Detective Conan Forum

Matt e la Penna. Il mistero del muro di fuoco., Volevo condividere un racconto a cui tengo davvero!

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view post Posted on 28/5/2013, 19:32     +1   -1
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Black Lady

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Bel capitolo e bella sfida.
Abbiamo scoperto molte cose nuove. I poteri di Weasly, le ali della penna che s'ingrandiscono, Weasly come posseduto da quella che lui dice essere Fannie.
Credo che alla fine Weasly sia andato da Leila per chiedere aiuto... O almeno spero.
Aspetterò il prossimo capitolo e intanto ti faccio i miei più sentiti complimenti!
 
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view post Posted on 29/5/2013, 13:16     +1   -1
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Grazie ancora :) Spero di riuscirci in poco tempo!
Vedremo se poi azzeccherai la tua deduzione! ^_^
 
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view post Posted on 8/6/2013, 19:37     +1   -1
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6.4 Il Seme Del Male


Wesley non riusciva ad incrociare lo sguardo inquisitorio di una madre che pensava di aver lasciato il suo bambino alla mercé della notte. Non riuscì nemmeno a risponderle, la pressione che emanava il suo sguardo era troppo da sopportare. Ma, i fatti valgono più di mille parole, per questo il ragazzo biondo mostrò immediatamente la penna a Leila, che rimase di stucco:
"Aspetta un momento...la Risorsa di Matt! Perché è in tuo possesso?" strillò Leila nel cuore della notte.
"Io ecco...è una lunga storia." balbettò Wesley.
Leila, perse la pazienza, e afferrò il colletto della polo del ragazzone biondo, come avrebbe tranquillamente fatto un marinaio forzuto:
"Ho tanto, tantissimo tempo per ascoltare. Ma se scopro che mi stai mentendo...ti converrà trasferirti di nuovo. In un altro pianeta." affermò la donna minacciosa.
Wesley deglutì spaventato. Matt di certo lo aveva spedito nella fosse dei leoni, eppure era disposto a tutto, pur di rimediare al suo misfatto.

"Io...ti credo Wesley! Sei stato manovrato da quest'affare vero? Accidenti...non riesco a liberarmi! Nemmeno lo stocco riesce a scalfire questi rami. Non possiamo farci acchiappare entrambi! Ma io mi fido di te, per cui la mia Risorsa non si ribellerà, ti aiuterà se glielo permetterai, porgile la mano."
"Non posso accettare, è tutta colpa mia! Ho combinato un disastro, e ora i ruoli si sono invertiti: l'esperimento sono diventato io. Non voglio che anche tu rimanga coinvolto!"
"Non te lo ripeterò un'altra volta. Prendi questo maledetto stocco! Chiedi della famiglia Wolfram, vai da mia madre e dille tutto l'accaduto. Capirà tutto quanto."
"Io...farò tutto per salvarti."
"Beh, gli amici fanno questo Wesley, non credi?"
"Sei la prima persona che possa considerare tale. Io non ti abbandonerò!"

"Quindi...Matt ti ha chiesto di venire qui con la sua Risorsa?" borbottò Leila "In effetti anche la penna sembra fidarsi di te..."
"Signorina Leila..." bastò uno sguardo per fargli rimescolare le parole in gola "Signora Leila, non abbiamo molto tempo. Sono sicuro che l'entità che mi ha sfruttato fino ad adesso si tratti di un Deep Green piuttosto raro."
"Cosa?! Quello sconsiderato, giuro che se gli succede qualcosa..." ringhiò Leila.
"Ho lasciato con lui la mia Risorsa, ma se Matt verrà danneggiato, non potrà resistere in eterno. Lui...è la prima persona che si è fidata di me senza che io gli dimostrassi nulla. Nessuno mi aveva affidato nulla, tantomeno una Risorsa. Lo dobbiamo salvare!"
"E lo faremo." disse Leila annuendo, cercando di trovare la freddezza necessaria alla situazione "Però, mentre io avverto Chester, tu dovrai raccontarmi un paio di cose."
"Suppongo che lei voglia sapere in che modo io c'entri in questa storia, la capisco. E mi vergogno molto di raccontarglielo." rispose Wesley sconsolato "Bene...lei probabilmente saprà che mia sorella Fannie, è morta qualche tempo fa, a causa di un incidente."
"Si, è stata una fuga di gas a causare l'esplosione del palazzo. Oppure è andata diversamente?" rispose Leila sempre attenta al rivelatorio tono di voce di Wesley.
"In effetti, il gas che si è diffuso per tutta la palazzina non era quello del nostro appartamento, ma l'autore dell'esplosione...sono io." ammise il ragazzone in lacrime.
Leila rimase ammutolita, pensando che forse Wesley stesse ponendo tutto il peso sulle proprie spalle:
"Sei davvero sicuro di ciò che mi hai detto?" chiese Leila turbata.
"Purtroppo si, io ho provocato la scintilla. Deve sapere che io in realtà, non sono altro che un topo di biblioteca, o uno scienziato fallito, come preferisce. La mia passione per la chimica...ha fatto si che provassi l'esperimento sbagliato nel momento sbagliato." non riuscendo più trattenere quei due fiumi impetuosi che gli scesero lungo le guance, il tenero ragazzone singhiozzò, prima di riprendersi "E mia sorella...lei ha utilizzato il potere della sua Risorsa per salvare me, me! Un ragazzino che non ha amici, e che si chiude dentro se stesso e i suoi libri! Non mi sono mai perdonato per questo."
Wesley guardò verso il basso, si sentiva colpevole, e sentì in cuor suo, che quello gli era capitato se lo era meritato. Leila sentì la testa girare, quasi non poteva sopportare tutto quel dolore che un semplice ragazzino era riuscito a trascinarsi dietro per tutto quel tempo.
La sua vita non era stata nient'altro che una sciagura, per ogni istante. Ma proprio in un istante, grazie ad una mano inaspettatamente amica - che afferrò la sua, tremante e dubbiosa - Wesley riuscì finalmente a vedere una tenue e brillante luce, attraverso le nubi cupe del passato.
Leila guardò Jane, sbucata dal nulla, abbracciare il ragazzone in lacrime. Una reazione che non si sarebbe mai aspettata da parte di una ragazzina che molto spesso, rimaneva fredda ed impassibile. Il suo abbraccio non fu consolatorio, bensì una stretta forte, che aveva uno scopo ben preciso: far evadere Wesley dalla segregazione a cui lui stesso si era sottoposto:
"Hai perfettamente ragione, anche io mi sentirei così, nei tuoi panni." disse Jane, con un espressione seria e controllata "Ma adesso hai la possibilità di rimediare. Adesso aiutaci a salvare Matt, sei di vitale importanza per noi. Sono sicura che tua sorella sarebbe orgogliosa di te."
Wesley cercò quel barlume di determinazione dentro il suo animo, capacità che sarebbe stata fondamentale per salvare il ragazzino con la penna:
"Non vi deluderò." disse riprendendo un po' di coraggio "Stavo dicendo...a causa di tutto quello che è successo, mi sono trasferito qui a Calvas da qualche tempo. Prima del funerale di mia sorella, che si sarebbe svolto qui, avrei voluto farle un regalo speciale: creare in provetta un fiore unico nel suo genere, partendo da una semplice rosa."
"Hai davvero queste doti nel campo della botanica? Davvero incredibile..." commentò Leila.
"Questo è tutto ciò che ricordo." concluse Wesley sconsolato. "Non ricordo di aver mai completato il mio progetto. Rammento solo alcuni sprazzi confusi, nei quali sono sicuro di non aver mai toccato la mia Risorsa. Forse la causa delle mia crisi è proprio quella."
La grande materia grigia di Leila si mise lavorare in un istante, come un orologio dagli ingranaggi ben lubrificati. Ipotesi dopo ipotesi, cominciò a pensare oltre l'impossibile, per poter formulare la spiegazione vincente:
"Forse sembrerò un po' matta, ma vorrei che entrambi mi ascoltaste. Poniamo che in tutto questo ci sia lo zampino della Green Soul, e se fosse riuscita a materializzare un Green Blood simile ad un parassita?"
Wesley strabuzzò gli occhi, sorpreso come mai prima d'ora:
"E se quel parassita avesse intaccato il mio fiore, l'unico modo per non farmelo notare sarebbe stato manipolarmi, affinché il fiore continuasse a crescere sano e forte!"
"Questo è davvero gravissimo. Significherebbe che la Green Soul, almeno fino a qualche mese fa, si trovava qui a Calvas, senza che nessuno ne fosse al corrente..." commentò Leila perplessa.
"E come si spiega la perdita di memoria degli studenti?" chiese Jane, che era stata messa un po' in disparte, dall'arguta e scientifica conversazione che Wesley e Leila stavano attuando.
"Forse... prima ancora di rendermi suo schiavo, con chissà quale stratagemma, mi ha usato come cavia. Solo in seguito ha deciso di infettare gli studenti con...qualcosa. Ma in che modo, e perché questa entità non ci è riuscita con tutti?"
I due cervelloni iniziarono a pensare intensamente, con le menti accese e funzionanti a pieno ritmo. Jane intanto, sentendosi esclusa, decise di spremere le meningi e tentare di trovare l'ispirazione, corrucciando il mento, sorretto dal palmo della sua mano:
"Ah-ah! Ci sono!" esclamò Leila battendo il suo pugno destro contro il palmo della mano sinistra "Matt mi ha confidato che sia a scuola, che all'oratorio, aveva problemi con l'allergia. Ma la stagione dell'impollinazione non è ancora cominciata! Il che vuol dire che questo malefico Deep Green si trova in uno di questi due luoghi!"
"Lei è straordinaria, signora Leila!" esclamò Wesley con grande ammirazione, mentre Jane li guardò entrambi col broncio.
"Inoltre, credo di aver capito anche perché questa entità non è riuscita a colpire tutti. E' una semplice questione di anticorpi!" esclamò Leila come una scienziata ispirata, ridendo quasi istericamente.
"Ma certo! Probabilmente la sostanza che riesce a cancellare i ricordi viene respirata attraverso il polline, probabilmente tramite qualche Green Blood di forma floreale. Quindi, chiunque non possegga questa allergia, e che sia passato per un certo luogo, ha contratto la perdita di memoria!"
Jane capiva sempre meno di quello che i due geniacci stavano parlando, e cominciò a deprimersi, buttandosi a peso morto sul divano di casa, facendo un urletto lamentoso. Leila allora, dopo aver sdrammatizzato la situazione tornò seria:
"Bene, ora che abbiamo capito come sono andate le cose, non resta che dirigerci alla scuola, ora e adesso!" affermò con temerarietà la donna, prima di udire la voce di Chester attraverso la tromba delle scale "Bene, Chester è arrivato proprio al momento giusto." poi si rivolse a Jane, ancora confusa "Piccina mia, non preoccuparti, ti spiegherò tutto quanto una volta che Matt sarà al sicuro. La mente ce l'abbiamo, ma ora ci serve un braccio forte e spietato. Dunque, verrai con noi?"
"Si, finalmente!" esclamò la ragazzina, che afferrò immediatamente la Lama Vendicativa, acquisendo un volto spettrale, quasi travolgente "Farò fuori tutti quelli che si metteranno sulla mia strada..."
Wesley si spaventò moltissimo, a causa del volto anormale di Jane, e sconvolto, si confidò con Leila:
"Come farò a farmi perdonare da lei?" sussurrò il ragazzone intimorito.
"Non saprei...prova ad aspettare cinquemila anni." rispose la donna scuotendo la testa.

La O.A.G e la pattuglia di Chester giunsero alle porte della sfortunata scuola media di Calvas in una manciata di minuti. Si recarono subito al giardino della scuola, dove risiedevano in tutta tranquillità gli eterni salici piangenti:
"Quindi dovremmo trovare un organismo estraneo giusto? Eppure non riusciamo a trovare nulla di sospetto..." disse Chester, guardando Leila scettico.
"Eppure è l'unica spiegazione!" ammise Leila, che non voleva ancora arrendersi.
All'improvviso, Jane e Wesley corsero immediatamente fuori dal giardino, per inoltrarsi nei corridoi della scuola. Sia la Lama Vendicativa che la penna avevano avvertito qualcosa, come l'eco di un canto dimenticato e sofferente, provenire dal parcheggio sul retro della scuola.
Nel parcheggio vicino a dove Matt si era volatilizzato, cresceva una grande quercia, circondata da rovi di pungitopo e rose selvatiche color sangue. Tutta la vegetazione si trovava proprio a quattro passi dalla palestra, e questo fece insospettire la cinica Jane:
"Wesley, è meglio se aspetti qui." disse la ragazzina, quasi sbarrandogli il passaggio.
"E perché mai? Potrei localizzare la Risorsa di mia sorella con molta più facilità se mi avvicinassi a quelle piante." ribatté il ragazzone contrariato.
"Il Deep Green, o come diamine lo vuoi chiamare, che ti ha soggiogato per chissà qualche tempo, potrebbe essere proprio davanti al nostro naso. Se ti accadesse un altra volta qualcosa, io non esiterei a colpirti duramente, pur di farti rinsavire, capito?"
Wesley ebbe un altro attacco di tremarella, appena dopo che Jane gli lanciò un' altra delle sue tipiche occhiatacce da corvo. La ragazzina, come in cerca di una pericolosa mina da disinnescare, si avvicinò a piccoli passo verso la grande quercia che spiccava da quel desolato parcheggio.
Era tutto troppo silenzioso, tutto troppo facile. Impassibile, Jane afferrò la sua Lama Vendicativa, lentamente, con lo sguardo rivolto anche alle sua spalle. Afferrò l'impugnatura con decisione, e fece un altro passo. Un fruscio sembrò provenire dalle foglie della quercia, e con i muscoli in tensione, la ragazzina guardò l'albero apparentemente immobile. D'un tratto, lunghissimi tralci di rose e pungitopo diventarono come catene, dotate di vita propria, e si scagliarono verso quei buffi occhialoni rossi.
Jane fu molto attenta, e appena udito il rumore sinistro, rilasciò tutta la tensione accumulata nel suo braccio destro. Con dei movimenti fluidi, squarciò alcuni dei pungenti e minacciosi rovi che l'avevano aggredita. Evitò così, un abbraccio veloce quanto mortale. Quei rovi non erano nient'altro che dei Green Blood ben camuffati.
I rovi ritornarono a muoversi furtivamente, prima di allungarsi un' altra volta. Jane tentò nuovamente di tagliare alla radice la minaccia, ma questa volta, le liane spinose si diressero verso la grande impugnatura della Lama Vendicativa, che finì avvolta dai rovi e strappata dalle mani del suo possessore.
Mentre la terribile ansia di Wesley si poteva sentire ad ogni palpito, quasi tangibile nell'aria, Jane non si muoveva di un millimetro, mentre osservava quei lunghissimi e pericolosi ramicelli circondarla, attimo dopo attimo. Tutti i rovi si strinsero in una morsa penetrante. Il ragazzone non riusciva quasi a trattenersi:
"Oh, mio Dio! Jane!" gridò Wesley terrorizzato.
Con lo scoppio di un fuoco artificiale, i rovi vennero spazzati via come inutile cartapesta, completamente trucidati dai meteoriti che Jane aveva fatto partire a tutta velocità dalla sua galassia in miniatura. La ragazzina poi, ricomparendo alle spalle del ragazzone e nonostante la differenza di altezze, riuscì ad appoggiare il suo mento sulla sua spalla destra, facendogli sentire il respiro sulla sua pelle. Non fece altro che metterlo nel panico ancor di più:
"Cerca di non preoccuparti troppo per me, non sono la prima arrivata." bisbigliò la ragazzina alle orecchie imbarazzatissime di Wesley, prima di dargli un bacetto al volo sulla guancia.
Il volto del ragazzone diventò rosso in meno di un secondo, mentre Jane tornò alla carica, con l'intento di raggiungere la grande quercia:
"Illuditi pure caro Wesley, la vendetta va servita fredda, e questo te lo sei meritato per aver rovinato la mia splendida media. Quel che giusto è giusto!" pensò sghignazzando la diabolica ragazzina, mentre si sbarazzava facilmente del resto dei Green Blood.

