Ohlalà! quanti commenti!
per una volta facciamo le serie.. rispondiamo
@Ran87: povera puccia davvero.. più andavo avanti a scrivere più mi veniva l'angoscia.. ç_ç
@shiho: .. e sarà sempre peggio
@harry: il tuo commento mi ha fatto morire X°DDD sai che su Andrew mi hai fatto venire i dubbi pure a me??? Non ne voglio sapere nulla XD Per quanto riguarda cenerentola.. si, poteva essere più realista, ma diamole un limite dai XD altrimenti questa a 4 anni spiegava il perchè i neutrini possano andare più veloci della luce (tanto per rimane in attualità)
@Kaito: Mi fa piacere che ti sia piaciuta anche se non sarà una fic tanto allegra, lo dico già
@atpx8909: eh adesso.. preferei essere l'erede di qualche fumettista, attualmente X°D Più che altro un tempo mi sarei unita a Gosho per costringerlo a fare un finale pro-puccia. ------
-Parte Terza-
Quando sbarcò dall’aereo, si aspettava di vedere Akemi ad attenderla all’uscita dell’aeroporto, ma non vide nessuna faccia conosciuta.
Awamori la portò in taxi fino al vecchio appartamento, dove viveva prima di partire per l’America, e le disse frettolosamente che sarebbe rimasta lì finché non le avessero trovato una sistemazione migliore.
Rimase da sola nell’alloggio, immersa nella penombra. Scaricò la borsa con gli indumenti in sala e accese le luci. Tutto era rimasto come se lo ricordava. I vecchi soprammobili dall’indubbio gusto sugli scaffali. Il piccolo tavolino da tè sulla quale aveva passato tanti pomeriggi a studiare. Il divano perennemente in disordine e i cuscini tutti sformati. Non era cambiato niente, ma sentiva che era cambiato tutto. Era cambiata lei. E anche quell’appartamento in fondo sapeva di prigione.
Verso l’ora di cena, qualcuno entrò in casa. Una figura slanciata e aggraziata entrò in sala, posando la borsa e chiavi su una sedia. Sbadigliò vistosamente e si diresse distrattamente in bagno. Non l’aveva vista.
Shiho si lasciò scappare una risatina. Sua sorella era sempre stata una distratta.
Al suono di quella risata soffocata però, Akemi saltò in aria come una molla, lanciando un grido di spavento.
Fu tutto così improvviso che persino Shiho si spaventò, lanciando un urlo di rimando.
“Ma chi.. cosa...??.. ... SHIHO??! Ma! Ma..
tu sei in America!!” Akemi era a dir poco sconvolta. La guardava come se fosse un fantasma.
“St-stupida sorella!! Mi hai fatto venire un infarto!!”
“Stupida sarai te!! Quando sei arrivata???”
“Due ore fa!! Perché hai urlato??” Shiho prese il primo cuscino che aveva sottomano e glielo lanciò, con furia.
Akemi lo riprese al volo con uno sbuffo indignato,e glielo rispedì, cominciando a sorridere.
“Ah, è così che si trattano le sorelle maggiori??”
“Ah, è così che si salutano le sorelle minori??”
Il cuscino cadde in mezzo a loro, ansimanti e spaventate. Rimasero un attimo a fissarsi, incredule per vari motivi. La prima muoversi poi fu Shiho, che si lanciò letteralmente nelle braccia della sorella, ormai un’adulta formata e impostata.
“Akemi... ... ....mi sei mancata...” mugugnò la ragazza contro la sua spalla,vergognandosi un po’ di quella dimostrazione di affetto.
“Anche tu sorellina, anche tu... fatti vedere quanto sei cresciuta... “
Ad Akemi brillavano gli occhi dalla commozione. Era stata una giornata a dir poco negativa per i suoi canoni, ma quella sorpresa le aveva risollevato il morale. Non la vedeva da tre anni, e si erano sentite si e no 10 volte in tutto da allora.
