Detective Conan Forum

Kokoro no uragiri

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KiarettaScrittrice92
view post Posted on 20/11/2012, 13:37 by: KiarettaScrittrice92     +1   +1   -1
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Parte terza
Il treno correva veloce sulle rotaie.
Il ragazzo era seduto in uno dei sedili del suo vagone vicino al finestrino e leggeva tranquillamente un libro. La leggera aria condizionata del treno muoveva leggermente i suoi capelli biondi perfettamente pettinanti, mentre i suoi occhi di ghiaccio scorrevano la pagina fitta di parole del libro.
A un tratto un suono acuto e corto. Il ragazzo aprì la cerniera della sua piccola tracolla nera e vi infilò la mano dentro estraendone il piccolo apparecchio telefonico. Era un messaggio. Il ragazzo lesse velocemente, poi sorrise e rimise il cellulare dentro la tracolla.
Proprio in quel momento il controllore si avvicinò al suo posto.
"Biglietto, prego" disse guardando il ragazzo.
Lui aprì nuovamente la cerniera del borsellino nero tirando fuori il pezzo di carta su cui era scritto il suo nome e la sua destinazione, e lo porse all'uomo col berretto e la divisa neri.
L'uomo controllò il pezzo di carta leggendo quelle informazioni.
Tooru Amuro - destinazione Tokyo
L'uomo bucò il foglietto e lo restituì al ragazzo biondo.
Appena l'uomo si allontanò il biondo afferrò di nuovo il suo libro, ricominciando a leggere.

La macchina bianca affittata correva veloce sulla strada, portando i suoi tre passeggeri verso la stazione. Alla guida c'era Kogoro, lo sguardo concentrato sull'asfalto che sfrecciava sotto di loro. Di fianco a lui la figlia aveva il gomito appoggiato alla portiera e il viso sorretto dalla sua mano guardava il paesaggio che passava veloce dal finestrino.
Il bambino nel sedile posteriore, invece era pensieroso, quasi preoccupato. Qualcosa nella sua mente continuava a vorticare e a innervosirlo. Il pensiero di rivedere quel ragazzo e di riaverlo tra i piedi lo faceva impazzire. Eppure non aveva neanche uno straccio di prova, per accusarlo di essere uno di loro, aveva solo la sua parola e quella di Haibara, ma chi mai avrebbe creduto a due bambini? Come al solito quei maledetti gli avevano legato le mani.
Un'altro pensiero però lo assillava ancora di più. Come al solito non riusciva a capire cos'avevano in mente e questo gli dava sui nervi. Erano passati ormai due mesi dal viaggio sul Bell Tree Express e alla scoperta della vera identità di Bourbon, ma gli uomini dell'organizzazione non avevano più mosso un dito da allora. Pensava che gli unici due a conoscenza del suo segreto, prima o poi avrebbero riferito tutto o almeno avrebbero provato a uccidere lui o Ai. Invece niente. Per due mesi non aveva più sentito loro notizie, se non quel maledetto ragazzo che ora stavano andando a prendere alla stazione dopo le sue belle tre settimane di vacanza.
Arrivarono in perfetto orario e dopo aver parcheggiato la macchina, entrarono nella stazione mescolandosi a quella marea di gente che entrava e usciva, che scendeva e saliva dai treni, o che anche solo li aspettava. Si fermarono davanti al tabellone, per cercare quale fosse il binario del treno che aveva preso il ragazzo.
"Allora vediamo… Tottori delle undici… - disse Ran ragionando ad alta voce - …ah eccolo, trovato! Binario sei."
Il bambino s'incupì ancora di più al quel pensiero ad alta voce della ragazza. Si era completamente dimenticato della destinazione del ragazzo. Chissà se nella sua vacanza a Tottori aveva anche incontrato il boss. Quell'uomo che muoveva tutte le fila nell'organizzazione, quello stesso uomo che da quasi un anno gli aveva rubato la sua adolescenza.
Strinse i piccoli pugni, seguendo gli altri due che si stavano dirigendo al binario sei.
