Ryu Yotsuki - Hyou - La pantera, Nukenin di Grado B [Leader Akatsuki] [Eremita delle Salamandre]

Livello: 60 _____ Esperienza: 31.814 _____ Stamina: 322 _____ Fama:1.535

«Chiunque può arrendersi, è la cosa più semplice del mondo. Ma resistere quando tutti gli altri si aspettano di vederti cadere a pezzi, questa è la vera forza.»

L'esame da genin. Una fascia rossa ad indicare il cammino L' esame non era partito benissimo per Ryu. Aveva sbagliato ad interpretare il messaggio che lo convocava al suo esame. Si presentò da un' altra parte e solo dopo si rese conto del suo errore ad una più attenta lettura. Si presentò carico di furore, per la figura che aveva fatto al campo, in questa radura con uno strapiombo naturale. E proprio lì vide hani la sorella del suo sensei. Gli disse che il fratello era stato rapito e la colpa era la sua. Ryu era scosso, frastornato ma non si diede per vinto: promise che avrebbe fatto di tutto per riportarlo a casa. Così scalò lo strapiombo con la piccola sulle spalle e in cima, successe l' irreparabile. hani morì:sotto l'influsso di una qualche tecnica particolare, la piccola esplose letteralmente. Distrutto e senza più forze non si accorse della venuta di un mukenin. Era lui l'artefice di tutto ciò. Ryu dopo un combattimento in cui aveva tirato fuori il suo lato animalesco e oscuro lo uccise e vendicò la piccola sua amica. Ma scoprì ben presto che non era lui l' artefice ma un altro. Affronto il capo del mukenin ma purtroppo era troppo forte e cadde vittima anche lui della stessa tecnica. Moriì. Ma non era la fine della sua vita anzi... alla fine si risvegliò in un cottage dove lo attendeva il suo sensei, Shinjitsu, che gli spiegò che era tutta un' illusione e che ognuno dei personaggi che aveva incontrato era lui. E che Hani, che era sul serio sua sorella, stava bene. Ancora incredulo disse al suo sensei che voleva diventare un ambu inseguitore per dare la caccia ai mukenin e salvare e proteggere i bambini, non voleva che più nessuno dovesse patire la sofferenza che aveva provato lui quel giorno. Il sensei sorrise e gli diede il suo coprifonte, e la fascia che lo teneva era la stessa fascia per capelli di Hani. Aveva superato l' esame, il suo coprifonte e la fascia che lo teneva, erano lì a ricordargli cosa aveva fatto quel giorno e a mostragli la strada stava per intraprendere. Oltre la verità degli occhi. Quest tecniche clan - genin La sede del clan...per apprendere i segreti del clan yotsuki , per padroneggiare la RAITON. Non era iniziata benissimo: doveva ripresentarsi questo perchè le nuove regole imponevano delle schematizzazioni, dei permessi per allenarsi per apprendere la innata e i segreti del clan. Il sangue impetuoso di Ryu e il suo orgoglio scoppiarono come un vulcano. parole crude violente senza mezzi termini, inveì contro il Jonin rischiò di mandare tutto all' aria se un uomo non fosse sopraggiunto a calmare la situazione. In seguito si presentò come Mishida ed era lui che avrebbe allenato il genin, ma fuori dalla sede del clan, in un paesino sperduto tra le montagne. Qui avrebbe fatto la conoscenza di Yoshida e sua figlia Tazui; e un amicizia particolare nacque tra i due ragazzi... Ma anche la conoscenza di un altro personaggio Kyodai... la sua avventura incomincia con questa conoscenza, che portò Ryu a fare i conti con le sue convinzioni e il suo essere shinobi. la loro prima conoscenza fu rocambolesca: Ryu lo seguì insieme a Mishida tra i vicoli del paese, correndo tra le bancarelle, saltando di tetto in tetto e quando lo ebbero raggiunto Mishida si accasciò, come per un malessere. A casa di Yoshida, Mishida gli avrebbe spiegato il perchè si trovassero in quel paese e perchè di quei misteri, che avevano portato Mishida ad accettare un incarico da parte di Yoshida. Ma non fece in tempo a dirgli nulla, che Kyodai attaccò la casa, per avere dei documenti segreti che Yoshida teneva con sè, ed ecco spiegato il mistero. Mishida, Kyodai e Yoshida erano tutti e tre jonin: Kyodai di suna e Yoshida della foglia. Alla fine Ryu si confrontò con Kyodai in un duello mortale; rinchiusi entro una cupola di sabbia e con Tazui da proteggere il genin, dopo una lunga battaglia senza esclusioni di colpi, riuscì ad avere anche se solo per un attimo la sua innata...ma troppo forte era Kyodai e il suo controllo della sabbia troppo per un giovane genin come Ryu, ma alla fine Mishida e Yoshida sfondarono la cupola e uccisero Kyodai. Al suo ritorno a casa, Mishida gli spiegò che si erano trovati sotto il comando di Yoshida in una guerra e lì era nata un amicizia. Kyodai portava avanti solo la sua missione di recupero di quei documenti, anche se questo lo faceva sembrare il nemico, ma combattè contro Ryu con le lacrime agli occhi, e non era solo una lotta di muscoli e sangue ma una lotta su cosa significhi essere SHINOBI. Dopo aver sentito la storia di Mishida Ryu capì che significa essere uno shinobi, Kyodai Mishida e Yoshida gli avevano insegnato questo. Come aveva detto Kyodai il mondo dei Ninja è spietato fatto d' odio, di guerre e tradimenti, ma anche in quella situazione anche in quel frangente era nata una piccola luce: questo mondo non era totalmente corrotto non era ancora pregno d' odio, finchè esistevano persone come quelle che ha incontrato Ryu in questo suo viaggio. Si perchè non era più un addestramento per imparare le tecniche segrete del suo clan, ma un viaggio in quel mondo: un pozzo senza fine dove chi lo guarda non può far nient altro che essere riguardato a sua volta, guardato nel profondo, e mettere in luce i propri demoni interiori. Oggi Ryu ha imparato cosa significa essere uno shinobi, tre persone con i loro modi con la loro filosofia di vita, con il loro essere, hanno insegnato al giovane genin qualcosa che vale molto più di qualsiasi tecnica segreta.