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Reduci, Cos'è successo dopo il Mystery Train?

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Neiro Sonoda
view post Posted on 19/12/2014, 23:32 by: Neiro Sonoda     +1   -1




Ed ecco che, dopo aver vagabondato fra specialità dolciarie giapponesi, prodotti della “Ferrero” e cannoli snaturati, torno a fare la reduce di guerra… Chissà se in questo capitolo ci saranno avvisaglie della venuta al pettine di qualche nodo? :D
Ce lo svelano due Donne con la d maiuscola create da Gosho Aoyama, buona lettura a tutti!

Neiro





Capitolo 15
Le informazioni di Sakè


“Svanito nel nulla?” Conan ripeté le ultime parole di Kogoro, fissando l’investigatore con insistenza. “Ne sei sicuro?”
“L’ho appena spiegato, mi ha chiamato la polizia per avvisarmi” disse Kogoro col fiato corto. “Ma vi rendete conto che tutto ciò equivale a un’ammissione di colpa?! Dietro la storia del rapimento c’è proprio Amuro, ormai è evidente! E mi sembra chiaro che è stato lui a sparare al ragazzo di Osaka”.
Ran non rispose, tormentandosi nervosamente le mani; Conan si accigliò, riflettendo con attenzione.
Che sia stato lui o no a colpire Hattori è ovvio che non può più mantenere la sua copertura… Ha fatto perdere le sue tracce, ma non credo proprio che rinuncerà ai suoi obiettivi: Sera è in pericolo e certamente lo sono anch’io…
Il piccolo detective alzò di nuovo lo sguardo su Kogoro: non sapeva bene come comportarsi con lui, non aveva previsto la sua implicazione nella faccenda. Purtroppo, la sera prima, l’investigatore lo aveva scoperto mentre osservava la pistola con cui l’uomo incappucciato aveva sparato a Heiji, precedentemente nascosta nella loro camera da letto, e a quel punto si era messo a fare un sacco di domande. Conan non aveva certo parlato dell’Organizzazione degli Uomini in Nero, ma era stato costretto a confessare di essere andato fino al luogo del sequestro di Ran assieme a Heiji, perciò Kogoro aveva iniziato a formulare le proprie deduzioni. Pur avendo preso con le pinze le dichiarazioni della figlia, non sembrava che escludesse completamente l’idea di un coinvolgimento di Tooru Amuro nel rapimento, così si era ficcato in testa che potesse essere stato proprio il cameriere del Poirot ad aggredire Heiji e Conan. Aveva insistito per consegnare la pistola alla polizia, per farla analizzare, e Conan aveva accettato la cosa; in fondo, non è che a lui fosse venuta un’idea migliore. Inoltre, Kogoro si era prodigato affinché alcuni agenti pedinassero Amuro… ma a quanto pare non era servito.
È un membro dell’Organizzazione… Figuriamoci, mai si sarebbe fatto mettere nel sacco dalla polizia, si disse Conan. Adesso però è importante che Ran e Kogoro rimangano fuori dalla questione, non voglio che siano coinvolti ancora…
“Papà, allora adesso ci credi? È Amuro che…” cominciò Ran infervorata, ma Kogoro la interruppe: “Figliola, è necessario che tu mi racconti per filo e per segno cosa ti è successo quel giorno… È vero che l’obiettivo non eri tu, ma quel ragazzo che gioca a fare il detective?”
