Detective Conan Forum

Nero Scarlatto ~, Nuova fiction su Detective Conan!

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view post Posted on 6/12/2009, 22:03     +1   -1
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The Dark One

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datemi un coltello, una pistola, il filo..............VOGLIO UCCIDERE QUEL MALEDETTO TONNO TONTO!!!!!!!

ma non può evitare di spiattellare ai quattro venti quello che è successo con la seppia? ehm, volevo dire con ran! e basta, abbiamo capito, ma tutti quegli sviolinamenti sulla tua bella(?) tieniteli per te.....soprattutto, non condividerli con la nostra amata puccia!

per favore, star, non infliggerci altri supplizi come questi.....sbrigati ad arrivare all'happy hending!

sto tizio che si permette di toccare impunemente shiho mi da sui nervi!
ora lo uccido *modalità sadica e malefica on*
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Sherry 4869
view post Posted on 6/12/2009, 22:09     +1   -1




Quoto ShihoKudo!Ran deve morire!Ma comunque, tu che sei la portavoce degli ShinXShiho, non ci deluderai!
 
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view post Posted on 7/12/2009, 00:30     +1   -1
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Woho! Visto che si sta in piedi fino a tardi oggi, grazie al ponte della Madonna, ho deciso di regalarvi un altro capitolo. ^^

Ehm... Chiedo venia a Elladan, non volevo! ^^°
E anche a voi lettrici che odiate Ran, ma portate pazienza...

Capitolo 5 molto riflessivo... Per un pezzo apparirò io.
La località che ho scelto per questo capitolo esiste sul serio, si trova a una mezz'oretta da dove vivo io e amo quella città, ma ne preferisco un'altra che è Monvalle che si trova vicino alla città che vi dirò in questo capitolo.
Ovviamente se io abito in provincia di Varese, significa che anche la città descritta è in questa provincia.

Detto questo, vi lascio con la lettura.

Capitolo 5
Riflessioni in Nero


Shiho si sedette a terra tenendosi la testa tra le mani, terrorizzata.
Non era possibile, quell'uomo la perseguitava anche nella mente.
Scoppiò in lacrime, decisamente shockata.
Doveva fare qualcosa, doveva domandare a Shinichi di non abbandonarla mai.

O quantomeno di proteggerla. Non come proteggeva Ran, ovvio.
Si sentì stringere da qualcuno e sussurrare:«Andrà tutto bene. So che quel tizio ti ricorda vagamente quell'uomo, ma stai tranquilla, io sono con te.» era proprio Shinichi che la abbracciò e le disse quelle parole di conforto. Senza accorgersene la classe la osservava con sguardo comprensivo e confuso: chissà perché piangeva. Le mancherà casa sua.
Grazie al moro che le porse la mano si rialzò e andò al bagno, accompagnata da Ran che le proferì:«So che hai. Non ti preoccupare: ho chiesto a Shinichi di proteggerti. Non sarò gelosa.» poi le cinse un braccio attorno alle spalle e continuò verso il bagno, accompagnata dalla ragazza.

Chissà, forse sarebbe nata un'amicizia.

~ ~ ~



Era seduto comodamente su una poltrona di un albergo in quel di Angera, sulle sponde del Lago Maggiore in Italia. La missione che doveva compiere l'aveva fatta con successo, la valigetta con le ultime cose per un farmaco era già messa in macchina. Aldilà della finestra: le montagne che si intravedevano nella nebbiolina, riflesse nel lago che era calmo, mosso solo dalle onde del vento e da quelle causate dai motoscafi dei turisti svizzeri, tedeschi, olandesi e pure dagli stessi italiani; fortuna che qualche parola riusciva a spiccicarla, altrimenti lì non se la sarebbe cavata facilmente. Quando passava, gli uomini avevano quasi il terrore di lui, al contrario, sua sorella aveva quella sensualità tipica di una donna ben fatta, e agli italiani a quanto pare quel tipo di donna piaceva. La rocca si faceva imponente su tutta la città. Un sole pallido era dietro i monti e dava un'aria particolarmente calma che contrastava con l'animo dell'uomo, il quale era piuttosto agitato e nervoso per causa di una giovane che sognava ossessivamente durante la notte.
«So a chi stai pensando... Non puoi lasciarla in pace?» esclamò la sorella all'uomo pensieroso, il quale rispose:«Non rompere Vermouth, faccio quel che mi pare... E poi, anche tu la odiavi, o sbaglio?»

«E la odio tutt'ora, non vedo l'ora di prenderla e di spararle quattro colpi in testa...» mentì Vermouth, poiché era legata alla promessa di Shinichi e poiché a lei la ragazza in questione piaceva:«... Però il tuo non è odio... È più ossessione direi...»
«Fatti gli affari tuoi... Se la voglia di averla è più grande della voglia di ucciderla, che colpa ne ho io?»
«Va bene, mi farò gli affari miei... Però ricordati: le armi possono minacciare la mente, ma non il cuore.» si voltò e andò a farsi uno dei suoi giri per la città che cominciava ad amare.

