Detective Conan Forum

Le avventure di Alex Fedele, Le avventure di un nuovo straordinario personaggio giallo :)

« Older   Newer »
  Share  
kaito cry
view post Posted on 2/9/2011, 11:50     +1   +1   -1




Che bella mi piace molto! sono curiosa di leggere il prossimo capitolo! ma Alex Fedele sei tu? o almeno il personaggio l'hai creato pensando a te stesso?
be complimenti :clap:
 
Top
view post Posted on 2/9/2011, 13:47     +1   -1
Avatar

Juventus=Alessandro Del Piero 10. 32 Scudetti vinti sul campo.

Group:
Member
Posts:
2,496

Status:


CITAZIONE (kaito cry @ 2/9/2011, 12:50) 
Che bella mi piace molto! sono curiosa di leggere il prossimo capitolo! ma Alex Fedele sei tu? o almeno il personaggio l'hai creato pensando a te stesso?
be complimenti :clap:

Domani il prossimo capitolo(avrai già notato che c'è l'anticipazione). Per quanto riguarda Alex Fedele, ho preso ispirazione un po' da tutto ciò che vedo intorno a me. Alex Fedele sono io, ma potresti essere anche tu se pensi che alcuni lati del suo carattere(che comunque deve ancora emergere completamente) si accostino alla tua personalità. Non mi andava di creare un detective perfettino e troppo elegante. Voglio un ragazzo sbarazzino, ironico e decisamente fuori dagli schemi.
Grazie per il complimento, ti aspetto domani se vuoi :)
 
Contacts  Top
Lucia Kudo
view post Posted on 2/9/2011, 13:52     +1   +1   -1




CITAZIONE (Matteo Del Piero @ 2/9/2011, 14:47) 
Per quanto riguarda Alex Fedele, ho preso ispirazione un po' da tutto ciò che vedo intorno a me. Alex Fedele sono io, ma potresti essere anche tu se pensi che alcuni lati del suo carattere(che comunque deve ancora emergere completamente) si accostino alla tua personalità. Non mi andava di creare un detective perfettino e troppo elegante. Voglio un ragazzo sbarazzino, ironico e decisamente fuori dagli schemi.

Scusa se mi intrometto, ma è davvero una bella risposta :sisi: mi piace molto come l'hai descritto.
Per quanto riguarda la FanFic, l'ho finita di leggere solo adesso, e devo ammettere che hai uno stile nello scrivere davvero coinvolgente, complimenti! Aspetto il prossimo capitolo! (:
 
Top
view post Posted on 2/9/2011, 14:03     +1   +1   -1
Avatar

Juventus=Alessandro Del Piero 10. 32 Scudetti vinti sul campo.

Group:
Member
Posts:
2,496

Status:


CITAZIONE (Lucia Kudo @ 2/9/2011, 14:52) 
CITAZIONE (Matteo Del Piero @ 2/9/2011, 14:47) 
Per quanto riguarda Alex Fedele, ho preso ispirazione un po' da tutto ciò che vedo intorno a me. Alex Fedele sono io, ma potresti essere anche tu se pensi che alcuni lati del suo carattere(che comunque deve ancora emergere completamente) si accostino alla tua personalità. Non mi andava di creare un detective perfettino e troppo elegante. Voglio un ragazzo sbarazzino, ironico e decisamente fuori dagli schemi.

Scusa se mi intrometto, ma è davvero una bella risposta :sisi: mi piace molto come l'hai descritto.
Per quanto riguarda la FanFic, l'ho finita di leggere solo adesso, e devo ammettere che hai uno stile nello scrivere davvero coinvolgente, complimenti! Aspetto il prossimo capitolo! (:

Non posso fare a meno di ringraziarti Lucia. Sei molto gentile. :) Quelli sono solo i primi due episodi della prima serie e possono far cominciare a conoscere un personaggio che col tempo spero davvero amerete come lo amo io. Nel corso del tempo ci saranno dei lati del carattere di Alex che vi sorprenderanno. Questo suo non arrendersi, questa sua voglia di fare che poi ha anche a che fare con la testardaggine, lo caratterizzano totalmente. Non ho mai voluto creare la copia di qualcuno, voglio che Alex, sia Alex Fedele per sempre. :D

P.S. Terzo episodio domani: "Vendetta di matrimonio" ;)
 
Contacts  Top
view post Posted on 3/9/2011, 10:44     +1   -1
Avatar

Juventus=Alessandro Del Piero 10. 32 Scudetti vinti sul campo.

Group:
Member
Posts:
2,496

Status:


VENDETTA DI MATRIMONIO



PROLOGO:

L'amore è spesso un sentimento ambiguo. Le persone difficilmente riescono a dire tutto ciò che vogliono quando si ritrovano travolti da questa ondata di sentimenti turbinanti. Può finire bene, un matrimonio, un hotel addobbato per l'occasione, una serie di festeggiamenti vari. Ma ditemi, cosa succede se scoppia la tragedia?


Sigla di oggi: "Far from here" Alissa Moreno (live)



