| Ma veramente meno male che ci sei altrimenti lascerei sempre le cose a metà!! Comunque ho scritto il primo capitolo, non so quanto mi possa aver aiutata la sbronza ma fa niente xD
Capitolo 1 Good morning teacher
Perfetto all’ultimo test di storia ho preso l’ennesima insufficienza. Ma io mi chiedo a cosa serve studiare cose successe secoli fa? Non serve a niente, bisogna studiare la storia moderna, quella si che è importante, meno male che a breve inizieremo la prima guerra mondiale, l’unica cosa negativa è che a fine quadrimestre mi toccherà recuperare le varie insufficienze, questa è una vera e propria tortura e poi, detto francamente, se una persona non ha studiato, niente, i primi mesi come pretendono che possa studiare tutto in una settimana? Roba da pazzi. Adoro il momento in cui entro a casa e devo dare la notizia a mia sorella, è la parte migliore della giornata. Apro il cancelletto e cammino lentamente lungo il vialetto. Appoggio una mano sulla maniglia della porta di casa e sospiro, la apro e la richiudo subito. Perché Kate e Ryan stanno amoreggiando all’ingresso? Questa scenetta che mi ritrovo davanti tutti i santi giorni sta veramente iniziando a stufarmi! La porta si riapre e il sorriso di mia sorella mi invita ad entrare. “Sai com’è fatto, ama scherzare! Comunque oggi mi ha chiamata la tua scuola, mi hanno comunicato il tuo ultimo voto. Sono tutti molto preoccupati, non è da te un calo di rendimento simile, ti rendi conto?” Meno male che hanno chiamato, almeno mi hanno risparmiato la fatica di dirglielo. Annuisco, guardando il pavimento, trovandolo improvvisamente estremamente affascinante. “Non ti abbattere, devi solo capire cosa ti sta succedendo, è normale alla tua età non riuscirsi a concentrare…” “Penso di si…però mi da fastidio…” Come sono diventata brava a mentire, io l’ho so benissimo perché non riesco più a concentrarmi mentre studio, però mi vergogno a dirlo. Mi guarda sorridendo, e appoggia una mano sulla mia spalla, facendo incontrare i nostri occhi, i miei verdi e i suoi azzurri, quasi grigi. “Sarah pensiamo di aver trovato la soluzione ai tuoi problemi scolastici!” Guardo mia sorella con aria stralunata, sono appena tornata da scuola e lei non mi può accogliere così! E poi cosa significa noi? Spero proprio che non si riferisca a James. Da quando quel mollaccione del suo ragazzo partecipa alle decisioni familiari? “E quale sarebbe?” “Ma Ryan ovviamente! Ha accettato di darti ripetizioni!” Spalanco la bocca. Ryan quel Ryan? L’amico di mia sorella, quello che ogni volta che torno a casa lo trovo spalmato su di lei? No no non se ne parla proprio. “Va bene…” Sospiro pesantemente sconfitta, cosa posso fare? Se ho accettato è perché Kate gliel’ha chiesto, e se Kate gliel’ha chiesto è perché ci tiene a me e alla mia istruzione, e se lei ci tiene a me io non posso far altro che accettare. Si guardano complici e sorridono, sono proprio una bella coppia, lui così alto e lei poco più bassa di lui, stanno bene insieme! Ryan appoggia una mano sulla mia testa e mi scompiglia i capelli, non ho mica cinque anni, sono cresciutella per certi gesti “Ti aspetto sabato mattina alle otto e mezza, prima iniziamo e meglio è!” Però la sua mano è grande e calda, mi infonda un sentimento di sicurezza, forse con lui riuscirò a recuperare, anche se penso che sia assolutamente impossibile, la mia è una situazione davvero disperata che si direziona sul campo psicologico che su quello didattico, sono intelligente, ho sempre avuto il massimo dei voti, ma la psiche non si può controllare e quando viene disturbata è la fine. Durante la cena sono in silenzio visto che si è trattenuto anche Ryan e prima di metterci a tavola ci ha fatto un’ ‘’improvvisata’’ anche il simpaticissimo James. Non sono mai stata così tesa, sono l’unica ragazzina in mezzo a degli adulti, è veramente imbarazzante. Mentre