Detective Conan Forum

Kokoro no uragiri

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KiarettaScrittrice92
view post Posted on 30/5/2012, 20:51 by: KiarettaScrittrice92     +1   +1   -1
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Parte seconda
La bambina si continuava a rigirare nel letto. Quel caldo era davvero insopportabile.
Era da ore che cercava di addormentarsi, ma era tutto inutile. Goccioloni di sudore le bagnavano il viso dolce ed esile.
Si alzò. Non poteva continuare in quel modo. Si diresse verso la cucina e bevve un bel sorso di acqua fredda. Pensò dopo che era già a metà bicchiere che con quell'acqua le sarebbe potuta venire una congestione, ma poco importava, avrebbe sofferto un po' di mal di pancia. Finì il bicchiere e andò in bagno a darsi una rinfrescata.
Ora si sentiva molto meglio.
Si rimise a letto solo dopo aver aperto un po' la finestra in modo che entrasse un po' d'aria.
Le mani sotto la testa. Fissava il soffitto. I suoi pensieri invece volavano a un ragazzo. Un ragazzo che all'apparenza sembrava molto più grande di lei.
Chissà perché aveva voluto l'antidoto. Chissà qual era quell'importante impegno che si era preso. A giudicare dai capricci da bambino che aveva fatto per ottenerlo doveva essere qualcosa a cui teneva molto.
Ripensò a quel pomeriggio. Era andata a casa sua convinta di trovarlo e invece, quando suonò il campanello non rispose nessuno.
Dove se n'era andato?
La bambina si addormentò col pensiero che probabilmente era andato a risolvere uno dei suoi soliti casi.

Ran aprì lentamente gli occhi, quando la luce del sole, che entrava dalla finestra, iniziò a baciarle il viso.
Quando la sua vista tornò perfetta si guardò attorno. Per un attimo, quell'attimo prima di rendersi conto di cos'era successo nelle ultime ventiquattr'ore, rimase stupita di dove si trovava.
Era nuda. La testa appoggiata sul petto di Shinichi, anche lui senza vestiti, che ancora la teneva stretta a se, mentre dormiva beatamente.
La ragazza rimase incantata nel vedere il suo volto. Era perfetto. Anche lui baciato dalla luce ramata del sole mattutino.
La ragazza intenerita gli diede un lieve bacio sulla guancia.
Il ragazzo a quel contatto si svegliò e si stropicciò gli occhi proprio come un bambino, dopodiché li aprì.
La ragazza rimase, per l'ennesima volta, folgorata da quell'azzurro intenso, ma ricambiò il sorriso che lui le aveva porto.
Poco dopo si ritrovarono in cucina, entrambi ancora assonnati, a sorseggiare del latte fresco.
"Sai pensavo - disse Shinichi dopo aver mandato giù un biscotto - che sta sera volevo portarti in un posto"
"In un posto?" chiese stupita dell'atteggiamento del ragazzo.
"Sì, sempre se non ti dispiace ovvio" rispose lui risoluto bevendo un altro sorso di latte.
"No, credo di no. Ma che posto è?" continuò lei, sempre più stupita e confusa.
"Questo non voglio dirtelo. Sarà una sorpresa" rispose lui con un sorrisino tutt'altro che rassicurante.