VENDETTA MATRIMONIALE


CAPITOLO I – L’invito

Eravamo andati a pranzo in quella nuova tavola calda che tanto affascinava Bianca. L’aria rustica del luogo aveva consentito lo svolgersi del pranzo in un’armonia leale, sincera e pacata. Persino i soliti punzecchiamenti di Flavio mi erano rimbalzati addosso quasi avessi una sorta di antidolorifico interno prodotto dal mio organismo. La famiglia che gestiva “Lions”, era abbastanza affidabile. Il capofamiglia era un uomo sulla sessantina, brizzolato e ad aiutarlo c’erano moglie e due figli. Avevamo fatto amicizia insomma. Niente male. Sulla via di casa ci ritrovammo in discorsi sempre più complessi. Si parlava di scuola, di lavoro, di società. L’unica cosa di cui non si parlava era di cronaca. Di quella ce n’era già abbastanza.
«Oh diamine!» esclamò Flavio.
«Cosa c’è papà?» domandò Bianca.
«Mi sono ricordato che un mio vecchio amico in questi giorni si è sposato civilmente. Al comune insomma. E non gli ho dato gli auguri!»
«Sei sempre il solito sbadato» intervenni.
«Un famoso investigatore come me ha altro a cui pensare che ad uno stupido matrimonio. Eppure vivi con noi da tempo ormai ragazzo, dovresti vedere le mansioni che svolgo quotidianamente. »
Sia chiaro che per mansioni Flavio intendeva scrivere due stupidaggini sull’agenda e poi bighellonare per la casa. Prima in cucina, poi in salotto, addirittura nel suo stesso ufficio.
»Già» acconsentì falsamente.
«Mi aveva detto però che mi avrebbe invitato alla cerimonia religiosa. Chissà se il postino è già passato.»
«E’ probabile» affermò Bianca. E così facendo aprì la cassetta delle lettere estraendo varie carte. Una volta arrivati in casa, Flavio si sedette nel suo ufficio, dietro la sua scrivania di mogano.
Esaminò minuziosamente la posta.
«Pubblicità, pubblicità, bollette, bollette, bollette, ancora un depilant e…eccolo qui.» disse alzando al cielo un biglietto ripiegato in due di colore bianco e sporcato con degli sprazzi argentei.
«Alla cortese attenzione della famiglia Moggelli.» disse cominciando a leggere. «Invito valevole per la partecipazione alle nozze intime dei signori Riccardo Gardonia e Carla Nurseri che si terranno lunedì alle ore diciotto in punto. La cerimonia si terrà all’ “Atollo”, piccolo alberghetto situato in via Jordanio numero 33, che per l’occasione sarà addobbato come chiesa. Si prega di onorare gli sposi con la propria presenza.» In fondo al biglietto c’erano le firme fotocopiate dei due sposi. Molto carino come invito.
«Lunedì è domani!» esclamò Bianca. «Tu gli hai già fatto il regalo vero papà?»
«Be’…ecco io non ne ho avuto il tempo. Non pensavo che avrebbe avuto il coraggio di invitarmi.»
«Uh? E perché mai?» dissi guardandolo con sospetto.
«Ehi via, quello sguardo da agente segreto dalla faccia. Dovete sapere che Riccardo è un ex poliziotto.»
«Davvero?» ripetemmo in coro io e Bianca.
«Già. Ed era anche molto in gamba. Ricordo che quando io arrivai in polizia lui era già lì da parecchio tempo. Era un semplice poliziotto, ma aveva la stoffa per diventare ispettore, se non commissario.»
«E perché credevi che non ti avrebbe invitato?»
«Un giorno in servizio, io e Riccardo fummo coinvolti in una rissa. Ci scappò un criminale, un rapinatore e da quel momento siamo rimasti col broncio per tutto il tempo che lui è rimasto alla polizia. Un giorno venne in questura e comunicò a tutti che si sarebbe ritirato da poliziotto. Era ancora giovane e nessuno riusciva a spiegarsi questa decisione. Solo alcuni mesi dopo scoprimmo che era gravemente malato.»
«Oh. Mi dispiace molto…» disse Bianca con l’espressione di chi sa di dover piangere.
«Dispiacque anche a me. Per fortuna è stato abbastanza forte da sconfiggere la malattia, fidanzarsi e rifarsi una vita nuova. Non è da tutti avere quella forza caratteriale interiore. Credo sia da ammirare.»
«Puoi dirlo forte Flavio» sussurrai.
«E tu cosa farai?» mi chiese Bianca girandomi verso di me.
«In che senso?»
«Che fai? Vieni al matrimonio?»
«Non so. Ecco…non conosco questo Riccardo e non voglio essere di troppo.»
«Non posso lasciarti qui. Verrete con noi, tu e tuo fratello.» interruppe Flavio.
«E perché mai non potresti lasciarmi a casa?»
«Per il semplice fatto che anche se sei maggiorenne, qui non sei a casa tua con i tuoi genitori. Sono stati gentili ad affidarti a me senza alcun sospetto e non posso certo lasciarti qui con il rischio che ti succeda qualcosa.»
«Non starai esagerando?»
«Per niente. E’ deciso. Tu e Andrea, mettetevi un vestito elegante e venite con noi.»
Ci fu un attimo di silenzio.
«Papà!» urlò Bianca facendoci sobbalzare.
«Che cosa c’è? Perché urli?» rispose a tono Flavio.
«Il regalo!»
«Gli comprerò qualcosa stasera.»
«Papà!»
«Gli metterò dei soldi. Diciamo…cento euro, ok?»
«Papà!»
«Ok, ok. Duecento.»
Lo sguardo di Bianca non cambiò espressione. Rimaneva cinico e indignato.
«Un tuo vecchio amico ti invita al suo matrimonio, dopo che ha combattuto per anni con una malattia e tu gli dai duecento euro? Non ti vergogni?»
«Per niente! Duecento euro sono duecento euro, non sono mica spiccioli. Ai miei tempi io duecento euro non li vedevo tanto spesso.»
«I tempi sono cambiati! Devi mettergli almeno cinquecento!»
«Cinquecento? Sei fuori di testa figliola?»
«Per niente! Non farmi fare brutta figura. O metti cinquecento euro oppure al matrimonio ci vai da solo! Non è vero Alex?» disse voltandosi verso di me.
Non nascondo che ero parecchio imbarazzato. Non mi piace essere coinvolto in queste cose.
«Ahem…già»
Flavio si era già corrucciato in volto.
«E va bene. Vada per cinquecento euro, ma a mio avviso è uno spreco.»
La mattina dopo, nella tarda ora, cominciammo a prepararci. Flavio aveva indossato uno splendido completo smoking. Non c’e che dire, è proprio vero che quel vestito conferisce a tutti un’aria più elegante a prescindere da chi lo indossi. Per quanto riguarda Bianca, era davvero splendida. Indossava un vestito senza spalline, lungo fino in giù. L’abito era di colore grigio ed aveva dei ricami bianchi che lo impreziosivano in ogni modo possibile. Il fisico esile della ragazza, cadeva a pennello in quella creazione in stoffa. A tutto questo abbinò un trucco leggero, una cosa semplice, proprio come lei. Non era niente male. In quanto a me e mio fratello, il pomeriggio prima ero uscito di fretta in furia per andare a comprare(gentile concessione della carta di credito) due nuovi abiti adatti ad un matrimonio. Non me l’ero affatto portato dietro. Sapete come sono i bambini. Non avrei avuto la lucidità per scegliere se avessi dovuto occuparmi di lui, così l’avevo lasciato a casa. Comprai per lui un bellissimo vestito grigio perla, con cravattina. Sembrava un principino mio fratello quel giorno. Per me invece presi un abito più sobrio. Non indossai lo smoking, ma un semplice abito con cravatta nera e camicia bianca, contornata da un completo nero gessato. Non eravamo niente male.
