Ma grazie ragazzi! Siete troppo buoni... ^^
E con questo non vi sto dicendo di smettere! v.v
In un momento di scavolo più totale, scrivo un capitolo della mia fic.
Scusatemi se magari alcune cose sono fuori luogo, ma volevo creare l'atmosfera giusta.
E scusatemi se scrivo poco, ma vista l'ora mi sembra giusto!!!
Capitolo 8
Magia Svelata
Solo lui sapeva perché si trovasse lì, in quella casa, a chiedere l'alleanza ad un suo quasi nemico. Kaito Kuroba, o per meglio dire, l'Ultimo Mago del Secolo Kaito Kid era in casa del dottor Agasa e di Shiho Miyano, e stava molto probabilmente cercando le parole da dire alle persone presenti in quella stanza.
Nel frattempo, la ramata raccolse le cinque tazzine di tè e le riportò in cucina, lavandole e asciugandole per poi ritirarle in un armadietto di vetro. Per l'occasione aveva usato delle tazzine un po' speciali; d'altronde non capita tutti i giorni di avere a casa una sottospecie di celebrità, anche se la fama che aveva non era delle migliori. Per fortuna che aveva una doppia identità.
Il detective guardava il ladro:«Si può sapere perché mi hai chiesto l'alleanza?» domandò incuriosito, insistendo anche, poiché voleva sapere quali razza di rapporti c'erano tra lui e l'Organizzazione:«Non sono affari tuoi.» rispose seccato Kaito.
«Andiamo... Non puoi chiedermi l'alleanza se poi non mi spieghi il perché!» protestò Shinichi mentre si appoggiava allo schienale, cingendo le spalle di Ran con un braccio.
«Alcuni lo fanno... Perché non dovrei farlo anch'io?» rispose a tono il ladro, che di sfuggita guardava Shiho tornante dalla cucina, la quale sembrava fregarsene altamente del fatto che ci fosse un bel ragazzo come lui in casa sua. Diamine, era proprio bella. Però doveva ricordarsi che aveva la ragazza, a cui un giorno avrebbe rivelato tutto.
«Kaito.» esclamò la ramata:«Potresti rivelarci il perché di questo tuo gesto?» domandò infine mentre si sedeva accanto a lui.
«Non posso non rispondere a una domanda così... E comunque va bene, se proprio vuoi... Dolcezza...» e avvicinò la sua mano a quella di lei che, con molta agilità, la tolse subito dal contatto che stava per avvenire. Sia l'esclamazione che il gesto che stava per esser fatto, resero il giovane detective liceale un po' nervoso:«Oh sì certo, quando te l'ho chiesto io però non me lo hai voluto dire al primo colpo...»
«Lo vuoi sapere sì o no?!» domandò seccato Kaito.
«Spara!»
«Dunque... Da dove posso cominciare...» si mise comodo sul divano, tentando di cingere le spalle di Shiho che, con un colpo secco, diede uno schiaffo sulla mano al ladro che quasi non imprecò:«Ahia! Dunque... Tempo fa mio padre fu rapito da questi Uomini in Nero, i quali, non so come facessero a saperlo, avevano scoperto che era un abile ladro-mago e che era abile nella tecnica del travestimento. Per cui un giorno vennero a casa mia due uomini vestiti con un impermeabile nero e un cappello del medesimo colore. Uno aveva un paio di occhiali da sole e non se li toglieva mai, un po' tozzo e con il mento pronunciato. L'altro invece aveva capelli lunghi biondi-platino, occhi verdi, spietati. Un po' magro e alto dal mento squadrato e una sigaretta in bocca...» cominciò a raccontare.
«Vodka e... Gin.» esclamò la ramata, con una specie di paura a pronunciare il nome in codice dell'ultimo.