Finalmente i due ragazzini poterono approssimarsi all'imponente albero, che sembrava quasi riconoscente per averlo liberato dall'opera dei Green Blood, davvero scellerati:
"Allora Wesley, vedi qualcosa di strano? Qualcosa che ti sembra familiare?" gli chiese Jane, con un sorrisetto maligno sul volto.
"Non lo so...però, sento qualcosa. E' come subire dei pugni nello stomaco, qualcuno che chiama aiuto." rispose indeciso Wesley.
"Ma dai! Eppure mi sembra di aver estirpato tutte le erbacce, qui intorno..." si lamentò Jane, prima di incrociare lo sguardo di Wesley. Dopo qualche secondo, i due realizzarono la stessa cosa, in un istante:
"E se fosse rinchiuso in questo albero? Non potrebbe resistere a lungo!" esclamò Jane impaziente "Scusami, piccolo bonsai, ma è tempo di essere sradi..." prima di finire la frase, Jane venne sollevata da terra a testa in giù, da un ramo della quercia traditrice, un insospettabile Green Blood che manifestò tutta la sua ferocia: dal tronco dell'albero spuntarono fuori delle fauci fatte di schegge di legno, che si aprirono scricchiolando incessantemente; Matt era rinchiuso proprio al suo interno, in piedi, ma in stato di incoscienza, solo grazie alla Risorsa di Wesley era riuscito a sopravvivere. Il ragazzino sembrava dormire beato, avvolto nella sua tuta stropicciata, inconsapevole di essere imprigionato dentro una trappola di legno:
"E' stata questa creatura a catturare Matt! E ora noi stiamo per fare la stessa fine!" gridò Wesley, talmente intimorito da non riuscire nemmeno ad aprire gli occhi.
La creatura non aspettava altro che inghiottire tutti e tre i ragazzini nel suo cuore ormai senza vita, il suo enorme tronco sarebbe diventato la loro tomba, e nessuno li avrebbe mai più ritrovati. Fortunatamente, Chester fu tempestivo, e prima ancora di analizzare il Green Blood, tranciò di netto il tronco dell'albero tagliandolo a metà; esso, mutilato, perse tutto il potere e le sue aspirazioni omicide.
Durante il pesante tonfo che provocò la quercia, cadendo rovinosamente, Jane ruzzolò ai piedi di Chester. Il Generale la osservò: con il suo completino sportivo rosa tutto consunto, e la faccia coperta di polvere, non poté fare a meno di mettersi a ridere:
"Ehilà Jane! Sempre a caccia di guai non è vero?" esclamò il Generale aiutandola ad alzarsi da terra, e dandole qualche pacca sulle spalle per toglierle la polvere di dosso "Avete fatto bene a dirigervi qui per primi, ma potevate almeno avvisarci! Salvarti la vita sta diventando un abitudine..."
"Almeno abbiamo scoperto chi faceva abracadabra alla nostra memoria." rispose stizzita la ragazzina, sempre puntigliosa e petulante "Io e alcuni miei compagni di solito studiavamo proprio sotto questo albero, non può essere una coincidenza."
"Esatto piccola saputella. La squadra medica sarà qui a momenti, farò analizzare le spore nell'aria. Questa balorda creatura avrà rilasciato qualche spora nell'aria, mi ci gioco il pizzetto. Purtroppo, sembra che il Deep Green che stiamo cercando non si trovi qui..." concluse il Generale, sempre soddisfatto di sé e del suo egocentrismo.
Nel frattempo, Leila e Wesley avevano posato Matt a terra per assicurarsi della sua salute, il ragazzino non accennava a svegliarsi, nemmeno con delle cannonate:
"Credo che la Risorsa di mia sorella l'abbia indotto in un sonno profondo. In questo modo è riuscita a proteggerlo molto più facilmente, probabilmente domani sarà come nuovo." osservò il ragazzone biondo osservando Matt dormire come un bimbo cullato dalla ninnananna.
"Piuttosto...vediamo un po' questa Risorsa." disse Leila afferrando una pallina antistress infilata nella tasca di Matt, e sostituendola con la penna "Adesso è una normalissima pallina di gomma, ma sono sicura che ora sia solo un po' timida. Vorrei tanto ridartela, ma potrebbe essere pericoloso: a quanto mi hai raccontato, perdi la testa ogni qualvolta la tua Risorsa risulta attiva e piena di energia, dobbiamo capire quale sia l'innesco." disse pensierosa la donna.
"E per quanto riguarda Fannie? Nei pochi momenti di lucidità che ho avuto, sono sicuro di averla vista." affermò convinto il ragazzone dai capelli dorati.
"Wesley...spero davvero che tu ti sia sbagliando." rispose perplessa Leila, con lo sguardo corrucciato.
Mentre Matt venne scortato da Chester a casa, e protetto costantemente dai vigili occhi di ogni singolo soldato, la O.A.G si diresse verso l'oratorio, il secondo luogo dove Matt aveva avvertito un'attività anomala delle piante. Wesley, Leila e Jane sembravano timorosi: chiunque avrebbe giurato di udire nelle tenebre della notte una risata infantile, penetrante, che sembrava desidera la venuta di nuove cavie da sperimentare.

"Allora Wesley, non ti viene in mente proprio nulla?" chiese Jane spazientita, con le mani sui fianchi.
"Ho delle vaghe rimembranze. Ogni volta che riuscivo ad ottenere un briciolo di umanità, venivo assediato da profonde emicranie. Per alleviare il dolore ero sempre costretto a tornare in questo posto." rispose affranto il ragazzone dalla pelle scura.
"Che trovata...ogni qual volta la creatura sentiva di perdere il controllo su di te, ti costringeva a tornare da lei, e ti faceva patire le pene dell'inferno. Matt forse è stato sconsiderato, ma almeno, togliendoti il potere, ti ha tolto anche la possibilità di essere manipolato." concluse Leila con una delle sue supposizioni azzeccate.
"Eppure per sviluppare il tuo progetto botanico avrai certamente trovato un luogo dove lavorare in santa pace!" sbuffò la ragazzina dalla treccia biondo cenere.
Leila si mise improvvisamente una mano sulla fronte, come se si fosse quasi biasimata per non aver trovato prima il suo "eureka":
"Ma che stupida...uno dei parroci di questa chiesa coltiva delle piante in una grande serra, vedete quel grosso stabilimento laggiù?" disse la donna, indicando un enorme tendone che sembrava filtrare la luce al suo interno, situato a pochi metri dalla chiesa.
"Mi ricordo di aver letto un articolo sul suo conto. Credo che si chiami Don George. E' talmente bravo da essere stato premiato, grazie alla sua abilità con la flora." puntualizzò Wesley, appoggiando Leila come un servitore fedele alla sua regina.
"Cosa stiamo aspettando allora?! Andiamo li e spacchiamo tutto!" disse Jane dichiarando guerra al mondo intero.
"Calmati Attila!" esclamò la madre, afferrando la figlia per impedirle di commettere bambinerie "La serra che è stata affidata a questo parroco possiede un sistema di sicurezza non indifferente, con tanto di pannello di controllo all'esterno, proprio all'entrata dello stabilimento. Non capisci? Al minimo passo falso potremmo lasciarci scappare questo ostico Deep Green, e non possiamo assolutamente permetterlo."
"Lasciate fare a me." disse Wesley stringendo i pugni "Se mi sono infiltrato qui una volta, posso farlo di nuovo. E' il minimo che possa fare per ringraziarvi, sarebbe una minima redenzione per me."
Leila venne colpita di nuovo dal quel senso di colpevolezza costante che Wesley dimostrava. Perché non riusciva quasi a sopportarlo? Perché sembrava quasi che quel sentimento la stesse schiacciando?
Gli occhi neri della donna luccicarono, mentre si rese conto che giusto dieci anni prima, quella che si sentiva colpevole era lei. Jane purtroppo, spense bruscamente l'incendio delle sue riflessioni, e prendendo per un braccio Wesley esclamò:
"Chi tace acconsente! Non abbiamo tempo da perdere! Vi farò vedere chi ha il pollice verde!"
La ragazzina trascinò il ragazzone con sé, mentre Leila sorrise in modo quasi impercettibile, nella notte che non faceva risuonare nemmeno un soffio. Quel tuffo nel passato l'aveva spaventata, per un attimo. Ma in quel momento, sapeva che non poteva vacillare, sapeva di essere più forte di un tempo, sapeva che proprio per onorare suo marito, doveva continuare a lottare.

I tre impavidi avventurieri si diressero a passo svelto, mentre la luna nel pieno delle sue forze, rifletteva i loro passi e schiariva i loro volti. Almeno fino a quando tutti e tre non diventarono scuri e sospettosi, a causa di un individuo sinistro, che sostava davanti alla porta automatizzata della serra:
"Fermi qui. C'è qualcuno davanti alla serra, forse sta facendo la guardia." bisbigliò Leila ai due ragazzini.
"Aspetta, non ti sembra che voglia...sfondare la porta?!" chiese Wesley alle due, battendo i denti per la paura.
L'individuo sembrò voler preparare un poderoso dritto, per sfondare la porta della serra. Fu in quel momento che Jane assunse la sua solita espressione annoiata:
"Lo sistemo io." affermò la ragazzina.
Con un semplice gesto della mano, Jane fece inghiottire l'individuo da uno dei suoi portali dimensionali, e lo fece sbucare proprio davanti all' allegro gruppetto, facendolo cadere di schiena senza poco ritegno:
"Ahia! Jane, hai proprio la mano pesante!" esclamò Mike tastandosi la schiena indolenzita. Il ragazzino dai capelli rossi indossava una maschera protettiva per il setto nasale, che aveva completamente distorto la sua immagine al buio, rendendolo poco riconoscibile.
"E' proprio quel che ti meriti! Chi ti ha detto di venire qui tutto da solo?" rispose imbufalita.
"Nessuno mi ha invitato! Che bella squadra, davvero! La notte è il mio regno bellezza, dovevate avvisarmi in caso le acque si fossero mosse! Perché sono sempre costretto a scappare di casa?"
"Non chiamarmi bellezza! Non pensavamo certo di vederti ancora in giro!" la ragazzina afferrò la maschera di Mike, strattonandolo "E poi come ti sei conciato, ti credi Zorro per caso?!"
Leila fermò tempestivamente l'indole a dir poco aggressiva della scorbutica Jane, afferrandola per un orecchio ed allontanandola dal povero Mike. Mentre la ragazzina si lamentò per la poderosa stretta della madre, quest'ultima ridacchiando cercò di tergiversare:
"Ah...non ti curar di lei, è solo un brutto periodo, tutto qui!" esclamò gioviale, fulminando con lo sguardo la figlia nel medesimo istante "Piuttosto, dovremo spiegarti alcune cose..."

Dopo una rapida e sintetizzata spiegazione, Mike si presentò a Wesley, cancellando dalla sua mente la brutta disputa che i due avevano ingaggiato. Il ragazzone biondo quasi non ebbe il coraggio di stringergli la mano, temendo di diventare la prossima vittima del bulletto. Il vero Wesley non aveva mai conosciuto il vero Mike, e tutto ciò rese le presentazioni alquanto macchinose.
Il ragazzone dai capelli biondi poi, decise di ragionare come Jane e Mike: con i fatti.
Mentre si avvicinò al terminale che fungeva da pannello di controllo, una semplice piattaforma rettangolare, in cima a cui si trovava un grosso portatile, Mike commentò la scena:
"Non ho minimamente osato toccare quella specie di computer, sono diavolerie con cui io non voglio avere niente a che fare!"
"E' questione di gusti...e di Talento." sorrise Wesley, sfiorando con le sue dita la tastiera del computer, come per accarezzarla.
All'improvviso, Wesley cliccò il tasto di invio, e dopo nemmeno un secondo tutti i pulsanti restanti si premettero da soli. Era uno spettacolo inusuale quanto raccapricciante:
"E' questo il grande Talento degli abitanti della regione di Burekan: il controllo totale sugli apparecchi elettronici. Non per nulla sono i primi produttori al mondo per quanto riguarda l'elettronica, e nonostante la loro regione non sia la più prosperosa, riescono lo stesso a stare al passo coi tempi." disse Leila con fare saccente, mentre Wesley, quasi ipnotizzato dallo schermo, premeva le dita sulla tastiera ad una velocità disumana.
Tutti i codici e tutte le istruzioni che il ragazzone biondo immise nel terminale di sicurezza furono davvero incomprensibili agli occhi della O.A.G, che pensò quasi di vederci storto.
Cliccando nuovamente il tasto di invio, Wesley terminò l'operazione, e come per magia, la porta di sicurezza della cella si aprì istantaneamente. Dall'interno, uno strano profumo, unito ad un afa stressante, riuscì ad infastidire tutti i presenti, creando un atmosfera spossante:
"Wesley, sei stato formidabile, ma ora prendo io il comando. Ragazzi, da qui in poi dovremo essere veramente cauti."
La combriccola entrò nella serra, e si catapultò in un mondo tutto nuovo.
Un paradiso verde, rinchiuso in un grande telone trasparente, da cui il riflesso lunare entrava timidamente. Un arcobaleno di cromie, di profumi e di petali. Corone di fiori, cactus appuntiti, e foglie giganti. Tutto questo e molto più, era ciò che si trovava nella maestosa serra di Don George:
"Penso proprio che qualcuno ci abbia messo lo zampino..." commentò Jane guardando l'esagerata e la sproporzionata flora presente nel luogo.
La serra era organizzata minuziosamente: alla destra della piccola entrata, si trovavano delle piante dalle grandi proporzioni, come piccoli alberi appartenenti a foreste pluviali, e qualche pianta di bambù. Invece, se si fossero voltati a sinistra, i quattro avrebbero notato le piante più esotice, fiori tropicali dalle fragranze pungenti. In mezzo infine, si trovavano una moltitudine di vasi con piante dai petali multicolore, dalle rose alle azalee, dai girasoli alla lavanda.
All'improvviso, uno strano lamento attirò i quattro coraggiosi. Scorsero immediatamente una figura, avvinghiata da radici provenire da chissà quale pianta: era il parroco della chiesa, rimasto intrappolato da quelle che credeva innocue creature. Jane e Leila andarono subito in soccorso del pover'uomo, che sembrava davvero spaventato:
"Oh, grazie, grazie mille, giovani donne." biascicò il parroco ancora scosso, poco prima di un leggero mancamento che colpendolo, lo costrinse ad appoggiarsi ad un piccolo tavolino di legno.
"Povero prete...di certo ha subito un brutto colpo, vedere le proprie piante rivoltarsi contro, dopo anni e anni di lavoro e dedizione, sarà stato terribile!" esclamò Leila preoccupata "Ha anche qualche contusione, sarà meglio portarlo all'ospedale." aggiunse ancora più tesa di prima.
"La serra è grande, ma in tre riusciremmo a perlustrarla in nemmeno cinque minuti. Possiamo dare una controllata, mentre tu chiami la squadra medica di Chester!" esclamò Jane pronta all'avventura.
"E' estremamente pericoloso! Come posso lasciarti inoltrare in un postaccio del genere?!" sbraitò Leila quasi indignata, mentre Don George, sfinito, tossiva e si lamentava per il dolore.
"Ma tu sei l'unica che potrebbe proteggere il parroco in maniera eccelsa, e se gli succedesse qualcosa, potresti agire tu stessa con le tue conoscenze mediche!" esclamò Jane, sorridendo in modo quasi sospetto.
"E poi, se stiamo tutti qui potremmo attirare l'attenzione, potremmo attirare le grinfie dei Green Blood, che potrebbero già tenerci sotto tiro. La persona che al momento ha più bisogno d'aiuto è il parroco, noi ce la possiamo cavare!" aggiunse Mike fiero come un imperatore.
Leila sbuffò, e pensò che quel ragazzino dai capelli color carota avrebbe tranquillamente sfondato nella carriera politica, tanto la sua abilità con le parole lo rendevano semplicemente inattaccabile:
"Dieci minuti. Non un secondo più tardi, se non tornerete porterò in salvo il parroco e poi raderò al suolo questo posto pur di trovarvi, intesi?" rispose la donna con tono professionale.
I tre ragazzini, quasi pentiti della loro scelta, annuirono meccanicamente, leggermente terrorizzati.

