Penultima puntata. L'ultimo appuntamento sarà sabato 27 Agosto. Buona lettura.
Capitolo 19
Dubbi e preparativiIo ero rientrata in camera ma sentii bussare alla porta, era sempre Ran:
“Ho visto un’ombra in cima alle scale, sapevo che eri tu!”
“Com’è andato lo spogliarello?”
“La nonna si sarebbe divertita come una matta! E dovevi vedere Akemi! Aveva un'espressione così imbarazzata mentre le si strusciavano addosso! Ora è con Ethan.”
“A proposito della nonna: cosa state tramando tu, tuo padre e Yukiko?”
“Nulla!”
“Ran, non voglio essere messa a disagio alle tue nozze. Se dovete far qualcosa di strano dovrò rinunciare a partecipare”.
Mia figlia divenne rigida e seriosa:
“No! Non andrò all’altare senza mia madre al mio fianco; non puoi farlo. I tuoi problemi coniugali sono tuoi e di papà, ma queste sono le mie nozze e tu devi essere presente!”
Dissi che l’avrei accontentata. Poi la presi per un braccio e la tirai sul letto; Ran mise la sua testa sulle mie gambe raccolte, io iniziai a massaggiarle i capelli.
“Ti ricordi? Lo facevamo spesso quand’eri piccola! Quando litigavi con Toichi, o ti dispiacevi perché Kid era sfuggito alla cattura, o quando papà non ti portava con sé ad indagare. Tu venivi da me e mettevi il tuo capo sulle mie ginocchia, poi io ti massaggiavo la chioma fino a quando non t’addormentavi. Questa sarà l’ultima volta che lo farò! Domani ti sposerai e stai per diventare mamma, ora tocca a te farlo con tuo figlio”.
Parlammo a lungo dei suoi dubbi prematrimoniali, delle sue ansie, incertezze e speranze, le confidai quelli che avevo avuto io trent’anni prima (lei era fortunata: aveva una madre con cui discutere di tutto questo, ed anche una sorella quasi coetanea. Io ero stata sola quella notte e, sebbene avessi già avuto una figlia dal mio futuro marito, avevo passato la notte prima delle nozze in ansia come non mai): fu un bel momento madre–figlia come non ne capitavano da anni. Ad un certo punto, la mia bambina cambiò argomento:
“Mamma, siamo riusciti ad alleviare il dolore per la scomparsa di Ataru?”
“Perché me lo chiedi?”
“Abbiamo sempre pensato che, in fondo al cuore, tu non sia stata soddisfatta di noi; che facessi paragoni con nostro fratello maggiore!”
“Sciocchina! Tu e pure quegli altri due! E pensare che passate per geni! Sono sempre stata orgogliosa di voi, di tutti voi. Ataru mi manca da morire ma voi non c’entrate con lui. Voi siete ciò che m’ha fatto andare avanti fino ad oggi!”
“E papà?”
“Lui è stato il grande amore della mia vita, l’unico che ha fatto battere il mio cuore avvolto nelle tenebre. E di questo gli sarò sempre debitrice; inoltre m’ha dato voi tre!”
“Allora perché non provi a perdonarlo? È cambiato, te l’assicuro! È terrorizzato all’idea di perderti!”
“Non è la prima volta che dice d’essere cambiato, ma poi ritorna tutto come sempre”.
“Ma …”.
Le misi in dito sulle labbra.
“Non sono cose che ti riguardino! Domani ti sposerai, devi andare a riposare, sarà una lunga giornata. Io e tuo padre, in qualche modo, faremo!”
Ran s’alzò, mi diede un bacio sulla guancia ed andò via. Io rimasi a meditare ed a ricordare la notte prima del mio matrimonio.
La mattina seguente ci svegliammo tutti presto; era il gran giorno! Le nozze, dato il clima estivo, erano fissate per le 18:00 nel giardino della villa di papà Hiroshi che, da quel giorno, sarebbe divenuta Villa Kuroba.