Ran trasse un respiro profondo. “Be’, per la verità…” Si bloccò, ricordando le parole pronunciate da Shinichi al Policlinico Beika.
‘Conosco quegli uomini e so già come agire per fermarli… Penserò io a tutto… Non ti accadrà più nulla, te lo prometto’…
“Ran?” Kogoro e Conan parlarono quasi all’unisono, impensieriti dalla reazione insolita della ragazza.
‘Te lo prometto’.
“Papà… non ho niente da dirti” replicò infine Ran. “Sì, Amuro e quell’altro stavano cercando Shinichi, ma lui se la caverà. Inoltre, dato che tu hai avvertito la polizia, non credo ci saranno problemi… giusto?”
“Be’…” Kogoro parve un po’ spiazzato, tuttavia annuì lentamente. “Allora speriamo che gli agenti dell’ispettore Megure riescano ad acciuffare quel maledetto. E adesso… meglio che vada, sta per iniziare uno speciale su Yoko Okino alla televisione” aggiunse, cambiando completamente espressione. Uscì dalla stanza rapidamente e Conan restò di nuovo solo con Ran.
“Vado a fare i compiti” annunciò lei, improvvisamente ansiosa di andarsene. Il piccolo detective la fermò all’istante: “Ran, aspetta!”
“Cosa c’è?” domandò la ragazza, sforzandosi di mascherare un moto d’inquietudine.
Conan incrociò le braccia. “C’è altro dietro la storia del tuo rapimento, vero? Perché non ne hai voluto parlare a tuo padre?” incalzò. Non è che la cosa gli dispiacesse, anzi: era meglio che né Ran né Kogoro si soffermassero a riflettere a lungo sulla faccenda e la dimenticassero, così c’erano meno probabilità che finissero nei guai… però il fatto che Ran avesse deliberatamente taciuto certi particolari gli suonava strano. Sarebbe stato logico che lei raccontasse più dettagli a suo padre, sperando nel suo aiuto…
“Non c’è niente da dire” dichiarò Ran con fermezza. “La polizia troverà Amuro… e basta”.
“Ma, Ran…” iniziò Conan incerto.
Non hai detto che stanno cercando Sera, non hai detto che hanno nomi in codice di alcolici e che probabilmente fanno parte di una banda ben organizzata… perché? Hai intuito quale grande pericolo può celarsi dietro tutto ciò, grazie alle mie poche parole di quel giorno all’ospedale, e hai paura per tuo padre? Per me è molto meglio così, ma non capisco le ragioni di questo tuo comportamento…
“Conan, perché credi che io stia mentendo?” Il tono di Ran si era indurito inaspettatamente e il piccolo detective ebbe un lieve sussulto.
“Mi chiedevo solo… se stessi tacendo qualcosa. So che quel giorno hai incontrato Shinichi… Forse lui ti ha chiesto di mantenere un segreto?”
Ran scosse il capo con lentezza. “Non è proprio così… Mi ha detto che riuscirà a incastrare quei delinquenti e che ha una pista da seguire, tutto qui”.
“Capisco. Quindi è un po’ come se ti avesse pregata di non immischiarti nel suo lavoro” azzardò Conan, cercando di usare un tono innocente.
Ran annuì. “Preferisco scordarmi di tutta questa storia” disse. “Credo di essere un tantino stanca… Meglio affogare nella normalità di un’oretta di studio, non trovi?” Accennò un sorriso, che le uscì piuttosto stentato. “Tu dovevi dirmi qualcosa, Conan?” soggiunse.
“Oh. N-niente d’importante, Ran. Vai pure”.
Lei scompigliò distrattamente i capelli del suo ‘fratellino’ e uscì.

