Grazie a tutti dei commenti e benvenuta/o a Kiyo90! ^^
Puff, scusatemi per l'attesa, ma la scuola mi tiene così occupata che è raro che riesca a trovare momenti liberi per dedicarmi alla scrittura.
Primo quadrimestre andato così e così... Potevo fare di meglio, ma non ce l'ho fatta.
Amen.
Ora per vostra gioia, posto il capitolo. xD
Capitolo 7
Alleanza con l'Ultimo Mago
Aveva appena rubato l'opera più preziosa al mondo. Quella dal sorriso perenne, dallo sguardo che pare muoversi, quella dalla lunga chioma nera e dallo sfondo piuttosto confuso. Fierezza, l'unica cosa che riusciva a provare oltre che una gioia immensa. Molti ladri non erano riusciti nell'intento di prenderla, di farla propria; ma lui era diverso, era un ladro-mago dal talento ineffabile. Non si poteva di certo dire che non aveva abilità alcuna.
L'allarme suonava senza sosta in quel di Parigi. La notte era calma, piatta. La Senna ondeggiava sotto il lieve vento autunnale e la Tour Eiffel si stagliava in essa e nelle sue increspature. Le luci, colorate e normali, della città la rendevano ancor più viva di quanto fosse già. Il cielo era scuro e la luna si imponeva in quel buio taciturno, rendendo più limpide le ombre.
Salì una rampa di scale che portava al tetto dell'edificio dove ad attenderlo c'era un falso elicottero della polizia. Falso poiché in cabina di pilotaggio ci stava un suo alleato. La polizia francese gli stava alle costole, le pistole puntate addosso a lui. Sapevano che non dovevano sottovalutare questo ladro dal Sol Levante, ma non ci potevano fare nulla, avevano usato tutte le armi a loro disponibili per combattere questo nemico che si era preannunciato. Aveva detto “Ruberò l'opera enigmatica che con lo sguardo sembra seguirti. Al calar del sole sarò lì.” mille guardie furono messe lì, a controllare quell'opera d'arte, ma fu fatale un solo secondo di distrazione: in men che non si dica, aveva rubato il quadro più prezioso al mondo ed ora erano proprio davanti a lui che continuava a correre.
Troppo tardi.
Il ladro salì sulla scala a corde dell'elicottero e questo andò via con lui mentre lui urlava:«Addio, Francesi! L'opera ora è mia!»
Poi andò su per l'elicottero e si sedette su uno dei sedili, accarezzando il prezioso quadro che era contenuto in una teca di vetro:«E ce l'ho fatta. La Gioconda è mia!» esultò, sapendo di aver fatto il colpo della storia, un fatto epocale, un dolce sogno che si rivelava realtà. L'indomani, le pagine dei giornali francesi, inglesi, italiani, spagnoli e perfino quelli giapponesi avrebbero messo come notizia in prima pagina “Kaito Kid ruba -La Gioconda- di Leonardo da Vinci: è scandalo sulla sicurezza del museo del Louvre.”. Buffo pensare che bastava così poco per aggirare gli europei; perfino quando aveva rubato il “David” di Michelangelo era stato facile.
«Sono molto contento di lei, signore. E credo che anche suo padre sarebbe stato orgoglioso di lei.» disse il maggiordomo di Kaito alla guida dell'elicottero, sorridendo per l'impresa riuscita al suo padrone.
«Grazie...» proferì giocondo il ladro:«Una cosa...» aggiunse mentre si toglieva il cappello ed il monocolo:«Potresti fare una... Deviazione?» disse mentre si stava svestendo dal mantello e dalla giacca.
«Ogni suo desiderio è un ordine. Dove vuole che la porti?» esclamò il maggiordomo, acconsentendo alla richiesta del giovane ladro donnaiolo.
«Vorrei andare a Tokyo, a trovare quel famosissimo detective... Conan Edogawa o Shinichi Kudo...»
~ ~ ~
Mattina.
Il cielo era limpido, privo di nuvole. Una distesa azzurra al di sopra di ogni testa. Il sole era ancora poco forte, illuminava abbastanza, ma non scottava. L'aria si faceva sempre più autunnale, le foglie divenivano gialle o rosse e cadevano a terra accompagnate dal venticello che soffiava tra i rami e le strade che erano semi deserte poiché tutte le persone erano nei bar a prendersi l'ultimo gelato o una cioccolata calda.
Una ragazza forse si differenziava dal resto del mondo. I corti capelli ramati le si scompigliavano a causa del vento che cominciava ad innalzarsi pian piano; in mano la borsa della spesa, le mani piuttosto fredde e due profonde occhiaie le solcavano il viso.
Erano notti che non dormiva, aveva sempre paura che un uomo vestito di nero l'avrebbe aggredita nel sonno, uccidendola. Era ripetitiva, martellante, quella scena nei suoi sogni. Lui che dal lungo impermeabile tirava fuori una pistola argentata e la puntava verso di lei, esclamando:«Addio, Sherry.», premeva il grilletto e lei cadeva a terra, esangue.
Scrollò la testa, come per voler togliere quell'immagine dalla sua mente, ma inutilmente. Tornava sempre, anche se non voleva. Sensazioni di insicurezza, paura, terrore la assalirono, le lacrime le salivano agli occhi, tuttavia lei le rimandava sempre indietro.
«Come sei bella avvolta in quella sciarpa.» esclamò una voce, distraendola dai suoi pensieri.