Il matrimonio, come scritto nell’invito, si sarebbe svolto in un piccolo hotel chiamato “Atollo” che per l’occasione era stato addobbato come chiesetta. Al nostro arrivo trovammo pochi invitati. Dovevamo intuirlo. Sullo stesso invito c’era scritto che si sarebbe trattata di una cerimonia prettamente intima. Oltre a noi e gli sposi, c’erano altre cinque persone.
Entrammo nell’hotel domandammo alla reception dove si trovassero gli sposi, ma mentre l’impiegata dava spiegazioni a Flavio, un uomo sulla cinquantina buona, prese di spalle Bianca e la sollevò di peso in modo scherzoso.
«Ah-Ah-Ah! La mia piccola Bianca! Siamo diventate signorine vero?» disse con voce roca l’uomo. Flavio ed io ci girammo di scatto e ci ritrovammo di fronte un uomo abbastanza giovanile, con i capelli brizzolati e completamente senza barba. Il suo viso dava un senso di sicurezza ed al contempo di grande professionalità.
«Riccardo!» esclamò Flavio sorpreso
«Flavio Moggelli» disse avvicinandosi a noi. «Flavio Moggelli» ripetè. «Il poliziotto più in gamba degli ultimi quindici anni! Come va vecchiaccio?» Non c’è che dire, un tipo alla mano.
«Tutto bene amico» disse abbracciandolo. «Mi ha fatto piacere ricevere l’invito per il tuo matrimonio. Ad essere onesto, non me l’aspettavo proprio, ma come è successo che hai preso al decisione di sposarti?»
«Vedi Flavio. Alla mia età e dopo ciò che ho passato, le cose ti sembrano futili e poco inclini al temporeggiamento. Ho incontrato la mia quasi moglie solo due mesi fa, ma conoscendola mi sono accorta di quanto fosse speciale per me. E così abbiamo fatto tutto di corsa, ci siamo sposati subito!» disse con entusiasmo pari a quello di un bambino e con il sorriso di chi ha appena vinto alla lotteria di quartiere.
«E questi ragazzini chi sono? Che fai, li porti al matrimonio e non me li presenti?»
«Oh certo, scusami tanto Riccardo. Il piccoletto si chiama Andrea, mentre il ragazzo più grande si chiama Alex. Alex è con me perché è uno di quelle reclute del PDS…Non so se ne hai sentito parlare»
«Si, certo come no. E’ quel progetto ministeriale che ha deciso di lanciare questi promettenti investigatori. E lui deve fare tirocinio presso di te?»
«Ecco…non proprio. In teoria non si tratta di un vero e proprio tirocinio, ma comunque è simile»
Riccardo mi porse la mano in senso amichevole. «Riccardo Gardonia, piacere di conoscerti ragazzo mio»
«Il piacere è tutto mio signor Gardonia. Flavio mi ha parlato di lei. Mi ha detto che era un agente encomiabile. E’ un onore stringerle la mano, davvero.» dissi ricambiando la stretta.
«Ah è così? E pensare che il qui presente detective non ha mai voluto farmi nemmeno un attestato di stima in servizio» disse sorridendo maliziosamente.
«Mio padre la stima molto signor Gardonia» disse con ammirazione Bianca.
«Volete stare zitti? E’già sbruffone abbastanza, figuriamoci se voi incentivate la sua voglia di mettersi in mostra». Scoppiammo in una risata volontaria. Il signor Gardonia era davvero una persona gentile. Molto affabile,poco incline a toni formali. Davvero una gran bella persona.
«Ma cosa ci facciamo ancora qui? Diamine, fremo dalla voglia di presentarvi la mia amata. Presto venite, non state lì impalati come tonni!».
Percorremmo tutta la sala dedicata alla hall. Le pareti erano dipinte di un giallo ocra in evidente stile spatolato. I quadri, probabilmente imitazioni, di grandi artisti famosi davano un tocco culturale alla saletta, perfettamente adornata con tappeti d’alta classe e divanetti molto elegante che consentivano agli ospiti di sedersi. Riccardo Gardonia, nel tragitto ci confessò di aver affittato per quel giorno tutto l’hotel e che il ricevimento nuziale si sarebbe tenuto al piano superiore. Non era certo un tipo che doveva avere problemi economici.
Imboccammo una porta ad arco sulla parte destra della saletta e, ritrovatoci in un corridoio, proseguimmo dritti verso una porticina in legno, che aprendosi, diede su un ulteriore corridoio, stavolta con varie stanze disposte ai lati del muro.
«Ecco, la camera della mia sposina è la prima a destra» disse Gardonia. «Amore, apri. Sono io, voglio presentarti dei miei amici.» disse bussando.
Quando la porta si aprì, devo dire che ebbi un sussulto. La sposa tanto nominata dal signor Gardonia, era davvero uno schianto. Aveva un’acconciatura a coda di cavallo. La pelle olivastra e gli occhi azzurro cielo, si intonavano alla perfezioni con i suoi capelli dorati. Il suo corpo sarebbe caduto alla perfezione nella maestosità e semplicità di quell’abito da sposa disteso sul divanetto. L’abito aveva una profonda scollatura, non volgare, ma comunque che lasciava intravedere un po’ di seno. La sposa in attesa di indossarlo, vestiva con un vestitino intero di color grigiastro.
«Amore» disse baciando Riccardo.
«Ciao Carla, volevo presentarti il signor Flavio Moggelli, mio ex collega in polizia ed ora investigatore, quindi sua figlia Bianca e due suoi amici Alex e Andrea.»
«Molto piacere» rispose elegantemente la sposa. «Mi chiamo Carla Nurseri. Volete entrare ragazzi?»
Entrati nella camera della sposa, notammo come la camera fosse stata rivoltata come un calzino per permettere di aggiungere bellezza a quella donna già meravigliosa. Trucchi erano sparsi ovunque sui ripiani e a terra c’erano decine di calze e biancheria intima. Devo dire che sia io che Flavio ci ritrovammo arrossiti.
«Oh! Mi dispiace che troviate la camera in questo stato, ma i preparativi fervono e così c’è disordine.»
«Lei è bellissima signorina Nurseri. Quel vestito le calza a pennello» affermò Bianca.
«Grazie cara, che bel complimento. Vorresti aiutarmi a scegliere il trucco giusto per l’altare?»
«Con piacere!»
Donne.
«Allora Riccardo. Di cosa ti occupi ora?» chiese Flavio.
«Be’, ho aperto un piccolo negozio di ferramenta. Mio padre era muratore e così sono cresciuto in mezzo ad attrezzi e cose varie. Rende abbastanza bene. Carla invece studia economia all’Università e contemporaneamente lavora come cassiera in un supermarket.»
«Be’ sono ragazze. Insomma, quanti anni ha?»
«Carla dici? Be’, ha ventinove anni. E’ molto più giovane di me, considerando che ne ho cinquantatre.»
«Caspita» disse Flavio.
«Sai come si dice amico mio. “La carne è debole”»
Di certo il signor Gardonia non era un tipo timido. Sicuramente aveva imparato a vivere giorno per giorno, a non programmarsi le cose come un un servizio prepagato. La malattia che aveva sconfitto, lo aveva fortificato e al contempo plasmato su una nuova speciale dimensione nota solo forse alle persone che gli stavano sempre vicino.
Bianca uscì dalla porta richiudendola alle sue spalle.
«Vedrà signor Gardonia, Carla sarà perfetta per la cerimonia. A proposito, a che ora ha detto che si celebreranno le nozze?»
«Alle diciotto Bianca. C’era scritto sul biglietto d’invito.»
«Certo, che sbadata, mi scusi.»

