buonasera, eccomi come sempre puntuale con l'aggiornamento della domenica!
oggi a torino faceva veramente freddo, roba da chiudersi in casa ed appiccicarsi al termosifone.
e ieri, giretto per il centro e gradito pranzo al mac donald's!!!!!
ma a voi non ve ne frega nulla, e mentre comincia conan, io vi metto la quarta parte del capitolo!
avevamo lasciato la nostra shiho sempre in fuga, ma stavolta con un piccolo passeggero a bordo
PRIMA PARTE
Quattro
“Mi scusi, signorina. Sa dirmi in che direzione è piazza San Marco?”
“Segua il fiume, poi giri a destra e vada dritto. Non può sbagliare.”
“La ringrazio. Arrivederci.”
“Arrivederci.” salutò Shiho, riprendendo la sua strada. Le vie erano illuminate ed addobbate a festa: era la Vigilia, e tutti si affrettavano verso casa, carichi degli ultimi acquisti, pronti a festeggiare con la famiglia.
Anche se non ho idea di come passi il Natale una famiglia. Per me è sempre stato un giorno normale...Scosse la testa, spostandosi per far passare un gruppo di ragazzini in bicicletta, ed attraversò la strada. L’edificio in mattoni gialli non le era apparso mai così squallido come quel giorno, in cui tutta la città era in festa. Le persone in cui ci vivevano avevano ben poco di cui essere felici.
Ed io, non sono esclusa.Strinse i lembi della giacca imbottita che le avevano dato quelli del ricovero. Non aveva voglia di tornare in quel luogo pieno di tristezza e facce smorte, per cui anche se l’aria era frizzante preferì sedersi sulla panchina del piccolo parco ed attendere l’ora in cui sarebbe stata servita la cena.
Chissà quale intruglio ci propineranno stasera...al solo pensiero, mi passa la fame.“È libero questo posto, signorina? Posso sedermi?”
Shiho accennò un sorriso in direzione dell’anziana donna con il bastone e si spostò per farle spazio. La donna si sedette, posò il bastone e cacciò dalla borsa un lavoro a maglia. Lavorò in silenzio per qualche minuto, e Shiho trovò quel leggero ronzio piacevole e rassicurante.
“Vengo spesso al parco, quando voglio prendere un po’ d’aria.” disse l’anziana nonnina, sorridendole con gentilezza. “Non l’ho mai vista da queste parti.”
“Vengo da fuori.”
“È una turista?”
“Più o meno.”
“Se vuole, posso dirle quali sono gli angoli più belli di Venezia.”
“Veramente...non mi piace molto camminare.”
“Eppure, le farebbe proprio bene...viste le sue condizioni.” La nonnina spostò lo sguardo sul rigonfiamento che si intravedeva dal cappotto. “Di quanti mesi è?”
“Ehm...mi scusi. Devo andare.” sussurrò la ragazza, alzandosi di scatto e farfugliando un saluto prima di correre verso l’edificio e sparire al suo interno. Evitò la sala comune, in cui erano riuniti gli ospiti, e salì dritta nel dormitorio femminile. Trovò la sua brandina, si sedette e si prese la testa tra le mani, respirando profondamente per dominare l’ansia. Non doveva permettere all’angoscia di avere il sopravvento.
Non devo pensarci. Non devo pensarci, ripeté come una litania ossessiva, riuscendo a riacquistare il controllo dei nervi e ricacciando dietro il muro i pensieri pericolosi. Nel frattempo, era scesa la sera, ed il ricovero si preparava alla cena della vigilia.
“Ecco dov’eri.” disse una ragazza bionda, con una brutta bruciatura sulla guancia ed un occhio pesto. “È il tuo turno in cucina, Elena.”
Dopo cena, gli ospiti rimasero nella sala comune per festeggiare ed attendere la mezzanotte, per aprire i pacchetti sotto il grande albero illuminato. Shiho si trattenne per un poco, e poi preferì salire in camera sua: i posti affollati e pieni di estranei non facevano per lei, e si sentiva a disagio.
Perché si sentono tutti in diritto di farmi delle domande? Si stese sul lettino e chiuse gli occhi. La schiena le doleva ed era tutto il giorno che i reni non le davano tregua. Si girò su un fianco, sperando di avere un po’ di sollievo. Si assopì, ma venne svegliata da grida e risate. Al piano di sotto, gli ospiti festeggiavano la mezzanotte, il Natale.
Shiho si strofinò il volto e si mise a sedere, massaggiandosi la base della schiena. Per lei, il Natale non aveva nessun significato. Era un giorno come tanti, che in passato aveva trascorso studiando o lavorando in laboratorio. Si alzò, andando ad affacciarsi alla finestra. La città era illuminata, in tutte le case i bambini scartavano impazienti i regali.
Chissà se anche loro...Scosse con forza la testa, non doveva ricadere nell’errore. Appoggiò la fronte contro il vetro gelato, attendendo che il muro costruito attorno al cuore tornasse a contenerlo. Era sempre così, non poteva mai abbassare la guardia. Il passato era in agguanto. Bastava un attimo di debolezza, e tornava a tormentarla.
Ed io non posso permettermelo. Non devo pensarci...Si raddrizzò, incrociando il suo riflesso nel vetro della finestra. Era dimagrita parecchio, ed era pallida in volto. I capelli erano un disastro, avrebbe dovuto lavarli. Il maglione che indossava era consumato, ma almeno era pulito e la riscaldava. Ed era comodo, anche se non nascondeva ciò che lei si sforzava di celare ed ignorare.
Era li, tonda ed evidente. Da quando il dottore le aveva comunicato la notizia, non ci aveva mai pensato. L’aveva cancellata dalla sua testa, l’aveva ignorata.
Non mi sono più guardata in uno specchio... E adesso, non riusciva a distogliere lo sguardo. Con dita tremanti, sfiorò appena la pancia, e qualcosa si mosse. Shiho sussultò, e le guance le si rigarono di lacrime.
No...no... no...non dovevo farlo... Ora sapeva. Sapeva che la cosa dentro di lei non era astratta. Era reale, viva. Era sua. E di lui.
Cosa devo fare adesso?la nostra puccina è tremendamente dolce quando è in crisi.....ora è pienamente consapevole dell'esserino che porta nel suo grembo, che sarà pure un tonno, ma è pur sempre una creatura innocente ed indifesa. e pucciosa, noi lo sappiamo per certo
spero che questa parte vi sia piaciuta e vi abbia commossa, come è successo a me. per sapere cosa farà adesso shiho dovrete attendere giovedì. non perdetevela, perchè.......
ed ora mi vado a guardare "il castello errante di howl"!!!!!! per l'ennesima volta.....