Nonostante la mia "sindrome da HunterxHunter" sono tornato e ringrazio per l'ennesima volta questo forum per questo spazio
3.7 Strade InfiniteEzdard aprì gli occhi. Li chiuse, e li aprì nuovamente.
Non c'era modo di evadere la realtà, non era ad un sogno a cui stava assistendo. Attorno a lui, infinite pareti fatte di papiro si ergevano leggiadre, oscillando leggermente, senza mai cedere alla volontà del vento.
«È davvero tutta opera sua? Questo posto...è immenso.»
«Vedo che ti sei svegliato.» la voce di enigma, una risonanza lontana, investì le percezioni del Secondo Comandante, privato della sua arma di devastazione.
«Se mi fai uscire adesso, forse...ti lascerò andare!» un bluff mal riuscito, ma un tentativo andava comunque sperimentato.
«So perfettamente che la tua Risorsa non si trova in questo luogo. Non puoi uscire da qui di tua volontà, e sfortunatamente, nemmeno le mie decisioni contano ormai.»
«Che stai dicendo?!» chiese Ezdard, timoroso.
«La voce che senti non è altro che...un flusso della mia coscienza. I miei pensieri si sono sparsi in questo luogo subito dopo che l'ho creato, credo...di averli trasmessi senza volerlo.»
Il giovane guerriero, con un paio di ragionamenti azzeccati, riuscì a capire cosa fosse successo.
«Capisco...Enigma deve essere svenuto, non è così?»
«Esattamente, si trova in questa prigione proprio come te, ma ha esaurito ogni goccia di energie.»
«Quindi...devo raggiungerlo prima che riprenda le forze.»
La voce, con una certa dose di stima, sembrò quasi congratularsi col suo avversario.
«Sei un avversario in gamba. Analitico e allo stesso tempo distruttivo. Con ogni probabilità, sei il miglior avversario che io abbia mai affrontato.»
Il Secondo comandante frugò nella sua giacca, come se fosse alla ricerca di qualche spicciolo smarrito. Una revolver fu tutto quello che riuscì a scovare.
«Non avrei mai pensato di essere costretto a prendere in mano questa schifezza. E questo è solo a causa tua, in fondo anche tu meriteresti qualche elogio...»
Osservò il caricatore. Sette colpi.
Il primo esplose immediatamente, ma la sua avanzata si fermò ancor prima di cominciare. Le pareti di papiro non sembravano minimamente perforabili.
«Sarebbe stato troppo facile.» sorrise per non sospirare.
«Mi dispiace, ma questo è il mio terreno di gioco. Non sarà facile raggiungermi, perfino io non conosco tutte le insidie che questi corridoi celano.»
«Aspetta un secondo!» c'era qualcosa che non andava, ed Ezdard si era subito accorto di un piccolo dettaglio «Perché non mi hai semplicemente rinchiuso in una stanza senza uscite? Avresti avuto il tempo di riprendere le forze, e io sarei stato in netto svantaggio qui dentro...»
La voce per un momento abbracciò il silenzio. Quella domanda aveva spiazzato la sua bizzarra sicurezza.
«Beh, non nego che mi piacerebbe averlo fatto. Ma...non ho potuto.»
«Non posso credere che tu mi abbia lasciato una possibilità solo per la tua eccessiva correttezza!» Ezdard sembrò non accettare quel trattamento di favore.
«Correttezza? Non è una parola che mi rappresenta. In fondo ti ho messo in trappola in un maniera piuttosto beffarda.»
«Smettila! Odio...questa sensazione!» ribatté il Secondo Comandante, adirato più che mai «Non ti ho chiesto nessun privilegio, non voglio elemosinare nulla a nessuno!»
«Dovrai accettare ciò che ti ho offerto, volente o nolente. Inoltre, non è l'unico motivo per cui ti ho concesso una via di fuga.» la voce sembrò sorridere, non si destava alcun astio nei confronti del suo avversario «Se non mi fossi trasferito in questo labirinto, la tua Risorsa mi avrebbe fatto a pezzi pur di liberarti, non avrei avuto modo di difendermi. Come se non bastasse, anche se ti avessi rinchiuso in una stanza isolata, non avrei concluso nulla: non posso riprendermi da tutti colpi che mi ha sferrato come se nulla fosse, sarebbe questione di ore, e la mia prigione di papiro non durerebbe così tanto. Per questo ho voluto...fare una scommessa con me stesso.»