Wesley, Jane e Mike si divisero, inoltrandosi in quella che sembrava una vera e proprio giungla in miniatura. La ragazzina fu sicuramente la più temeraria, che, armata con la sua Lama Vendicativa, sradicò e tagliuzzò tutto ciò che le intralciò il passo, come una piccola Indiana Jones. Mike al contrario, cercò di non toccare nulla, temendo che al minimo contatto, le piante si sarebbero trasformate in bestie feroci ed affamate. Wesley infine, si trovava quasi a casa sua, e con la sua ottima memoria, riuscì a riconoscere ogni pianta che i suoi occhi incuriositi incrociarono. Ogni volta, il suo sguardo era sempre più attento e meravigliato, la sua ammirazione per il parroco era davvero indefinibile.
All'improvviso, quella risatina diabolica si sparse nuovamente per tutto il luogo. I cinque intrepidi cuori dei presenti, subirono come una scossa, che non presagiva nulla di buono.
Leila, sempre con l'orologio sott'occhio, seguiva con il movimento ritmico delle lancette. Ogni rintocco sembrava un pesante battito di tamburo, che si ripeteva all'infinito:
"Nobile donna, la mia croce! Potrebbe recuperarmela? E' proprio sotto a quel tavolo." la implorò d'un tratto il prete "La prego, è una cosa a cui tengo profondamente, simboleggia la mia fede."
"Va bene, farò in un attimo." rispose sorridendo Leila, mentre si alzò da terra, per recuperare una catenina dorata, assemblata ad una croce argentata.
Dopo aver facilmente preso il bottino, Leila si voltò trionfante verso il parroco. Prima ancora di incrociare il suo sguardo, un violentissimo colpo, inferto da una lunga pala d'acciaio, la colpì dritta in volto. La sua Risorsa riuscì ad attutirne l'impatto, ma non a prevenire uno svenimento rapido ed inesorabile. Cadde quasi dolcemente prona, con i capelli che le coprirono il volto addormentato, e con la croce stretta in mano, mentre il ghigno assassino del parroco, poté liberarsi in tutta la sua perfidia.

Dopo un percorso che sembrava non finire mai, incredibilmente, i tre ragazzini giunsero al punto più lontano dall'entrata, tutti e tre nel lasso di pochi secondi:
"Ma guarda...siamo finiti tutti nello stesso posto." esclamò Jane perplessa.
"E non credo sia in caso. Guarda qui!" disse Mike indicando una specie di tombino davanti a lui "Qualcosa mi dice che non dovremmo proseguire oltre, anche se la tentazione è davvero forte!"
"Forse dovremmo semplicemente tornare da Leila e avvertirla di questa botola, quando poi accorreranno le forze armate sarà tutto più semplice, non credete?" affermò timidamente Wesley.
"Bene, allora non ci resta che tornare indietro..." rispose seccata Jane, mentre assieme agli altri, si girò di spalle.
Proprio in quel momento, tra la moltitudine di piante, qualcosa si mosse.
Alcuni vasi contenenti diversi tipi di fiori cominciarono a tremare, per poi far uscire allo scoperto l'orribile sorpresa che si trovava sotto di essi: Green Blood con le sembianze di piante carnivore verdastre, con leggere striature rossastre, e adornate dai fiori sotto cui si nascondevano.
Uno dopo l'altro, una dozzina di vasi si schiuse, facendo destare dal proprio riposo quelle creature sanguinarie e fallaci:
"Ecco, questa non me l'aspettavo! Un imboscata!" esclamò Jane impaurita.
Davanti ai tre ragazzini, un piccolo esercito di mostruosi vegetali emanava versi affamati, e non aspettava altro che addentare la propria preda. Il più audace dei Green Blood si lanciò verso Jane con tutto il vaso, ma grazie alla sua reattività, la ragazzina riuscì a distruggere sia la creatura, che il vaso, grazie al suo possente spadone.
Le piante però, erano sempre più numerose, e sempre più vicine. Una di queste, fece allungare le sue radici ancora sporche di terriccio, per tentare di strangolare Wesley, il quale non riuscì ad evitare la morsa. Mike però, facendo tramutare le sue braccia in roccia lavica bollente, riuscì a strappare le radici dal collo del compagni di classe. La situazione era davvero insostenibile, una caccia a dei bersagli immobili:
"Se resteremo qui, ci uccideranno!" gridò Jane, mentre protesse i suoi compagni aprendo una grossa apertura dimensionale, utilizzata come protezione "Dobbiamo per forza proseguire, è l'unico modo! Non so cosa troveremo al di la di questa botola, ma sono sicura che insieme ne usciremo, vivi intendo! Siete con me?" la ragazzina porse il suo braccio con la mano ben aperta, col palmo rivolto verso il basso. Come una vera e propria squadra, Wesley e Mike strinsero la mano di Jane, creando un legame speciale, come la fratellanza.

Mentre i tre intrepidi ragazzini si lanciarono nella buia insenatura che conduceva al nulla, dopo aver aperto il tombino, le piante invasero tutto il luogo. La botola venne sepolta sotto un cumulo di foglie, e un cumulo di rami si avvicinò a Leila, coprendola completamente. Il parroco, con la pala in mano, guardò la scena con indifferenza.
Tutto venne invaso dalle piante, come se la natura, si fosse ribellata una volta per tutte.

Fannie, Fannie...tu non lo sai, ma forse, potresti diventare il mio asso nella manica.
Grazie a te, io potrei far capire a questi scarafaggi, chiamati umani, quello che davvero significa essere la Green Soul. La Triade mi ha sconfitta è vero, e oramai, il mio potere è solo un ombra appassita, ma la mia sete di vendetta arde come quel muro di fuoco che io stesso ho appiccato!
Che stolti.
Mi considerano il male. Mi considerano proprio un erbaccia da estirpare. Ma il male...anche loro lo posseggono. Basta pensare a un seme, il tuo seme, Fannie.
Un semplice impercettibile seme, piantato proprio sotto l'orecchio, che stimola l'aggressività di un qualsiasi soggetto che possegga una Risorsa, rendendolo un burattino spietato. Basta un semplice seme, e l'uomo perde la testa, diventa malvagio.
In fondo, non fa che rivelare la sua vera natura. E' questo il seme del male. E prima o poi, questo seme si propagherà nel mondo! Non solo il parroco, non solo Wesley.
Fannie completerà l'opera che le ho affidato.
Tutti avranno il loro seme, nessuno mi fermerà.
Perché io sono la Green Soul. Perché io sono il male.
 
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view post Posted on 8/6/2013, 21:19     +1   -1
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Wow... quante rivelazioni in un solo capitolo!!
Già solo nell'ultima parte, che a quanto ho capito sarebbe una specie di pensiero della Green Soul, sì capisce che cavolo gli prendeva a Weasly...
Poi l'animo dolce di Matt che conquista tutti e si fida di tutti!
Mi è piaciuta soprattutto la scoperta del Talento degli abitanti di Burekan.
Davvero un bel capitolo, complimenti!!
 
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view post Posted on 9/6/2013, 19:40     +1   -1
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Grazie ancora!!! :)

Eh, beh, anche i cattivoni pensano, e la Green Soul non fa certo eccezione!
Comunque ottima deduzione su Wesley, anche se forse il suo comportamento era fin troppo ovvio XD

P.S Ma quel cavolo di Amuro farsi gli affaracci suoi no, eh?! Credo che Kogoro segregherà il povero Shin nelle prigioni di corte XD Spero che la faccenda si risolva, comunque quel capitolo mi è piaciuto molto ;)
 
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view post Posted on 18/6/2013, 23:58     +1   -1
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6.5 Ogni Rosa Ha Le Sue Spine



Una stanzetta vuota, senza alcun ricordo contenuto in sé. I tre ragazzini, dopo essersi lanciati nella botola della serra, avevano trovato un luogo claustrofobico e desolante.
"Che schifo! Ma dove siamo finiti?" strillò Jane stizzita.
"A me sembra una stanzetta come un'altra. Giusto un tantino abbandonata, ecco." commentò Mike, sempre pronto a sdrammatizzare.
"Non credo che sia una stanza qualsiasi." puntualizzò Wesley "Guardatevi attorno. Queste pareti sono d'acciaio, davvero coriacee. Probabilmente ci troviamo in un rifugio antiatomico."
"E non c'è nascondiglio migliore di questo..." commentò nuovamente Mike, elettrizzato.
"Eppure non possiamo già essere arrivati al capolinea! Dobbiamo stanare un Deep Green, non un folletto, ne una fatina." si lamentò Jane, sempre più impaziente.
"Devi sapere, mia cara Jane..." rispose Wesley, tentando di essere più dolce e comprensivo possibile, davanti al solito sguardo della ragazzina "Che in caso di disastri naturali o guerre nucleari, la popolazione può essere evacuata. Ma nel caso non ci sia il tempo materiale per farlo..."
Wesley, dopo aver tastato le pareti con diligente attenzione, indicò a Mike una sezione del muro che sembrava meno impolverata delle altre. Non ci fu nemmeno bisogno di altre spiegazioni. Mike sfondò la parete con poche spallate decise:
"Esistono delle reti sotterranee che fungono da rifugi antiatomici, fatte apposta per portare in salvo i civili. O almeno, esistevano! Prima che tutto cadesse a pezzi." concluse Wesley con un sorrisetto compiaciuto.
I sei giovani occhi osservarono un corridoio circolare, stretto e buio, che conduceva ad un labirinto d'acciaio, usurato e decadente. Il Deep Green si trovava proprio nel cuore della rete sotterranea, e i tre ragazzini avrebbero dovuto inoltrarsi in quei corridoi tombali per stanarlo. Nessuna briciola di pane, nessun filo di lana. Perdersi in quel luogo poteva significare perdere la stessa vita.

Nel contempo, due pozzi neri e luccicanti si aprirono improvvisamente, innescati da profondo terrore. Fu in quel momento che Leila riprese conoscenza, nonostante la sua condizione sembrava simile ad una prematura sepoltura: rami e foglie l'avevano ricoperta dalla testa ai piedi, e non poteva muovere un muscolo. L'unica cosa visibile per la donna era il buio totale, era come se fosse caduta in un coma profondo. Come se non bastasse, avrebbe dovuto sopportare in silenzio l'ardente bruciore che un brutto taglio, posizionato sulla parte sinistra della fronte, le provocava attimo dopo attimo.
Quando provò a spostare di un millimetro un mignolo, le piante reagirono immediatamente, stringendola con tutte le loro forze. Fu davvero uno sforzo immane per la donna, non mostrare la benché minima reazione; se non l'avesse fatto, le piante l'avrebbero sopraffatta una volta per tutte.
"Calma Leila, calma..." pensò la donna tentando di calmare ogni sua parte del corpo, entrando quasi in meditazione "Devo restare immobile, o peggiorerò soltanto questa precaria situazione. Ma, forse...posso cavarmela così."
Leila percepì che il suo fidato ometto era ancora infilato nel soffice cardigan blu indaco che indossava, proprio dietro le sue spalle. Con un ottimo controllo esercitato sulla sua Risorsa, la donna riuscì a far sfuggire alle piante uno dei suoi dardi, dopo aver ordinato segretamente alla sua Risorsa di trasformarsi.
Leila chiuse gli occhi e prese un respiro silente e soffocato. Era come immersa in un abisso profondo, e solo la sua Risorsa avrebbe potuto donarle quel poco d'ossigeno, che l'avrebbe fatta sopravvivere.
La donna riaprì gli occhi. Le iridi erano nuovamente di color cremisi, nemmeno il vuoto avrebbe potuto intimorire quello sguardo così caparbio.
Il dardo rossastro, che riuscì a svicolare dalle piante ribelli, si posizionò sopra uno dei tanti tavolini che reggevano le miriadi di vasi della serra. Qualche istante dopo, un aquila cremisi, energica e piena di vita, comparve appollaiata sull'angolo di quello stesso tavolino:
"Eagle's Eye!" ripeté nuovamente Leila, formula che le permise di vedere attraverso il simpatico pennuto dalle piume rosso sangue, in tutta sicurezza.
L'aquila si guardò attorno. Le piante era quiete, non si riusciva ad udire nemmeno una mosca, tanto l'atmosfera era tranquilla. L'uccello si voltò per guardare alla sua sinistra, e un uomo accecato di rabbia non aspettò nemmeno un attimo, prima di bersagliare il pennuto con la sua pala.
L'aquila spiccò il volo, evitando di correre rischi, e riuscì ad uscire dalla serra, perforando il tendone trasparente che avvolgeva tutte le piante tra le sue braccia. Il parroco che oramai sembrava posseduto dal demonio, si diresse fuori dalla serra con la pala in mano.
Leila a quel punto ordinò al volatile di scagliarsi contro Don George, cadendo in picchiata come un aereo in precipitazione. Il parroco non ebbe i riflessi pronti, e non si accorse che l'aquila era riuscita a giocarlo: la grande pala con cui aveva ferito Leila era proprio tra le sue zampe:
"Lurida bestiaccia!" gridò il parroco infuriato, urlando come un lupo mannaro.
L'aquila si allontanò a sufficienza per esaminare con cura la pala, ma si accorse subito che si trattava di un normale attrezzo da giardino, e non di una Risorsa. Se Leila fosse riuscita a trovare quella appartenente al parroco, le sorti dello scontro si sarebbero capovolte.
La donna era ancora preda di quella flora, che delle piante possedeva solo l'aspetto. Udì dei passi avvicinarsi minacciosamente, frettolosi, in preda all'isteria. In quel momento, Leila capì di essere stata smascherata:
"Sei stata tu! Stupida donna, ora assaggerai sulla tua pelle il potere della morte." strepitò Don George, che fece un cenno con il braccio, come per dare il via ad un esecuzione.
"No! Non può finire così!" pensò Leila pochi secondi prima che le piante che l'avessero avvolta, cominciando a stringere la loro morsa omicida.
Furono attimi agghiaccianti. Le folli risa del parroco venne accompagnate dal movimento danzante delle piante, che scricchiolando i loro rami e facendo volteggiare le loro foglioline leggere, stritolavano la povera Leila. La donna non fece alcuna reazione. Sembrava che la sua vita fosse stata realmente estirpata.
L'aquila che era riuscita a sfuggire dalla mente offuscata del parroco posò le sue zampe sul tendone, e osservò la scena dal punto che aveva perforato poco prima. Il pennuto aspettò in silenzio, sembrava quasi volesse piangere.

