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Alex Fedele - Detective Story, I file di Alex Fedele. Tuffatevi nell'avventura!

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view post Posted on 8/8/2012, 15:28     +3   +1   -1
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Juventus=Alessandro Del Piero 10. 32 Scudetti vinti sul campo.

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ALEX FEDELE


Detective Story



La divisione della storia è in stile manga, nel senso che è composta a file(capitoli), che possono essere importanti per la trama principale(quella che fa da motore a tutta la vicenda) o meno. La storia cerca di avere un taglio cinematografico, nel senso che vi sono scene narrate in prima persona dal protagonista ed altre raccontate da un narratore esterno, che spesso e volentieri riesce ad effettuare stacchi e digressioni. Alex Fedele è un'opera in cui metto tutto me stesso e che ancora oggi è in pubblicazione. Spero vi piaccia.






BREVE SINOSSI SUPERFICIALE:



Alex è un ragazzo di diciotto anni che ha sostenuto per alcuni mesi un corso di formazione ministeriale chiamato PSD(Promesse del Settore Detective), creato per cercare nuove promesse nel campo investigativo. Il ragazzo viene ora trasferito a fare praticantato in un'agenzia investigativa di Torino. L'agenzia è guidata da Flavio Moggelli, ex funzionario di polizia burbero e rancoroso che sembra celare un terribile segreto ... Alex, che porta con sè il suo fratellino, fa amicizia con Bianca, la figlia del detective e con Fabio, primogenito di Flavio. Ma quali segreti nasconde Flavio? In un turbinio di casi al limite della logica, l'avventura di un ragazzo che troverà un motivo in più per scoprire ciò che insegue: la verità.


LISTA DEI FILE


(quelli attivi sono già stati pubblicati e quelli importanti per la trama principale vengono marcati in grassetto)

VOLUME 1

FILE 1. - L'arrivo
FILE 2. - Casa Moggelli
FILE 3. - Cena a base di intuizioni
FILE 4. - Inizia l'avventura
FILE 5. - Game Over
FILE 6. - Cercasi fama
FILE 7. - Un nuovo caso per Alex
FILE 8. - Deduzioni per una questione scottante
FILE 9. - La verità e la lettera
FILE 10. L'invito

VOLUME 2

FILE 11. Intimo, forse troppo
FILE 12. La svolta
FILE 13. Crudeltà
FILE 14. Il nuovo arrivato
FILE 15. Ma chi diavolo sei?
FILE 16. Sergio
FILE 17. Parlare francese
FILE 18. Chi è l'assassino?
FILE 19. Trionfa il bene
FILE 20. Il Supremo

VOLUME 3

FILE 21. Le urla rotte dal pianto
FILE 22. Trucco diabolico
FILE 23. La visita
FILE 24. Maria Grazia
FILE 25. Non è per malattia
FILE 26. Coscienza o rimorso?
FILE 27. Una storia poco chiara
FILE 28. I Pelviani
FILE 29. Isolati
FILE 30. Controlli nella zona

VOLUME 4

FILE 31. L'assassino colpisce ancora
FILE 32. Il farmaco fatale
FILE 33. Mostro senza maschera
FILE 34. Strani comportamenti
FILE 35. L'omicidio del matematico
FILE 36. Il colpevole esce allo scoperto
FILE 37. Flavio sparito!
FILE 38. Delirio
FILE 39. Brivido gelato
FILE 40. L'ultima possibilità

VOLUME 5

FILE 41. Estenuati
FILE 42. La verità a metà
FILE 43. Rapimenti in Salsa Nova
FILE 44. Strategia
FILE 45. Ignoti sospetti
FILE 46. Parole importanti
FILE 47. Azione!
FILE 48. Sete di giustizia
FILE 49. Ambiguità
FILE 50. La Playa

VOLUME 6

FILE 51. Bugie
FILE 52. Rivelazioni sulla pista da ballo
FILE 53. Una morte sospetta
FILE 54. Scrivere è trasmettere
FILE 55. Il codice che parla
FILE 56. Rapina al centro commerciale
FILE 57. La paura negli occhi
FILE 58. Il ruggito decisivo
FILE 59. Il potere della confusione
FILE 60. Riflessioni

VOLUME 7

FILE 61. La seduzione come arma
FILE 62. Gioco per vincere!
FILE 63. Una vacanza tranquilla solo all'apparenza
FILE 64. Dubbi a bordo
FILE 65. La donna offesa
FILE 66. Una realtà differente
FILE 67. Gli occhi del fuoro
FILE 68. A voce alta
FILE 69. Salvare il possibile
FILE 70. Parola d'onore

VOLUME 8

FILE 71. Ritorno alla base
FILE 72. Nuove conoscenze in un caso intricato
FILE 73. Il DAN del mistero
FILE 74. Quando l'odio sovrasta l'amore
FILE 75. Un pericolo anomalo
FILE 76. La ricerca della salvezza
FILE 77. Salvi per miracolo
FILE 78. Un' e-mail inaspettata
FILE 79. La madre del detective
FILE 80. Il mistero avvolto nelle rose

VOLUME 9

FILE 81. Le vecchie, solite impressioni
FILE 82. Il piano d'agguato e le espressioni rubate
FILE 83. Rivelazioni
FILE 84. Tutta la verità, nient'altro che la verità
FILE 85. La forza di una ragazzina
FILE 86. Sentimenti confusi
FILE 87. Tutto poco chiaro
FILE 88. Dimenticare è felicità
FILE 89. La garza del detective
FILE 90. Un passo in avanti