Voltò lo sguardo e lo vide. Era un ragazzo che non conosceva, ma che assomigliava in modo impressionante a Shinichi. Capelli neri che andavano ovunque, occhi azzurri e sorriso furbo, vestito con uno smoking blu.
«Non ti conosco...» rispose lei:«Vorrei entrare in casa, visto che fa freddo...»
Lui si avvicinò sempre di più alla ramata, la quale lo guardava male, facendolo quasi rabbrividire:«Beh, se proprio vuoi saperlo, sono Kaito Kid, il mago-ladro.» esclamò lui.
«Davvero? In effetti di altezza ci sei... Che vuoi da me?»
«Per prima cosa, piacere, sono Kaito Kuroba, molto piacere. Ma posso sapere come vi chiamate, bella donzella?»
«Non parlare così...» esclamò guardandolo male:«Io sono Shiho Miyano...» porse la mano:«Molto piacere... Ora, mi puoi dire che vuoi?»
«Parlare con Conan Edogawa... O per meglio dire, con Shinichi Kudo e te, Ai Haibara...»
Come diavolo faceva a sapere che Shinichi era Conan e che Ai era lei? Forse sospettava tutto già da tempo, ma non poteva dirlo. Credeva di essere al sicuro, ma tanto valeva mettersi il cuore in pace:«Vieni, entra pure.» gli disse, guidandolo in casa sua, che era quella accanto a quella di Shinichi.
«Cariiiiina...» commentò il ragazzo, guardando come la ragazza si toglieva la sciarpa rossa dal suo viso.
«Grazie, è mia e di mio padre.»
«Shiho, chi c'è?» esclamò il dottor Agasa sentendo una voce provenire dal sopra.
«Un amico...» disse rivolta all'uomo:«Ora chiamo Shinichi.» proferì rivolta al moro, per poi prendere il cellulare e digitare il numero del suo migliore amico che sicuramente si stava sbaciucchiando con la sua ragazza, con la quale stava insieme da ormai un mese.
Il telefono squillò per un minuto, ma nessuno rispose. Ricompose il numero ma ancora nulla. Rifece il numero e finalmente qualcuno rispose:«Pronto?»
«ALLA BUON ORA!» gli urlò dietro la ragazza.
«Scusami! Sono leggermente occupato!» esclamò Shinichi all'urlo della ragazza.
«Metti caso che stavo male e che ero sola in casa... Oppure che per puro caso avevo una lettera minatoria dall'Organizzazione!» disse la ramata in tono seccato.
«Scusami! Va beh, che vuoi?»
«C'è a casa mia una persona che vorrebbe parlarti...» proferì Shiho guardando Kaito.
«Può aspettare.»
«MA SEI TARDO O COSA?! È KAITO KID!!!» urlò nuovamente la ragazza, spaccando il timpano al moro dall'altra parte della cornetta.
«Che cosa?!?!?!?!??!?!? Arrivo subito con Ran!» esclamò lui, dicendo alla sua ragazza che c'era una persona che lo voleva e che doveva andare a casa di Shiho.
«Fai in fretta.» e gli riattaccò in faccia, per poi rivolgersi al moro e chiedere:«Ti va un tè caldo?»
«Se proprio vuoi farlo, ok.» sorrise alla ragazza, che andò subito in cucina a preparare cinque tazze di tè.
D'un tratto, il cellulare di Kaito vibrò e gli venne fuori un messaggio della sua ragazza, Aoko, che diceva “Spero che tu torni presto, mi manchi. Baci, tua Aoko”.
Porca miseria! Ho la ragazza! Ma provarci non fa mai male... pensò tra sé e sé il ragazzo, sorridendo maliziosamente.
Cinque minuti dopo suonò il campanello e Shiho andò ad aprire, scambiandosi dei baci sulla guancia con la castana. Poi fece accomodare i fidanzati sul divano e andò a prendere il tè che aveva preparato.
«Dunque, Shinichi. Come tu avrai ben sentito, io sono Kaito Kid e do la caccia anch'io all'Organizzazione alla quale anche tu dai la caccia.» cominciò mentre si beveva un goccio di tè mentre il dottor Agasa salì per sentire anche lui che aveva da dire il ladro.
«Eh? Perché dai la caccia agli Uomini in Nero?» esclamò Shinichi aggrottando le sopracciglia.
«Un po' di fatti miei. Comunque volevo proporti di stringere un'alleanza. Ci stai?»
Un ladro che chiedeva l'alleanza ad un detective. Che cosa strana, eppure stava accadendo.
Ma qualcosa stava prendendo una brutta via. Kaito era seduto accanto a Shiho e tentava in ogni modo di prenderle la mano e dentro Shinichi si mosse qualcosa che non aveva mai provato prima, come una specie di rabbia. No, non era il momento di pensare a quelle cose, doveva dargli una risposta:«Uhm... Ok, ci sto. Ma non so che intenzioni hai...» disse il moro guardando l'altro:«... Soprattutto perché mi fido poco di te che sei un ladro. E che hai rubato “La Gioconda”.»
«Affare fatto, allora.» disse il ragazzo porgendo la mano all'altro che gliela strinse.
Tutti si stavano chiedendo che avesse in mente quel ladro, tuttavia tanto valeva dargli fiducia.
Forse sarebbe stata la volta buona dove l'Organizzazione poteva cessare di esistere.
O quantomeno, ci speravano.
Puff, per fortuna dopo tante pene eccovi il capitolo.
Nel prossimo svelerò il come fa Kaito a sapere i nomi dei due.
Ora vi lascio commentare, bye!
Capitolo 8Edited by ~ ShiningStar <3 - 22/12/2009, 01:20