Mentre facevamo colazione, giunse Shinichi con il giornale; in prima pagina campeggiavano due notizie. La prima riportava che Kid aveva restituito la
Lacrima di Cleopatra (alcuni giorni dopo, il diamante fu poi rubato dalla nota banda Cat’s Eye e non è stato più recuperato, ma questa è un’altra storia) e, in un messaggio allegato, annunciava che quello era stato il suo ultimo colpo. La seconda riferiva che una vasta organizzazione criminale, di cui si ignorava l’esistenza, e che aveva ramificazioni ed agganci anche nel mondo della politica e della finanza, era stata smantellata a seguito di una dettagliata segnalazione anonima.
Finito il pasto, io e mio marito ci chiudemmo in biblioteca:
“Credi che l’organizzazione criminale fosse quella di cui parlava Kid?”, chiesi.
Shinichi, pensieroso, annuì.
“Suppongo che abbia compiuto la sua vendetta ed abbia fatto catturare coloro che erano colpevoli della morte di suo padre. In un modo o nell’altro, ha posto fine alla sua carriera; questo è l’importante!”
“Mi sembri un po’ deluso”.
“Da investigatore mi dispiace non essere riuscito ad assicurarlo alla giustizia, ma come facevo? Non era possibile mettere il risultato professionale davanti alla famiglia; l’ho capito a caro prezzo in questo mese!”
Mi guardò intensamente, io abbozzai un sorriso, forse un po’ imbarazzato, e, torturandomi una ciocca di capelli, gli risposi:
“Sei maturato! Forse questa storia t’è servita!”
“Shiho … io …”.
“No! Non ne voglio parlare; oggi si sposa nostra figlia!”
“Nonno! Nonno!”
Questo grido pieno di gioia ci fece interrompere la discussione; ci affacciammo e vedemmo mio suocero, Yusaku, davanti alla porta con le valigie: era appena giunto dall’America.
“Eccomi qua, nipotini!”
Diede un bacio a tutti e poi strinse in un appassionato abbraccio sua moglie, scesa di corsa dal piano superiore. Si scambiarono un rovente bacio; i due, nonostante l’età, s’amavano come il primo giorno. Ad essere sincera, quasi li invidiai per questo.
Yusaku salutò con affetto pure me, stringendomi in un lungo abbraccio (sentii che mi trasmetteva tutta la sua amarezza per quello che era successo), poi, guardò in viso suo figlio e vidi Shinichi chinare il capo. Quindi mio suocero gli pose un braccio attorno alle spalle ed i due uomini si chiusero nella biblioteca. Non ho mai saputo cosa si siano detti, posso ipotizzare che Yusaku si fece raccontare per filo e per segno quanto avvenuto ed abbiano pertanto parlato di me. Di sicuro rimasero lì dentro per più di tre ore ed impedirono a chiunque d’entrare.
Ma noi donne non avemmo alcun tempo per pensare a ciò. Alle dieci tutte le signore Kudo si recarono dal parrucchiere e dall’estetista per farsi belle per la cerimonia. Tornammo a casa solo dopo le due del pomeriggio.
Alle tre arrivarono gli Hattori da Osaka e mi fecero una gran festa (dovevano essere felici di vedermi a casa). Heiji punzecchiò mio marito per la sua “scappatella”, ma fu redarguito da Kazuha che reputò la discussione poco delicata, soprattutto in mia presenza (ma le gaffe di Hattori ci sono ben note, ormai).
Nel tardo pomeriggio fummo tutti pronti per la funzione e ci trasferimmo nella casa a fianco alla nostra. Lì s’erano già dati appuntamento tutti i nostri amici e parenti; fu una delle rare volte in cui i Giovani Detective di due generazioni si poterono frequentare. Ayumi mostrava un bel pancione, avrebbe partorito entro quattro mesi; Mitsuhiko si pavoneggiava del suo essere quasi papà e canzonava Genta che, forse per invidia nei confronti dell’amica in attesa, rivaleggiava in pancia con lei (solo che lui non era incinta, ovviamente).
I gemelli Tomizawa (noi li chiamavamo i Suzuki perché erano legatissimi a Sonoko, anzi da bambini passavano tanto tempo con lei da sembrare suoi figli, ma in verità portavano il cognome del padre, dal momento che Ayako era entrata a far parte di quella illustre famiglia), per una volta in compagnia dei loro genitori, vollero scambiarsi ricordi di indagini con i Giovani Detective del passato e finirono per discutere, animatamente, su quale fosse stato il gruppo più figo (poi seppi che la discussione s’era animata quando si doveva decidere quale delle due squadre avesse avuto le ragazze più belle tra me ed Ayumi o le mie figlie!).