Edited by Matteo Del Piero - 12/8/2013, 17:25
 
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FILE 1. - L'arrivo



Volevo andarmene, onestamente. I miei capelli castani scuri, quasi completamente neri, cadevano sulla mia fronte corrucciata e toccavano le folte sopracciglia. Gli occhi castani scrutavano ogni millimetro del vuoto. Non pensavo a nulla di particolare, ma era così. Per me, che avevo sempre vissuto in una piccola città, era uno shock arrivare in una metropoli. Era uno shock la circostanza stessa in cui mi trovavo. Ritrovarsi a diciotto anni, a cambiare realtà, usi, costumi, abitudini. Il taxi su cui ormai ero salito stava giungendo a destinazione e doveva portarmi in Via Galileo 10, nella stessa strada dove avrei dovuto abitare per chissà quanto tempo.
Avevo superato brillantemente il corso ministeriale PSD (Promesse Settore Detective) e, sempre per ordini dall’alto, mi accingevo a trasferirmi in una grande città per un periodo di collaborazione con un’agenzia investigativa che si era messa a disposizione del ministero per scopi puramente economici. Il ministero offriva una rendita annuale di dodicimila euro a ogni agenzia che si dimostrasse volenterosa e ciò si traduceva in mille euro al mese. Un bel gruzzolo se sommati ai proventi dell’agenzia stessa.
«Siamo arrivati, fratellino?».
«Non ancora Andrea, porta ancora un po’ di pazienza».
Per lo più mi ritrovavo con il mio fratellino a carico. Andrea non era un elemento di disturbo. Assolutamente. Sapete però com’è … accudire e occuparsi di un bimbo di cinque anni è impegnativo per chi è genitore, figuriamoci per chi, come me, era ancora un ragazzino. Il fatto è che mio fratello maggiore era in viaggio per motivi universitari nei vecchi USA, mia madre lavorava presso una compagnia televisiva abbastanza nota in Giappone e non avevamo un padre da circa cinque anni.
«Siamo arrivati ragazzo» la voce del tassista risuonò nel silenzio dell’auto coperto solo dal rumore incessante e fastidioso del motore. Il mio fratellino si distolse dal suo giochino, il noto cubo di Rubik e alzò la testa per guardare in che posto ci trovassimo. Ricordo che la sua espressione non mi piacque per niente e che per miracolo non cominciò a piangere.
«Grazie signore, quanto le devo?» dissi esibendomi nel mio miglior sorriso triste.
«Quindici euro» rispose lui con freddezza.
Andrea ed io scendemmo dal taxi. Lui aveva voluto per forza venire con me. Non gli andava l’idea di vivere negli Stati Uniti con Stefano, né quella di cambiare completamente cultura in Giappone, seppur ci lavorasse la mamma, donna straordinaria e nel pieno della carriera giornalistica. Per esclusione era stato affidato a me e lui a casa, nella nostra piccola Fondi, si era dimostrato entusiasta, tanto da definire il lavoro di detective privato “uno spasso”. Adesso non sembrava più così.
Eravamo fermi di fronte ad un cancello ferrato di color ruggine. Fissavamo il palazzotto che c’era al di là del giardinetto tenuto in ordine quanto bastava per fare una discreta impressione. A tutto questo, faceva da contorno un tempo non certo da suscitare applausi e feste. Il cielo di Torino era grigio e tremendamente morto. Grigio come il mio umore. Morto come le speranze. Ero pentito di aver accettato questa strada, ma un po’ per amor mio e per coronare il mio sogno di una vita, un po’ per il commissario Marbelli, intimo amico di famiglia che mi aveva visto crescere e che aveva insistito giudicandomi «un talento nel mestiere», avevo accettato con sufficiente entusiasmo. Ora non voglio cadere certo in equivoci poco piacevoli. A me il lavoro da detective piaceva, eccome. Era il mio sogno fin da bambino, acciuffare criminali, arrestare assassini e avevo collaborato con la polizia della mia città un sacco di volte, con risultati esaltanti. Era solamente timore di essere ridimensionato, seppur tutti si facevano specchio delle mie capacità da investigatore.
«Dobbiamo suonare, piccolo» sussurrai
«Sicuro?».
Risi. La tenerezza di un bambino che aveva paura della nuova realtà.
«Eh sì. Non vorrai mica buscarti un raffreddore fuori al freddo?» Non mi rispose per nulla. Abbassò la testa e scomparve nel suo piumotto color verde scuro. Mi abbassai sulle ginocchia, gli sollevai la testa e lo guardai negli occhi.
«Andrà tutto bene» tentai di consolarlo sorridendogli.
Mi guardò con aria sfiduciata e per un attimo mi sentii come uno sfigato.
«Tu non dovrai temere nulla. Starai con me, andrai a scuola, come sempre. Non abbiamo alternative fratellino. Ti prometto che se farai il bravo … avrai un bellissimo regalo, siamo d’accordo?».
Il suo sguardo s’illuminò. Forse lo avevo parzialmente rassicurato. Era la cosa più importante in quel momento. Ci accostammo dunque al cancello, ci avvicinammo al campanello.

AGENZIA INVESTIGATIVA FLAVIO MOGGELLI



C’era poi una cassetta delle lettere con su scritto: “MOGGELLI”.
Non feci in tempo a suonare. Alle mie spalle si era insediato qualcuno.
«Scusa, cosa stai facendo?» mi domando candidamente.
Mi girai. Devo ammettere che non mi pentii affatto di averlo fatto. La mia vista si era rallegrata alla vista di una ragazza pressoché della mia età, forse leggermente più piccola, ma doveva essere comunque questione di poco.
Il viso che mi ritrovavo di fronte era davvero gradevole e quanto di più affascinante potessi desiderare. Gli occhi castani scuri scrutavano ogni centimetro della scena che si erano ritrovati di fronte. Le sottili sopracciglia, il nasino minuto e la bocca piccolina erano il preludio di una cascata di capelli neri scalati, lunghissimi e molto ben tenuti. Le meches di colore castano chiaro risplendevano come pietre preziose sui neri capelli e davano quel tocco sbarazzino di cui quel taglio aveva bisogno. Dopo essere stato circa dieci secondi a fissarla come un perfetto idiota, la lingua cominciò a voler essere indipendente dal cervello e così riuscì a bofonchiare qualcosa.
«Mi chiamo Alex e sono stato mandato qui dal ministero … sai è per quel progetto che ha a che fare con il signor Moggelli».
«Ah sì, hai ragione!» esclamò entusiasta «Dovevo immaginarlo. Be’ ma chi è questo bimbo?» disse illuminandosi mentre si rivolgeva ad Andrea.
«E’ il mio fratellino. Si chiama Andrea».
La ragazza tentò di socializzare con mio fratello, ma il piccoletto era abbastanza diffidente e quindi si nascose dietro la mia figura, peraltro non certo imponente.
«Scusalo» dissi con un po’ di imbarazzo. «E’ molto timido».
«Oh, figurati. Ma che ci facciamo ancora qui? Entriamo, ti faccio vedere casa e agenzia» disse sciogliendo il ghiaccio.
Così facendo aprì il cancelletto con un mazzo di chiavi vecchio quanto il mondo.
«A proposito … che scema, non mi sono presentata. Mi chiamo Bianca. Sono la figlia del signor Moggelli»
«Molto piacere. In qualche senso l’avevo già immaginato» sussurrai.
«Roba da detective?» domandò.
«Già» e risi in modo naturale. Lei fece lo stesso.