[/size] La prima missione - Lupi e Fulmini - Una scelta tra il cuore e il credo La prima missione…il primo vero impegno. Ryu non sapeva, non pensava che così presto sarebbe ritornato a rischiare la sua vita. La giornata era cominciata con una gita con Hani, tra risate e giochi. Per far contenta la piccola si presentarono al palazzo del Raikage, per trovare il fratello di Hani, Shinjitsu. Era da un po’ che Ryu e il suo sensei non si incontravano. Si raccontarono le loro vicende e solo dopo Shinjitsu offrì al giovane genin la possibilità di andare in missione. Una missione di Rango D, semplice, doveva solo indagare e scoprire il perché di attacchi a un villaggio da parte di un branco enorme di lupi. In caso doveva debellare la minaccia per sempre. Il genin accettò e incontrò i suoi committenti nell’ atrio. Etsuo, Fusako e Aito, ecco i nomi dei tre personaggi che richiedevano il suo aiuto. Il viaggio non fu lunghissimo, durò al massimo un giorno, ma subito si accorse che qualcosa di stonato vi era in quel villaggio e in quella faccenda: il villaggio era vuoto, panico e disperazione aleggiavano tra quelle case, tra quei vicoli. Etsuo il capovillaggio mise a corrente Ryu della situazione. Il villaggio da semplice trading post, grazie ad una vena aurifera è cresciuto ampliandosi nel tempo, finché è diventato un centro di scambi commerciali importantissimo nella regione. Etsuo e Fusako, sua figlia, avevano accudito la loro creatura da quei tempi lontani in cui era solo un agglomerato di due tre casupole. Aito era il fidanzato di Fusako, venuto sulla scena molto tempo dopo, con alcuni uomini e il villaggio crebbe diventando sempre più importante e potente. La sua ricerca partì dai punti in cui i lupi attaccarono, e capì che c’ era qualcosa di strano: il villaggio era pesantemente fortificato e quei demoni ogni qualvolta riuscivano a penetrare le loro difese come un coltello nel burro. Sembravano quasi avere una strategia una mente umana. Le sue ricerche lo portarono più delle volte a un punto cieco…finché non decise di andare nei bassifondi a domandare alla feccia che cosa realmente accadeva. Facendo un po’ di casino in una bettola riuscì a ad attirare su di sé le attenzione del capo della malavita che gli spiegò molte cose: Etsuo non era quello che sembrava, la miniera e gli uomini di guardia e che ci lavoravano erano tutti agli ordini di Etsuo. Gli attacchi erano sopraggiunti dopo sei mesi dal suo avvento. Movimenti starni erano nella miniera. Conscio che il mistero si infittiva, Ryu tornava al villaggio dopo il colloquio segreto con il misterioso personaggio e gli vide. I lupi erano intorno a lui…combatté e rimase ferito ma era un occasione troppo ghiotta per farsela sfuggire e gli seguì benché il suo corpo fosse provato dalla battaglia e dalle ferite riportate. La montagna svettava di fronte a lui…le tracce erano in quella direzione. Entrate non vi erano, unica alternativa arrampicarsi. Dopo un ardua scalata e aver trovato l’ entrata, si immerse nelle tenebre delle viscere della montagna e lì scoprì il mistero. I lupi non attaccavano per violenza ma per difesa: i loro cuccioli avevano una pelliccia candida, come la neve, con rimandi azzurrognoli. Per quella Etsuo e Aito avevano messo in pericolo il villaggio, solo per la loro cupidigia. Lì aveva incontrato Fusako che gli spiegò tutto e prese la sua decisione…la missione gli diceva che doveva abbatterli, che forse un giorno sarebbero ritornati ma il cuore no. Decise di andare contro i dettami della missione e seguì il suo cuore il suo credo. Così scese dalla montagna, dietro di sé i lupi, accanto Fusako e smascherarono i due protagonisti in negativo della vicenda. Gli assicurò alla giustizia, e gli abitanti e Fusako gli donarono delle nuove bende da combattimento, giacché le sue erano andate distrutte e le aveva usate per fasciare le sue ferite, nel suo combattimento con i lupi. Grazie a lui il villaggio poteva tornare alla vita e Fusako poteva pagare il suo debito difendendo il villaggio ed essendo un capo più giusto di suo padre. Tornò a casa, conscio di sé e di quello che aveva fatto. Una scelta tra il cuore e il credo e aveva scelto il cuore. La sua strada era ormai tracciata: mai sarebbe andato contro i suoi ideali e princìpi. Ashtray - quest talento mancanza di fatica - da amici a nemici Com’ era difficile la vita dello Shinobi: sempre a rischio la sua vita, per un bene superiore o per l’ indicibile voglia di potere. Qualsiasi erano le motivazioni che spingono uno Shinobi a combattere il comun denominatore era allenarsi, diventare più forte e cercare di migliorarsi. Così quel giorno, un maledetto giorno a ripensarci, Ryu si incamminò alla sede del clan per apprendere maggiormente, per penetrare ancora più a fondo i segreti del Nintaijutsu. Per allenarsi e far diventare il suo copro instancabile. Chi poteva immaginare quello che sarebbe accaduto?? Lenti i suoi passi lo portarono davanti alla magnificenza della residenza, lento il portone si aprì e lui comparve. Shinjitsu era lì!! Cosa lo portava fu chiaro: aiuto; cercava un aiuto per portare dei soldi a suo padre. Per non perdere le fatiche di una vita e così Ryu, prima ancora che pensare a sé stesso, pensò a lui, alla persona che aveva fatto di lui uno Shinobi di Kumo. E così partì, e per sempre fu segnato. Durante il suo viaggio si imbatté in Okami, ladra e assassina, e nel suo gruppo di tagliagole; assoldati da uno Shinobi della foglia per avere informazioni essenziali su Kumo. Si perché Shinjitsu tradì il proprio potere e quello che portava non erano soldi ma informazioni belliche sulla forza e potere di Kumo. Grande fu il suo sconforto nel sentire scoprire questo, e la rabbia lo assalì e insieme la disperazione. Solo una decisione poteva venire presa: Morte!! Per il suo maestro adorato ma non poteva fare altrettanto; partì con la morte nel cuore e benché i combattimenti sostenuti e il viaggio fossero pesanti, e il suo corpo reclamasse riposo, continuò imperterrito la sua corsa verso Kumo. Okami era con lui, un aiuto in più non solo fisico ma anche morale; verso quella donna c’ era un affinità naturale, benché fosse più grande di lui, un affinità tra due esseri selvaggi e puri dissimili nel carattere ma così vicini nel modo di vivere. Entrambi selvaggi, entrambi animali, entrambi spiriti liberi e insieme partirono fianco a fianco. E lì la verità fu tremenda: Shinjitsu, dopo che Ryu affrontò un combattimento con un ninja della foglia che era lo stesso che aveva assoldato Okami e il suo gruppo, rivelò la vera essenza del suo piano: Portare il mondo verso l’ atto conclusivo. Una tabula rasa, un nuovo punto zero del mondo, dove ricominciare