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Alex Fedele - Detective Story, I file di Alex Fedele. Tuffatevi nell'avventura!

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view post Posted on 12/8/2012, 19:15     +1   -1
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Juventus=Alessandro Del Piero 10. 32 Scudetti vinti sul campo.

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CITAZIONE (Silver_ @ 12/8/2012, 18:12) 
Letto anche questo capitolo ! :D
Devo dire che mi piace molto , complimentissimi ancora ! ^^
CITAZIONE
«Voglio diventare un detective, il migliore della storia!»

Anche lui vuole diventare lo Sherlock Holmes del III millennio ? :D Alex assomiglia sempre di più a Shinichi , anche da come ha capito quei piccoli particolari di Bianca e Flavio ^^
Anche Bianca assomiglia sempre di più a Ran , a mio parere :) Anche se Ran pratica Karate e Bianca la pallavolo XD
E io stimo sempre di più Flavio :sisi:

Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo !
Sono curiosa di leggere il primo caso di Alex :rolleyes:

TrollGosho

Be', Alex ha sicuramente dei punti in comune con Shinichi, ma alla fine comprende gli stessi punti in comune che hanno tutti i grandi detective come Holmes o Poirot. Ognuno di loro un po' si somigliano per carattere, non so se hai notato. Sono sicuri di loro, brillanti, sagaci, a volte anche un po' presuntuosi, ecc...
Diciamo che Alex ha un po' più di ironia tagliente(e lo vedrai nei prossimi file :D) e a volte un modo di "esibirsi" molto teatrale che a Flavio darà parecchio sui nervi xD

Vale lo stesso discorso per le storie/saghe sui detective. Le storie sono tutte diverse, ma alla fine ci sono comunque dei punti in comune perchè si agisce in un determinato campo che prevede mafia, criminali, delitti, tradimenti, nuovi membri cattivi e buoni, vendette, ecc... ;) e per quanto tu possa cambiare le cose, la base rimarrà sempre quella del detective che sconfigge i cattivi e che si trova a che fare con tradimenti, membri segreti, ecc...Diciamo che cercherò di distinguermi in alcune cose ;), ma essendo sempre fedele ai canoni dello stile a cui appartengo.

Il prossimo file c'è il primo caso, non perderlo! :)
 
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Silver_
view post Posted on 12/8/2012, 20:17     +1   -1





CITAZIONE (Matteo Del Piero @ 12/8/2012, 20:15) 
CITAZIONE (Silver_ @ 12/8/2012, 18:12) 
Letto anche questo capitolo ! :D
Devo dire che mi piace molto , complimentissimi ancora ! ^^
CITAZIONE
«Voglio diventare un detective, il migliore della storia!»

Anche lui vuole diventare lo Sherlock Holmes del III millennio ? :D Alex assomiglia sempre di più a Shinichi , anche da come ha capito quei piccoli particolari di Bianca e Flavio ^^
Anche Bianca assomiglia sempre di più a Ran , a mio parere :) Anche se Ran pratica Karate e Bianca la pallavolo XD
E io stimo sempre di più Flavio :sisi:

Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo !
Sono curiosa di leggere il primo caso di Alex :rolleyes:

TrollGosho

Be', Alex ha sicuramente dei punti in comune con Shinichi, ma alla fine comprende gli stessi punti in comune che hanno tutti i grandi detective come Holmes o Poirot. Ognuno di loro un po' si somigliano per carattere, non so se hai notato. Sono sicuri di loro, brillanti, sagaci, a volte anche un po' presuntuosi, ecc...

Diciamo che Alex ha un po' più di ironia tagliente(e lo vedrai nei prossimi file :D) e a volte un modo di "esibirsi" molto teatrale che a Flavio darà parecchio sui nervi xD

Vale lo stesso discorso per le storie/saghe sui detective. Le storie sono tutte diverse, ma alla fine ci sono comunque dei punti in comune perchè si agisce in un determinato campo che prevede mafia, criminali, delitti,
tradimenti, nuovi membri cattivi e buoni, vendette, ecc... ;) e per quanto tu possa cambiare le cose, la base rimarrà

sempre quella del detective che sconfigge i cattivi e che si
trova a che fare con tradimenti, membri segreti,
ecc...Diciamo che cercherò di distinguermi in alcune cose
;), ma essendo sempre fedele ai canoni dello stile a cui
appartengo.



Il prossimo file c'è il primo caso, non perderlo! :)

Sí,avevo notato queste somiglianze ;)
Non me lo perderó sicuramente! :fig:
:clap:
Sono sempre stata curiosa per queste cose XD


TrollGosho
 
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view post Posted on 13/8/2012, 14:40     +1   +1   -1
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Super detective

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Come ti ho promesso ieri sera, ho iniziato a leggere il primo capitolo, e come da aspettative ha colpito la mia curiosità!! ;)
Sai, il tuo stile narrativo è davvero molto evoluto e scorrevole, a mio parere è da molti anni che ti dedichi alla scrittura, non è vero? :D

Anche i personaggi mi sembrano simpatici, e Bianca sembra davvero una ragazza attraente ahahah xD L'hai ispirata a qualche tua fiamma? Perchè se tu sei Alex...u.u

Beh, che dire? Continuerò a leggere questa storia con molto interesse, ovviamente facendo sempre il tifo per Andrea, un bambino sicuramente molto arguto v.v
 
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view post Posted on 13/8/2012, 15:10     +1   +1   -1
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CITAZIONE (Takaji @ 13/8/2012, 15:40) 
Come ti ho promesso ieri sera, ho iniziato a leggere il primo capitolo, e come da aspettative ha colpito la mia curiosità!! ;)
Sai, il tuo stile narrativo è davvero molto evoluto e scorrevole, a mio parere è da molti anni che ti dedichi alla scrittura, non è vero? :D