La ragazza stava dormendo beatamente nel suo letto, quando qualcosa disturbò il suo sonno.
Non riconobbe subito il suono. Sembrava un ronzio. No più che un ronzio sembrava qualcosa che grattava sul suo comodino.
Allungò la mano e sentì che il suo cellulare vibrava. Guardò il display era un messaggio di Ran.
La ragazza con uno sbuffo poggiò di nuovo il cellulare sul comodino e si girò dall'altro lato per poi riaddormentarsi.
Qualche ora dopo era già vestita e si stava tirando su i capelli nella sua solita coda di cavallo.
"Ciao" disse una voce all'ingresso.
La ragazza riconobbe subito dalla voce il visitatore e dopo poco lo vide sbucare all'ingresso di camera sua.
Lei finì di sistemarsi il fiocco della coda sui capelli poi si girò verso di lui e gli sorrise.
"Allora? Sei pronta ad uscire?" chiese il ragazzo.
Lui indossava un paio di jeans e una maglia verde scuro che s'intonava perfettamente col suo solito cappellino firmato "Sax". Le mani in tasca e lo sguardo divertito.
"Prontissima rispose la ragazza" prendendo la borsa, già pronta, da sopra il letto e uscendo dalla camera.
I due stavano passeggiando da un po'.
"Come sta Ran?" chiese il ragazzo.
"Oh cavolo! Ran! Mi aveva mandato un messaggio!" disse prendendo il cellulare dalla borsa.
La ragazza lesse il messaggio. Era molto lungo. Eppure ad ogni parola il sorriso di Kazuha aumentava. Ad ogni parola la ragazza riconosceva la gioia unica dell'amica.
Heiji vide il volto della ragazza. Era sorridente, tranquilla, felice, solare.
Che cosa poteva dire? Che Ran avesse deciso di tradire per sempre il suo amico senza più soffrire? Che Shinichi non ha capito cosa è successo?
La ragazza appena finì di leggere si voltò verso di lui. Aveva lo sguardo interrogativo, che trasmetteva dubbio e angoscia. Lei senza perdere il suo sorriso gli porse il suo cellulare.
Il ragazzo all'inizio non credette a ciò che stava leggendo. Quel messaggio gli sembrava quasi surreale.
Lo dovette leggere una seconda volta e ancora gli sembrava che in quelle parole ci fosse qualcosa di assurdo.
Kazuha non hai idea di cosa sia successo in un solo giorno. Sono andata all'appuntamento. Ero terrorizzata, non sapevo come reagire, al bar abbiamo incontrato addirittura Ikuto. Eppure questa mattina mi sono svegliata tra le braccia di Shinichi. E' qui. E' qui vicino a me. Ieri dopo essere stati al bar siamo andati a casa sua. E…beh ecco…è successo! Capisci Kazuha, dopo quel folle errore che ho fatto. Lui mi ha perdonata e non solo. Mi ha perdonata e mi ha dimostrato il suo amore. Vorrei che questo fine settimana non finisse mai. Ma gliel'ho promesso. Gli ho promesso che quando ripartirà gli terrò fede. Non lo tradirò più. Lui in cambio ieri sera prima di addormentarmi mi ha promesso che mi chiamerà almeno una volta alla settimana. Non lo tradirò più, perché lui non mi ha mai abbandonato.
"Però poteva rimanere un po' di più che un fine settimana" disse Kazuha mentre il ragazzo le riporse il cellulare.
"Un fine settimana è anche tanto, rispetto a quello che poteva un tempo" disse invece il ragazzo.
"Ma cosa dici? Se la ama davvero dovrebbe abbandonare qualsiasi stupido caso e starle vicino. Non farle fare promesse in cambio di qualche telefonata. Lei ha bisogno che le sia accanto" protestò la ragazza.
"Kazuha non può! Capito? Non può! Tu non hai idea di cosa sta passando quel ragazzo, non sai quanto vorrebbe starle vicino. Ma non può!"
La ragazza rimase per un'attimo sconvolta dalla reazione del vecchio amico. Quindi lui sapeva perché Shinichi compariva solo ogni tanto. Lui sapeva il segreto di quel misterioso ragazzo.
Eppure non glielo chiese. Non volle saperlo. Perché sapere qualcosa che poi avrebbe dovuto nascondere a una delle sue migliori amiche? Perché tradirla in quel modo, come già stava facendo il ragazzo che amava? No, non l'avrebbe fatto. Non lo voleva sapere. E continuò la sua passeggiata con il ragazzo.