"Non ci credo! E' la terza volta che passiamo da qui!" disse Jane, lasciando andare tutto il suo disappunto in un verso stizzito e annoiato.
"Hai ragione, qualche minuto fa ho lasciato questo sasso proprio in questo punto, non ci stiamo sbagliando." constatò Mike accondiscendente.
"Stiamo facendo il giro dell'oca...non ne posso proprio più!" continuò a lamentarsi la ragazza "E se utilizzassi le aperture dimensionali per prendere delle scorciatoie?"
"Pessima idea." rispose Wesley scuotendo la testa "Se sbagliassi le tue valutazioni, ti catapulteresti dritta dritta contro una parete d'acciaio, e non credo sia proprio il massimo. Rischieresti troppo e non ci procureremmo alcun vantaggio. Sarebbe una bambinata."
Mentre i tre ragazzini si guardarono sconsolati, avvolti dal buio che solo la luminescenza color violetta della Lama Vendicativa riusciva parzialmente a scacciare, una voce familiare cominciò a ridere in modo infantile:

Devi imparare ad accettare le sconfitte fratellino.
Un giorno si vince un giorno si perde.
Gloria ai vincitori, onore ai vinti.
Per me sarai sempre il mio fratellino, il numero uno.
Questa medaglia d'oro sarà tua per sempre.


"Questa...è la voce da bambina che abbia sentito poco fa!" esclamò Jane sorpresa "Ma che diamine sta dicendo? Sembra completamente impazzita."
"Forse ci sta solo prendendo in giro." disse Mike appoggiando la ragazzina, che sembrava ormai la vera e propria leader del terzetto, mentre quelle bizzarre frasi ricominciarono nuovamente a rimbombare per tutti i corridoi. Ripeteva sempre le stesse parole, sempre con lo stesso tono. Un eco che sembrava racchiuso in quelle lugubri pareti d'acciaio:
"No...non ci sta prendendo in giro." disse Wesley con un leggero soffio, come se avesse tirato fuori un grosso peso dal suo animo rassegnato "Queste frasi io le ho già sentite. Sono dei ricordi, dei ricordi che non avrei mai voluto sentire."
"Non mi dirai che...queste sono frasi che Fannie ha pronunciato in passato?!" esclamò Jane esterrefatta.
"Esattamente, e me le ricordo come se fosse ieri. Due anni fa, arrivai secondo al concorso di scienze della mia scuola. Avevo sempre puntato all'eccellenza, ero sempre stato il migliore nel mio campo. Ma in quell'occasione, un altro studente si dimostrò superiore, e mi crollò il mondo addosso. Andai a piangere nei bagni della scuola, e fu li che mia sorella mi trovò, e mi disse quelle caldissime parole, che non mi dimenticherò, nemmeno il giorno in cui me ne andrò da questo mondo." spiegò Wesley sconsolato, quasi senza anima in corpo.
"Quella feccia...già che sia in grado di parlare, è un dettaglio davvero eccezzionale...ma non avevo mai sentito parlare di Green Blood che si avvalgono della tortura psicologica..." commentò Mike indignato.
"Questo...non lo doveva fare..." balbettò Jane, prima di prendere un grossissimo respiro e rivolgere il suo sguardo al nulla. La voce di bimba non cessava di penetrare le orecchie di Wesley, e fu in quel momento che Jane decise di far giustizia:
"LA PAGHERAI!" gridò la ragazzina, mantenendo il suo tono di voce a livello quasi disumano per qualche secondo.
Dopo il ruggito di quel tipetto tutto pepe, la bambina sembrò chetarsi, ponendo fine alla suo orribile e straziante ritornello. Nessuno dei tre avrebbe pensato di desiderare tanto quel silenzio sinistro ch'era tornato a regnare su ogni cosa.
"Jane...non c'era bisogno che tu facessi questo per me." disse commosso Wesley.
Era già la seconda volta. Avevano nuovamente difeso quel ragazzino intelligente quanto fragile, anche se in questo caso, Jane decise come sfruttare il suo tornaconto:
"Se mi aiuterai con la matematica, allora saremo pari, di questo non ti devi preoccupare." ghignò la ragazzina, che poi tornò seria, anche solo per un attimo "Mio fratello sarà un allocco è vero, ma non si sbaglia mai quando ripone la sua fiducia in qualcuno, e se lui crede in te, io farò lo stesso!"
"Lo stesso vale per me!" aggiunse Mike dando una pacca amichevole a Wesley.
Il ragazzone, dopo un primo momento di disorientamento, riuscì a mantenere calme le sue emozioni. Era un buon segno.
Finalmente, sentiva che il suo cuore si stava abituando a quell'atmosfera, tiepida e amica, che non provava da troppo, troppo tempo. Si sentì subito debito, non poteva non ricambiare questi gesti quasi misericordiosi. Doveva fare qualcosa, a tutti i costi.
Wesley si allontanò di scatto dai compagni, che non riuscirono a capire le sue intenzioni, e quando lo raggiunsero ad uno dei tanti incroci di quella fitta rete d'acciaio, lo videro intento ad analizzare le pareti attorno a loro. Sembrava in cerca di un pulsante, o di un passaggio segreto, almeno agli occhi di Jane e Mike:
"Cosa stai facendo? Ce lo vuoi spiegare?!" esclamò Jane scocciata.
"Vedete quella grossa lampada spenta sopra la nostra testa? Ci ho pensato solo adesso...ma se questo posto un tempo era illuminato, forse la corrente veniva gestita tramite un computer o da un sistema di controllo manuale. Se fosse davvero così, forse potrei risalire a quel sistema, e tentare di illuminare questo posto."
"Ma anche se ci illuminassimo il cammino, come faremmo a trovare il Deep Green che si nasconde in chissà quale stanza?!" replicò Mike, tentando di dissuadere l'amico.
"Pensaci! Se riuscissi ad infiltrarmi nel vecchio sistema di controllo, potrei anche ricevere molte informazioni sul consumo di elettricità, e quindi..." rispose Wesley, tentando di far concludere la frase al bulletto.
"...controllando il consumo di elettricità, capiremo qual è la stanza più illuminata di tutte! Così facendo, sapremo dove si trova il Deep Green. Quella creatura è una pianta in fondo, avrà certamente bisogno di luce artificiale!" disse Jane rubando a Mike le parole di bocca.
"Risposta esatta! Hai visto? Se si usa la materia grigia, si può superare qualsiasi ostacolo!" la elogiò Wesley.
"Finalmente non mi sento più una zucca vuota! Almeno per ora... cerchiamo quel dannato sistema di controllo! Dev'essere qui da qualche parte!" esclamò rinvigorita la giovane Jane, comandando la sua piccola armata.

Il parroco aveva ripreso la sua pala. L'aquila scarlatta l'aveva abbandonata vicino alla serra, curandosi soltanto di Leila, che era fredda, non si muoveva. Liberata dalla malignità delle piante, il suo corpo giaceva su uno spiazzetto d'erba umida, quasi piangente - situato in un angolo della serra - su cui il parroco l'aveva adagiata.
Don George non la smetteva di scavare, e sollevava mucchi di terra sempre più pesanti. Mentre canticchiava in latino quello che poteva essere un requiem, l'aquila cremisi raggiunse la donna, e col becco le scosto i capelli dal viso. Emise un verso stranito. Forse non comprendeva quello che stava accadendo. Poco dopo, il parroco prese il suo corpo e lo adagiò alla madre terra:
"Riposa in pace, Leila." disse Don George, mentre cominciò a riempire la fossa che aveva faticosamente scavato.
Granello dopo granello, Leila sparì alla vista dell' aquilotta rossastra. Il parroco lasciò cadere a terra la pala, il suo compito era terminato.
Non fece in tempo a voltarsi che, una luce cremisi si distinse facilmente da sotto la terra, e nove aquile scarlatte, fuoriuscendo dalla terra quasi come animali mitici, circondarono il parroco.
L'uomo, colto alla sprovvista, sembrò diverso dal folle che pochi istanti prima aveva sepolto Leila senza il minimo rimorso; era come se un altra persona, candida e gentile, avesse preso il suo posto da un istante all'altro:
"Aspetta...e questi uccelli da dove vengono? Perché mi trovo qui?!" esclamò il parroco attonito.
Ma i fieri uccelli non sembravano ostili, la loro missione era un altra: le piante rampicanti che avevano stritolato Leila si rivoltarono nuovamente al loro padrone, e cercarono di avvicinarsi al parroco, confuso ed intontito.
Le aquile cominciarono a destreggiarsi nell'aria per tutta la serra, e volando in circolo attorno a Don George, impedirono che quest'ultimo finisse nelle grinfie verdi della flora.
Solo in quel momento, il parroco di ricordò di cosa aveva fatto contro la sua stessa volontà, e a mani nude cominciò a dissotterrare la donna che sperava di non aver ucciso.
Con grande felicità, Don George incontrò la mano di Leila, sprofondata nella terra, e con uno sforzo non indifferente per un uomo della sua età, riuscì a tirarla fuori sana e salva.
Leila sembrava aver riconquistato il suo sguardo apatico color cremisi, e molto altezzosa, si pulì il suo cardigan pieno di terra; notando poi il volto mortificato del prete, la donna fece un sorriso rassicurante:
"Le spiegazioni a dopo, abbiamo una faccenda da sistemare." esclamò sicura di sé, circondata dalle sue fidate aquile, e con la sua Risorsa stretta in mano.
Leila sembrò affrontare la natura stessa, mentre una moltitudine di Green Blood mascherati da piante tentarono di farle esaltare per davvero, il suo ultimo respiro.

"Credo di avvertire qualcosa." sussurrò Wesley con tono vincente "Penso che finalmente abbiamo trovato il nostro sistema di controllo, dovrebbe trovarsi non molto lontano, a qualche passo forse... a ore dodici."
"Eppure io ci vedo soltanto un muro." commentò Jane con quel tocco pungente che la contraddistingueva,
"E se fosse al di là del muro? Questo bunker in fondo non lo usa più nessuno, potrebbero aver cementato alcuni dei suoi svincoli!" affermò Mike deciso.
"Quindi l'unica che potrebbe far raggiungere a qualcuno quella stanza sarei io..." commentò Jane fiduciosa come in precedenza.
Wesley aggrottò le sue piccole sopracciglia bionde, e cercò subito di far cambiare idea all'ingenua ragazzina, tuttavia Mike, dopo avergli fatto un occhiolino, decise di risolvere la disputa in modo originale:
"Non correrà alcun rischio, lascia fare a me." disse Mike quasi con una corona in testa.
Il bulletto, con un dritto rapido e scattante, grazie alla sua ignota Risorsa, riuscì a sfondare la parete d'acciaio in questione con una facilità straordinaria. Il suo muscoloso braccio fatto di roccia lavica sembrava aver perforato semplice cartone, tanto il colpo fu possente:
"Eh si, riesco ad aprire e a chiudere la mia mano." concluse il bulletto ghignando "Questa parete nasconde sicuramente uno spazio vuoto, e dovrebbe essere piuttosto ampio. Prima le signore..."
"Facciamo in fretta." disse Wesley spronando Jane "Qui l'aria comincia a farsi rarefatta, se riuscirò a ripristinare la corrente, forse si attiverà anche il sistema di areazione, che ci darà una bella boccata fresca."
"Ok, Wesley, pronto a fare un bel viaggetto?" ridacchiò Jane, mentre fece apparire un apertura dimensionale proprio alle sue spalle.
Wesley cercò di accumulare ossigeno nei suoi polmoni, poi, si lanciò nel buco nero, come se avesse dovuto tuffarsi in un mare agitato. Quando riaprì gli occhi, avvertì un cumulo di ragnatele che gli sfioravano il volto, cosa che però non lo turbò affatto, dato che davanti a lui, una centrale elettrica in miniatura sorgeva nell'oscurità, quasi avesse voluto rinascere.
Il ragazzone biondo, da ladro professionista, frugò nelle sue stesse tasche per cercare il suo fidato accendino: un simpatico aggeggio rettangolare avente la forma di un dragone verde stilizzato, era quella l'unica tenue luce su cui Wesley poteva contare. Il ragazzone fece aprire la bocca al dragone, che immediatamente sputò il suo fuoco bollente dalle fauci. Con una fiammella ad illuminargli la via, Wesley si diresse immediatamente al generatore di corrente, che fortunosamente, era anche collegato ad un vecchio computer. Un giochetto da ragazzi per un cervellone insicuro come lui.
Con mano ferma ma vellutata allo stesso tempo, Wesley risvegliò dal sonno la pigra corrente di quel bunker, che dopo anni di letargo, riprese a funzionare regolarmente; finalmente, l'aria cominciava o scorrere in quei corridoi privi di memorie. Jane aveva lasciato l'accesso al suo piccolo universo ben spalancato, e il ragazzone non aspettò nemmeno un secondo, prima di rilanciarsi in quel cerchio viola di stupefacente bellezza.
Riaprì nuovamente gli occhi, ma Jane e Mike non erano lì. Tentò di nuovo, ma il risultato fu lo stesso. Nemmeno un forte pizzicotto avrebbe potuto svegliarlo da quell'incubo. La Risorsa di Jane era rimasta adagiata per terra, come spazzatura. Delle piccolissime gocce di sangue, sembravano aver intriso il pavimento del loro colore, nonostante fossero poco percettibili. La luce era tornata a splendere, eppure, proprio in quegli istanti, l'oscurità si era portata via i due ragazzini.

Nella serra, sembrava in corso una vera e propria guerra: il primo esercito, era quello delle aquile. Volando maestose, e guidate dalla madre dagli occhi cremisi, sradicavano tutto quello che trovavano sul loro passaggio. Il secondo esercito, era composto da orrendi Green Blood, che tentarono in ogni modo di difendersi.
Alla fine di una battaglia a senso unico, le piante sembrarono battere in ritirata:
"Eh, no! Dove credete di scappare?!" esclamò Leila, con un aria vittoriosa in viso.
Le piante ribelli rimaste sembrarono riversarsi in fondo alla serra, e troppo tardi la donna riuscì a comprendere il loro intento. Leila, correndo a più non posso, cercò di seguire quegli orribili tentacoli che sembravano comuni rami e soffici foglie, ma quando si accorse della botola che aveva inghiottito i tre ragazzini, non poté raggiungerla in alcun modo: i Green Blood rimasti stavano distruggendo le fondamenta della serra, che a breve, sarebbe crollata su se stessa.
Ritornando sui suoi passi, Leila afferrò con forza il parroco e fu costretta ad allontanarsi, uscendo dalla serra, che collassò proprio alle sue spalle. Il ponte che la collegava coi ragazzini era stato reciso come una malerba.
Don George, constatando il viso preoccupatissimo della donna, tentò di rigenerarle l'animo:
"Lei...mi ha salvato la vita, grazie." sussurrò il vecchietto, prendendola per mano.
"Forse sarò riuscita a farla fuggire con me, ma lei deve anche ringraziare se stesso, mi creda." sorrise Leila, porgendogli una piccola croce di legno, collegata ad una catenina d'acciaio "Questa Risorsa dev'essere sua."
"Questa è una Risorsa? Davvero? Mi dispiace, ma io non posso proprio..." biascicò il parroco.
"La tenga invece." insistette Leila, infilandola nella mano stanca del prete "E' stata lei che mi ha salvato. Dopo che lei mi ha colpita, sotto l'influsso di un Deep Green molto potente - e non si biasimi per questo - io sono rimasta immobilizzata con la sua croce stretta in mano. Quando mi sono accorta che era proprio la sua Risorsa, ho dovuto trovare uno stratagemma per sfruttarne tutto il suo potere fino ad esaurirla del tutto. Lo ammetto, è stato molto imprudente da parte mia. Ma solo così la malvagia connessione tra lei e il Deep Green si sarebbe spezzata per sempre." disse la donna con un rapido discorso esplicativo.
"Ma...quindi quella croce..." tentò di rispondere il parroco.
"Esatto. La sua Risorsa ha grandi doti: quando le piante hanno cercato di stritolarmi, essa mi ha protetta con tutte le sue forze, subendo ogni ferita a me inflitta, pur di non farmi torcere un capello. Inoltre, quando mi ha sepolta viva, la sua Risorsa si è avvicinata alla mia bocca, e mi ha fatto respirare dell'aria che proveniva dal suo interno. E' stata l'aria più pura che abbia mai respirato." spiegò Leila esprimendo la sua gratitudine.
"E' davvero successo questo?" rispose incredulo il parroco.
"Proprio così. Questa Risorsa, come ha detto, simboleggia la sua fede, la tenga dunque. Saprà farne ottimo uso per tutti i fedeli in difficoltà. Bisogna davvero ringraziare il cielo in questo caso!" lo convinse Leila dolcemente, dopo che i suoi occhi ritornarono ad essere umani.
"Non posso stare qui a farle da peso, andrò a chiamare aiuto, se me lo permette." affermò Don George con una rediviva sicurezza.
"Mi farebbe proprio un favore, visto che io sono ormai al limite. In zona ci saranno sicuramente delle pattuglie dell'esercito. Il nome è Leila, lo comunichi ai militari, e dica al Generale Massimo di radunare qui le sue truppe." rispose la donna col fiatone.
"Sono in debito con lei. Pregherò affinché i tre ragazzini riescano a salvarsi indenni." disse il parroco prima di adempire alla sua promessa.
"Grazie. Lo farò anche io, spero che lassù riescano a sentirci..." concluse Leila guardando al cielo, non sapendo che i tre ragazzini, si trovavano tutt'altro che in paradiso.