«Incredibile...anche in una situazione disperata, non hai esitato a rischiare pur di avere una flebile possibilità...» commentò Ezdard, riconoscendo tutta l'abnegazione di Enigma.
«Esattamente! Creare questa selva di corridoi era l'unico modo per tentare lo scacco matto, nonostante richiedesse uno sforzo davvero dispendioso. E' questione di mere possibilità: ho una piccola chance, esattamente come te.»
«E ti aspetti che mi faccia sconfiggere da te? Non sei nemmeno in grado di parlarmi di persona!» rispose il Secondo Comandante, fiducioso.
«No...non sarò io a sconfiggerti. La tua disfatta sarà l'immagine di te stesso.»
«Tsk...mi sono già sconfitto così tante volte, che oramai so come rimediare.» pensò il giovane guerriero, prima d'incamminarsi tra quelle pareti, dorate e danzanti.
«Per fare chiarezza...non sono claustrofobico!»
«E allora perché stai tremando come una foglia?» Mike non aveva mezze misure quando c'era da essere schietti, e Matt lo sapeva fin troppo bene.
«Sai, non è che capiti tutti i giorni di essere infilato in un cunicolo così stretto! Sento come se dovesse cedere e schiacciarci da un momento all'altro!»
«Buone notizie, vedo un apertura.» Angel riuscì a risollevare l'animo del ragazzino, stritolato da cunicoli di gelida ansia.
Il Dragon Charmer, a capo del gruppo, si ritrovò davanti ad una grata che fortunatamente risulto semplice da rimuovere. I tre sgusciarono fuori dal cunicolo in tutta tranquillità. Erano ancora immersi nel buio, illuminato tenuemente dalla penna e dal martello.
«E' un altra sezione dello stesso luogo...forse ci siamo addentrati ancor più in profondità di questa struttura militare...» realizzò Angel, distante «E per la tua gioia Matt, anche il cunicolo da cui siamo arrivati ora è inaccessibile, la strana forza che abbiamo osservato prima ora si sta diramando anche in quella strettoia.»
«Se dovessi affrontare il Drago in questione, lo ringrazierò a dovere.» rispose Matt sarcastico «Correggetemi se sbaglio...se la nebbia verde cerca di tagliare il nostro spazio di manovra, vuol dire che siamo costretti ad avanzare senza troppe soste, non è vero?»
«Dovresti usare la testa sempre in questo modo!» esclamò Mike, concordando con le ipotesi del suo amico.
«Penso che tu abbia ragione. Non voglio avere a che fare con quel Drago, specialmente con quella nebbia attorno, che ci separa dalle vie di fuga.» constatò Angel, mantenendo la calma.
Le due Risorse cercarono di fare squarcio in quel buio poco arrendevole. Poco distante dai tre intrepidi ragazzi, un vicolo cieco, fatto di una apatica parete ammaccata. Dall'altra parte, un lunghissimo corridoio completamente deserto, che dirigeva ad una miriade di porte automatiche, l'ingresso di uno stabilimento che abbondava di spazio abbandonato.
Non avendo altra scelta, i possessori di Risorsa proseguirono verso un campo sterminato pieni di possibilità. Mentre Mike e Matt stavano aspettando il momento giusto per avvicinarsi ad una porta, lo sguardo di Angel vagava frenetico, quasi avesse perso la strada: stava cercando disperatamente un generatore d'emergenza, per quanto fosse stato improbabile ritrovarlo ancora del tutto funzionante.
«Guardate qui...avevano persino installato un impianto d'aerazione.» commentò il ragazzo barbuto, ad alta voce «Chissà perché, dopo tutta la fatica che ci avranno messo ad erigere tutto, hanno mollato gli ormeggi senza nemmeno guardarsi indietro...»
«E se la Green Soul avesse trovato questo posto? Magari sono scappati tutti...» ipotizzò Mike, cadendo nell'errore.
«Non credo sia così...non avrebbero avuto il tempo di portarsi via tutti gli equipaggiamenti, e sicuramente avremmo ritrovato qualche vittima. A me sembra proprio che se ne siano andati, consapevoli che non avrebbero mai potuto tornare...ma perché?» avanzando con un passo ritmico, Angel faceva lavorare corpo e cervello all'unisono.
Arrivarono al cospetto di una porta automatica, ma non si azzardarono nemmeno a sfiorarla. Non sapevano che cosa avesse potuto aspettarli, e le tenebre non sono conosciute per donare fiducia agli ignari viaggiatori.