Ran uscì dal bagno paonazza.
"Sei sicuro che debba per forza? Mi sento a disagio"
Il ragazzo però non sembrava d'accordo perché la stava guardando meravigliato.
Sarà stato perché ormai si erano vissuti, sarà stato che erano dei vestiti davvero adatti a quel corpo perfetto, ma la vedeva in tutt'altra prospettiva.
Un paio di scarpe lucide e nere col tacco. Le gambe perfette e sensuali, salendo erano fasciate dal vestito bianco a fiori neri. Il vestito era molto corto e le copriva appena la parte più alta della coscia. La parte di sopra del vestito era divisa da una cintura nera e sottile e arrivava fin sotto le ascelle. Spalle e collo della ragazza erano completamente scoperte, non fosse stato per una catenina argentata attorno al collo. I capelli erano sciolti come al solito, ma sembravano avere una piega particolare.
Il ragazzo si soffermò molto sul suo viso. Era bellissimo, le guance leggermente arrossate per la vergogna gli occhi celesti perfettamente truccati.
"Ti sbagli - rispose dopo averla guardata - Sei un spettacolo! E non devi vergognarti di niente"
Poi le prese la mano e la porto al piano di sotto.
"Però non è giusto - borbottò la ragazza alla fine delle scale - insomma tu sei vestito normale, con camicia e pantaloni"
"E' la dura legge dell'eleganza, mia piccola Ran - disse lui con un sorriso sornione - Per essere eleganti le donne devono scoprirsi e gli uomini coprirsi"
Lei sbuffò, ma poi gli riprese la mano e lo seguì fuori dalla porta.
Ancora non sapeva dove la portava, non ne aveva la minima idea. Certo era che vestita così, non l'avrebbe portata in un luogo scontato. No, non era neanche da lui portarla in un luogo scontato. Eppure in quel momento non le veniva in mente neanche un luogo adatto. Nemmeno uno. Vuoto totale.
Presero un taxi, tutto in assoluto silenzio. Sembrava che da dopo la colazione a parte qualche sporadica frase, quel giorno il ragazzo avesse fatto il voto di silenzio.
Il ragazzo disse al tassista la destinazione, dopodiché si mise tranquillamente seduto.
Ran cercò di ricordare se aveva già sentito il nome della via, ma niente. Non aveva proprio la minima idea di dove la stava portando.
Per tutto il tragitto la ragazza continuò a guardare fuori dal finestrino. I grandi palazzi di Tokyo sfrecciavano sotto ai suoi occhi, mentre il suo pensiero era a quel bel ragazzo che sedeva nel posto davanti di fianco al tassista. Chissà come avrebbe fatto quando se ne sarebbe andato di nuovo. Chissà se sarebbe riuscita a sopportare la sua lontananza, o avrebbe ceduto di nuovo. Forse, era vero quello che aveva detto a Kazuha, forse ora che l'aveva vissuto, ora che era diventata in tutto e per tutto sua ci sarebbe riuscita. Sì. Sì, ne era sicura al cento per cento. Non avrebbe mai più tradito, neanche col pensiero, il suo Shinichi. Mai.
Arrivarono dopo una ventina di minuti.
Scesi dal taxi, Ran vide finalmente il luogo in cui il ragazzo aveva deciso di portarla.
Era un locale moderno. L'insegna a neon bianco citava "MollyDance".
I ragazzi entrarono. Anche l'interno era moderno. Era un locale molto grosso. Al lato destro un bancone in marmo occupava tutta la parete mentre il lato sinistro era occupato da divanetti e poltroncine in pelle bianca. Al fondo in centro un'uomo al mixer. Tutto il locale era illuminato da una luce soffusa che dava un'emozionante atmosfera densa.
La ragazza si guardò intorno spaesata. Sul serio Shinichi l'aveva portata lì? In un tipico locale notturno? Per un attimo la assalì un pensiero orribile. Il ragazzo con cui aveva aveva passato il week-end, che l'aveva posseduta in modo così naturale ed esperto e che l'aveva portata in quel locale. Quel ragazzo era davvero il suo Shinichi? Sì girò verso di lui e lo vide sorridere. Un sorriso dolcissimo, che le faceva martellare il cuore. Sì era lui, di questo ne era certa, forse era solo un sogno, ma di certo quello era il suo Shinichi.
Il ragazzo l'accompagnò fino al bancone.
"Che vuoi ordinare?" le chiese elegantemente.
"Un analcolico" rispose lei arrossendo.
Il ragazzo allora chiamò un barman e ordinò.
"Un analcolico speciale e un Gin per favore"
Gli vennero per un attimo i brividi, nel sentire ciò che aveva detto. Chissà perché poi. Non gli erano mai piaciuti gli alcolici forti. La sua lingua aveva agito da sola, e in un secondo la sua bocca aveva sputato quel maledetto nome. Se non era per lui e tutta quella banda di pazzi, quelle non sarebbero state le ultime quattro ore con la ragazza che amava. Sì, forse un alcolico forte era quello che ci voleva. Quella serata se la doveva godere al massimo. Sì, aveva proprio bisogno di quel Gin.
Poco dopo arrivarono le loro ordinazioni e i due ragazzi iniziarono a bere.
Quando erano già a metà della loro prima consumazione, ecco che il dj finalmente si avvicina al microfono e chiama tutti i ragazzi in mezzo al locale.
Finalmente il momento che aspettava. Era il momento. Aveva organizzato quell'appuntamento perfettamente, ma quell'idea gli era venuta solo il giorno prima. Con questa mossa però era sicuro che l'avrebbe conquistata in tutto e per tutto. Voleva che quel fine settimana non se lo dimenticasse mai. Voleva che quando sarebbe tornato Conan, lei non si dimenticasse di Shinichi così facilmente. Che quel week-end le potesse dare la forza per andare avanti senza la sua presenza. Anche se in realtà lui le era sempre accanto.
Le prese la mano e la trascinò in mezzo alla pista.
Ran per un'attimo rimase paralizzata. Lui con una sensualità inimmaginabile, comparsa solo in quel week-end la afferrò per i fianchi e la premette contro il suo corpo. Si muoveva in modo allucinante. Non avrebbe mai scommesso neanche un centesimo su di lui per un'abilità del genere. Chissà perché aveva sempre pensato che era scarso a ballare quanto a cantare. Invece sapeva ballare, eccome se sapeva ballare.
La maggior parte della serata passò così, tra un drink e un ballo. Ran dal suo primo analcolico, passò pian piano a roba più forte. Non ne sapeva il motivo, ma si sentiva così contenta che in qualche modo doveva festeggiare.