Le gambe di Wesley non avevano più forze ormai. I suoi passi avevano gridato per tutto il bunker sotterraneo per parecchi minuti, inutilmente. Quella voce da bambina infernale non aveva smesso di ululare, ancora e ancora, rimbalzando freneticamente per ogni parete.

Fratellino, io sarò sempre la migliore! Per questo ti proteggerò sempre.

Era insopportabile. L'unica cosa che rendeva interminabili i passi di Wesley era l'ira. Finalmente, la sua perseveranza venne premiata: la Lama Vendicativa cominciò ad illuminarsi, lanciando qualche tenue flash violaceo ad intermittenza. Jane e Mike dovevano essere davvero vicini, e quindi anche il Deep Green, o forse Fannie.
Wesley girò l'angolo, e quello che vide lo spaventò a morte.
Da un grande portone blindato, fuoriuscivano delle enormi radici spinose nerastre, che si contorcevano, provocando un rumore quasi disgustoso. Era conscio che quella bambina era la dentro.

Finché sarò in vita, non ti accadrà nulla di male.


Mentre quella voce continuava i suoi soliloqui, Wesley decise di oltrepassare il portone blindato. Gli fu sufficiente appoggiare una mano su quella fredda apertura, per poterla sbloccare con l'aiuto del suo Talento sopraffino. L'ultimo spettacolo stava per aprire il sipario.
In uno stanzone d'acciaio decaduto, illuminato e vuoto, munito soltanto di quel che pareva un generatore piuttosto sballato ma ancora funzionante, una rosa nera di proporzioni gigantesche presiedeva il luogo, come se fosse appartenuto al suo regno del terrore. Le sue radici spinose cullavano tutta la stanza, stringendo a se anche Jane e Mike, che immobilizzati, sembravano essere entrambi incoscienti.

Wesley! Sei venuto a vedermi? Come sei gentile!
Il mio fratellino! Il mio Wesley!


"Finiscila." rispose il ragazzone biondo a quella voce infantile quanto crudele.
"Ma come?! Non ti fidi più di tua sorella?" disse una voce femminile, proveniente dalla cupa rosa al centro della stanza.
"Tu...non sei mia sorella." rispose Wesley balbettando.
"Smettila di scherzare Wesley!" ribatté la voce.
La rosa nera si mosse, come se avesse voluto ingoiare ogni cosa le sarebbe capitata a tiro. Al contrario delle apparenze, il fiore sbocciò in tutta la sua orrida bellezza. Una ragazza sembrò fuoriuscire dalla rosa, con un atteggiamento regale.
"Fa-Fannie..." sospirò Wesley, mentre vide avanzare sua sorella verso il suo viso piangente.
Capelli neri corti, quasi a caschetto. Un viso dolce, quasi da bambina. Un vestitino semplice, come un drappo bianco e celestiale. I piedi nudi della ragazza avanzavano sempre più, e quella veste la rendeva quasi ipnotica, rendeva la sua figura evanescente.
Fu con un battito di palpebre, che la visione di una cara sorella, creata dal subconscio di Wesley, cedette il posto ad un orribile abominio: i capelli corti che portava sempre, non erano nient'altro che un ammasso di foglie color pece, morbide e lisce. Quei piedi nudi così graziosi erano in realtà radici misteriose, pronte ad inquinare la terra dove si sarebbero stabilite con violenza. E quel viso, pur di forma simile a quella di un essere umano, non era nient'altro che flora. Due gemme luccicanti al posto degli occhi, un nasino alla francese scolpito di legno, e il sorriso di una pianta carnivora. Era questo il vero aspetto di Fannie.
La mostruosità, con la veste bianchissima che indossava, continuò ad avvicinarsi a Wesley. Il ragazzino era sconvolto, e come un disco rotto, ripeteva la stessa frase:
"Tu non sei mia sorella...tu non sei mia sorella...tu non sei mia sorella..."
Il Deep Green tese la sua mano, dalle fattezze di un cactus nero e spinoso, avrebbe voluto regalare al ragazzo una carezza falsa, una carezza mortale. D'un tratto, un grido vichingo attirò l'attenzione della creatura, che presa alla sprovvista, venne privata di un dito dalla Lama Vendicativa:
"Te l'avevo detto che te l'avrei fatta pagare." esclamò Jane con il fuoco che le ardeva nelle sua vene.
"Come...come diavolo hai fatto?!" ribatté la creatura con una voce grottesca, mostrando finalmente la sua vera natura.
"Ti ho sentita sai...quando Wesley ha attivato il sistema di ventilazione, ho sentito le tue sporche radici muoversi, e ho capito che sfruttando l'aria in circolo, avresti diffuso le tue spore, addormentando me e Mike. Purtroppo non ho fatto in tempo ad avvisarlo, perché dovevo assolutamente trattenere il respiro. Così facendo non c'è stato bisogno di cercarti: tu hai trovato noi." spiegò Jane, soddisfatta delle sue intrepide azioni.
"Allora hai lasciato cadere la sua Risorsa di proposito? Per far giungere qui anche Wesley?" chiese la creatura, affamata di conoscenza.
"Si, mia cara impostora. Altrimenti non sarebbe mai uscito dall'altra stanza. Lasciandolo a lui, mi sono lasciata pungere dalle tue spine, ma ho stretto i denti. Sapevo che lui sarebbe riuscito a trovarti, e a riportarmi la mia Risorsa. Quando si è avvicinato abbastanza, mi è bastato evocare un apertura dimensionale, e così mi sono liberata dalle radici che mi tenevano prigioniera. Ti è piaciuto il mio giochetto?" rispose Jane con tono provocatorio.
La creatura si mise a ridere, come se non fosse più riuscita a trattenere tutta la sua follia omicida:
"E adesso cosa vorresti fare, uccidermi? Io non sono come gli altri. Io non sono sacrificabile."
"Chiamati Fannie, o come diamine ti pare. Tu hai infangato quello che è uno dei legami più importanti che si possono avere nella vita. Ti sei presa gioco di un ragazzino sensibile, indifeso, e con una quantità di dolore nel cuore che tu non puoi nemmeno immaginare. Non saprai mai cosa significa essere fratelli di sangue." affermò la ragazzina decisa, mostrando la sua mano destra, graffiata dalle spine con cui la creatura l'aveva immobilizzata. "Ma giuro che, sulle piccole gocce di sangue che io ho versato, ti renderò nient'altro che inutile concime, come ringraziamento per tutte le tue malefatte."
Era la resa dei conti, e Jane, con una rinnovata sfacciataggine, avrebbe sfidato anche l'incarnazione di ogni fiore presente sulla terra.
Aveva di fronte una creatura spettrale, ma bellissima. Ma per quanto bella sia, ogni rosa ha le sue spine. E quella spina, che l'ombra di Fannie possedeva, era semplicemente l'odio incondizionato verso la felicità umana.
 
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view post Posted on 19/6/2013, 16:02     +1   -1
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Black Lady

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Mitica Jane... Sta prendendo punti nella mia classifica di personaggi preferiti!! Anche se devo ammettere che non c'è un solo personaggio che non mi piace in questa storia XD
Mi ha stupito invece, in senso buono ovviamente, la risorsa del prete. Davvero un'idea fantastica. Per me che sono credente poi, ha avuto un senso perfetto e i poteri sono azzeccatissimi.
Cerdo che questo Deep Green mette parecchio i brividi... Speriamo che i ragazzi riescano a batterlo!
 
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view post Posted on 19/6/2013, 17:33     +1   -1
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Happy Happy 10

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Incredibile, pensavo che detestassi Jane! Anche se in effetti, si rende detestabile da sola...
Sono contento che i personaggi ti piacciono, spero che lo sia anche per quelli che arriveranno.
Per il resto...al prossimo capitolo ;)
 
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view post Posted on 19/6/2013, 17:51     +1   -1
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Black Lady

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In realtà non è uno dei personaggi che amo di più... Ma come ti ho già detto per me il rapporto fraterno è quello che mi emoziona di più, certe volte ancora di più di quello di coppia... Perciò con quella frase mi ha colpito parecchio ^^
 
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GabrielStrife
view post Posted on 21/6/2013, 22:50     +1   -1




Okey...che dire :aaah: ... ho letto fino alla fine della parte cinque. La sesta parte la leggero con il cellulare e commenterò con esso visto che domani parto...prima di iniziare il mio enorme commento (che impiegherà parte della tua giornata quando lo leggerai) avrei una domanda da farti... scusa quanti anni hai? O.o scrivi decisamente bene, insomma io ho diciassette anni e me la cavo ma tu amico sei veramente bravo. Se continui così diventerai il nuovo Geroge R. R. Martin (non mi spingo a darti del Tolkien sarebbe da pazziXD). Cominciamo a parlare della storia...per l'esattezza adoro i personaggi, soprattutto Jane (per la gioia della mia sorellinaXD) diciamo che mi piacciono i personaggi saccenti e parecchio irritanti...adoro l'idea di trasformare degli oggetti di uso comune in micidiali armi da combattimento. Il mio personaggio preferito è Chester...forse perché ascolta metal a tutto volume chissà...come ho già detto non ho ancora finito di leggere quindi non so come andrà avanti. Hai un grandissimo talento riesci a descrivere le emozioni dei personaggi senza annoiare il lettore, cosa veramente difficile. Ho notato alcuni errori di battitura ma per il resto sei fenomenale. Alcune parti di questa storia sembrano leggermente già viste, dico leggermente perché comunque non sono perfettamente uguali. Ho una vastissima cultura in fatto di fantasy, si me ne vanto va bene?XD, devo dire che dopo aver letto il primo capitolo pensavo di aver già intuito la trama e tutto il resto invece mi hai decisamente stupito^^. Come ti dicevo alcune cose sembrano prese ma ammetto anche io che è impossibile, di questi tempi, inventare qualcosa che non sia già presaXD Ti ho dato del Martin perché penso che nessuno possa eguagliare il signore indiscusso dei fantasy, sostengo che però se trovassi "Matt e la penna" in una libreria non esiterei a comprarne una copia immediatamente. Mi piace specialmente come sei riuscito a dare nomi particolarmente normali ai personaggi della tua storia, molti, io compreso credo, tendono a dare nomi complicati ai protagonisti di una storia, il motivo, almeno per me è così, è dato dal fatto che in un fantasy i nomi devono essere inusuali. Tu hai dato un effetto fantastico con nomi semplici. Come nome mi attira molto Iris...ti sei ispirato all'Antico Egitto per un motivo particolare? Se no ti consiglio una rapida lettura degli dei del passato, in particolare Egitto e Nordico. Nel mio caso mi aiutano molto a livello di scrittura ma anche di fantasia, insomma a quei tempi ne avevano da vendere O.o. Concludo dicendo che sono veramente onorato che un talento del tuo calibro abbia iniziato a leggere Un Tunnel Per Valexenia, spero che continuerai a seguirmi anche dopo che la storia fantasy sia finita, quando inizierò il mio vero capolavoro, La Leggenda Del Drago Bianco. Ho paura di scriverla perché terrorizzato dal fatto di rovinare le idee perfette che ho in testa, non so se ti è mai successo ma quando scrivi, ciò che scrivi non è mai come te lo sei immaginato...per ora ho numerose idee e qualche bozza segreta in alcuni quaderni...Se non sono troppo indiscreto vorrei sapere come ti chiami almeno ti do un nome^^ io sono Gabriele(da non credere visto il mio nome ehXD)^^ L'ultimo consiglio che mi accingo a darti è questo, sei libero di accettarlo o no, nelle descrizioni usa anche dei punti. Danno la possibilità al lettore di fermarsi un attimo a riflettere su ciò che ha appena letto e a farsi un immagine del personaggio. Se non vuoi fare ciò riduci al minimo le descrizioni, va bene persino una frase, ma ripeto sei libero di accettare o no questo consiglio è un metodo di scrittura totalmente diverso dal tuo...rinnovo nuovamente il mio saluto e spero che il mio ultimo capitolo di Valexenia ti piaccia...un ultima cosa...rileggi spesso il capitolo prima di postare...non troverai mai tutti gli errori, nemmeno se lo leggi ottocento volte ma ne troverai parecchi, banali che potevi evitare...ora ho decisamente finito...ancora tantissimi complimenti...non commenterò la parte sei in codesta maniera visto che sarebbe completamente inutile...
 
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view post Posted on 22/6/2013, 03:42     +1   -1
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Black Lady

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Mazza fratellino, con un commento così mi fai passare per l'ignorante di turno... E pensare che te l'ho trasmessa io la passione per la scrittura...
 
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view post Posted on 22/6/2013, 11:10     +1   -1
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Caspiterina che commentone!!! ^_^
Che dire, ti ringrazio molto per i complimenti, sono davvero contento. Sai, ho dovuto ricominciare da capo la scrittura di questo racconto, perché mi si è cancellato tutto XD Ma grazie a voi sono ancora più invogliato a continuare quello che avevo cominciato anni fa.
Si, purtroppo il programma in cui scrivo la storia non segnala minimamente gli errori di battitura, nemmeno quelli veri e propri! Per cui ci metto ore a ricontrollare, ma ovviamente qualche cosa mi sfugge. Vedrò di migliorare...la vista!
Per quanto riguarda il nome di Iris, mi sono ispirato ad una persona che conosco, e volevo trasmettere quello che secondo me è la sua personalità pura, attraverso questo nome, che deriva da una dea dell'Olimpo.
Si, è vero. Trovare situazioni completamente nuove è davvero difficile. A me piace molto sperimentare delle semplici situazioni, che però fanno reagire certi personaggi in modo completamente diverso! In oltre volevo che la storia si svolgesse nella nostra epoca.
Ok, cercherò di usare un po' di punti. A volte mi perdo in periodi lunghissimi xD
Grazie ancora, sono contento che questi sei mesi siano stati redditizi (E non siamo nemmeno a metà dell'opera, forse ad un quarto, per questo ho diviso in prima e seconda parte), continuerò a leggere il Tunnel per Valexenia, sperando poi, che il finale sia mozzafiato!
Ah, giusto. Io mi chiamo Matteo, e ho 21 anni da poco! :)
Allora, Gabriele (e Chiara suppongo xD) grazie ancora!