Dopo solo un minuto arrivò il treno. Da cui scesero parecchie persona. In mezzo a tutta quella marea di gente, c'era anche lui. Il bel viso da conquistatore, i capelli biondi perfettamente pettinati e i bellissimi occhi di ghiaccio.
Ran gli fece segno con la mano salutandolo.
"Tooru, siamo qui!" urlò.
Il ragazzo li vide e sorrise, mentre si avvicinava al gruppo.
"E' un piacere rivederla signor Kogoro." disse appena arrivato con un leggero inchino tipico della loro cultura.
"Vale anche per me ragazzo." rispose l'uomo coi baffetti, battendo sulla spalla del giovane.
"Ran…" disse il ragazzo lanciando semplicemente una delle sue solite occhiate conquistatrici alla bella ragazza, che arrossì leggermente.
A quella reazione, il piccolo Conan irritato iniziò a tirarle nervosamente la gonna.
"Ran, andiamo a casa! Tra poco inizia un nuovo episodio di Kamen Yaiba, forza!" disse con quella vocina da bimbo capriccioso, che ultimamente gli veniva parecchio bene.
"Conan… - disse il ragazzo abbassando lo sguardo su di lui - Non ti avevo visto, piccola peste. Come stai?" chiese scompigliandoli i capelli castani con la mano che non teneva la valigia.
"Stavo meglio prima!" sentenziò il bambino lanciandogli un'occhiata tagliente.
"Conan! - lo rimproverò la ragazza - Ti sembrano cose da dire?" disse mettendo le mani sui fianchi.
Il ragazzo però non sembrò per niente turbato anzi, dopo essere scoppiato a ridere disse a Ran di non preoccuparsi e poi rivolse uno sguardo quasi compiaciuto verso il bambino, come se si fosse aspettato proprio quella reazione da lui.
Si diressero nuovamente verso il parcheggio della stazione, dove la bianca macchina affittata stava tranquillamente parcheggiata. Kogoro aprì la macchina e il ragazzo sistemo la valigia nel bagagliaio, dopodiché si aprì lo sportello e si sedette di fianco al detective, in modo che sul sedile posteriore si sedessero Conan e Ran.
Il viaggio di ritorno fu meno silenzioso di quello dell'andata. Ran e Kogoro vollero sapere tutti i particolari delle settimane di vacanza. Il biondo raccontò, di magnifici bagni nell'oceano, stupende ragazze in bikini, spiagge dalla sabbia così sottile che faceva quasi piacere averla sotto i piedi, gustosi pasti e cocktail dissetanti. Ne parlò per quasi tutto il viaggio e gli altri due spesso esclamavano entusiasti o lo interrompevano con qualche domanda.
L'unico che rimase zitto per tutto il viaggio fu Conan. Rimase con la mano sotto il mento guardando fuori dal finestrino. Nessuno avrebbe potuto notare, che ciò che stava guardando non era il paesaggio che sfrecciava dal finestrino della macchina, ma lo specchietto retrovisore che si trovava un po' più avanti, in cui vedeva riflesso il volto bronzeo di quel bel ragazzo seduto nel sedile di fronte a lui.

"Allora?" chiese la bambina dai capelli ramati che era seduta sul divano verde, con le gambe accavallate e le braccia incrociate, come una vera donna.
"Allora, cosa?" chiese lui di risposta con uno sguardo interrogativo.
"Cos'è successo?" chiese di nuovo la bambina, sembrava quasi scocciata del comportamento del suo interlocutore.
"Non è successo niente. Figurati se quello lì avrebbe parlato di qualcosa di compromettente. E' stato tutto il viaggio di ritorno a raccontare di quanto sia stata bella la sua vacanza al mare." rispose il bambino con aria anche lui molto stufa.
Ultimamente aveva visto l'amica, molto più nervosa. Non ne sapeva il motivo, sebbene forse l'esperienza al Bell Tree Express la doveva aver scossa parecchio, ormai erano passati due mesi, possibile che ancora fosse così nervosa?
