Grazie ancora di cuore a tutti ragazzi
ora ecco uno dei miei capitoli preferiti! spero vi piaccia e che vi emozioni. per scriverlo mi sono ispirata ad una canzone che mi piacerebbe ascoltaste ^^
Behind Blue EyesCAPITOLO 7: una piccola Oscurità e una grande Luce…
Venne pomeriggio inoltrato e a casa Agasa c’erano molti più individui della mattina.
Davanti al cancello vi era una macchina parcheggiata. Dentro l’abitazione cinque persone erano sedute sul divano, tutte intente ad osservare il bambino con gli occhiali, il quale era oltremodo scocciato per aver chiamato l’FBI, e aver coinvolto il suo amico Heiji, seduto di fianco a lui, spaparanzato per bene sul divano.
“Bene, ora che ci siamo tutti, vorrei spiegarvi il motivo per cui ho bisogno del vostro aiuto” disse, rivolgendosi a Jodie e James, seduti di fronte.
“ C’entra in qualche modo l’organazzione?” chiese la bella Jodie. Conan spostò lo sguardo su Ai, la quale lo guardò con uno sguardo che lo fulminò e lui annuì, ad occhi chiusi. A quel punto Lei scoppiò
“Lo sapevo! Ecco perché ieri eri conciato così! Si può sapere cosa ti passa per il cervello?” gli urlò lei, alzandosi dal divano.
“Ai…” la richiamò Agasa, facendola sedere.
“Ho bisogno che voi proteggiate tutte le persone che hanno avuto contatti con me.” La richiesta era semplice e schietta.
“D’accordo Conan, ma si può sapere cos è successo?”
“Mi dispiace, ma non posso dirvelo…”
“E come mai?” chiese seccata Ai
lui la guardò con uno sguardo severo
“Perché questa è una lotta tra me e loro e non voglio che vi immischiate.”
“Hm, comodo il signorino! rispose lei
“…Sei un incosciente…” sussurrò
“Andiamo Haibara, non vedo il caso di…”
“Ma ti rendo conto?? Gin potrebbe già averti scoperto e uccidere te o qualcun altro per vendicarsi! Non credere che dopo l’incidente sulla torre Tokyo, non sia sulle tue tracce…anzi…”
e qui Haibara assunse lo stesso atteggiamento minaccioso che ebbe al loro primo incontro e fece gelare il sangue nelle vene il povero Shin
”…Potrebbe averti già trovato e aspettando il momento opportuno, nascosto nell’ombra, pronto a sorprenderti e conficcarti una pallottola nel cervello.
O chissà, magari prima ucciderebbe la tua Ran…”
A sentir quelle parole gli venne in mente quell’incubo.
Gin e Vodka nascosti nello studio di Kogoro, Gin che lo assale, tappandogli la bocca e improvvisamente Ran comincia a chiamarlo e a scendere le scale.
Lui cerca di urlare, di liberarsi da quella presa forte e malvagia, ma è inutile.
Ran ,la sua Ran stava avviciandosi sempre più alla morte, e lui non poteva far niente.
Voleva urlarle di scappare, cercava in tutti i modi di liberarsi…
Ecco la sagoma della ragazza dietro il vetro , Vodka alza la pistola
La porta viene aperta…
L’ultimo urlo soffocato “Ran!!!!”
Il suo viso fa capolino dalla porta e Vodka pronto a sparare.
Ai stette a fissarlo, capendo dalla sua faccia di avergli fatto capire il messaggio.
“Sentite, adesso calmatevi.” Cercò di tranquillizzarli Jodie
“Senti Conan, sei soltanto un bambino, e anche se sei riuscito a cavartela sulla Torre Tokyo due giorni fa, non vuol dire che sarà sempre la stessa cosa.”
“Inoltre noi siamo agente dell l’FBI ed è il nostro compito. Mi dispiace Conan, ma non possiamo farti fare tutto il lavoro.” Rispose severo James Black, alzandosi in piedi.