Edited by Poirot's apprentice - 22/6/2013, 15:02
 
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view post Posted on 29/6/2013, 15:19     +1   -1
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E qui si conclude il quarto capitolo. La parte è piuttosto lunga, spero che non vi annoi! ^^

6.6 Nessun Addio, un Solo Arrivederci


Jane sferrò il primo attacco, ma la Lama Vendicativa colpì soltanto l'aria: nonostante non fosse propriamente umana, la creatura sapeva muoversi agilmente. Con la sua mano spinosa, la finta Fannie tentò di rendere la ragazzina un puntaspilli, ma fallì nel suo intento. Jane era riuscita a sparire appena in tempo.
La sfuggente ragazzina sembrava non avere fretta, mentre la mostruosità non accennava a muoversi, la tensione di Wesley saliva sempre più... Jane ormai era l'ultima speranza.
La ragazzina sbucò improvvisamente da un muro, e tentò di cogliere di sorpresa la pianta fallace, ma il Deep Green sfoderò un qualcosa che l'avversaria non si sarebbe mai aspettata: i suoi arti posteriori, simili a radici, subirono una crescita pantagruelica, superando le dimensioni persino di Jane, che fu costretta ad indietreggiare. Quel groviglio vegetale era riuscito momentaneamente a dividere le due avversarie.
Il Deep Green cominciò a ridacchiare, sembrava possedere realmente una sorta di malata ragione, senza però un briciolo di umanità. Una marionetta senza anima, che Jane non riusciva a sopportare:
"Somiglierà anche ad una ragazza, ma come dico sempre, quello che conta è ciò che custodiamo nel profondo. Alla fine quell'essere non è poi così diverso dagli altri..." pensò Jane tentando di rassicurarsi.
La ragazzina intravide un varco tra le radici ostili e cercò subito di perforare le difese del Deep Green: roteando con il suo spadone, Jane si fece strada tra le radici intrecciate, e riuscì ad approssimarsi al suo obiettivo. Quando però raggiunse il Deep Green, dovette constatare nuovamente che la creatura aveva come un infinito arsenale di soluzioni da adottare.
Un soffio leggero, candido come l'aroma di un campo di lavande, sprizzò fuori dalle orrende fauci del Deep Green. Senza nemmeno accorgersene, Jane cominciò a tossire e a piangere forzatamente, lasciando cadere a terra la sua fidata Lama Vendicativa:
"Oh, no! Quel soffio conteneva sicuramente del gas lacrimogeno!" commentò Wesley, facendosi prendere dal momento e tentando di avvicinarsi a Jane.
"Stai indietro!" gridò la ragazzina, che ricacciò indietro il ragazzone solo con lo sguardo "Sono perfettamente a mio agio, ora la sistemo io..."
La ragazzina strabuzzò gli occhi, e lacrimando copiosamente, tentò di scorgere la Lama Vendicativa, celata da chissà quante radici, una partita di moscacieca persa in partenza. Il Deep Green dimostrò tutta la sua scorrettezza, e colpendo Jane alle gambe con i suoi mastodontici ceppi, riuscì a buttarla a terra con non poca violenza.
La ragazzina, caduta di schiena, prese quasi le fattezze di una tartarughina in difficoltà, mentre si dondolò per posizionarsi prona, prima di rialzarsi dopo il torto subito. Appena le sue gambe riuscirono nuovamente a reggere quel completino rosa, ecco che vennero nuovamente percosse, da delle vere e proprie frustate che le radici riuscivano a provocare. Jane era rimasta in ginocchio, impotente, sfinita.
La disgustosa creatura ebbe finalmente l'opportunità di darle il colpo di grazia.
Avvicinandosi quasi levitando, grazie alle sue gambe dalle lunghe radici, che riuscivano a trasportarla con la loro robustezza naturale, la mostruosità dalle fattezze semi umane raggiunse la ragazzina.
Le percosse subite da Jane cominciavano a farsi sentire, le sue ossa gridavano dal dolore, e il suoi polmoni colpivano la sua gabbia toracica, chiedendo libertà, chiedendo aria:
"Hai fatto male ad impicciarti. Perché morire tentando di annichilire una crudele realtà? L'uomo è la specie peggiore che esista al mondo, e la più regredita delle evoluzioni." affermò con tono caritatevole il Deep Green, avvicinando il suo viso a quello della sua preda "Io potevo farti sognare un mondo migliore, ma hai scelto di morire. Ti accontenterò immediatamente!"
Mentre Wesley urlò disperato il nome della ragazzina a cui teneva quasi più della sua stessa vita, il Deep Green rispolverò il suo braccio acuminato come un cactus, e lo scagliò al volto di Jane:
"Non...non è possibile." disse lentamente il mostro sconcertato, nel vedere la ragazzina che, sopportando il dolore, aveva fermato tutti gli aghi con la sua mano sinistra. La Risorsa di Jane aveva impedito agli aghi di conficcarsi nel profondo, ma il gesto della ragazzina rimase apparentemente sconsiderato.
Prima di fare qualsiasi ripensamento, con una furia da Valchiria, scagliò un distruttivo montante sul mento del Deep Green, il quale si accorse a suo discapito di quanta forza la ragazzina avesse ancora in serbo. Senza nemmeno aver il tempo di respirare, Jane afferrò la veste della creatura per scagliarle un altro pugno sul viso, che finì per deformarsi orribilmente. Quella che si stava battendo con le unghie e con i denti non sembrava affatto una ragazzina. Aveva la stessa foga di una leonessa affezionata ai suoi cuccioli.

"Come sarebbe a dire trenta minuti?! Stiamo scherzando forse?!" cominciò a blaterare Leila, con una frangetta dei capelli che le copri minacciosamente il viso.
"E' crollato tutto, non è facile trovare quella botola di cui tu parli." rispose rammaricato Chester, appena giunto sul posto "E' questo il tempo stimato dai miei uomini, per sgomberare tutte le macerie e per estirpare tutte le piante avvinghiate alla botola."
"Ma laggiù c'è la mia bambina! Assieme ad altri due ragazzini di cui io sono responsabile! Dovete fare più in fretta...dobbiamo fare più in fretta!" strepitò la donna, iraconda.
Leila corse verso il triste spettacolo davanti ai suoi occhi, c'erano soltanto tristi macerie, e pezzi di cocci infranti. La donna tentò di scaraventare il disastro alle sue spalle, scavando a mani nude, ma era tutto inutile. Senza degli attrezzi, raggiungere la botola scaraventata in un informe abisso sarebbe stato semplicemente impossibile.
Leila perse il controllo, e cercò di spazzare via tutte le macerie utilizzando al massimo i suoi poteri. Ma Chester afferrò con forza il suo braccio. Consapevole delle condizioni della donna il Generale doveva spegnere la miccia bollente, o Leila avrebbe rischiato la vita compiendo degli sforzi deleteri:
"Non posso permetterti che tu ti faccia del male. Lo sai." disse stringendo la presa, e guardandola negli occhi ribelli e cremisi.
"Cosa devo fare, dimmelo! Chester!" gridò la donna, in preda al panico.
Il Generale Massimo, con un abbraccio forte, caloroso ed immobilizzante, cercò di congelare le emozioni di Leila. Le sussurrò calde parole nelle orecchie, come una tempesta del deserto:
"Credo in Jane. E' la tua piccola, ma dentro nasconde un lato davvero temerario. Ho avuto la possibilità di conoscerla meglio ultimamente. Dentro di lei esiste un lato temerario che mi ricorda...tuo marito."
"Quello sprezzo del pericolo...si, me lo ricordo molto bene. Lei forse ha preso più dal padre, in quanto al caratterino niente male." commentò Leila piuttosto confusa.
"Lei ha bisogno di te. Non si farà debellare, non ti potrebbe mai fare questo. Lo sa quanto hai sofferto, e la sua unica condanna a morte sarebbe farti piangere ancora." la rassicurò Chester, sorreggendola mentre Leila si calmò una volta pe tutte.
Leila aveva scacciato la violenta tempesta interiore che forse per la prima volta le aveva fatto perdere il controllo. Ma il suo respiro era affannato, il suo volto rassegnato. Era come se avessero mandato la sua dolce bambolina, dalle guance tonde e dal sorriso apparentemente innocente, in una guerra persa in partenza, che l'avrebbe fatta a pezzi per sempre.

Il grido quasi impazzito del Deep Green trapanò i timpani di Wesley, che non riuscì a resistere alla paura: si era rannicchiato, non aveva il coraggio di guardare lo scontro, voleva solo diventare piccolo, invisibile. Si era creato un angolo tutto suo, mentre Jane stringeva i denti, evitando magistralmente ogni minaccia con le sue fulgide sparizioni.
Il volto deformato dell'essere che sarebbe dovuto assomigliare a Fannie era decisamente repellente. In tutto quel soqquadro di volto, si intravedeva soltanto un occhio assassino, spalancato, mentre la bocca aveva tirato fuori i denti, pronta per il fiero pasto.
Jane si materializzò proprio davanti al disgustoso nemico, che concentrò tutte le sue forze e le sue radici per schiacciare la ragazzina come un moscerino.
Il possessore della Lama Vendicativa sorrise sotto i baffi, mentre le radici furono ad un centimetro di distanza. I violenti e mastodontici ceppi fecero un fragore rivoltante, mente collisero tra loro per eliminare la loro preda:
"Mi hai mancata, di nuovo!" disse Jane esultante, in piedi al groviglio di ceppi che aveva tentato di assalirla senza scrupoli.
Il Deep Green provò a muovere le radici per un ultima sommossa, ma si accorse presto che tutti gli spostamenti di Jane furono calcolati al millimetro: la creatura aveva fatto intrecciare tra loro tutti i ceppi, che si erano irrimediabilmente annodati tra loro, rendendola vulnerabile.
Jane corse in equilibrio sui ceppi, che l'avrebbero portata dritta dalla sua antagonista. Nessuno in quel momento la poteva fermare. La Lama Vendicativa, ricomparsa nelle sue mani, era assieme a lei. Due onde viola, distruttive e inarrestabili.
Jane sferrò un affondo feroce, e il Deep Green tentò di anticiparla, emanando nuovamente il gas lacrimogeno dalla sua deturpata bocca. In un battito di ciglia, dal petto del Deep Green fiorì la lama della Risorsa appartenente a Jane, che aveva aperto un apertura dimensionale alle spalle della creatura giusto qualche secondo prima. Il colpo mortale era stato abilmente sferrato dall'ambasciatrice del bene, una cinica, puntigliosa, straordinaria ragazzina.

Il Deep Green si lasciò cadere a terra, col la schiena trapassata dalla Lama Vendicativa. Era un ammasso informe di pura malvagità.
Jane si allontanò con cautela e si sincerò delle condizioni di Wesley, quasi le sue ferite non fossero contate nulla, in confronto allo strappo emotivo che il povero ragazzone aveva subito:
"Wesley, come stai?" disse la ragazzina come se niente fosse.
"Tu...sei matta da legare!" la riprese il ragazzone biondo, prendendole con forza la mano sinistra, e cominciando lentamente a rimuovere uno per uno, gli aghetti conficcati nella sua pelle "Sciocca! Non dovevi metterti in gioco in questo modo! Se non ce l'avessi fatta io..."
"Avevo un valore da proteggere Wesley." disse con convinzione Jane, senza abbassare mai lo sguardo "Dovevo difenderlo, a tutti i costi."
"Posso farti una domanda?" rispose Wesley tranquillizzato dalla sicurezza della ragazzina "Dove trovi tutta questa forza di reagire? Come riesci a reggere il peso della vita con questa leggiadra? Io...ti invidio profondamente per questo. Ogni volta che l'ostacolo è troppo alto, non riesco a riprendermi dalla caduta, non riesco mai ad alzarmi da solo. Mi sento...debole." aggiunse scoraggiato, cercando di non incrociare gli occhi furenti di Jane.
"E' difficile... forse sono semplicemente stanca. Stanca di essere la vittima, stanca di essere un peso. Si vive una volta sola, ed io non voglio restare dietro le quinte per sempre. Voglio creare il mio destino, ed essere felice grazie alle mie forze." rispose sinceramente la ragazzina, con un tono amichevole, quasi Wesley si fosse tramutato nel fratello "Anche tu puoi reagire Wesley, devi scavare dentro te stesso, e trovare quella forza che tutti possediamo, sono sicura che ce la puoi fare." aggiunse Jane prima di emettere un leggero lamento, causato dall'ultimo ago di cactus estratto dalla sua mano vibrante.
La vera Jane era riuscita ad innescare qualcosa. Un ordigno che avrebbe fatto esplodere una sicurezza interiore, che Wesley aveva gettato nel pozzo della sua angustiata memoria. Forse accadde tutto per caso, o forse furono le ferite della ragazzina che riuscirono a colpire Wesley più di ogni altra cosa. Ma in quegli istanti, ripensando a tutta la sua vita in fulgidi attimi, Wesley smise di esistere. Lasciò il posto ad un ragazzo nuovo di zecca, che riuscì perfino a sorridere, dopo tanto tempo:
"Non pensare a quello che ti ho detto, adesso dobbiamo tirare fuori Mike da quei ceppi spinosi." esclamò Wesley risoluto.
"Questo è lo spirito giusto!" rispose Jane facendo un gesto vittorioso.
"Spero che avrete il tempo per perdonare le mie debolezze, e spero anche di avere un tempo perpetuo per ringraziarvi una volta per tutte." pensò timidamente Wesley, riconoscente come non lo era mai stato.