Edited by Matteo Del Piero - 12/7/2013, 16:25
 
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Shuichi Akai ©
view post Posted on 8/8/2012, 16:09     +1   +1   -1




Letto. Devo dire che è molto bello, sei molto bravo, mi è piaciuta molto la tua descrizione degli ambienti e dei personaggi. Secondo me hai molto talento. Complimenti! :clap:
 
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view post Posted on 9/8/2012, 14:15     +1   -1
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CITAZIONE (Shuichi Akai © @ 8/8/2012, 17:09) 
Letto. Devo dire che è molto bello, sei molto bravo, mi è piaciuta molto la tua descrizione degli ambienti e dei personaggi. Secondo me hai molto talento. Complimenti! :clap:

Continua a seguirmi amico, ne vedremo delle belle ;)
 
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Shuichi Akai ©
view post Posted on 9/8/2012, 16:32     +1   -1




CITAZIONE (Matteo Del Piero @ 9/8/2012, 15:15) 
CITAZIONE (Shuichi Akai © @ 8/8/2012, 17:09) 
Letto. Devo dire che è molto bello, sei molto bravo, mi è piaciuta molto la tua descrizione degli ambienti e dei personaggi. Secondo me hai molto talento. Complimenti! :clap:

Continua a seguirmi amico, ne vedremo delle belle ;)

Tranquillo, queste cose mi attirano come il fango attira le mosche. :asd:
(Però fra qualche giorno andrò in vacanza per una settimana e non credo di potermi connettere).
Ho letto che è ancora in fase di sviluppo, se ti serve qualche suggerimento per costruire la trama conta pure su di me! :)
 
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view post Posted on 9/8/2012, 16:57     +1   -1
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CITAZIONE (_SilverBullet_ @ 9/8/2012, 17:32) 
CITAZIONE (Matteo Del Piero @ 9/8/2012, 15:15) 
Continua a seguirmi amico, ne vedremo delle belle ;)

Tranquillo, queste cose mi attirano come il fango attira le mosche. :asd:
(Però fra qualche giorno andrò in vacanza per una settimana e non credo di potermi connettere).
Ho letto che è ancora in fase di sviluppo, se ti serve qualche suggerimento per costruire la trama conta pure su di me! :)

Ok, non so se il file 2 verrà rilasciato domani. Spero potrai continuare a seguirmi. La trama? Guarda, non ti dico il numero di file che ho scritto sennò spavento :D
 
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view post Posted on 9/8/2012, 18:04     +1   +1   -1
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Super detective

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^_^ Molto bello!!
:D
 
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Silver_
view post Posted on 10/8/2012, 11:12     +1   +1   -1




L'ho letto adesso ^_^
Devo dire che mi piace molto, é scritto bene e mi piace come hai descritto i luoghi e i personaggi *____*
Sei davvero bravo! :D.
Sono curiosa di scoprire come proseguirà la trama ^_^
Bravissimo! Aspetto il prossimo file ;)

TrollGosho
 
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view post Posted on 10/8/2012, 11:28     +1   -1
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CITAZIONE (Silver_ @ 10/8/2012, 12:12) 
L'ho letto adesso ^_^
Devo dire che mi piace molto, é scritto bene e mi piace come hai descritto i luoghi e i personaggi *____*
Sei davvero bravo! :D.
Sono curiosa di scoprire come proseguirà la trama ^_^
Bravissimo! Aspetto il prossimo file ;)

TrollGosho

Ti ringrazio Silver, :). Il prossimo file dovrebbe essere pubblicato oggi pomeriggio. Ti aspetto, continua a seguirmi! :sisi:
 
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Silver_
view post Posted on 10/8/2012, 11:44     +1   +1   -1




CITAZIONE (Matteo Del Piero @ 10/8/2012, 12:28) 
CITAZIONE (Silver_ @ 10/8/2012, 12:12) 
L'ho letto adesso ^_^
Devo dire che mi piace molto, é scritto bene e mi piace come hai descritto i luoghi e i personaggi *____*
Sei davvero bravo! :D.
Sono curiosa di scoprire come proseguirà la trama ^_^
Bravissimo! Aspetto il prossimo file ;)

TrollGosho

Ti ringrazio Silver, :). Il prossimo file dovrebbe essere pubblicato oggi pomeriggio. Ti aspetto, continua a seguirmi! :sisi:

Non c'é di che! :D
Certo che continueró a seguirti! ^_^
Oggi pomeriggio non se ce la faccio a leggere il prossimo file perché domani parto e devo fare le valigie XD
Credo che domani tu daró il mio parere! ^^


TrollGosho
 
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view post Posted on 10/8/2012, 16:33     +1   +1   -1
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Prosegue l'ambientamento nella nuova famiglia ... chissà cosa succederà in questo file?