«Quindi...entriamo?» domandò Matt, facendo un passo indietro.
«Per quanto detesti ammetterlo, qualsiasi informazione che non riusciamo a catturare potrebbe costarci tempo e fatica...cerchiamo di dare un occhiata senza perderci in chiacchiere. La nube, seppur lentamente, continua ad avanzare.» semaforo verde, mancava soltanto colui che si sarebbe fatto avanti per primo.
A prima vista, sembrava che Matt fosse stato il primo a tirarsi indietro. Ma la sua sfrenata curiosità, ed un pizzico di ritrovato coraggio, capovolsero le carte in tavola.
«Se non vi dispiace, farò io gli onori di casa!»
«Non se ne parla, potrebbe essere pericoloso.» commentò Angel, senza riscontrare alcun effetto. Matt si era già fiondato di fronte alla porta.
«Mi sa che non funziona...» con un tono amareggiato, il ragazzino girò i tacchi, ricongiungendosi al gruppetto.
«Ma guardati...speravi davvero accadesse qualcosa?» chiese il Dragon Charmer, tra il divertimento e il disappunto.
Matt mostrò tutti i suoi denti, in un sorriso ostentato fino in fondo.
«Che c'è di male? Io non sono mai stanco di stupirmi un po'!»
Mentre Mike si fece cadere le braccia, Angel strinse il suo martello, cercando di non farsi coinvolgere troppo da una risata che sarebbe potuto scatenarsi da un momento all'altro.
«E va bene, ti accontento io!» un colpo rapido ma efficace sfondò la lastra metallica, che venne respinta con violenza verso l'interno della stanza.
«Che forza, bel colpo!» saltellando, Matt decise di perlustrare la stanza per primo «Vediamo che cosa c'è qui!»
Mentre il ragazzino dalle occhiaie pronunciate cominciò a giocare alla caccia al tesoro, Mike ed Angel si guardarono negli occhi, in modo alquanto sarcastico.
«Io...credo che questo ragazzino sia una creatura completamente incomprensibile!» esclamò il Guerriero Ardente, sghignazzando «Eppure riesce sempre a strapparti una risata, è ridicolo!»
«Ti ci dovrai abituare...» rispose Mike, sorridente «Matt è fatto così. Può essere una ragazzina spaventata al primo attimo, e l'attimo dopo si trasforma in un valoroso cavaliere in armatura. L'attimo dopo è un bambino iperattivo, quello dopo è serissimo come un uomo di quarant'anni...»
«E' la descrizione di una persona fuori di testa!»
«No..il problema è che lui è proprio sano di mente! Non ha la minima scusante, è tutto frutto delle sue emozioni grossolane!» guardo versò quel caro amico, ora intento ad osservare quella che sembrava una stana adibita al briefing di varie operazioni «Ma...durante questi mesi ho capito che non sarebbe lui se non fosse...esattamente così. E' una persona che non si stanca mai delle sorprese, forse perché anche lui non smette mai di sorprenderci, sia nel bene che nel male!»
«Tieniti stretti questa amicizia, è più preziosa di quanto non sembri.» concluse il ragazzo dai capelli ricci, raggiungendo un Matt piuttosto indaffarato.
«Già...» il ragazzo dai capelli rossi sospirò, cercando di essere positivo «Non posso davvero rovinare questo legame. Non posso.»
Ezdard svoltò l'angolo, si guardò indietro, poi osservò l'ennesima ramificazione che il labirinto gli aveva proposto.
«In che modo dovrei sconfiggermi da solo? Annoiandomi a morte?» lamentoso e ricolmo d'agitazione, il Secondo Comandante non si era ancora abituato a quegli spazi labirintici, nella più totale monotonia.
Tre direzioni, osservò la destra e la sinistra, ma alla fine optò per il centro un lunghissimo corridoio in salita che quasi pareva una scalinata. Con tutta la cautela possibile cominciò a percorrere la lunga e stretta via, ma ad un certo punto fissò le scarpe a quella pavimentazione ondosa.
«Non può essere così semplice.» pensò «Se restassi fermo ad aspettare, dovrei solo aspettare che la Risorsa di Enigma finisca la benzina...»
«Che delusione...» la voce del ragazzino misterioso echeggiò nuovamente per quella prigione spettrale «Non ti ho invitato al mio ricevimento per startene lì in disparte! Così ti perdi tutto il divertimento!»
