| FILE 2: UN MESE DOPO Ran dischiuse dolcemente gli occhi, mentre le pupille si adeguavano all’aumento della luce mattutina. Mentre si dirigeva verso il bagno per sciacquare il corpo giovanile, il suono dei suoi passi si confondeva con il quotidiano e distante sottofondo urbano mentre procedeva cautamente per non svegliare Conan e suo padre. Entrò silenziosamente nella ruggente oscurità della stanza, liberandosi dei vestiti e rivelandosi nella sua reale natura. L’acqua scorreva indisturbata sulla superficie liscia della pelle della ragazza, percorrendo le morbide curve del suo aspetto e cospargendone le delicate forme con un velo trasparente e caldo. La liceale si concesse alcuni momenti di riflessione: da alcune settimane il famoso detective Mouri era preda di timori innominabili e inquietudini inconsuete, senza concedere una motivazione valida neanche alla propria figlia. Spesso lo aveva scorto mentre gemeva sconfortato in momenti di apparente solitudine; poche volte aveva assistito a scene simili, poiché, probabilmente, il padre comprendeva che tali avvenimenti l’avrebbero turbata. La quiete smarrita delle mura domestiche la stava sconvolgendo, instillando svariati sospetti all’interno di quest’ultima: temeva, per esempio, che suo padre avesse avuto una relazione extra-coniugale e che ciò lo stesse, in quel periodo, avviando verso l’esaurimento nervoso a causa dei sensi di colpa nei confronti della madre. Nubi d’idee affollavano la fantasiosa mente della ragazza, che si addentrava senza sosta in numerose congetture, che si sarebbero rivelate, sfortunatamente, prive di fondamento. Durante il suo vagabondare, rammentò anche l’esistenza di un messaggio telefonico, di cui l’uomo avrebbe successivamente taciuto il contenuto, che, pochi giorni prima, gli aveva visibilmente gelato il sangue, suscitando l’interesse della giovane e dello stesso Conan, che, tuttavia, aveva deciso di non indagare troppo negli affari privati di Kogoro. Quand’ebbe terminato di detergersi, indossò l’uniforme scolastica, fece colazione e si diresse silenziosamente verso l’uscita, accertandosi che nessuno fosse stato disturbato dalle sue azioni. Prima che potesse chiudere l’uscio, udì la familiare voce di Kogoro, che la invitò a rientrare per informarla di una faccenda urgente. «Ran, devo parlarti.» «Dimmi pure, papà», rispose l’amata figlia. «Vorrei informarti che sono stato chiamato nella cittadina di Nikko per un caso urgente, dunque starò via per un po’.» «Splendido! Quando partiamo? » «Tu e Conan non mi accompagnerete: lascerò Tokyo oggi stesso e andrò da solo.» «Come mai? Tu stesso hai definito spesso Conan come il tuo “portafortuna” e sai bene che mi piace seguirti nelle indagini.» «La decisione è presa. Come ho già detto, andrò da solo, giacché gli accordi da me stipulati lo prevedono.» Ran trattò immediatamente tale affermazione come un inganno da parte del padre, ritenendolo uno stratagemma per incontrare la fantomatica amante di cui aveva immaginato l’esistenza. «Come vuoi tu, papà. Quando pensi di tornare? », chiese la studentessa. «Non saprei dirti, Ran», rispose Kogoro, lasciando trasparire un’accennata espressione di sofferenza. «Ok, buon lavoro. Ti voglio bene.» «Anch’io, bambina mia.» Ran si avviò verso l’uscita. «Un’ultima cosa, Ran: dì a tua madre che…», disse, interrompendosi bruscamente. «Sai cosa dirle», proseguì, mentre un bagliore spento si dimenava sui suoi occhi. Queste ultime parole inquietarono inconsciamente la ragazza, che si concentrò ancora di più sull’idea del tradimento. «Ciao, papà. A presto.» «Ciao, figliola.» La ragazza scese rapidamente le scale, scagliandosi nell’inferno metropolitano e nella sua spietata normalità.
Edited by MAN_IN_BLACK - 17/4/2012, 10:15
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