Tra gli invitati dalla parte della sposa un posto d’onore, ovviamente, era riservato ai nostri amici più intimi (gli Hattori, gli Hondo ed i Suzuki, ed ai loro diversi figli, ne avevano rispettivamente due, uno e tre). Le mie amiche mi facevano ala e si congratulavano per le nozze, ma sorvolavano delicatamente sul resto. Mio padre, Hiroshi, gonfiava il petto come un pavone per le nozze della nipote, come se fosse lui a sposarsi, e propinava i suoi terribili indovinelli a tutti (le vittime preferite erano, ovviamente, i Giovani Detective, sia i vecchi, sia i nuovi), Fusae riusciva a malapena a controllarlo; molte mie colleghe d’università facevano la fila per conoscere mio suocero, suscitando il malumore e la stizza di Yukiko che si vendicava facendo la carina con il rettore dell’università e con il preside della mia facoltà; Jodie ed Hidemi Hondo chiacchieravano del più e del meno, vantandosi dei rispettivi lavori (Jodie lanciava frecciatine alla collega della CIA rinfacciandole, velatamente, d’essere rimasta zitella, mentre lei era divenuta direttrice dell’FBI e comunque s’era sposata ed aveva avuto due figli), mentre Akai era rimasto taciturno e silenzioso in un angolino del giardino, osservando con interesse le sue orchidee e controllando se fossero ancora fresche e se avessero superato lo shock del viaggio transoceanico, sua sorella Masumi, intanto, non smetteva di salutare tutti, che non vedeva da anni, tirandosi dietro marito e figli, correndo di qua e di là come suo solito; poi c’erano tutti gli amici poliziotti delle prefetture in cui andavano ad indagare Shinichi e Ran, sembrava un convegno delle forze dell’ordine, credo che quella villa fosse il luogo più sicuro di Beika! Kogoro, per la disperazione di Eri, s’era posizionato vicino al tavolo degli alcolici e faceva gli occhi dolci un po’ alle bottiglie ed un po’ alla graziosa barista ventenne del catering.
Erano intanto arrivati i Kuroba. Ci fu grande mormorio non solo per i genitori dello sposo, il famoso prestigiatore Kaito era, in effetti, davvero affascinante, con quei baffetti e lo sguardo sicuro e sbruffone, ed attirava l’attenzione di tutte le signore presenti, ma soprattutto per sua madre, la misteriosa Chikage che, nonostante l’età, era di una bellezza incredibile (Eri e Yukiko sembravano sul punto di ucciderla e la squadravano da capo a piedi). Nessuno di noi la conosceva; la signora, infatti, girava sempre per il mondo, fin dalla morte del marito, ed era rarissime volte a casa. C’erano poi ex compagni di scuola di Kaito: una certa Akako Koizumi, che si diceva facesse cadere gli uomini ai suoi piedi, tanto che si raccontava che fosse una strega (figurarsi!), e che, pare, facesse la corte a Kaito ai tempi del liceo, una tal Keiko Momoi, migliore amica di Aoko ed altri. Tra tutti però spiccava Saguru Hakuba, anche lui detective, residente stabilmente a Londra, che era stato, per qualche tempo, compagno di classe di Kuroba (voleva infatti catturare Kid) e che s’era scontrato sul campo deduttivo con Shinichi ai tempi in cui s’era rimpicciolito; era in quei giorni a Tokyo e Kaito l’aveva invitato (la sfacciataggine di quell’uomo non conosceva limiti, era pari solo a quella di Shinichi! Hakuba era un suo acerrimo nemico, ogni volta che era a Tokyo in concomitanza con un furto di Kid cercava di prenderlo, solo un ritardo nel volo da Londra gli aveva impedito di essere quella famosa notte al museo con noi, e lui l’aveva invitato alle nozze!). Hakuba faceva ovviamente parlare di sé sia perché era un uomo molto elegante ed affascinante, sia perché sua moglie era altrettanto bella, sia per l’enorme aquila ammaestrata che s’era portata dietro: chiaramente non era una persona comune (altrimenti non avrebbe potuto rivaleggiare con mio marito e Kaito)! Oltre agli amici del liceo, si vedevano pure i coniugi Nakamori, sebbene l'ispettore fosse addolorato per la conclusione della sua sfida con Kid ed annegasse il dispiacere al tavolo degli alcolici, in compagnia di Kogoro.