Una ripassata di storia giapponese non era esattamente l’ideale per mettere da parte i cattivi pensieri, ma forse si poteva tentare di utilizzarla per tale scopo. Mentre cercava di tenere a mente gli avvenimenti più importanti della prima metà dell’Era Meiji*, Ran Mouri scacciava continuamente il senso di confusione che minacciava di invaderla a ogni istante che passava.
Non ci capisco più nulla. Shinichi sostiene che se la caverà, però io sono preoccupata per lui e Sera mi ha dato ragione… Secondo lei Amuro non si farà trovare dalla polizia, ma io cosa potevo dire a papà? Questa situazione d’incertezza mi spaventa e mi turba, non so proprio come comportarmi… D’altro canto mi sembra più sensato che anche la polizia conduca delle indagini, non voglio lasciare Shinichi da solo... Chissà quanto rischia e non vuole ammetterlo!
Ran si scostò una ciocca di capelli dal viso, voltando una pagina del suo libro di storia. Si sentiva il cuore veramente oppresso.
Io ho paura per lui e anche per Sera… Spero soltanto di aver fatto la cosa giusta. Non mi va di dare l’impressone della ficcanaso, tanto più che mi è stato chiesto espressamente di non preoccuparmi e badare agli affari miei, però visto che la polizia è stata informata, almeno in parte, darà il suo contributo. Inoltre è stato papà a parlare con l’ispettore Megure… Mi auguro che non venga invischiato in qualche pericolo e che tutto si risolva il prima possibile… Chissà se ho fatto bene a non dire niente su Sera?
Ran emise un piccolo sospiro, attenta a non svegliare Kazuha, che dormiva profondamente sul suo letto. No, forse avrebbe dovuto riferire che anche Masumi era nel mirino di Amuro e compagnia… L’ultima volta che si erano viste non le era parsa spaventata, tuttavia poteva essere un tentativo di mascherare…
“Yawn…!”
Ran trasalì. Kazuha si stava tirando su, stiracchiando le braccia e sbadigliando, gli occhi ancora impastati di sonno.
“Accidenti, mi sono addormentata… senza nemmeno accorgermene” commentò la ragazza di Osaka sfregandosi le palpebre. “Che ore sono?”
“Non preoccuparti, neanche le quattro e mezzo. Dormito bene?” esclamò Ran, voltandosi in direzione dell’amica e tirando finalmente fuori un vero sorriso.
Kazuha fece un cenno d’assenso col capo. “Sì, grazie… Almeno non ho pensato”.
Ran si alzò, abbandonando libri e quaderni sulla scrivania e raggiungendo il letto. “C’è qualcosa che non va?” chiese, sedendosi accanto a Kazuha.
Lei si aggiustò un po’ la coda di cavallo spettinata. “Si vede così tanto?”
“Abbastanza… Quanto meno dal punto di vista di un’amica”.
Kazuha si stritolò nervosamente le dita delle mani. “Ho litigato con Heiji” rivelò, tenendo lo sguardo basso.
“Immaginavo. Come mai?” s’informò Ran.
“Per quello che è successo ieri… Lui sostiene di non avere alcun bisogno di me e che devo lasciarlo in pace”.
Ran spalancò gli occhi. “È assurdo! Stando a quello che mi hai raccontato, è merito tuo e di Sera se Hattori si è salvato!”
“Proprio così! Ma pensa che io debba farmi gli affari miei… e mi ha accusato di essere paranoica, di dovermi sempre sentir dire quello che devo fare” confessò Kazuha abbattuta.
Ran scosse il capo, incredula. “Non è possibile che sia stato così duro con te, lui…”
“Ah no?” sbottò Kazuha ferita, alzando gli occhi di colpo. “Ha detto chiaramente che sono soltanto una rompiscatole, un peso… Ha i suoi casi, non gl’importa un fico secco di me!”
Ran appoggiò una mano sulla spalla dell’amica e la sentì tremare appena. “Io non ci credo” affermò con decisione. “Voi vi conoscete da una vita e vi siete sempre voluti bene… Se Hattori ha detto quelle cose, di certo non le pensava davvero…”
“Io sono stufa!” urlò Kazuha con rabbia. “Stufa di correre dietro a un idiota che non mi guarda neppure, stufa di preoccuparmi quando non dovrei… Stufa di lui, ecco!”
Sul viso di Ran si dipinse un’espressione malinconica. “E cosa conti di fare adesso?” chiese a voce bassa.
“È semplice: visto che Heiji afferma di riuscire a sbrigarsela sempre da solo, in qualsiasi situazione, lascerò che faccia quel che gli pare e piace. Se dovesse trovarsi di nuovo nei guai, non sarò certo io ad affannarmi per aiutarlo. Il mio contributo non gli serve! Lui ha bisogno solo di se stesso e delle sue indagini, questa è la verità”.
“Kazuha…” esordì Ran, ma la ragazza di Osaka non la lasciò parlare: “Ran, ascoltami bene, non è giusto stare in ansia e soffrire per chi non ti merita. Anche Shinichi sembra pensarla come Heiji, a giudicare da quello che è successo… Forse non sta affatto cercando di proteggerti, vuole solo tenerti a distanza e badare agli affaracci suoi. Se è così, lascialo cuocere nel suo brodo e fai la tua vita, non sprecare le tue attenzioni rivolgendole a lui. Te lo dico come amica… e come ragazza innamorata: non devi rischiare di stare male senza alcun motivo valido”.