CAPITOLO II – Intimo, forse troppo

Seguì un momento di intenso silenzio. Forse dovuta al fatto che quell’uomo fosse di carattere particolare, forse alla tensione che si insediava nel suo cuore, forse semplicemente al fatto che, essendo primo pomeriggio, nessuno aveva voglia di chiedere ulteriori informazioni. La cerimonia si sarebbe tenuta tra appena due ore.
«Venite, vi presento al resto degli invitati!» disse Riccardo con un sorriso più largo che mai.
Ripercorremmo la stessa strada e ci ritrovammo nello stesso salottino di prima, dove c’erano poche persone, presumibilmente gli invitati.
«Signori, voglio presentarvi i miei amici. Flavio Moggelli, mio ex collega in polizia ed ora brillante detective privato; Sua figlia Bianca e due suoi conviventi, Alex e Andrea» concluse Gardonia indicandoci con un dito.
«Molto piacere» si avvicinò un uomo sulla sessantina, stempiato, con davvero pochi capelli in testa e con degli occhi piccoli. «Sono lo zio della sposa, Mario Nurseri e questa è mia moglie Veronica.» disse indicando una donna leggermente in sovrappeso della sua stessa età e con dei capelli neri con sfumature biancastre.
Dopo una risata di congedo di Riccardo Gardonia, ci avvicinammo al resto degli invitati.
«Vi ho detto che la cerimonia sarebbe stata molto intima. Oltre agli zii di Carla, ci sono altri tre nostri amici in comune, di cui due ci faranno da testimoni. Eccolo qui, vi presento Giorgio Rossetti, si occupa di management in una nota multinazionale» affermò il quasi sposo stringendo con forza la mano di un ragazzo di circa trent’anni, con una leggera barbetta e con una postura impeccabile.
«Successivamente, ecco il mio amico di infanzia, Luca Barberi, uomo d’affari e la migliore amica della sposa, Maria Civita Voleri, studentessa di giurisprudenza». Luca Barberi aveva la stessa età di Riccardo. I capelli neri, sicuramente tinti(o almeno così sembrava) gli conferivano un aspetto molto giovanile. I baffoni invece, sullo stile dei mustacchi classici, gli davano un tono di severità. Maria Civita aveva la stessa età della sposa. Non vidi la sua carta d’identità, né parlammo di anni di nascita, ma la pelle rosea e liscia e gli occhi vivaci davano questa esatta impressione. Gli occhiali le avevano donato una espressione intellettuale.
«Molto piacere» ripetemmo in coro quasi uniforme e con sorriso smagliante a trentadue denti.
Passammo la successiva ora a discutere e a parlare del più o del meno. Si parlò di lavoro, di occupazione e di impegni, di società, di politica ed in minor parte anche di sport. Gli uomini avevano avviato un’accesa discussione sulle squadre di calcio ed io, essendo tifoso di una squadra che ha vinto ventinove scudetti come la Juventus, mi ci integrai subito. Per quanto riguarda le ragazze, non udì molto i loro discorsi, ma devo dire che sembravano a loro agio. Quindi, non so, forse parlavano di cucina, di make-up, oppure di abiti, di moda in generale. Qualcuno si allontanò con varie motivazioni, ma c’eravamo integrati con tutti ormai.
«Vado a vedere come sta Carla» affermò Maria Civita. «Sarà sicuramente bellissima, e voglio darle il mio regalo prima di chiunque altro.»
«Vai Maria Civita e dalle un bacione da parte mia» si intromise Luca.
«Ok. Lo farò.»
Non posso essere sicuro al cento per cento di ciò che mi accingo a dirvi. Non avevo un cronometro in mano. Me ne stavo lì a parlare abilmente di sport, ma passò relativamente poco tempo, forse qualche secondo, da quando Maria Civita se n’era andata a quando sentimmo l’urlo disperato di una donna in lacrime. Sobbalzò l’intera sala. Correndo ci eravamo diretti alla camera della sposa, ma avevamo trovato l’amica della sposa in ginocchio sulla soglia in lacrime, in preda a delle convulsioni, a delle crisi isteriche. Flavio la spostò di peso per vedere cos’era successo. Entrai anch’io. Non lo dimenticherò mai. Vicino al divanetto di colore violaceo posto nella camera d’albergo, c’era la bellissima Carla, trafitta esanime da un pugnale in pieno petto. L’ultimo ad arrivare fu lo sposo. Appena vide il cadavere svenne, trascinandosi a terra Bianca che aveva cercato di trattenerlo.
«Chiamate subito la polizia, chiedete della squadra omicidi e dell’ispettore Ducato e anche un’ambulanza per il signor Gardonia…muovetevi!” intimai.
Flavio si era avvicinato al cadavere tra lo stupore generale. Toccò il polso destro di Carla per controllare il battito. Controllò accuratamente anche le vene del collo, per essere sicuro di ciò che stava tristemente per annunciare.
Si girò verso di noi. Non trovò le parole, ma la sua espressione diceva tutto. Guardò Maria Civita in pieno volto. Scosse la testa e corrucciò le sopracciglia in segno di preoccupazione. La ragazza scoppiò in un nuovo violento pianto. Eravamo scossi, no eravamo quasi morti anche noi.
Polizia e ambulanza arrivarono dopo circa sette-otto minuti dalla nostra chiamata. Ducato entrò a spron battuta nella stanza, chiedendo a gran voce cosa fosse successo.
«Allora, cosa succede qui?» vedendomi mi salutò. «Ragazzo! Cosa ci fai qui?»
«Eravamo invitati al matrimonio del signor Gardonia, ma poco fa la sua amica ha trovato poco fa il cadavere della sposa»
«Hai detto Gardonia? Quel Gardonia? Riccardo?»
«Esattamente ispettore.» interruppe Flavio. «Riccardo Gardonia. Se lo ricorda vero?»
«Eh, come no. Non si scorda chi ti ha salvato la vita»
«Le ha salvato la vita? E quando?»
«Oh, parlo di circa dodici anni fa. Tu in quel periodo avevi preso le ferie. In una operazione, si prese una pallottola alla gamba al posto mio. Lo vedo come un modo di salvarmi la vita.»
«Sicuramente.»
«Ma dov’è ora Riccardo?»
«Be’ vede…» risposi. «Non appena ha visto il cadavere è svenuto. E’ per questo che abbiamo chiamato anche il 118.»
«Oh. Mi dispiace. Comunque vediamo di occuparci di questo caso dannazione.»
Gli invitati erano paralizzati sulla soglia.
Flavio li invitò ad entrare e successivamente comunicò a chi avrebbe dovuto celebrare le nozze l’impossibilità di farlo causa omicidio. Il prete ebbe un mancamento, poi fu portato fuori a bere un po’ di acqua e zucchero.
Notai come l’eleganza degli invitati era svanita nel nulla. Le cravatte degli abiti erano allentate, le acconciature erano scapestrate, il trucco di Maria Civita completamente sciolto nel deprimente sapore delle lacrime. Insomma, era un vero e proprio strazio. Notai solo al momento come l’unico ad avere delle scarpe a punta tonda degli uomini fosse Luca. Tutti gli altri indossavano scarpe eleganti a punta quadrata. Ma non era importante. Stavo cercando di capire le cose che avevano portato al decesso Carla.
«La donna è deceduta per una pugnalata al petto e presumibilmente è morta dopo un’agonia, certamente non subito» iniziò così il rapporto dell’agente della scientifica che era stato vicino al cadavere per almeno una decina di minuti buoni.
«Il decesso risale a circa quindici minuti fa, la ragazza avrà anche provato a trascinarsi verso la porta, come dimostrano i peli della moquette rinvenuti sotto le unghie,ma evidentemente non è servito a nulla»
«Flavio!» richiamò Ducato.
«Mi dica ispettore!»
« Che tu sappia, qualcuno ha messo piede nella camera della sposa negli ultimi minuti?»
«No ispettore. Circa un’ora e mezza fa abbiamo conosciuto la sposa e quindi Gardonia ci ha accompagnati qui dentro. La ragazza stava benissimo. Poi Bianca è stata con lei per altri dieci minuti per scegliere delle cose inerenti al trucco. Insomma, cose da donne.»
L’ispettore Ducato si voltò di scatto verso Bianca e avvicinandosi a lei gli sussurrò:
«Bianca, non hai notato nulla di strano nella sposa?»
«No ispettore. Abbiamo parlato di trucchi, di abiti. Eravamo così tranquille. Certo, lei era un po’ emozionata per il fatto di doversi sposare, ma le assicuro che non mostrava nessun segno di pericolo.»
«Capisco. Be’, bisognerà interrogare gli invitati. Sono pochi, quindi faremo abbastanza in fretta. Ma siamo sicuri che non sia un suicidio? »
«Non può essere ispettore» lo interruppi.
«Ah si? E perché no? Sentiamo»
«Una persona che sta per sposarsi non si toglie la vita. Inoltre la stanza era chiusa dall’interno e sono sicuro che la sposa ha aperto al suo assassino poco prima di essere brutalmente uccisa»
«Vuoi dire che…»
«Esatto. La vittima conosceva l’assassino, altrimenti non gli avrebbe mai aperto. Tenderei ad escludere un intervento esterno. Nell’albergo c’è un’unica entrata e le posso assicurare che non è entrato proprio nessuno. Insomma, l’assassino è tra noi!»
Giorgio Rossetti mi interruppe con un tono molto severo e direi a tratti molto aggressivo.
«Ma come ti permetti? Come diavolo ti permetti? Come avremmo potuto uccidere la nostra amica Carla?»
«Mi dispiace signor Rossetti, ma è l’unica possibilità »
«Il ragazzo ha ragione» intervenne Luca Barberi.
«Cosa? Ti ha dato di volta il cervello?»
«No. Non mi stupirei se fossi stato proprio tu ad ucciderlo, baffone!» disse con tono di stizza Barberi.
«Cosa?»
«Non è un segreto, cosa credi che siamo stupidi? Ultimamente avevi detto di aver avuto tensioni con Riccardo e così ti saresti vendicato su di lei. Non è forse vero?»
«Smettila!» urlo Maria Civita,la voce rotta dal pianto, gli occhi gonfi di lacrime.
«Anche tu avevi un buon motivo per ucciderla! Ti aveva sempre rifiutato ed eri gelosa di lei!»
«Ma cosa vai cianciando? Idiota! Se la metti così, tu avevi litigato con lei varie volte nelle ultime settimane e lei si era confidata con me telefonicamente!»
«Posso vedere» iniziai «che tutti e tre avevate un movente per uccidere»
Intanto Flavio parlava con gli zii della vittima. Anche loro, come Maria Civita erano avviliti ed erano immersi nelle proprie lacrime.
Flavio li tranquillizzava con frasi del tipo “faremo giustizia”, “vedrete, vendicheremo vostra nipote!”, ma era tutto inutile. Purtroppo quando si perde una persona cara, anche le parole più belle del mondo suonano in un assordante silenzio.
Ducato chiese attenzione e silenzio. Si mise al centro della stanza.
«Bene signori. Sono costretto a chiedervi se avete un alibi per l’ora del decesso. Il detective Moggelli mi ha riferito che eravate tutti nella saletta a parlare, ma ha detto che qualcuno si è allontanato. Non è vero?»
«Si, io mi sono allontanata ma solo per pochi minuti. Cercavo il prete per chiedergli consigli su come si sarebbe svolta la cerimonia.» disse Maria Civita.
«Chiederemo conferma signorina.»
«Anch’io per qualche minuto sono stato da solo» disse Barberi. «Ho ricevuto una chiamata d’affari sul telefonino e mi sono allontanato dal resto del gruppo.»
«Qualcuno può confermare?»
«Certo. Le do il numero del mio collaboratore, così le dirà che mi ha chiamato»
«Benissimo. Per quanto riguarda lei, signor Rossetti…»
«Sono andato in bagno per circa una decina di minuti.»
«Può confermare qualcuno?»
«Purtroppo no. Ero da solo»
«Stando a quanto detto dal gruppo le uniche persone che non si sono allontanate mai, detective e sposo escluso, sono gli zii della vittima, quindi sono insospettabili. Tutti voi, invece siete inevitabilmente nella lista dei sospetti»
Le parole di Ducato risuonarono pesantemente nell’aria. Era certo che uno di loro tre fosse l’omicida. Maria Civita era una ragazza che all’apparenza sembrava posata e con la testa sulle spalle. Era la migliore amica della vittima. Luca Barberi non sembrava cattivo. Certo, non era esattamente il “simpaticone” del gruppo ed aveva un non so che di irritante, ma devo dire che non sembrava capace di poter commettere il delitto. Per quanto riguarda Rossetti, aveva un’aria da maestro severo, ma difficilmente vedevo in lui un’aria da assassino. Detto questo, sospettavo di tutti e di nessuno. Spesso il criminale è la persona meno insospettabile di tutti, quella che non penseresti mai. Chissà se il mio ragionamento, frutto di zero prove, filava.
Il problema era proprio quello. Avevamo zero indizi, zero prove. Eravamo ad un punto di rottura.
«Sul pugnale non ci sono impronte digitali.» disse Ducato. «Sono presenti però tracce ematiche della vittima.»
Cominciai a camminare lievemente per la stanza. Vidi l’abito da sposa che avrebbe dovuto indossare. Alcune gocce di sangue erano schizzate anche su di esso. Tutti gli invitati sembravano più o meno tranquilli. Non vedevo segni di nervosismo, o meglio, li notavo solo in Maria Civita, ma sottoforma di crisi di pianto continue. Insomma, nessuno apparentemente era nervoso per essere sospettato. Le cose erano due. O avevamo preso un granchio colossale, oppure uno dei tre era un attore formidabile, da Oscar.