Per ultimo c’era uno strano tizio, molto anziano, credo fosse quasi centenario, sulla sedia a rotelle. Si chiamava Konosuke Jii; era stato assistente e collaboratore di Toichi senior e poi era rimasto a fianco del figlio (Shinichi m’ha detto che, secondo lui, era questo Jii il collaboratore di Kid nei furti, ma non aveva le prove per dimostrarlo). Per Kaito era come un secondo padre e come tale lo trattava.
Mia figlia aveva sistemato ogni cosa al meglio. Il giardino era stato preparato per la cerimonia all’americana. Il prete, infatti avrebbe preso posto sotto un archetto di legno bianco, impreziosito dalle orchidee di Shuichi, mentre gli ospiti si sarebbero seduti sulle sedie disposte per l’occasione. La villa, ormai perfettamente ristrutturata per la nuova famiglia, avrebbe ospitato il rinfresco dividendo gli ospiti, molto numerosi, tra l’interno e l’esterno. Era tutto meraviglioso, c’era una cosa che mi lasciava però perplessa: non avevo idea di quale abito avrebbe indossato la mia sposina. Sapevo che se n’era occupata Fusae, ma quando avevo cercato di entrare nella stanza in cui Ran si stava preparando ero stata fermata da Yukiko, Akemi e Fusae: non avevo il permesso di vedere la sposa!
Capitolo 20
La cosa più importanteMa stavano scherzando? Una madre non può aiutare la figlia a vestirsi per le nozze? È lo sposo che non la deve vedere, non la madre! Era assurdo; decisi di rimanere davanti alla porta. Alla fine uscì proprio Ran, in intimo!, e mi bisbigliò d’andare via, ma resistetti imperterrita. In ultimo sopraggiunse Yusaku che mi portò, quasi a forza, dagli ospiti.
“Non è che state preparando qualche imbroglio?”, gli chiesi. Lui negò, ma la lunga chiacchierata con suo figlio mi lasciava in ansia.
Decisi di visitare la casa. Quanti ricordi! Certo i restauri l’avevano cambiata, ma non potevo non riconoscere i luoghi dove avevo vissuto come Ai Haibara. La mia ex stanza era divenuta la camera del futuro bambino; il laboratorio era stato tramutato nello studio dove Toichi avrebbe preparato i suoi numeri magici, la stanza di papà Hiroshi, dove ora si stava cambiando mia figlia, sarebbe stata la camera da letto degli sposini.
Girovagando sentivo in lontananza il vociare degli ospiti in giardino, era quasi ora della cerimonia. Incrociai Shinichi:
“Hai visto Conan?”, mi domandò, “sarà lui a dare gli anelli agli sposi, il prete gli vuole domandare una cosa, ma non lo troviamo!”