«Si chiamano così?! Va beh, credo proprio che tu ne abbia una paura folle...» disse dispiaciuto il ragazzo per poi continuare a raccontare:«Stavo dicendo che sono venuti a casa mia e che mio padre, dopo un breve battibecco, è stato costretto a salire su un'auto nera. Da lì, non lo vidi più.»
«Che cosa orribile!» proferì disgustata Ran:«Almeno te lo facevano sentire?»
«Sì, quello sì. Però è già da qualche mese che non lo sento...» arricciò le labbra in segno di preoccupazione:«... Sta di fatto che quando hanno rapito mio padre, mi è arrivata una lettera da parte loro che volevano il riscatto di ben cento milioni di yen.»
«MA È TANTISSIMO!» sbottarono tutti quanti all'unisono:«E come farai a trovarli?» domandò poi il dottor Agasa, sapendo in parte la risposta.
«Rubo. È l'unico modo che ho.» disse Kaito con tono tranquillo:«... Rubo le opere più famose, come il “David” di Michelangelo, “La Gioconda” di Leonardo o “I Girasoli” di Van Gogh per poi rivenderle e ricavarne almeno centomila per volta.»
«Ma... Sei sicuro che ce la farai ad arrivare ai cento milioni?» domandò Ran quasi turbata dall'enorme fatica che il ladro doveva fare per recuperare tutti quei soldi per suo padre.
«Ne sono sicuro... Purtroppo le opere costose sono difficili da rubare. Ad esempio, per “La Gioconda” sono stato un mese ad elaborare il piano, anche se era difficile attuarlo poiché le guardie erano ovunque.» rispose il moro tranquillamente, come se stesse raccontando che aveva fatto quel giorno a scuola.
«Ma a che cosa servono tutti quei soldi?»
«Lo so io.» rispose Shiho:«Per completare il farmaco per la vita.» aggiunse.
Farmaco per la vita? Ma questa ragazza... pensò sbigottito Kaito, così come sbigottite erano le espressioni dei presenti in sala:«Kaito, io facevo parte di quell'Organizzazione. Hanno ucciso mia sorella ed ho deciso di tradirli... Ma negli ultimi periodi che ero lì, probabilmente intuendo che avrei fatto un passo falso, mi sono stati col fiato sul collo per terminare quel farmaco che, in fin dei conti, non avevo neanche cominciato.» rispose la ragazza abbassando lo sguardo.
«Da... Davvero?!» esclamò stupito il ragazzo:«Non si direbbe che tu facevi parte di quell'Organizzazione...» la guardò ancora, incredulo:«Non ti chiederò molto, alcuni particolari li so già di mio...»
«Come ad esempio...?» cominciò Shinichi per poi essere interrotto dall'altro moro:«... Sì, esatto, come il fatto che sapevo che tu fossi Conan Edogawa e la bella ragazza qui affianco fosse Shiho Miyano detta Sherry.» sorrise a tutti.
«Come...?» stava per chiedere la ramata.
«Ho una spia che lavora per me lì dentro. Il suo nome in codice è Tonic. E non va molto d'accordo con Gin.» ridacchiò un po', pensando allo strano fatto che Gin Tonic è un tipo di alcoolico molto pesante, molto buono:«... Non so neppure io il perché di questa sottospecie di odio, so anche che non si parlano mai... Sta di fatto che mi ha detto che ci sono stati molti uomini che parlavano di un ragazzo detective, che molto probabilmente era rimasto in vita nonostante avesse preso un farmaco... Apotcostina, o una cosa simile...»
«Apotoxina 4869. Abbreviazione: APTX 4869. L'ho progettato io. Attraverso l'Apoptosi, ovvero il processo di morte cellulare, serve ad uccidere le persone. “Apoptos” in greco significa appunto “Morte”.» puntualizzò la giovane, fulminando il ladro con lo sguardo.
