposare.
“no, e non importa se per farmi scendere mi rifilerai dell'Aptx! Io solo posso guidare questa macchina!” ribatté lui con fare testardo, stringendo le mani sul volante.
Shiho capì che era meglio non discutere e aprì la portiera sulla parte posteriore dell'auto, facendo sedere Ran sul sedile.
Anche Shiho salì in macchina, allacciandosi la cintura di sicurezza e stringendo la mano a Ran, anche lei seriamente preoccupata che il marito potesse commettere qualche sciocchezza.
A presto con la quarta parte!
