Scusatemi per il ritardo... ho dovuto studiare
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A voi!
FILE XXXV
MASCHERE
Haibara cominciò a scrutare gli occhi dell’uomo, che tradivano un incontenibile e indecifrabile desiderio insoddisfatto.
«Chiba, chi è quest’uomo? L’ispettore Megure aveva detto di far passare solo persone rilevanti per il caso!»
«Mi scusi, ispettore Shiratori: quest’uomo ha dichiarato di possedere informazioni importanti sul caso e ha superato positivamente ogni controllo, dunque mi sono permesso di portarlo da Lei.»
Il poliziotto fu interrotto bruscamente dal nuovo arrivato.
«Sono Akira Dornez. Ho perso tutto a causa di quel folle. Voglio vendetta… e so che potrò ottenerla solo collaborando con voi. Lo stesso vale anche per la polizia, del resto: io ho agito a stretto contatto con Morte Rossa per mesi; senza contare che, all’interno di questo edificio, solo io conosco le tattiche di quell’essere schifoso a sufficienza da poter prevedere qualche sua mossa. Le ho subite così a lungo da esserne diventato una parte integrante. Vi aiuterò a salvare la città, ma voi dovete promettermi che mi garantirete la totale libertà d’azione e che vi fiderete di ciò che dico.»
Megure si alzò, visibilmente infuriato.
«Chiba, porti all’ospedale questo povero disperato delirante! Non abbiamo tempo per lui!»
Kogoro si frappose tra l’agente e Akira.
«Come Le ho già raccontato, quest’uomo ha perso tutta la propria famiglia e ha avuto a che fare con Morte Rossa per molto tempo; forse dice la verità. Megure, Lei sa che per salvare la città abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile.»
Megure si sedette, sconsolato.
«Chiba, ha davvero superato tutti i controlli? Puoi confermarmi che sia pulito?»
L’agente annuì con timidezza prima di appoggiarsi timidamente alla porta.
«Come ha ottenuto queste informazioni?», chiese l’ispettore.
«Lui mi ha catturato. Mi ha torturato… e mi ha rivelato volontariamente una piccola parte dei suoi piani.»
Dopo aver pronunciato queste parole, scrutò con la coda dell’occhio Ai.
«Dopo avermi riferito i nomi di alcuni dei luoghi che attaccherà, fornendomi anche la data e l’ora precisa, mi ha lasciato andare, dicendomi di “portare il messaggio della Morte Rossa” all’ispettore di Tokyo chiamato Juzo Megure.»
«Potrei anche crederLe, ma prima dobbiamo compiere degli accertamenti. Chiba!»
Megure fece un cenno a Kogoro e a Shiratori, che si avvicinarono all’agente, mentre l’imperioso ispettore li faceva accedere a una stanza adiacente.
«Sato! Takagi! Sorvegliate il signore qui presente e tutti gli altri. Nessuno deve uscire da quest’ufficio, intesi?»
I due poliziotti obbedirono con prontezza all’ordine.
Megure chiuse la porta per impedire che gli altri udissero la conversazione.
«Chiba, le impronte coincidono con quelle di Akira Dornez? Avete controllato?»
«Abbiamo già confermato tutto. Abbiamo addirittura scoperto che è figlio di Caesar Dornez, emigrato in Giappone dalla città di *** per cercare fortuna. Akira è nato in Giappone dalla signora Akane Sato, ricca imprenditrice di Tokyo. Il signore qui presente ha frequentato addirittura la scuola imperiale, dove ha incontrato la moglie, con cui si è sposato e ha avuto una figlia.»
«***, hai detto? Quella è la stessa città in cui è stato adottato James!»
«Comunque, questo non cambia nulla: le informazioni che quell’uomo può fornirci provengono da Moriarty stesso, dunque non si possono considerare valide», dichiarò il preciso Shiratori.
Megure, dopo aver afferrato il colletto di Kogoro, si voltò con sospetto verso la porta chiusa.
«Inoltre… chi ci assicura che sia dalla nostra parte?»