"Chi è che è andato in vacanza al mare?" chiese una vocina dolce prendendo i due alla sprovvista.
Si voltarono e davanti ai loro occhi videro quella bella bambina dai capelli castani sormontati da un bel cerchietto verde che s'intonava perfettamente col bel maglioncino che indossava.
Il bambino occhialuto rispose con la solita aria annoiata, con cui aveva risposto all'altra bambina.
"Amuro…"
Gli occhi azzurri della bambina si illuminarono.
"Vuoi dire quel bel ragazzo che vive a casa tua?" chiese con vocina sognante.
"Proprio lui." rispose il ragazzo senza un briciolo di emozione.
La bambina però sembrava non essersi accorta del tono che aveva usato l'amico, e continuò a guardare il vuoto con occhi sognanti, immaginando ad occhi aperti.
"Quanto mi piacerebbe avere un ragazzo come lui al mio fianco da grande."
A quelle parole la bambina dai capelli ramati si alzò dal divano e si allontanò, mentre Conan si volto verso l'amica esasperato.
"Non dire sciocchezze Ayumi! Fidati, quel ragazzo è solo una palla al piede."
Quelle parole questa volta sembrarono arrivare alle orecchie della bambina, che fece il muso verso l'amico.
"Lo dici solo perché sei geloso."
Il bambino la guardò stupito, non aveva capito il senso di quell'affermazione.
"Geloso per cosa scusa?" chiese chiarendo alla bambina il suo sguardo interrogativo.
"Beh è facile, vorresti avere la sua età per conquistare Ran. Lo vedo come la guardi sai?" disse la bambina offesa, come se qualcuno le avesse appena fatto un dispetto, incrociando le braccia.
Il bambino questa volta non riuscì a ribattere. Rimase a fissare la piccola amica, sbigottito. Com'era possibile che avesse capito? Eppure a lui gli era parso di comportarsi normalmente con Ran, almeno nei panni di Conan. Com'era possibile che una bambina avesse capito i suoi sentimenti.
A un tratto qualcosa riscosse entrambi, un'altra voce infantile, questa volta maschile, proveniva dall'altra stanza.
"L'abbiamo finito!" urlò.
"Davvero?" chiese la bambina a cui era subito rispuntato il sorriso e stava già correndo verso la porta.
"Hai visto cosa può fare l'amore?" gli sussurrò qualcuno nell'orecchio.
Lui si girò, dietro c'era di nuovo Ai, che gli sorrideva con il suo solito sguardo enigmatico.
"Che vorresti dire?" chiese ironico lui.
"Voglio dire che il cuore a volte deduce di più del cervello, mio caro detective."
A quelle parole ecco un'altro sorriso sul volto di quella misteriosa bambina che seguì l'amica nell'altra stanza lasciandolo indietro.

"Prendiamo tre caffè e un'aranciata per il piccoletto" disse il ragazzo, ricevendosi subito dopo uno sguardo tagliente dal bambino che aveva accanto.
A quelle parole la cameriera scrisse qualcosa su un taccuino e poi si allontanò dal tavolo.
"E' bello stare per una volta dall'altra parte e non fare più il cameriere. - sospirò il biondo mettendosi le mani dietro la testa e poggiandosi al muro che aveva alle spalle, mentre coi suoi occhi di ghiaccio guardava uno ad uno i clienti del bar - Facciamo un gioco!" disse all'improvviso.
"Un gioco?" chiese Ran che diede parola al volto interrogativo degli altri due.
"Sì, puoi giocare anche tu Ran. E' un esercizio che i detective fanno spesso per tenersi allenati nelle deduzioni. Scegliamo un cliente del bar e proviamo a capire chi è soltanto guardandolo. Prendi quella per esempio, secondo te che lavoro fa?"