Non poteva mai immaginare che l'Italia offrisse queste meraviglie di paesaggi. Per ora aveva visto solo l'America ed il Giappone per poter commentare i paesaggi, ma quelli italiani erano a dir poco mozzafiato: il lago calmo e tranquillo e le montagne che si stagliavano in esso erano una cosa unica nel suo genere... Per non parlare poi dei piccoli che giocavano nei parchi con i loro amichetti o i loro genitori, che davano quell'aria di allegria al paesaggio. E poi sì, c'erano anche gli innamorati che sotto un salice potevano baciarsi indisturbati dai passanti, alcuni dei quali si soffermavano ad ammirare la dolce scena. I gruppetti di ragazzi o di ragazze che si guardavano a vicenda, tranne quando passava lei, che si sentiva gli sguardi di molti addosso perché era invidiata o perché era particolarmente apprezzata. Forse doveva mettersi una maglietta meno scollata.

Una dolce brezza di lago si levò e lei inspirò a fondo quell'umidità. Strano, le piaceva quell'aroma misto di foglie e di alghe.
Si soffermò su una famiglia: una ragazza passeggiava tra quelli che dovevano essere il padre, il fratello e lo zio. Le ricordava tantissimo com'era lei da giovane: leggermente scura di capelli e dal look alquanto strano per una ragazza della sua età. Poi ecco che per sbaglio si scontrò con un ragazzo che già conosceva... E forse si piacevano a vicenda, perché lui la guardava con aria particolarmente romantica e lei lo stesso. Sotto il consenso del padre, la giovane cominciò a parlare al ragazzo e si stavano conoscendo meglio.

Lo stesso tipo di incontro che avevano fatto lei e suo marito.
Ridacchiava e sorrideva, come se era da tempo che non ridacchiava così e voleva conoscere la ragazza che le assomigliava così tanto. Chissà però se l'avrebbe capita:«Ehm... Ciao. Il mio nome è Sharon... Sono giapponese...»
«Konnichiwa! Giapponese? Non si direbbe!» [Buongiorno] rispose la ragazza ammirata dalla donna. Non ci credeva, una giapponese proprio in quella città e in quel paese?!
«Già... Konnichiwa. Parli il Giapponese?»
«Qualcosa so, ma non tanto.» si grattò timidamente dietro il capo riccio:«Fa niente.» esclamò la donna:«Assomigli molto a me quando avevo la tua età...»
«Davvero? Mi fa piacere... Vede, lei è una donna carina!» esclamò la giovane sorridendole, che spontaneità.
«Grazie, vedrai che diventerai come me.» le sorrise, dopo tanto tempo un sorriso positivo e sincero:«Ma dimmi, come ti chiami?»
«Ho un nome tipicamente italiano... Sono Monica e ho 16 anni.» rispose la giovane tenendo per mano il ragazzo. A quanto pare dovevano essersi messi insieme. Che tenera coppietta.

«Monica? In effetti come nome non è affatto male... E il tuo ragazzo?»
Arrossì:«Lui?» domandò:«Il suo nome è Daniele. Ci conosciamo da tempo e non sapevo di piacergli!» gli sorrise e lui le diede un bacio a stampo sulle labbra.
«Mi ricordate troppo me e mio marito quand'eravamo giovani.» esclamò la donna:«Va beh, vi lascio andare, altrimenti i vostri si arrabbiano.» sorrise ai due ragazzi.
«Va bene. Sayonara Sharon-san.» [Arrivederci] disse Monica:«Arrivederci.» aggiunse Daniele e ancora mano nella mano si diressero verso i loro genitori.
Mi manchi davvero troppo! E so che non ti rivedrò mai più, amore mio...

~ ~ ~



La fantasia viaggiava e sempre in una sola direzione.
Tentava di togliersi quella ragazza dalla mente, ma inconsciamente i suoi pensieri andavano sempre verso quella giovane. Che diavolo di magia gli aveva fatto per fargli pensare solo ed unicamente lei? Perché, perché si ricordava di quella giornata all'albergo in Giappone, dove loro dormirono per lavoro? L'immagine di lei spoglia, vista accidentalmente un giorno mentre dovevano andare a compiere un'ultima missione, che lo perseguitava nei sogni, come un qualcosa di martellante.