“Come mai sei tornata? Non dovevi rimanere là fino alla laurea?”
“Si infatti... ho finito i miei studi”.
“..Stai scherzando?”
“No Akemi... ora sono ufficialmente una scienziata”. Mentre lo diceva si accorse di essere leggermente orgogliosa di quel titolo. Essere con Akemi le faceva dimenticare tutti i cattivi pensieri.
“Scienziatina vorrai dire” Akemi le fece un occhiolino scherzoso. “Piccola come sei, che vuoi pretendere?”
“Che spiritosa che sei!”
“Allora, raccontami! Che è successo in America? Hai trovato degli amici? E il fidanzato?.. anzi, prima dimmi cosa vuoi mangiare! Stasera ti porto a cenare fuori!”
“Ma.. puoi cenare fuori?”
“Certo che si! Che razza di domande mi fai? Dai mettiti qualcosa di carino! Stasera.. si festeggia!”
Shiho rimase un po’ perplessa. Pensava le fosse proibito uscire di casa. Si diede della sciocca, mentalmente: forse aveva ingigantito la faccenda,a causa della paura e di quel fumo che le infiammava la gola.
Sorrise calorosamente alla sorella, e andò a cambiarsi.
Rimase in casa di Akemi giusto per una settimana.
La maggiore le raccontò che durante la sua assenza, aveva cominciato a lavorare per un’agenzia di consegne. L’avevano raccomandata quelli dell’Organizzazione, e supponeva che il lavoro che svolgeva non fosse del tutto pulito. Però a parte l’illegalità dei pacchi, viveva una vita normale, si vedeva con i suoi amici, ed aveva cominciato a frequentare qualche ragazzo. Rimase sorpresa nel sapere che invece a Shiho avevano negato ogni tipo di svago sociale. Le raccomandò ancora di stare attenta con quei tipi, e di mantenere la sua indipendenza. Non doveva lasciarsi manipolare in quella maniera.
Una delle ultime sere che dormirono insieme si ripromisero che un giorno avrebbero trovato un modo per sganciarsi dall’Organizzazione, che sembrava averle condannate fin dalla nascita. Akemi avrebbe cercato di risalire a dei piani alti del gruppo, per contrattare la loro libertà, mentre Shiho si sarebbe impegnata a capire perché era così importante per loro.
Un giorno se ne sarebbero andate, e avrebbero incominciato una vita tutta nuova, magari in un’altra città.
E niente e nessuno le avrebbe più separate.
“Venga signorina Miyano, venga... le mostro il laboratorio”.
Shiho stava visitando la fabbrica farmaceutica nella quale avrebbe lavorato. La sua guida, un importante capo della ricerca di quella struttura, era un uomo piccolo, e pelato, e si comportava in maniere servile nei suoi confronti, nonostante fosse una mocciosa di tredici anni. Sicuramente era stato intimidito dagli uomini dell’Organizzazione.
L’ometto, viscido quando un topo, le illustrò la struttura, fornita di ogni tipo di attrezzatura e materiale.
Shiho da canto suo indossava un piccolo camice su misura per lei. Anche se la situazione doveva metterla all’erta, non le dispiaceva atteggiarsi come se fosse stata un’importante caporeparto. Infondo aveva studiato per quello.
Ottenne il suo laboratorio privato, compreso di studio e cucina. L’appartamento nuovo per lei invece era un passo dall’industria, ma lontano almeno venti chilometri da quello si Akemi. Sarebbe diventato difficile vedersi frequentemente, ma almeno potevano combinare un incontro quando volevano. Ora che era di nuovo a Tokyo sembrava tutto più facile.
Il giorno stesso del suo trasferimento, Awamori ricomparve, stavolta fumando una semplice sigaretta.
“Ci siamo sistemate bene vedo. Ti piace qua?”
“Non mi posso lamentare.. c’è tutto quello che potrebbe servire per una ricerca...” Lo guardò dubbiosa. “... ma non so ancora su cosa dedicarmi...”