Indicò una donna seduta al bancone. Era vestita in modo parecchio formale ed elegante. Due belle decolté nere col tacco che pronunciavano la linea perfetta del suo collo del piede. I polpacci erano nudi, mentre una gonna nera molto aderente le arrivava fino a sopra le ginocchia, probabilmente tirata un po' per la posizione seduta. Una camicia bianca con una piega impeccabile era ben messa sotto la gonna, la donna aveva lasciato un paio di bottoni sotto il colletto sbottonati e si notava una bella collana di perle bianche che le ornava il collo. Aveva i capelli neri raccolti verso l'alto da una bella spilla bianca, molto elegante, che risaltava sui capelli scuri, sembrava avere una scritta in argento dipinta sopra. Le mani sembravano delicate, all'anulare di entrambe le mani portava un anello, e le unghie perfettamente curate erano smaltate di rosso. Era di spalle perciò non si poteva vedere il viso, ma la pelle era chiara forse anche un po' pallida e si poteva vedere che aveva un paio di occhiali, sul naso, a forma rettangolare con una spessa montatura nera. Nella sedia di fianco alla sua c'era una valigetta di pelle da lavoro e un' elegante giacca nera.
"Ah - sbuffò Kogoro incrociando le braccia - questo è un gioco per ragazzini, io mi astengo."
"E dai papà! - lo incitò la ragazza dandogli una leggera gomitata, poi si voltò di nuovo verso al donna - Allora vediamo… di sicuro è un lavoro che fa guadagnare molti soldi, perché sembra trattarsi molto bene." disse la ragazza.
"Oppure i soldi ce li ha suo marito." disse il bambino completando la deduzione.
"Come fai a dirlo?" chiese Ran, girandosi sbigottita verso il bambino che se ne stava appoggiato al tavolo, con l'aria quasi annoiata.
"Beh ha la fede al dito e poi…"
"… e poi una donna non si comprerebbe mai un fermaglio così costoso con il nome di un uomo scritto sopra. - lo precedette il biondo - Non volevi dire questo piccola peste?"
Il bambino non rispose e Ran continuò ad alta voce le sue deduzioni.
"Beh comunque sia quella borsa in pelle e sua, e poi con un talleiur così di sicuro è una donna in carriera."
"Su questo sono d'accordo." rispose Tooru rimanendo nella sua comoda posizione.
"E' un avvocato."
Tutti e tre si girarono verso l'uomo al loro tavolo.
"Come fai ad esserne sicuro papà?" chiese la ragazza.
"Perché ha la stessa aria saputella e strafottente di tua madre."
Ran lo guardò infuriata.
"No non credo sia un avvocato. Per me è un medico." disse Amuro, tornando comodo.
"Scusami?" chiese Ran, con sempre la solita domanda in bocca.
"La conca inferiore delle sua orecchie è leggermente deformata. Probabilmente perché usa lo stetoscopio molto spesso, quando visita i pazienti."
A quelle parole il bambino scoppiò a ridere di gusto e tutti e tre si girarono verso di lui.
"Oh andiamo dici sul serio? Poggeresti tutte le tue supposizioni sulla conca inferiore deformata? E se usasse gli auricolari per il cellulare o le cuffie per ascoltare la musica?" chiese divertito, soffocando altre risate.
"Non ha tutti i torti il mocciosetto." confermò Kogoro.
"Dimmi allora la tua deduzione, mio piccolo Sherlok." disse Amuro con tono di sfida.
"Facile come bere un bicchier d'acqua mio caro. E' un insegnante." rispose lui poggiandosi nuovamente sul tavolo.
"E sentiamo quali sarebbero le prove?" chiese il ragazzo curioso.
"Ne ho ben tre. La prima è proprio sul suo orecchio destro, che a quanto pare hai osservato poco attentamente, sotto l'attaccatura dell'orecchio infatti che una macchiolina blu segno che qualcosa come una penna le ha sporcato la pelle. La seconda sono le maniche della giacca, se guardate i polsini sono più chiari del resto del tessuto, molto probabilmente perché spesso scrive con gesso sulla lavagna e capita spesso di sporcarsi i polsini in casi del genere."
"E la terza?" chiese Ran stupita dall'intuizione del bambino.