Anche i personaggi mi sembrano simpatici, e Bianca sembra davvero una ragazza attraente ahahah xD L'hai ispirata a qualche tua fiamma? Perchè se tu sei Alex...u.u

Beh, che dire? Continuerò a leggere questa storia con molto interesse, ovviamente facendo sempre il tifo per Andrea, un bambino sicuramente molto arguto v.v

Ciao Takaji e benvenuto :). Grazie per i complimenti sul mio stile. Ho sempre amato scrivere, ma ti assicuro che lo faccio da poco. A questi livelli e a queste lunghezze da circa un anno. Prima ho sempre scritto articoli(in special modo sportivi) e cose di questo genere. Poi un anno e mezzo fa la folgorazione per la trama di AF, sei mesi di preparazione e via con i casi ;)

Bianca è carina ed è ispirata ad un'attrice americana(quand'è acqua e sapone però) :D, nessuna vecchia fiamma xD. Alex ... be', sono io, ma potresti essere anche tu. Ho cercato di creare un personaggio che in qualche modo rispecchi un po' il carattere di ognuno di noi. Chiunque può immedesimarsi in Alex perchè è appunto un ragazzo normale ;)
Andrea è spettacolare a volte, vedrai nei prossimi file ;)

Continua a seguirmi!
 
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view post Posted on 14/8/2012, 19:35     +1   +1   -1
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Il dovere chiama! Qual è il primo caso di Alex?

FILE 4. – Inizia l’avventura



La mattina dopo, quando percorsi la rampa di scale per arrivare in salotto prima e in cucina poi, Bianca era già di fretta e ci salutò con un cenno veloce scomparendo dietro la porta di mogano.
«Dove va così di fretta?» domandai a Flavio.
«Una sua amica le ha chiesto di aiutarla con un progetto o qualcosa del genere …» rispose con tutta la diffidenza di questo mondo.
Poi, bevuto un sorso di caffè, continuò. «Andrea non deve andare a scuola?»
«No, per ora no. Di comune accordo con la mia famiglia abbiamo deciso di fargli passare la prima settimana a spasso. Così, per farlo ambientare meglio. Per un bambino è più difficile».
«Capisco …».
Facemmo colazione in un silenzio abbastanza fastidioso, interrotto solo dall’inevitabile fruscio delle pagine del quotidiano che Flavio stava leggendo. Aggredendo un biscotto, pensai che io e quell’uomo non avevamo davvero niente in comune. Poi un suono, un repentino trillo di un telefono e poi altri tre, prima che il padrone di casa si alzasse e andasse a controllare il telefono fisso.
«Pronto?» disse sollevando la cornetta. Poi si fermò e con lo sguardo arrabbiato riagganciò, venendo ben presto a sedersi di nuovo a tavola.
«Scherzi da quattro soldi …». Ci accorgemmo presto, però, che il trillo continuava.
«Guarda che forse è quello dell’ufficio …» osservai.
Allora si alzò di scatto, buttando il giornale a terra. Quasi rovesciò la tazzina di caffè e litigò animosamente con il mazzo di chiavi, reo di non voler aprire la porta del suo ufficio, peraltro ermeticamente sigillata da lui stesso la sera prima.
«Agenzia investigativa di Flavio Moggelli. La ascolto, dica pure».

Rimase al telefono per circa cinque minuti buoni. La maggior parte del tempo la passò ad annuire, visto che non si sentiva la sua voce. Poi di colpo entrò in cucina e fissandomi disse:
«Tu non volevi fare il detective?».
Con un biscotto ancora tra i denti bofonchiai: «Sì, perché …?».
«E’ ora di andare. Inizia l’avventura, ragazzino!».
«Ma … proprio adesso?».
«Cosa credi?! Che i criminali aspettino che tu abbia finito la colazione per commettere le loro malefatte? Muoviti e vieni con me!».
«E Andrea?!».
«Portalo con noi, non c’è altra scelta! Ripeto: Sbrigati!».
Di corsa andai al piano superiore, svegliai mio fratello in modo abbastanza brusco, mentre lui mi chiedeva a più riprese cosa stesse succedendo. Naturalmente non potei rispondergli in modo dettagliato, ma credo comunque che capì che era stato svegliato per un motivo abbastanza importante.
Cosa? Immaginate che un bambino come Andrea possa impressionarsi sulla scena di un crimine? Allora non conoscete per niente mio fratello. A cinque anni vantava la visione dei migliori capolavori dell’horror. Era appassionato di tutte le serie televisive che parlavano di crimini, omicidi o comunque in cui si facesse largo uso di sangue, esplosioni e violenze.
Inoltre aveva sempre desiderato lavorare, proprio come me, in questo mondo. Per lui era bello respirare l’aria elettrica che si veniva a creare con un caso, riuscire a starci, anche senza parlare. Insomma, voleva stare lì, vedere come facevano detective e poliziotti a risolvere i casi più difficili. Praticamente un contrabbandiere in formato small.

Prendemmo la macchina di Flavio e lui, mettendosi al volante, sfrecciò in quella fresca mattina autunnale come un pilota di Formula Uno. Ci dirigemmo verso il centro e per me, che non avevo mai visitato una grande città come Torino, fu una sorpresa ritrovarmi affascinato dal continuo brulicare di persone che incessantemente popolavano le poco respirabili strade di quella metropoli.
«Di cosa dobbiamo occuparci?» domandai curioso.
«Di cosa devo occuparmi, semmai» precisò indisponente. «Non cominciare a portare fretta, il fatto che tu abbia risolto qualche caso nella tua città non fa di te un detective. Osserva e impara come da accordi».
«Quindi non devo …»
«Bravo. Non devi toccare, fare nulla. Pensa solo a badare al tuo fratellino e tieni gli occhi aperti. Ti chiamerò io se avrò bisogno di verificare le tue opinioni in proposito, d’accordo?».
Rimasi zitto e annuii leggermente.
«Comunque,» riprese a parlare «La chiamata è di un noto studio legale della città. Pare abbiano trovato il cadavere di un avvocato».
«Ricevuto».

