Casa di Chiaki Hyuga

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view post Posted on 4/2/2012, 17:39     +1   -1
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Dove tutto ha avuto inizio

La casa non è una costruzione in cemento e altri materiali ma è dove risiedono tutte le persone per te importanti, un luogo dove poter fare ritorno, un luogo dove il passato, il presente e il futuro si fondono, un luogo che nessuno al di fuori di te può sentire come propria essenza...


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Edited by Karen91 - 23/7/2016, 11:17
 
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La natura è parte di lei

Nonostante Chiaki faccia parte della casata Hyuga, una delle più importanti del villaggio, i suoi genitori hanno scelto di vivere fuori dall'abitazione assegnatagli dopo il loro matrimonio. Sua madre era una tipa ribelle, che decisamente non sopportava le regole di persone così severe e legate alla tradizione. Per questo, lei insieme a suo padre, crearono il loro angolo paradisiaco personale. Un luogo vicino ma allo stesso tempo lontano dal clan. Un posto dove poter crescere la piccola Chiaki, in modo tranquillo e distante da quelle rigide regole preimpostate.


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Edited by Karen91 - 26/7/2016, 19:12
 
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Stralci di vita

L'ubicazione della casa ai confini del villaggio nel bel mezzo della natura, ha portato Chiaki a integrarsi perfettamente con essa. Già dalla tenera età, non era una novità che conoscesse alla perfezione i territori limitrofi di Konoha. Infatti, era sua abitudine passare intere giornate paseggiando ed esplorando luoghi inesplorati. Sua madre stava sempre in ansia quando la vedeva scomparire nel nulla ma non poteva combattere contro la curiosità di una bambina. Per questo, dopo averla chiamata diverse volte, si arrendeva tirando un sospiro ma sorridendo. Le piaceva il fatto di rivedere in Chiaki una parte del suo modo di fare. Quando lei venne a mancare la piccola Hyuga si chiuse in se stessa. Il trauma della perdita la portò a non allontanarsi più da casa sua. Si affezionò quasi morbosamente a quel piccolo angolo di verde intorno alla sua abitazione, dove tutt'ora passa la maggior parte del suo tempo, magari leggendo un buon libro sull'amaca o prendendosi cura del giardino di Hazuki.


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Edited by Karen91 - 23/7/2016, 11:19
 
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Una decisione importante

Quando Hazuki morì, il padre di Chiaki assunse un atteggiamento freddo e distaccato nei confronti della vita. Hazuki era una persona così energica e solare che riusciva a mandare avanti l’intera famiglia, senza mostrare mai un segno di stanchezza, senza mai lamentarsi, era la loro colonna portante. Dopo la sua scomparsa il mondo di Takayoshi crollò. Affogò il suo dolore nel lavoro, lasciando la piccola Hyuga a se stessa. La ragazzina era la fotocopia di Hazuki, tanto che nel primo periodo dopo la sua morte, Takayoshi non riuscì più a guardare sua figlia. Chiaki aveva solo sette anni quando si vide portare via la persona che più amava. La mancanza affettiva della figura paterna, la portò all’isolamento e alla chiusura in se stessa. Nonostante questo non odiò mai suo padre. Sapeva che soffriva smisuratamente e ne ebbe la conferma una sera d’estate. Chiaki si svegliò nel sonno per un brutto incubo. In quei momenti sarebbe corsa volentieri da sua madre, approfittando della paura per rimanere a dormire un po’ con lei ma ormai era solo un ricordo. Aprì la finestra per prendere un po’ d’aria e percepì dei lievi rumori all’esterno. Inizialmente si spaventò, poi presa dalla curiosità scese le scale lentamente per cercare la fonte di quel rumore. La sua camicia da notte di un bianco candido le stava grandissima, tanto che lasciava intravedere solo le dita dei piedi. Uscita di casa, si inoltrò nella vegetazione, rischiando di inciampare nella veste enorme. I rumori si fecero sempre più forti finché non mise a fuoco un ombra che probabilmente si stava allenando. La ragazzina si stropicciò gli occhi ancora assonnati e si apprestò a nascondersi dietro un albero. Era estasiata dai suoi movimenti, rimase li per tantissimo tempo a osservare quella figura. Ad un certo punto questa sbatté un pugno sull’albero, cadendo in ginocchio e tenendo la fronte appoggiata a quest’ultimo. La luna che era rimasta nascosta fino a quel momento dietro a una nuvola, uscì allo scoperto lasciando intravedere Takayoshi con indosso la divisa ufficiale da jonin. Dagli occhi di suo padre fuoriuscivano delle lacrime che scendevano copiose dal suo viso, andandogli a impregnare i vestiti. I singhiozzi lo facevano respirare a fatica. Sapeva di essere solo e di potersi sfogare nel buio della notte dove nessuno poteva vederlo. Chiaki rimase scioccata. Da quel giorno decise che sarebbe diventata più forte seguendo le orme di suo padre, rendendolo felice si sarebbe iscritta all’accademia ninja. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per non rivederlo più in quello stato.


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Edited by Karen91 - 23/7/2016, 11:19
 
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L’inizio

Chiaki finì l’accademia all’età di 12 anni. Alla ragazza rimase difficile integrarsi con la sua classe. Il suo carattere timido e impacciato e il suo aspetto, influenzarono molto gli atteggiamenti dei compagni. I suoi occhi perlacei erano un segno distintivo di appartenenza al clan Hyuga, ma spesso chi non era abituato, si sentiva a disagio e impaurito da uno sguardo così vuoto. Alcuni erano anche invidiosi, dicevano che erano uno spreco tutti quei poteri in una persona così debole emotivamente, era stata solo fortunata a nascere in quel clan. Appartenere a uno dei clan più famosi di Konoha, non le sembrò essere così vantaggioso, dopo i trattamenti che aveva ricevuto. L’unica cosa che la mandava avanti era la ricerca di un apprezzamento, di un riconoscimento da parte di suo padre. Quando non riusciva a prendere il massimo dei voti si allenava allo sfinimento, tanto che spesso le capitava di svenire nel bosco. Takayoshi non la seguì mai negli allenamenti, ogni volta che tornava a casa, trovava la scusa che era stanco dalla missione. Chiaki rispondeva sempre con un sorriso, anche quando era triste. Grazie alla sua forza di volontà arrivò il giorno dell’esame scritto, dove dette il meglio di se. La sua passione per la lettura e per lo studio le fecero raggiungere il massimo dei risultati. Nella dimostrazione dell’uso delle tecniche, non riuscì a raggiungere gli stessi livelli ma passò anche questa prova brillantemente. Finalmente aveva terminato l’accademia, adesso la attendeva un po’ di meritato riposo.