Inutile dire che anche in quel momento ce l'aveva in mente. Quella ragazza, quella dannata ragazza, lo ossessionava ed eccitava nello stesso momento. Voleva ucciderla, voleva torturarla, voleva farle quanto più male possibile da una parte. Dall'altra voleva sentire il loro corpi vicini, il suo profumo che lo inebriava, le loro lingue che si incrociavano come fuochi. Avrebbe fatto qualunque cosa per avverare entrambe le cose.
Perché proprio a lui doveva capitare questa cosa? Perché doveva essere così indeciso sul da farsi con la ragazza? E poi, che intendeva Vermouth con quella frase... Le armi possono minacciare la mente, ma non il cuore... Va bene che sua sorella era sempre stata enigmatica, ma questa sua frase era la più complicata che aveva mai detto.
Sta di fatto che, volenti o nolenti, lui l'avrebbe presa e le avrebbe fatto quello che più desiderava al mondo. Schiantarla contro il muro e massacrarla.

Scrollò la testa, ma l'immagine di lei continuò a persistere nella sua mente.
Poi pensò che sarebbe stata un po' un'impresa impossibile rapirla o comunque prenderla con sé: aveva un amico che la proteggeva, che la teneva sotto controllo, e forse quell'amico era proprio il giovane detective Shinichi Kudo.
Gli montava su un sentimento strano al pensiero che ci fosse qualcuno che la voleva tenere per sé più di lui: non sapeva che cosa fosse, era come una voglia di prendere quel ragazzo e picchiarlo tantissimo finché non gli fosse uscito il sangue da tutte le parti del corpo. E molto probabilmente, se lui si azzardava a toccare la sua Sherry, l'avrebbe fatto.

Si alzò dalla poltrona, prese la giacca nera, il cappello della medesima tonalità e uscì dalla camera e dall'albergo. Quando fu fuori, prese una sigaretta e la mise in bocca, estrasse un fiammifero dalla scatola, lo sfregò contro una qualsiasi superficie ruvida e prese a fumare.
Tutta colpa della ragazza se si era messo a fumare.
Tutto quello che stava accadendo era per colpa puramente sua.
Tutto per colpa sua.


Ok, è ufficiale: Gin è ossessionatissimo dalla nostra carissima Sherry.
Spero vi sia piaciuta e, per chi abita in provincia di Varese, è un consiglio molto appassionato: andate a visitare Angera.
Ora vado a letto, ho sonno e spero vi sia piaciuto come sempre.
Bye!

Capitolo 6

Edited by ~ ShiningStar <3 - 10/12/2009, 22:20
 
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view post Posted on 7/12/2009, 21:22     +1   -1
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ommiodiooooooo, ma gin è proprio ossessionato!!!!!
mi fa paura!

bel capitolo, un pò diverso dal solito, che ci rivela qualcosa dei due mibbi più enigmatici e carismatici.

la belmotta fa conquiste anche in italy!!!!!! :shifty: :shifty: :shifty:


la voglia di uccidere shinichi non mi è passata :gun: :gun: :gun: :shin:
 
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Irene.M
view post Posted on 10/12/2009, 20:28     +1   -1




se solo gin prova a fare qualcosa a sherry lo UCCIDO IO COME SI DEVE! bellissimo capitolo, continua presto!
 
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view post Posted on 10/12/2009, 22:17     +1   -1
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Grazie per i commenti ragazze. ^^ Li apprezzo davvero e mi riempiono di gioia. <3
Se ho qualche difetto di scrittura (Non contate alcuni errori di battitura), dovete dirmelo! xD

Oggi giornata che potrebbe andare meglio! Ho preso 6 1/2 in Geografia e 6+ in Economia Aziendale... Per entrambe sparando a caso. ahem... CU... ahem... LO!

Ottimo, ottimo... Questo capitolo è dedicato interamente a due persone: una più pessimista e l'altra più ottimista.

Spero vi piaccia!!!


Capitolo 6
Amicizia



Due ragazze, una castana e l'alta ramata, stavano sedute sul pavimento del bagno con la loro schiena appoggiata al muro. Il braccio della prima cingeva le spalle della seconda con fare consolatorio. La luce in quella stanza era fioca, leggera, e segnava l'avvenire delle undici, l'ora prima della pausa pranzo.
Fuori, il cielo era sereno. Non c'erano nubi che coprivano il sole e l'azzurro manto che, anche se non si vedeva, era stellato. Un lievissimo vento si alzò e fece ondeggiare i rami degli alberi che a loro volta fecero frusciare le foglie, creando un'atmosfera di calma e di rilassamento. Gli uccellini canticchiavano felici nei loro nidi mentre le mamme erano andate a caccia di cibo per nutrirli. Le persone passeggiavano allegre nelle strade semivuote, parlando del più e del meno.

Ran guardava quella che riteneva un'amica con aria comprensiva. Era molto in pensiero per lei anche se Shinichi le aveva praticamente raccontato tutto ciò che c'era da sapere su quella piccola e debole creatura. Sapeva che c'era qualcosa in Jinchiro che la turbava, probabilmente era proprio il fatto che assomigliasse tantissimo a quello che era ossessionato col darle la caccia.
Una carezza sulla spalla, una parola sussurrata nell'orecchio (Non c'è qui, stai calma.) e poi calò un lieve silenzio, rotto in parte dal chiacchiericcio degli studenti nei corridoi della scuola. Il corpo di Shiho non si scuoteva più come faceva prima, si vede proprio che si era tranquillizzata. La castana azzardò a chiederle:«Tutto a posto?»

