| FILE XXIX: IL CADUTO: Conan Edogawa spalancò lentamente gli occhi, circondato dalla totale oscurità della stanza in cui era stato imprigionato. Si alzò in piedi, scoprendo di non essere stato legato in alcun modo e di avere libertà di movimento. Minute lampade, che emanavano una poetica luce bluastra ed erano state poste ai lati del pavimento, cominciarono a illuminare timidamente la camera, lasciando intravedere i contorni del suo corpo infantile. Il detective non aveva paura. Era certo del fatto che gli altri si fossero salvati… nulla avrebbe potuto nuocere a questi ultimi. Il suo destino non era importante; qualunque tortura avesse dovuto subire, la avrebbe accettata con gioia, sapendo che sarebbe stato l’unico a doverla patire… almeno per il momento. Conan si guardò intorno e si accorse di un’immota ombra appoggiata alle pareti del muro. Il volto era occultato da una vitrea maschera. «Sono onorato di incontrarti…» Conan deglutì quando riconobbe la voce metallica. «Shinichi Kudo.» Il liceale rimpicciolito sgranò gli occhi quando colse l’implicazione delle parole che erano state appena pronunciate. Morte Rossa sapeva il suo segreto. «Anche se il tuo sguardo rivelatore è celato dal buio, i miei occhi possono comunque ammirare lo splendore del terrore che ristagna nella tua mente», disse Moriarty. «Speravi di riuscire a mentirmi? Sappi che la Morte Rossa ha preso le tue impronte appena ti ha catturato. Non è stato difficile risalire alla tua identità: ci ha impiegato meno di un’ora. Tu, invece, hai atteso molto tempo prima di liberarti degli effetti delle droghe, a quanto pare: dormi addirittura da due giorni. Mi domando quali tormenti stiano assalendo i tuoi compagni di sventura… così attaccati alla "vita". Tra l’altro, per quanto concerne la compatibilità del sangue di Milady, la mia seguace a Nikko, con il tuo, non c’è nessun problema: il suo gruppo sanguigno era 0Rh negativo… e la piccola mescolanza non ha provocato effetti collaterali all'interno del tuo organismo.» Conan non riusciva ancora a crederci… un folle come lui sapeva la sua identità e, quasi sicuramente, quella di Ai! «Suppongo che ti stia domandando se io sia anche consapevole dell’alter ego della scienziata… attualmente vive sotto falso nome (e corpo, oserei aggiungere) a Tokyo, in compagnia di un certo Hiroshi Agasa, inventore povero e anziano. Ti domanderai come abbia ottenuto tali informazioni sulla tua amica, ma, sfortunatamente, non posso ancora risponderti. Nessun problema, però: presto possiederai tutta la conoscenza che brami ardentemente… e anche di più», proferì Morte Rossa con un velo di malinconia nella voce. «Sei un mostro, un folle.» «Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell'intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell'intelletto in generale», dichiarò impunemente James, citando nuovamente Poe. Conan rimase perplesso di fronte all’essere vivente con cui stava discorrendo, che rispondeva alle sue accuse come un amico a quelle del suo interlocutore. «Non puoi permetterti di insozzare il nome di quell’artista appropriandoti delle sue parole… hai ucciso delle persone; non vali niente.» « Eliminare delle insignificanti vite? Non è un problema… se amplierai la tua mente e osserverai dal punto di vista di un intero universo, ti accorgerai che nessuno rimpiangerà o ricorderà il tuo effimero passaggio. Ogni nostra azione è collegata in un eterno ciclo che non avrà mai fine né ha mai avuto inizio: dell’uomo non rimarrà assolutamente nulla e, al contempo, permarrà ogni cosa, sarà come se non fosse mai esistito e come se vivesse in eterno. Le mie uccisioni non mutano lo stato della continuità dell’universo… in realtà non sto facendo nulla, come te. Passato, presente e futuro… vane parole. Quando comprenderai che tutto accade nello stesso momento, che il “tempo” stesso è un concetto creato dagli esseri umani per non impazzire dinanzi alla verità e all'infinità del cosmo, potrai valutare la cosiddetta “vita” in modo diverso.» Conan si ammutolì. Chi era davvero l’uomo che gli stava parlando? Era solo una voce metallica e infernale proveniente dai più oscuri antri della mente umana? Stava forse sognando? Era davvero vivo?
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