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Edited by Karen91 - 23/7/2016, 11:20
 
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Un gesto inaspettato

[x] Era sera quando la ragazza tornò a casa. I vestiti strappati e i segni di sangue dimostravano che non era andata a fare una semplice passeggiata. Entrò in casa tranquillamente e si diresse verso le scale per raggiungere la sua camera. Non vedeva l'ora di distendersi sul letto per godersi un po' di meritato riposo. Nonostante la sua sensei l'avesse curata sul posto, ancora si sentiva i muscoli doloranti che di tanto in tanto le procuravano delle fitte insopportabili. Appena mise il piede sul primo scalino, una figura nell'ombra uscì allo scoperto mostrando il suo volto. Chiaki avvertì subito la sua presenza e si girò di scatto. Suo padre la osservava, le braccia incrociate sul petto e lo sguardo serio. Non appena lo vide la stanchezza scomparve all'improvviso, avrebbe tanto voluto lanciarsi fra le sue braccia, piangere e raccontargli tutto quello che era successo ma l'atteggiamento freddo di Takayoshi non glielo permise. Lo fissò negli occhi solo per qualche secondo prima di abbassare lo sguardo timidamente. Il padre dal canto suo si accorse di come era ridotta la figlia e notò subito che al collo indossava il coprifronte della foglia. Non c'era bisogno che lei le spiegasse nulla, poteva intuire benissimo dove era stata tutto il giorno. La sua espressione non variò molto, rimase li immobile a fissarla per alcuni lunghissimi minuti. La piccola Hyuga non sapeva come comportarsi, preferì rimanere li in silenzio aspettando che suo padre le dicesse qualcosa, un qualcosa che non uscì mai dalla sua bocca. Con passo lento e deciso l'uomo iniziò a camminare fermandosi di fianco alla figlia mentre il silenzio continuava a regnare nella stanza. Chiaki continuava a seguire la sua ombra che la flebile luce della luna rifletteva nel suolo ma non osava affrontare il suo sguardo. Takayoshi alzò la mano portandola verso sua figlia che chiuse istintivamente gli occhi. Quando li aprì non poteva credere a cosa stava accadendo. Suo padre le scompigliava i capelli, in un gesto affettuoso che la kunoichi non aveva mai visto. Dopo quel gesto l'uomo continuò a salire le scale con un leggero sorriso che gli increspava le labbra. La ragazzina rimase di stucco fissando la figura scomparire. Gli occhi si inumidirono e delle calde gocce scesero lungo le sue gote. Non aveva pianto per tutta la durata della prova e adesso si sentiva ridicola a far uscire quelle lacrime per un gesto così innocente tipico di un padre ma le emozioni che il suo animo provava erano troppo forti in quel momento così continuò a far uscire il fluido in silenzio, sulle scale. Era la prima volta che Takayoshi mostrava il suo affetto alla bambina.


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Edited by Karen91 - 23/7/2016, 11:20
 
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Seguendo le sue orme

La mattina seguente al suo risveglio, la piccola Chiaki pensava ancora all'esame e a ciò che era accaduto la sera prima. Suo padre non aveva mai mostrato un simile comportamento e quel gesto d'affetto le era rimasto impresso nel cuore. Stava seduta sul letto e in un gesto istintivo si premette il pugno verso l'organo come per sentirlo meglio. Forse questo sarebbe stato un primo passo verso una nuova vita con Takayoshi? La mente della piccola viaggiò in un mondo tutto suo come era solita fare. Mentre era persa nelle sue piccole fantasie un rumore al piano di sotto attirò la sua attenzione. Non era così presto e suo padre sicuramente era in giro per qualche commissione dell'Hokage, chi poteva essere? Stropicciandosi gli occhi scese le scale ancora abbastanza assonnata. Non aveva ancora recuperato tutte le energie dall'esame genin forse per colpa delle ferite riportate. Quando arrivò in cucina, rimase quasi meravigliata di chi si trovò davanti. L'uomo moro dagli occhi verdi, stava in piedi circondato da diversi libri e fogli di carta sparpagliati. Chiaki lo guardò tra il curioso e l'interrogativo. L'uomo non badò per niente alla ragazzina che era appena entrata nella stanza, era troppo intento a cercare qualcosa. La Hyuga non vedendo nessun segno da parte di Takayoshi si avvicinò alla cucina per preparare qualcosa da mangiare. Un evento così unico doveva essere coronato da una fantastica colazione per il jonin. Mentre la ragazzina metteva a bollire l'acqua per il thé e tagliava una fetta di dolce, suo padre la interruppe.

- Non mi tratterrò per molto. Sto per partire in missione e non so quando tornerò - disse con tono fermo suo padre.

Chiaki smise di fare quello che stava facendo. Guardò il bancone di legno con occhi tristi ascoltando la voce dell'uomo. Sapeva che doveva partire ma ogni volta era una fitta al cuore. Aveva sempre il terrore che un giorno di questi si stufasse di lei e l'abbandonasse li. Si, sarebbe sopravvissuta, lo aveva sempre fatto, ma non voleva rimanere definitivamente sola. Era ancora troppo fragile emotivamente per poter affrontare un altra perdita.

- Domani, vorrei che ti recassi al clan. Ormai sei cresciuta e penso che sia ora che apprendi le tecniche che hai ereditato da tua madre - al pensiero della moglie, Takeyoshi cambiò espressione.

La piccola Genin rimase in silenzio. Aspettava che suo padre finisse il discorso prima di esporre i suoi dubbi e le sue curiosità, sempre se ci fosse riuscita. Le capitava spesso di non riuscire a esprimere i suoi sentimenti davanti a lui.

- Ti ho disegnato una mappa di Konoha, lo so non è il massimo ma le mie capacità artistiche sono un po' scarse - poi indicando i libri Takeyoshi continuò - Qui invece ci sono alcuni libri che parlano del clan Hyuga semmai ti volessi cimentare nella lettura prima di recarti alla residenza.

Chiaki si voltò per guardare la catasta di libri. Probabilmente non ce l'avrebbe fatta a leggerli tutti ma perlomeno quel pomeriggio avrebbe avuto sicuramente qualcosa da fare. L'uomo lasciò il bancone per dirigersi verso la porta. Probabilmente era arrivata l'ora della partenza. Fissando il verde paesaggio che lo aspettava il duro padre disse le sue ultime parole, quasi come una confessione.

- Il clan non ha mai visto di buon occhio il matrimonio tra me e Hazuki. Tua madre era un pezzo grosso tra gli Hyuga e avevano altri progetti per lei. Ma la vita non va sempre come tutti se la sognano, non è qualcosa che puoi sempre giostrarti. Il clan non si rifiuterà mai di accogliere e allenare una Hyuga con le loro stesse capacità, nonostante le tue referenze. Cerca solo di stare sempre all'erta - detto questo si dileguò.