«Dieci secondi...» un rapido conteggio che Ezdard aveva sperato di prolungare «Sono stato fermo solo dieci secondi! Se davvero ha attivato qualche trappola, vuol dire che non muoversi per quel lasso di tempo è la condizione per poter attivare la trappola...dovrò avanzare senza mai fermarmi.»
«Che ne dici se vengo a farti compagnia?» concluse Enigma, eccitato.
Il Secondo Comandante si mise in guarda, pur continuando ad avanzare a piccoli passi, sperando di aver confermato la sua ipotesi. D'un tratto, la figura del ragazzino incappucciato comparse dall'orizzonte del corridoio. Avanzava senza indugi, sapendo di non poter evitare uno scontro frontale.
«Un'illusione? Non può sicuramente essere lui in carne ed ossa, non è cosciente in questo momento.»
I due continuarono ad avanzare, due treni sullo stesso binario, due stelle comete in rotta di collisione.
Il guerriero scelto non aveva mai smesso di prendere ogni precauzione, osservando qualsiasi cosa calpestasse, tenendo sempre i sensi attivi e vigili. Stava aspettando la verità, che gli avrebbe permesso di elaborare la migliore strategia difensiva.
Erano sempre più vicini. Ad un paio di metri di distanza, Enigma sferrò un colpo a sorpresa.
«Come pensavo...» il biondo sorrise, bloccando il pugno di Enigma con la sua mano destra, tenendo stretta la presa «Sei solo sfrutto del papiro, fuori dai piedi!»
Con un deciso calcio frontale, Ezdard sfondò il torace del fantoccio, rivelando la sua vera natura, proprio come aveva previsto. Ciò che tuttavia non aveva calcolato, erano le conseguenze del suo contrattacco.
Dall'interno del fantoccio, che pian piano si afflosciò in tanti strati dorati, una dozzina di scoiattoli di papiro sbucarono fuori in tutta fretta. Lesti e difficili da seguire, i piccoli roditori mummificati dal tessuto delicato si lanciarono sull'intruso.
«Ma che?! Levatevi di mezzo!» ruggì Ezdard prima di respingere dei primi due, appostati sulle sue braccia.
Afferrò il terzo dalla sua spalla, liberandosi dal fastidio. Si rese conto troppo tardi che i piccoli quadrupedi non avevano mai avuto intenzione di attaccarlo.
«La pistola!» esclamò sentendo che un paio di scoiattoli erano riusciti a percorrere la sua schiena.
La estrasse rapidamente, cercando di scrollarsi di dosso il resto di quei briganti in miniatura. Quando si ritrovò il revolver in mano, le sei creature fatte di papiro collassarono sull'aggeggio, cercando di disarmare il Secondo Comandante a tutti i costi.
Partì un colpo involontario, dovuto al continuo disturbo arrecato dai roditori, che sancì la fine dello scontro: appena la pallottola sparata attraversò uno di quei fugaci animali, tutti gli altri si afflosciarono rapidamente, in strascichi di tessuto stropicciato.
Ezdard si precipitò ad osservare i gracili resti dei suoi assalitori, dimostrando un occhio decisamente allenato.
«Quella strana incisione su quell'esemplare...non era affatto decorativa. Si trattava di un sigillo!» realizzò Ezdard, sollevato «Beh...mi è andata bene! Se non avessi colpito proprio quell'esemplare, mi avrebbero rallentato ancora di più!»
Inaspettatamente, qualcosa si mosse nel labirinto.
Il Secondo Generale osservò la pavimentazione. Si stava inclinando, e la fine del corridoio non era affatto vicina.
Cominciò a correre a perdifiato, sperando di trovare l'angolo di una parete laterale, dove avrebbe potuto appigliarsi in caso il pavimento avesse raggiunto un inclinazione perfettamente verticale. Le sue gambe cominciarono a provare la fatica, i loro ingranaggi sembravano poco lubrificati, scricchiolanti fibre muscolari in preda al panico.
Ezdard intravide una svolta a poca distanza, ma oramai la calma ascesa lo aveva quasi costretto ad arrampicarsi a quattro zampe. Con uno scatto finale, spiccando un salto utilizzando la parete come trampolino di lancio, riuscì ad afferrare con una mano la parete che normalmente lo avrebbe portato ad Ovest.
