24. Mi dispiace…
Ran si inoltrò nel buio del capannone abbandonato in cui aveva appuntamento, non molto distante dal parco di Beika e situato in una zona poco frequentata. Mosse qualche passo inquieta, guardandosi attorno circospetta. Si strinse nelle spalle e si abbracciò per cercare di avvertire quel calore da cui tanto voleva essere avvolta, ma che il luogo tetro e freddo in cui si trovava non le trasmetteva.
«S-sono arrivata…» avvisò con voce flebile. Successivamente si fermò davanti ad una colonna di ferro, poco lontana dall’entrata. Di solito volevano che sostasse lì prima del loro ormai abituale incontro. Aguzzò tutti i sensi al massimo, pronta a captare anche il minimo rumore e ad avvertire ogni sorta di pericolo. Non fece neanche in tempo a cercare con gli occhi i due individui che l’avevano obbligata a quel destino tanto ingiusto che sentì un tonfo sordo provenire da dietro le sue spalle. Si girò di scatto, spaventata; la porta da cui era appena entrata si era richiusa. Deglutì, morendosi un labbro. L’aria era pesante, l’atmosfera cupa: si sentiva in trappola.
«Eccola qui» bisbigliò Sakè con un sorrisetto. Si trovava dietro a degli scatoloni, proprio vicino alla porta. Era stato suo fratello a chiuderla. Prese fra le mani una maschera di colore nero e se la appiccicò al volto, in modo tale che esso rimanesse completamente coperto. Prima dell'arrivo della ragazza aveva nascosto i capelli corvini al di sotto di uno scuro cappello di lana e aveva avvolto il corpo in un abito nero, pesante ed imbottito, avente sulla schiena un mantello del medesimo colore.
Aurum, che indossava un vestiario simile, differente solo nella taglia e nella forma della maschera, annuì distrattamente alle parole di Sakè e si sporse appena, quanto bastava per scorgere la liceale che tremava qualche metro più avanti. Sorrise.
“Manca pochissimo, mia cara…” pensò, rivolto a Ran.
Sakè, con l’attenzione rivolta a tutt’altro, prese fra le mani, rivestite da sottili guanti in lattice, una piccola valigetta contenente il materiale necessario per “lavorare”, mentre suo fratello aveva distolto lo sguardo dalla ragazza e aveva preso fra le braccia una grossa borsa, la quale proteggeva un moderno computer portatile.
Ran, nel mentre, era rimasta immobile al suo posto, in attesa che i due la raggiungessero e la sottoponessero al solito interrogatorio, inevitabilmente seguito da quella cosa…
«Carissima!» le andò in contro Sakè, facendola sussultare. Il modulatore vocale aveva reso la sua voce ancora più meccanica e alterata del solito, mentre la maschera che portava era come sempre oltremodo inquietante. Su di essa vi erano disegnate decine di piccoli occhietti di pipistrello rossi, contornati da strisce dorate, al di spora di una disumana bocca sorridente, con il sangue sbavato sulle labbra e i denti gialli e acuminati; il tutto era spaventosamente realistico. Sotto quella maschera, quale identità si celava? E sotto quella di Aurum che, diversamente, era adornata da strani disegni astratti in tonalità scure? Non sapeva niente di loro, neanche come si chiamavano. Il mistero li avvolgeva completamente, quelle persone che aveva riconosciuto soltanto come “due uomini di una potente organizzazione criminale”. Chissà se sarebbe stata smentita anche su quello.
Alzò lo sguardo verso Sakè, che sembrava aver perso la pazienza. Ci stava mettendo troppo a rispondere, ed una cosa che aveva capito sul suo conto era che non amava aspettare.
«H-ho ricevuto il vostro messaggio…» balbettò la liceale, cercando di prendere tempo. Il suo corpo era percorso da continui brividi, la cui causa non era, però, il freddo pungente. Deglutì, provando ugualmente a non mostrare segni d'agitazione.
«Sì, lo so…» confermò Sakè con tono compiaciuto. Poggiò la valigetta che teneva in mano per terra e cominciò ad avanzare verso la ragazza. Si fermò a qualche passo da lei ed incrociò le braccia al petto. «Altrimenti non saresti venuta da noi spontaneamente, come quel venerdì mattina…» continuò, scandendo ogni parola lentamente, e iniziando a camminarle attorno.