Chiaki come aveva previsto non riuscì a chiedergli niente ma non importava. Aveva capito quello che doveva fare. Stava per cominciare una nuova avventura. [x]


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Edited by Karen91 - 23/7/2016, 11:21
 
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Un'arma per combattere, un'arma per difendere

Dopo aver abbandonato la residenza le giornate passavano lente e noiose. Ancora la piccola Chiaki non era stata convocata per nessuna missione e chissà quanto avrebbe dovuto aspettare. Era una mattina come le altre, piena di lavoro. Avrebbe dovuto lavare i panni, pulire la casa, rifare i letti e curare il giardino che aveva lasciato incolto per una settimana. Forse era troppo fissata la ragazzina per la casa ma non le piaceva lasciare le cose fuori posto. Stava in giardino, eliminando alcune erbacce da un'orchidea quando un'ombra le oscurò il sole. Sbatté più volte le palpebre prima di riuscire a individuare la figura di Takayoshi.

- Questa mattina dobbiamo andare da una parte, sbrigati a prepararti - disse con il suo solito tono freddo e distaccato.

Chiaki ubbidì. Rimise velocemente tutte le cose da giardinaggio apposto e si dette una sistemata. Ultimamente suo padre lo vedeva molto più addolcito, che gli fosse successo qualcosa? Mentre si scioglieva i capelli arruffati e li pettinava accuratamente, la ragazzina canticchiava una canzoncina. Si vedeva che era felice di passare una mattinata con Takayoshi anche se le sembrava molto strano. Lui sempre indaffarato con il lavoro da jonin, dove aveva trovato del tempo per lei? Quando fu pronta raggiunse suo padre fuori dalla porta, continuando a viaggiare con la fantasia. [x]


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Edited by Karen91 - 23/7/2016, 11:22
 
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L'affinità degli opposti

Era un giornata tranquilla, come il solito a casa della piccola Chiaki Hyuga. Non succedeva mai niente in quella selvaggia natura dove la sua famiglia aveva costruito la loro casa. Le pulizie erano state ultimate, il giardino potato, la spesa fatta, gli abiti del padre rattrappiti e adesso cosa mancava? Se ne stava in piedi in mezzo alla sala con sguardo pensieroso, in un espressione buffa come lei sapeva fare. Già le mancavano le giornate passate in missione, aveva conosciuto due nuovi amici che però non aveva più rivisto. Si era meravigliata di se stessa, lei che all'accademia veniva sempre esclusa da tutti, adesso finalmente aveva trovato qualcuno, qualcuno che la accettava per quello che era. Involontariamente fece un sorriso, fissando un punto vuoto, sovrappensiero. Ma presto, quel dolce torpore svanì, tornando a deprimersi perché non sapeva cosa fare. Si diresse verso la cucina, annoiata. Il cibo era sempre un'ottima soluzione in questi momenti. Aprì uno scompartimento e rimase meravigliata. Una piccola tortina che si era preparata lei stessa qualche giorno addietro padroneggiava nella sua minutaggine tra buste di patatine, biscotti e varie stuzzicherie. Come aveva fatto a dimenticarsi di quel giorno? Ormai il tempo passava veloce come la sua vita, rendendo tutto così piatto, non facendole ricordare nemmeno la data del suo compleanno. Era triste dover affrontare quella giornata da sola, ma ormai cosa contava una giornata quando doveva passare quasi tutta la sua vita in quella casa silenziosa? Suo padre era impegnato in qualche sua solita missione e il tempo dedicato a lei era sempre più limitato, se poi si poteva definire tempo visto che tra i due la conversazione era quasi assente. La ragazza afferrò il dolcetto e lo posò esattamente al centro del tavolo e accese l'unica candelina al centro.

- Tanti auguri Chiaki! Esprimi un desiderio! - iniziò a parlare da sola la kunoichi.

Un desiderio, un desiderio, cosa potrei mai desiderare? Un solo desiderio è un po' limitata come scelta

Senza scervellarci ulteriormente e lasciando in sospeso il sogno, iniziò a sgranocchiare quel muffin un po' troppo cresciuto. Adesso che anche questo evento era stato sistemato, il buio della noia tornò a farle visita. Poi un lampo le passò per la testa, era da tanto che non si recava nei boschi, quelle foreste dove era cresciuta felicemente tra animali e natura, dove si era allenata duramente nel periodo dell'accademico, quella selva che per lei era come una culla. Era tradizione che il suo compleanno lo passasse li in mezzo, lo aveva fatto per anni, facendo disperare persino sua madre che non la trovava mai. Visto che non aveva niente di meglio da fare perché non cogliere questa fantastica occasione per commemorare il suo passato? Chiuse tutte le porte di casa, per stare sicura che non potesse entrare qualche malcapitato in sua assenza. I piedi perennemente scalzi, calpestavano l'erba fresca di rugiada. Con uno scatto veloce da vera ninja, si arrampicò su un ramo osservando il paesaggio magnifico che la circondava. Alti e indomiti alberi, canto melodioso di uccelli e profumo di erba, ecco cosa ci voleva. Iniziò a correre senza meta tra la boscaglia, solo per sentirsi più viva, solo per avvertire sulla sua pelle la dolce sensazione di essere trasportata dalla natura stessa. Era felice e spensierata, le bastava così poco, quando ad un certo punto lo sguardo le cadde al suolo. Sembrava essere un animale e se ne stava sdraiato in una posizione un po' innaturale. La ragazza si fermò di scatto su un ramo e con un balzo felino raggiunse il suolo facendo quasi sussultare la bestiola. A passi lenti e con cautela iniziò ad avvicinarsi, era curiosa di vederla meglio e voleva vedere cosa la spingesse a rimanere ferma li, senza spaventarsi. Questa vedendo che la kunoichi si avvicinava, iniziò a trascinarsi con le zampette anteriori, non conseguendo un gran successo, infatti non fece che qualche centimetro. Più la genin si avvicinava e più riusciva a vedere meglio i suoi tratti. Doveva essere un furetto ma non ne aveva mai visto uno dal vivo, ne aveva letto solo qualcosa nell'enciclopedia del padre. Il suo colore era nero, nero come la notte e i suoi occhi quasi si confondevano con quel colore così scuro del suo pelo. Sembrava quasi guardarla male, ma come era possibile? Un animale aveva anche questa capacità espressiva? Un'altra cosa strana era una macchia bianca che percorreva la punta della sua coda, che dava un tocco di colore al manto scuro. Ormai non mancava che mezzo metro, la ragazza si fletté sulle gambe e con sguardo dolce e amorevole si rivolse direttamente all'animale.