Arrivati di fronte ad una palazzina color grigio chiaro, decidemmo di entrare. Salimmo una rampa di scale che ci avrebbe indirizzati dalla hall fino al piano superiore, dove probabilmente erano situati gli uffici dei legali. Doveva essere uno studio legale molto rinomato e me ne accorsi dall’arredamento, elegante quanto costoso e dall’aria cinematografica. Un enorme lampadario grande quanto una Porsche era sospeso nel corridoio della hall e per un momento temetti di essere finito in una puntata di Law and Order.
Appena finite le scale ci ritrovammo in una piccolissima saletta d’attesa dove c’erano già tre persone che, per la cronaca, non appena ci videro strabuzzarono gli occhi.
Uno di loro, un uomo sulla quarantina, era pallido, con i capelli castano chiaro e con degli occhialini da dottore. Ci venne incontro come se noi fossimo Superman e Batman e lui il bambino che deve essere salvato da Joker o da qualsiasi altro cattivo dei fumetti vi venga in mente.
«Oh, lei deve essere il signor Moggelli! Che gioia vederla!» disse stringendogli animatamente la mano. Poi proseguì. «C’è anche la polizia ed è proprio la squadra capitanata dall’ispettore che mi ha chiesto di rivolgermi a lei. So che avete lavorato a stretto contatto per molti anni».
«Già, si tratta della prima squadra dei reati diretti contro la persona. Ci porti sulla scena del crimine, la prego».
In macchina, tra le poche parole, Flavio mi aveva spiegato che i crimini più importanti commessi a Torino erano di competenza di quel team, del quale aveva fatto parte anche lui per molti anni. I reati diretti contro la persona comprendevano omicidi, stalking, furti, molestie e cose di questo genere. La squadra era capitanata dall’ispettore capo Vincenzo Ducato, un uomo che mi era stato descritto come di caratura piuttosto elevata. La squadra era poi composta da altri ispettori, sottoposti a Ducato, e da agenti dotati di particolari abilità, oltre che da un’ulteriore squadra di agenti scientifici esterna.

«E lei è …» fece Flavio.
«Oh, certo che sciocco!» disse l’uomo di fronte a noi. «Mi chiamo Oreste Norgi e sono l’assistente della vittima. Lei è Veronica Buondini, segretaria personale dell’ufficio» disse indicando una donna abbastanza giovane con lunghi capelli neri.
Vidi una donna in fondo alla stanza che piangeva senza freni, così intervenni.
«Scusi, chi è quella donna in fondo alla stanza che piange?».
«È la signora Fratti, la moglie della vittima. Come potete vedere è distrutta».
«Comprensibile …» sussurrò Flavio.
La donna in questione doveva avere all’incirca sessant’anni, ma grazie all’abile make-up e all’abbigliamento giovanile, ne dimostrava cinquanta. Aveva capelli biondo platino, corti e cotonati, un fisico asciutto e dei lineamenti pesanti accentuati dalle espressioni di dolore che ne dilaniavano sempre di più l’anima.
«Dov’è la vittima?» domandò Flavio al signor Norgi.
«Nel suo studio» rispose la segretaria.
Flavio mi fece cenno di seguirlo e così entrammo nel piccolo, ma elegantissimo studio, che era proprio di fronte a noi. All’interno di esso c’era già una parte della squadra capitanata da Ducato.

Il primo a guardarci fu proprio Vincenzo Ducato. Lo intuii dall’espressione importante, dallo sguardo tarato dell’uomo che ne ha viste di tutti i colori e anche dalla descrizione fisica che mi aveva fatto in macchina Flavio. L’ispettore doveva avere circa cinquant’anni e, ad un fisico da far invidia, abbinava un look del tutto giovanile composto da capelli corti di colore nero corvino e da una barba, lunga ma curata, che gli avvolgeva il mento e al contempo gli permetteva di incutere un certo timore reverenziale. Lo stesso non si poteva dire per la sua statura, visto che a stento arrivava al metro e sessanta. Vestiva di un lungo cappotto nero scamosciato e sotto di esso aveva abbinato, sapientemente, una cravatta dello stesso colore ed una camicia bianca, linda come la coscienza dei bambini. Al suo fianco vi erano due agenti, uno in giacca e cravatta, dall’aria molto giovane e un altro con una tuta della scientifica.
«Ispettore!» disse chiamandolo ad alta voce Flavio. Sembrava rancoroso dei vecchi tempi e la sua voce assunse un’accezione nostalgica.
«Flavio Moggelli … quanto tempo è passato … allora come va?» rispose l’ispettore con voce rauca.
«Tutto bene, lei invece? Ho sentito che richiedeva la mia presenza».
«È rimasto tutto come avevi lasciato» e per un attimo ebbi l’impressione che quasi gli scappasse un sorriso. Si ritrasse immediatamente. «Ho saputo che stai per tornare in corsa e … » mi guardò sospettoso «È lui?» gli chiese.
«È lui» confermò Flavio.
«Sono io» dissi.
Ducato lanciò uno sguardo a Flavio. «Spiritoso?».
«Da spaccargli la faccia».
Sfoderai il mio miglior sorriso e tesi la mano verso Ducato, ma questi mi guardò e mi disse:
«Quanto tempo hai intenzione di mantenere quella mano così?».
La ritrassi e mi accorsi che era simpatico come una nottata ad Alcatraz.
«Allora ispettore, » continuò Flavio «cos’è successo?».
«La vittima è un noto avvocato della città. Sua moglie era venuta qui alle otto passate, ora d’apertura dello studio, per portargli il pranzo che aveva dimenticato a casa. Aperto la porta sul retro, ha trovato il corpo del marito ed ha allarmato assistente e segretaria».
«Chiaro»
«Secondo la scientifica il decesso è avvenuto verso le sette e quindici del mattino».
Intervenni incuriosito. «Possibile che in ufficio, nel giro di un’ora, nessuno si sia accorto che la vittima era stata uccisa?» Flavio mi guardò storto.
«No» rispose ermeticamente l’Ispettore. «Il signor Fratti, avvocato di professione e dalla sfavillante carriera, aveva l’abitudine di arrivare a lavoro sempre un’ora prima, per poter sbrigare l’enorme quantità di lavoro e poter tornare a casa prima la sera. Inoltre, non consentiva a nessuno di entrare nel suo ufficio. I suoi assistenti aspettavano la sua chiamata per entrare ed iniziare il programma della giornata e pare che se qualcuno si azzardasse ad aprire la porta, la vittima reagisse in modo molto violento».
«Tutto chiaro».
«Non ti avevo detto di stare zitto?» mi rimproverò Flavio. «Tieni il becco chiuso, ok?» e mi guardò adirato.
«No, no lascialo fare, forse potrà esserci d’aiuto» disse Ducato. «Deve comunque guadagnarsi il periodo di apprendistato».