«Sì sì, quello...» agitò la mano in segno di menefreghismo, non volendo fare lezione anche all'infuori dell'ambito scolastico:«... Comunque... Stavo dicendo...?! Ah sì! Allora, si narrava che due persone erano riuscite a sfuggire da questo farmaco, ritornando ad una tenera età. Avevo già dei sospetti su di voi, mi sembravate troppo svegli, furbi ed intelligenti per la vostra età. Chiesi al mio amico Tonic di procurarmi una foto da piccola di questa Sherry e lui, andando a casa di tua sorella, ne trovò una e me la porse. La guardai attentamente e pensai “Diamine, è proprio lei!”.» sorrise alla ramata che lo fulminò ancora con lo sguardo:«... Mentre per te, Kudo: mi sono travestito da tua madre e sono entrato in casa tua e scovai una foto di quand'eri ancora settenne. E sì, anche lì ho pensato “È lui... È lui...”»
«Che cos...?! COME TI SEI PERMESSO DI ENTRARE IN CASA MIA!» sbottò Shinichi:«Caro, calmati... L'ha fatto solo per colmare i suoi dubbi!» esclamò Ran con fare consolatorio.
«Già Shinichi, calmati. Anche tu a volte ti introduci in case di altri senza né suonare, né bussare e senza permesso...» proferì Agasa, facendo scoppiare tutti in una fragorosa risata.
«Eh eh, in effetti ha ragione...» si grattò dietro la testa ridacchiando un po':«... Dunque, tutto qui?!»
«Sì, per ora sì.» concluse Kaito:«Facciamo una cosa...» aggiunse in tono di proposta:«... Quando avrò delle informazioni sull'Organizzazione, ve le darò. Lo stesso dovrete fare voi con me... Intesi?» concluse poi con tono diplomatico.
«Affare fatto.» esclamò il moro dandogli la mano:«E ti aiuteremo a liberare tuo padre... Cosicché magari potrai recuperare i quadri venduti.»
«Grazie... Però cavolo, i quadri son troppi!!!» sbottò Kaito improvvisamente per poi ridacchiare.
Un'ultima stretta di mano, l'accompagnamento alla porta, lo scambio di numeri del cellulare e poi via, a casa.
Anche i due piccioncini decidettero di andare a casa, quella di lui però, visto che era vuota e potevano fare tutte le loro cose private con tranquillità; quindi sia lui sia lei salutarono Shiho e il suo padre adottivo e se ne andarono nella casa accanto.
Agasa e Shiho erano sulla soglia d'ingresso, la porta chiusa e la luce leggermente fioca che proveniva da fuori: l'ultima luce della giornata.
«Shiho...» disse Agasa guardandola dritto negli occhi che si stavano riempiendo di lacrime:«... È da un mese che piangi per lui... E mi dispiace vederti così abbattuta...» si avvicinò alla ragazza, abbracciandola e accarezzandola sulla nuca:«... Non te lo meriti...»
«Forse sì... Oh dottore, vorrei morire! Sto vivendo troppo male... Qui dentro... Nel mio cuore...» proferì la giovane tra i singhiozzi.
«No, non te lo meriti...» esclamò con tono consolatorio l'anziano:«... Comunque se ti può interessare, quando Kaito ci provava con te, lui lo guardava male.»
«Lo avrà guardato male per un altro motivo... Forse perché sono come una sorella per lui!» dopo un po' riuscì a calmarsi, anche se non le dispiaceva stare in quell'abbraccio così paterno, uno che non sentiva da anni. Era caldo, accogliente, perfino familiare.
Faceva bene a considerarlo un secondo padre.
«Gli hai fatto l'antidoto perché lo ami molto... Vero?» domandò retoricamente il dottore che stava dando alcuni baci sulla fronte alla ragazza.
«Sì... Io amo Shinichi Kudo.» rispose infine Shiho.
Adios... Mò vado a letto... È dalle 6.15 che son in piedi!
Buonanotte e commentate in tanti, mi raccomando!
Capitolo 9Edited by ~ ShiningStar <3 - 24/12/2009, 00:27