Dissi di non sapere dove fosse ma mi offrii di cercarlo; ci separammo. Iniziai a scrutare ogni angolo dell’edificio; alla fine giunsi davanti alla porta che conduceva al mio vecchio laboratorio e sentii ridacchiare ed ansimare; scesi di sotto, ma non accesi la luce, conoscevo quelle scale a memoria. I gemiti si fecero più forti, arrivata ai piedi della scala premetti l’interruttore e trovai la sorpresa. Lo scomparso Conan era, mezzo nudo, avvinghiato su una ragazza; rimasi sconvolta quando mio figlio si spostò per ricomporsi e vidi il viso della giovane: Ayako Suzuki, la figlia minore di Sonoko! Ma che era preso a tutti i miei figli? Il caldo estivo accendeva i bollori giovanili? Era destino che dovessi essere io a scoprire i compagni dei miei figli, evidentemente. Conan, rivestendosi e per nulla turbato (al contrario di me, avranno preso la faccia di bronzo dal padre, lui ed Akemi), prima mi rimproverò per l’interruzione “proprio sul più bello” (ma ditemi se son cose da dire ad una madre!), poi mi spiegò che si frequentavano da quando era tornato dall’America: tutte le volte che ci diceva che doveva uscire con questo o quel suo ex compagno di scuola, in realtà usciva con lei (avevano iniziato a flirtare la sera successiva a quella in cui Sonoko ed i suoi erano venuti a cena da noi dopo il suo ritorno. In quella occasione, Conan aveva notato una punta di gelosia in Ayako, che era in effetti sua amica d’infanzia e compagna di scuola, a causa della presenza di Ami. Quando la Kawashima aveva impedito al mio “piccolo”, se lo posso chiamare così, di riaccompagnarla a casa ed aveva preso le distanze da lui, a causa del piano con Shinichi, la giovane Suzuki s’era fatta avanti e Conan, nel tentativo di far ingelosire Ami, le aveva dato corda; così una frequentazione partita per ripicca, s’era tramutata in una cosa seria). Nonostante il tutto fosse nato e proseguito praticamente sotto il mio naso, io, assorta nei miei problemi, non m’ero accorta di nulla!
Spiegai a Conan perché lo cercassi, lui si recò dal prete, io, a questo punto, presi Ayako sottobraccio e decisi di scambiare due chiacchiere con lei; forse, un giorno, sarebbe stata mia nuora, era il caso che iniziassi a conoscerla come si doveva. La ragazza, in effetti, aveva preso il carattere sfacciato e irruente di sua madre, compativo il povero Makoto, e non era per nulla intimorita dall’essersi fatta trovare in quelle condizioni da me.
“Cosa ne penserà tua nonna del fatto che tu voglia frequentare un futuro attore?”, le chiesi, ben sapendo quanto la matriarca della famiglia fosse rigida con le questioni di lignaggio e nobiltà (aveva, sulle prime, creato obiezioni anche a sua figlia Sonoko quando ella le aveva presentato Makoto, reputando un giovane karateka errante inadeguato ad entrare nella famiglia Suzuki).
“Dica quel che vuole; non decide lei per me!”
Quella ragazza mi era sempre piaciuta, ed ora mi piaceva ancora di più; così continuammo il nostro discorso tra donne mentre la accompagnavo in bagno per farle dare una sistemata (il vestito era un po’ sgualcito ed anche acconciatura e trucco avevano subito l’impeto giovanile di mio figlio).
Lasciata Ayako alle amorevoli cure di mio figlio, che aveva finito di parlare con il sacerdote (e pregandoli di non combinare altri pasticci, dal momento che mancava poco all’entrata di Ran), vidi avvicinarsi l’elegantissima Midori Megure con suo marito. La donna mi salutò con affetto e mi spiegò:
“Ho saputo quanto è avvenuto; è una cosa riprovevole, pertanto ho chiesto a mio marito di svolgere il proprio dovere; Juzo!”
Il questore, con aria da cane bastonato, si avvicinò a me e disse:
“Ecco … Shiho, … come dire …, sono immensamente dispiaciuto per quello che è avvenuto e ti porgo le mie personali scuse, oltre a quelle dell’intero dipartimento di polizia metropolitana. Spero che vorrai accettarle!”
Il poveretto, a cui evidentemente la moglie aveva dato una bella lavata di capo, era davvero mortificato. Mi fece tenerezza, quindi lo bloccai, prima che si inchinasse e lo abbracciai con affetto, avevamo passato tante avventure insieme, non doveva umiliarsi così con me!
“Questore, non si preoccupi, è tutto dimenticato. Siete miei ospiti, divertitevi … e grazie!”
La coppia, rasserenata, si riunì agli altri invitati.