di nuovo. E se per farlo una guerra totale doveva essere fatta Shinjitsu sarebbe stato la mente e il motore di questi eventi. Ormai sfinito, nell’anima e nel corpo, Ryu grazie ad Okami riuscì per il momento a fermarlo, non ad ucciderlo però. Da amici a nemici infine, Okami lo portò, esausto, vicino Kumo dove le guardie gli avvistarono ma non riuscirono a fermarla. Lì brevemente si salutarono, e forse in un futuro si sarebbero rincontrati. Dopo vari giorni in ospedale, e dopo che il suo corpo riusciva a sopportare meglio degli altri la fatica e la stanchezza, giurò che mai a nessuno, né tantomeno al suo sensei, avrebbe permesso di portare questo mondo al disastro. In esso vi era ancora una luce di bontà( la stessa che gli aveva insegnato Kyodai) seppur flebile, ma non era ancora del tutto corrotto. I bambini, le persone che tutti i giorni lottano, coloro che hanno sogni e speranze…per loro avrebbe combattuto non per i kage o per i potenti di turno. Ma per i poveri, le persone normali che purtroppo il più delle volte sono coloro che ci rimettono delle scelte dei potenti della terra. E finché avesse avuto fiato e potere a sufficienza avrebbe protetto questa luce. L’ oscurità non avrebbe vinto né ora né mai, finché lui fosse in vita. L'eremo delle Salamandre - La prima sconfitta L’eremo delle Salamandre. Il richiamo. I suoi incubi tormentati da oscure visioni che si muovevano tra fiamme e magma ruggenti, sotto un cielo plumbeo carico di pioggia. Un vulcano svettava all’orizzonte. Un sogno o un incubo? Un oscuro presagio o una chiamata antica che lo avrebbe portato di fronte ad oscure e antichissime vestigia? Figlie di un passato celato ai più e solo ai prescelti mostrato? Il tempo passava e un oscura e insana voglia lo spingeva verso est…verso un paese nemico ma che celava al suo interno la chiave di volta e la fine di quell’oscura voglia che gli attanagliava le viscere e la mente: Iwa! E fu così che capì. Capì che le salamandre lo chiamavano a sé; ma per quale oscuro e celato mistero questo lo avrebbe saputo solo ed esclusivamente se avesse messo i suoi piedi, l’uno davanti all’alto, e si fosse incamminato su rotte sconosciute dirigendosi verso un qualcosa di antico e ferale. E quando finalmente si trovò l’eremo, il vulcano enorme e potente simbolo di forza e orgoglio ruggente come magma, che svettava all’orizzonte e quando vide dal basso gli oscuri cancelli e i suoi guardiani, seppe che il momento fu giunto. Arrivò e non fu solo: altri vennero chiamati dai posti remoti del mondo; tutti rispondendo alla chiamata e quando finalmente i guardiani si mostrarono, e con loro, il passaggio tra fuoco, luce e magma si ritrovarono davanti al cospetto del signore di quei luoghi. Vetusto come le fondamenta della terra e potente come nessuno Reshef svettava in magnificenza, orgoglio, arroganza, potere e sadismo su di loro. Voce potente, tono fermo da guerriero e sovrano disse loro che la prova era di firmare l’antico patto che da tempo nessuno osava più fare. Di nuovo la razza delle salamandre metteva, di fronte ad un prescelto, la sua forza e la sua infinita saggezza ma anche la sua crudeltà, il sadismo, il potere e l’orgoglio da suggellare con un patto eterno firmato con il sangue. Una prova disumana per accertarsi, chi fra loro, fosse realmente degno di far parte di loro. Loro che potevano tutto. Loro che erano i signori avrebbero camminato a testa alta di fianco a chi avessero ritenuto di loro pari valore. E Reshef li mise alla prova. Da nere profondità sorsero pali oscuri e tetri e neri legacci li legarono, stretti da far dolere polsi e corpo, per sottoporli ad un rituale. O forse tortura. Mille pugnali lacerarono la loro pelle, il loro orgoglio, i loro muscoli e la loro volontà. Lentamente. Assaporarono il gusto e il sapore del loro sangue e Reshef fu maestro, spettatore, giudice di tutto questo. Vedeva torcersi. Li vedeva agonizzare e rantoli riempire quella sala ove il magma si univa alle pietre preziose, ove tutto era magnifico e potente e perfetto nella loro unione, lì tra fuoco e magma si compiva il loro destino. Tra tormenti e rantoli di dolore Ryu resistette ma alla fine cedette: a lungo il ricordo di Kyodai lo assistette ma dovette cedere e la sua testa fu spiccata dal collo, come quella della sua compagna, e la vita lo abbandonò. Ma era questa la loro prova. Questa era la prova somma di Reshef. Così li stava giudicando e giudicò Ryu non degno. Ma degna la sua compagna e lei fu l’eremita. La prima sconfitta. Ma una sconfitta che lo fece riflettere e maturare. A lungo ripensò a questo e ai dolori e ai tormenti subiti che furono impressi a forza nella sua mente e nel suo cuore. Facendolo crescere di più e preparandolo al suo destino. L’eremita fu scelto e lo stesso scelse Ryu come degno di far parte di quella famiglia. Un patto tra il fuoco e il magma! E la pantera ritornò più forte e con un bagaglio di esperienza più amplio. Watashi. Prescelto! "Il Caos Ritrovato."D'improvviso, tutti i problemi del mondo si chiusero in un completo caos dell'essere. La mortificazione del movimento stesso avviluppò il giovane, così come tutto ciò che gli roteava intorno. Tutto, niente escluso, tranne i suoi occhi, ebbero il permesso di essere, di vivere. Il fiato gli si mozzò, così come tutti i muscoli si anchilosarono sul momento. Non vi fu più vita nel mondo, se non lei... Lei, che non poteva essere definita vita, forse. Lei, la messaggera dal volto di porcellana, che con il sorriso della soddisfazione si palesò a lì, dal nulla, come un sogno improvviso. Il suo sorriso viola s'allargò, facendola volteggiare rapidamente intorno al ragazzo, prima di poggiargli la mano invisibile sul petto. Gli occhi negli occhi, quindi parlò. La morte porterà il caos. Un caos nuovo, diverso. Il caos della vita inutile e patetica. Il Caos sarà Ritrovato... E soffrirai. E con quelle parole, gli ferì la pelle. Un bruciore viscerale gli infiammò il petto, mentre la sola essenza di quella creatura impalpabile solcava il dodicesimo sigillo del Supremo sulla pelle del giovane. Questo fu il marchio che impresse Watashi a Ryu. Il dodicesimo prescelto! Lo fece durante una sua missione, in una miniera per salvare degli uomini rimasti coinvolti nel crollo della