«Mi dica, ispettore» continuò Flavio. «I tre sospetti hanno un alibi?».
«Chi ti dice che sia stato uno di loro tre? Potrebbe essere stato ucciso da qualcuno entrato dalla porta posteriore che dà sull’ufficio».
«No» intervenni ancora. «Credo Flavio abbia ragione. La porta è chiusa dall’interno con un chiavistello e non vedo segni di forzatura».
«Ma l’assassino potrebbe aver avuto una chiave di riserva, non credi? Forse conosceva comunque la vittima, senza che lavorasse con lui» ribatté ancora Ducato.
«Non credo proprio. Se l’avvocato era davvero così minuzioso e scrupoloso come lei stesso lo ha descritto, dubito che abbia concesso a qualcuno di accompagnarlo a lavoro, visto che trascorreva del tempo in solitario per sbrigare del lavoro». Mi appoggiai alla scrivania. «Né credo che la vittima volesse correre il rischio di essere interrotta a lavoro da chiunque ogni giorno»
Vidi l’ispettore fare una smorfia poco convinto, poi lo vidi andare da Flavio, avvicinarsi e sussurrare:
«Ho visto che non lo sopporti …» disse a denti stretti per non farmi sentire.
«Si vede così tanto?» rispose Flavio nello stesso modo.
«Sì … e adesso non lo sopporto più nemmeno io».
«Se la sbrighi lei. E’ stato lei a sostenere che doveva interagire col caso, o sbaglio?».
«Non credevo che fosse così rompiballe» ultimò con un ghigno bonario.

«Novato» disse l’ispettore chiamando a sé un giovane agente. Era vestito in giacca e cravatta e non doveva avere più di venticinque anni. Possedeva una capigliatura piuttosto inusuale per un poliziotto, visto che teneva i capelli, visibilmente voluminosi, tirati completamente in su col gel.
«Dica ispettore».
«Vai a controllare se le tre persone in sala d’attesa hanno un alibi».
«Immediatamente, signore».
Mentre Ducato e Flavio facevano le più disparate ipotesi, cercai di scoprire di più e, mentre stavo esaminando la scena del delitto, tra le urla di Flavio che mi voleva da parte, notai che la porta secondaria dalla quale il signor Fratti era entrato era rovinata sulla parte inferiore, dall’esterno. Parte del legno, infatti, si era scorticato, forse con un oggetto appuntito. Il graffio doveva essere abbastanza recente, visto che non vi erano tracce di sporco che potevano essere state provocate da un probabile temporale.
L’agente incaricato di verificare gli alibi, portò con sé tutti e tre i sospetti.
Notai quanto la moglie della vittima fosse molto più alta sia della segretaria che dell’assistente d’ufficio. Questo era dovuto alle vertiginose scarpe a punta dotate, tra l’altro, di un tacco di almeno cinque - sei centimetri. Spiccava come il K2 in un acquario, insomma.
«Ispettore Ducato, ho chiesto qualcosa, ma è meglio che parlino direttamente con lei» disse l’agente.
«Ok, grazie Novato. Bene signori, accomodatevi. Uno alla volta ci racconterete cosa stavate facendo al momento del delitto».