FILE 2. - Casa Moggelli



Bianca aprì la porta in mogano ed entrò. La casa si apriva con un corridoio abbastanza stretto, dove c’era solo un piccolo mobiletto con su un telefono fisso.
La ragazza ci fece strada dimostrando di essere un’ottima padrona di casa. Svoltò a destra e ci portò in una cucina abbastanza accogliente. Oltre al consueto piano di lavoro, con tanto di forno e quant’altro, c’erano la lavastoviglie e un tavolo, sempre di mogano, con al centro un contenitore di frutta finta. La stanza si chiudeva con un piccolo divanetto di colore rosso fuoco.
Usciti dalla cucina, a sinistra del piccolo corridoio, c’era un salottino abbastanza spazioso, con un divano bianco ad angolo e una televisione al plasma ultimo modello. Non mancavano poltroncine e un tavolo interamente di vetro con alcuni posacenere sopra.
«Vedi quei posacenere vuoti?» mi domandò Bianca. «Lascia che arrivi mio padre e diventeranno pieni. Tu fumi?».
«No, per niente».
«Meno male …».
Alle spalle del divano ad angolo, verso sinistra, era posta una scrivania di legno antico che dava le spalle ad una grande vetrata, coperta da tende color salmone. Accanto ad essa, verso l’angolo più cieco della stanza, un’antica lampada ricamata con decorazioni bronzee molto eleganti. Di certo era una casa dove vigeva il buon gusto.
Verso la parte destra del salottino sorgeva un’altra vetrata, poi c’era una libreria molto grande dove erano stati custoditi una moltitudine di libri che toccavano i più svariati argomenti e infine alcune piante che sentivano indubbiamente la presenza del tempo. C’era inoltre una scala, interamente in legno pure quella, che portava al piano superiore. Al piano superiore erano situate quattro camere da letto, due bagni e una piccola saletta esterna con panchina, tavolino e sedie. Una sorta di studio nel corridoio, praticamente. C’erano poi numerose finestre e diversi balconi. Scendemmo di nuovo al piano di sotto, con Bianca che continuava a parlare e con me che, in tutta sincerità, non le prestavo molta attenzione.
Ero molto impegnato ad ambientarmi in quella casa, ma soprattutto a considerare ancora l’opzione di andare via, fare una faccina dolce e salutare per sempre.
All’uscita del piccolo corridoio, verso la fine, c’era un’ulteriore porta di legno, molto più vecchia delle altre presenti in casa . Questa, mi spiegò Bianca pazientemente, dava spazio nell’ufficio di Moggelli, quello che sarebbe diventato anche il mio posto di lavoro.
«Si può …».
«Vuoi entrare, eh?» mi chiese ironicamente.
«Be’ … non mi dispiacerebbe».

L’ufficio era arredato in modo abbastanza sobrio ed era alquanto spazioso.
Una scrivania di legno con delle sedie modernissime troneggiava in fondo alla stanza. Un piccolo salottino era stato allestito ai piedi delle due sedie poste di fronte alla scrivania del detective. A tutto si aggiungeva una piccola televisione attaccata al muro e rivolta verso la scrivania, una libreria con poche pratiche cartacee disposte in evidente disordine e molti fogli sparsi a terra, molti dei quali calpestati dalle orme di quello che doveva essere Flavio Moggelli. A dire la verità mi sembrava tutto, davvero tutto, tranne che l’ufficio di un detective. Mi avevano detto che l’agenzia non andava come avrebbe dovuto e che attraversava un periodo di magra dovuto al carattere «instabile e rissoso» del responsabile e dunque cercai di far buon viso a cattivo gioco.
Verso il fondo dell’ufficio, a sinistra della scrivania, c’era un piccolo portoncino, sempre di legno. Doveva essere un’entrata secondaria della casa o qualcosa del genere.
«Allora, che ve ne pare?» ci domandò Bianca facendomi sobbalzare. Aveva parlato per almeno quindici minuti, ma io non avevo praticamente ascoltato nulla.
«Tutto molto carino, complimenti» affermai educatamente.
«Sono contento che ti piaccia. Tu e tuo fratello dormirete in camere separate, ma comunque vicine, va bene così?».
«Certo, è perfetto. Ti ringrazio molto di avermi “guidato”»
«Di niente» rispose con un largo sorriso.