Ran rimase senza parole: dal discorso di Kazuha trasparivano in egual misura dolore e collera, mentre i suoi occhi, di solito vivaci, erano tristi come non mai.
“Vado in bagno, ti lascio ai tuoi libri” concluse Kazuha in tono spento, e si alzò di scatto. L’amica cercò di fermarla con un gesto della mano, ma non ottenne alcun risultato e si rassegnò, abbandonandosi sul proprio copriletto verde e lisciandone le pieghe con gesto meccanico.
Non riesco a credere che Hattori abbia detto a Kazuha quelle cose crudeli… Forse lei lo ha provocato in qualche modo? Ad ogni modo dovrebbero riconciliarsi, sono sempre stati così uniti, nonostante i frequenti battibecchi! Sì, tra loro deve tornare tutto come prima…
Di nuovo quell’espressione particolarmente malinconica adombrò il viso di Ran, mentre lei tracciava, con i polpastrelli della mano destra, spirali invisibili sul tessuto del copriletto.
‘Ha bisogno solo di se stesso e delle sue indagini’.
Il movimento delle dita divenne più veloce, quasi frenetico.
‘Anche Shinichi, forse non sta affatto cercando di proteggerti’.
Le palpebre si chiusero per un istante, come se Ran si stesse concentrando.
‘Io sono stufa di lui’…
La mano si serrò bruscamente, trattenendo un lembo del copriletto e stringendolo con forza. Ran aprì gli occhi, fissando un attimo il vuoto con aria assente.
‘Io sono stufa’.
Non la penso come Kazuha… e sono sicura che lei ha parlato sotto l’effetto dell’ira. Mi fido di Shinichi, so che mi vuole bene almeno come amica. Certo, se davvero si nasconde dietro le sembianze di Conan significa che mi sta mentendo… Forse dovrei andare a fondo della questione una volta per tutte, ma come faccio a scoprire la verità? Parlando con Conan non guadagnerei nulla…
Ran si alzò a sedere, questa volta con espressione decisa. Si scostò i capelli castani dalla fronte, riflettendo.
Si è comportato in modo strano poco fa, mi guardava come se stesse cercando di ‘analizzarmi’... Era così diverso dal solito, così serio! C’è qualcosa che lo preoccupa? O, se si tratta realmente di Shinichi, teme che io abbia scoperto il suo segreto?
Be’, una cosa era più che evidente: avevano avuto una notevole difficoltà a parlare ed era insolito per loro due. Per quanto ricordava, sin dal primo momento in cui si erano incontrati, Conan aveva rappresentato un perfetto confidente. Sì, lei non gli diceva proprio tutto, perché all’apparenza si trattava pur sempre di un bambino, però c’era stata subito una forte sintonia, come se lui fosse davvero il suo fratellino. Quell’ultimo discorso che avevano fatto… raccontava un’altra storia.
Devo riuscire a trovare la maniera di scoprire che c’è dietro… Ormai è diventato troppo importante per me sapere cosa nasconde Conan. Perché nasconde qualcosa, altrimenti non si sarebbe comportato in quel modo… e se davvero lui è Shinichi si spiegherebbero molti misteri…
Rn balzò in piedi, stingendo i pugni. Sentiva di dover agire al più presto… ma non sapeva ancora come. Poi rammentò la faccia triste di Kazuha, le sue parole colme di rabbia e di amarezza; doveva fare qualcosa anche per lei, per aiutarla a riconciliarsi con Heiji.
Non voglio intromettermi, però credo che entrambi abbiano bisogno di una spintarella… Andrò all’ospedale per parlare con Hattori e magari mi farò accompagnare da Conan, così potrò approfittare per osservare un po’ i suoi atteggiamenti…
“Ehi, Conan!” Ran uscì velocemente dalla camera, chiamando a gran voce il piccolo detective. “Conan, sei impegnato?”
Lui sbucò dalla stanza in cui dormiva con Kogoro. “Che c’è, Ran?”
“Volevo sapere se ti andava di venire all’ospedale con me, a trovare Hattori”.
“Ah. Ma scusa, tu non avevi da studiare?” chiese ingenuamente Conan, sbattendo le palpebre.
Ran arrossì un po’, sentendosi a disagio. “Hai ragione, il fatto è che, essendo sabato, mi sono presa di pigrizia. Inoltre è una bella giornata, potremmo approfittare per fare una camminata e magari fermarci al bar a prendere una cioccolata. Che ne pensi?” domandò.
Conan si aprì in un adorabile sorriso infantile e per un momento Ran trovò semplicemente assurdo che lui potesse in realtà essere Shinichi. “È un’ottima idea, se stiamo qui senza far niente finiremo per annoiarci. Andiamo!”
“Vado a mettere qualcosa di più adatto per uscire, allora. Tu aspettami, intesi?” E Ran corse nella sua stanza.