Ducato si sedette alla scrivania della vittima e cominciò ad interrogare Veronica, la segretaria. Veronica doveva essere una ragazza abbastanza giovane. Non aveva sicuramente più di vent’anni. I lunghi capelli neri erano arruffati e consentivano a malapena di inquadrarle il viso e gli occhi, probabilmente sofferenti già per natura e non certo per la circostanza orribile in quale si era inconsciamente trovata.
«Allora, signorina. Collabori con noi e non avrà problemi» disse Ducato. Flavio annuì, Veronica anche.
«Voglio che lei mi dica cosa ha fatto … diciamo tra le sette e trenta e le otto e trenta, periodo secondo il quale la scientifica ha accertato che sia avvenuto il decesso».
Veronica abbassò lo sguardo. Adesso tremava più degli altri, che stavano alle sue spalle e fissavano la scena come ignoti spettatori.
«Io … sono uscita di casa verso le sei e quarantacinque. Poi mi sono diretta allo studio. Sono entrata come al solito dalla porta principale e sono andata nel mio ufficio a sistemare l’agenda e programmare la giornata del signor Fratti.».
«Sa dirmi a che ora è entrata nell’ufficio, signorina?» chiese Flavio.
«Be’… era molto presto … forse potevano essere le sette e quindici, non più tardi».
«Quindi lei sostiene di essere arrivata al momento esatto in cui è stato commesso l’omicidio. Lei sostiene di essere stata già presente in ufficio quando il decesso è avvenuto. E possibile che lei non abbia udito alcun rumore? Un tonfo, ad esempio?» chiese Ducato.
«N - no … non credo».
«Ne è proprio sicura?».
«Sì, ne sono sicura. Non ho sentito alcun rumore sospetto.»
«Lei ha un alibi, per quello che dice?» dissi a voce alta.
«C - come?»
«Domandavo se per caso, lei ha qualcuno che possa confermare che è uscita di casa alle sei e quarantacinque, che sia arrivata in ufficio alle sette e quindici e così via … ».
«Sì. Prima di arrivare in ufficio sono rimasta a parlare cinque minuti con la signora che abita qui di fianco. Può chiederglielo. Ogni mattina ci intratteniamo e scambiamo due chiacchiere».
«Grazie signorina, con lei ho finito, può andare.» disse Ducato. Poi mi guardò perplesso. «Fammi fare il mio lavoro, ragazzo».
«Ok, mi scusi» lo rassicurai con un sorriso gentile.

Ducato chiamò il signor Norgi, l’assistente di studio, un uomo che sembrava molto pacifico. La classica persona dalla quale non ti puoi aspettare un crimine.
«Signor Norgi. Lei è l’assistente dello studio legale. Ripercorra i suoi movimenti. A che ora è arrivato in ufficio?»
«Verso le sette e trentacinque. Ero in ritardo, stamattina»
«Può confermare qualcuno per lei?»
«Certo. Quando sono arrivato, Veronica era in sala d’attesa a sistemare le riviste del signor Fratti e mi ha visto andare in ufficio».
«Signorina, conferma?» chiese con severità Ducato.
Veronica annuì con un semplice cenno della testa e scomparve nel pullover color vinaccio che indossava.
Poi intervenni io. «Ispettore, mi scusi. Posso fare io una domanda al Signor Norgi?».
«Fai pure … » disse infastidito l’ispettore. «Ma che sia l’ultima volta!» sbottò rabbioso.
«Pe – perfetto …».
«Può ripercorrere tutti i movimenti che ha fatto prima di arrivare in ufficio?»
«Sono uscito di casa».
«Dove abita?».
«A due isolati da qui».
«Non è molto lontano. Come mai ha affermato di aver fatto tardi?».
«Be’ stamattina la sveglia non ha suonato e così ho fatto qualche minuto di ritardo».
Qualcuno ci interruppe. La signora Fratti si era alzata di scatto dalla sedia posta vicino alla porta. Nulla poteva fermarla e gli occhi vitrei davano forza immane alla sua voce rotta dal pianto. L’espressione del viso era tremendamente distorta e la bocca, deformata a furia di singhiozzare, si aprì con una repentina movenza delle labbra.
«Sei solo un volgare bugiardo!» disse rivolgendosi a Norgi. L’assistente si girò di scatto in preda al panico, i suoi occhi si posarono sulla donna in fremito che gli puntava il dito contro. L’ispettore Ducato sembrava spiazzato da quella reazione e così si affrettò a chiedere spiegazioni.
«Cosa?! Signora, si spieghi meglio!».
«Quel volgare bugiardo aveva un motivo per uccidere mio marito! Mi dia retta, è stato lui!».
«Ma cosa sta dicendo? Io non ho ucciso nessuno!» rispose l’imputato nel panico. I suoi occhi erano rossi e gonfi e il pomo d’Adamo ballonzolava sempre di più alla ricerca delle parole giuste da dire.
«E’ quello che vuoi farci credere, pazzo!» concluse la donna scoppiando in lacrime.
Ducato guardò storto l’assistente. L’uomo era raggomitolato su se stesso, sulla sedia di fronte alla scrivania sulla quale troneggiava l’ispettore.
Guardai bene la scena e mi accorsi che la signora Fratti, ormai, piangeva più che parlare, mentre il signor Norgi era molto teso. Dovevate vederlo, scalpitava nella sua posizione, muoveva gli occhi in modo frenetico e si mordeva le labbra come avesse un tic nervoso. Era dunque lui il colpevole?