Il portoncino dell’ufficio si aprì improvvisamente. La chiave girò frettolosamente nella toppa e quando la serratura scattò, mi ritrovai di fronte un uomo altissimo, che sfiorava sicuramente il metro e novanta. Era molto magro, direi longilineo. Aveva sicuramente qualche chiletto in più, che però non aggravava affatto la sua persona. La barba incolta gli incorniciava il volto e l’espressione tesa e aggressiva mi fecero immediatamente intuire chi fosse.
Alla nostra vista si sorprese, quasi non si aspettasse di trovarci lì.
«Bianca, cosa ci fai qui?»
«Ciao papà. Stavo mostrando la casa ad Alex».
«Alex?» pronunciò il mio nome quasi con disprezzo. Forse era stata solo una mia impressione ed essendo diffidente per natura non potevo escludere questa possibilità.
«Ah» continuò poi, «sei tu ragazzo?» disse rivolgendosi a me.
Gli tesi la mano per stringergliela, per presentarmi con educazione, ma lui la guardò con diffidenza e sorrise in modo sarcastico lasciandomi di stucco.
«Allora se non sbaglio,» cominciò a parlare sedendosi alla scrivania e prendendo in mano alcune carte «tu dovresti essere il ragazzino che il ministero ha mandato qui, dico bene?».
«Sì».
«Be’ ragazzo, non hai l’aria tanto sveglia».
Che gentile vero? Aveva subito instaurato un clima pesante e mi era già simpatico come un mal di denti il giorno di Natale.
Bianca aveva corrucciato la fronte e aveva risposto:
«Bel modo di accoglierlo … papà, sii gentile almeno con lui».
Intanto si era tolto la giacca ed era rimasto in camicia bianca con una cravatta nera.
«Che significa?» domandò a sua figlia. «Io sono sempre gentile. Piuttosto, oggi non hai compiti da fare?».
«Be’, certo, ma …».
«E allora falli, no?».
«Antipatico!» lo apostrofò facendogli una linguaccia.
Bianca si allontanò con un’espressione serena sul viso.
Probabilmente Flavio, quello il suo nome, non era così scorbutico, oppure lo era ma solo per rafforzare un carattere normale che però lavorava in un ambiente particolare. Forse però stavo fantasticando troppo e mentre ero assorto nei miei pensieri, la voce dura, rude e ferma dell’uomo mi fece sobbalzare.
«Come hai detto di chiamarti?»
«Alex» risposi.
«Alex, siediti di fronte a me e attendi un momento».
Feci come aveva detto. Flavio aveva la testa abbassata sulle pratiche, le esaminava, le spulciava minuziosamente e talvolta le correggeva a penna. Poi alcune le strappava e le buttava nel cestino situato sotto la scrivania ed altre invece le riponeva in un cassetto. Il silenzio totale durò circa dieci minuti.
Poi ad un tratto, il signor Moggelli cominciò a parlare sollevando lentamente la testa dalle pratiche e guardandomi fisso.
«Allora Alex, dimmi un po’» esordì «perché vuoi fare il detective?».
Mi imbarazzai. «Be’ vede signore, io …».
Mi interruppe.
«Non cominciare ad incantarmi con queste cose formali. Dammi del “tu” e chiamami Flavio»
«D’accordo» asserii. «Come dicevo, fare il detective è sempre stato il mio grande sogno».
Fece un mezzo sorriso, naturalmente sarcastico, prese fiato e rispose con una calma invidiabile.
«Quindi, tu ti sei trasferito da … da dove ti sei trasferito?».
«Fondi».
«Dov’è?».
«Provincia di Latina».
«Dicevo … ti sei trasferito da Fondi, piccola città ridente, a Torino grande metropoli, per coronare il tuo sogno? Buona fortuna, ragazzo».
«Cosa vuol dire?».
«Vedi, le pratiche che ho letto fin ora … riguardavano solo te. Qui c’è il certificato di provenienza del PSD, quella sottospecie di corso che hai frequentato nel quale l’unica cosa che fanno è approfondire giuridicamente la figura dell’investigatore, alcune parole scritte dal commissario di Fondi, Gabriele Marbelli e poi qualche tuo articolo di giornale … quegli articoli dei quotidiani locali nei quali si leggono le tue imprese in quella città».
«Diciamo che ho sempre amato collaborare con la giustizia, ma con quella vera».
«Cosa vuoi dire?» sussurrò mantenendo il ghigno.
«Che mi piacerebbe garantire la vera giustizia».
«E cosa ti fa pensare che non tutta la giustizia sia autentica?».
«Be’ tante cose … »
«Sei vago, ragazzo … perché non approfondisci e mi fai capire davvero cosa pensi?».
«Semplicemente penso che non sempre la legge sia uguale per tutti».
Il suo volto s’incupì. Probabilmente avevo colpito nel segno. A Fondi mi avevano detto che Flavio era stato per quindici anni nelle forze dell’ordine. Un uomo di giustizia come lui, non poteva sopportare che un ragazzino gli dicesse quelle cose. Era come se avessi instaurato una discussione sul piano personale, così si alzò lentamente dalla sedia e andò verso la sua destra, a consultare la libreria. Poi prese un fascicolo di colore giallo ocra e lo lanciò sul tavolo in segno di sfida. Si risedette al suo posto e cominciò a parlare prendendo tanto fiato.
«Davvero pensi questo, ragazzo?»
«Perché non dovrei?»
Aprì il fascicolo. All’interno c’erano un sacco di cartelline trasparenti, un sacco di documenti, un sacco di articoli di giornale, di ritagli fotografici, di attestati al merito poliziesco e quant’altro.
Prese una cartellina, estrasse un foglio di giornale sotto l’evidente peso degli anni e lo aprì con scioltezza.
«Padova» disse cominciando a leggere «Brillante operazione poliziesca oggi nella cittadina veneta di Padova. La collaborazione delle forze dell’ordine nostrane con quelle della città di Torino è stata provvidenziale per catturare Giancarlo Fannorini, noto ricettatore. Per Fannorini sono stati necessari tre anni di appostamenti. I leader dell’operazione sono stati l’ispettore Giovanni Andrelli del distretto padovano e l’agente Flavio Moggelli del distretto di Torino”, coordinato dall’ispettore piemontese Vincenzo Ducato».
Stetti zitto.
Prese un altro foglio e ricominciò a leggere.
«Torino. La polizia ha finalmente arrestato Bernardo Mastroni, noto spacciatore assassino che aveva seminato panico in tutto il nord del Belpaese. Mastroni è stato brillantemente fermato al termine di un inseguimento per tutta Torino dall’ispettore Flavio Moggelli che ha dichiarato che questa è stata la vittoria definitiva della giustizia».
Mi guardò con aria di sfida
«Allora, ragazzino. Cosa ti fa pensare che la giustizia sia sporca?».
«Il fatto che ci sono decine di reati rimasti impuniti».
«Davvero? E tu sai il perché?».
«Perché la polizia si rifiuta di indagare oltre».
Diede un violentissimo pugno sulla scrivania. Dopo aver resistito a quel colpo, sarebbe durata ancora una buona decina d’anni. Si alzò di scatto e ispezionò la stanza con il suo passo aggressivo e felpato.
«Che insolenza! Un ragazzino viene nello studio di un uomo di giustizia a dire che … che la giustizia è corrotta! Non hai un briciolo di vergogna!».
«Che c’è? Non posso esprimere una mia opinione?».
«E’ un’opinione abbastanza stupida».
«Potrei dire lo stesso della tua».
La stanza si gelò. Ci eravamo conosciuti da nemmeno mezz’ora eppure avevamo già tastato i punti di cedimento l’uno dell’altro. Mi guardò con occhi di fuoco, spiritati. Le sue braccia possenti appoggiate alla scrivania tremavano per l’agitazione. Si era sbottonato i primi bottoni della camicia e ciò faceva notare ancor di più il suo respiro affannoso, un misto di adrenalina all’ennesima potenza mescolata con tanta rabbia repressa.
Poi si voltò e vide mio fratello. Già, Andrea era rimasto seduto su una piccola sedia sistemata ad est della stanza. Non mi ero nemmeno accorto ci fosse, in quanto non aveva ancora mai aperto bocca
«Chi è quel piccoletto?» disse a voce alta.
«Mio fratello Andrea».
«Resterà con noi?».
«Se ci sono io deve starci anche lui».
Si avvicinò con aria da sbruffone a mio fratello. Seguii i suoi movimenti con lo sguardo. Gli si mise davanti e abbassandosi sulle ginocchia gli chiese:
«Allora giovanotto, quanti anni hai?».
«Cinque» rispose timidamente Andrea.
«Bene. Quindi vai ancora all’asilo?».
«Sì».
«Mi sembri un po’ agitato. Vuoi qualcosa da bere, vuoi mangiare qualcosa?».
Insolitamente gentile il tipo. Stavo scoprendo un Flavio che mi era stato oscuro fino ad allora. Con i bambini sapeva essere quantomeno premuroso. Dovevo aspettarmelo. Aveva anche lui una figlia.
«No, grazie signore» rispose educatamente mio fratello.
«I tuoi genitori ti hanno educato bene. Sicuro però di non volere niente? Ho della cioccolata in casa, un pezzo di torta, un bicchiere d’acqua …».
«No grazie, sto bene così».
Flavio si sollevò da terra e disse:
«Ok. Allora mangerai a cena come tutti».
Flavio ritornò alla scrivania con fare militaresco e fissandomi cominciò un nuovo discorso.
«Bene ragazzo.» disse guardandosi l’orologio. «Sono le sette e trenta. Tra poco si cena. Tu intanto sistema la tua roba e quella del tuo fratellino nelle camere da letto. Fatti aiutare da Bianca, per il bambino».
«Grazie mille». Mi alzai e gli augurai buon lavoro. Presi per mano Andrea ed uscì dall’ufficio.
Uscito dall’ufficio mi diressi ciondolante nel corridoio. Il dialogo con Flavio mi aveva leggermente scosso. Non era stato molto ospitale.
Entrando in salotto Bianca mi vide e decise di accompagnarmi alle camere da letto. Per le scale parlò del più e del meno, dei suoi impegni scolastici, del mestiere di suo padre così affascinante e del fatto che da lui potevo imparare molto.
Al piano superiore mi mostrò la mia stanza. Era una camera normale, con un piccolo balconcino e terrazzo per affacciarmi. Il letto era disposto in modo verticale verso la parte sinistra della stanza. In fondo a sinistra c’era una piccola scrivania e a destra un armadio.
Nella camera del piccolo invece, accanto alla mia, un lettino messo in modo orizzontale, una piccola finestrella, un armadio di fronte al letto ed anche per lui, una piccola scrivania di legno piena zeppa di foglietti e colori.
«Allora, che ne dite?» domandò Bianca.
«Ci troveremo benissimo».
«Sono felice. Hai già fatto amicizia con papà?».
«Amicizia è una parola grossa, diciamo che abbiamo avuto modo di parlare».
«Scommetto che avete discusso, non è vero?» si rabbuiò in viso.
«Be’…»
«Lo sapevo!» esclamò piuttosto irritata. «É sempre il solito burbero. Ma gliene dirò quattro!».
«No, no … era solo una visione diversa di vedere una cosa».
«Quindi non avete litigato?»
«No, battibeccato, ma sempre con il dovuto rispetto».