Mancava un ultimo sforzo. Il baratro che osservò con la coda dell'occhio non aveva smesso di chiamarlo. Appoggiò la pistola oltre l'appiglio che lo aveva salvato da una caduta infernale, e con un grido lanciato dalla sua stessa fatica, riuscì a sollevarsi verso la terraferma, o almeno la sua blanda imitazione.
Non c'era posto per il respiro di sollievo in quella prigione monocromatica, ed Ezdard se ne era già reso conto. Si rialzò ignorando le preghiere del suo corpo affranto, e fece qualche passo gironzolando qua e là, cercando di tenere un ritmo sostenuto, ma non troppo impegnativo.
«Oh, no...» sospirò allarmato, quando cominciò ad avvertire il suolo inclinarsi, tra drappeggi di papiro impazziti, ancora una volta.
«Non riuscirò a scappare, non so nemmeno dove andare...» commentò Ezdard, cercando di analizzare l'ambiente, senza lasciare nulla al caso «Deve essermi sfuggito qualcosa...deve essere così!»
Un altra scalata impossibile venne proposta al giovane combattente, che questa volta rifiutò il braccio di ferro con la gravità. I due corridoi viventi si sarebbero incastrati creando un unica profondissima botola.
«Se dovessi posizionare l'incisione che disattiva tutto questo...dove la metterei?» si chiese il biondino, cercando di riflettere in fretta.
Si affacciò verso l'abisso che aveva appena sconfitto, temendo di essersi fidato troppo delle apparenze.
«Dove nessuno tornerebbe...probabilmente è posizionato sul soffitto, nei pressi di dove sono stato fermato dagli scoiattoli...tutto questo solo per distogliere la mia attenzione da un pericolo ben maggiore.» sorrise cercando di mantenere i piedi ben saldi, l'inclinazione lo stava facendo scivolare verso il basso, secondo dopo secondo.
«Ottima mossa Enigma.» afferrò la pistola, fissando il suo sguardo sul bersaglio che presto avrebbe dovuto incontrare «Purtroppo per te, amo gettarmi in situazioni pericolose...letteralmente!»
Ezdard si gettò nel vuoto, dimostrando un sangue freddo a dir poco formidabile. Abbandonandosi al suo destino, non si distrasse nemmeno per un attimo. Poco più di due secondi di caduta, ed ecco che l'incisione venne scovata.
La polvere da sparo si posò delicatamente sul papiro indifeso.
«E anche in questa stanza non c'è nulla...» bofonchiò Matt, annoiato.
«Peccato, a giudicare da questi ganci e dagli armadietti vetrati, sembra che questa un tempo fosse l'armeria. Purtroppo hanno portato via tutto.» affermò Angel, quasi affranto.
«Meglio così.» rispose il ragazzino dalle vistose occhiaie «Odio le armi da fuoco...specialmente quando sparano!»
«Beh, che cosa ti aspetti che facciano?» replicò Mike, divertito «Se fosse per te, probabilmente sparerebbero coriandoli!»
«No, quelli sono solo uno spreco, inquinano e basta!»
«In una regione infestata da una miriade di mostri e brutti ceffi, abbiamo persino qualcuno che si ricorda di preservare il pianeta!» il Dragon Chamber fu colpito dal riguardo verso la natura che il ragazzino aveva dimostrato.
«Non scaldarti troppo.» esclamò il piccolo Wolfram, in tutta onestà «Saprò pur certe cose, ma questo non significa che sia esperto nell'argomento...»
«Eppure non è il pensiero che conta?» chiese Mike, cercando di non delegittimare la premura del suo compagno di classe.
«Se fosse così facile, non esisterebbero i problemi da risolvere.» osservò Angel, sulla strada del realismo «C'è sempre qualcuno che si deve sporcare le mani alla fine, e di solito le persone che lo fanno sono un decimo di quelle che "ci tengono”.»
«Un po' come il nostro caso, immagino.» uscendo dall'armeria, mani in tasca, Mike decise di distaccarsi da quel discorso poco piacevole.
«Uhm...com'è che siamo passati dalle armi da fuoco a questo argomento così...brutale? Non è che stiamo impazzendo?!» chiese Matt, piuttosto paranoico, mentre seguì Mike fuori dalla stanza.
«Tranquillo, razza di fifone!» sorridendo, il guerriero seguì i suoi compagni d'avventura verso l'uscita «State solo crescendo, è normale farsi certi tipi di domande ogni tanto. Una volta che avrete le risposte a tutto, sono certe che non avrete più paura di...»