La segretaria se ne stava in disparte, con gli occhi da cucciolo, l’espressione di chi non vede l’ora di tirarsi fuori da una situazione di estremo pericolo.
«Signora,» attaccò Flavio. «la prego di collaborare con noi. Se sa qualcosa di controverso a proposito delle relazioni tra il signor Norgi e suo marito, ce lo dica immediatamente».
«Il signor Norgi» prese parola la moglie della vittima «aveva avuto una lite furiosa con mio marito solo qualche giorno fa! Paolo me l’aveva raccontata!».
Tutti guardammo Norgi. Lui guardò noi con un’espressione di pietà e per poco non si mise a piangere.
«Non le crederete mica, vero?» disse rivolgendosi a Ducato.
«Be’…».
«Che cosa?! Ispettore, non può basarsi solo su una testimonianza di una visionaria!».
«Visionaria io? Lei è un assassino senza nemmeno un po’ di vergogna!»
«Ah si? Allora se la polizia si basa sulle dichiarazioni di chiunque, vale anche la mia! Alla signorina Veronica, l’avvocato Fratti aveva appena negato le ferie! Anche lei aveva un movente per ucciderlo, non è vero?!» urlò. Poi si rivolse direttamente a Veronica, la segretaria. «Non è forse vero che quei giorni di riposo ti servivano per portare tua sorella in quella clinica di Parigi?».
Veronica per poco non scoppiava in lacrime. Si limitò a rispondere con la solita timidezza che ci aveva mostrato per tutto il tempo che eravamo stati lì. Nei suoi occhi si leggeva lo sdegno verso Oreste, la sua indignazione per aver di fronte un uomo che sapeva tutto di lei e che aveva scelto di colpirla nel punto debole alla prima occasione.
«Signor Norgi, queste sono cose personali. Non vorrà …» provò a dire l’ispettore, ma fu suo malgrado interrotto.
«Ah no! Se qui ci si basa sulle supposizioni di una vipera trasformata in donna, ho il diritto di dire ciò che penso! Senza contare che il signor Fratti si confidava spesso con me e diceva che aveva dei problemi a casa con la moglie che non gli consentivano di lavorare serenamente! Anche la signora avrebbe avuto un valido movente per ucciderlo senza pietà!».
«Ma come si permette!» La povera vedova si fiondò su Oreste e per fortuna che tra loro c’erano un paio di agenti della scientifica che sedarono la tensione e stemperarono i toni. L’ispettore richiamò all’attenzione tutti sferrando un violento pugno sul tavolo e dicendo che non ci si poteva basare su false verità costruite al solo scopo di liberarsi dai sospetti.
Poi disse, con il nervosismo in pancia:
«Signor Norgi. Ci racconti del suo litigio con la vittima. Poi può andare.»
«Ok. Ma sappiate che non avrei mai potuto ucciderlo come dicono. L’altra sera ho confuso alcune pratiche di lavoro e il signor Fratti ha sprecato per colpa mia un paio d’ore del suo tempo. Così, una volta accortomi dell’errore sono andato in ufficio a comunicarglielo e a scusarmi, ma lui ha reagito violentemente tirandomi addosso un portapenne e dandomi dell’incompetente».
«Bene, può andare.»
«Non avrei mai potuto ucciderlo …».
«Signora Fratti, venga qua per favore» disse Ducato ignorando l’ultima frase dell’uomo.

Mentre la signora si accomodava, Flavio si voltò verso di me. Ero rimasto a pensare ininterrottamente su quei pochi indizi a disposizione. Perché la porta di legno era sfregiata? Perché Fratti era stato ucciso? E soprattutto, da chi? Stando alle dichiarazioni, tutti avevano un valido movente per ucciderlo, ma la mia logica non poteva agire in quel momento, non senza un altro indizio lampante.
«Hai qualche idea, pivellino?».
«Forse … però mi mancano le prove. Ho notato che la vittima è molto, molto minuta».
«Che vuoi dire?».
«Prima ho dato un’occhiata al cadavere e …».
«Senza permesso?!».
Feci un risolino per calmarlo. «Eh, eh … sì».
«Non devi muoverti senza permesso, lo capisci questo?!» mi chiese strattonandomi.
«Ok, scusami, ma …».
«Niente “ma”! “Ma”, un corno!».
«Sì, ma ho notato che la vittima aveva un fisico davvero esile per essere un uomo. Peserà sì e no una quarantina di chili!
Flavio non mi rispose, ma il caso volle che Ducato ascoltò la conversazione. La testimonianza della vedova era appena iniziata e subito approfittò del nostro dialogo per fare una domanda al secondo sospetto.
«Prima che inizi a parlare, signora, vorrei farle una domanda».
«Certo».
«Mi hanno fatto notare» disse guardandomi »che suo marito è particolarmente esile. Nonostante sia un uomo ha un fisico molto, molto minuto. Lei ce lo può spiegare?».
La signora tentennò, poi prese un profondo e significativo respiro.
«Mio marito soffriva di bulimia».
«Bulimia?» domandò Flavio.
«Già. È un disturbo molto comune che l’aveva fatto dimagrire in maniera vertiginosa.
«Signora Fratti,» continuò l’ispettore «lei è la moglie della povera vittima. Per caso stamattina ha notato qualcosa di insolito in suo marito? Qualcosa che abbia potuto, che so, innervosirlo?».
«No, ispettore. Paolo era calmo e tranquillo come al solito. Non ho notato nulla di insolito in lui»
«Stamattina suo marito, stando alle prime ipotesi, è arrivato in ufficio verso le sette e venticinque. Che cosa ha fatto a casa sua, prima di venire in ufficio?».
«Nulla di particolare» disse abbassando gli occhi «Abbiamo fatto colazione insieme, poi ha preso le sue cose e si è diretto a lavoro».
«C’è qualcuno che può confermarlo?».
«No, mi dispiace, eravamo soli».
«Non avevate figli?».
«Mio marito non ne aveva mai voluti».
Mi avvicinai al cadavere. La morte era avvenuta per strangolamento e c’erano ancora evidenti segni sul collo della vittima. Probabilmente l’assassino aveva agito a mani nude, senza utilizzare nessun’arma. Sul collo della vittima c’erano i tipici segni paralleli delle dita delle mani, ma non era stato possibile verificare il DNA, poiché l’omicida aveva indossato dei guanti per aggredire la sua preda. Mentre stavo allontanandomi dal corpo e mentre la signora continuava a parlare, notai qualcosa di strano sotto le unghie dell’avvocato.
«Agente» dissi rivolgendomi ad un addetto della scientifica. «Ha trovato qualcosa sotto le unghie della vittima?».
Il ragazzo, un tizio biondastro sulla trentina, rispose quasi infastidito: « Ha l’unghia scheggiata e dei piccoli frammenti di pelle incastrati proprio sotto l’unghia del dito medio».
Mi avvicinai alla mano della vittima, annusai il medio ed ebbi un’illuminazione.
Il dito svelava un indizio importante. Troppo importante per essere trascurato.




NEXT FILE: Ecco l'omicida del signor Fratti!