«Quasi... Grazie...» rispose la ramata con gli occhi gonfi di lacrime. La giovane le prese la mano, l'aiutò ad alzarsi, cosicché poté lavarsi il viso per sciacquare via i solchi lasciati dal pianto, poi prese una bottiglietta piena d'acqua e gliela porse, invitandola a bere:«Grazie... Grazie davvero...» disse dopo aver bevuto:«E... Scusami per il disturbo...» aggiunse sommessa.
«Non dirlo neanche per scherzo... Shinichi mi ha detto tutto quello che c'era da sapere su questa tua crisi di pianto... Dev'essere terribile... Non è così?» esclamò la castana guardandola con gli occhi preoccupati e curiosi allo stesso tempo.

Era troppo simile a lei. Non sapeva come mai, ma la visione di quello sguardo, in parte materno, in parte amichevole, le rimembrava la sorella morta per mano proprio di quell'uomo in Nero che le dava tanto la caccia nei sogni quanto nella realtà. In parte ci teneva a lei, stare con Ran significava in qualche modo stare con sua sorella anche se, in cuor suo, sapeva che non era la stessa cosa. D'altro canto, però, provava una certa invidia perché stava insieme con il ragazzo che, inconsciamente, le piaceva. Magari provare ad essere sua amica non sarebbe stata una cattiva idea, poiché poteva forse confessarsi su alcune cose. Shinichi parlava sempre bene di lei, del fatto che fosse una grande ascoltatrice.

«Esatto... Non è affatto piacevole...» Silenzio. Un silenzio quasi opprimente, che sapeva quasi di convenienza. Entrambi gli sguardi che fissavano le proprie scarpe, il fragore delle voci proveniente da fuori, il rumore dello sciacquone del gabinetto e quello di una serratura che scattava, una ragazza di prima superiore con i capelli mori che si lavava le mani, lo scorrere dell'acqua nelle tubature, si asciugava le mani con un fazzoletto di carta e poi usciva, aprendo la porta che cigolava rumorosamente. Tutto ciò si sentiva in quel silenzio.
Shiho si diresse verso il posto in cui era prima, mise la schiena contro il muro e poi si lasciò scivolare, sedendosi a terra con lo sguardo abbassato. Voleva provare a vedere se quello che diceva Shinichi di Ran era vero:«Ran... Ti va di ascoltarmi?»
«Certo... Sempre disposta...» le sorrise, un sorriso che la fece arrossire di vergogna. La castana si diresse verso la ramata e si sedette al suo fianco, guardandola in faccia. L'ultima cominciò:«Beh... Non è affatto piacevole... Specialmente sapendo che colui che ti cerca, ti cerca per un duplice motivo...»
«Ha due motivi?»

«Sì... Uno è perché ti vuole uccidere, l'altro è, anche se spero vivamente che non sia così, che ti vuole prendere e farti sua...»
«Se posso... Perché vuole ucciderti? E perché vuole farti sua?» domandò Ran, interessata alla vita della giovane Shiho.
«Beh... Mi vuole uccidere perché ho tradito l'Organizzazione, cominciando a disobbedire ai loro ordini... Siccome hanno ucciso mia sorella, che assomiglia parecchio a te e che era l'unico membro della mia famiglia ad essere ancora vivo, ho deciso di non eseguire più nessun ordine poiché mi ero stancata di tutto... E... Cosa fare come pena? È ovvio! Ucciderla!» rispose la giovane in tono cinico e aspro con un lieve sorrisetto sarcastico sulle labbra.
«Ah... E dimmi... Come mai tua sorella era l'unico membro della tua famiglia? Che fine hanno fatto i tuoi genitori?» domandò Ran tentando di conoscere sempre di più la vita di questa debole ragazza.

«Sembra che siano morti in un incidente... Anche se sono scettica a riguardo... Per me li hanno ammazzati... Sta di fatto che mia madre, Elena, e mio padre, Atsushi, li ho conosciuti, ma per poco. È andata avanti mia sorella a mantenermi, proteggendomi da tutti i malviventi intenzionati a rapirmi per un riscatto di grossa somma...»
«Che cosa orribile! Mi dispiace tanto!» esclamò la castana inorridita dal breve racconto della giovane:«... Ma dimmi, come si chiamava tua sorella?»
«Akemi... Akemi Miyano...» rispose la ragazza in tono rattristato al solo ricordo di quella dolce ragazza che era sua sorella. Le volte che giocavano con le bambole, le volte che fingevano di essere mamme con i bambolotti, oppure che improvvisavano alle recite scolastiche, o anche quando giocavano a guardie e ladri, dove il ladro era sempre Akemi e la guardia Shiho.
«D'accordo, non starò molto su questo discorso...» disse la ragazza, sviando subito argomento vedendo gli occhi lucidi della ramata:«Dunque... Come mai ti vuole fare sua quest'uomo? Mi pare si chiami Gin... No?»

