5.2 Brutti Ricordi
Le ruote del Taxi sfrecciavano sull'asfalto rovente, mentre Matt, ora seduto al fianco del guidatore, guardava fuori dal finestrino con fare sognante ed annoiato allo stesso tempo. Mentre il mondo passava rapidamente davanti ai suoi occhi, il ragazzino non riuscì a trattenere le sue parole:
"Un buco nell'acqua vero e proprio, insomma..."
"Si, l'hai visto tu stesso. Quella piccola laguna era ricolma di Green Blood oramai condannati, a quest'ora si saranno già trasformati in nebbia." rispose Chester di pessimo umore.
"Accidenti! Tutto questo non ha senso. Se la Green Soul ha donato le branchie a quegli esseri, perché la maggior parte di loro annega?" disse Matt cercando di ragionare.
"Bella domanda...ma per il momento, ringraziamo il cielo che quegli abomini non siano venuti in massa. Avremmo assistito ad un incidente memorabile."
La conversazione sembrò spegnersi dopo la risposta del Generale, tant'è che il ruggito del motore riuscì a sovrastare il silenzio. Matt però, dopo qualche attimo di esitazione, decise di chiedere una cosa che avrebbe potuto mettere in difficoltà il Generale:
"Come mai lei fa tutto questo per me?" chiese Matt sorridendo "Lei è sempre stato gentile nei miei confronti, dal primo momento che l'ho conosciuta. E' già la seconda volta che mi scorta senza chiedermi nemmeno il motivo..."
"Beh, ragazzino...mi sento in dovere di farlo." rispose il Generale, cercando di tergiversare.
"Non mi prenda in giro solo perché sono piccolo. Ho capito benissimo perché riesce a sopportarmi." affermò Matt con un aria sinistra "Vuole farmi arruolare nel suo esercito quando sarò grande, vero?"
I polmoni di Chester ritornarono a funzionare normalmente. Per il momento, il ragazzino aveva preso un totale abbaglio:
"Beh, non la biasimo...le mie capacità sono così particolari che mi stupisco persino io di quello che sono capace..." il ragazzino cominciò un discorso lungo ed asfissiante, le sue parole ingenue era state intrise nell'orgoglio più profondo.
Matt era talmente convinto di quello che stava dicendo, che ad un certo punto premette l'acceleratore: cominciò a pronunciare ogni sillaba sempre più velocemente, senza nemmeno prendere il respiro.
Sembrò che in quell'auto si fosse radunato un gruppetto di piccoli, innocenti ma rumorosissimi bambini, vispi e vivaci come non mai, un vero e proprio asilo incarnato in una sola persona. Il Generale riuscì a sopportare tutto questo solo ascoltando heavy metal a tutto volume, che a stento riusciva a surclassare le corde vocali del ragazzino. Ma d'altronde, Matt era tremendamente logorroico. Era fatto così.
Il Generale fece una smorfia divertita, e cercò di trattenere le sue risate da palcoscenico:
"Se non ti conoscessi, penserei immediatamente che tu ti sia bevuto il cervello! Non ho mai conosciuto un ragazzino bizzarro come te! disse Chester tagliando il discorso sconclusionato di Matt.
Il ragazzino si accorse che tutte le sue parole si erano perse nel vento, per cui si offese. Con uno sguardo imbronciato rispose:
"Sarò anche un tantino bizzarro...ma sognare non fa poi così male."
"Sei un tipetto sognatore, è vero." aggiunse il Generale.
"Certo. E lo sa perché? Se mi ponessi dei limiti, mi sentirei come imprigionato. Preferisco sbattere il muso e poi rialzarmi, prima di arrendermi alla prima occasione."
"Lunatico, logorroico e con la testa dura quanto il marmo. Potrei descriverti solo con queste parole, non credi?" esclamò il Generale, sorridente.
"Lei è decisamente infantile." concluse il ragazzino che, col musone, incrociò le braccia seccato.
A quel punto, Chester non riuscì a trattenere quelle grandi risate che quel ragazzino gli provocava con una facilità impressionante.
I due riuscirono a superare il confine. Laganal li aveva appena accolti tra le sue braccia.
Questa regione era ben diversa da Calvas: aveva un clima prettamente piovoso, non di rado qualche temporale ricopriva, goccia dopo goccia, le grandi praterie di quella regione. Tuttavia, Laganal poteva considerarsi un luogo piacevole dove vivere.
Da Nord, il fiume denominato "Fairy Wing" scorreva impetuoso fino al centro della regione, dove si congiungeva con dei piccoli affluenti. Le sue acque erano pure, limpide, tanto da assomigliare ad un nettare divino, celestiale. Il territorio era ricoperto di pianure sterminate, ove la rugiada si posava sull'erba, creando un tappeto di brillante maestosità.