- Non avere paura di me, non voglio farti del male - disse Chiaki allungando una mano per accarezzare il morbido pelo.

Il mustelide rimase ferma, probabilmente sapeva che non aveva molte vie di uscita ma il suo sguardo rimase duro e freddo. La Hyuga non si meravigliò dopotutto sapeva di cosa erano capaci gli esseri umani, chissà quante ne aveva dovute passare quel povero animale. Finalmente la shinobi riuscì a raggiungere con la sua manina, il caldo pelo della bestiola, che di rimando sembrò quasi rabbrividire al tatto. Il suo respiro dopotutto non sembrò essere così agitato, almeno così parve alla ragazza dai capelli blu. Lo sguardo della kunoichi viaggiò su tutto il corpo del furetto finché non si soffermò sulla zampa. Non se ne intendeva particolarmente di medicina, ma non era difficile capire che li c'era una storta o qualcosa di simile. Non appena le dita della ragazza sfiorarono quel punto l'animale sembrò agitarsi e fare una sorta di ringhio, cosa che fece sussultare leggermente la ragazza dallo spavento. Ritrasse le mani e senza farci nemmeno troppo caso si strappò un pezzo di stoffa del vestito. Il vestito che aveva fatto con le sue stesse mani. Stando attenta a non infastidire troppo la donnola, iniziò a stringere le fasce intorno alla zampetta posteriore, insieme a un ramoscello che aveva raccolto poco lontano da lei. La bestiola sembrava ancora guardarla di sottecchi come se qualcosa non le quadrasse.

- Ok per adesso dovrebbe essere tutto apposto - disse sorridendo la ragazza e aspettando che l'animale provasse a muoversi.

Molto faticosamente questo si rialzò e dopo aver fatto qualche passo, scappò alla velocità della luce almeno per quanto potesse in quello stato. Solo quando fu abbastanza lontano si rigirò per guardare la ragazza e vederla ancora accovacciata sorridente che lo guardava, poi si voltò e scomparse dietro dei cespugli. Chiaki rimase li per qualche secondo era soddisfatta del suo gesto, era sempre bello aiutare qualcuno bisognoso. Ormai si era fatto tardi, la ragazza doveva preparare il pranzo così riprese la strada di casa.



Edited by Karen91 - 26/7/2016, 19:34
 
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Quel buffo incontro fu forse l’unico evento significativo della giornata, del compleanno che da ormai anni celebrava in totale solitudine. A causa delle assenze prolungate del padre, valido Shinobi al servizio di Konoha, la ragazza si era ormai abituata al fitto silenzio che l’accompagnava durante le più svariate attività che di consueto svolgeva. Era una condizione triste, serviva che qualcuno la salvasse da quel triste baratro che impietoso la stava attirando a sé, dal buio abisso che l’avrebbe condotta nelle più oscure viscere dell’oceano. Lei non lo sapeva, ma forse proprio imbattendosi in quella dolce creatura aveva dato una netta svolta alla sua vita. Al momento soltanto le braccia di Morfeo potevano cullarla.

Quando le rosee luci del giorno baciarono la candida cute della Genin, le finestre dell’isolamento si aprirono di nuovo dinanzi ai suoi occhi pallidi e la monotonia tornò a bussare con insistenza alla sua porta. Forse era rassegnata a dover passare altre ore a riflettere sull’insaziabile frenesia del tempo, ma mai avrebbe pensato che qualcuno venisse a farle visita. Poteva sentire dei rumori sospetti provenire dalla rampa di scale che conduceva alla sua camera. Un ladro? No, i tonfi secchi dei passi non sembravano così pesanti da essere riconducibili ad un uomo. Tutto le fu chiaro quando un musetto carino iniziò a fissarla, ai piedi della porta. Lei riconobbe immediatamente il furetto dal manto nero come la pece che aveva aiutato il giorno prima. La bestiolina aveva ancora la zampetta fasciata con uno dei lembi degli indumenti della Hyuga. I suoi occhioni neri non si staccarono per un secondo da quelli della Kunoichi, quasi come se volessero ringraziarla senza aprire la bocca.


Yin - Salve!

Non era di certo un saluto speciale, non almeno quanto sentire un animale prendere parola. Tuttavia il piccolo mustelide non fece caso allo stupore di Chiaki, abituato com’era a parlare non la riteneva una cosa così fuori dal comune. Avanzò furtivo nella stanza, saltando sul letto, proprio accanto alla ragazza. La guardò con sguardo timido, prima di farle una proposta alquanto strana. Era palesemente imbarazzato, lo si capiva dal suo tono di voce e dalle sue movenze goffe.

Yin - Volevo ringraziarti per ieri e.. Portarti in un posto speciale.



Edited by .Melo - 23/7/2016, 11:33
 
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Che cosa aveva combinato per il resto del pomeriggio? Esattamente niente. Era veramente così monotona la sua vita? Per essere una ragazzina di appena tredici anni, prendeva troppo i panni della persona adulta, tanto che arrivava a comportarsi come una neo-mogliettina. Solo grazie alla missione dove era stata convocata, era riuscita in parte a staccarsi da quell'ambiente familiare, così legato alla tradizione casalinga, e a conoscere due nuovi amici, che le avevano ricordato cos'era divertirsi e collaborare. Essendo stata sempre chiusa li, in quella prigione verde, era stato difficile per lei integrarsi con altre persone, per non parlare del fastidioso balbettio che l'aveva sempre accompagnata, innervosendo persino Takeshi, il compagno di missione. Era proprio grazie a lui e al sunese, Hariken, che aveva approfittato del pomeriggio libero per informarsi meglio sui clan, un argomento che aveva lasciato correre per troppo tempo. La conoscenza era la migliore medicina per distruggere l'ignoranza e la titubanza, ecco di cosa aveva bisogno in quel momento. Era distesa sul letto pensierosa con la schiena appoggiata allo schienale, lasciandosi affascinare anche da un semplice muro, che come una calamita la chiamava verso se. In mano un libro aperto dalla copertina rossa, di manifattura abbastanza antica, che stava li a prendere aria, visto le numerose distrazioni della ragazza. Con il calare dell'oscurità il vento iniziò a farsi freddino, ormai le belle giornate erano solo un ricordo. A confortare la ragazza da quel silenzio struggente, c'era il campanello di vetro appeso fuori dalla finestra, un piccolo regalo che le aveva fatto la sua amica Mirai, della casata cadetta. Lo aveva preso ad una festa, uno dei pochi giorni che la residenza l'aveva lasciata libera, come piccolo pegno di amicizia. Chiaki lo guardò per qualche secondo ondeggiare verso l'interno della stanza, tornando a fissare tristemente il libro. L'unica cosa emozionante del giorno del suo compleanno era stato quel piccolo animale. Come poteva sentirsi se non triste e abbandonata? Ripensando al mustelide, le venne in mente il suo sguardo, l'espressione che le aveva rivolto quei pochi minuti in sua compagnia. Sembrava quasi che avesse capito le poche parole che le aveva rivolto della ragazza, ma come era possibile? Non poteva essere. Si, gli animali erano intelligenti, questo non l'aveva mai messo in dubbio ma quel furetto aveva qualcosa di differente, qualcosa nel suo sguardo che non sapeva spiegare a parole. Le ricordava quasi la personificazione di un essere umano, anche se era troppo vaga come idea.