loro, Ryan e Kate, parlano dell’università io li ascolto estasiata, sono così colti, in un certo senso li invidio, piacerebbe anche a me parlare come loro, James pensa solo ad abbuffarsi e non dice niente, lui mi da solo il volta stomaco, non potrei mai ammirare una persona come lui. “…e tu Sarah?” Rimango con la forchetta a mezz’aria e la bocca spalancata in attesa di mangiare. Perché mi ha rivolto la parola? Non posso partecipare alle loro conversazioni, sono troppo complicate per me. Poso la forchetta nel piatto e provo a darmi un’aria intellettuale. “Come scusa?” “Stavo dicendo, se anche tu sai cucinare bene come tua sorella!” Ah, tutto qui? Secondo lui questo è il massimo di conversazione che può avere con me? Io posso parlare senza problemi dei suoi libri, li ho letti tutti e mi sono piaciuti, ma molto probabilmente non mi ritiene all’altezza. “Certo che so cucinare, mi ha insegnato lei!” “Bene, vorrà dire che la prossima volta cucinerai tu per noi!” Mi fa l’occhiolino e torna a parlare con mia sorella, arrossisco e sprofondo con la testa nel mio piatto, che idiota, come si permette di comportarsi così con me, mi mette in imbarazzo, sto seriamente iniziando a preoccuparmi per le nostre ‘lezioni’.
Sabato mattina, una persona normale la passerebbe a dormire nel suo bel lettino caldo, caldo e poi uscirebbe a fare shopping, io, che mi devo sempre distinguere dalla massa, mi sono dovuta svegliare alle sette , per andare a casa di Ryan e iniziare le mie ripetizioni. Alle otto sono puntuale sotto casa sua, è un grattacielo residenziale, che fa parte di uno dei quartieri più famosi di New York, alzo la testa e rimango impressionata dall’altezza, ha detto che abita all’ultimo piano e io soffro di vertigini. Per entrare bisogna inserire un codice, così prendo il cellulare dove ho salvato il numero, ed entro nel ‘palazzo’. Appena le porte scorrevoli si aprono rimango, se è possibile, più sbalordita di prima; sembra di essere nella hall di un albergo, ma non un albergo qualsiasi, ma uno di quelli super lusso che si vedono nei film, c’è marmo ovunque e le porte sono in vetro, c’è addirittura un bancone con una signorina in divisa. “Buongiorno signorina, è qui per il signor Law?” Mi giro lentamente verso di lei, mi ha appena chiamata signorina, mi ha dato del lei e chiamato Ryan signor Law?” Oddio, mi sento fuori luogo qui, c’è troppo lusso per i miei gusti, adesso capisco perché non vuole essere pagato, ma gli bastano solo i dolcetti preparati da mia sorella, chissà quanto è ricco. Vado verso il bancone e annuisco, la signorina in divisa sorride e mi porge un mazzo di chiavi. “Queste sono le chiavi dell’appartamento del signor Law, mi ha chiesto di consegnarvele.” Prendo le chiavi un po’ sorpresa, questo vuol dire che non è a casa? “Ehm…grazie…” Vado verso l’ascensore, anch’esso di in vetro, e aspetto pazientemente di arrivare al suo piano. Quando arrivo trovo solo una porta, che è, ovviamente, quella dell’appartamento di Ryan, mi sento in un film, adesso dovrebbe arrivare il figone di turno, appena uscito dalla doccia, che mi apre la porta. Svegliati Sarah, questa è la realtà non un film. Infilo la chiave nella toppa, ma con mia grande sorpresa la trovo aperta. Che idiota esce di casa e non chiude nemmeno la porta a chiave, anzi la lascia, addirittura, socchiusa. Lascio il sacchetto con i dolcetti che mi ha dato Kato su un tavolo e inizio a guardarmi intorno, è una casa meravigliosa, c’è un’enorme vetrata che da’ sulla città e offre una vista mozzafiato. La cucina e il soggiorno sono divise da un arco e ci sono solamente due porte, chiuse, che saranno sicuramente del bagno e della sua camera da letto, poi c’è una scala che porta ad un piano superiore, ma non mi azzarderei mai di andarci senza permesso . Mi siedo sul divano e sul tavolino noto una mazzetta di fogli scritti da lui, saranno sicuramente