Oltra alle pianure, Laganal possedeva delle insidiose foreste tropicali, dove alberi di dimensioni mastodontiche ricoprivano lande umide, buie e spettrali. Proprio per attraversare senza indugi zone impervie come la Foresta Radicescura, situata a Nord della regione, venne costruito un enorme ponte, sollevato a cinquecento metri di altezza dal bosco, il Ponte Muschio. Esso garantiva ai viaggiatori un cammino sicuro fino al centro della regione, dove si trovava Nelk.
I due raggiunsero finalmente il grande ponte.
Chester decise di fermarsi. Senza dire una parola, scese dalla macchina e si diresse verso il ponte di fronte a lui. Matt lo seguì piuttosto perplesso, con fare interrogativo.
Il Generale poggiò i piedi sulla prima roccia del Ponte muschio. Quel passo, quel semplice passo, fu pesante più che mai. In effetti, di rocce ormai ce n'era rimaste davvero poche.
Chester chiuse gli occhi, come se avesse voluto pregare. Vide il ponte crollare di fronte a lui ancora una volta.
Il lamento delle nuvole risuonò nell'aria fresca e solitaria, e le prime gocce cominciarono a cadere dal cielo silenziosamente. Ma il Generale non si bagnò, perché Matt aveva preso un ombrello dal taxi, e in quel momento l'aveva aperto per riparare entrambi. Il ragazzino fu troppo curioso per rimanere zitto a guardare:
"Qualcosa non va, signore?"
"Ti va di ascoltare un altra bella favoletta sulla Triade? Sembra che tu ne sia attratto in particolar modo." rispose Chester con aria cupa.
Matt annuì istantaneamente, mentre il Generale, dopo aver riaperto gli occhi, pose il suo sguardo al Ponte Muschio:
"Vedi ragazzo, dieci anni e qualche mese fa, la Triade di Gracalm combatté una dura battaglia su questo ponte. All'epoca non ero nient'altro che una recluta inesperta, ma riuscì ad assistere a tutto quanto."
"Cosa successe? Russell riuscì a sconfiggere i Green Blood vero?" chiese Matt impaziente.
"Purtroppo, non tutte le favole hanno il lieto fine. Non noti qualcosa di strano, appena osservi questo ponte?" rispose Chester, sempre più scuro in volto.
"Ma..." mugugnò il ragazzino sorpreso, dopo aver colto il nocciolo della questione.
"Esatto, questo ponte è stato ricostruito. Le rocce che sorreggono i nostri piedi sono le rare rimanenze di un ponte che oramai non c'è più, è crollato." Chester si girò verso Matt mettendo enfasi ad ogni sua parola "Dei Green Blood riuscirono a reperire una grossa bomba dai nostri armamenti, e la fecero esplodere proprio durante la battaglia sul Ponte Muschio. Non ci furono ne vincitori ne vinti. Anche Russell, Victor e Betty caddero nel vuoto."
"Cosa?! Ma allora come..." esclamò Matt allarmato.
"Non preoccuparti ragazzo, ci voleva ben altro per fermare quei tre grandi guerrieri. La cosa che non riesco a dimenticare fu il numero di vittime. Un centinaio, giusto la metà della strage del Muro di Fuoco. Eppure, anche una sola persona per me fa la differenza."
"Ho capito. Quindi hai fatto un omaggio ai caduti." Matt chiuse gli occhi e mise la mani in segno di preghiera "Allora anche io spenderò i miei pensieri per ricordare tutti i tuoi compagni." disse il ragazzino, prima di restare in silenzio per una dozzina di secondi.
Il Generale ringraziò Matt del suo gesto rispettoso:
"Questo posto...mi causa soltanto incubi...e non è l'unico." pensò Chester affranto, prima di tornare alla macchina con Matt.
Sotto l'incessante pioggia, Matt scrutò il Ponte Muschio dal finestrino dell'auto, rimuovendo con la mano l'umidità creata dalle condizioni atmosferiche. Il grande collegamento, da colosso di pietra, si era trasformato in un gigante d'acciaio. Anche in questa via di comunicazione erano stati presi dei provvedimenti riguardo alla sicurezza: in mezzo alle due strade asfaltate, era posizionate una moltitudine di torrette, con almeno due cecchini professionisti pronti a sparare all'istante, al primo pericolo incombente.
La vettura riuscì finalmente a superare quel ponte pieno di ricordi. Matt notò subito un parcheggio spazioso, ampio quanto un campo da calcio, che si estendeva in uno spiazzo erboso inutilizzato. Matt non riuscì a spiegarsi la presenza di un parcheggio così grande, e perciò decise nuovamente di interpellare il Generale:
"Mi scusi signore, come mai hanno piazzato qui una zona di parcheggio così estesa?"