CAPITOLO III – La svolta

«Fratellone! Fratellone!» disse Andrea dal basso scuotendomi la manica della camicia.Mio fratello era rimasto in silenzio tutto il tempo. Aveva risposto con un sorriso alle domande degli invitati, si era presentato insieme a tutti, ma nessuno si era accorto della sua presenza, me compreso. Mio fratello era così. Silenzioso.
«Cosa c’è piccolo?»
«Devo andare in bagno!» disse ballando su una gamba sola.
«Eh Eh. Ok, vai ma fai subito e torna presto.» dissi sorridendo.
«Puoi accompagnarmi?»
«E perché mai? Ci vai sempre da solo»
«Di solito sono a casa oppure a scuola. Qui non so dov’è e prima che io domandi facciamo notte! Ti prego accompagnami! Accompagnami! Accompagnami!»
«Ok, ok, ora smettila di urlare.»
Mentre stavamo per uscire dalla porta, Flavio mi avvisò:
«Non chiudere ragazzo, devo uscire anch’io.»
Dopo aver trovato un bagno per mio fratello con la cortese assistenza della receptionist, che si era anche premurata di aspettarlo fuori dalla porta, mi avvicinai all’uscita dell’albergo. C’era Flavio che fumava una sigaretta, con l’aria stanca e distorta, una mano sulla testa tra i capelli.
«Dura la vita eh?» esordì.
«Dimmelo tu. Vai ad un matrimonio e ti ritrovi un caso su cui indagare, apparentemente senza soluzione.»
«Già»
«Hai trovato qualcosa di sospetto?»
«No, ma avrei un’idea»
«Dimmi»
«Se l’assassino ha usato un pugnale come arma del delitto, e non ha lasciato impronte… da qualche parte c’è ancora un qualcosa.»
«Cosa vuoi dire?Non capisco»
«Un paio di guanti, uno straccio, un panno utilizzato per impugnare l’arma.»
«Sciocchezze!»
«E perché mai?»
«Sai, a volte hai intuizioni discrete, ma a volte te ne esci fuori con delle cose fuori dall’ordinario.»
«Spiegami»
«L’assassino avrà fatto sparire quel dannato panno o qualunque cosa sia per non lasciare impronte, da un bel pezzo. Chissà dove lo ha messo, forse lo ha bruciato,o l’ha nascosto.»
«Già. E non potrebbe averlo fatto nella spazzatura?»
«E’ improbabile. Lo troveremmo subito, non credi?»
«Be’ è vero. Ho imparato però che spesso le cose più facili sono quelle che ti portano alla risoluzione di un problema»
«Anche questo è vero. Se ci tieni tanto, dirò ad uno degli agenti la tua teoria, e ti dimostrerò che è fondata sul niente»
Andrea mi chiamò da dietro con la sua vocina.
«Fratellone, vogliamo andare?»
«Certo piccolo. Tu vieni Flavio?»
«Si, si, un momento.» disse buttando la cicca di sigaretta e sfregandosi le mani per pulirle dalla cenere.
Il percorso del corridoio che portava alla porta della sposa era impreziosita da un tappeto tanto elegante quanto scomodo. Mio fratello inciampò proprio dinanzi alla porta, aprendola del tutto.
«Diamine, stai attento!» lo rimproverai.
«Scusa, ma questo tappeto è dispettoso!» rispose quasi spazientito e parzialmente dolorante.
La caduta di mio fratello fu propizia. Si, lo fu. Non avete capito male. Fu grazie a lui che la porta si spalancò. Fu grazie a lui che mi chinai per aiutarlo a rialzarsi e notai una piccola macchietta sul bordo della porta in basso.
«Vai dentro» dissi a mio fratello. Poi presi Flavio da parte. «Flavio, c’è una macchia sulla parte interna della porta in basso.»
«Una macchia?»
«Si, da così non la vedi, ma se ti avvicini è visibilissima»
«Flavio nell’entrare fece finta di perdere l’accendino e diede un’occhiata a ciò che gli avevo detto.
«Questo è…» mi disse sottovoce.
«Esatto» risposi con il mio più brillante sorriso.
Moggelli chiamò con fare dirigenziale un agente della scientifica che, tra l’incoscienza di tutti, s’era messo a lavorare inginocchiato di fronte alla porta di tutto punto.
«Cosa succede?» mi chiese l’ispettore.
«Si fidi di me ispettore. L’ho mai delusa?»
Rispose con un verso sarcastico. «Spiegami ragazzo! E’ un ordine!»
«Se le cose vanno come dico io, abbiamo già risolto il caso, mi dia retta.»
E’ incredibile come un segno a forma di “U” rovesciata possa accendere la logica a volte. La dimostrazione che non esiste il crimine perfetto. Mi ero fatto un’idea di chi fosse l’omicida, ma mi mancavano le prove, quelle più importanti. Puntare il dito contro qualcuno è molto facile. Prova ad incastrarlo e vedrai che lo classificherai come “impresa titanica”.
La prova che cercavo probabilmente era astratta. Non sapevo nemmeno cosa stessi cercando, ma mi bastava trovare un piccolo indizio per poter confermare la mia teoria. Intanto notai qualcosa che non avevo notato. Sul ripiano della stanza dov’erano riposti tutti i trucchi c’erano anche molti fogli di carta, matite, penne, gomme da cancellare, tritacarte, vasi di fiori bellissimi appena sbocciati e accendini. Insomma, cose che non avevo notato al mio primo ingresso in quella stanza.
Proprio uno di quegli oggetti mi diede la forza di continuare ad insistere per la mia strada. Uno di quegli oggetti costituiva un modo per nascondere alla perfezione tutti gli indizi possibili. Accidenti! Se solo lo avessi notato prima.
«Allora come va detective?» chiese Bianca
«Diciamo che sono sulla buona strada. Forse ho risolto il caso»
«M-ma…dici davvero o mi prendi in giro?»
«No, no dico seriamente. Stai a guardare. Sai, spesso ci sono cose che ad occhio nudo non si vedono bene, ma che con il cervello si vedono chiaramente.»
Mi guardava come se fossi proveniente da Marte, ma dopotutto chi non l’avrebbe fatto? Avevo detto più perle di saggezza io in un giorno che Bob Marley nella sua vita. Ora però, anche grazie a loro, sapevo cosa era successo.
C’era una confusione abbastanza generale. Tutti parlavano, tutti pensavano a discolparsi. La scientifica cercava di lavorare, mentre Flavio e Ducato si stavano scervellando sulle più svariate teorie.
L’agente incaricato dell’indagine straordinaria sulla porta mi tirò per un braccio sussurrandomi una frase molto eloquente.
«E’ proprio come pensa lei.»
«Grazie agente. Ora si può dire come sono andate le cose.»
Non sapevo come richiamare l’attenzione di tutti, così sollevai mio fratello e gli dissi di dare un urlo. La sua voce acuta sarebbe di sicuro risuonata nell’aria e lui trovava la cosa “molto divertente”.
«Ehiii!»
Mio fratello e la sua voce.
Si ammutolirono tutti. Ci guardavano tutti e Bianca invece rideva di gusto.
Misi giù Andrea.
«Ho chiesto a mio fratello di lanciare un urlo, poiché era l’unico modo per richiamare l’attenzione di tutti. Sapete se fossimo dei criminali, bisognerebbe fare i complimenti all’omicida. Ha architettato un piano degno di un professionista, anche se sappiamo che non lo è.»
«Cosa vuoi dire ragazzo?» chiese Ducato.
«Ispettore.» mi avvicinai a passo lento al ripiano. «Voglio dire esattamente quello che pensa. Ho risolto il caso. So chi ha ucciso Carla, so chi è stato, so il perché e so anche come è avvenuto il fattaccio!»
«Ehi ragazzino. Non ti sembra di giocare un po’ troppo all’investigatore?» Rossetti e la sua tagliente ironia.
«No, signor Rossetti. Ma sarò lieto di rimangiarmi tutto e di porre le mie scuse al mio sospetto nel caso le mie supposizioni fossero sbagliate.»
«Allora parla chiaro, forza!» mi incitò Flavio. Probabilmente aveva capito anche lui chi cercavo di incastrare. Tutto era stato molto più chiaro dopo la macchiolina sulla porta.