«Lo sapete benissimo cosa mi ha spinto a farlo, quel giorno!» sputò tutto d'un fiato lei, tremante e spaventata. Gli occhi le bruciavano, e sentiva che di lì a poco sarebbe scoppiata a piangere. Come sempre. Il suo battito cardiaco era aumentato notevolmente, mentre il suo istinto le gridava di stenderli entrambi con una mossa di karate e fuggire via. Ma non poteva, l'avrebbe pagata cara; per questo motivo doveva assolutamente assecondarli, qualunque cosa le chiedessero, o le facessero, per poter sopravvivere.
«Shinichi, Shinichi, oh Shinichi…»
Ran sentì in lontananza quella voce, che si avvicinava sempre di più, e la ricollegò subito ad Aurum. Appena lo vide avvicinarsi sbarrò gli occhi. Il membro dell’Organizzazione arrivò a pochi centimetri da lei e le prese il viso, cominciando a carezzarglielo con il dorso della mano. «Ma quanto lo ami, questo Shinichi?» le chiese con tono provocatorio. A quel contatto la ragazza si paralizzò, non riusciva neanche a sbattere le palpebre dalla paura e le pareva impossibile anche solo muovere un muscolo. Il tocco freddo e innaturale dell'individuo le fece gelare il sangue, mentre il suo viso, così vicino al suo, seppur mascherato, le fece venire la pelle d'oca.
«Piantala, Aurum» lo ammonì Sakè con tono spazientito. L’interpellato si girò ad ascoltare le sue parole, lanciando occhiatacce furenti.
«Ma non ho fatto niente!» urlò con tono infantile, separandosi dalla ragazza e facendo sì che ella potesse tornare a respirare. Ran indietreggiò lentamente, sfiorandosi il viso toccato dall'individuo. Ogni volta, ogni maledettissima volta, la persona chiamata Aurum le dedicava atteggiamenti del genere, e lei moriva di paura. Come poteva essere il contrario? Non si era mai spinto oltre, fortunatamente, ma man mano che il tempo passava cresceva anche la paura – ed una terribile consapevolezza – che non sarebbe potuto andarle sempre così bene.
«Ci provi con lei ogni volta, questo lo chiami niente?» sbuffò Sakè, portandosi le mani ai fianchi.
La karateka sussultò, si trovava pienamente d’accordo con le sue parole. Paradossale, concordava con la causa principale di tutto il suo dolore; che le faceva ogni volta quelle cose orribili, senza che potesse capirne niente, che la uccideva con domande dolorose come pugnalate, che la tormentava da tempo, e che non la lasciava più vivere. Voleva scappare, dimenticarli entrambi. Erano il suo incubo peggiore, la cosa più brutta che le fosse mai capitata.
«Beh, è una bella ragazza…» sghignazzò Aurum, lanciando poi un occhiolino la ragazza, che però lei non poté vedere.
Ran rabbrividì di nuovo e tornò a posare istintivamente lo sguardo su di lui.
«Aurum, se non plachi quegli ormoni del cavolo giuro che ti lancio in faccia il dispositivo portatile per leggere i pensieri» lo minacciò Sakè, ribollente di rabbia. «E ti posso assicurare che fa male» precisò, ricordando la volta in cui Vermouth si era permessa di scagliarglielo contro solo perché forse la donna con i capelli corti di cui non ricordava il nome si era accorta di qualcosa. Iniziava con la “M”, però, rammendò. Mi… Mi… beh, non che fosse importante.
«Che mammina apprensiva» sbuffò lui, voltando la testa indispettito.
Sakè si fece prendere da un tic nervoso all’occhio, mentre osservava il suo carissimo fratellino prendersi nuovamente gioco dell’affetto che provava per lui. Lanciò una serie di imprecazioni sottovoce, decidendosi che prima o poi avrebbe dovuto seriamente fare qualcosa per l’autocontrollo. Sospirò, riprendendo il controllo di sé, e ritornando a rivolgersi a Ran.
«Lascialo perdere, è un imbecille» sbottò, lanciando un’occhiataccia al fratello, che però non sembrava affatto colpito dall’aggettivo attribuitogli. Pensò che, ormai, doveva averci fatto seriamente l’abitudine, e la cosa era triste non poco. Perché si comportava in quel modo? Era intelligente, dannazione, perché voleva per forza fare lo scemo?