Conan strinse i pugni dalla rabbia. Lo sapeva che non avrebbe mai dovuto chiamarli.
Heiji lo guardava, senza dire niente. Sinceramente comprendeva i suoi sentimenti, ma era troppo pericoloso, e aveva timore per l’amico che si cacciasse in qualche guaio o che non ce la facesse da solo.
Non seppe cosa dire, avevano ragione entrambi.
“No, mi dispiace!” a quel punto l’ex liceale si alzò dal divano con uno scatto tale che spaventò Hattori, assorto nei suoi pensieri.
“ Ho un po’ di conti in sospeso con quegli uomini, e poi conosco delle informazioni che voi non sapete!” si mise quasi ad urlare
“Cosa? Quali informazioni?” chiese James allarmato.
“Non importa…continuerò a svolgere le mie indagini da solo, vi chiedo solo di proteggere coloro che mi stanno attorno e di lasciarmi fare!” così Conan corse via senza lasciare il tempo ai presenti di fermarlo e la porta di casa sbattè violentemente.
Heiji si alzò e corse anche lui fuori per cercare di farlo ragionare.
‘
Perché Shinici si comporta in modo così strano?’Hattori si mise a correre per le vie del quartiere, ma dell’amico non c’era traccia.
Intanto fuori dalla grande casa, nessuno si era accorto che qualcuno li stava spiando da più fronti.
Uno di loro sorrise beffardo, contento che le sue deduzioni si erano rivelate esatte.
L’altro uomo se ne andò di soppiatto, aveva sentito abbastanza. Doveva preparare un buon piano.
Era giunta sera e a casa Agasa erano rimasti solo in tre, tutti preoccupati per Shinici.
Heiji era tornato a casa da pochi minuti, esausto dalla corsa del pomeriggio, in cerca dell’amico. Ma di lui nessuna traccia.
Si era seduto sul divano, vicino alla scienziatina, la quale leggeva un giornale come se niente fosse, ma si leggeva chiaramente nei suoi occhi che era molto arrabbiata con Shinici ed esigeva delle scuse.
Agasa intanto preparava la cena distratto e nessuno dei tre spiccicò parola durante tutta la serata.
Lui era lì, immerso nel buio e nel silenzio più totale. La casa grande era disabitata ormai da tantissimo tempo, che Shinici aveva perso il conto.
Da quanto tempo era rimpicciolito? Da quanto tempo non era più un Liceale, ma ben si un marmocchio delle elementari? Da quanto tempo aveva stretto nuovi contatti, aveva risolto nuovi casi al posto di Goro e soprattutto…da quanto tempo è che mentiva a tutti?
Già…lui era un Detective e un detective cerca sempre la verità…ma ora era lui a mentire a tutti, era lui il colpevole.
Già, si sentiva colpevole di tutto.
Si rannicchiò ancora più vicino al muro della sua stanza. Aveva bisogno di stare da solo e di riflettere.
Solo un piccolo raggio di luna entrava nella stanza e ne illuminava il letto, ormai vuoto da tempo.
Conan era lì, in un angolo rannicchiato per terra, ormai stanco. Sentiva il bisogno di urlare, di sfogarsi, di…vedere Lei…si, la sua Ran…quante bugie, quante menzogne…lei lo credeva in giro a risolvere casi e invece era lì, sempre acanto a lei, pronto a proteggerla da qualunque pericolo.
Ormai la sua identità di Shinici Kudo gli sembrava un ricordo lontano, lasciando il posto a Conan Edogawa, il bambino sveglio, il piccolo Detective…
Senza accorgersene, una lacrima iniziò a rigargli il suo visino da bambino, gli occhi nascosti dalla frangetta.
La rabbia e la delusione erano troppi.
“Maledizione!” tirò un pugno al muro, facendosi male alla mano, ma non gli importava nulla.
Improvvisamente sentì il cellulare vibrare nella tasca.
Lo prese e vide il nome di Hattori sul display. Non aveva voglia di parlare con nessuno, così lo lasciò squillare. Era la centesima volta che lo chiamava.