Edited by Matteo Del Piero - 13/7/2013, 12:46
 
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Silver_
view post Posted on 10/8/2012, 19:31     +1   +1   -1




Ecco che commento anche questo capitolo :D
Anche questo mi piace, Complimenti! ^_^
Però, bella la casa di Bianca! XD Lei mi ricorda un po' Ran....
E Flavio mi sta già simpatico :sisi:
Alex e Flavio hanno avuto una discussione molto pacifica (?) :asd:
Che puccio che é Andrea *-*
Non vedo l'ora di leggere il prossimo file! :D
Sei bravissimo! ^^

TrollGosho
 
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view post Posted on 11/8/2012, 19:27     +1   +1   -1
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Super detective

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Bello Matte'! :D :D
 
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view post Posted on 12/8/2012, 16:54     +1   -1
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Flavio ha un piccolo test per Alex ... ma il ragazzo sarà all'altezza?

FILE 3. - Cena a base di intuizioni



Passammo circa un’oretta a sistemare le nostre cose. Andrea era stato leggermente aiutato da Bianca e aveva cominciato a socializzare con lei.
Stavamo mettendo a posto le ultime cose, quando la voce della ragazza risuonò nell’aria, piena di un assordante silenzio.
«La cena è pronta! Tutti a tavola!» si sentì dire dal piano di sotto.
Io e Andrea ci recammo al piano inferiore della casa, percorremmo il salotto e, arrivati in cucina, ci sedemmo nei due posti vuoti che ci avevano riservato. Notai come Bianca fosse perfettamente a suo agio in cucina, tanto che si muoveva con una tale velocità e con una tale destrezza da sembrare una donna consumata da anni e anni di preparazione di succulenti intingoli prelibati.
In quel momento mi domandai dove fosse la signora Moggelli, ma non osai chiederlo. Forse aveva avuto dei problemi di lavoro, o forse era in viaggio, chissà. Dopotutto, ero in quella casa da meno di due ore e fare troppe domande mi avrebbe fatto apparire come maleducato e invadente. La verità è che però la curiosità mi mangiava vivo.

«Allora Alex, quando inizierai ad indagare con mio padre? A scovare i criminali?» chiese Bianca.
«Indagare … tsk!» disse con diffidenza Flavio. Ingoiò un boccone e continuò: «Mi darà solo una mano e imparerà le basi del mestiere, nulla più. Le indagini non sono certo un gioco da ragazzini».
«Lo credo anch’io» intervenni.
«Quindi la mia domanda è: Cosa sei venuto a fare qui?».
«Papà!» lo interruppe Bianca con un rimprovero.
«Credevo di aver già risposto» affermai disincantato. «Voglio diventare un detective, il migliore della storia» dissi convinto.
«Il migliore? Ma per favore». Bevve un sorso di birra e mi guardò con sufficienza. «Però sei fortunato. Hai di fronte uno dei migliori».
Bianca fece una smorfia ed emise un gemito che per un attimo somigliò ad un risolino ironico.
«Sai, c’è un piccolo test che facevo alle nuove reclute quando ero in polizia» mi disse agitando vorticosamente il coltello con cui tagliava il filetto. «Posso farlo anche a te?» e assunse un ghigno che non mi piacque affatto.
Lo guardai intensamente negli occhi, poi gli sorrisi assumendo lo stesso ghigno. «Accetto. Di cosa si tratta?».

Bianca si illuminò in volto, mantenendo comunque un’espressione dubbiosa. Conosceva quel ragazzo da poche ore, ma vedeva in lui qualcosa di speciale. Forse era solo la sua impressione, ma notava qualcosa di diverso in lui. Certo, era molto diverso dagli ultimi ragazzi con i quali era uscita, tizi esteticamente avvenenti, ma con un cervello e una visione del mondo ridotta. Alex era diverso, c’era qualcosa che l’attraeva a pelle, forse il suo modo di fare, la sua determinazione, l’essere stato sfrontato fin da subito accettando quella sfida che lei conosceva molto bene e che aveva visto migliaia di volte mietere vittime inconsapevoli.

