Carissimi amici giapponesi che mi avete chiesto ripetutamente lezioni di lingua italiana, oggi provero' a descrivervi perche' cotale lingua e' un dito nel c.. cioe', e' ostica per coloro che sono nati e cresciuti coi kana (si vede proprio che non ho voglia di laurearmi, se continuo a fare post cosi' quando sono all'uni)
Dunque, la prima cosa che saltera' ai vostri occhi e' l'uso di quei caratteri strani chiamati "alfabeto".
questo sistema non ha nemmeno l'ombra del significato che possono avere i Kanji, ma e' un mero e semplice surrogato del parlato. Questo e' da ricordarsi visto che molti tendono a confonderlo.
Essendo un surrogato del parlato, non vi ritroverete a sapere che significa una frazione di testo senza saperla pronunciare. Anzi, se non la sapete pronunciare non saprete cosa vuol dire. Questo problema comunque non si pone dato che i caratteri hanno un numero totale di 26 (mi sembra) *2.
Si distinguono in "maiuscoli" e "minuscoli" e vanno usati in opportune situazioni. Di solito si usano le maiuscole solo quando si inizia una frase o un nome proprio, mentre le minuscole in tutti gli altri casi.
Essendo cosi' pochi, vi chiederete come si fa a creare delle frasi di senso compiuto senza ingarbugliarsi nelle ripetizioni continue di lettere (come scrivere un testo usando solo gli hiragana). Per evitare cio', gli occidentali hanno introdotto il termine "parola".
Una parola e' un termine finito, completamente disgiunto dalle altre. Questo concetto e' molto importante e deve essere appreso bene: non potrete, come fate nel giapponese, concatenare piu' kanji insieme e fonderli in un unico senso, ma dovrete giostrarvi tra le parole messevi a disposizione (tranquilli, di solito ce ne sono abbastanza - ricordatevi sempre che l'italiano e' una lingua parlata da una nazione intera
).
Nelle lingue occidentali, le parole sono quindi, combinazioni di lettere, e vengono divise dalle altre parole attraverso gli spazi. Quella barra lunga che usate per convertire i kana in kanji, loro la usano spesso come carattere da inserire per staccare le parole, rendendo cosi' il testo piu' scorrevole (si capisce dove inizia una parola e dove finisce, evitando che si accavallino)
Giusto, questo sistema di parole che stacca nettamente un concetto da un altro, ha permesso di rendere la lingua italiana spiegabile modularmente (pezzo per pezzo, cioe').
Ci sono diverse classificazioni per una "parola", tanto per indicarne qualcuna: nome, verbo, articolo, proposizione.
Iniziamo dal nome, dato che e' il fulcro di una lingua.
Il "nome" italiano, indica una cosa. non ha molto di diverso dal concetto di "nome" giapponese, se non il fatto che nel nome italiano si trovano grammaticalmente sesso e numero.
Una particolarita' dell'Italiano e' che tutti i nomi sono o maschili o femminili. Si, ad esempio, macchina e' femminile, vaso e' maschile, piatto pure, carrozza femminile e cosi' via.
Personalmente non ho mai capito cosa fa si' che un nome di cosa debba essere per forza maschile o femminile, ma dato che volete imparare l'italiano, dovrete prendere le cose cosi' come sono. Un dizionario serio (come lo Shogakukan) vi spieghera' sempre se un dato nome e' maschile o femminile, dovrete abituarvi alla cosa.
Un'altra caratteristica grammaticale e' la presenza del numero direttamente nel nome, per cui si capisce con una sola parola se e' singolare o plurale. Dove nel giapponese queste cose possono essere indefinite, nell'italiano vanno esplicitamente dichiarate, altrimenti non riuscirete a creare.. la parola. Tenetevelo a mente quando tradurrete dei testi dal giapponese all'italiano, dato che vi ritroverete spesso in dilemmi del tipo "ma questo qui parla al singolare o al plurale?"
Proviamo a passare al'articolo, che precede quasi sempre il nome.
Questo "articolo" e' un concetto perfettamente sconosciuto a voi, dato che e' una parola... senza significato. Viene messa prima del nome. Il perche' non e' dato sapersi. Non sto scherzando, loro usano cosi'. Si lamentano che il giapponese e' difficile, mentre loro sono i primi a inserire nella lingua complicazioni come questa. Infatti gli articoli sono quasi sempre sbagliati quando un giapponese scrive una frase italiana. Bisogna ricordarsi che gli articoli seguono il numero e il genere del nome che precedono. Si dividono poi in determinativi e indeterminativi, i primi hanno un significato simile al "ga", ovvero quando il nome che segue e' definito in un dato contesto, mentre i secondi indicano qualcosa di piu' generico. Quali siano gli articoli usati in italiano sara' un vostro compito.
Legati in un certo modo agli articoli, ma con target decisamente diverso, sono le preposizioni.
Queste sono i degni sostituti dei suffissi che vengono usati nel giapponese. Nell'italiano, la disposizione delle parole e' molto libera (di fatto il soggetto puo' trovarsi "a tradimento" ovunque), quindi quasi tutti i significati logici (complemento di luogo, di compagnia, ecc.) sono preceduti da una preposizione che ne spiega il significato. Esclusi dalla lista il soggetto e il complemento oggetto. Vanno indovinati. Il numero e il genere del verbo, cmq, dovrebbero darvi una mano a riguardo.
Non ho intenzione di discutere ora sul verbo, dato che ci vorrebbe il doppio del post, quindi lo lascio ad una eventuale (quanto improbabile) prossima puntata.