stessa, watashi chiamò a sé la pantera. Per marchiarlo come uno dei tredici prescelti per un “nuovo mondo”. Così molto chiamavano i tredici. Così molti auspicavano, per sé e per altri, nuove gioie e ricchezze. Illusi! Furono tutti raggirati, traviati, usati e corrotti da Watashi stesso. Lui che si erse, come incubo vivente, sul mondo per ucciderli tutti. Perché Cos’è l’uomo se non Cibo?! E quando lui si trovò lì, insieme agli altri prescelti, a formulare il suo desiderio fu l’unico che rise. Rise forte e orgoglioso. Temibile e libero. E in quegli occhi ricolmi di odio vi era tutta la potenza antica del clan più forte dell’intera Kumo: gli Yotsuki! Fulmini erano i suoi occhi, colpi poderosi le parole che disse e ritto e fiera era la sua figura mentre si ergeva di fronte ad una potenza incalcolabile, un potenza che andava ben al di là di ogni suo più sfrenato desidero. Ma non si tirò indietro. E volle soltanto che ogni desiderio fosse cancellato e che lui tornasse, sprofondasse, nell’antro oscuro che lo aveva partorito e vomitato in questo mondo. Ma ormai era troppo tardi. Ormai il mondo doveva prepararsi alla guerra e watashi si rivelò per quello che era. Tutti loro erano stati ingannati e portati lì affinché lui acquistasse le sue antiche forze e niente e nessuno lo avrebbe mai e poi mai potuto fermare. Ma dove gli Dei peccano è sempre quello di sottovalutare l’animo umano. E qui fu lo stesso. Ma questa superficialità, forse, dette una speranza all’umanità perché due si sacrificarono. Si sacrificò un uomo, il cui unico desiderio era di rivedere la figlia, e li salvò. Grazie a un Jutsu di richiamo li aveva tutti condotti lì, in presenza del Violaceo, ma quando si accorse che per il mondo si prospettava il baratro non perse tempo. Fece appello al suo coraggio e li salvò: li riportò indietro e così il mondo fu avvertito e watashi non completò il suo pantagruelico pasto. E questo dette speranza. E il mondo entrò in guerra e davanti a tutti vi era un ragazzo, che solo ed unico, si era opposto a Lui. Come ora tantissimi altri si stavano opponendo a lui: per la libertà e il diritto ad essere su quella terra! Shiroko, Jagura, Furikami Shiroko. Shiroko Yotsuki kage di Kumo e una delle più forti kunoichi di Kumo. Una delle più forti del suo paese, del suo clan e del mondo intero. Bella e pericolosa. Imponente come le montagne e religiosa e fervente credente. Fu lei a dare l’allarme al mondo, mandando messaggeri, visto che si era avventurata fino al templio maledetto di watashi riuscendo a capire le sue folli idee. I suoi folli piani. E fu un bene per il mondo perché poterono schierarsi tutti insieme, e questo era già un qualcosa di incredibile, per fronteggiare un nemico che li voleva annientare tutti. Dal primo all’ultimo. Ma per la pantera Shiroko non era nulla. Era un'altra dei kage che si imponevano sugli altri. Che toglievano libertà, che ammantavano con i suoi discorsi la verità delle cose, che facevano diventare amici i nemici. Instillava odio e guerra e ormai Ryu non poteva più sottostare a determinati discorsi. Kyodai; Watashi; il mondo unito; la libertà e i deboli sopraffatti sempre. Da tempo si chiedeva se Kumo era la risposta o un altro tentativo, fallace e corrotto, di un sistema ormai colmo di livore ed odio. Erano passati due giorni dal quel momento: dalla miniera, dall’essere chiamato da quel Jutsu, dal freddo e dalle ferite e da un mondo, improvvisamente, in guerra. Ma sembravano passati vent’anni. E il ragazzo che si affacciò nel campo base, di fronte alla tenda del raikage era più uomo che ragazzo. Maturo e pronto e le sue parole furono di fuoco. Ma qualcos’altro di celato, di oscuro, come un tarlo del dubbio e un nuovo vento erano nel suo cuore. Io sono qui per chiederle di partire contro di Lui! È un mio affare! Voglio una A o una S e le voglio adesso! Non posso starmene in seconda fila quando è stata una mia colpa tutto questo! Io ero scelto, io ho iniziato tutto questo e io lo finirò dovesse costarmi la vita! La sua voglia e la sua blasfemia di non credere negli Dei di non venerarli, sottostare a loro, di non temerli ma anzi odiarli erano troppo per Shiroko. Blasfemia?! Dovrei credere in Dei che ci lasciano soli contro Watashi? Dove sono? Perché non si sentono le loro voci?! Io credo solo nel mio pugno e nel mio chakra. Nella casa dei miei padri-che sono anche i suoi, Kage, credo nella mia volontà e non negli oggetti. Credo che un uomo debba essere libero, che debba scegliere la propria strada da solo. Gli Dei ci guardano, ci osservano e ridono delle nostre idiozie. Lei ha mai parlato con loro? Lei che è stata uguale a loro, ha mai ricevuto un segno della loro presenza in questo mondo? Io non credo negli Dei, non mi fido di loro neanche quando portano doni. Io credo solo in Kumo. Nella mia patria e nella gente che tutti i giorni si spezza la schiena per avere un posto migliore dove vivere. Si un nuovo vento spirava tra gli alberi. Il vento della libertà. Di cambiare il mondo. Di andare contro Kumo. Di andare contro le regole. Di andare contro tutti se necessario. Ho visto un uomo tradire tutto questo, un nostro fratello, l’ uomo che ha fatto di me un genin, e andarsene, tradire. Ho visto uomini inginocchiarsi per Watashi. Ho visto uomini uccidersi per la brama di potere di altri, e versare lacrime di sangue. E lei mi parla di blasfemia?! Blasfemo è stare qui ancora a parlare! Io voglio partire contro Watashi… ucciderlo o perire nel tentativo. Perché è anche colpa mia tutto questo. Per cui mi dia quella maledetta A e la smetta di parlare di Dei…ne abbiamo uno qui accanto a noi, e pure bello incazzato, per cui mi dia il permesso per quella A! Le parole pronunciate erano solo il preludio per Furikami. E anche il fatto che Shiroko svenne contro Ryu era forse il destino che si stava mettendo dalla parte di quel ragazzo? Che i suoi argomenti fossero troppo giusti per poterli anche solo ribattere? Jagura fu questo. Il pazzo. La carta folle di Furikami. Un Dio libero. Un Dio che era in ogni uomo. E questo Dio era la libertà. Ma solo riportando il loro dialogo si può capire come Ryu si stava incamminando su una strada che era davanti a lui da tempo. Da quando Kyodai morì e capì come il mondo degli shinobi dovesse