“Di quello non ti preoccupare, piccola Miyano... domani riceverai tutta la documentazione che ti serve.” Si avvicinò di qualche passo, con fare importante.
“... il tuo compito sarà quello di continuare le ricerche dei tuoi genitori. Sei l’unica che può prendersi questa responsabilità. E sono informazioni assolutamente Top Secret, quindi non dovrai mai farne menzione a nessuno.”
Shiho rimase sorpresa. Le ricerche dei suoi genitori. Ci aveva pensato spesso su cosa si potevano essere dedicati fino alla morte Astushi e Elena Miyano.
Intuiva che fosse qualcosa di importante.
Il giorno dopo, quando arrivò nello studio, rimase sconvolta. Pile e pile di fascicoli, saggi, relazioni, fotografie, documentazioni, dischi, audiocassette, libri e un computer torreggiavano sulla sua scrivania. Qualsiasi spazio disponibile nello studio era stato occupato. Era una mole di materiale immane, e avrebbe impiegato almeno un mese per ispezionarlo tutto.
D'altronde il lavoro di una vita non si poteva riepilogare in 4 fogli.
Non si perse d’animo e cominciò a sfogliare il primo fascicolo della pila, rilegato in rosso. Sembrava una tesi universitaria. Anzi. Era la tesi universitaria di suo padre. In quel preciso momento sentì che la sua vita stava per ricevere una grossa svolta.
Uscì dal centro di ricerca tardi quel giorno. L’appartamento sapeva di nuovo e di estraneo e non c’era niente che la facesse sentire “a casa”. Un’altra prigione, si ritrovò a pensare.
Saltò completamente la cena, e si lasciò sprofondare nel divano rosso nuovo fiammante. Era esausta. E incredula.
Tutto le sembrava così assurdo. Anni di ricerca e di esperimenti per un concetto che lei stessa faticava a concepire.
Com’era possibile che un uomo importante e geniale come suo padre si era dedicato con tutto sé stesso alla creazione di un elisir dell’immortalità? E persino sua madre...
Aveva un gran mal di testa. Si alzò per prendere un bicchiere di acqua, ma nello stesso momento suonò il campanello. Non aspettava visite, e non aveva ancora detto a sua sorella dove era alloggiata. Guardò dallo spioncino della porta per vedere chi fossero. Riconobbe Awamori, con un paio di uomini.
Non aveva nessuna voglia di parlare con quell’uomo. Non quella sera. Ma aprì lo stesso, cercando di non farsi vedere infastidita dalla visita improvvisa.
“Buonasera Miyano. Scusa il disturbo, avrei dovuto chiamare”
“No, nessun dissurbo. Entri...”. Tanto sarebbe entrato comunque.
“Hai letto i fascicoli che ti ho fatto mandare?” Awamori entrò, seguito da due uomini. Uno di loro aveva dei capelli lunghi e chiari e fumava tranquillamente una sigaretta. Il volto era coperto da un cappello e non ricordava di averlo mai visto prima.
“Si.. ho letto”
“Cosa te ne pare?”
“... è una strana teoria... stento a credere possa essere fondata...” Shiho li accompagnò nel salotto, dove Awamori si sedette senza troppi complimenti. L’uomo con i capelli chiari invece rimase in piedi, dietro gli altri, come se fosse una sentinella. Si guardava intorno, senza dare troppo nell’occhio. Shiho non se ne curò.
“Eheh.. è quello che dicono tutti... però per noi è importante che tu ci creda, Miyano... c’è gente potente che ha investito per quarant’anni in questa ricerca, e non sarebbe felice di sapere che tutto andasse a rotoli solo per una ragazzina scettica. Hai l’ordine di continuare quella ricerca, e di ottenere un risultato soddisfacente. Nel minor tempo possibile.”
“..e se mi rifiutassi?”