Bastò qualche schiaffetto cordiale di Jane a far riprendere coscienza a Mike, che, intrappolato come un insetto sembrava si fosse svegliato da un pisolino pomeridiano:
"Che diamine è successo?" esordì sbadigliando, rendendosi conto solo in seguito di non potersi muovere liberamente "Ehi! Voi due! Esigo che mi tiriate fuori all'istante! Spero davvero che sia tutto uno scherzo!"
Jane e Wesley si guardarono divertiti, e poi cominciarono a liberare il malcapitato. Liberare Mike dalla ragnatela fu questione di minuti silenziosi, o quasi. Jane si era accorta che la rosa nera in mezzo alla stanza non aveva smesso di scuotersi, quasi si fosse messa a danzare per onorare la sconfitta del Deep Green. Anche Mike aveva tentato di distogliere lo sguardo dal fiore oscuro, ma non aveva potuto trascurare quei rovi sinistri, che segretamente avevano inghiottito la carcassa del Deep Green in un solo boccone. Un terribile presentimento aveva invaso le loro menti, pregarono con tutte le loro forze che fosse solo un illusione.
Quando Mike fu liberato, tutto il gruppetto si diresse verso l'enorme ingresso che li avrebbe ricondotti al labirinto d'acciaio. Ma era impossibile ignorare quel rumore, quella voglia di uccidere, che non aveva fatto altro che agglomerarsi, proprio dove si trovava la rosa nerastra.
Il fiore si era nuovamente richiuso, e dentro di esso, qualcosa stava crescendo: quei petali oscuri avrebbero generato la morte. Mike e Jane avevano avvertito tutto questo, e non poterono tergiversare ulteriormente. Una nuova ed orripilante creatura sarebbe venuta alla luce da un momento all'altro, portando con se soltanto la desolazione, il vuoto.
Sfortunatamente, anche Wesley si accorse che qualcosa non andava, e che per l'allegra combriccola, l'odissea non era ancora giunta al suo epilogo:
"Ma...il fiore...sembra voglia racchiudere qualcosa al suo interno!" esclamò Wesley con voce pimpante e terrorizzata allo stesso tempo.
"Accidenti Jane, avresti dovuto disintegrare quel mostro, non credo che ti sia molto riconoscente per averlo trafitto senza troppi complimenti..." scherzò Mike sdrammatizzando.
"Non avrei potuto distruggere la rosa senza prima liberarti. I suoi rovi erano proprio gli stessi che prima ti imprigionavano, se l'avessi colpita avrei rischiato di farla adirare, e tu saresti stato il primo agnello sacrificale." ribatté Jane spocchiosa.
"Uh, sono lusingato." esclamò Mike sghignazzando "Mi hai svegliato solo per farmi andare in prima linea contro quella belva sanguinaria? A questo punto potevi chiedermi di buttarmi da un grattacielo..."
"Piantala con questi capricci da bambino! Lo affronteremo assieme." tuonò Jane con fare autoritario, poi si rivolse al ragazzone biondo "Wesley, questo è il momento perfetto per scappare."
"No! Non posso scaricare tutto il peso sulle vostre spalle per l'ennesima volta!" ribatté il ragazzo dalla pelle scura, in conflitto con se stesso.
"Ma non puoi fare nulla per aiutarci, anche se mi addolora dirtelo, al momento saresti solo un intralcio. Tuttavia tu se l'unico che può andare a chiamare aiuto." disse Jane con un tono stranamente gentile e cordiale.
"Ce la caveremo, secchione!" esclamò Mike, appagato per aver trovato un soprannome anche per Wesley "Forza, fuori dai piedi!" tentò di esortarlo il bulletto, col suo solito tatto.
Wesley annuì, sconsolato. Doveva adempire al compito che i suoi due nuovi amici gli avevano assegnato, ma per abbandonarli gli servì uno sforzo sovraumano: avrebbero potuto essere gli ultimi momenti passati con loro, e lasciarli da soli nel campo di battaglia, gli inflisse una forte nostalgia.
Il ragazzone biondo, con una nuova sicurezza, riuscì ad ammaestrare il suo animo, addomesticando le sue selvagge e conflittuali emozioni, e cominciò a ritornare sui suoi passi:
"E un problema è sistemato...ora però, passiamo dalla padella..." disse Mike rincuorato.
"Alla brace? No. Questo è molto peggio." rispose Jane finendo la frase con un pizzico di ironia, osservando con gli occhi vigili la rosa nera, che lentamente, stava per sbocciare ancora una volta.

Era come assistere alla nascita del sole all'orizzonte. Ogni petalo cominciò a rivendicare libertà, aprendosi energicamente, e degli spirargli di luce verdastra squarciarono l'interno del fiore. Cosa avrebbe rivelato quel simbolo di malignità? Cosa si nascondeva nel cuore dell'oscurità?
Jane e Mike rimasero increduli, quando videro sbocciare una bambina di straordinaria e mostruosa bellezza. Senza dubbio la morte aveva indossato una maschera davvero sgargiante: la somiglianza con l'essere umano era stata accentuata al massimo, tanto che sarebbe potuta tranquillamente passare per una bizzarra fanciulla vestita da madre natura. Il viso era stato riprodotto fedelmente, ma gli occhi gialli e la pelle verde chiaro, vanto di tutti i Green Blood, erano rimasti immutati. Lo sguardo da bimba avrebbe potuto ingannare chiunque, mentre le guance, tinte con una sferzata di nero dalle palpebre in giù, parevano delle rotonde pesche profumate. Il corpicino della creatura era coperto di un giallo ocra, che celava le sue reali fattezze. Infine, una corona di rose nera, poggiava sulla testa calva della mortale fanciulla:
"Com'è possibile...com'è possibile che quel mostro si sia trasformato in una bambina?!" disse Jane incredula.
"Quella non è una bambina qualunque." rispose Mike chiarendo le sue idee annebbiate "Questo Deep Green e Fannie sono davvero due gocce d'acqua, te lo assicuro."
"E' terribile." sussurrò Jane, quasi le sue forze si fossero prosciugate di colpo "Non credevo che la Green Soul fosse capace di questo. Io...non riesco nemmeno ad immaginare quanta follia ci sia dietro questa bellissima bimbetta."
"Ti capisco Jane." la appoggiò Mike, toccandole la spalla con tenerezza "Anche io, quando guardo quel volto puro e semplice, non vedo bellezza, ma solo crudeltà. E' il rancore che la Green Soul prova per noi ad aver creato quella bambina, non la grandiosità della natura. E questo fa soffrire anche me, credimi."
Jane sfoggiò un sorriso così dolce e timido, che nemmeno un bacio appassionato avrebbe potuto suscitare la stessa reazione che provò il poetico bulletto. Quella bambina aveva davvero sconvolto la ragazzina dalla faccia tosta, ma sapere che la sua sofferenza non era solitaria, fu un regalo di ineccepibile importanza per lei:
"Mike, voglio essere felice. Sconfiggiamo questa creatura insieme." disse Jane riacquistando grinta.
"Non chiedo di meglio!" rispose allegro il bulletto.
Mentre la rosa nera stava per appassire, in seguito alla sua ultima rinascita, rilasciando un odore quasi mefitico, Jane e il bulletto si prepararono al combattimento decisivo.

Mike non aveva mai mostrato a nessuno la sua Risorsa, l'aveva sempre celata nell'ombra, come la sua passione per la poesia. Ma il bulletto, sentendosi inspirato in qualche modo da Jane, che diventò una perfetta musa, decise di manifestare le sue reali capacità:
"Jane, hai mai sentito parlare di Risorse Simbiotiche?" le chiese Mike prima di prepararsi al surreale scontro.
"Forse...ma potrei anche ricordarmi una stupidaggine, quindi sputa il rospo!" rispose Jane con tono inquisitorio.
"Devi sapere, mia cara saputella, che al mondo esiste una variante di Risorsa, leggermente diversa dalla tua Lama Vendicativa. In particolare, le Risorsa Simbiotiche sono quelle che entrano a far parte dell'organismo del possessore a tutti gli effetti." spiegò Mike saccente.
"Mi stai dicendo che la tua Risorsa...è dentro di te?!" esclamò Jane disgustata.
"Esattamente! Due anni fa, un famoso lottatore di box mi fece l'autografo, e mi regalò una gomma da masticare come gesto simbolico. Invece di tenerla come ricordo, la misi in bocca e la ingoiai per sbaglio. Dopo qualche giorno mi accorsi di poter sfondare un muro di mattoni con le mie sole forze, non è fantastico?" esclamò Mike gioviale.
"Avresti potuto strozzarti, razza di zuccone!" lo sgridò Jane "Ma alla fine, la tua ingenuità è stata premiata... sono davvero commossa. Ora quello che dobbiamo fare è sbarazzarci di questa mocciosa." aggiunse Jane completamente apatica.
"Ricevuto, mia signora!" esclamò scherzosamente Mike, osservando la bambina avvicinarsi come una piccola fatina.
"Dov'è Wesley? Io voglio giocare con il mio fratellino!" esordì la creatura con una tenue vocina, cosa che fece imbestialire il bulletto.
"Ti farò chiudere quella boccaccia, maledetto mostro!" gridò il bulletto gettandosi contro quella che pareva una fanciulla indifesa.
Mike fece trasformare il suo braccio destro in roccia lavica nera, e non esitò a colpire al ventre quella bambina che si prendeva gioco della morte. L'esito del colpo però, fu sconcertante: la bambina non venne mossa dalla sua stoica posizione, nemmeno di un millimetro. La mano rocciosa di Mike si infranse come un onda contro un gigante scogliera.
Jane osservò allibita come il colpo di Mike era stato vanificato: il Deep Green era ricoperto da un materiale poroso, che al contatto si solidificava, diventando un elemento solido molto simile ad un vetro antiproiettile. Sembrava uno scudo impenetrabile:
"Avevo detto di voler giocare col mio fratellino!" strepitò il Deep Green rinato, poco prima di scaraventare Mike dall'altra parte della stanza, solo con la forza del palmo della sua mano.
Il bulletto impattò contro le coriacee mura d'acciaio e cadde a terra di peso. Avevano fatto un terribile errore di valutazione, era stati condannati ad uno scambio mortale. Ora non erano più i cacciatori.

Esseri inutili.
Non hanno ancora capito che la mia creatura non li farà uscire vivi da quella stanza?
Non è un esemplare comune, no. La mia magia scorre nelle sue vene, è stata una vera e propria opera d'arte.
Ho seguito passo passo la sua crescita, come una balia, dalla piccola cellula ad un raggiante fiore, in grado di falciare la vita ad un mio misero cenno.
E' la mia miglior creazione.
Gli umani hanno sprecato la loro evoluzione. Sono regrediti. Indifesi. Deboli.
Come può esserci posto per una razza così indegna? Sfruttano la vita come se fosse inutile spazzatura, mentre chi ha veramente vissuto, vede la clessidra dell'esistenza esaurirsi fino all'ultimo granello di sabbia.
Sono solo degli insetti!
Scacceremo per sempre questi inutili parassiti, fino a che sarà tutto come prima.
La morte regnerà nuovamente sull'intero globo.
Sarà il mio impero, eterno.


Wesley si fermò di colpo. Aveva la pelle d'oca, e il suo corpo fremeva come una foglia trasportata dal vento. Quasi dannò il suo maledetto sesto senso, che non la smetteva di torturarlo. Una vocina che non la smetteva di strillare:
"Cosa devo fare?" sussurrò il ragazzone biondo in preda all'indecisione "Se la loro vita dipendesse da me...scappare sarebbe come mandarli al patibolo."
Wesley non sapeva cosa fare. I nervi erano tesissimi, e il sudore gli colava giù dalle tempie, gelido.
Il ragazzone biondo trovò la forza per sorridere, quando riuscì ad afferrare con forza la sua sofferta decisione.

Jane e Mike erano a terra, esausti. Erano bastati pochi colpetti innocenti per ridurli allo stremo delle forze. Le loro Risorse avrebbero potuto cedere da un momento all'altro:
"Stupida mocciosa..." disse Jane stremata, vedendo anche Mike rialzarsi a fatica "Non è ancora finita!"
Entrambi i ragazzini effettuarono un ultimo assalto, e con le loro gambe affaticate, scattarono verso il Deep Green, calmo e composto. Durante la corsa, i due ragazzini si misero in fila, con Mike al comando, e Jane in coda. All'improvviso la ragazzina, con un balzo selvaggio, superò il bulletto al fine di attaccare dall'alto per prima, cercando di sorprendere l'acerrimo nemico. La bambina guardò Jane avvicinarsi come se si fosse materializzata l'attrazione più spettacolare mai creata. In seguito, con una mutazione dalla rapidità impressionante, il suo braccio si tramutò in lunghe ed affilate canne di bambù.
Jane fu costretta a farsi risucchiare da un apertura dimensionale, mentre Mike sferrò nuovamente un potente gancio al Deep Green diretto al volto, senza alcun risultato. Il bulletto venne scaraventato a terra con un poderoso schiaffo, mente la ragazzina, che ricomparì alle spalle della malefica fanciulla, venne sorpresa da rovi spinosi che fuoriuscirono dalla schiena del Deep Green. Erano in due contro un nemico solo, eppure sembrava una battaglia impari. Due contro cento.
Le orribili deformazioni subite dal Deep Green si arrestarono, e il mostro tornò a recitare il ruolo della piccola bambina indifesa. Sembrava tutto un gioco, e la posta in palio era la cosa più preziosa al mondo. Nonostante ciò la creatura sembrava non curarsene molto:
"Questo gioco...è no-io-so!" esclamò la fanciulla mostruosa "Mi sono stufata, voglio giocare con qualcun altro!"
Detto questo la ragazzina aprì le braccia e rivolse lo sguardo al cielo. La stanza cominciò a tremare, e Jane, ancora lucida nonostante le cose si stavano mettendo male, osservò dei piccoli ceppi spinosi emergere dal corpo del Deep Green, come orrendi vermi impazziti:
"Non vorrà mica..." pensò Jane, prima di tentare una disperata resistenza.
Fu tutto vano. Dalla creatura, centinaia di rovi si liberarono in una bolgia spinosa, invadendo tutta la stanza, e travolgendo i due poveri ragazzini.

"Io voglio giocare con qualcuno di più forte!" disse il Deep Green piagnucolando, mentre fissava Jane e Mike da pochi a quattrocchi "Se non mi dite dove posso trovare qualcuno di più forte, io mi arrabbio!"
I due ragazzini, stretti da rovi pieni di spine, sembravano aver rinunciato persino alle parole. Jane tuttavia non perse l'occasione di parlare a vanvera:
"Marcirai qui con noi, principessa dei miei stivali!" esclamò Jane, prima di gridare dal dolore. I ceppi la stringevano sempre più, mentre la fanciulla mortale continuava a guardarla negli occhi.
"Sei cattiva. Io ti odio!" rispose per le righe la ragazzina, prima di cambiare totalmente tono di voce "Ora ti uccido. Così imparerai a trattarmi male."
L'esecuzione era pronta, ma nel silenzio, la Lama Vendicativa si infranse sul coriaceo collo della bambina. Jane e Mike spalancarono gli occhi, vedendo l'estremo atto altruistico che Wesley fece davanti a loro:
"Fannie non era così, sarai uguale a lei d'aspetto, ma mia sorella non era un assassina. Lei si è sacrificata per salvarmi la vita, e se sarà necessario, io farò lo stesso per i miei amici!" esclamò col fiatone, stringendo la Risorsa di Jane con le mani ancora tremanti.
La bambina, col collo solamente graffiato, girando in modo atroce la testa a centottanta gradi, si rivolse al fratellino come un corpo senza vita:
"Fratellino, il mio semino! Perché l'hai perso?" chiese il Deep Green teneramente.
"Mi sono accorto del tuo seme impiantatomi dietro l'orecchio poco fa, quando sono incappato nelle ragnatele. Per togliermele dai capelli, ho tastato proprio le mie orecchie. Ora non sono più il tuo burattino!" gridò Wesley prima di sferrare un altro fendente, che non impensierì troppo la bambina letale.
Il Deep Green aprì la bocca in modo smisurato e raccapricciante, e una feroce lingua biforcuta tentò di catturare Wesley. Ma la Risorsa di Jane fu provvidenziale, e lo fece scomparire prima dell'impatto, inoltre, riuscì a liberare gli altri due ragazzini dai rovi spinosi. Il gruppo aveva un altra chance. Ma il Deep Green aveva perso la pazienza:
"Vi ucciderò lentamente, patetici umani!" gridò la bambina, che dopo aver rimesso la testa al suo posto, decise di evocare un altro esercito di rovi assassini.
"O la va o la spacca!" esclamò Jane, mentre attirò a se entrambi i compagni, tentando di proteggerli col suo corpo.
"Jane! Cosa diamine stai facendo?!" disse Mike attonito.
"Non posso dirtelo, incrocia le dita!" rispose la ragazzina, prima di cacciare un urlo vedendo i ceppi spinosi arrivarle addosso.