cambiare e i kage morire! Jagura Il mondo sta finendo, il mondo sta finendo! Un incendio, al fuoco! Al lupo al lupo! ... No eh? Guarda che mentre dormi c'è gente che sta morendo sotto l'influsso degli scaraf... ehm, dei mostri. Nessuno ti ha dato l'ordine di andarli ad ammazzare? Magari potremmo farci amicizia, se fanno ridere anche solo la metà di quanto sono brutti siamo a cavallo Ryu Divertente sei ragazzo! Io non prendo ordini da nessuno! Io combatto solo per Kumo non per altri…e questi schifosi minacciano Kumo per cui io li distruggerò tutti e poi Lui. Se col mio sangue posso risparmiare il sangue degli innocenti lo farò. Ma perché è una mia scelta…Joker…non perché me l’ hanno ordinato. Decido io della mia vita non i potenti di turno! Quel ragazzo aveva le idee chiare e Jagura ne fu stupito. Non si ricordava nemmeno più dell'ultima volta che aveva sentito certe parole verso i rispettivi superiori: Kage al sicuro nel loro palazzo impegnati a dare direttive a ninja e persone comuni. Si portò una mano al mento inclinando leggermente la testa e con una capriola si portò seduto davanti l'interlocutore che si era spinto piuttosto oltre per essere la prima volta che vedesse il giovane e dal suo particolare abbigliamento se ne sarebbe ricordato senz'altro. Ryu veniva però da una chiacchierata poco piacevole con la Raikage e l'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era qualcuno che gli desse ordini. Il prestigiatore annuì compiaciuto alle parole profonde del Genin, poi si grattò la testa e lo disse, di nuovo, come ormai ogni volta che scambiava mezza parola con una nuova persona. - Capisco, beh... sai che fine ha fatto l'ultimo che mi ha dato ordini? Cominciò a sogghignare divertito immaginandosi la scena della cosa che stava per dire e per due volte, quando sembrò sul punto di farlo, non riuscì a trattenersi finendo perfino a pancia in aria. Passarono così almeno due minuti e finalmente si ricompose, era questione di tempo dunque. - E' stata uccisa da uno di quegli alieni neri, non che mi dispiaccia ovvio... ma mi sarebbe piaciuto giocare un'ultima volta a dadi Riprese a ridere peggio di prima portandosi una mano sullo stomaco, mancava poco e cominciava a lacrimare. Fortunatamente rinsavì e d'un tratto divenne serio proprio come era successo con quel curioso partecipante alla competizione del ricco signore di ormai qualche giorno prima. Adesso considerava il membro di Kumo un tipo divertente, lo faceva ridere nel suo essere così legato alla patria e non a chi la comandava e per Jagura questo era sempre un fatto positivo. - Già... i potenti che dicono che devi andare di là, poi di qua, che ti dicono che bisogna salvare questo e non quello, dirigersi in quel villaggio e non nell'altro... dovrebbero essere tutti sterminati Lo disse con un velo inquietante in quegli occhi grigi, era impressionante come fosse riuscito ad alternare quello stato ilare ad uno concentrato soltanto a alle ultime parole che aveva pronunciato. - Immagina uno spettacolo di magia in cui il protagonista con uno schiocco di dita determina il successo e gli applausi del pubblico e poi, in un istante, accoglie tutti sul palco facendo scaturire la nascita di un altro successo... Un prestigio senza vincoli, di cui tutti possono bearsi. Non è forse questa la soluzione alla prigionia delle leggi? E' come giocare ad una partita che sia già di aver perso: in ogni caso saprai a chi andrà il titolo di campione Era nelle sue corde blaterare ma quella era un'idea che forse non stava affermando per prendersi beffa dell'interlocutore come faceva di consueto, quello era un pensiero reale che stava covando da già troppo tempo. - Opporre ad un dio maligno... un dio libero. Vincerebbe gli scarafaggi neri e anche quelli "su due zampe" eheheheh Quel ragazzo era strano. Serio, tranquillo, pazzo, inquietante. Non aveva forma né odore ma quegli occhi incontrarono quelli della pantera. Ed non erano occhi di un pavido erano quelli di un cacciatore. Un predatore che mostrò i suoi artigli. Artigli che erano i Kunai che si posarono dolcemente sul suo fegato. E quelle parole furono ringhiate e la pantera fu sul punto di squarciarlo lì ed ora. Prova ad uccidere il kage…e io ti squarto qui ed ora! Non la amo ma non ti permetterò di portare Kumo nel caos!! E lo guardò in profondità. Inquietante vero…ma vi era anche qualcos’ altro. D'altronde era da molto tempo che pensava che dovevano essere liberi, e le parole di quel Joker lo scossero in profondità. Non era l’ unico al mondo a pensarla così allora. Si alzò da quella posizione e andò a perdersi con i pensieri e lo sguardo all’ orizzonte. Un dio libero dici? Ho sempre pensato che noi Shinobi siamo solo pezzi di una scacchiera che veniamo mossi da mani invisibili. La nostra volontà non esiste, esiste il potere. Il potere…potere…potere…Non è stato proprio questo a far si che watashi si risvegliasse? Ogni ninja è portato alla corruzione perché è il sistema stesso che non ci permette di fare delle “libere” scelte. Shinjitsu vi era nei suoi pensieri. Per il potere aveva tradito…portando Kumo nel caos. Watashi era potere menzognero che faceva leva sui desideri inconsci delle persone. Gli Shinobi erano schiavi di ciò. Respirò profondamente e guardò il campo. Le parole uscirono da soli. Io voglio che il mondo sia così…che il mondo degli Shinobi sia come questo campo. Non voglio guerre, non voglio che si uccida ma voglio che si ricordino di come abbiamo combattuto, pianto, sofferto, versato sangue insieme. Voglio che abbiano una scelta…la stessa che è stata preclusa a… E si fermò. Tremò di rabbia. I suoi demoni, le sue paure, i suoi timori. Shiroko stessa. Nessuno aveva compreso che il mondo degli Shinobi era corrotto che serviva un vento nuovo, una nuova scelta e una nuova via. Kumo rimaneva lì eterna, sfolgorante, una luce a guidarli…ma i kage passavano. E non sempre erano la panacea ai mali. Il pugno si serrò con rabbia sull’ elsa del Kunai. I muscoli si indurirono fino allo spasmo, e gli occhi brillarono sotto la maschera. Ryu si ergeva in tutta la sua latezza, ma anche con tutti i suoi dubbi e incertezze. E i suoi demoni tornavano a fargli visita: d'altronde aveva ricercato le salamandre, l’ eremo, Reshef stesso, per poter