“Ah... non pensavo di dovertelo dire ma... qualcuno a te caro farebbe un brutta fine.. e tu la seguiresti a ruota. Non abbiamo bisogno di giocatori inutili. Comprendi?
“Si.. perfettamente”
“Molto bene.” Tirò fuori una valigetta 24ore nera, e la mise sul tavolino davanti al divano.
“Questa sera sono venuto qua per farti un proposta. Mi è stato detto, dal momento che cominci ad investire un ruolo importante nella nostra causa, di permetterti di entrare nella “rosa principale”. Apparentemente non cambierebbe niente, ma acquisirai più influenza e importanza di quanto tu creda... E nel tuo caso potrai contare su una squadra di ricercatori, e di tutto il materiale che credi ti possa essere utile... anche cavie umane...”
“Cavie?...” Stava per protestare, ma ritenne saggio non dire altro. Aveva capito che era gente senza scrupoli, e faceva meglio a stare al loro gioco.
“Si, tutto quello che ti serve. Per non contare dei favori che riceverai. La nostra organizzazione è potente, e non ne rimarrai delusa.”
Shiho rimase in silenzio. Praticamente gli stavano chiedendo di avvicinarsi di più a loro, anche solo per essere controllata meglio. Però, se poteva chiedere tutto quello che voleva...
“Se accetto... posso chiedervi di lasciar andare via mia sorella dall’Organizzazione...?”
“Mphf... “Awamori si lasciò andare in una piccola risata soffocata.
“Magari ne riparliamo quando avrai completato la tua ricerca. Per adesso concentrati solo sul tuo obiettivo”
Forse aveva azzardato troppo, ma almeno era riuscita a ottenere un’informazione utile. Se completava quell’elisir come volevano loro, poteva chiedere la loro liberazione. Valeva la pena rischiare.
Li guardò con risoluzione.
“D’accordo. Entrerò nel vostro gruppo di eletti”
“Eccellente. Ti chiedo solo di lasciare la tua impronta digitale qua...” le mise sotto il naso un foglio scritto fitto in inglese. “.. e poi penseremo a tutto noi”
“Perché l’impronta digitale?” Shiho intinse l’indice nell’inchiostro nero. Sembrava dovesse fare un patto col diavolo stesso.
“Perché la firma a penna è facilmente riproducibile, e non è mai uguale. L’impronta digitale invece ti accompagna dalla nascita alla morte. Un vincolo indelebile.”
A parlare era stato l’uomo con i capelli chiari e il cappello. Aveva una voce e profonda, di chi fuma da una vita. Alzò leggermente la tesa per fissarla dritto negli occhi, e immediatamente Shiho percepì un brivido freddo lungo la schiena. Erano occhi verdi e glaciali, occhi di un assassino che non perdona. Una persona dalla quale bisognava stare alla larga. Da quei tre uomini percepiva un’aura negativa e opprimente.
E nel momento stesso in cui l’indice toccò la carta, si rese conto di essere persa.
“Molto bene” Awamori prese il foglio e lo mise al sicuro nella valigetta. Al suo posto consegnò a Shiho un fascicolo.
“Leggilo attentamente. Contiene le informazioni che ti servono per entrare nella rosa, e le nozioni che devi apprendere. Quando le avrai imparate, riconsegnalo a Gin. Sarà lui d’ora in poi il tuo mentore.” Indicò l’uomo coi i capelli chiari.
La ragazza prese i fogli, e notò in un elenco la voce: “Tiro con arma da fuoco”.
“Da questo momento il tuo nome in codice sarà
Sherry.”
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E io un giorno troverò quel vino non mi riterrò soddisfatta finchè almeno una volta in vita mia non prenderò una bottiglia di Sherry
Ah e questo Awamori è liberamente ispirato a Mister Wolf di Pulp Fiction... se avete mai visto quel film, sapete di chi parlo... calza al pennello il ruolo di un MiB Edited by Sherry Of The Shadow - 29/6/2022, 01:08