Da che il mondo è mondo, è tradizione che la sposa arrivi in ritardo. Il tempo varia a seconda della ragazza; c’è quella che arriva dopo 5 minuti, tanto per rispettare la tradizione, c’è l’altra che giunge dopo 3 ore. Mia figlia rientrava nella prima categoria e la marcia nuziale risuonò alle 18:07. Shinichi era sparito, doveva accompagnare Ran all’altare, io, invece, ero seduta in prima fila (quando si fosse sposato Conan sarebbe stato il mio turno). Dopo le prime note, tutti ci alzammo in piedi e ci voltammo verso la porta del salone da cui sarebbe apparsa la sposina; ed eccola, finalmente, in tutta la sua bellezza. Appoggiata delicatamente al braccio del padre, Ran uscì di casa e mise piede sull’erba del giardino suscitando l’ammirazione generale. Man mano che s’avvicinava, preceduta dai paggetti e seguita dalle damigelle, iniziai a mettere a fuoco il suo famoso abito, che ancora non avevo visto.
Rimasi interdetta! Quando mi passò accanto inforcai gli occhiali per vederlo meglio ed ebbi la conferma della mia prima impressione. Il suo abito da sposa … era il mio, quello che avevo indossato trent’anni prima. Sebbene avesse subito alcune modifiche (io e Ran non abbiamo proprio le stesse misure) era ovvio che, sotto il taglia&cuci apportato da Fusae, ci fosse il mio vestito. Il colore, i ricami, anche la lunghezza del velo e la sua foggia erano quelli.
Yukiko, accanto a me, mi bisbigliò:
“Sorpresa? In principio Ran voleva un abito nuovo, ma quando è iniziata la storia di Shinichi ha deciso di renderti omaggio usando il tuo vestito. Ha chiesto a Fusae di modificarlo il meno possibile, se fosse stato per lei non l’avrebbe proprio toccato, ma è stato impossibile. Era decisa a sbattere in faccia a suo padre fedifrago l’abito con cui t’aveva presa in moglie, sperando di farlo tornare da te. Almeno è quello che m’ha detto!”
“Allora era questo che tramavate tutti e tre?”
Yukiko tacque; io, come una scema, iniziai a piangere, in compagnia della signora Yonehara che aveva visto crescere Ran e che si sentiva una seconda madre. Intanto Shinichi, tutto emozionato, affidò la figlia a Toichi, che era in attesa all’altare, e si sedette al mio fianco.
“Che te ne pare dell’abito?”
“Siete dei mascalzoni! Usare questi mezzucci per farmi cambiare idea!”
“Ci siamo riusciti?”
Il prete iniziò la cerimonia, io intimai il silenzio a quel delinquente patentato e mi concentrai sulla funzione che proseguì secondo tradizione fino al giuramento:
“Io, Toichi, prendo te, Ran, come mia legittima sposa, per amarti ed onorarti nella buona e nella cattiva sorte, in salute e malattia, in ricchezza e povertà per tutti i giorni della mia vita, finché morte non ci separi”.
Mio genero, ormai lo posso chiamare così, infilò la fede nell’anulare di mia figlia, poi toccò a lei:
“Io, Ran, prendo te, Toichi, come mio legittimo sposo, per amarti ed onorarti nella buona e nella cattiva sorte, in salute e malattia, in ricchezza e povertà per tutti i giorni della mia vita, finché morte non ci separi”.
Anche lei mise l’anello al dito di suo marito.
Mi sorpresi ad osservarmi le mani e mi turbò molto notare che il mio anulare sinistro era nudo, privo della fede che aveva portato per tre decadi, solo un lieve rossore indicava il punto in cui la vera era posizionata. Se volevano richiamare alla mia mente i ricordi del mio matrimonio … beh, ci stavano riuscendo! Il prete completò:
“Con i poteri conferitimi dalla Chiesa, vi dichiaro marito e moglie. Non sciolga l’uomo ciò che Dio ha unito!”
I due giovani si baciarono tra il tripudio degli invitati.
Mi avvicinai agli sposi per far loro le mie congratulazioni. Ran mi guardò negli occhi:
“Spero che non te la sia presa se ho modificato il tuo abito”.
“Sciocchina, sono felicissima ed onorata. Ho anche capito quello che volevi dirmi!”
“Ed allora?”
“Non credo che basti un vestito per sistemare i cocci che si sono sparsi”.