«Esatto. Jin Kurosawa, occhi verdi, ogni volta che li fissi sembra quasi che ti voglia gelare all'istante, capelli biondo, lunghissimi, vestito sempre e solo di nero, fumatore incallito e ossessionato dall'idea di uccidermi e/o farmi sua... Per questo sono terrorizzata... O per meglio dire, preferirei non avere a che fare con Jinchiro... Mi ricorda troppo lui...» proferì con la voce quasi tremante:«Comunque, Gin mi vuole far sua perché qualche mese fa, per convincermi a ritornare ad ubbidire, mi hanno portato in un hotel... Dico mi hanno perché c'era sia Gin, sia il suo amico quasi fratello Vodka. Una mattina avevo appena finito di farmi la doccia, ero seduta nuda sul letto della camera d'albergo con i capelli asciutti, quando d'un tratto irrompe nella mia stanza il biondo e mi ha visto nuda... Da quel momento in poi mi ha praticamente ossessionato... Ho tanta, troppa paura di rivedere la sua faccia...» aggiunse con tono sempre più tremate.
«Su su, non tremare... Ci siamo io e Shinichi che ti proteggiamo... E che ti proteggeremo...» le sorrise:«Ma... Dimmi un po'...» aggiunse Ran con tono vago:«... Dì la verità, ti piace Shinichi?»

Che razza di domande erano?! Certo che no! Insomma, chi si innamorerebbe mai di Shinichi Kudo, il detective liceale presuntuoso come pochi?! Anche se... Un fondo di verità in quella domanda c'era. No, doveva risponderle come aveva fatto prima in classe:«No, non mi piace. Puoi starci assieme quanto vuoi.» le sorrise falsamente:«E quand'era Conan lo guardavo così giusto perché lo ammiravo e in un certo senso lo ammiro tutt'ora...» sorrise, nuovamente, falsamente.
«Va bene...» disse Ran ricambiando.
Un nuovo silenzio avvolse la stanza, era meno pesante di prima. Si udivano i soliti chiacchiericci nei corridoi e il passo lento degli studenti pronti a rientrare nelle aule dopo il suono della campanella che segnava la fine della pausa.

Non sapevano più cosa dirsi, il resto a Ran glielo aveva praticamente detto tutto Shinichi, così come il ragazzo aveva detto a Shiho tutto sulla castana che tanto amava. Sì, un moto di qualche sentimento strano c'era, tuttavia tentava di reprimerlo per non starci troppo male.
Un nuovo vento si innalzò e nuovamente i rami e le foglie ondeggiavano sotto la sua presenza. Il sole si era leggermente spostato e il cielo era rimasto sempre limpido, uniforme, senza alcune nubi che lo coprivano, lasciando spazio al cielo più bello che si fosse mai visto da qualche mese a quella parte. I piccoli uccelli forse erano già pronti per spiccare il volo assieme alla madre, anche se qualcuno di loro cadeva, ma per fortuna c'era il padre che li prendeva con il beccuccio per la collottola e li riportava nei nidi sugli alberi.

«Spero per te che Jinchiro non ti assilli troppo... Sai, di solito non fa così con tutte... Ci ha provato anche con me, ma io gli ho tirato un calcio di karate così potente ma così potente che ora non ha neanche più il coraggio di provarci con me... Infatti le altre due ragazze che sono venute dopo di me con cui ci ha provato diciamo che non ci hanno pensato su due volte prima di venire da me a chiedermi di difenderle...» disse la castana, facendo ridacchiare la ramata.:«Per cui, se hai problemi con lui, vieni da me... D'accordo?» sorrise. Shiho ridacchiò:«D'accordo!» e ricambiò il sorriso, stavolta sinceramente.

«Devo ammettere che però a te guarda con uno sguardo diverso, quasi di compiacimento... Come se lui stesso ti avesse trovato... Credo proprio che si sia preso una cotta per te senza neppure conoscerti a dovere!»
«Avevo fatto innamorare anche Mitsuhiko... Ma lui dopo un po' che lo conoscevo! Questa supera tutte le cose che sono successe quand'ero ritornata piccola!» e a questa battutina cinica e stupita fece ridere di gran gusto Ran, la quale, solo dopo aver bevuto un po' d'acqua dalla bottiglietta, si riprese totalmente.
Un altro sorriso tra le due.
Il suono della campanella, entrambe a questo suono si alzarono e si diressero verso l'uscita del bagno, con sorrisi raggianti, mai avuti prima.

Chissà, forse sarebbe nata sul serio una grande amicizia.