Ma cosa vado a pensare... è impossibile! Ormai mi sto distraendo troppo, è un ora che sto sulla stessa frase

La piccola Hyuga chiuse il libro delicatamente, facendo svolazzare qualche residuo di polvere e appoggiando l'oggetto su un mobiletto vicino al letto a baldacchino. Sua madre era sempre stata molto appassionata di arredamenti pregiati e aveva curato tutta la casa nei minimi dettagli, per questo la sua dimora sembrava quasi una reggia, vista da occhi esterni, invece non aveva nulla di così prezioso visto che la maggior parte dei mobili erano stati realizzati da Hazuki e Takayoshi, che collaborarono in perfetta armonia. Si alzò delicatamente dal letto, per dirigersi verso la finestra e socchiuderla. La luna era già alta in cielo e sembrava quasi aspettare che la ragazza si affacciasse a guardarla, come faceva ogni sera prima di andare a letto. Non era ancora notte fonda ma già i riflessi perlacei, sembravano dare luce propria, alla camicia da notte bianca candida della Hyuga. La sfera luminosa e gli occhi di Chiaki si incontrarono per qualche secondo, poi un sussurrò uscì dalla morbida bocca della kunoichi.

- Buonanotte mamma, sorveglia papà da lassù dovunque si trovi in questo momento - disse la genin sorridendo.

Poi ritornò nel suo morbido giaciglio dove si sciolse i suoi lunghissimi capelli blu. Non le rimase facile addormentarsi, proprio come quando leggeva, ogni singolo pensiero diventava una catena di ragionamenti. Solo ad un certo punto, questi si trasformarono in una ninna nanna che la portarono la ragazza ad abbandonarsi al sonno più profondo.

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Era abbracciata al suo cuscino, quando faticosamente aprì i suoi occhi chiari. Avvertiva in quel pezzo di stoffa un affetto che le mancava ormai da diverso tempo e non voleva minimamente mollare la presa. Sbatté le ciglia, prima di tornare a chiudere gli occhi per assaporare il torpore di quel momento. Davanti a lei aveva un'altra lunga e monotona giornata che avrebbe dovuto occupare il qualche modo, perché non godersi ancora un po' quei meritati minuti di riposo? Era quasi di nuovo tra le braccia di Morfeo quando le parve di avvertire uno scricchiolio dalle scale. Non si rese immediatamente conto, era convinta che si trattasse di tutto un sogno, finché quegli strani rumori non presero il suono di passi. Passi? Che fosse tornato suo padre? No, c'era qualcosa fuori dal comune. Per essere passi, erano molto più leggeri e il suono dei sandali sul legno era totalmente diverso rispetto a ciò che udiva, almeno questo era ciò che avvertiva la ragazza dalla sua stanza. La curiosità le stava divorando tutti gli organi interni, così non resistette più, stirò tutti i muscoli e scese dal comodissimo letto per aprire la porta scoprendo chi fosse entrato in casa sua. Con un cigolio, la kunoichi scostò l'unico accesso alla camera, guardandosi intorno confusa. Che fosse stata tutta un'illusione dovuta dal sonno? Prima di chiudersi di nuovo dentro, casualmente la ragazza guardò per terra e vide qualcosa che non si sarebbe mai aspettata. Il furetto che aveva incontrato durante la sua passeggiata nel bosco era li, davanti a lei, eretto sulle zampette posteriori e sembrava guardarla titubante. Ancora quella sensazione la pervase, come se avesse a che fare con qualcosa di più grande di lei.

Ma come ha fatto a trovare casa mia? Che mi abbia seguito? E poi gli animali non dovrebbero avere paura di noi essere umani? Che cosa strana...

I due si guardarono per alcuni secondi, Chiaki non sapeva che dire, era rimasta meravigliata da quella visione. Il mustelide indossava ancora il pezzo di stoffa che la ragazza si era strappata dal vestito. Che non si fosse riuscita a liberare dalle fasce oppure le aveva tenute volontariamente? Rimasero li in silenzio a fissarsi per numerosi secondi finché l'animale non decise di parlare. La Hyuga non riuscì a trattenere un espressione quasi scioccata. Se vedere il furetto li, davanti la sua camera, l'aveva già incuriosita parecchio, quando questo esordì con un "salve", la ragazza non sapeva più che pensare. Si stropicciò gli occhi ancora convinta che stesse sognando e senza farsi notare si diede anche un pizzicotto sul braccio.

Qualcosa mi dice che non sto sognando... ma come è possibile?

Non voleva risultare maleducata quindi, senza esprimersi fece una sorta di sorriso e mosse una manina in segno di saluto. Era ancora troppo allibita perché qualche parola potesse farsi spazio nella sua gola. Raggiunse il suo letto, come per cercare una protezione. Non che avesse paura, ma non sapeva proprio come spiegarsi una cosa del genere. L'animale non sembrò dare molto peso allo strano comportamento della genin, comportandosi nella maniera più naturale possibile. Senza farsi troppi scrupoli di trovarsi in casa altrui, il furetto raggiunse il letto di Chiaki posizionandosi di fianco alla kunoichi, proprio come suo pari. I due sembravo entrambi molto timidi con l'unica differenza che la ragazzina ancora non aveva aperto bocca e probabilmente quel suo atteggiamento, metteva ancora più a disagio l'animaletto che difficilmente riuscì a riprendere la parola.

- Volevo ringraziarti per ieri e... portarti in un posto speciale - disse il furetto gesticolando e finendo la frase nel modo più veloce possibile.

Quel modo di fare così timido le fece nascere una risatina, facendole scordare che stava parlando con un mustelide li nella sua camera. Le parve persino di vedere la bestiolina mentre si grattava la testolina goffamente con la zampina anteriore, forse agitata. Solo successivamente si soffermò sulla frase che aveva appena pronunciato.

Portarmi in un posto speciale e dove? E perché proprio me?