appunti per il suo libro , e vicino c’è un foglietto con scritto il mio nome: “Sto dormendo fai come se fossi a casa tua.” Io mi sono svegliata alle sette per venire qui puntuale e lui si permette di dormire? Che gente che c’è in questo mondo. Non avendo niente da fare prendo un po’ di fogli e inizio a leggere: -Capitolo 10 : Una doccia bollente- Ma che razza di titolo è? -La ragazza, visibilmente imbarazzata dalle parole di lui, abbassò lo sguardo. Ryan prese il volto di Kate e la guardò negli occhi: “Non ti devi vergognare, la mia era solo una proposta per provare qualcosa di nuovo!” Avvicinò le labbra alle sue e iniziò un bacio carico di passione; i due giovani si spogliarono a vicenda, fino a quando no si ritrovarono nudi dotto la doccia. Il getto caldo dell’acqua li avvolse completamente e Kate circondò la vita del ragazzo con le sue gambe “Kate ti amo da impazzire!” “Anch’io ti amo Ryan..” Dopo un altro bacio, Ryan la fece sua, facendole provare sensazioni mai provate prima…- Kate…mia sorella? E chi sarebbe questo Ryan? Il sangue mi si gela nelle vene. Perché ha scritto un’avventura erotica tra lui e mia sorella? Mi alzo dal divano e apro la prima porta che mi capita sotto mano e fortunatamente è proprio quella della sua camera. “TU! Brutto depravato che non sei altro! Come osi scrivere certe indecenze usando il nome di mia sorella eh? Esigo una risposta! Questa si chiama diffamazione e violazione della privacy!” Si siede sul letto e mi zittisce con uno sguardo. Dire che lo circonda un’aura maligna, significherebbe fargli un complimento. “Cos’hai da urlare ragazzina?” In questo momento mi sento piccola e indifesa. Forse l’ho fatto arrabbiare, infondo stava dormendo e io l’ho svegliato bruscamente, sono stata un po’ maleducata, se qualcuno mi dovesse svegliare come ho fatto io con lui mi arrabbierei parecchio. Forse è meglio passare ai toni gentili. “Ehm...ecco...visto che non avevo niente da fare, ho letto un paio di fogli…e mi sono come dire…sorpresa, nel leggere…” “Non l’ho scritto io…” Cosa vuol dire? Se in questo momento mi trovassi un anime giapponese avrei sicuramente la gocciolina sulla fronte. “O meglio, l’ho scritto io ma nessuno lo so sa, ho usato uno pseudonimo. Quando scrivo questi racconti uso un altro nome, così nessuno scoprirà la mia vera identità...” Certo adesso è tutto più chiaro, usa un altro nome così nessuno sa chi è, fatto sta che i ‘protagonisti’ sono lui e mia sorella e la cosa non mi va giù. Solo adesso mi accorgo di quanto è grande questa stanza, do un’occhiata al letto anche questo è grande, e poi è a baldacchino, io amo i letti a baldacchino e infine guardo Ryan. Oddio è a petto nudo e le gambe sono coperte da un lenzuolo, che imbarazzo, arrossisco di colpo e guardo il pavimento. “Che c’è ragazzina?” “N-niente…” Mi sento afferrare per un polso e mi ritrovo sul suo letto, le mani sopra la testa tenute ferme, e l’altra sua mano sulla mia faccia. Ho paura, inizio a tremare e lo guardo, supplicandolo, con lo sguardo di non farmi niente. “Non ti hanno insegnato a bussare prima di entrare nella stanza di qualcuno?” Annuisco continuando a tremare, ho sbagliato, va bene, non lo farò più, però questa mi sembra una reazione un po’ esagerata. “Quando vengo svegliato sono di pessimo umore, anzi ogni volta che mi sveglio sono di pessimo umore, mi ci vuole un po’ prima di carburare…hai portato i tuoi libri?” Annuisco. Va bene, la prossima volta ci penserò dieci volte prima di svegliarlo. “Bene allora esci che mi devo vestire…oppure vuoi rimanere qui a farmi compagnia?” Mi guarda con un sorrisino malizioso, stringendo la presa sul mio viso. “E-esco…” Sorride e mi lascia andare, corro verso la porta, ma prima di chiuderla mi blocca “Ah Sarah…” Mi giro lentamente verso di lui “…buongiorno!” Adesso sembra il solito Ryan “B-buongiorno…” Esco di corsa e vado a sedermi