Edited by Matteo Del Piero - 16/7/2013, 11:27
 
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Silver_
view post Posted on 15/8/2012, 16:02     +1   +1   -1




*______* Bellissimo il file , mi è piaciuto moltissimo .
Questa storia mi sta appassionando *-*
Non posso fare altro che rinnovarti i mei complimenti ! :D
Sono curiosissima di scoprire chi è l'omicida , intanto io comincio a elaborare per bene bene gli indizi xD Anche se non sono mai stata forte in queste cose xDDDD
Comunque , bellissimo file , complimentissimi !!!! :woot:

TrollGosho
 
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view post Posted on 15/8/2012, 16:09     +1   +1   -1
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CITAZIONE (Silver_ @ 15/8/2012, 17:02) 
*______* Bellissimo il file , mi è piaciuto moltissimo .
Questa storia mi sta appassionando *-*
Non posso fare altro che rinnovarti i mei complimenti ! :D
Sono curiosissima di scoprire chi è l'omicida , intanto io comincio a elaborare per bene bene gli indizi xD Anche se non sono mai stata forte in queste cose xDDDD
Comunque , bellissimo file , complimentissimi !!!! :woot:

TrollGosho

Ti ringrazio! Sì, guarda bene gli indizi, ma attenta ... c'è qualcosa che non è come sembra ;)
Continua a seguirmi! Domani la soluzione! ;)
 
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view post Posted on 16/8/2012, 10:44     +1   +1   -1
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L'assassino della signora Fratti è ...

FILE.5 - Game Over



Prima di agire, decisi di far concludere l’interrogatorio della signora Fratti. Dopotutto nella polizia vige una certa etica/burocrazia, a seconda della circostanza. Terminato il colloquio con la donna, Ducato si alzò in piedi e rivolgendosi a Flavio disse:
«Ok Flavio, noi andiamo in questura. Se vuoi seguirci …»
«Prendo la macchina e ci vediamo lì. Alex, andiamo».
«Perché andare in questura? Non è necessario, ispettore. Almeno, non per adesso».
«Ti sei bevuto il cervello?!» esclamò Flavio con rabbia. «La polizia deve far luce sul caso e andare in questura è uno step necessario per …».
«Ma io ho risolto il caso. Questo non vi interessa?».
La stanza puntò gli occhi verso di me e si riempì di un brusio generale
«Stai scherzando?!» mi domandò Ducato.
«Per niente, ispettore. Ho risolto il caso, ho scoperto chi è l’assassino del signor Fratti e so anche come incastrare il colpevole».
«Ma non dire sciocchezze, ragazzo! Non abbiamo prove a sufficienza per inchiodare qualcuno!».
«Insisto. So di potercela fare» dissi guardandolo intensamente.
Ducato parve quasi rassegnato e con un gesto della mano che non dimenticherò mai, mi chiese di iniziare a parlare.
«Ispettore!» esclamò rabbiosamente Flavio. «Non vorrà mica … non avrà intenzione di mandare un dilettante allo sbaraglio, non è vero?!».
Dal canto suo Ducato pareva molto tranquillo. «Io coordino solamente il lavoro» si limitò a rispondere. «Il responsabile di quel ragazzo e delle sue azioni sei tu».
Flavio mi si avvicinò furtivamente. «Se sbagli e mi fai fare brutta figura ti rispedisco a casa con un calcio nel sedere!».
Diretto ed elegante, questo è Flavio.
Risi un po’ disorientato e gli dissi: «Lasciami provare».
Poi mi accomodai sul divanetto dell’ufficio e, accavallando le gambe, cominciai a parlare.
«Se non vi dispiace, passo alla spiegazione».
«Prego» disse Ducato con viso non convinto.
Lo confesso, ero un po’ agitato. A Fondi avevo risolto qualche caso collaborando con Marbelli, ma adesso ero in una grande città.
«L’assassino ha costruito un piano ben congeniato ed è riuscito ad ingannarci fin dal primo momento. L’astuzia di questa persona è stata degna di un assassino di un libro giallo e devo dire che sono sorpreso che una mente umana possa arrivare a tanto. Innanzitutto, come dedotto precedentemente, il delitto è stato commesso da uno di questi tre sospetti, che a turno sono stati interrogati. Tutti e tre avevano un movente valido per uccidere la povera vittima e non provate a negarlo, signori. Tutti potevate commettere questo efferato delitto».
«Ispettore» sussurrò il signor Norgi, l’assistente di studio della vittima.
«Cosa c’è’?».
«Ma fate risolvere un caso di omicidio da un ragazzino?».
Ducato rispose con un risolino isterico e poi mi guardò storto, fulminandomi con lo sguardo.
«Allora? Chi è il colpevole? Sono impaziente!» esclamò Flavio.
«Già! Chi ha ucciso mio marito?» domandò tra le lacrime la signora Fratti.
Feci passare qualche secondo, poi continuai.
«Signora Fratti, fossi in lei non avrei tanta fretta. Infatti, stavo giusto per comunicare alla polizia che il colpevole dell’omicidio di suo marito non è nessun altro all’infuori di lei stessa. Confessi!».
Il silenzio avvolse completamente la stanza e tutti adesso guardavano la moglie della vittima con uno sguardo spiritato.