Voleva saperne di più e lo si leggeva palesemente dai suoi occhi che sembravano essersi illuminati di curiosità ma ancora non era riuscita a trovare la forza per sbloccare quel groppo in gola che le faceva fermare la voce. Così attese nella speranza che il furetto continuasse.



Edited by Karen91 - 26/7/2016, 19:34
 
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Non riusciva a crederci e adesso la sensazione di sorpresa che aveva provato le soffocava in gola ogni parola che voleva pronunciare. Mai avrebbe potuto immaginare che alcuni animali potessero parlare, tantomeno che potessero ringraziarla così apertamente per il suo altruismo. Yin si massaggiava la nuca con la zampetta, attendendo imbarazzato una risposta da parte della fanciulla. Non poteva sapere che tale responso non sarebbe giunto, non ancora almeno, dato che lei stava ancora cercando di realizzare ciò che aveva visto e sentito in quei pochi secondi. Entrambi erano fin troppo timidi e la conversazione rischiava così di entrare in una situazione di stallo dalla quale sarebbe scappare sarebbe stata un’ardua impresa. Così, prima che uno dei due si convincesse a spezzare il silenzio, fu una voce nuova a farlo. Un tono di voce caldo e armonioso risuonò nelle orecchie della fanciulla, che immediatamente si voltò verso la fonte di quel suono: la finestra.

- Non devi avere paura. Yin è un furetto ninja e ha il grande dono di poter comunicare con noi.

Forse l’avrebbe spaventata entrando in scena così all’improvviso, ma purtroppo Fuyuki era un ANBU, uno Shinobi abituato a muoversi senza fare il minimo rumore e a celare con perizia la propria presenza. Quando la ragazza lo vide, seduto sul davanzale della finestra, poté notare uno sguardo sereno e rilassato che la osservava senza sosta, quasi come se stesse cercando di studiarla. Teneva una sigaretta in bocca e ad ogni respiro una coltre di candido fumo si levava in cielo, mentre l’aspro sapore inebriava i suoi polmoni e soffocava quelli della Genin. Una benda copriva le tre dita morte che uscivano dal guanto nero che nascondeva la sua mano sinistra, celando così ad occhi indiscreti il suo segreto.

- Yin mi ha raccontato tutto e anche io volevo chiederti grazie. Il posto in cui voleva portarti è il sacro eremo dei mustelidi, dimora dei miei fratelli. Non è di certo un invito che si riceve tutti i giorni..

Sacro eremo, fratelli, parlava con un tono così magniloquente che forse non avrebbe fatto altro che confondere ancora di più le idee della ragazza. Forse lei lo avrebbe intuito da sola, del resto il Chunin a Konoha era conosciuto come lo Hyuga dei mustelidi, l’eremita di queste fantastiche creature. Quello che Yin le aveva offerto era un’occasione che forse non si sarebbe mai più ripetuta e che magari avrebbe dovuto cogliere subito al volo. Se fosse stata proprio quella la svolta della sua vita? Il giovane scese con i piedi per terra e con passi rapidi si avvicinò a Chiaki, in modo da sussurrarle poche parole coprendosi la bocca con la mano e tendo lo sguardo puntato sul piccolo Yin.

- E’ stato lui a volerti invitare.. Significa che gli piaci.

E anche tanto se non l’ha ancora punzecchiata con le sue frecciatine..

Fuyuki conosceva fin troppo bene il furetto dal manto nero come la pece e ricordava bene il comportamento scontroso che sfoggiava con chi non riteneva degno del suo rispetto e se ancora non aveva detto nulla alla Hyuga voleva dire che l’aveva presa in simpatia. Del resto lei si era prodigata per curare, nel limite delle proprie possibilità, la sua ferita e si era mostrata parecchio generosa e carina nei suoi confronti. Anche il giovane ANBU aveva apprezzato il suo gesto e proprio come Yin desiderava che lei passasse qualche giorno all’eremo, almeno per ringraziarla in maniera adeguata per ciò che aveva fatto. Per l’ennesima volta fu lui a prendere parola, stavolta porgendo la destra alla dolce Kunoichi e presentandosi.

- Mi chiamo Fuyuki, è un piacere fare la tua conoscenza.



Edited by .Melo - 23/7/2016, 11:34
 
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Sembrava quasi che la piccola Hyuga fosse riuscita a mettere in seria difficoltà l'animaletto che non si espresse più, dopo l'enorme fatica fatta per proporre il suo invito. Nella testa di Chiaki invece ronzavano talmente tante domande che non sapeva nemmeno da dove cominciare e che probabilmente non sarebbero mai uscite dalla sua bocca per colpa della sua timidezza. I due continuarono a fissarsi per diversi minuti finché una voce non squarciò quel muto silenzio. La kunoichi si girò di scatto, non si era accorta della presenza di qualcun altro nella stanza, come era possibile? Velocemente afferrò il cuscino ricamato per nascondere la sua lunga camicia da notte bianco candido un po' trasparente, in un gesto di pudore. Quella mattina non si aspettava tutte queste visite, se lo avesse saputo magari non si sarebbe fatta trovare così. Si sentiva che stava per accadere qualcosa, al solo pensiero alcuni brividi le percorsero la schiena. Era stata paziente con la vita e adesso lei aveva intenzione di cederle i propri frutti? In un primo momento la genin sembrò essere intimorita dalla presenza del ragazzo, il suo viso si tinse di uno strano paonazzo, riuscì a calmarsi leggermente solo quando vide quello che doveva essere un esponente del proprio clan, la guardava con uno sguardo sereno e rilassato. Il fatto che continuasse a fissarla invece non la aiutava molto a riprendersi dall'imbarazzo, che la stesse studiando? Si lasciò cadere il ciuffo blu davanti agli occhi e preferì concentrarsi sui suoi pensieri e dubbi piuttosto che incontrare di nuovo lo sguardo dello Hyuga.

Un furetto ninja...