avere il potere di distruggere Shinjitsu. Anche lui era un corrotto, benché si sforzasse di dire che lo faceva per proteggere Kumo…Shinjitsu era una ferita che gli avvelenava l’ anima. L’ unico punto debole dell’ animo della pantera! Il membro di Kumo era schizzato nel sentire parlare Jagura in quel modo, era così lontana l'idea di avere un qualcuno posto più in alto per lui che ormai non metteva a freno alla lingua neppure se si fosse trovato a parlare in un convegno con persone importanti, sarebbe stato capace di prendersi gioco di loro apertamente senza porsi alcun problema. In quel caso specifico comunque, il mago sorrise alle parole dell'interlocutore, era un tipo che affermava di agire per conto delle proprie idee ma rispettava la donna che nel Paese del Fulmine avevano tutti per dea, o sacerdotessa o quello che era. - Portare Kumo nel caos? Cominciò a ridere come di consueto ed allungò la testa per osservare il giovane nella nuova posizione che aveva raggiunto. - Ma tu hai idea di cosa sia il Caos? Si alzò anch'egli raggiungendo l'agile pantera e mettendoglisi davanti, lo scrutò con quegli occhi grigi per esplorargli l'anima, il pensiero di uno shinobi che poteva pensare nel modo giusto ma alcuni vincoli lo trattenevano ancora al suolo. Doveva imparare a volare e non con trucchi o giochi di prestigio, ma con la convinzione di non dover più tornare indietro mentalmente in quella terra che tanto gli aveva detto e tanto gli aveva mentito. - Il Caos non è altro che l'assenza di quelle regole che impongono ad ogni persona un percorso preciso da seguire; il Caos è la possibiltà di scegliere da che parte stare, o meglio, la facoltà di non scegliere affatto! Essere liberi da ogni vincolo, di fare ciò che si vuole senza dover tenere conto a nessuno, senza dover necessariamente seguire gli ordini di qualcuno... Il Caos è libertà! Questo affermava Jagura, un pensiero che celava un pizzico di follia ma inesorabilmente anche quel velo di verità che avrebbe fatto pensare chiunque. In effetti chi aveva mai affermato che ordine era sinonimo di benessere? Era solo una sfumatura della schiavitù, l'ordine del paese e della società erano soltanto sbarre di ferro imposte dalle 'autorità' per tenersi al sicuro. Ryu aveva intanto parlato affermando, seppur in una versione più 'pura', ciò che il mago pensava, anche se probabilmente con la semplice fantasia ed il desiderio di raggiungere ciò che è un'utopia, non si sarebbe mai riusciti ad afferrarne e sentirne la vera essenza, ad impossessarsi del suo vero significato. - Ed un mondo così non potrà mai esistere finché ci saranno i vincoli Jagura incrociò le braccia ed attese una risposta di quel particolare ragazzo. Lo sentiva adesso, provava quella sensazione di divertimento che lo avrebbe portato ad esplodere in una risata grassa e soddisfacente, ma per il momento si contenne, limitandosi a qualche schiamazzo di tanto in tanto. A quel punto concluse con una frase che lasciava intendere molto, che portava luce ad un percorso che vi era sempre stato ma che nessuno era mai stato tanto folle da intraprendere. - Gente come noi dovrebbe occuparsi di espandere questo pensiero, per vivere, ridere e deridere ciò che ci circonda e decidere di conseguenza le scelte più opportune. Noi... eheheh... Senza che i 'Kage' sappiano. Era l'inizio di un pensiero, di una storia. Era... la nascita di un dio libero? Quelle parole…che veramente lì in quel tempo la Pantera e il Joker, in modi diversi chiaro, parlavano la stessa lingua? Kumo rimaneva eterna, impassibile, ferma, irraggiungibile nella sua forma perfetta ma i Kage? I Kage passavano venivano inglobati dall’oblio. Chi erano i Kage se non uomini di passaggio? Lui era fedele solo a Kumo non ai Kage: Kumo resta, resta la sua idea, la sua perfezione i Kage passano e con loro le idee che si portano. Cosa rimane? Rimane solo Kumo. Ma Kumo, benché portasse il coprifronte e fosse il suo orgoglio, la sua volontà, la sua strada, aveva visto che Kumo era solo un granello di sabbia. Quanti al di fuori dei suoi confini soffrivano? Quante persone invocavano aiuto, ma i potenti rimanevano sordi? Persino Shiroko…la pallida doveva trovare dei compromessi e tanto la gente normale soffriva. Mukenin, alleanze, guerre. Gloria. Ma cos’era la gloria se non un sudario d’ oro? Dove vi era onore e gloria se la maggior parte del mondo era invaso dalle tenebre? Perché non poteva difendere quella luce? Perché doveva vedere due “fratelli” uccidersi tra di loro? Kyodai…Mishida…perché? Perché?? Perché tutto questo odio vi era nel mondo degli Shinobi? Kyodai…un uomo. No. Non un uomo. Molto molto di più era Kyodai per Ryu, se era quello di oggi lo doveva anche a lui. La Raiton, in essa vi era un pezzo dell’ anima di Kyodai e Mishida. Erano il loro lascito a Ryu un dono per non farlo mai arretrare sulla strada dello Shinobi. Il suo sogno di essere un Anbu e non far provare mai a nessuno quello che il suo cuore dovette patire quel giorno…quel maledetto giorno del suo esame. Non voleva che nessun altro dovette patire quel dolore che ti strappa l’ anima, che ti rende cieco e distrutto. Impotente. Un guscio vuoto, un pezzo di legno perso tra le correnti di un oceano in tempesta. Questo suo sogno non doveva essere portato ad un livello superiore? Non solo proteggere Kumo dal male ma l’ intero mondo. Perché Kyodai e Mishida dovevano combattere con le lacrime agli occhi pur essendo amici? Perché versare il sangue di un fratello solo perché ha tradito il proprio villaggio o il Kage? Perché dover fermare il proprio sensei ubriaco di potere? Ubriaco di questo mondo folle e corrotto? Tutto questo e molto altro vi era nel cuore della Pantera. Mille ferite laceravano la sua anima, benché il suo corpo fosse d’ acciaio e i nemici cadevano come spighe di fronte alla falce, dentro di lui la sua anima versava lacrime di sangue. E poi quegli occhi azzurro-ghiaccio belli come solo il paesaggio di Kumo poteva essere e rivaleggiare con essi, lo penetravano in profondità. Come lance di ghiaccio, a scrutare quell’anima. Il caos. Ma dal Caos sarebbe nato l’ ordine. Il Caos già vi erano: Watashi, i Kage, le mille contraddizioni del mondo Ninja. Parole. Un sibilo nel vento. Il vento che soffiò impetuoso e