"Semplice." rispose Chester, prima di fermare la vettura in un posto libero del parcheggio "Le strade asfaltate di questa zona portano tutte a Sud, verso la città di Nyvaga. Noi invece dobbiamo raggiungere Nelk, che si trova al centro, e siccome la zona circostante è ricoperta di foreste, ci andremo a piedi."
"Con la pioggia?" si lamentò Matt.
"Certo! Almeno avremo una bella atmosfera che accompagnerà il nostro cammino!" rispose Chester.
I due presero in piccolo sentiero e si inoltrarono nella foresta.
Il sentiero non era molto ampio, inoltre, era ricoperto di sassolini e radici d'albero, che rendevano il percorso non certo semplice da attraversare. Fortunatamente, le condizioni climatiche delle foreste pluviali erano sfavorevoli per i Green Blood, perciò il percorso solitamente era una via sicura.
Dopo mezz'ora di cammino, Matt e Chester arrivarono ad un bivio. Un cartello di legno, logoro e decadente, si ergeva proprio in mezzo alla biforcazione. Matt si fiondò immediatamente a osservare le indicazioni:
"Allora...per Nelk, si va a destra. Ma...la scritta sopra la freccia che punta a sinistra è illeggibile. Cosa c'è dall'altra parte?" chiese il ragazzino rivolgendosi alla persona che oramai poteva considerarsi il suo mentore.
"A sinistra? Vorrei tanto non saperlo."
"Perché?" chiese Matt cercando di essere empatico.
"E' da li che i Green Blood hanno sottratto le bombe. Nonostante la mia tenera età, anche io cercai di proteggere questo posto, ma fu tutto inutile. Tempo fa era una base militare coi fiocchi, poi è diventato un luna park, e infine, un luna park in rovina. Quel luogo è stato completamente ignorato dalla dea bendata, non c'è che dire."
"Un luna park hai detto?!" il ragazzino spalancò gli occhi.
Matt aveva sempre odiato il luna park, quasi quanto il circo. Il ragazzino, cominciò ad avere dei terribili flash dalla sua memoria: aveva cinque anni, e il luna park era ancora in tutto il suo splendore, ma per quel bambino sembrava il cimitero più oscuro.
Da quando la madre gli aveva fatto provare le montagne russe, aveva il terrore della velocità; da quando Leila l'aveva esortato ad attraversare il Tunnel dell' Orrore, il ragazzino si spaventava per qualsiasi ombra, compresa la sua. Per di più, tutti risero di lui quando, poco prima della fine del tunnel, gli venne scattata una foto, senza che lui se ne accorgesse. Il suo volto piagnucoloso venne ricordato per molto tempo come rappresentazione della paura ingenua, e questo Matt non l'aveva mai accettato.
"Così è andato in rovina? Beh, è quello che si merita." affermò Matt soddisfatto.
"Certo che questi luoghi non piacciono ne a te ne a me. Dirigiamoci a Nelk, e dimentichiamo, e l'unica cosa da fare." commentò il Generale, in tono serio.
"Finalmente siamo a Nelk!" esclamò Matt dopo un'altra ora di cammino.
La cittadina, capoluogo di Laganal, oltre ai palazzi moderni, possedeva anche delle antiche abitazioni in pietra e marmo intarsiato, con decorazioni di pesci e onde marine. Un vero spettacolo, che si affacciava su uno splendido lago: di notte, le sue acque si mettevano a brillare, e ogni goccia che evaporava, pareva una stella pronta per raggiungere la Via Lattea.
Il Generale spiegò con cura dove si trovava l'hotel Siren che Matt doveva raggiungere, poi fece per congedarsi. All'improvviso il ragazzino, come un leprotto, corse davanti a Chester per dirgli un ultima cosa:
"Scusi, Generale...è che...non riesco proprio a tenermi dentro le mie idee geniali." affermò il ragazzino in modo vivace.
"Se stai per fare un altro discorso megalomane dei tuoi, gira i tacchi e fatti la tua meritata vacanza." rispose Chester con sguardo annoiato.
"Stavolta sono sicuro...sarà interessante, ci può scommettere." disse Matt, tentando di attirare la sua attenzione.
"Sentiamo un po' cos'hai da dirmi, piccolo marmocchio saccente!"
La famiglia Wolfram si ritrovò all'atrio dell'hotel Siren, la giornata di vacanza cominciò, nonostante anche la pioggia volle a tutti i costi partecipare. Matt, Leila e Jane visitarono musei, acquari, e si divertirono perfino a correre sotto quella pioggia che sembrava quasi catartica.