Non si udì più nulla. Nemmeno un respiro.
Mike e Wesley presero Jane in braccio, temendo che oramai fosse stata trafitta dai rovi, ma quando la ragazzina si riprese dallo spavento, sorrise beffarda:
"Non occupatevi di me, piuttosto, osservate cos'è successo..."
Con un tempismo pressoché perfetto, Jane aveva evocato decine di aperture dimensionali attorno alla combriccola, che aveva protetto i tre egregiamente. Inoltre, aveva aperto altrettanti buchi neri attorno al Deep Green, ed aveva fatto fuoriuscire i suoi stessi rovi proprio da quelle aperture dimensionali. La creatura venne sfregiata dagli stessi rovi che aveva tentato di utilizzare come armi sterminanti:
"Jane, sei grande! Si è beccata tutti i rovi addosso, ben le sta!" esclamò il bulletto esultante.
"Non si è ancora deciso ad arrendersi, ma abbiamo conquistato un importane vantaggio, è questo il nostro momento!" lo appoggiò Jane, prima di guardare Wesley in segno di ringraziamento "Servirà anche il tuo aiuto, ma stai attento, capito?"
Il giovane Wesley annuì, si sentì finalmente parte di una famiglia di amici. Morire oramai non aveva quasi importanza per lui. Se fosse capitato, se ne sarebbe andato come il ragazzino più felice di sempre.
Il Deep Green, sfregiato e ferito in più punti, riuscì a ripristinare il materiale vischioso che lo proteggeva, e senza proferire una parola, claudicante, cominciò ad avvinarsi pericolosamente con passo flemmatico.
"Ora ti faccio vedere io, state indietro!" sbraitò Jane, prima di aprire una piccola apertura dimensionale davanti a se, che presto divento il suo mirino.
Tre meteoriti scintillanti vennero sferrati dall'universo di Jane. Due di essi vennero elusi dal mostro, che piegando la schiena all'indietro in maniera completamente innaturale, vide la loro scia davanti ai suoi occhi gialli. Il terzo asteroide riuscì a centrare la spalla del Deep Green, che investita da una folgorante fiammata, si riprese subito, spense il piccolo incendio con qualche tocco deciso. Era irrefrenabile.
Jane non sapeva più che pesci pigliare, mentre Wesley toccò timorosamente la spalla di Mike, che si girò di scatto:
"Cosa c'è?!" esordì minaccioso.
"Io...credo di essermi ricordato qualcosa di determinante. Ma non ne sono sicuro. Se mi dovessi sbagliare sarebbe la fine." rispose Wesley sulla difensiva.
"Sentiamo un po'!" disse Jane girata di spalle, mentre tentava di tenere a bada il Deep Green con gli asteroidi.

"Questo è quello che mi ricordo, e mi riconosco molto in questo ragionamento. Spero davvero che sia mio, e non solo qualcosa partorito dalla mia mente." concluse Wesley dopo una rapida spiegazione.
"Non ci sono altri treni da prendere, questo è l'ultimo!" esclamò Jane, con la fanciulla mortale sempre più vicina "Ce la faremo, vedrete!"
I tre ragazzini si divisero senza preavviso, sparpagliandosi nello spazio vuoto della stanza, tentando di occuparne il più possibile. Mike cercò di attirare l'attenzione del mostro:
"Ehi! Piantina da quattro soldi! Perché non vieni a fare a pugni con qualcuno della tua taglia?" esclamò quasi allietato, mentre il Deep Green fece un sorriso rivoltante.
Il bulletto, vedendo il pericolo incombente procedere a vele spiegate verso di lui, decise di sfoderare un diversivo davvero inusuale: avvicinò la mano destra, tramutata in roccia lavica davanti alla bocca, come se avesse voluto gonfiare un palloncino. Invece, una grande bolla nerastra cominciò a gonfiarsi sempre più, dalle fattezze simili a quelle di un enorme gomma da masticare.
Quando la cupa bolla superò le dimensioni di una persona adulta, il bulletto la spinse contro il Deep Green, che rimase intrappolato attorno alla pasta appiccicosa. Non si sarebbe mai aspettato che quella ammasso di gomma avesse posseduto le stesse capacità del cemento armato: la bolla divento una vera e propria sfera rocciosa che intrappolò inevitabilmente la fanciulla vegetale.
Sarebbe passato qualche munito, prima che il Deep Green avesse trovato la forza per liberarsi dalle sbarre che lo avvolgevano contro la sua volontà:
"Sei sicuro che il suo punto debole sia il fuoco?" chiese per l'ennesima volta Jane, sempre più scettica.
"In quei momenti ero ancora in me, e mi ricordo una cosa: nel caso l'esperimento fosse andato male, avrei dovuto trovare un modo semplice e veloce per sbarazzarmi della pianta. Per questo ho fatto in modo che la sua superfice fosse altamente infiammabile...almeno credo." disse Wesley, rimuginando sul passato, distratto dal presente.
"Allora forza, quel mostro è intrappolato! Usa quel cavolo di accendino!" urlò Jane sentenziosa.
Wesley avanzò verso la trappola di roccia, dalla quale un arto sbucava fuori immobile, esanime. Sembrava tutto troppo facile, e infatti, quando il ragazzone biondo fece un passo di troppo, l'arto lo ricacciò indietro trasformato in bambù appuntiti. Il malcapitato si ritrovò il fianco graffiato e bruciante, e l'accendino lontano dalla sua portata. Il Deep Green distrusse parte della roccia con la testa, che fece capolino dalla trappola color carbone:
"Fratellino...ti ho fatto male?" sorrise la creatura con volto derisorio.
Jane diventò una furia, e con uno sguardo invincibile, aprì un apertura dimensionale accanto alla creatura, facendo risucchiare l'arto che aveva ferito il ragazzone biondo. Poi, con la sua solita avventatezza, si lanciò nel suo Universo.
Volteggiando con leggerezza, circondata dallo spazio viola, raggiunse in un attimo il suo trofeo: le canne di bambù si agitavano frenetiche, cercando una via d'uscita che mai avrebbero trovato.
Con uno sforzo estremo, la ragazzina si avvinghiò al bambù con tutte le forse, impedendo che queste avessero potuto sfuggire dall'apertura dimensionale. Solo in quel momento la creatura era davvero paralizzata, senza nessuna capacità d'agire.
Toccando la sua ferita, Wesley raccolse l'accendino e camminando con una bizzarra freddezza, raggiunse la testa della creatura. Nonostante il tempo non fosse dalla sua parte, il ragazzone biondo volle proferire le ultime parole:
"Questo accendino...fu un regalo di mia sorella. Rappresenta per me tutta la sua energia, tutta la sua voglia di vivere, e ora, anche tu la proverai, tra le fiamme dell'inferno!" esclamò Wesley prima di premere il solito pulsante.
Lo premette una volta, poi una seconda, poi una terza...all'infinito. Quel marchingegno non aveva alcuna intenzione di accendersi. Wesley spalancò la sua bocca, sbalordito.

La creatura rise a crepapelle, non aspettando altro che la roccia cedesse sotto la sua forza. Nell'imbarazzo di Wesley e nell'espressione smarrita di Jane, che riusciva ad udire ogni cosa, sembrava davvero che il destino li avesse giocati tutti. Almeno fino a quando, con il suo accendino rosso fuoco, Mike non fece prendere fuoco alla malefica creatura:
"Non preoccuparti Wesley." disse Mike illuminato dal raccapricciante falò che aveva appiccato "La fiamma che rappresentava tua sorella non è come quell'accendino sgangherato. La sua fiamma resterà sempre in te, e non si spegnerà mai."
"Mike...gr-grazie!" disse il ragazzone biondo scoppiando in lacrime, trovando il conforto del bulletto. La malefica fanciulla venne investita dalle fiamme come un potente combustibile, e strepitando il nome del ragazzone biondo un ultima volta, si sciolse come cera al sole e si dissolse in nebbia verdognola. Pochi secondi dopo Chester accorse nella stanza, e guardò incredulo l'agghiacciante scena. Cercò lo sguardo di Jane, tornata sulla terraferma, ed annuì in segno di approvazione:
"Piccoli eroi crescono..." pensò soddisfatto.

I brontolii quasi osceni di Leila risuonarono nella notte, mentre riuscì a riabbracciare finalmente la figlia, che si era sperduta nel paese delle meraviglie. I tre ragazzini, dopo qualche accertamento, venne subito spediti al pronto soccorso, per medicare tutte le escoriazioni subite.
Arrivo il lunedì. Matt, Mike e Wesley sembravano tornati da una rissa di strada, tanto li avevano incerottati. Il resto della classe, al loro ingresso, non aspettò un attimo prima di denigrargli, ma Matt cercò subito di confortare Wesley:
"Non farci caso. E' sempre stato così, per quanto mi riguarda." sorrise il ragazzino, scrollando un po' il volto spossato del ragazzone biondo "Quando si è speciali, come nel tuo caso, le altre persone diventano gelose, è solo questo il motivo per cui si finisce isolati."
Mentre Wesley contraccambiò il sorriso di Matt, quest'ultimo gli suggerì di restare a guardare la scena: Mike avrebbe terrorizzato tutti gli alunni, pur di farli tacere una volta per tutte. Parve un toro inferocito in mezzo ad una folla disperata, fu una scena memorabile.
Al termine delle lezioni, la solita voce interiore di Wesley ricominciò a battere le pareti del suo cranio intelligente. Ma questa volta, il ragazzone biondo rimase sereno, aveva capito che un azione che proviene dal cuore era sempre un azione legittima, in ogni situazione:
"Fermi tutti!" gridò Wesley poggiando i piedi sopra il suo banco, senza temere nemmeno lo sguardo glaciale di Loretta "Io...vorrei dire una cosa. La perdita di memoria di tanti studenti è stata causata da una spora, ma anche io mi ritengo pienamente responsabile. Vi chiedo umilmente scusa, e spero che diventeremo amici." disse il ragazzone biondo concludendo il suo numero.
Dopo uno sgradevole silenzio, Wesley venne investito da una pioggia di palline di carta. Il ragazzone rimase esterrefatto, immobile, fino a che Loretta non fece cessare il bombardamento con uno dei suoi ruggiti. La professoressa poi si diresse verso Wesley, e i malevoli compagni di classe, che speravano l'avesse sgridato a morte, furono contraddetti: Loretta aiutò Wesley a scendere dal banco, poi gli strinse la mano in modo professionale:
"Come vicepreside di questa scuola, accetto le tue scuse, Wesley."
"Mike, hai visto? Ha conquistato la professoressa!" esclamò Matt meravigliato.
"Soltanto perché è un secchione..." sbuffò il bulletto rallegrato.

"Wesley, è ora di alzarsi." gli bisbigliò la madre, dagli stessi lunghi capelli biondi "E' ora."
"Va bene mamma." rispose il geniaccio.
Un vento caldo muoveva le foglie, e un sole che spaccava le pietre accompagnarono Wesley, che passeggiando sopra dell'erbetta soffice, raggiunse la sua agognata meta.
Era tutti li che lo aspettavano, vestiti di nero. Dalla O.A.G a Chester. Accanto alla lapide di marmo appartenente a Fannie, che rifletteva la luce come uno specchio.
Wesley aveva dei ricordi offuscati del funerale della sorella, dato che i Green Blood l'avevano già trasformato. Era un gesto d'amore, da parte di tutti i suoi amici, accompagnare il ragazzone dalla sorella per un ultimo saluto.
Mentre Wesley guardò l'epitaffio di Fannie, Leila gli porse la pallina antistress appartenente alla sorella. La Risorsa, splendendo di bianco, non vedeva l'ora di abbracciare il suo nuovo possessore:
"Questa è tua Wesley, sono sicura che la userai nel migliore dei modi." disse Leila con tono confidenziale.
"Certamente. E il modo migliore per ricordare mia sorella, sarà entrare a far parte della vostra O.A.G. Jane me ne ha parlato tanto, vorrei redimermi per ogni guaio che vi ho fatto passare. Permettetemi di unirvi a voi." rispose Wesley pregante.
Leila non se la sentì di rifiutare, e con l'accordo dei genitori di Wesley, il ragazzone biondo diventò un membro effettivo dell'organizzazione:
"A proposito di Jane, c'è una cosa che mi turba. Lo dico per esperienza...a me sembra quasi che voglia nascondere al fratello il suo affetto, ma per quale motivo?" chiese Wesley pacifico.
"Jane vuole tanto bene al fratello, credimi...è solo troppo orgogliosa per dimostrarlo, stai tranquillo!" rispose Leila lusingata dalla sua domanda.

Wesley rimase da solo davanti alla lapide. Appoggiò l'accendino sull'erba, con una delicatezza impressionante. La sua mano non tremava più ormai, come nemmeno la sua voce:
"A presto sorellona. Continuerò quello che tu hai iniziato. Non ti dimenticherò mai."
Non c'era più niente da dire. Il ragazzone si allontanò dalla sorella, l'epitaffio sembrò splendere ancor di più.

Qui giace Fannie Peyron
Adorata figlia, sorella amata.


Il giorno dopo, un aria nuova invadeva tutta Casa Wolfram.
"Ho deciso! Si, sono veramente sicuro!" esclamò Matt di fronte a Leila e a Chester, seduto al tavolo di casa sua.
"Forza, dimmi il nome della O.A.G, dovrà essere registrata come tale, e il suo nome sarà irrevocabile." rispose Chester molto serio.
"Si chiamerà...la Vecchia Alleanza." disse Matt leggermente impacciato "Non chiedetemi il perché."
"E il segno distintivo?" chiese Leila "Ogni O.A.G deve avere una caratteristica che la faccia riconoscere al pubblico, pur non rivelando l'identità dei singoli."
"Vorrei...che ci vestissimo di rosso. Era il colore preferito di papà." rispose fiero il ragazzino.
"Sarà fatto allora. Dovremo avere la massima cautela, la Green Soul ha compiuto qualcosa di impensabile, e potrebbe anche riprovarci." concluse il Generale.
Un altra voce, a poca distanza, stava ascoltando la conversazione da tempo. Appollaiato sul tetto, con un auricolare all'orecchio, stava riportando ogni minima informazione ad un altra persona:
"La O.A.G si chiamerà Vecchia Alleanza, e si vestiranno di rosso. Credo che al momento sia tutto. Passo." disse una figura incappucciata, e bardata con uno sciarpone rosso e giallo.
"Ironico..." rispose una seconda voce dall'altra parte dell'apparecchio "Ottimo lavoro Enigma, ora puoi tornare alla base."
"Ricevuto. Sarà un gioco da ragazzi."
 
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view post Posted on 30/6/2013, 09:18     +1   -1
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Allora... che dire di questo nuovo capitolo??
Finalmente questo maledetto Deep Green è stato sconfitto! Ce l'hai fatta sudare questa battaglia... Ma come aveva detto la stessa Green Soul era una delle sue migliori creature, quindi era ovvio che sarebbe stata difficile da battere. Per fortuna, però, che Weasly era tornato indietro... se no non penso che Mike e Jane se la sarebbero cavata da soli.
Jane continua a starmi un po' sulle scatole, troppo esuberante, però come avevo già detto al commento precedente sta guadagnando un po' di punti. Un personaggio che invece adoro sempre di più è Mike! Quest'idea di accostare il bullo al poeta è spettacolare e lo rendi sempre benissimo. Inoltre non è neanche male l'idea della sua particolare risorsa.
Per quanto riguarda la parte finale, ovviamente penso che tu abbia dato l'avvio per il prossimo capitolo, quindi commenterò quando saprò i fatti, anche se quest'idea di lasciare nel mistero (molto stile Gosho XD) non mi dispiace affatto.
Allora complimenti Matteo ;)
 
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view post Posted on 30/6/2013, 22:11     +1   -1
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Grazie ancora ^_^
Si, speravo che la battaglia fosse entusiasmante anche se lunga, in fondo doveva essere così.
Eh si, sta per cominciare un nuovo capitolo, lascio tutto alla tua immaginazione!
E' strano che tu e tuo fratello abbiate i personaggi preferiti completamente opposti xD Ma a me fa piacere, ognuno hai suoi gusti no?
Grazie ancora, continuerò presto a seguire Shin e Ran! ^_^
 
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282 replies since 31/12/2012, 19:34   3742 views
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