«N-no…» cercò di balbettare Ran, agitando debolmente le mani davanti a sé per smentire quanto detto da Sakè. «È tutto ok» mentì, sforzandosi di sorridere per non mostrare l’agitazione.
«Se lo dici tu» inarcò un sopracciglio e fece spallucce. «Allora… ti sei decisa a parlare?» chiese poi, fissandola truce.
Ran sbarrò gli occhi, tremante.
«Non lo so, lo giuro…» sussurrò velocemente, portandosi terrorizzata le mani davanti alla bocca.
Sakè sbuffò: «Certo che sei proprio testarda»
«No, dico sul serio!» pianse la ragazza.
«Ok, allora forse non ci capiamo. Proverò a ripetertelo: dimmi dove nascondi Shinichi Kudo»
Ran aveva il cuore che batteva a mille, non riusciva a respirare lentamente e aveva iniziato ad indietreggiare a piccoli passi.
«Non lo nascondo, non so dov’è!» urlò con la voce rotta dal pianto. Inciampò nei suoi stessi piedi e cadde a terra, sbattendo violentemente.
Aurum si sedette vicino a lei. «Non è bello dire bugie…» le disse, aiutandola ad alzarsi.
«Ma io non…»
«Ok, basta, stai zitta» sbottò Sakè. «Ormai ho capito che non vuoi parlare… dannazione, devo assolutamente perfezionarlo»
Ran non pronunciò una parola, rimase immobile ad aspettare la sentenza del membro dell’Organizzazione che aveva di fronte.
«Aurum, prepara il computer e il resto» sospirò. Il fratello annuì e si diresse verso la valigetta.
La ragazza strinse i pugni, lo sapeva che sarebbe successo ancora. Le lacrime le solcarono le guance silenziose, lasciando al loro passaggio un’invisibile scia di dolore e rassegnazione.
«È proprio necessario…?» si lasciò sfuggire, senza neanche rendersene conto.
Sakè si girò verso di lei con gli occhi sbarrati. Boccheggiò qualche secondo senza emettere un suono, poi abbasso la testa e sospirò.
«Sì» rispose semplicemente, per poi aggiungere due parole che Ran non avrebbe mai creduto di poter sentir uscire dalle sue labbra: «Mi dispiace»
Yume no Sekai ◕ ◡ ◕
(20/06/2012)
Gomen neeeee!!!!!!!! ç_____ç Scusate, scusate, scusate!! Oddio, scusatemi davvero! D:
Sono più di due mesi che non aggiorno, tiratemi pure contro tutto quello che volete!! E in più vi presento questo capitolo, che è pure un po' più corto del solito e non mi convince appieno il modo
in cui l'ho scritto, aah perdonooo ç______ç
Vi giuro che non volevo sparire così, ma a causa dello studio e della salute non ho potuto fare altrimenti D: Purtroppo quest'anno ho gli esami... quindi credo che con il prossimo aggiornamento
ci vedremo dopo il 27 giugno =(
Mi dispiace davvero tanto!
Almeno spero che il capitolo vi sia piaciuto! <3 Come ho già detto, non mi convince molto… ma non per quello che ho scritto, ma per il modo in cui l'ho scritto… ho paura di non essere riuscita a rendere
bene le descrizioni e le emozioni, per non parlare dei dialoghi! Vi prego, smentitemi ç_ç (no, scherzo xD ditemi cosa ne pensate davvero ^^) Il disegno invece è della scena in cui Sakè dice a Ran "Mi dispiace"… è un momento che mi sta molto a cuore <3
Poi, diciamo per "ripagarvi dell'attesa", volevo fare, come ho visto da Tonia (88roxina94 <3 vi consiglio di leggere la sua fanfiction, è stupenda <3), una specie di quiz, con delle domande più o meno inutili sul capitolo xD è carino ^^ <3 Mi piacerebbe tanto leggere le vostre risposte! *^* xD <3
1) Dove le hanno comprate quelle orrende maschere Aurum e Sakè?
2) Sakè riuscirà mai a ricordarsi chi è "Mi"?
3) Ma soprattutto, quante probabilità ha Aurum di fare colpo su Ran? xDD
Sono idiote, lo so, ma per me è questo il bello xD Spero che piacciano anche a voi ^^ <3
Grazie a tutti coloro che leggono, commentano, e mi seguono <3 <3
Un bacione,
Yume-chanEdited by Yume-chan - 20/6/2012, 10:47