Leggo ora questo thread, ci metto i miei 2 cents
CITAZIONE (Bejiita SSJ @ 6/9/2011, 09:59)
Io sono dell'idea che l'italiano sia molto più difficile da imparare per un giapponese che non il giapponese per un italiano. Nel giapponese l'unica difficoltà è l'"alfabeto", ovvero l'enorme numero di ideogrammi... ma la grammatica del giapponese non è nulla di che paragonata a quella dell'italiano.
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L'italiano è una lingua "tecnica", così complicata che la sua grammatica viene insegnata alle scuole dell'obbligo italiane. (Vuol dire: i bambini italiani STUDIANO la grammatica italiana a scuola)
Il giapponese (e da quanto ne so anche l'inglese) sono lingue la cui grammatica non viene insegnata nella scuola dell'obbligo (le lezioni di "lingua nazionale" vertono per lo più sulla letteratura e sullo studio di kanji)
Questo vuol dire che il ragazzo italiano ha un chiaro (per una definizione soggettiva di "chiaro) concetto della grammatica della sua lingua, mentre un giapponese no.
Per fare un esempio semplice: a 6 anni, prima di entrare alle elementari, un bambino non sa la grammatica italiana, ma l'italiano lo parla. Questa è la condizione della maggior parte dei giapponesi: parlare una lingua che non si è "studiata" appositamente.
E se ci si pensa, ad un giapponese non serve studiare la grammatica giapponese: la grammatica in sé ha delle regole banali e semplici (assenza di numero, genere e persona, assenza di tempi verbali eccetto "passato" e "altro", non esistono cose come il congiuntivo....) mentre l'italiano... beh, basta vedere una tabella di coniugazione di un verbo, per rendersi conto che l'italiano è una lingua complessa.
Tuttavia l'italiano, per via del fatto che è una lingua dalla grammatica insegnata, è ben codificato, e per uno straniero basta prendersi un libro di grammatica e studiarselo da cima a fondo per avere grossomodo una cultura grammaticale pari a quella di un normale italiano.
Eccezion fatta per una cosa, ed infatti la stragrande maggioranza dei non italiani cade su questo esatto punto: come mai il cucchiaio è maschio e la forchetta è femmina?
Ovvero: non essendoci un genere neutro, ogni parola è o maschile o femminile. E la distinzione deve andare "a memoria" in molti casi.
Il giapponese, non essendo "imparato", viene utilizzato dal suo stesso popolo senza coscienza del perché parla in un modo anziché in un altro.
Qualunque studente "straniero" di giapponese riuscirà a rispondere alla domanda "come si rende interrogativa una frase?", mentre la maggior parte dei giapponesi (che usa regolarmente il "ka" a fine frase) si troverà in difficoltà nel rispondere (provato personalmente)
Il problema del giapponese è che è una lingua tramandata non per insegnamento, ma per osmosi.
I verbi non si coniugano in base al tempo, ma in base a cose variabili come lo status relativo tra chi parla e chi ascolta, il genere di chi parla, l'età di chi ascolta, cosa abbiamo mangiato a colazione e quante volte siamo andati in bagno la settimana precedente (non è del tutto vero, ma da l'idea).
In ultima analisi: un italiano che impara giapponese da autodidatta rischia di trovarsi in molte maggiori difficoltà di un giapponese che cerca di imparare l'italiano, sempre da autodidatta.
EDIT: qualche anno fa feci un post simile (
https://detectiveconan.forumcommunity.net/?t=2736795 ) dove descrissi quello che può trovarsi un giapponese intento nello studiare l'italiano. Era molto tempo fa, ora potrei descrivere molte cose in modo più appropriato, ma comunque è una lettura carina se si ha tempo...
Edited by strites - 4/11/2013, 00:28