CAPITOLO IV – Crudeltà

«Ok. Ricostruiamo i fatti. La sposa è stata ammazzata evidentemente a circa quarantacinque minuti dall’inizio della cerimonia. Dopo che Maria Civita è venuta a vedere come stava, mancava mezz’ora alla cerimonia ed è stato trovato il cadavere. Il decesso risultava a circa quindici minuti prima, quindi diciamo che l’assassino ha compiuto il delitto verso le diciassette e quindici, minuto più, minuto meno.»
«Che storia è questa? Anche noi lo sapevamo.» disse Maria Civita.
«Lo so benissimo signorina. Ma mi lasci spiegare. Come sapete tutti voi vi siete allontanati dal gruppo verso quell’ora e per pochi minuti. Basta con le chiacchiere però. Voglio spiegarvi come si sono svolti i fatti adesso. Ispettore, con il suo permesso»
«Certo, dicci pure.»
«L’assassino si è allontanato dal gruppo ed ha sfruttato la particolare geometria dell’albergo per arrivare alla stanza della vittima. Quando Riccardo Gardonia ci ha portato qui, sia io che Flavio e tutti gli altri abbiamo potuto notare che dopo la sala, prima di arrivare alle camere in questo corridoio, c’è un ulteriore corridoio di passaggio. In questo corridoio, tramite quello precedente, vi si può accedere in due differenti modi. Il primo è quello di passare per l’archetto aperto in fondo al corridoio di passaggio, sulla sinistra. L’altro modo invece è sfruttare la porta appena entrati sulla sinistra posta frontalmente.»
«Ebbene?» si spazientì Ducato.
«Ebbene il percorso dell’assassino è molto simile. Il delitto è avvenuto mentre anche Maria Civita era lontano dal gruppo e posso dire con esattezza che quella persona… è proprio il signor Barbari! Sì, confessi è stato lei a togliere la vita a Carla!» Puntai un dito minaccioso.
«Ah-Ah-Ah. Bravo ragazzino, adesso basta giocare però. Lascia lavorare l’ispettore.»
«Lei è un bravissimo attore signor Barbari, ma ha trovato pane per i suoi denti di fronte a lei.» lo sfidai. «Lei ha affermato di essersi intrattenuto telefonicamente con un suo collaboratore giusto?»
«Esatto. E ha confermato. Ho un alibi di ferro.»
«Ah davvero? Ascolti. Lei fa l’uomo d’affari vero?»
«Si, ma cosa c’entra?»
«C’entra, c’entra signor Barbari. Mi lasci finire. Lei ha aspettato che la vittima fosse sola in questa stanza ed ha approfittato del giusto momento. Il suo momento però è coinciso con quello della signorina Maria Civita di parlare con il prete. Sono pronto a scommettere che lei signorina era ferma sulla soglia dell’arco del corridoio di passaggio e il prete era di fronte a lei, quasi girato completamente di spalle. Non è vero?»
«S-si, ma come fa a saperlo?»
«Lo chiami intuito signorina, chiamatelo intuito signori. Ma non è finita qui. Lei è entrato di soppiatto nel corridoio di comunicazione, ha utilizzato la porticina di legno appena di fronte per non farsi vedere da Maria Civita e dal prete che gli avrebbero sicuramente chiesto cosa stesse combinando. Ha chiuso la porta e si è ritrovato in questo corridoio. Una volta arrivato qui, ha bussato alla porta della signora Nurseri. Le avrà detto “apri, sono io!”. La signora ha aperto la porta, lei è entrato, ha fatto qualche chiacchiera di rito e poi una volta che se l’è trovata di fronte l’ha pugnalata senza pietà! Probabilmente teneva nascosto il coltello dietro la schiena e lo teneva con un panno, un qualcosa.»
«Ho parlato a telefono con il mio amico tutto il tempo, domandi all’ispettore. La sua tesi non sta in piedi.»
«Signor Barberi. Lei è un uomo d’affari. Di questi tempi, non avrà un solo telefono non è vero? Metta sul ripiano tutti i telefonini che possiede.»
Luca Barberi si diresse verso il ripiano e mise su di esso ben tre cellulari. Un samsung, un LG ed un vecchio Alcatel.
«Soddisfatto?»
«Non ancora» risposi. «O almeno non completamente. Non appena lei ha terminato la conversazione, si è auto chiamato con un altro dei suoi due cellulari sul telefono utilizzato per ricevere la chiamata del suo amico. Ha finto di intraprendere una conversazione, nascondendo i due telefoni, compreso quello che stava chiamando sé stesso e ha finto di prolungare la conversazione. Sono sicuro però che se l’ispettore controllerà i cellulari, troverà nel suo LG, telefonino utilizzato per parlare con il suo collega, una chiamata in entrata da uno dei suoi restanti due numeri. Non è vero signor Barbari? Mi dica…ho toppato per caso?»
Lo sguardo di Luca si fece grave. Le pupille erano diventate più piccole, sudava freddo, era arrossito e le mani tremavano di nervoso.
«Scommetto che non ha ancora cancellato i registri delle chiamate. Tuttavia, non è stato questo il suo errore. Guardate sulla porta di questa stanza, sulla parte interna in basso. Vedete qualcosa?»
Tutti guardarono e tutti diedero una risposta secca. “No”.
«Naturale. La macchia si vede solo se ci si avvicina. Ispettore prego. L’ho già fatta esaminare da un occhio esperto come l’agente alla vostra destra.»
Ducato si avvicinò, e chinandosi soffocò un urlo più che lecito considerando le circostanze.
«Questa è una macchia di sangue!» disse spalancando gli occhi e rialzandosi di scatto.
«Esatto ispettore. L’agente le confermerà la mia tesi. Ma non soffermiamoci su cos’è. Piuttosto guardate la forma. Guardi, la prego.»
«Non riesco a capire dove vuoi arrivare ragazzo. La forma è…»
«La forma della macchia di sangue ha forma di una “U” rovesciata. Sa cosa significa il fatto che si trovi a quell’altezza?»
«Cosa significa?»
«Significa» dissi andando verso il cadavere della Nurseri «che è stata lasciata da una scarpa. Più precisamente da una scarpa a punta tonda! E guardate le scarpe dei sospettati. Maria Civita ha i sandali, Giorgio ha le scarpe eleganti a punta quadrata, mentre Luca Barbari. Be’, ha le scarpe a punta tonda ed è l’unico! »
«Questo non vuol dire nulla!» replicò Barbari.
«La “U” rovesciata è il segno del contorno della punta delle sue scarpe che si è evidentemente sporcate di sangue nel compiere il delitto. Lei però nell’uscire frettolosamente dalla porta ha impattato la punta delle scarpe, coperta da sangue fresco della vittima, contro la parte inferiore della porta» Mi presi un bicchiere d’acqua. Lo bevvi. «Il risultato è quel segno vicino alla porta, lasciato dai contorni della scarpa a punta tonda e di sicuro del sangue coagulato sui contorni della scarpa vicino alla punta non notati prima, in quanto, essendo le sue scarpe marroni, il colore del sangue su di esse non si notava in modo eccessivo.»
«E questo dovrebbe rendermi colpevole? Quel segno vago che ricorda una “U” rovesciata, non l’ho fatto io. E avrei potuto sporcarmi camminando qui no?.»
«Lo vedremo dalle analisi sulle sue scarpe. Ma sono sicuro che il livello di coagulazione del sangue presente sulla scarpa coinciderà con quello del petto della vittima, ergo che sia il delitto, sia la macchia sulla scarpa sono stati fatti a distanza di pochissimi secondi.»
«E che mi dice del pugnale? Non ci sono impronte! Avrebbe potuto impugnarlo chiunque!»
«Ha usato un panno, o meglio qualcosa di fragile e piccolo… diciamo qualcosa che si possa distruggere senza sospetto con l’ausilio di un tritacarte! Lei ha usato un foglio di carta per impugnare il pugnale, ha pugnalato Carla e le tracce ematiche sono state rinvenute sul foglietto. Poi lei ha avuto la “brillante” idea di distruggere quell’unica prova, sulla quale ci sono le sue impronte, distruggendole nel tritacarte. Ma sono sicuro che se esamineremo il meccanismo troveremo tracce di sangue all’interno e se ispezioneremo la spazzatura, troveremo brandelli di carta con tracce ematiche. Allora, è sufficiente? Vuole confessare?»
«E va bene» disse con lo sguardo fisso a guardare il vuoto. «L’ho uccisa io, ma non era perché aveva deciso di rifiutarmi e sposare quel cretino di Gardonia. L’ho uccisa perché poco prima delle nozze era rimasta incinta di me. Quella donna è stata capace di abortire senza dirmi nulla.»
«Cosa diamine c’entra? Forse il bambino era di Riccardo, anche se ha commesso un grosso sbaglio ad abortire.»
«No. L’unico rapporto sessuale che aveva avuto era stato con me, una notte che ci incontrammo in un bar del centro. La passione ci travolse e tradì Riccardo. L’altro giorno, quando stavamo parlando a casa mia, mi ha detto con una naturalezza stravolgente di aver abortito di un bambino che forse avrebbe potuto essere il mio. Non mi pento di quello che ho fatto. La volevo togliere di mezzo e l’ho fatto. Ha ucciso mio figlio, ma io ho ucciso lei e sono soddisfatto!» concluse con il pianto rotto in gola.
Poi si sfogò con rabbia. Diede dei calci al divano, ai ripiani, buttò il tritacarte e terra, ma fu fermato da Ducato e da quelli della scientifica. Salutai Ducato e lo stesse fece Flavio. Ritornammo a casa tra lo stupore generale.