Si ritrovò davanti un paio di enormi occhi gialli, governati dal muso di un Drago che non aveva mai visto.
«Una maschera di squame...la forma da rettile e le ali appuntite in quel modo...» mormorò Angel confuso.
«Ma non può essere il Generale Fox!» replicò Matt, indietreggiando lentamente.
«Questo è certamente un Deep Green, ma è davvero simile al Drago della Furia. La Green Soul ne ha replicato le fattezze piuttosto accuratamente.»
«Aspettate un secondo!» aggiunse Mike «E se Chester avesse saputo della presenza di questo Drago? Spiegherebbe perché ha lasciato tutto sigillato!»
La creatura ringhiò minacciosamente, quasi a sottolineare la poca considerazione che il gruppo ebbe nei suoi confronti. In qualche attimo preparò un respiro infuocato, dal colore di un verde acceso.
Angel si pose davanti ai due ragazzini, non troppo fiducioso, e toccò il suo tatuaggio, pronto a ritornare Dragon Charmer.
«Ci sta sbarrando la strada per intrappolarci in quella nebbia verdastra, non possiamo farci rinchiudere in un angolo o sarà la fine! Se davvero possiede anche un minima parte del potere dei Draghi, dovrei riuscire a manovrare il suo potere. Eppure questa sensazione che sento...non mi piace per niente.»
Matt gridò il nome del Dragon Charmer, che si preparò a proteggerli con tutte le sue forze. Il suo tatuaggio prese vita nascosto dai suoi vestiti, e il fuoco si fermò a metà strada, con l'immenso stupore del Drago.
«Ma certo...la Green Soul ha creato questo esemplare per attirare le persone come me!» gridò nel bel mezzo dello sforzo «Non posso assorbire questa forza, è fatta apposta per uccidermi!»
Angel decise di reindirizzare il respiro verso il mittente, pur sapendo che tutti i Draghi sono immuni al respiro di ogni esemplare, compresi loro stessi. Prendendo di mira gli occhi della bestia il guerriero riuscì a creare un piccolo diversivo, accecando per qualche secondo l'aggressività del Deep Green.
«Matt illumina la strada...e corri come non hai mai corso prima d'ora!»
I due ragazzini non si guardarono indietro, e tra le grida della belva inferocita, i tre cominciarono uno scatto verso un vuoto infinito.
Quasi completamente alla cieca, Matt svoltò alla sua destra, controllando se i suoi compagni non avessero perso terreno. Il Deep Green si riprese rapidamente, e partì all'inseguimento, trascinando la sua enorme mole con tutta la ferocia possibile.
Passo dopo passo, il fiatone sempre più stringente. Eppure, Angel non si era ancor dato pace. C'era davvero qualcosa che non quadrava.
«Ok...è un Deep Green capace di sfruttare il potere di un Drago. Scommetto qualsiasi cosa: questo potere è stato corrotto dalla Green Soul in qualche modo, per impedirmi di sfruttarlo. Ma non capisco!»
«Angel?! Che cosa facciamo?!» gridò Matt, costatando che il Drago era ancora alla loro calcagna, seppur non fosse riuscito ad avvicinarsi troppo.
«So che sembra una follia ma...devi prendere tempo! Finché non troviamo un vicolo cieco, continua a correre!»
«Che cosa?! Stiamo correndo sopra un mare di lame qui!» precisò Mike, senza nemmeno guardarsi indietro, l'immagine nella sua testa di quel Drago omicida era più che sufficiente per lui.
«Fidatevi di me! Se ci ritroveremo in vicolo cieco, starò in prima linea pur di difendervi!»
«Gira a destra Mike!» gridò Matt, interrompendo la conversazione.
I due seguirono le indicazioni del loro compagno, una piccola cometa dagli occhi assonnati, una luce che anche in questo frangente disperato, si fidò ciecamente dei propri amici.
Inaspettatamente, uno squarcio nella vecchia pavimentazione costrinse Matt ad un grido ancora più forte del precedente. Non esitò nemmeno per un istante e saltò da una sporgenza all'altra con tutta la sua energia. Angel e Mike, dai riflessi sempre pronti, seguirono il balzo e ritornarono sulla scia. Il Drago non aveva ancora smesso di braccarli.