Vidi un velo di tristezza passare sul volto di mia figlia. La baciai e salutai Toichi, poi mi allontanai per occuparmi del catering. In realtà ero turbata, il vestito non era sufficiente, ma di certo aveva fatto il suo effetto. I miei dubbi erano andati aumentando, forse insistevo nel voler negare solo per puntiglio, per punire Shinichi che m’aveva fatto soffrire. Ero molto confusa, nel frattempo iniziò il pranzo a buffet; questo mi evitò l’imbarazzo di dovermi sedere accanto a mio marito e mi distrasse attirandomi nella viva e multiforme conversazione che occupava gli ospiti.
Si proseguì con le danze, tutti erano felici. Conan non faceva altro che danzare con Ayako, Akemi, dopo un po’ di rimostranze (lei non ama queste cose mondane), accettò di ballare con Ethan (che fu un disastro, pestandole più volte i piedi). I neosposi ballarono con i rispettivi genitori. Vidi Ran confabulare ancora con suo padre; Kaito venne da me e mi fece compiere un paio di giri di pista, devo dire che balla divinamente (e credo che abbia suscitato la gelosia di Shinichi, specialmente per come mi stringeva). Mio marito ballò con la sua consuocera, suscitando, questa volta, i borbottii di Kaito (sono due bambini!).
Feci qualche giro di pista anche con mio padre, che ne approfittò per sapere le ultime novità.
“Figliola, conosco Shinichi da una vita, so che è un bravo ragazzo e che ti vuole bene; sì, è un po’ fatto a modo suo, ma è certamente innamorato di te, quindi spero che saprai perdonarlo e che tutto si sistemi. Comunque, se dovessi decidere di lasciarlo, sappi che puoi tornare da me quando vuoi. Segui il tuo cuore, sono sicuro che opererai per il meglio, io sarò sempre al tuo fianco”.
Mio padre, nonostante tutto e nonostante la mia età, mi trattava ancora come una ragazzina che torna da lui a farsi consolare perché ha litigato con il fidanzato!
Poi danzai con Yusaku:
“Cosa pensi di fare?”, avevo cercato d’evitare il discorso per tutta la serata, ma non potevo sperare che mio suocero non si intromettesse, del resto la metà dei presenti aveva, in un modo o nell’altro, cercato di darmi consigli e suggerimenti.
“Sono incerta!”, ammisi per la prima volta, “amo Shinichi ma l’ha combinata grossa”.
“Credi che la mia vita con Yukiko sia stata tutta rose e fiori? Pensi che sposare una star del cinema al culmine della carriera e della bellezza, con il carattere esuberante che si ritrova, sia stato facile? Eppure siamo andati avanti e ci amiamo come il primo giorno. Il matrimonio è fatto di reciproca sopportazione e reciproco smussare gli angoli; l’affetto può non bastare, se non si cerca un punto di intesa. Solo così si superano le difficoltà!”
“Sono trent’anni che smusso gli angoli, fin dal giorno delle nozze, quando mi mollò per andare da Ran rediviva!”
“Sei stata bravissima in questo; ma sii sincera: non credi che anche lui, alcune volte, possa aver pensato che stare con te non fosse così semplice? Tu non hai mai avuto momenti in cui gli hai reso la vita difficile?”
“Suppongo di sì!”, ammisi, anche se a malincuore, e la mente corse a tutti i guai causati dalla brama di vendetta dei membri superstiti dell’Organizzazione, primariamente Bourbon e Chris, ricordai quante volte Shinichi avesse rischiato la vita e giocato il tutto e per tutto per salvarmi da loro.
“Lui t’ha sempre perdonata, non dovresti farlo anche tu?”
La musica si interruppe, Yusaku lasciò la presa e s’allontanò per tornare a tubare con sua moglie. Mi guardai intorno; vidi Eri che accudiva quel bambinone troppo invecchiato di suo marito (che ora stava importunando una delle cameriere). Anche loro avevano avuto alti e bassi, ma s’erano rimessi insieme (e di certo avevano caratteri molto differenti e molto testardi); se ce l’avevano fatta loro, perché non potevamo farcela noi? Non era il nostro amore la cosa più importante? Più del mio orgoglio, della sua stupidità, delle avversità, delle nostre ripicche reciproche?
CONTINUA
Nel prossimo capitolo:
"Nulla è più importante di mia moglie; farò di tutto, purché lei ritorni da me!”