«Ecco di cosa si tratta» disse dopo aver deglutito. «In pratica dovresti, se hai davvero talento come sostengono, indovinare almeno tre cose su di noi».
«In che senso, scusa?».
«Indovinare tre cose di noi … guardandoci, chiaro? Ci conosci da circa due ore, dunque hai avuto modo di osservarci e osservare. Prendi appunti: la prima regola per un investigatore di successo è osservare in silenzio. Tu ne hai avuto tutto il tempo, dunque … stupiscimi!».
Lo guardai fisso e per un momento mi parve un marziano, o roba simile.
«Comincia pure con Bianca, se vuoi. È un buon esercizio per valutare le tue capacità deduttive e d’osservazione».
La ragazza mi guardò incuriosita e si portò una mano al mento.
«Vediamo,» sussurrai squadrandola. Diedi un’occhiata a mio fratello, che si espresse in un lungo e profondo sorriso. Poi il mio sguardo si posò sulla fioca luce dei lampioni che batteva sui vetri della finestra.
«Tu frequenti un istituto tecnico commerciale, non hai particolari interessi come la politica o il calcio, ma pratichi comunque uno sport, in quanto hai un fisico slanciato e atletico. Forse la pallavolo, peraltro in maniera costante. Inoltre,» e annusai l’aria «posso dire che ti sei tolta lo smalto trasparente per le unghie da poco»
Bianca rimase stupefatta e un bagliore di incredulità le balenò negli occhi.
«C - come hai fatto?».
«Prima ho visto che dal tuo zaino sporgeva un registro mastrino. Il registro mastrino è un registro della contabilità in cui sono riuniti tutti i conti, detti appunto mastrini, che compongono un dato sistema contabile. Considerando che, data l’età, non puoi essere certo una professionista, direi che frequenti quel genere di istituto nel quale se ne fa largo uso, perciò un tecnico commerciale, per l’appunto. Inoltre, prima in televisione, il telegiornale ha mandato in onda un servizio sul calcio e tu hai cambiato immediatamente canale voltandoti spalle alla tv. Stessa cosa hai fatto quando hanno parlato di politica nazionale ed estera su un altro canale. I tuoi polsi, inoltre, hanno dei piccoli ematomi paralleli. Quel genere di lividi sorgono solo quando si gioca a pallavolo e si ripete per tante volte la manovra del bagher, dove è necessario mettere le braccia tese davanti a sé e colpire la palla con la parte interna del braccio, vicino ai polsi. Per finire, nell’aria si sente vagamente un odore forte. Potrebbe essere acetone» dissi prendendo il mio bicchiere. «Ho sbagliato qualcosa?» le domandai sorridendole.
«Ma … è incredibile! Sarai di certo di grande aiuto a mio padre!».
«Bah,»la interruppe Flavio. «Forse ha solo avuto fortuna. Forse vali meno di zero, non credi?» mi guardò con aria di sfida «Perché non ci provi con me? Ho tanta di quella esperienza che riesco a non far trasparire nulla ed è praticamente impossibile che tu possa …»
«Sei stato dal barbiere non più di tre giorni fa» iniziai guardandolo con occhi inespressivi. «Curi i dettagli in maniera maniacale e ami indossare orologi diversi tutti i giorni. Probabilmente ne hai una vasta collezione in casa. Per caso ti sei tagliato, ultimamente? Forse con dei fogli di carta del tuo ufficio … ».
Flavio assunse uno sguardo stupito e le sua fronte si corrucciò visibilmente. Il suo viso, adesso, appariva come un enorme punto di domanda.

Chi era quel ragazzo? Come aveva fatto ad indovinare cose così poco evidenti? Non aveva alcun indizio.
«Forse ha parlato con Bianca» pensò, ma poi si distolse subito, non poteva essere possibile. I due erano stati in contatto solo al momento dell’arrivo del ragazzo e sua figlia non avrebbe mai svelato al ragazzo il suo test. La conosceva troppo bene, non avrebbe mai tradito suo padre

«Da cosa lo deduci?» mi domandò con calma olimpica.
«Oh, è semplice. Sulla parte posteriore del collo, vicino alla nuca, non è presente peluria. Inoltre si nota come sia stato passato il rasoio elettrico da poco e come il taglio sia ancora perfettamente regolare. Quindi devi esserti recato dal tuo barbiere di fiducia poco tempo fa. Per il discorso degli orologi» dissi spingendomi all’indietro con la sedia «è stato ancora più semplice. Sul braccio sinistro, all’altezza del polso, hai l’orologio scostato. Si vedono dei segni del cinturino, ma se si guarda bene attentamente, si nota che ci sono altri segni simili, ma dallo spessore e dalle decorazioni diverse. Devi avere una collezione di orologi da qualche parte e li indossi a rotazione. Inoltre qualche ora fa, quando abbiamo parlato, le tue mani erano perfettamente curate, mentre ora hai un graffio sull’indice sinistro. Non essendo tu mancino, avendo visto che tipo di lavoro stavi facendo e considerando l’entità e lo spessore del taglio» mi sporsi in avanti «possiamo dedurre che nel prendere una delle tue pratiche hai fatto inavvertitamente scivolare l’indice sulla carta, provocandoti un piccolo taglietto verticale».
Flavio fece un risolino ad occhi bassi, poi farfuglio: «Niente male. Davvero niente male».
Sorrisi beffardo e ripensai a quando, da bambino, facevo la stessa identica cosa con gli amici dei miei genitori. Lo consideravo un gioco interessante, fingermi un mago. Nell’età pre – adolescenziale avevo appreso la scienza della deduzione da Sherlock Holmes e ne avevo sempre emulato il metodo di osservazione.

