FILE XLIX
NESSUN PROBLEMA – ATTO I
Megure, rappresentante veterano della legge umana, non aveva dubbi.
«Noi non tratteremo con un criminale…»
L’ispettore sfoderò velocemente il proprio cellulare, pronto a ribadire la supremazia della giustizia sulla follia del disordine.
Non avrebbe concesso a un folle assassino di minacciare la megalopoli e passarla liscia.
***
Le Swat si erano ormai appostate silenziosamente dietro alle costruzioni che circondavano la Tokyo Tower, in attesa dell’inevitabile irruzione.
A giudicare dalle rilevazioni compiute in precedenza dai colleghi in borghese, l’enorme antenna era stata chiusa al pubblico per compiere dei restauri, ma non vi era alcun lavoratore all’opera.
Megure sapeva che un solo essere umano si trovava all’interno del monumento.
I poliziotti si mossero rapidamente, badando a non essere scorti, nonostante non fosse ancora giunta la notte.
La meravigliosa luce soffusa del tramonto, inondata da un costante e inevitabile tormento, irradiava con il proprio mesto sinonimo di morte le effimere menti degli uomini, trasformando il simbolo di Tokyo in una metafora opaca e malevola della storia.
Le strade circostanti non erano state chiuse per sfruttare al meglio la copertura offerta dalla massa di popolazione che ancora vagava per la città e che, ormai, era abituata alla visione delle forze dell’ordine a causa degli eventi che avevano sconvolto la capitale pochi giorni prima.
Pochi badarono ai poliziotti sparpagliati intorno alla torre.
Un paio di elicotteri sorvolava la zona a distanza, sperando di attirare l’attenzione del terrorista e distogliere ulteriormente lo sguardo dalla zona da cui i colleghi sarebbero penetrati. Gli aeromobili avevano tentato di visionare gli interni dell’osservatorio senza risultati positivi, come se “qualcosa” ostruisse la visuale.
L’ispettore Shiratori e Megure, che erano gli unici agenti, oltre a Sato e Takagi, a conoscere la vera natura della minaccia, coadiuvavano le operazioni a distanza insieme a Kogoro, Heiji, che si trovava, fortunatamente, ancora a Tokyo, e all’intelligente Conan, essendo il loro volto certamente noto all’astuto nemico.
«Parla Kisaragi: siamo in prossimità delle scale. La seconda squadra sta analizzando le condizioni dell’ascensore per salire da lì.»
«Molto bene… procedete.»
La voce del sottoposto si ammutolì per qualche istante.
«Ispettore… c’è un messaggio davanti alla prima rampa. A un primo sguardo, sembra scritto… con il sangue.»
L’interlocutore cominciò a provare una rabbia incontrollabile e controproducente.
«Che cosa c’è scritto?»
Il poliziotto deglutì involontariamente.
«”Pericolo: non passare da qui.” Cosa facciamo adesso? Procediamo?»
«Non può essere vero… avanzate con cautela e fate attenzione a eventuali cariche esplosive: non possiamo demordere ora, la posta in gioco è troppo alta.»
Un agente volontario procedette lentamente verso il primo gradino, su cui poggiò finalmente il piede, che si dissolse in seguito a una piccola e concentrata esplosione.
Shiratori, avendo udito lo scoppio dalla ricetrasmittente, batté il pugno contro la parete.
«Uomo a terra!»
Il ridotto gruppo arretrò di fronte a una simile ostilità.
«Ispettore Megure, mi ascolti: un collega porterà via il ferito, mentre noi seguiremo la seconda squadra. Ispettore, mi sente? Ispettore?»
L’uomo che egli aveva interpellato non poteva rispondere: stava cominciando a comprendere le conseguenze delle proprie azioni.
Edited by MAN_IN_BLACK - 24/6/2012, 20:56