CAPITOLO V – Il nuovo arrivo

Non era certo facile parlare di qualcosa in quella situazione. Per me aborto è omicidio. Si, lo è. Nessuno ha il diritto di togliere la possibilità di vita ad un'altra persona,nemmeno se questa deve ancora venire al mondo, ma si sta lentamente formando nel grembo di una donna, in questo caso troppo incosciente, che dovrebbe amarlo più della sua stessa vita. Ero sconvolto. Eravamo tutti zitti in macchina. Flavio ruppe il ghiaccio.
«Allora Alex, sentiamo: Quando lo hai capito?»
«Quando ho visto la macchia naturalmente.»
«Non raccontarmi fesserie. Faccio questo mestiere da vent’anni ormai. Non puoi esserti convinto per una macchietta. Dimmi la verità. L’avevi puntato non è vero?»
«No per niente, ma forse quando cerchi di risolvere un caso, la persona che pensi sia la più innocente di tutte è senza dubbio il colpevole. Non credi?»
«Certo certo, senza dubbio ehi ma…»
Eravamo vicino casa ormai. Ma i fari dell’auto, illuminando il buio appannante della sera, aveva evidenziato una figura familiare agli occhi di Flavio.
Frenò l’auto senza nemmeno parcheggiare bene e sia lui che Bianca scesero di colpo dall’auto.
«Fabio!» urlò Bianca andandogli addosso e abbracciandolo. «Come stai?» gli chiese sempre più euforica.
Anche Flavio andò da lui e lo abbracciò calorosamente. Che Bianca avesse un ragazzo e non lo sapessi? Avevo messo in conto questa possibilità. Anche Andrea era stranito.
«Fratellone, chi è quel tizio?»
«Non ne ho idea piccolo.»
Misi la testa fuori dal finestrino. «Flavio, la parcheggio io questa?»
«Si, si dopo. Adesso vieni qui, voglio presentarti mio figlio!»
Doveva essere il famoso Fabio di cui avevamo parlato. Ora sì che era tutto chiaro.
Scesi dalla macchina e strinsi la mano a Fabio. Il ragazzo mi disse di avere ventuno anni. Di lui sapevo già che studiava medicina fuori, ma che adesso si era preso un periodo sabbatico dagli studi e che sarebbe rimasto a coltivarli a Torino. Era alto circa un metro e ottanta, magro, con un fisico aitante. Frequentava sicuramente una palestra. I capelli, biondi lunghi fino a poco dopo le orecchie e tenuti dietro di esse, gli davano un aspetto molto da ragazzino e poco da uomo. Non aveva la barba.
«Molto piacere» disse porgendomi la mano.
«Piacere mio Fabio. Ho sentito molto parlare di te»
«Davvero? Be’ non posso dire lo stesso. Con mio padre parlo sì e no trenta minuti a settimana!» e scoppiammo a ridere. Il resto della serata passò abilmente. Entrati in casa Fabio si fece una doccia calda come noi tutti e poi mangiammo una pizza in cucina(grazie forno a microonde) dopo una giornata decisamente piena di sorprese. A tavola dialogammo del passato di Fabio. Scoprii che anche se era studente di medicina e possedeva un’intelligenza molto schietta e sveglia, non aveva mai avuto voglia di andare a scuola, ma si era diplomato con un buon voto. Tuttavia il carattere di quel ragazzo mi sorprese. Era diverso da Flavio, era diverso da Bianca. Affabile e socievole, sapeva ridere, scherzare, anche di sé stesso. Lo vedevo leggermente ingenuo, ma se potevo attribuirgli questo difetto io diciottenne in erba a lui, ventunenne
Studente, figuriamoci cosa avesse pensato lui di me. Parlammo anche di me. Bianca spiegò a suo fratello tutta la mia storia. Gli spiegò del Promesse Settore Detective e di tutto il resto. Gli presentò Andrea, insomma ci conoscemmo meglio. Flavio andò a dormire presto. Disse di avere delle pratiche urgenti da sbrigare. Stessa cosa consigliai a Bianca e Andrea, dicendo che dei piatti ci saremmo occupati io e Fabio che accettò senza tentennare.
Approfittai dell’assenza di tutti per porre una domanda che avrei dovuto già fare se non a Flavio, almeno a Bianca. E’ proprio vero quel detto che dice che se hai un problema, è meglio parlarne prima con uno sconosciuto. Nel mio caso non era proprio uno sconosciuto, e non era un problema, ma piuttosto una curiosità. Con la luce tenue della cucina regolata ad uno, vicino al lavandino, con Fabio indaffarato nel lavare i piatti e con me impegnato a riordinare, decisi di provare a fare dialogo. Fabio mi sembrava più aperto del padre e meno timido della sorella ed era ciò che faceva al caso mio. Non che volessi impicciarmi, ma sapete com’è. Fare il detective significa constatare tutto. Ed io una cosa l’avevo constatata. Dov’era la signora Moggelli? Da quando ero arrivato, avevo visto solo Bianca e Flavio, ma non avevo osato chieder loro nulla per non sembrare invadente ed inappropriato. Avrei voluto che il discorso venisse da se, ma spesso vedevo Flavio sospirare, Bianca triste e non me la sentivo. Così volevo provare ciò che avrebbe risposto Fabio. Con la tovaglia in mano io, con i piatti in mano lui, cominciai lentamente a parlare.
«E così studi medicina eh? »
«Sì, ma è molto faticoso amico»
«Sì, lo immagino. Tuttavia un po’ c’entra con il lavoro mio e di tuo padre no?»
«Se alludi a veleni e cose varie tossiche, la risposta è sì.»
«Senti, ti sembrerò inappropriato. Ma posso farti una domanda?»
«Spara»
«Ci tengo a precisare che riguarda anche il resto della tua famiglia e volevo farla anche prima a loro, ma non ho avuto il coraggio.»
Sorrise «E allora perché ce l’hai con me?»
«Be’ perché non sei né un quarantenne, né una ragazza che può metterti in soggezione. Insomma, sono quasi tuo coetaneo e mi trovo più a mio agio. Inoltre ti conosco da poco, quindi se vorrai mandarmi a quel paese, ci sarà tempo per intensificare i rapporti visto che non ne abbiamo ancora uno»
Rise di gusto, poi si tolse i guanti, venne al tavolo e si sedette.
«No, davvero dimmi.»
«Non sei obbligato a rispondermi eh?»
«Stai tranquillo,dai dimmi»
«Ok. Sono qui da un po’ visto il progetto di cui ti ha accennato tua sorella. Ho conosciuto Bianca, ho stretto con Flavio, ora conosco te. Dov’è tua madre? Dov’è la signora Moggelli?»
Il viso di Fabio cambiò espressione. Da “guascone” un po’ truffaldino, divenne leggermente più tenebroso e a tratti tenero. Lo sguardo si abbassò e la sua espressione riconosceva un misto di tenerezza e di nostalgia.
«Be’, mia madre è morta. E’ morta più di cinque anni fa»
Cambiai espressione e faccia anche io.
«Oh Dio, mi dispiace. Non ho parole per scusarmi, credimi. Scusami davvero, facciamo finta…»
«No, no. Non devi farmi alcuna scusa. E’ tutto a posto. Poi si supera»
Probabilmente non era vero. Ma lo diceva per mostrarsi a suo agio
Si soffiò il naso.
«Morì parecchi anni fa. Ma non chiedermi come. Quella è una cosa che papà tiene per sé. Quando gli ho domandato ho rimediato due ceffoni. Oppure risposte vaghe come “è successo”. In realtà non so cosa sia successo veramente. Una volta, quando eravamo bambini, ci dissero che era malata da tempo.»
«E voi resistete? Come fate a vivere nel dubbio?»
«Quando un argomento fa male alle persone, è meglio lasciarlo stare. Troverai tutto ciò che ti serve pensando che quella persona morta sarà sempre nel tuo cuore e ti accompagnerà sempre.»
Era successo poche volte, mi alzai e senza parole da aggiungere a quel bel pensiero, diedi una pacca sulla spalla fraterna a Fabio. Me ne andai. Non avevo avuto la risposta alle mie domande, ma avevo avuto una risposta che avrebbe spiegato tutto, solo col tempo.



ANTICIPAZIONE EPISODIO 4: UN FALSO PROFESSIONISTA
Quanto è bella l'arte? Tanto, non è vero? Ma se in un circolo vizioso di sguardi, armi a doppio taglio e poche, davvero poche facce fidate si mescolano ambizioni, fame di gloria e poca voglia di aspettare ... l'arte lascia il posto ad un nuovo corso chiamato Orrore. Ma la distrazione a volte, può risultare fatale.
UN FALSO PROFESSIONISTA solo su questo blog a partire dal 10 settembre!
NON PERDETELO PER NESSUN MOTIVO!


Link al blog ufficiale

Edited by Matteo Del Piero - 19/11/2011, 15:06
 
Contacts  Top
Simon Edogawa
view post Posted on 4/9/2011, 13:52     +1   -1




uao quando ci hai messo a scrivere? O.O
 
Top
view post Posted on 4/9/2011, 14:30     +1   -1
Avatar

Juventus=Alessandro Del Piero 10. 32 Scudetti vinti sul campo.

Group:
Member
Posts:
2,496

Status:


CITAZIONE (Simon Edogawa @ 4/9/2011, 14:52) 
uao quando ci hai messo a scrivere? O.O

Ho creato tutta la serie da Gennaio a Giugno(storia e personaggi principali). Pi ho affinato il tutto ed ho cominciato a stendere le trame della prima serie. Sono già alla lavorazione della seconda :). Ogni storia che scrivo di solito mi porta via un paio di giorni
 
Contacts  Top
ai_chan
view post Posted on 6/9/2011, 20:07     +1   +1   -1




Bene finalmente ho letto tutti i casi :)
Spero che non ti offenderai se ti do qualche consiglio. :)
Leggendo i tuoi tre "episodi" si vede che sei un appassionato di gialli e sei molto bravo, ma cercando di scrivere una storia in solo capitolo secondo me ti freghi con le tue stesse mani. Cercando di concentrare il tutto in un solo capitolo il risultato è che il caso si risolve troppo velocemente, è molto lineare e segue sempre lo stesso schema. Infatti in tutti e tre i casi abbiamo:
1. Situazione iniziale di relativa tranquillità in cui avviene un battibecco tra Alex e Flavio
2. avviene l'omicido
3. indagini brevissime : Alex in pratica si guarda attorno, trova l'indizio (ed è un qualcosa che normalmente dovrebbe trovare prima la scientifica) e risolve il caso.