I suoi occhi perlacei si spostarono su Yin, il piccolo esserino peloso. Questo sembrava ancora agitato ma la presenza del ragazzo probabilmente lo aveva tranquillizzato un po', forse sapeva che adesso che c'era lui le cose sarebbero diventate più facili. Chiaki guardò il furetto facendosi scappare un fugace sorriso di incoraggiamento, anche se in realtà serviva più qualcuno che sostenesse lei che il mustelide. Un improvviso odore di fumo fece storcere il naso alla ragazzina che riportò subito la sua attenzione al ragazzo seduto sul davanzale della finestra. Non aveva la minima idea di chi potesse essere ma il fatto che si trovasse li non era un caso. Gli abiti che indossava erano simili a quelli del padre, ma cosa cercava una figura che sembrava così importante da una neo genin come lei? Che fosse suo il furetto? Ma ciò non spiegava come mai parlasse e da dove provenisse. La sua curiosità incrementò quando vide le dita fasciate. Che cosa gli era successo? Non era stata mai una grande interlocutrice ma la capacità di osservare e cogliere i particolari l'aveva sempre accompagnata e forse si era persino sviluppata nella sua solitudine. Anche lo sguardo dello Hyuga continuava ad essere indagatore, sembrava quasi una sfida a viso aperto con l'unica differenza che Chiaki era limitata dal suo atteggiamento timido. Sapeva che fissare troppo a lungo poteva infastidire, anche se ormai era abituata per via della sua stranezza. Finalmente il ragazzo riprese la parola, cercando di renderle le cose più chiare. Chiaki ascoltò con attenzione, ma la sua mente si fermò a riflettere soprattutto su tre parole che la colpirono. Eremo delle mustelidi? Aveva letto numerosi libri che trattavano di leggende di eroi e famosi ninja, di uomini che avevano stipulato un patto con creature mitologiche parlanti. Non si sarebbe mai aspettata di potersi trovare dentro una di quelle storie fantastiche.
La gioia scomparve non appena si ricordò della sua ignoranza. Si stava basando su dei semplici racconti senza sapere niente di certo. Dalla sua ultima missione si era accorta che le mancavano alcune nozioni fondamentali, forse il fatto che aveva sempre preferito letture rilassanti aveva inciso pesantemente sul suo modo di essere ninja. Probabilmente era troppo superficiale e avrebbe dovuto ritirarsi da quella carriera come molti le avevano suggerito. No, non poteva, era una promessa che si era fatta. Scosse leggermente la testa in modo buffo cercando di scacciare quel pensiero.

Che il destino mi stia suggerendo la strada da prendere?

Non era sicura se la decisione che avrebbe preso sarebbe stata giusta o sbagliata ma il suo istinto le premeva ad accettare al volo l'invito del mustelide. C'era qualcosa che la attraeva a lui come se quell'incontro fosse stato predestinato. Probabilmente erano tutte cose stupide che le ronzavano nella mente ma avvertiva uno strano calore sulla pelle, a parole inspiegabile. Fece per provare a dire qualcosa quando il ragazzo sulla finestra, raggiunse il letto rapidissimo facendo arrossire e agitare notevolmente la kunoichi che rimase quasi immobile presa alla sprovvista da quello strano comportamento.

- E’ stato lui a volerti invitare... significa che gli piaci - sussurrò lo Hyuga all'orecchio della piccola Chiaki che stringeva il cuscino sempre più forte.

Il mustelide non sembrava aver udito molto ma probabilmente aveva capito che si stesse parlando di lui perché guardò il ragazzo con un espressione un po' accigliata per poi tornare a osservare la genin. Un nuovo dolce sorriso si creò sulle labbra della ragazzina mentre ricambiava divertita lo sguardo di Yin. Lo stupore iniziale sembrava quasi svanito come se quella situazione fosse la più normale a questo mondo. Non era sicura se la scelta di quel percorso era stata voluta dal destino o semplicemente fosse un caso ma di una cosa era certa, voleva conoscere più in profondità quelle creature, il loro modo di essere e di relazionarsi, voleva entrare più in simbiosi con la natura stessa. Il ragazzo alla fine decise di presentarsi, allungando una mano verso la ragazzina, forse aveva capito l'imbarazzo che provava la kunoichi. Il gesto venne prontamente ricambiato anche se in maniera più insicura e agitata.

- I-io sono Chiaki, piacere mio - disse la ragazzina sostenendo lo sguardo dell'ANBU solo per alcuni secondi.

Doveva dire il suo verdetto o almeno far capire le sue intenzioni a Fuyuki. Fece un lungo respiro e chiuse gli occhi quasi in lotta con la sua odiosa timidezza. Il cuscino ormai era diventato lo strumento di sfogo, infatti la ragazzina continuava a stringerlo imperterrita con la mano libera.

- E sarei onorata di unirmi a voi per conoscere meglio queste strabilianti creature - finì tutto d'un fiato la piccola Hyuga, lanciando un'occhiata gioiosa al mustelide.



Edited by Karen91 - 26/7/2016, 19:33
 
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Quella fanciulla era fin troppo timida e questo Fuyuki lo aveva intuito dal primo momento in cui l'aveva vista. Forse la prima reazione, quando aveva preso il cuscino per celare le proprie curve che la camicia da notte sottraeva alla fantasia di chi la osservava, poteva risultare anche comprensibile per una ragazzina che in fin dei conti aveva soltanto tredici anni. Ma il suo comportamento, il continuare a sfogare le proprie paure stringendo tra le proprie dita fameliche il soffice guanciale e la stretta di mano insicura e colma di titubanze erano sintomo di un'introversione fin troppo accentuata. Era come se Chiaki vivesse in quella casa e non vi uscisse mai, come se quelle quattro mura fossero una lugubre prigione che le impediva di venire a contatto con il mondo esterno. Questa sua tesi era confermata da due cose che aveva notato immediatamente. Primo, non lo aveva riconosciuto e ciò stava a significare che, malgrado fosse una Kunoichi, non conosceva bene i volti degli Shinobi più conosciuti del villaggio. Secondo, non aveva esitato a rispondere positivamente all'invito di Yin dopo aver soppresso la sensazione di sorpresa che aveva provato, quasi come se vedesse quel breve soggiorno all'eremo come una ghiotta occasione per cambiare pagina e conferire alla propria vita una direzione diversa, un risvolto migliore.

Forse hai fatto bingo, Chiaki.

Ricordava come se fosse accaduto il giorno precedente quando, dopo la morte del padre, si era rintanato in sé stesso per capire quale fosse veramente la strada da intraprendere. Erano stati giorni duri e sofferti, ma alla fine si era deciso a seguire le sue orme e a diventare un valido Shinobi, lavorando sodo per circondarsi di persone fidate e abbattendo le pareti dense di discrezione che si era costruito intorno dopo quel tragico evento. Proprio per questo motivo avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere pur di vedere un cambiamento nel cuore della Genin, chiedendo l’aiuto dei suoi fratelli se fosse stato necessario. Un altro passo che l’avrebbe aiutato a maturare, quindi perché non approfittarne per contribuire alla costruzione della felicità della ragazzina?