i capelli di Ryu, come la coda di un drago, danzavano in esso. Cos’hai in mente Joker? Ecco cosa successe davvero in realtà. E da allora K e H si Furikami iniziarono la loro lenta ascesa. Missing! La promozione sul campo a chunin Kishire Pantera! Una promozione sul campo a Chunin è sempre gradita. Soprattutto se viene dopo una missione difficile, pericolosa e condotta su un filo di una lama tagliente e sottile. Lo avevano chiamato a condurre indagini su un misterioso villaggio del paese dell’erba dove misteriosamente i suoi abitanti scomparivano tutti. Compagno di missione? Il peggiore che poteva capitargli: un chunin di Iwa! Gaio e con manie verso il suo sedere e i suoi muscoli! Che lo chiamava anche Ryu-Chan! Uno sgarbo incredibile per un guerriero come lui, ma tant'è ormai doveva imparare a fare quadrato e squadra – concetti lontani per un predatore e un cacciatore solitario come lui – ma non doveva scordarsi l’obbiettivo della missione. Per cui poteva anche mettere da parte l’orgoglio per un po’. Il tempo di finire la missione e poi lo poteva "sfragnare" su un muro aprendogli il cranio e l’intestini. Ma le cose si fecero difficili fin da subito. La foresta intorno al villaggio li attaccò e Ryu poteva rimanerci secco se il suo compagno, di nome Keichi Saotome, che lo salvò da un bozzolo di radici, rami e foglie che lo stava soffocando. Ma non furono solo queste le difficoltà: misteriosi sciami li attaccarono e sembrava che nulla potesse scalfirli e rubavano il chakra delle loro vittime paralizzandoli. E per poco anche loro non ci rimanevano secchi ma, fortuna, casualità o qualcos’altro, li salvò. Ma non erano avversari che potevano essere presi sottogamba. Non a caso le sparizioni del villaggio, le misteriose pozze di nero liquido trovate sparse un po’ dappertutto nel villaggio, quegli sciami e l’atmosfera horror che si respirava lasciava intendere che tutto era collegato. Ma come’ questa la risposta che i due dovevano dare. Anche perché quelli sciami attaccavano il resto degli abitanti – pochi a dir la verità – e dovette fare ricorso a tutto il suo coraggio e la su inventiva. Perché vi chiederete? Perché l’armatura raiton è un estensione di chakra naturale sulla pelle e per quei “cosi” era un lauto pasto. Un vero e proprio dolce. Una leccornia di Yotsuki di cento e passa chili per quasi due metri. Veramente un pasto da re! Ecco la vera difficoltà di quegli sciami. Ma poi cos’erano quelle buche, scavate dall’interno, con un maleodorante liquido nero puzzolente che non aveva a che fare in natura? Semplice: gli abitanti erano stati trasformati in …qualcos’altro! Un qualcosa che solamente la mente perversa di quel maledetto di watashi poteva solo pensare. Erano stati trasformati in qualcosa simile ai demoni e che ora uscivano, come i morti, dalle loro fosse di liquido nero con un unico obbiettivo. Distruggere! Ed erano avversari pericolosi. Pericolosi, forti, tremendamente demoniaci e con nessun sentimento. Nessuna emozione solo ed esclusivamente il sangue e la guerra erano i loro obbiettivi. E Ryu combatté contro uno di quei abomini e nei suoi colpi vi era tutta la potenza del suo clan. Nel rimbombo dei colpi e del combattimento vi era la voce dei suoi padri, della sua casata, di Kumo stessa. Ma anche se il suo ardore e volontà erano tali da frantumare le montagne era ancora troppo debole. Debole nei confronti di quella “cosa” che non si fermava di fronte a nulla. E la sua mano artigliata e aberrante colpì il suo petto in profondità e l’oblio fu su di lui. Tra sangue, rantoli e dolore doveva finire così la sua vita? Keichi Saotome ancora una volta, però, salvò quel sedere che tanto bramava. Ed ora il mistero era chiaro: gli sciami erano preposti a prendere le prede, portarle nel loro covo e trasformarle in quelle cose. Ma allora perché loro erano sopravvissuti? Eppure erano stati sbranati da quelle cose. Che tutto fosse un illusione? Oppure un veleno particolare? In ogni caso la visione della loro morte, dell’essere sbranati – com’era successo a quella poveretta che avevano visto – era tutta un illusione? Poteva solo confermarlo scovando il loro covo. E così fu. Ma rimaneva il fatto che si cibavano di chakra. Ed era indubbio questo perché, al loro primo incontro con quegli sciami, si erano ritrovati esausti e prosciugati di ogni energia, per cui come fare? Ed è qui che i suoi padri li dettero l’unica arma che poteva sconfiggerli: la sua armatura! La raiton funzionava come un armatura di chakra che lo schermava dai loro attacchi rendendolo temibile e mortifero. Ma il loro numero era gigantesco ed ad ogni attacco loro li strappavano sempre del chakra. Era una lotta di logoramento e doveva fare qualcosa. L’unico modo era ucciderli tutti con un colpo solo: renderli ciechi a tutto e poi sferrare il colpo di grazia. E visto che amavano tanto il suo chakra lui li attirò in un imbuto di roccia – visto che il loro covo era sottoterra – e uscì dall’entrata. E lo seguivano. Lo volevano. Lo bramavano e pensavano – istinto che li portò ala morte – che lo avessero in pugno. E invece ricorrendo ad una tecnica di fulmine, creò una barriera a mò di scudo in modo tale che ci sbatterono contro morendo carbonizzati. Il primo passo era fatto ma ora mancavano chi governava quegli sciami – la regina madre – e chi aveva il controllo di queste operazioni. Così pensò Ryu. Ma trovò solo l’essere che governava quegli sciami guidati solamente da fame e istinto: un ape regina enorme e grondante malvagità. Ma che rimase schiacciata contro la forza di Ryu. La seppellì sotto quintali di macerie per poi ucciderla impalandole un costone di roccia in mezzo agli occhi. Ma lo sforzo, le ferite e l’impresa erano state troppo. Troppo al di là delle sue forze. Ma con orgoglio e fierezza uscì da quel nascondiglio sotterraneo tentando di non svenire e rimanendo in piedi. Fino a che Keichi Saotome non lo trovò e non lo portò al sicuro. Le ferite curate. I giorni passavano mentre lui dormiva in pace rimettendosi. La pantera aveva ruggito e le sue imprese erano giunte fino al Kage. Il premio fu il Chunin! Promosso sul campo perché la sua forza era molto al di là di un genin e la sua maturazione completa. La pantera ruggiva ancora contro la progenie di Watashi!