In pochi secondi una biforcazione costrinse Matt ad un'altra scelta frettolosa. Nonostante ciò, con il grande stupore di Mike, il ragazzino comunicò di svoltare a destra senza nemmeno calcolare l'alternativa
«Ma certo!» esclamò Mike, una volta realizzato il piano del giovane Wolfram «Un percorso infinito!»
«Hai trovato una strada circolare nel bel mezzo di un inseguimento! Sei grande!» aggiunse Angel, con la sua totale gratitudine «Ora non devo perdere tempo. Ci sono due cose che non mi tornano. Come ha fatto il Drago a raggiungerci senza che lo percepissimo minimamente? E poi...perché la creatura non è mai fuggita da qui? In fondo le cantine non erano così lontane. Evidentemente non ha potuto...ma per quale motivo? Perché si è relegata in questo luogo abbandonato?»
La fuga sembrava infinita, ma ad un tratto, una fiammata provenne inspiegabilmente da una parete, assaltando il gruppo con estrema precisione. Angel non si fece attendere, e riuscì facilmente a deviare la fiammata verso il soffitto, creando una stella fiammante che si prosciugò rapidamente.
«Che diavolo?! Da dove proveniva quel respiro?!» sbraitò Matt, accelerando il passo.
«Questo Deep Green...è incorporeo. Sta cercando di intrappolarci perché non può fisicamente fermarci con la propria massa. Tuttavia può evocare la forza di un Drago quasi del tutto autentica...»
La creatura decise di spezzare le regole, comparendo dal pavimento che i tre combattenti stavano affrettatamente calpestando. Attraversò i loro corpi senza il minimo sforzo, prima di tentare l'ennesima offensiva.
Il Dragon Charmer non aveva alcuna intenzione di cedere lo scettro dell'iniziativa.
Rivolse la sua mano verso le fauci del Deep Green, e irrigidì tutti i muscoli, comprese le più piccole e insignificanti falangi. Quella che sembrava l'imitazione di un Drago rimase quasi soffocata, dato che non era più un grando di emanare il proprio respiro, congelato in tutto e per tutto nella sua gola.
«Finalmente possiamo smettere di correre...» dichiarò Mike, sdraiandosi a terra, più che abbattuto.
«Diciamo che il peggio è passato, ma non abbiamo troppo tempo.» rispose Angel tenendo stretta la presa «Dobbiamo lasciare al più presto questo posto, non ve ne dimenticate!»
«Ora che lo guardo meglio, somiglia veramente al Generale Fox, è come se ne avessero fatto una brutta copia.» asserì Matt, cercando di riprendere fiato «Ma se è incorporeo e può trapassare i muri, perché non è semplicemente salito in superficie?»
«Perché non poteva.» la conoscenza del Dragon Charmer si rivelò ancora una volta impeccabile «Anche se non posso assorbire il suo potere, riesco a percepirlo più chiaramente ora. Questo è solamente un eco. E' una proiezione di un qualcosa che oramai ha cessato di esistere da tanto tempo, come un ricordo che si materializza nella realtà.»
«Stavamo per essere uccisi da qualcosa che non esiste?!» Mike le aveva davvero sentite tutte, ma questa davvero non riuscì a mandarla giù.
«Vorrei essere più chiaro, ma non posso trattenere questa bestiaccia per sempre, e poi potrei sempre sbagliarmi!» una sincerità fin troppo cruda, tipica di Angel.
«Faccio finta di non aver sentito!» esclamò Matt, sfruttando tutta la quiete nella tempesta.
«In teoria, l'origine di questa proiezione ci dovrebbe condurre in un luogo diverso da questo.» guardando verso l'accesso al poligono di tiro alle sue spalle, il Dragon Charmer si preparò a sguinzagliare il suo nemico «Tenetevi pronti! Questa volta sarò io che vi farò strada, andiamo!»
Ezdard si rialzò. Per un attimo gli parse di essere svenuto, per un attimo gli sembrò di essere scampato ad una strampalata sbornia. Cercò di tornare alla dolce realtà. Sapeva di aver disinnescato la rete di una raffinata trappola, costruita con estrema minuziosità.
«Me la sono vista brutta...» ammise il secondo Comandante, riprendendo la sua marcia «Questo posto è davvero pericoloso.»
«Non mi aspettavo riuscissi a tenermi testa, complimenti!» la voce di Enigma tornò a girovagare tra un corridoio e l'altro «Visto? Ho fatto bene a darti una possibilità, la stai sfruttando bene! Non dovresti sentirti offeso.»