La decisione era stata presa e quindi non restava altro da fare che prepararsi per la partenza. A Fuyuki non mancava nulla, del resto era stato lui a fare visita alla Hyuga, mentre lei era ancora in camicia da notte. Così il giovane ANBU le indicò con la testa l’esterno dell’abitazione, prima di uscire con un balzo dalla finestra e rilassarsi in giardino mentre consumava gli ultimi tiri di sigaretta. Yin invece sembrava del tutto intenzionato a seguirla mentre si vestiva, quasi come se non volesse staccarsi da lei nemmeno per un istante. Per quanto potesse essere carino forse l’animaletto sarebbe potuto risultare invasivo, specialmente per una tipa riservata come lei, ma lui non sembrava farci caso, percorrendo i suoi stessi passi lungo la casa. Del resto non conosceva la sensazione di essere nudo di fronte a qualcuno, dato che la natura non aveva donato alla sua specie il senso del pudore, quindi probabilmente non se ne rendeva nemmeno conto. Quando si fu vestita ed ebbe preso il suo equipaggiamento, trovò il Chunin ad attenderla in piedi, con le braccia incrociate davanti al petto. Si avvicinò velocemente a lei, prima di mordersi il pollice. Poi le accarezzò la guancia, lasciando che il sangue macchiasse la sua pelle candida e immacolata, prima di comporre rapidamente alcuni seals. In men che si dica vennero tutti avvolti da una cortina di fumo, mentre una risata risuonava in aria. Quando il vento la trascinò via, essa lasciò vedere ciò che la sua fame aveva risparmiato. Nulla.


- Tieniti forte!


Continua Qui



Edited by .Melo - 23/7/2016, 11:35
 
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Un dono dal cielo

[x] Il suo sensei aveva delle faccende da sbrigare e anche lei avrebbe dovuto occuparsi di determinate faccende in sospeso che aveva lasciato con la sua fuga. Corse a casa a perdifiato, aveva solo un ora a disposizione e se la doveva far bastare. Non appena mise piede nella modesta residenza in legno nel bosco, iniziò a controllare morbosamente le dispense cercando di vedere se tutto stesse in ordine. Suo padre ce l'avrebbe fatta senza di lei ad andare avanti? Fissò il pavimento e notò i primi strati di polvere che già lo avevano ricoperto. Dovette chiudere gli occhi pazientemente per resistere alla tentazione di occuparsi di simili dettagli. Avrebbe voluto farsi una doccia e un bagno, all'eremo purtroppo non aveva avuto questa grande fortuna e lei odiava rimanere sporca. Dato che il tempo era agli sgoccioli, almeno avrebbe fatto un cambio d'abito. Iniziò a correre velocemente al piano di sopra, sulle spalle i due furetti che ben eretti sulle zampe si lasciavano trasportare comodamente. Fece per raggiungere la stanza superiore quando improvvisamente cadde rovinosamente a terra. Fortunatamente riuscì a sostenersi con le mani e con il ginocchio anche se la botta fu abbastanza forte. Il gradino in legno aveva ceduto dopo anni di sali e scendi di quella scala. Eppure la fanciulla non pensava d'essersi così ingrassata. Riuscì a far uscire faticosamente il piede dal legno, ottenendo qualche piccolo graffio; con una piccola fasciatura perlomeno il dolore sarebbe passato, non era niente di cui preoccuparsi. La cosa strana avvenne quando le sue iridi perlacee si posarono sul gradino rotto, c'era qualcosa nel pavimento. Non riusciva ben a identificare di cosa si trattasse ma da quel buco riuscì a capire che qualcuno li aveva voluto occultare qualcosa. Si guardo con i suoi due nuovi fratelli, incuriosita ma allo stesso tempo timorosa di ciò che l'aspettasse. Alzare il gradino non fu facile, ci volle un immensa pressione delle mani che la fecero quasi rotolare giù al piano terra. Non appena si fu sbarazzata delle tavole di legno, poté ammirare il fantastico scrigno, intagliato da vari motivi floreali. Perché non aveva mai saputo da nessuno dell'esistenza di quell'oggetto e poi perché era stato nascosto proprio li? La frenesia di scoprire il suo contenuto diventava sempre più forte, come il mistero che s'infittiva. Non aveva lucchetti e nessuna sorta di limitazione per aprirlo. Le mani della piccola passarono veloci e rapide, sfiorando le decorazioni e spingendo il coperchio. La luce del sole che filtrava nella casa illuminò la lama di una spada. Colori delicati e una manifattura a prima vista perfetta perfino per qualcuno che come la Hyuga non ci capisse molto d'armi. La sollevò facendo particolarmente attenzione, passandosela tra le mani e osservando ogni minimo dettaglio. Di chi poteva essere? Suo padre? Non era possibile, mai aveva visto tra le sue cose un simile splendore. I suoi s'illuminarono a contatto con la lama, quasi come se la stessa arma la stesse ammaliando, facendola cadere sotto il suo incantesimo. Yang scese dalle sue spalle e quasi per svegliarla da quel sonno apparente prese un pezzo di carta ingiallito che si trovava spiegazzato nel contenitore. Lo lesse tutto d'un fiato e passandolo alla sua evocatrice, rivelò a chi appartenesse quel ritrovamento.

- Sembra essere di una certa Hazuki - concluse il verdetto il mustelide da pelo bianco - La conosci Chiaki?

Ancora scossa da tutto quello che stava accadendo, la fanciulla afferrò il pezzo di carta e recitò ad alta voce la poesia che c'era scritta.


Sognatrice,
che percorri il sentiero
delle anime perdute e
raccogli le lacrime
della pallida luna,
con misto fervore
le adagi
sul palmo della tua mano.
Gocciole fragili
di opali iridescenti
le celi
nel secreto cuore
costudendole
gelosamente
prima che giunga
l'alba
ed evaporino
al tocco del sole...
prima che svanisca
il dono d'amore
della notte.


Al finale una firma sbavata e una lacrima ma di cui il nome era ancora abbastanza leggibile. Hazuki. Quindi quel cimelio era di sua madre ma perché lo aveva nascosto li? Forse stava nascondendo qualcosa? Oppure voleva dimenticare ciò che era stato in passato? Domande a cui la dolce kunoichi non aveva risposta.

- Si, Hazuki è mia m-madre - disse in un bisbiglio al furetto che se ne stava seduto sul gradino.

Rimase li perplessa ma incapace di reagire come ogni volta che sentiva il nome di sua madre, che scopriva qualcosa in più su di lei. Quando il suo volto diventava più vivido nella sua mente. Avrebbe voluto piangere, ringraziarla per averle fatto trovare quel dono. Anche se le condizioni in cui verteva l'arma non erano delle migliori si sarebbe lei presa cura di ciò che la donna che l'aveva messa al mondo le aveva lasciato.

- Chiaki forse dovremmo andare, ho come l'impressione che faremo tardi - disse il furetto color pece che aveva perso la cognizione del tempo quanto loro.

Ed effettivamente non si sbagliava affatto. [x]



Edited by Karen91 - 23/7/2016, 11:28
 
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