Beh sì, devo ammetterlo, oggi ero particolarmente ispirata! xD
Mi raccomando, non temete che i momenti ShinxShiho arriveranno... ^^

Al prossimo aggiornamento! <3

Capitolo 7

Edited by ~ ShiningStar <3 - 19/12/2009, 18:40
 
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view post Posted on 10/12/2009, 22:42     +1   -1
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e noi li aspettiamo con ansia!!!!

che pucce shiho ed akemi che giocano insieme con le bambole :wub: :wub: :wub: :wub:

beh, nessuno ha mai detto che una futura amicizia tra shiho e ran non possa esistere...se ognuna sa stare al suo postoXD

sono curiosa di leggere il seguito!!!!!!!!!!


e se gin osa fare qualcosa(qualunque cosa!) alla povera puccia, lo ammazzo veramente!
pure maniaco adesso!!!!
 
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view post Posted on 11/12/2009, 09:30     +1   -1
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"Welcome to the Velvet Room. This place exists between dream and reality, mind and matter." —Igor

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bel capitolo U_U aspetto il prossimo kukukuku *_*

*si arma con del filo da pesca e inizia a pedinare questo Jin Kurosawa* se fallisco.. cè sempre la signora in giallo *_*
 
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Sherry 4869
view post Posted on 12/12/2009, 16:34     +1   -1




Quel maniaco...lo ucciderò a costo di rompermi tutte le ossa del corpo!

Povera Shiho. Sembra che tutta la vita gli si rivolti contro!
 
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Irene.M
view post Posted on 14/12/2009, 15:38     +1   -1




tranquilla aspetteremo con ansia i shinxshiho! tu continua così che sei bravissima!
 
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Kiyo90
view post Posted on 15/12/2009, 19:23     +1   -1




Davvero bravissima ShiningStar, è davvero bella da leggere!!!
 
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view post Posted on 19/12/2009, 18:39     +1   -1
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Grazie a tutti dei commenti e benvenuta/o a Kiyo90! ^^

Puff, scusatemi per l'attesa, ma la scuola mi tiene così occupata che è raro che riesca a trovare momenti liberi per dedicarmi alla scrittura.

Primo quadrimestre andato così e così... Potevo fare di meglio, ma non ce l'ho fatta.
Amen.

Ora per vostra gioia, posto il capitolo. xD

Capitolo 7
Alleanza con l'Ultimo Mago



Aveva appena rubato l'opera più preziosa al mondo. Quella dal sorriso perenne, dallo sguardo che pare muoversi, quella dalla lunga chioma nera e dallo sfondo piuttosto confuso. Fierezza, l'unica cosa che riusciva a provare oltre che una gioia immensa. Molti ladri non erano riusciti nell'intento di prenderla, di farla propria; ma lui era diverso, era un ladro-mago dal talento ineffabile. Non si poteva di certo dire che non aveva abilità alcuna.
L'allarme suonava senza sosta in quel di Parigi. La notte era calma, piatta. La Senna ondeggiava sotto il lieve vento autunnale e la Tour Eiffel si stagliava in essa e nelle sue increspature. Le luci, colorate e normali, della città la rendevano ancor più viva di quanto fosse già. Il cielo era scuro e la luna si imponeva in quel buio taciturno, rendendo più limpide le ombre.

Salì una rampa di scale che portava al tetto dell'edificio dove ad attenderlo c'era un falso elicottero della polizia. Falso poiché in cabina di pilotaggio ci stava un suo alleato. La polizia francese gli stava alle costole, le pistole puntate addosso a lui. Sapevano che non dovevano sottovalutare questo ladro dal Sol Levante, ma non ci potevano fare nulla, avevano usato tutte le armi a loro disponibili per combattere questo nemico che si era preannunciato. Aveva detto “Ruberò l'opera enigmatica che con lo sguardo sembra seguirti. Al calar del sole sarò lì.” mille guardie furono messe lì, a controllare quell'opera d'arte, ma fu fatale un solo secondo di distrazione: in men che non si dica, aveva rubato il quadro più prezioso al mondo ed ora erano proprio davanti a lui che continuava a correre.

Troppo tardi.
Il ladro salì sulla scala a corde dell'elicottero e questo andò via con lui mentre lui urlava:«Addio, Francesi! L'opera ora è mia!»
Poi andò su per l'elicottero e si sedette su uno dei sedili, accarezzando il prezioso quadro che era contenuto in una teca di vetro:«E ce l'ho fatta. La Gioconda è mia!» esultò, sapendo di aver fatto il colpo della storia, un fatto epocale, un dolce sogno che si rivelava realtà. L'indomani, le pagine dei giornali francesi, inglesi, italiani, spagnoli e perfino quelli giapponesi avrebbero messo come notizia in prima pagina “Kaito Kid ruba -La Gioconda- di Leonardo da Vinci: è scandalo sulla sicurezza del museo del Louvre.”. Buffo pensare che bastava così poco per aggirare gli europei; perfino quando aveva rubato il “David” di Michelangelo era stato facile.