Ritornammo a mangiare. La cena si susseguì in chiacchiere veloci e piatti prelibati.
«Ho visto che hai portato parecchi libri gialli. Ti piacciono così tanto?» mi domandò Bianca.
«Mio fratello è una noia con quei libri» rispose Andrea timidamente. «A volte legge così intensamente che si dimentica persino di mangiare o di dormire».
«Davvero? E qual è il tuo autore preferito? Di quel genere, intendo» mi chiese Flavio.
«Be’, naturalmente Arthur Conan Doyle. Il suo Sherlock Holmes era perfetto, un personaggio senza paragoni, un uomo incredibile dotato di un’intelligenza brillante!» esclamai esaltato.
«Be’, anch’io ho letto talvolta qualche giallo» rispose Bianca.
«Davvero?» domandammo all’unisono io e Flavio. La cosa buffa è che entrambi facemmo la stessa, identica espressione stupita e Bianca ci guardò perplessa.
«Certo papà, non mi hai mai visto?».
«Mah, è una vita che in quella libreria» disse indicando il salotto «ci sono i libri gialli di Allan Poe e della Christie e non li hai mai nemmeno sfogliati. Quando li hai letti? Di notte?».
Bianca arrossì.
«Ma … che cosa dici? Ogni tanto ho letto qualcosa e trovo siano interessanti! L’unico problema è che sono tremendamente lunghi e mi stanco prima che il detective sveli l’assassino».
«Errore» le dissi sorridendole.
«Uh?».
«Vedi, i gialli sono belli proprio perché assumono una certa lunghezza. Il percorso che porta alla risoluzione di un caso, gli indizi seminati dal colpevole, le incredibili deduzioni del detective di turno … non senti l’adrenalina?!» le domandai estasiato.
Dal canto suo mi guardò come un bambino osserva Michael Jackson vestito di rosa in un asilo, poi poco convinta disse: «Sì, come no …».
Il resto della cena fu un vero e proprio interrogatorio, nel quale io facevo la parte del colpevole e Flavio quella del poliziotto cattivo. Ogni domanda mi era rivolta da lui ed ogni domanda mi era posta con un tono davvero, davvero aggressivo. Mi domandò della scuola e gli risposi che avevo appena completato gli studi frequentando lo stesso tipo di istituto di sua figlia e che mi ero iscritto alla facoltà di scienze investigative.
La verità è che mamma aveva insistito affinché scegliessi una facoltà universitaria e aveva spinto ancor di più affinché scegliessi alla svelta, in quanto la mia iscrizione doveva essere ufficializzata prima del mio trasferimento a Torino. Scienze investigative era interessante, ma l’avrei intrapresa solo dopo la fine del progetto del ministero. Il PSD, per fortuna, non richiedeva titoli di laurea, bensì un diploma di scuola superiore, e quello era già mio, ed una segnalazione da parte di un addetto alle forze dell’ordine della propria città. Ti facevano fare un corso di qualche mese, ti davano qualche dritta teorica sul mestiere e ti facevano una serie di test più ridicoli di quelli di Flavio. Però con mamma avevo fatto un patto. Avrei dato un’occhiata ai libri, avrei anche studiato un po’, ma non avrei dato alcun esame finché l’esperienza a Torino non si fosse conclusa, anche perché la facoltà aveva sede a L’Aquila e la cosa poteva rivelarsi abbastanza scomoda.

Ci recammo in salotto, ma per fortuna in quella stanza prestarono maggiore attenzione ad Andrea. Era incredibile come Bianca si mostrava amabile nei confronti di mio fratello, nonostante lo conoscesse da poco e nonostante lui le tenesse costantemente il muso. Ed era ancora più incredibile, se permettete, l’atteggiamento di Flavio Moggelli.
Il detective si mostrava scorbutico, stoico e battagliero con chiunque gli si ponesse davanti, ma con i bambini si ammorbidiva e diventava un compagno di giochi, quasi tentasse di trasformarsi in uno di loro.
«Quindi tu fai scienze investigative, o meglio, ti sei solamente iscritto lì. Hai fratelli, sorelle, oltre a Andrea?».
«Sì, un fratello di ventuno anni».
«E di cosa si occupa?» mi chiese mentre carezzava sulla guancia mio fratello.
«Studia anche lui, ma sta negli Stati Uniti».
«Ma è magnifico!» esclamò Bianca giocherellando con un pastello. «Che facoltà?».
«Ingegneria elettronica. Non chiedetemi cosa si studia nel dettaglio» e feci un sorriso.
«Uao! Deve essere roba abbastanza … impegnativa» affermò Flavio.
«Sì, ma lui è molto bravo. Il suo hobby è quello di ottimizzare cose di tutti i giorni, ad esempio … vedete questo orologio?» dissi loro mostrando loro un affare interamente in acciaio con delle cromature bianche e nere ed un quadrante piuttosto grande. «Mio fratello l’ha smontato a pezzi così piccoli che mi ero rassegnato all’idea di perderlo per sempre» continuai sorridendo.
«E invece l’ha aggiustato?».
«Bianca, ora è una torcia, ha installato il software di Google Maps all’interno e funge da navigatore satellitare e in più è anche un comunicatore».
«Un comunicatore?».
«Sì, funziona come un cercapersone, per intenderci. Ha una piccola scheda di memoria e una rubrica. Puoi selezionare la modalità on-touch e così il quadrante diventa un touch screen con tanto di menù. Basta scegliere il numero corrispondente alla persona e il gioco è fatto».
«Davvero fantastico!» esclamò Bianca. «Sembri il protagonista di un film!».
«E quale?» domandò ironicamente Flavio. «Guerre stellari?!».
Non faceva ridere. Per niente.

Verso le undici decidemmo di andare a dormire. Ci salutammo con un «buonanotte» sincero e ci chiudemmo nelle nostre stanze. Quella notte Andrea insistette per voler dormire con me. Bianca rise ed io fui davvero costretto ad assecondare mio fratello.
Non dormii affatto quella notte. Pensavo alla cena, a mia madre in Giappone e a mio fratello negli Stati Uniti. Pensavo anche a mio padre in cielo.







NEXT FILE: Ecco il primo caso di Alex!



Edited by Matteo Del Piero - 14/7/2013, 16:49
 
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Silver_
view post Posted on 12/8/2012, 17:12     +1   +1   -1




Letto anche questo capitolo ! :D
Devo dire che mi piace molto , complimentissimi ancora ! ^^
CITAZIONE
«Voglio diventare un detective, il migliore della storia!»

Anche lui vuole diventare lo Sherlock Holmes del III millennio ? :D Alex assomiglia sempre di più a Shinichi , anche da come ha capito quei piccoli particolari di Bianca e Flavio ^^
Anche Bianca assomiglia sempre di più a Ran , a mio parere :) Anche se Ran pratica Karate e Bianca la pallavolo XD
E io stimo sempre di più Flavio :sisi:

Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo !
Sono curiosa di leggere il primo caso di Alex :rolleyes:

TrollGosho
 
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95 replies since 8/8/2012, 15:25   1806 views
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