La ragazza si svegliò con un forte mal di testa.
Era sdraiata sul letto matrimoniale della camera degli ospiti a casa Kudo. Tentò di mettersi a sedere, ma la testa le esplodeva e aveva anche un po' di nausea.
Cercò di ricordarsi cos'era successo la sera prima, ma dopo il quinto o il sesto ballo tutto le appariva molto sfocato. Non ricordava bene cos'era successo. Cercò di chiamare Shinichi, per chiedergli sostegno, ma la nausea era talmente insopportabile che non le permetteva di parlare.
Si sedette bene sul letto, facendo respiri profondi e cercando di trattenersi al vomitare sulle lenzuola pulite.
Poco dopo fortunatamente il ragazzo, arrivò con una bacinella.
"Oh, ti sei svegliata - disse con un sorriso dolcissimo - Tieni questa è per te - continuò mettendo la bacinella sul letto accanto a lei - Forse ieri ti ho fatto esagerare un pochino, perdonami. Spero solo che tu ti senta meglio presto, non voglio andarmene mentre stai ancora male" concluse il ragazzo.
Ran tentò di parlare, ma per tutta risposta rovesciò nella bacinella. Quando si riprese si sciacquò la bocca con un po' d'acqua che le aveva portato il ragazzo, fece due grossi respiri e riuscì a parlare.
"Devi partire?" chiese.
"Sì, te l'ho detto che sarei stato solo un week-end. Ho il treno a mezzogiorno" disse con un'altro sorriso da mozzare il fiato.
La ragazza si girò verso l'orologio sul comodino. Era uno di quegli orologi con i grossi numeri rossi a carattere digitale. Quei grossi numeri che ora segnavano le undici. La ragazza sgranò gli occhi.
"Ma manca solo un'ora!"
"Tranquilla piccola, io sono pronto. Appena ti senti meglio ti saluto come si deve e vado, tanto di solito i treni stanno sempre dieci minuti in più in stazione"

Poco dopo la ragazza si sentiva meglio. Si stava lavando i denti. La menta del dentifricio le rinfrescava la bocca e si sentiva finalmente libera dalla sbornia. Cavolo aveva proprio dato i numeri quella sera, chissà quanto aveva bevuto e ballato. Chissà se era successo qualcosa con Shinichi anche se non se lo ricordava.
Sorrise, mentre si risciacquava la bocca. Se suo padre avesse saputo tutto quello che era successo in un solo week-end. Probabilmente l'avrebbe messa in punizione a vita.
Si sciacquò la bocca per l'ultima volta. Si diede di nuovo una controllata allo specchio e uscì.
Lui era dietro la porta. Chissà se l'aveva aspettata per tutto il tempo.
La prese per la vita e senza una parola la baciò. Lei ormai troppo abituata a quel nuovo Shinichi sicuro di sé rispose subito al bacio.