	Furikami entra in azione! La Perdita di sè stesso e l'entrata in Akatsuki ... Work in progress... Una fiamma che non può spegnersi! Il ritorno all'eremo e una volontà ruggente come magma! ... Work in progress... La vecchia strada si unisce alla nuova! Drago! ... Work in progress... Ora e per sempre. Salamandra. ... Work in progress... Guerra. La fine di tutto? ... Work in progress...

Konoha no kuchiku-kan
Il Distruttore di Konoha

"Hyō wa Konoha no sunappu, La Pantera che azzannò Konoha."

Da un estratto del Diario di Hyou: Cap 20. Pag 10

Non posso vivere nel presente La mia anima si allarga a macchia d’olio. Sono un diavolo, sono un santo. Aspettando la fine Quando la notte più buia discende Aspettando la fine Quando il sole girerà le spalle rincorrendo la mia vita Perchè il mio mondo diventi reale Perchè ho capito Che devo costruirmelo da solo. Avvoltoi al mio fianco Sussurrano le loro bugie Aspettano che io cada e muoia Scommettono sulla mia vita E io ho pagato il prezzo Ora nuoto controcorrente Avvoltoi al mio fianco Sussurrano le loro bugie Aspettano che io… muoia. La pazzia di attaccare Konoha. Ridurla in cenere e prendere la testa di Akane Uchiha. Chi mai lo poteva credere? Chi mai avrebbe tentato tanto? Osato addirittura....e perchè farlo? Per un credo e ideale. Per la propria vita e un futuro diverso da quello che ci è stato messo di fronte ad occhi troppo ciechi, per una verità celata oltre il Velo di Maya delle bugie dei Kage. E così attaccai...così tentai quello che mai nessuno aveva fatto prima. Con Reshef a mio fianco mi credevo invincibile, mi credevo al di sopra di ognuno di loro e avrei schiacciato ogni mio nemico, fino a quell'orizzonte che per troppo tempo ci era stato precluso. Avrei schiacciato Konoha, dato la mia impronta ad un nuovo ordine, ad un nuovo futuro, che sarebbe stato bagnato con il sangue di Akane Uchiha. E dopo di lei il sangue degli altri quattro. Lei la prima testa a cadere nel pattume ove per anni ci hanno fatto marcire, e poi tutti gli altri. Mi sarei saziato del loro sangue e del loro ultimo esile respiro. Mio il volto che li avrebbe accompagnati all'inferno. In attesa...di me. Lo sò...perchè io morirò presto e non vedrò questo nuovo futuro ma mai mi arrenderò a provarci, a tentare con tutte le mie forze di percorrere questa strada e questo credo. E il mio credo quel giorno bruciò decine di shinobi...che contraddizione! Salvare tutti non sarà mai possibile....eppure io attaccai sapendo che le mie mani sarebbero state lorde di sangue e letame ma lo avrei sopportato. Per quel futuro così lontano ma mai come in questi giorni così carico di sè nei cuori dei molti che già abbandonano la strada del coprifronte per quello della fratellanza. Una fratellanza perchè siamo tutti uguali sotto il cielo e sebbene morirò in questa guerra sarà questo il lascito. Voglio che le generazioni che verranno capiscano questo, e per questo combattano. Kumo non ha le risposte ma aveva un modo che deve essere insegnato. Non l'hanno ancora capito...io si. Solo uno di Kumo può capire come si combatte da fratelli sotto lo stesso cielo. Non come compagni ma fratelli uniti dal destino di essere sotto questo cielo e sopra questa terra. Uniti non dal sangue ma dal credo e dalla volontà. Loro lo hanno visto eppure non lo hanno capito. peggio per loro! L'esercito che li attaccherà sarà molto più grande e potente e gli schiaccerò. Potevo agire meglio a Konoha. Potevo essere molto di più e fare di più. Stupido sono stato ma lo sbaglio non si ripeterà. Perdere questo confronto, questa battaglia, capire i miei limiti e me stesso mi ha fatto capire cosa manca a me come uomo e cosa posso dare a questa causa. Ma la causa sarà ancora più vivida e presente più che mai; anche da questa sconfitta. Sopratutto da questa sconfitta... La cicatrice sulla mia spalla lo rappresenta. La maturazione che dovevo fare è avvenuta. Ho capito cosa devo fare e non ho più paura nel farlo. Come non ho avuto paura di loro due così non avrò paura degli altri quattro. Ora sò cosa fare. Imparare dai propri sbagli. C'è tempo ancora...Konoha sarà ricostruita per poi ricadere ancora. Ma stavolta non ci sarà solo Reshef...stavolta il Rosso non li salverà. C'è tempo ancora...continuerò nella mia missione ma sopratutto ad essere più umile e a pensare prima d'agire. Azzannerò questo mondo alla giugulare e lo dissanguerò del suo sangue infetto. Lo giuro! Perchè oramai il mondo mi conosce non più come Hyou...ma come Konoha no kuchiku-kan. E dopo Konoha anche il resto degli altri villaggi farà la stessa fine.