Il compleanno di Conan

“certo, con molto piacere!” aveva risposto la bambina, già pregustando un pomeriggio romantico in cui Conan le dichiarava il suo amore.

Avrebbe potuto non regalargli niente (cosa molto facile)

ma voleva essere gentile e non la solita fredda e cinica Ai che era di solito.

Insomma, ogni giorno Conan assicurava alla polizia gente pericolosa con tendenze parecchio strane, e tutti i meriti passavano a Kogoro Mouri, e Conan non riceveva neanche un grazie.

Avrebbe potuto regalargli lo stesso il film di Harry Potter, ma poi?
Ogni volta che Conan desiderava vederlo sarebbe dovuto venire da lei, dato che Agasa possedeva un lettore DVD all'avanguardia.
No, decisamente no.

“e me lo domandi pure? Ti ricordi il mese scorso, quando mi hai invitato a quel tuo pigiama party?”

*Inizio flashback*
Sera, casa Mouri.
“ti va del succo di frutta?” chiese Conan.
“sì, volentieri.”
Conan andò in cucina a prendere due succhi e poi tornò in soggiorno.
Entrambi aprirono le loro lattine e bevvero un sorso.
“buono.” commentò Ai e si girò verso Conan, che aveva assunto un espressione ebete.
“ehm... Conan? Stai bene?” chiese incerta.
“scerto, che sciò bene, Ai. Hic!”
Non era possibile! Conan era ubriaco!
Ai si affrettò a leggere sul retro della lattina i componenti di quel succo, ma non c'era niente di strano.
Questo significava una sola cosa: Conan si era ubriacato con del semplice succo di frutta.

Due ore e mezza più tardi, dove, per finire, Conan aveva fatto un bel ballo in cui aveva sculettato a go go, la festa era giunta al termine.

“è uno scherzo, vero?” chiese Conan, indicando quello che Ai teneva in mano.

“ma... ma è bellissimo! Gli abiti di Sherlock Holmes! Grazie, Ai!” e l'abbracciò.

“e c'è anche la pipa!” esultò Conan, sventolandola. “penso proprio che sulla prossima scena del delitto mi presenterò così!”

“Ai! Ai!” si accorse che Conan la stava chiamando.
“eh? Che c'è?”
“ti va di giocare al detective e al ladro? Tu scappi e io ti prendo con addosso il mio nuovo costume.” Una pausa. “non me ne separerò mai.” aggiunse, facendo intuire che non se lo sarebbe tolto neanche per fare la doccia o per andare a dormire.
“va bene.”
Sì, in fondo, fare felice qualcuno era proprio una bella sensazione.