«Sono molto contento di lei, signore. E credo che anche suo padre sarebbe stato orgoglioso di lei.» disse il maggiordomo di Kaito alla guida dell'elicottero, sorridendo per l'impresa riuscita al suo padrone.
«Grazie...» proferì giocondo il ladro:«Una cosa...» aggiunse mentre si toglieva il cappello ed il monocolo:«Potresti fare una... Deviazione?» disse mentre si stava svestendo dal mantello e dalla giacca.
«Ogni suo desiderio è un ordine. Dove vuole che la porti?» esclamò il maggiordomo, acconsentendo alla richiesta del giovane ladro donnaiolo.
«Vorrei andare a Tokyo, a trovare quel famosissimo detective... Conan Edogawa o Shinichi Kudo...»

~ ~ ~



Mattina.
Il cielo era limpido, privo di nuvole. Una distesa azzurra al di sopra di ogni testa. Il sole era ancora poco forte, illuminava abbastanza, ma non scottava. L'aria si faceva sempre più autunnale, le foglie divenivano gialle o rosse e cadevano a terra accompagnate dal venticello che soffiava tra i rami e le strade che erano semi deserte poiché tutte le persone erano nei bar a prendersi l'ultimo gelato o una cioccolata calda.
Una ragazza forse si differenziava dal resto del mondo. I corti capelli ramati le si scompigliavano a causa del vento che cominciava ad innalzarsi pian piano; in mano la borsa della spesa, le mani piuttosto fredde e due profonde occhiaie le solcavano il viso.

Erano notti che non dormiva, aveva sempre paura che un uomo vestito di nero l'avrebbe aggredita nel sonno, uccidendola. Era ripetitiva, martellante, quella scena nei suoi sogni. Lui che dal lungo impermeabile tirava fuori una pistola argentata e la puntava verso di lei, esclamando:«Addio, Sherry.», premeva il grilletto e lei cadeva a terra, esangue.
Scrollò la testa, come per voler togliere quell'immagine dalla sua mente, ma inutilmente. Tornava sempre, anche se non voleva. Sensazioni di insicurezza, paura, terrore la assalirono, le lacrime le salivano agli occhi, tuttavia lei le rimandava sempre indietro.

«Come sei bella avvolta in quella sciarpa.» esclamò una voce, distraendola dai suoi pensieri.
Voltò lo sguardo e lo vide. Era un ragazzo che non conosceva, ma che assomigliava in modo impressionante a Shinichi. Capelli neri che andavano ovunque, occhi azzurri e sorriso furbo, vestito con uno smoking blu.
«Non ti conosco...» rispose lei:«Vorrei entrare in casa, visto che fa freddo...»
Lui si avvicinò sempre di più alla ramata, la quale lo guardava male, facendolo quasi rabbrividire:«Beh, se proprio vuoi saperlo, sono Kaito Kid, il mago-ladro.» esclamò lui.
«Davvero? In effetti di altezza ci sei... Che vuoi da me?»
«Per prima cosa, piacere, sono Kaito Kuroba, molto piacere. Ma posso sapere come vi chiamate, bella donzella?»
«Non parlare così...» esclamò guardandolo male:«Io sono Shiho Miyano...» porse la mano:«Molto piacere... Ora, mi puoi dire che vuoi?»
«Parlare con Conan Edogawa... O per meglio dire, con Shinichi Kudo e te, Ai Haibara...»

Come diavolo faceva a sapere che Shinichi era Conan e che Ai era lei? Forse sospettava tutto già da tempo, ma non poteva dirlo. Credeva di essere al sicuro, ma tanto valeva mettersi il cuore in pace:«Vieni, entra pure.» gli disse, guidandolo in casa sua, che era quella accanto a quella di Shinichi.
«Cariiiiina...» commentò il ragazzo, guardando come la ragazza si toglieva la sciarpa rossa dal suo viso.
«Grazie, è mia e di mio padre.»
«Shiho, chi c'è?» esclamò il dottor Agasa sentendo una voce provenire dal sopra.
«Un amico...» disse rivolta all'uomo:«Ora chiamo Shinichi.» proferì rivolta al moro, per poi prendere il cellulare e digitare il numero del suo migliore amico che sicuramente si stava sbaciucchiando con la sua ragazza, con la quale stava insieme da ormai un mese.