Non sto dicendo che sono casi banali, perchè per essere i primi che scrivi sono ottimi ma il mio consiglio è comunque di organizzare il caso in più capitoli (anche più brevi) e di scrivere casi che siano diversi tra loro. E ovviamente dividendo il caso in più capitoli si viene a creare molta più suspanse. ;)
 
Top
berniforever
view post Posted on 6/9/2011, 22:52     +1   -1




Quoto ai_chan, casi strutturati diversamente darebbero più suspence :B):
La trama in sè è comunque intrigante, scommetto che Flavio si rivelerà il padre di Alex :P ma quanti capitoli sono in tutto?
Certo che abituarsi ai nomi italiani non è facile :ph34r:
 
Top
view post Posted on 7/9/2011, 10:28     +1   -1
Avatar

Juventus=Alessandro Del Piero 10. 32 Scudetti vinti sul campo.

Group:
Member
Posts:
2,496

Status:


CITAZIONE (ai_chan @ 6/9/2011, 21:07) 
Bene finalmente ho letto tutti i casi :)
Spero che non ti offenderai se ti do qualche consiglio. :)
Leggendo i tuoi tre "episodi" si vede che sei un appassionato di gialli e sei molto bravo, ma cercando di scrivere una storia in solo capitolo secondo me ti freghi con le tue stesse mani. Cercando di concentrare il tutto in un solo capitolo il risultato è che il caso si risolve troppo velocemente, è molto lineare e segue sempre lo stesso schema. Infatti in tutti e tre i casi abbiamo:
1. Situazione iniziale di relativa tranquillità in cui avviene un battibecco tra Alex e Flavio
2. avviene l'omicido
3. indagini brevissime : Alex in pratica si guarda attorno, trova l'indizio (ed è un qualcosa che normalmente dovrebbe trovare prima la scientifica) e risolve il caso.

Non sto dicendo che sono casi banali, perchè per essere i primi che scrivi sono ottimi ma il mio consiglio è comunque di organizzare il caso in più capitoli (anche più brevi) e di scrivere casi che siano diversi tra loro. E ovviamente dividendo il caso in più capitoli si viene a creare molta più suspanse. ;)

Non preoccuparti Ai chan, accetto i tuoi consigli e sono felice che ti sia creata l'impegno di darmi delle indicazioni. Purtroppo questi sono solo i primi casi, ma vedrete che andando avanti la situazione(spero e uso il condizionale, dovrebbe) dovrebbe cambiare. ;)

Diciamo che si seguirà questo schema ancora per un po'. L'idea dei capitoli è intrigante sicuramente, e dal prossimo caso verrà applicata :). Mi sono reso conto infatti dalle parole di molti che leggere casi di 12-15 pagine(Word ha questa lunghezza nella formattazione dei miei casi) interi e senza nessuna divisione può risultare un disturbo anche per la vista, quindi dal prossimo episodio avremo la suddivisione in capitolo con relativo titolo per introdurre.

Concordo quando dici che i casi e la effettiva risoluzione, a volte sono troppo brevi. Su questo aspetto sto cercando di lavorare molto, ma non è facile. Credo si tratti di problema d'inesperienza. :) e spero che con i vostri consigli io possa maturare come autore :lollo:

I casi saranno suddivisi in più episodi a partire dal 7(che avrà addirittura ben tre parti, quindi la suspense dovrebbe raggiungere livelli discreti). Il caso numero 7 è quello più lungo che ho scritto finora e vi anticipo che si chiamerà "La leggenda del gabbiano nero" e spero vivamente vi piaccia. Poi naturalmente ci saranno anche casi semplici che dureranno un episodio, casi che ne dureranno due, casi che addirittura saranno dividi in 5 parti(quello dove c'è una svolta nella trama e sarà necessario scrivere molto).

Detto questo ti ringrazio di aver dato un tuo parere e spero vivamente che continuerai a seguirmi :) per dare consigli e valutare il lavoro.


CITAZIONE (berniforever @ 6/9/2011, 23:52) 
Quoto ai_chan, casi strutturati diversamente darebbero più suspence :B):
La trama in sè è comunque intrigante, scommetto che Flavio si rivelerà il padre di Alex :P ma quanti capitoli sono in tutto?
Certo che abituarsi ai nomi italiani non è facile :ph34r:

Non do spoiler sulla trama ;)...altrimenti non mi seguite più :D...e comunque ci vorrà tempo prima che la prima parte della trama venga rivelata. Grazie Berni per le belle parole, continua a seguirmi se vuoi.

La prima stagione che ho in lavorazione(ho scritto tutte le trame, ma devo metterle su Word) è composta da 30 episodi.
Ho in lavorazione la seconda(solo a scriverla sul bloc notes degli orrori :D).

 
Contacts  Top
view post Posted on 7/9/2011, 11:13     +1   -1
Avatar

Juventus=Alessandro Del Piero 10. 32 Scudetti vinti sul campo.

Group:
Member
Posts:
2,496

Status:


Ho corretto tutti gli episodi suddividendoli in mini-capitoli, proprio come mi aveva consigliato Aichan, che ringrazio :)

D'ora in poi la storia sarà divisa in mini capitoli che avranno degli obiettivi


1)Creare maggiore suspense

2)Aumentare la facilità di lettura. Alcuni fan si sono lamentati del fatto che leggere un'infinità di parole messe insieme, ha fatto venire loro gli occhi lucidi. E mi scuso per questo, umilmente ^^ . Perciò d'ora in poi una suddivisione più ordinata della storia permetterà a tutti di prendere fiato

3)Avere appunto più ordine nella storia e più capacità di riflettere a proposito del caso, poiché il giallo, prima di tutto è una sfida dall'autore al lettore. :).
 
Contacts  Top
berniforever
view post Posted on 7/9/2011, 12:23     +1   -1




CITAZIONE (Matteo Del Piero @ 7/9/2011, 11:28) 
Non do spoiler sulla trama ;)...altrimenti non mi seguite più :D...e comunque ci vorrà tempo prima che la prima parte della trama venga rivelata. Grazie Berni per le belle parole, continua a seguirmi se vuoi.

La prima stagione che ho in lavorazione(ho scritto tutte le trame, ma devo metterle su Word) è composta da 30 episodi.
Ho in lavorazione la seconda(solo a scriverla sul bloc notes degli orrori :D).

Ok niente spoiler, è giusto che sia cosi poi ;)
Dunque la prima stagione è piuttosto lunga direi, vabbè c'è la farai a pubblicarla entro l'anno corrente :D
 
Top
view post Posted on 7/9/2011, 13:27     +1   -1
Avatar

Juventus=Alessandro Del Piero 10. 32 Scudetti vinti sul campo.

Group:
Member
Posts:
2,496

Status:


CITAZIONE (berniforever @ 7/9/2011, 13:23) 
CITAZIONE (Matteo Del Piero @ 7/9/2011, 11:28) 
Non do spoiler sulla trama ;)...altrimenti non mi seguite più :D...e comunque ci vorrà tempo prima che la prima parte della trama venga rivelata. Grazie Berni per le belle parole, continua a seguirmi se vuoi.

La prima stagione che ho in lavorazione(ho scritto tutte le trame, ma devo metterle su Word) è composta da 30 episodi.
Ho in lavorazione la seconda(solo a scriverla sul bloc notes degli orrori :D).

Ok niente spoiler, è giusto che sia cosi poi ;)
Dunque la prima stagione è piuttosto lunga direi, vabbè c'è la farai a pubblicarla entro l'anno corrente :D

Se tutto va come deve andare dovrei pubblicare l'ultimo episodio della stagione il 13 marzo 2012 (!!!!)...seguo la linea di un episodio a settimana :lollo: spero si avrà pazienza, vi ripagherò :D
 
Contacts  Top
berniforever
view post Posted on 7/9/2011, 13:33     +1   -1




Ok, quanto ci dai affinchè possiamo aspettare? Si accettano solo cifre cospicue.. ahahah
 
Top
view post Posted on 7/9/2011, 13:44     +1   -1
Avatar

Juventus=Alessandro Del Piero 10. 32 Scudetti vinti sul campo.

Group:
Member
Posts:
2,496

Status:


CITAZIONE (berniforever @ 7/9/2011, 14:33) 
Ok, quanto ci dai affinchè possiamo aspettare? Si accettano solo cifre cospicue.. ahahah

Vediamo...posso provare ad offrire

-Emozioni forti
-Trame intriganti
-Humor
-Omicidi e moventi scottanti e...

tanto altro.

:lol:
 
Contacts  Top
165 replies since 3/8/2011, 16:23   3082 views
  Share