Bastava davvero poco a rendere quella famiglia felice. Qualche goccia di gioia, e dei teneri sorrisi, era la cosa più preziosa che Leila potesse desiderare. Dopo tanto tempo, era riuscita a trovare quella serenità, calma come le acque del mare durante la bonaccia, che da tempo aveva perduto.
Arrivò la sera, ma i due fratelli sembravano instancabili, avevano ancora energia da vendere. Leila al contrario, dopo aver fatto scorrazzare i figli dappertutto, quasi senza sosta, era completamente esausta. La donna si tolse le sue ballerine rosso cremisi preferite, e si stese sul letto come la Bella Addormentata. Era quello il momento in cui Leila sembrava essere più permissiva del solito, e i suoi figli lo sapevano benissimo:
"Mamma!" esclamò Jane, cercando di apparire fin da subito insistente "Sei stanca? Io e Matt vorremmo ancora uscire, sono appena le otto di sera, abbiamo ancora tempo per girare il resto della città."
"Mi dispiace ragazzi, ma io al momento sono fuori gioco. Sarà per un altra volta." rispose Leila, poggiandosi una mano sulla fronte.
"Ma domani dovremo partire presto, per ritornare a casa! Avremo pochissimo tempo!" esclamò Matt lamentoso.
"E poi adesso ha smesso di piovere, il che è una rarità! Potremo osservare le acque del lago che si illuminano col riflesso della luna!" aggiunse la sorellina.
"Ma non capite che sono distrutta? Da dove prendete tutte quelle forze?" commentò Leila, avvertendo il mal di testa che cominciava a farsi sentire.
D'un tratto, qualcuno bussò alla porta. Leila, come una morta vivente, si alzò dal letto e andò ad aprire:
"Oh, Chester! Qual buon vento ti porta qui?" disse Leila, quasi rinvigorita.
"Beh, sono passato da queste parti e...avevo voglia di fare una passeggiata prima di tornare al lavoro." rispose il Generale sorridendo ai ragazzini.
"Mamma, possiamo andare con Chester? Con lui staremo al sicuro!" esordì Jane, abbracciando la mamma in maniera adulante.
"In realtà tra circa un ora avrei da fare una pattuglia...ma se non mi darete fastidio, vi porterò con me."
Matt e Jane guardarono negli occhi la madre con occhi compassionevoli. Erano perfettamente consci che Leila non sarebbe riuscita a resistere davanti ai capricci di due paia di occhi, apparentemente innocenti e infantili.
Matt, Jane e Chester si ritrovarono nell'atrio, e subito dopo si diressero fino al confine della città:
"In effetti, non abbiamo controllato ancora in quel posto, e potrebbe essere la volta buona." disse Chester, rivolgendosi a Matt.
"Come potrei dimenticare quel maledetto Tunnel dell'Orrore...non solo rimasi terrorizzato, ma non potei nemmeno scendere dall'attrazione, perché in realtà era una specie di barca sorretta da un piccolo corso d'acqua." commentò Matt.
"Quindi siete sicuri che in quel luogo abbandonato si possa nascondere il covo dei Green Blood con le branchie?" domandò la piccola Jane.
"Si. Dopo che Matt si è ricordato di questo dettaglio, ho cercato negli archivi governativi delle vecchie piantine dello stabilimento. Quell'attrazione, per far scorrere tutta quell'acqua, aggiunta a quella delle fontane, richiedeva un impianto fognario non indifferente. Le enormi cisterne dell'acqua che alimentavano tutte quelle attrazioni si trovano in un piano sotterraneo. Chissà da quanto tempo una persona viva non ci mette piede..."
"Allora non ci resta che andare a controllare. Così risolveremo il problema alla radice." affermò Jane sicura di sé.
"Ho mandate le altre pattuglie a controllare i luoghi sospetti rimanenti, per cui, qualsiasi cosa accada, stasera quel covo di bestie sarà estirpato per sempre." rispose Chester determinato, guardando Matt negli occhi, con un ghigno fiducioso, poi pensò "E così, ci tufferemo nei nostri peggior ricordi, per scacciarli dalla nostra mente una volta per tutte...ancora una bella trovata, ragazzo."
"Ho una questione in sospeso con quel luna park, è ora che il conto venga ripagato..." pensò Matt determinato come non mai.
Dopo appena un ora e un quarto, mentre le stelle illuminavano un luogo che un tempo, era la felicità dei bambini, il Generale e i fratelli raggiunsero i cancelli del luna park. Davanti a loro, degli alberi spogli e grigi, facevano presagire che quello non era più un parco. Era diventato la città infernale degli incubi più remoti.
Edited by Poirot's apprentice - 4/4/2013, 16:48Attached Image: Mappa 2