Era di nuovo davanti all'agenzia. Questa volta sorridente e felice. Entrò in casa e salutò contenta.
"Ehi Ran com'è andata?" chiese il padre che era di nuovo davanti alla televisione con una birra in mano.
"Benissimo papà, ci siamo divertite un sacco! A proposito dov'é Conan?" chiese la ragazza non vedendo il bambino.
"Ah già è vero, doveva tornare oggi dal campeggio, chissà per che ora rincaserà!" borbottò Kogoro, continuando a fissare il televisore.
"Beh lo chiamo, così inizio a cucinare qualcosa per pranzo" disse poi la ragazza salendo in camera sua e tirando fuori il cellulare dalla borsa.
Digitò il numero e attese. Il cellulare stava facendo troppi squilli. Perché non rispondeva? Poi finalmente ecco che qualcuno risponde.
"Pronto?" chiese una vocina debole e affannata.
"Conan che ti è preso, cosa ti è successo?" chiese la ragazza preoccupata.
"Ah Ran, sei tu? Niente tranquilla. Io e gli altri abbiamo fatto una gara e mi è venuto il fiatone tutto qui. Ma dimmi avevi bisogno di qualcosa?" rispose il bambino.
"No, in realtà no. Volevo sapere se tornavi a casa per pranzo" rispose la ragazza ancora un po' dubbiosa della salute del bambino dall'altra parte del telefono.
"Certo, tra un'oretta credo di arrivare, allora ci vediamo Ran, ciao"
Tu tu tu…
Le aveva chiuso la chiamata. Certo che quel bambino era proprio strano.

"Cavolo, c'è mancato poco" sospirò il bambino, abbottonandosi la camicia bianca.
"Ora mi vorresti dire dove sei stato per un intero week-end con le sembianze di Shinichi?" chiese la bambina con sguardo serio, incrociando le braccia al petto.
"Affari miei" rispose il bambino aggiustandosi gli occhiali sul naso.
"Non sono affari tuoi hai capito? - disse la bambina prendendolo per il colletto della camicia - Ti rendi conto che se uno di loro ti scopre è la fine?"
"Ai, smettila, nessuno sa la nostra identità. Possibile che sei sempre così cinica?"
"Io non sono cinica, sono solo preoccupata, mentre tu caro mio - e gli puntò un dito sul petto - tu sei un…"
"Un'amante del rischio? Lo so, e ne vado fiero" disse col suo solito tono da leader.
"Stavo per dire uno scemo, ma se ti senti così orgoglioso di te non voglio smontarti"
Dopodiché la bambina se ne andò lasciando il piccolo Conan con un palmo di naso.

"Sono tornato!" urlò il piccolo Conan togliendosi e scarpe.
"Bene - sorrise Ran affacciandosi sulla scala - perché è pronto!"
"Ok, poso lo zaino da campeggio in camera e arrivo" rispose il bambino.
Poco dopo.
"Wow Ran - disse stupito il padre guardando stralunato il tavolo al centro della stanza - ma questo è un pranzo da re. Che ti succede?"
"Sono contenta" rispose tranquillamente la ragazza con sorriso sincero.
Il bambino non riuscì a trattenessi e sorrise anche lui. Ci era riuscito. Era riuscito a farla tornare su di morale. Ora, non si sarebbe più dimenticata che Shinichi la pensava in ogni istante. Sì, ora era sicuro che sarebbe stato tutto più facile. Certo una chiamata alla settimana sarà difficile. Ma per la sua Ran questo ed altro.
Il pranzo continuò tranquillamente, tra le risate di tutti e tre.

Era seduta in una delle due poltrone di velluto rosso che c'erano nella stanza, le gambe accavallate. Il suo sguardo era più freddo del solito. Quei due occhi tra il verde e il grigio fissavano il vuoto, anche se sembravano concentrati.
Qualcuno bussò alla porta, ma lei non si degnò di alzarsi e invitò il disturbatore ad entrare.
Se lo aspettava. Chi poteva essere se non lui. Il giovane viso abbronzato, i capelli biondi arruffati e quei maledetti occhi castano chiaro. Aveva appena chiuso la porta alle sue spalle e la stava guardando con la sua solita aria arrogante.
"Cosa vuoi?" disse la donna prendendo una sigaretta dal pacchetto che c'era sul tavolino vicino a lei e accendendola.
Lui sorrise. Un sorriso malizioso, degno di lui. Come si permetteva di sorriderle così? Poteva abbindolare tutte le altre, ma non lei.
Cambiò gamba, accavallando la destra sulla sinistra e aspirando dalla sigaretta.
"Pensi di rispondermi?" disse irritata la donna.
"Ho un buon motivo per farti cedere" rispose lui sornione, avvicinandosi a un altro tavolino più vicino alla porta d'ingresso della stanza.
"Non credo proprio mio caro. Fidati se ti dico che il mio odio per te è troppo profondo per farmi cedere. Anche se la tua missione fosse andata a buon fine non cederei" sorrise la donna compiaciuta, aspirando di nuovo dalla sigaretta.
"E se ci fosse in gioco la tua reputazione, qua dentro?" chiese lui prendendo due freccette dal tavolino.
La donna buttò fuori il fumo e lo guardò interrogativa, senza parlare.
Quando vide quello sguardo il ragazzo con una precisione allucinante, tirò in contemporanea le due freccette sul tiro a segno che c'era nella stanza.
La donna si girò a guardare e qualcosa le si fermò in gola.
"Speravi, forse di nasconderlo? So che è vivo e sono sicuro che tu sai dov'è! Allora Vermouth pensi ancora che io sia un ragazzino?"