Le persiane erano accostate, per tenere la luce solare lontana dallo schermo del computer. Dita sottili con le unghie ben curate e smaltate di rosso ticchettavano sulla tastiera. Immagini accompagnate da alcune scritte scorrevano davanti agli occhi tendenti al grigio, animati da un’espressione attenta. Un lieve sorriso increspava le labbra carnose color rubino.
Vermouth stava controllando le ultime informazioni raccolte da Sakè, che Amuro aveva recuperato il giorno prima, rischiando di farsi scoprire. Dato che lui aveva parlato di una nuova pista, era evidente che non gli interessava più di tanto sapere cos’aveva scoperto il loro ‘collega’… Per Vermouth non funzionava così, qualsiasi riferimento a Shinichi Kudo riusciva a stuzzicarla.
In un certo senso, l’impresa fu una delusione. Vermouth aveva creduto che esaminare il lavoro di Sakè all’insaputa di Bourbon – che certamente sarebbe stato contrario a una sua intromissione – potesse essere eccitante, almeno in minima parte. Credeva di doversi adoperare affinché le informazioni sbagliate non finissero in mani sbagliate. Invece Sakè non era arrivato molto lontano: aveva solo fatto una specie di collage di fotografie di Shinichi, dai tempi delle scuole medie fino al secondo anno di liceo, aggiungendo qua e là delle didascalie. ‘Da quasi un anno ha la fama di salvatore della polizia giapponese… È scomparso misteriosamente dopo aver risolto un caso di omicidio al luna park chiamato Tropical Land… Si è fatto vedere inaspettatamente al festival della Scuola Superiore Teitan…’
Vermouth lanciò un’occhiata alla foto che ritraeva Shinichi con il costume da cavaliere e l’elmo in mano: accanto a lui c’era Ran Mouri vestita da principessa, un’espressione stupefatta sul viso dolce. Dopodiché altre annotazioni… ‘È sopravvissuto nonostante avesse ingerito del veleno, quindi bisogna andare in fondo alla questione. La figlia del famoso detective Kogoro Mouri sembra avere qualche legame con lui, perciò potrebbe sapere dove si nasconde; dopotutto, non risulta che si sia fatto vedere ancora, in seguito al caso del luna park, perlomeno se si eccettua il festival scolastico del Liceo Teitan. È logico pensare che abbia paura di una possibile vendetta di Gin e Vodka, che hanno tentato di ucciderlo’.
Vermouth sospirò, ricacciando indietro una ciocca di capelli chiari, sfuggita all’elastico che le fermava la coda. Sciocco da parte di Shinichi farsi vedere alla recita della cara Angel, in effetti… D’altro canto, era chiaro che aveva ereditato il talento di sua madre Yukiko, assai abile nella recitazione e ben felice di stare sotto i riflettori. In ogni caso, Sakè non si era minimamente avvicinato al segreto della doppia identità di Shinichi… Le ultime annotazioni erano un’accozzaglia di interrogativi sui reali effetti del veleno somministrato al giovane detective, che a quanto pareva su di lui non aveva funzionato.
Quindi Sakè era interessato anche all’APTX? Allora è meglio che Bourbon l’abbia eliminato... I membri di basso calibro non devono assolutamente immischiarsi in un progetto così importante…
Be’, adesso si era fatta ora di chiudere tutto. Non voleva certo che Bourbon la cogliesse con le mani nel sacco… Soppesò l’idea di cancellare alcune parti del file, indecisa se farlo oppure no. Si era aspettata di trovare informazioni più compromettenti, d’accordo, però bisognava ammettere che Sakè era almeno giunto alla conclusione che Shinichi Kudo fosse vivo e stesse cercando di nascondersi. Non che fosse difficile arrivarci, una volta scoperto cos’era successo al festival scolastico… ma il punto era che anche questa semplice ‘traccia’ poteva diventare pericolosa, se Bourbon si metteva in testa di indagare sulla faccenda.
D’altra parte Sakè gli avrà comunque detto qualcosa prima di morire… È assai probabile che Bourbon sappia già che Shinichi Kudo non è morto. Meglio lasciare il file così com’è e stare in guardia: se Bourbon decide di far luce su questa storia, dovrò pensare a un espediente per impedirgli di scoprire chi è in realtà il ragazzino che vive con quell’incapace del detective Mouri. Se invece lui segue la sua nuova pista, qualunque essa sia, credo che non avrò problemi…
Vermouth chiuse rapidamente il file, poi indossò un guanto ed estrasse il dispositivo USB dal computer. Ora doveva soltanto rimetterlo nella macchina di Amuro, dove l’aveva trovato… Impadronirsene era stato un gioco da ragazzi e nessuno avrebbe mai potuto sapere che lei lo aveva fatto. O comunque, non lasciando impronte, sarebbe stato impossibile dimostrarlo.








* l’Era Meiji va dal 1868 al 1912

Edited by Neiro Sonoda - 2/8/2015, 21:10
 
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