sul divano. Cosa mi è preso? Perché ho iniziato a balbettare, e perché sono arrossita? Mi ha spaventata quell’idiota, poteva dirmelo di passare dopo, almeno avrei evitato di svegliarlo e di creare tutto questo scompiglio. Prendo il quaderno e i libri, dalla mia borsa, e, senza nemmeno rendermene conto, inizio a fare i compiti; qui sembra tutto molto più facile, non mi distraggo e non penso ad altro, forse perché so, che lui qui non può venire, qui sono al sicuro, non so perché ma sento che qui nessuno può farmi del male. “Ti sei già messa all’opera?” Annuisco senza alzare la testa dai libri. Ho buttato le mie Convers sotto al tavolino, la borsa è per terra vicino al divano e io sono seduta con le gambe incrociate, il quaderno su un ginocchio e il libro sull’altro. Mi aveva detto lui di fare come se fossi a casa mia. Vedo la sua mano avvicinarsi alla mia gamba e prendere il libro e il quaderno. Ma che gli salta in mente, così io perdo il filo del sistema. “Brava, è corretto. Questo vuol dire che non hai problemi con la matematica…” Continua a guardare il mio quaderno, lo sfoglia e fa anche cadere qualche foglio, quanto odio chi ficca il naso negli affari altrui. Mi inginocchio sul divano e allungo un braccio verso di lui, nel vano tentativo di riprendere il mio amato quaderno. È ovvio che non ho problemi con la matematica, io sono bravissima in tutte le materie, o meglio, ero bravissima. “Mi ridai il mio quaderno, visto che non ho finito? E poi odio chi mi prende le cose di mano senza nemmeno chiedermi il permesso.” Si gira verso di me e mi guarda male. Mi accuccio sul divano e avvicino le ginocchia al petto. “Non dimenticare il meno davanti alla parentesi.” Mi rida il quaderno e si siede accanto a me. Sento i suoi occhi addosso, ma che vuole? “Va bene…” Torno a guardare il mio esercizio e riprendo da dove ero stata interrotta, Ryan sposta lo sguardo sul quaderno e continua a guardarlo e di tanto in tanto sposta lo sguardo su di me. Prendo una matita dall’astuccio e la uso per raccogliere i capelli, sto iniziando a sentire improvvisamente caldo, sarà colpa della troppa concentrazione, ormai non sono più abituata. “Dove hai messo i dolcetti?” Indico con la penna il tavolo senza staccare gli occhi dal quaderno, ci sono quasi, mi manca lo schema risolutivo e ho finito, controllo la soluzione. “E’ giusto. Brava!” Mette una mano sulla mia testa e si alza, andando verso il sacchetto, torna a sedersi con un dolcetto in bocca, lo guardo con la coda dell’occhio. Ha delle belle labbra. Scuoto la testa e metto il quaderno al suo posto, nella borsa, prendo il cellulare, ma lo toglie di mano poco dopo. Ancora, forse non l’ha capito che se fa così mi innervosisce. “Non penso che dovevi fare solo matematica. Questo te lo ridarò quando avrai finito.” Sospiro scocciata. Ma non ho quattro anni, perché mi deve trattare così? Prendo il libro di storia e glielo lancio sulle gambe. Mi guarda sorridendo e inizia a sfogliarlo, come se non fosse successo niente, questo è completamente fuori di testa. Lo appoggia sul tavolino e il suo sguardo si fa improvvisamente serio. “Mi dici cosa ti è successo?” Sapevo che prima o poi sarebbe arrivata questa domanda, e soprattutto sapevo che una persona intelligente come lui non se l’è bevuta la storia che ho raccontato, ovviamente nemmeno mia sorella ci è cascata, però lei continua a reggermi il gioco perché sa che non ne voglio parlare, forse un giorno le racconterò tutto, adesso però non mi va. Lo guardo attentamente stringendomi nelle spalle, posso veramente fidarmi di lui? “Promettimi che non dirai niente a Kate…” “Hai la mia parola.” Faccio un lungo respiro e chiudo gli occhi, rivivo ogni singolo momento come se fosse ieri, sento dei brividi lungo la schiena. È arrivato il momento di dire come stanno veramente le cose…
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