Il bambino si svegliò di soprassalto. Le gocce di sudore gli imperlavano il viso e scendevano lente, mettendo i brividi al poveretto. Di nuovo quel maledetto incubo. Sembrava dargli il tormento.
Si alzò sperando di farsi passare quella brutta sensazione. Poi però qualcosa lo distrasse. Dal corridoio riusciva a intravedere una luce azzurrina. Sembrava provenire dalla cucina. Eppure non poteva venire da fuori, perché sembrava ogni tanto diventare lieve e poi riaccendersi di nuovo.
Conan tornò indietro prese gli occhiali e l'inforco. Dopodiché si diresse a passo leggero verso la fonte di quella strana luce.
Quello che vide lo lasciò confuso.
"Ran-neechan, che ci fai sveglia a quest'ora? Sono le due di notte" sussurrò facendo finta di essere mezzo addormentato. Ma quel maledetto incubo l'aveva svegliato del tutto e non riusciva neanche a toglierselo dalla mente.
La ragazza si girò verso di lui con un sorriso tranquillo e dolcissimo.
"Non riuscivo a dormire, così sono venuta a vedere un po' di TV, sarei potuta andare sotto nell'ufficio, ma sinceramente non avevo molta voglia"
Il bambino si girò verso la fonte luminosa che l'aveva messo all'erta, la televisione, che mandava in onda la solita telenovela notturna.
"E te perché non sei a letto?" continuò poi Ran, riportando il piccoletto alla realtà.
"Beh ecco…in realtà, mi sono svegliato per lo stesso incubo di una settimana fa, allora ho pensato di venire a bere un po' d'acqua"
La ragazza sorrise, alzandosi dalla sedia su cui era seduta e si avvinco al piccolo.
Conan deglutì, l'ultima volta che le era stato vicino era stato quando l'aveva salutata da Shinichi. Una voglia sfrenata di afferrarla e stringerla lo assalì, così il bambino si dovette tenere le mani ferme dietro la schiena.
La ragazza si accovacciò, per arrivare alla sua altezza.
"Mi vuoi raccontare questo incubo spaventoso, che fa così tanta paura al nostro piccolo detective?" chiese lei mostrando di nuovo quel meraviglioso sorriso che fece contorcere tutte le viscere al povero bimbo. Fortunatamente il rossore del volto, si poteva interpretare come l'emozione per il complimento, perché se no avrebbe avuto molto da spiegare.
"Non è niente davvero, è solo uno stupido sogno - si girò e si diresse verso la porta della cucina - Ora vado a letto e…"
Non finì la frase perché la giovane l'aveva afferrato per il suo piccolo braccio bloccandolo. Si voltò terrorizzato. Perché faceva così? E se avesse capito tutto. E se avesse collegato tutti i fili e avesse capito che lui era Shinichi? No impossibile.
La ragazza gli sorrise.
"Sei sicuro che non me lo vuoi raccontare? Se vuoi vengo in camera tua e sto con te finché non ti addormenti" sorrise lei dolcemente.
Deglutì. Ci mancava solo che venisse nella stessa camera in cui dorme. Già gli era difficile trattenersi in quel momento. Figuriamoci in camera sua.
"No Ran davvero. Torno a dormire" disse lui con un sorriso un po' tirato.
"Bene, allora penso che ti seguirò anche io e andrò a dormire" disse infine la ragazza sospirando e spegnendo il televisore.

Edited by kiaretta_scrittrice92 - 30/5/2012, 22:14
 
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