Passarono altri minuti, Conan non seppe dire quanto, quando improvvisamente sentì uno strano rumore provenire dal piano di sotto.
Il bambino si concentrò su quei nuovi rumori, erano dei passi.
Si nascose dietro il letto, attento a non far rumore e poi attese. I suoi battiti accelerarono e lui si maledisse per essere così agitato.
I passi, se pur felpati, si fecero più vicini e quindi più chiari all’udito.
“Shinici?” una voce familiare lo chiamò
A quel punto tirò un sospiro di sollievo e si alzò, la sua visuale ora poteva vedere l’amico del Kansai venuto a cercarlo. L’aveva trovato.
“Cosa ci fai qui?” chiese il bambino tranquillo.
Heiji assunse un espressione irritata
“Come che ci faccio qui? Ti ho cercato d’appertutto!”
“Be, eccomi qui…”
Conan si avvicinò all’ altra sponda del letto e si sedette per terra, di fianco al detective.
“Si può sapere che ti prende?”
Silenzio.
“Cos’è, vuoi scappare?” lo provocò
“Scappare? Io? Ma fammi il piacere!”
“E allora cosa prende al grande Shinici Kudo??”
“Lo sai cosa mi prende? No! Non lo sai cosa sto passando! Non sai come mi sento ogni giorno a mentire a tutti, a vivere una vita non mia!” Conan sbottò di colpo, gettò tutte quelle parole con rabbia e i suoi occhi stavano diventando lucidi.
Heiji gli andò vicino con uno scatto fulmineo, lo prese per il colletto e portò il suo viso vicinissimo al suo
“Stammi a sentire Shinici…ricordati che se non avessi mantenuto il tuo segreto, a quest ora probabilmente sarebbero tutti Morti! Capisci? Morti!
E’ vero, non so come ti senti, ma posso immaginarlo, ma ricordati…” mollò la presa e si alzò, voltandogli le spalle, poi aggiunse con voce più comprensiva
“Che in questa battaglia tu non sei solo…non puoi combattere questa battaglia da solo. Ormai siamo coinvolti tutti, io per primo e ti starò a fianco, qualunque cosa succeda…”
L’ex liceale rimase colpito dalle sue parola, poi la sua espressione cambiò in un ghigno e chiuse gli occhi. Le sue parole lo colpirono, una nuova luce si faceva strada nel suo cuore.
Sapeva che aveva ragione e che Heiji era come lui. Glie lo si leggeva negli occhi che ormai nessuno l’avrebbe fermato nell’aiutarlo in quella battaglia.
Capì che ormai erano giunti quasi alla fine, presto ci sarebbe stato uno scontro all’ultimo sangue e aveva bisogno di tutte le forze a lui disponibili per riuscire a fermare l’organizzazione.
Che stupido! Era stato un egoista! Erano coinvolte altre persone e se avesse fallito…avrebbero perso la vita! Doveva riuscire a fermarli, non solo per lui, ma anche per tutti quelli a cui voleva bene.
Doveva tornare a essere il liceale detective Shinici Kudo.
Heiji si sedette accanto al suo amico e vi comprese che aveva recepito il messaggio.
“Grazie Hattori…”
lui emise un ghigno soddisfatto.
“Certo hai dei modi piuttosto rudi, ma ho recepito il messaggio.”
“Be, l’importante è quello, no?” gli fece l’occhiolino
I due detective rimasero seduti li per terra, ognuno con i propri pensieri e la consapevolezza che presto ci sarebbe stata la battaglia finale.
Ora Shinici non è più solo…ma aveva accanto a se un compagno formidabile, che gli sarebbe stato vicino in ogni momento.
Quanti ricordi passati insieme! Ormai il loro legame era mistico, si potevano capire con una semplice occhiata. Erano due geni, due grandi Detective.
I nostri due eroi si alzarono e insieme si diressero verso la porta, pronti per una nuova battaglia.