Ezdard sbuffò, alquanto infastidito, utilizzando i suoi vigorosi passi come valvola di sfogo.
«Stai zitto. Non sai nemmeno di cosa stai farneticando.»
«Ne sei proprio sicuro?» il sorriso di Enigma si dipinse nell'aria.
«E come potrei non esserlo? Io sono il re delle seconde occasioni! E pensa un po', sto parlando con una voce, davvero fantastico!»
«Non è detto che una voce non possa ascoltare.»
«Senti, non voglio rimanere a chiacchierare con te.» borbottò Ezdard, scuotendo la testa «Quando saprai cosa si prova ad essere una ruota di scorta, allora fammi un fischio.»
La voce tacque per qualche secondo, lasciando da solo il respiro affannato del suo prigioniero, unico baluardo contro il silenzio. Era come se si chiedesse per quale motivo il Secondo Comandante avesse fatto tralasciare qualcosa, nonostante non avesse molta voglia di aprirsi.
«Sai perché ti sei sentito scombussolato?» d'un tratto, la voce del ragazzino decise di cambiare argomento, passando ai fatti.
I piedi del giovane agente si spensero. Era incappati in qualcosa di straordinariamente appiccicoso, eppure sembrava che non ci fosse altro che papiro sotto ai suoi piedi.
«Per quale motivo...per quale motivo non riesco a muovermi?!» gridò Ezdard, presso alla sprovvista.
«Quindi non ti sei accorto che la conformazione del labirinto ora è molto più semplice. Speravo non ti fossi accorto di qualche corridoio magicamente scomparso!» con un tono gioviale, la coscienza del ragazzino incappucciato era sicura di aver fatto breccia nelle difese nemiche «Vedi, ho deciso di utilizzare un altro mazzo di carte, ma anche io devo rispettare delle condizioni. Perciò, ho dovuto sacrificare una buona parte della pianta del labirinto per poter cambiare le regole.»
«Allora sono davvero svenuto, forse per colpa del sigillo disinnescato. E' stato davvero questione di secondi.»
«Dei secondi più che sufficienti per mascherare il mio...restauro. I sigilli esercitano l'eresia verso la realtà, la stravolgono a loro piacimento. Spesso il loro disinnesco può comportare qualche piccolo disturbo all'organismo umano, specialmente se si rimane troppo vicini al sigillo nel momento del suo disinnesco.» spiegò la voce, fin troppo disponibile «E indovina un po'. Hai già esaudito la nuova condizione per poter attivare il mio sigillo!»
«Ma certo...ecco perché mi hai rivolto la parola. La restrizione era parlare con te, non è vero?»
«Hai superato i dieci secondi di conversazione, mossa non molto saggia!» esclamò la voce, prima che una sorta di terremoto, si diradasse per tutto il labirinto. Un rumore di strappi provenne dal suolo dove Ezdard era rimasto intrappolato. Pareva che ogni fibra di tessuto avesse cominciato un lento processo di autodistruzione, sfregiando ogni sua fibra fino al profondo.
I primi spiragli d'oscurità si mostrarono agli occhi dello sfortunato prigioniero, che cercò freneticamente di guardarsi attorno, cercando il sigillo da esorcizzare.
Le lancette del tempo caddero spietatamente sul campo di battaglia. Il Secondo comandante cadde in una stretta botola costellata da sporgenze e dislivelli, che resero il viaggio atroce, molto più della caduta stessa. Il biondino sputò un lamento di dolore, prima di percepire nuovamente un sonno inarrestabile.
«Non posso...se svengo un altra volta, sarà la fine...» sussurrò il Secondo Comandante, visibilmente provato.
«Comunque...non fraintendermi. Non sono un mostro. Non ti ho sfruttato solo per puro gradimento. So benissimo di cosa parli, più di quanto credi.»
La vista cominciò a spaccarsi, come frammenti di un vetro ormai opaco. Ezdard non smise mai di combattere, nemmeno quando il sonno gli sembrò la più ammaliante delle tentazioni.
«Magari...li chiudo solo per un attimo. Sarà solo per un secondo, nessuno se ne accorgerà. Un piccolo e insignificante...secondo.»
Le palpebre si abbassarono lentamente, un tramonto che forse, avrebbe sancito la fine di quel ciclo, e l'inizio di una notte vittoriosa.
Edited by Poirot Len - 3/5/2019, 16:41