"La terza non è una vera e propria prova. Semplicemente l'ho vista un paio di volte di sfuggita in corridoio a scuola." disse con una risatina nervosa.
"Ora si spiega tutto. Mi pareva strano che il moccioso potesse scoprire tutte queste cose solo con uno sguardo."
"Già." sorrise il piccolo.
In realtà quella donna non l'aveva mai vista in vita sua. Ma tra Ran sospettosa e quel ragazzo, non poteva di certo esporsi più di così, altrimenti avrebbe dato troppo nell'occhio. Insomma pur se appassionato di gialli e pur vivendo con Kogoro, non è normale che un bambino di otto anni potesse dedurre certe cose. Il ragazzo biondo però non sembrava convinto della sua ultima frase e lo guardava ancora di sottecchi.
"Dai proviamo di nuovo, questa volta scelgo io, quel ragazzo… lì…"
Ran era rimasta con il dito sospeso in aria e gli altri tre si voltarono per vedere chi stava indicando.
La figura che aveva appena segnato si stava avvicinando. Era un bel ragazzo biondo, coi lunghi capelli arruffati, la pelle abbronzata e due bellissimi occhi castano chiaro.
A quella vista le viscere di Conan si contorsero, fino quasi a fargli male allo stomaco, mentre una rabbia incontrollabile iniziava a salire e a ribbolirgli in corpo. Sembrava però che non fosse l'unico ad essere nervoso, perché vide la mano di Amuro stringere convulsamente il tavolo, finché le nocche non divennero bianche.
"Signor Kogoro, è un piacere vederla!" disse sorridendo appena fu arrivato al tavolo.
"Ci conosciamo?" chiese stupito il detective.
"Ma come non si ricorda? Mi ha aiutato con quel caso della mia cartella scomparsa." rispose lui con ampio sorriso.
"Ah ora ricordo, ti chiami Ikuto, se non sbaglio." rispose l'uomo, non accorgendosi che gli altri tre commensali erano rimasti sconvolti.
"Sono io! - rispose il ragazzo senza abbandonare il suo ammaliante sorriso, che rivolse subito alla ragazza - Ran, come te la passi? Hai risolto con…"
Non finì di parlare perché Conan aveva battuto un pugno sul tavolo, sembrava infuriato.
"Alloraaaaa! Io voglio la mia aranciataaaaa!" urlò.
"Conan, datti un contegno." gli sussurrò Ran.
"Ma Ran, non è giusto. E' un sacco che aspetto e io la voglio!" disse con una perfetta voce da bambino offeso.
"Beh io vado, a quanto pare hai da fare la baby-sitter a questo piccoletto. Ma appena puoi sentiamoci, ti devo parlare." disse lanciandogli un altro sorriso ammaliante, prima di allontanarsi, facendola arrossire.
A quella reazione della ragazza, il bambino irritato strinse il piccolo pugno, furioso. Come si permette, quello stupido ragazzo di far ancora gli occhi dolci alla sua Ran? L'avrebbe pagata, questo era certo.
"Ecco a voi!" disse la cameriera, facendo tornare alla realtà il bambino.
"Hai visto Conan? E' arrivata la tua aranciata." disse Ran con un leggero sorriso.
"Grazie." disse lui a mezza voce, vergognandosi un po' di ciò che aveva fatto poco prima.
Ma era necessario. Quel ragazzo stava per nominarlo, e se già Amuro aveva qualche sospetto, nominandolo sarebbe stato tutto chiaro come il sole.
Ci misero poco e bere le loro consumazioni, poi Kogoro, seguito da Ran, si avviò verso il bancone per pagare. Stava per andargli dietro quando qualcuno lo bloccò per il braccio. Si voltò e vide lo sguardo di ghiaccio del ragazzo.
"Se ci tieni davvero alla tua amica, non farla più avvicinare a quel ragazzo." disse, poi lo lasciò andare e lo superò per raggiungere gli altri due.

Edited by kiaretta_scrittrice92 - 20/11/2012, 16:16
 
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