Il telefono squillò per un minuto, ma nessuno rispose. Ricompose il numero ma ancora nulla. Rifece il numero e finalmente qualcuno rispose:«Pronto?»
«ALLA BUON ORA!» gli urlò dietro la ragazza.
«Scusami! Sono leggermente occupato!» esclamò Shinichi all'urlo della ragazza.
«Metti caso che stavo male e che ero sola in casa... Oppure che per puro caso avevo una lettera minatoria dall'Organizzazione!» disse la ramata in tono seccato.
«Scusami! Va beh, che vuoi?»
«C'è a casa mia una persona che vorrebbe parlarti...» proferì Shiho guardando Kaito.
«Può aspettare.»
«MA SEI TARDO O COSA?! È KAITO KID!!!» urlò nuovamente la ragazza, spaccando il timpano al moro dall'altra parte della cornetta.

«Che cosa?!?!?!?!??!?!? Arrivo subito con Ran!» esclamò lui, dicendo alla sua ragazza che c'era una persona che lo voleva e che doveva andare a casa di Shiho.
«Fai in fretta.» e gli riattaccò in faccia, per poi rivolgersi al moro e chiedere:«Ti va un tè caldo?»
«Se proprio vuoi farlo, ok.» sorrise alla ragazza, che andò subito in cucina a preparare cinque tazze di tè.
D'un tratto, il cellulare di Kaito vibrò e gli venne fuori un messaggio della sua ragazza, Aoko, che diceva “Spero che tu torni presto, mi manchi. Baci, tua Aoko”. Porca miseria! Ho la ragazza! Ma provarci non fa mai male... pensò tra sé e sé il ragazzo, sorridendo maliziosamente.

Cinque minuti dopo suonò il campanello e Shiho andò ad aprire, scambiandosi dei baci sulla guancia con la castana. Poi fece accomodare i fidanzati sul divano e andò a prendere il tè che aveva preparato.
«Dunque, Shinichi. Come tu avrai ben sentito, io sono Kaito Kid e do la caccia anch'io all'Organizzazione alla quale anche tu dai la caccia.» cominciò mentre si beveva un goccio di tè mentre il dottor Agasa salì per sentire anche lui che aveva da dire il ladro.
«Eh? Perché dai la caccia agli Uomini in Nero?» esclamò Shinichi aggrottando le sopracciglia.
«Un po' di fatti miei. Comunque volevo proporti di stringere un'alleanza. Ci stai?»
Un ladro che chiedeva l'alleanza ad un detective. Che cosa strana, eppure stava accadendo.

Ma qualcosa stava prendendo una brutta via. Kaito era seduto accanto a Shiho e tentava in ogni modo di prenderle la mano e dentro Shinichi si mosse qualcosa che non aveva mai provato prima, come una specie di rabbia. No, non era il momento di pensare a quelle cose, doveva dargli una risposta:«Uhm... Ok, ci sto. Ma non so che intenzioni hai...» disse il moro guardando l'altro:«... Soprattutto perché mi fido poco di te che sei un ladro. E che hai rubato “La Gioconda”.»
«Affare fatto, allora.» disse il ragazzo porgendo la mano all'altro che gliela strinse.

Tutti si stavano chiedendo che avesse in mente quel ladro, tuttavia tanto valeva dargli fiducia.
Forse sarebbe stata la volta buona dove l'Organizzazione poteva cessare di esistere.
O quantomeno, ci speravano.


Puff, per fortuna dopo tante pene eccovi il capitolo.
Nel prossimo svelerò il come fa Kaito a sapere i nomi dei due.
Ora vi lascio commentare, bye!


Capitolo 8

Edited by ~ ShiningStar <3 - 22/12/2009, 01:20
 
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view post Posted on 19/12/2009, 22:07     +1   -1
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The Dark One

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infatti, sono curiosa di sapere come ha fatto kaito ha scoprire chi erano veramente!

e pure la gioconda si è rubato!!!!! e bravo kaito!!!!!

nel pezzo della telefonata di shiho a shin ho odiato caldamente shin.....e cominciamo a mostrare i primi segnali di gelosia, eh? kaito, giù le mani dalla ramata che hai la fidanzata!!!!!!!!!!!!!!!
 
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view post Posted on 20/12/2009, 01:31     +1   -1




aloora a passo bradipino bradipello sto arrivando anche io xD ho letto solo quest'ultimo capitolo perchè mi incuriosiva un pacco e infatti è perfetto *-* il tuo modo di scrivere è strabiliante *-* poi kid è divertente come una puntata di colorando X°D

CITAZIONE
porca miseria! ho la ragazza!

madò stavo esplodendo x°D

CITAZIONE
un po' di fatti miei

idem come sopra

mi recupero tutti i capitoli °w° scusa ancora per il mio passo bradipino bradipello ma sai com'è... sono le ali che pesano :sisi:
 
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-----Shiho Miyano -----
view post Posted on 20/12/2009, 13:23     +1   -1




O_O era da un sacco che non entravo nel forum...
ho perso molti capitoli :cry: scusa Star ç_ç
sto cominciando a recuperarli tutti v.v e quelli che ho letto sono davvero Strepitosi *_______________* sei davvero BRAVISIMA *O*

 
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276 replies since 13/11/2009, 22:47   18178 views
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