FILE XXXIX:
SCONTRO FRA BUGIARDI
Akira scrutò la città, oscurata dal cielo notturno, che si stagliava sotto di lui. Futili esistenze che si dimenavano nel costante tentativo di preservare una specie che non meritava la vita. Quest'ultima non aveva avuto pietà per lui… ed egli non ne avrebbe certamente mostrata. Indi si girò verso il gruppo che lo attorniava. La bambina dai capelli ramati si era allontanata dall'ufficio dopo che egli aveva fornito i nomi di alcuni degli edifici che sarebbero stati attaccati dalla Morte Rossa.
«Signor Mouri, abbiamo cercato informazioni su James come ha chiesto, ma non siamo riusciti a trovare niente… assolutamente nulla.»
L’espressione imbarazzata di Megure confermò implicitamente l’affermazione di Shiratori, che non riusciva ancora a capacitarsi dei miseri risultati.
«Avete cercato bene? Non è possibile che non siate riusciti a trovare niente!»
La voce di Akira pareva sempre più furiosa.
«È come se non fosse mai esistito: non c’è alcuna informazione su di lui... nemmeno dai giornali dell’epoca.»
Kogoro Mouri scosse brevemente il capo: «I giornali non seppero mai l’accaduto di quella notte. Giacché il padre adottivo era deceduto e nessuno avrebbe potuto preoccuparsi del suo destino, domandai alla polizia di non divulgare la notizia… in nome dell’antica amicizia che ci aveva un tempo legati.»
«Ed evidentemente Moriarty ha cancellato tutte le altre informazioni per impedirci di difenderci in maniera adeguata dalla sua pazzia.»
Heiji Hattori aveva finalmente cominciato ad agire.
«Ho telefonato a mio padre per chiedere alcune informazioni sul signore qui presente», dichiarò, indicando Akira.
«Scommetto che non avete riflettuto sul fatto che il giorno in cui è avvenuto l’attacco fosse anche la data del suo trentatreesimo compleanno. Non può essere solo una coincidenza.»
Megure si avvicinò a Heiji con sguardo perplesso.
«Questo cosa significherebbe?»
Heiji camminò lentamente verso Akira, prima di afferrarlo per il colletto e sbatterlo contro il muro.
«Tu lo conoscevi di persona anche prima del vostro “scontro”, vero?»
La rabbia incontrollabile del detective impetuoso di Osaka fu acquietata da Kazuha, che poggiò la mano sul braccio di quest’ultimo per invitarlo a cessare tale follia.
«Non ho idea di cosa tu stia parlando… non ho mai visto in faccia quel bastardo.»
Yumi Miyamoto entrò rispettosamente all’interno della camera, ostentando una lettera ancora sigillata.
«Mi scusi se la disturbo, ispettore Megure, ma abbiamo ricevuto questa missiva qualche minuto fa; è per lei. Non si preoccupi: hanno già svolto gli accertamenti; è sicura.»
L’agente di polizia si apprestò ad analizzarne l’esterno e il contenuto della busta, dopodiché assunse un’espressione corrucciata.
«Questa non è per me… è per Lei, Akira.»
Il muto interlocutore allungò lentamente la mano per afferrare il foglio.
È proprio della natura umana odiare colui che hai offeso. Sei già morto, fratello mio.
Morte Rossa
Le parole, ottenute riunendo lettere ritagliate da giornali, non avevano bisogno di spiegazioni.
«Non è possibile… tutto ciò è folle.»
Akira uscì dalla stanza disperato e corse piangente verso le toilette.
«Lo sapevo: quell’uomo era suo parente… addirittura il fratello.»
Tutti si voltarono verso Heiji Hattori.
«Evidentemente la odia per un motivo particolare… oppure detesta l'intera famiglia. Direi che questo ignobile essere ha molti obiettivi: Kogoro Mouri, Akira Dornez, tutte le altre persone qui presenti e l’intero mondo conosciuto, a giudicare dalle sue azioni.»
Ai Haibara uscì dal bagno femminile. Aveva tentato di evitare incontri sgraditi con Dornez, che aveva mostrato uno strano interesse e un malcelato astio nei suoi confronti. Procedette con tranquillità nel corridoio, quando s’imbatté proprio in Akira, che la stava fissando apparentemente furioso.
Questa volta gli avrebbe chiesto cosa voleva da lei.
L’uomo si avvicinò alla scienziata rimpicciolita e precedette ogni sua domanda.
«Nessun problema, ragazzina… si vive come si sogna: perfettamente soli.»