D’ un tratto le lacrime divennero risate e il mascara sciolto funse a farla assomigliare ad un patetico clown da circo. «Oh, davvero? E così avrei ucciso mio marito? Perché non provi a dimostrarlo, ragazzino?» mi chiese cominciando a camminarmi intorno.
«Spero tu possa spiegarci» incitò Ducato guardandomi negli occhi. Flavio era rimasto a guardare e adesso cercava di biascicare qualcosa senza senso.
«Diciamo che l’ora del delitto stabilito dalle analisi della scientifica è approssimativa. Diciamo che la morte risale alle sette e quindici e …».
«Ecco che hai commesso un erroraccio da dilettante! Non può essere! L’hai detto tu stesso che le analisi della scientifica sono approssimative! Il signor Fratti è arrivato in ufficio intorno alle sette e venticinque. E il delitto è stato commesso qui signori, ricordiamoci di questo piccolo ma importante particolare!» tuonò Flavio verso la folla.
«Ed è qui che vi sbagliate» affermai convinto.
«Cosa?!».esclamò rabbioso Ducato.
Mi sedetti sul divanetto. «La scientifica ha detto che il delitto è stato commesso circa un’ora prima che noi arrivassimo sul posto, quindi intorno alle sette e quindici. Tuttavia, come noi sappiamo, la scientifica non può calcolare in modo preciso l’ora esatta, dunque può sbagliare di alcuni minuti. A rafforzare questa tesi è il fatto che sono state fatte solo analisi preliminari basate sul processo del rigor mortis, ma non analisi approfondite da laboratorio».
«E allora come te lo spieghi? Come ti spieghi questa situazione?» mi chiese Flavio.
«Be’, credo che il delitto sia avvenuto molto tempo prima l’ora stabilita dalle prime analisi».
«Cioè?».
«Quaranta, quarantacinque minuti prima».
«Ora basta, stai veramente delirando! La scientifica» proseguì Ducato «ha effettuato analisi precise, basate su deduzioni che … ».
«Mi dica, in che stato era il cadavere quando siete arrivati qui?».
Ducato rivolse la stessa domanda ad un agente della squadra scientifica, che rispose:
«Il corpo stava cominciando ad irrigidirsi, e …» l’ispettore lo fermò con un cenno della mano.
«Questo significa solo una cosa …» osservò incredulo.
«Subito dopo la morte,» e cominciai a giocherellare con un portapenne rappresentante una piccola volpe «i muscoli sono flaccidi e iniziano ad irrigidirsi solo dopo un periodo compreso tra una e tre ore dopo il decesso. Se la scientifica ha asserito che al momento dell’arrivo della polizia, il corpo stava per iniziare il processo di irrigidimento, è probabile che il delitto si sia verificato un po’ di tempo prima dell’orario stabilito».
Ducato si voltò verso il responsabile della squadra, che dal canto suo annuì.
«Vede ispettore, nel referto che ho sbirciato prima …».
«Hai sbirciato il referto?!».
«Ehm … dicevo, c’era scritto che l’irrigidimento comprendeva la mascella e i gomiti».
«Già. Ma questo dovrebbe far sballare anche la tua deduzione!». Ducato allargò le braccia. «La prima parte del corpo ad irrigidirsi è proprio la mascella e il gomito non lo segue di certo a ruota. Sono necessari alcuni minuti prima che …».
«Ma mi dica, cosa succede se fa caldo?».
Rimase basito.
«Uff, è naturale, no? Il processo di irrigidimento si accentua e di conseguenza si velocizza».
Annuii convinto.
«Ma siamo in autunno! Non fa così caldo!».
«Ma il corpo potrebbe essere trasportato, non crede?».
«Vuoi dire che …».
«Non è un ipotesi così impossibile e guardando il referto si capisce il perché. L’errore è credere che il delitto sia avvenuto in ufficio e credere che il signor Fratti sia stato ucciso qui».
Flavio si accese una sigaretta e tra le nuvolette grigiastre del fumo intervenne. «Stai dicendo che la vittima è stata ammazzata lontano da qui?!».
«Certo. Il decesso non è avvenuto in ufficio, bensì nell’abitazione dei Fratti! La signora, dopo aver fatto colazione con suo marito, ha approfittato di un evidente momento di distrazione della povera vittima, ha indossato dei guanti trasparenti ed ha cercato di strangolare suo marito. Ma non ha calcolato bene i tempi ed ha effettuato la presa mentre suo marito si stava voltando. La signora, però, ha approfittato della corporatura esile e minuta della vittima ed ha stretto ancora di più la morsa fino a provocarne il decesso per strangolamento. Il signor Fratti ha cercato di difendersi e con le ultime forze è riuscito a imprimere le mani sul collo del suo assassino».
«C’è una prova così concreta?! Ne sei sicuro?» Ducato era un fascio di nervi, non sapeva più da che parte voltarsi e cominciava a sudare in maniera imbarazzante.
«Uno degli agenti della scientifica ha ritrovato frammento di pelle umana sotto il dito medio sinistro della vittima. Voleva comunicarglielo, ma lei stava ancora interrogando i sospetti. In più l’unghia dell’avvocato è scheggiata, segno che per la troppa forza esercitata per difendersi, se la sia rovinata».
«Corrisponde, ispettore» disse l’agente della scientifica interpellato.
«Tutto ciò è incredibile» si lasciò sfuggire Flavio.
«E non è tutto. Come le dicevo, dopo che il signor Fratti è morto, sua moglie lo ha trasportato qui, approfittando sempre del fatto che avesse una corporatura abbastanza esile. Probabilmente avrà messo suo marito in una busta dell’immondizia, chiesto a qualcuno dei vicini di aiutarla a sollevarla e a metterla in auto, spacciando il tutto per chissà quale bugia. Quando la signora è arrivata in ufficio, suo marito era già morto da un pezzo ed erano le sette e venticinque circa. Lei, signora Fratti,» e mi rivolsi alla donna «conosceva benissimo le abitudini di suo marito. Sapeva che entrava sempre dalla porta sul retro, sapeva che la mattina non voleva essere disturbato per almeno un po’ di tempo, ed ha sfruttato tutto questo a suo vantaggio. Un piano veramente ben congeniato, davvero». Mi scostai dalla scrivania e raggiunsi la finestra dell’ufficio. Scostai le tende cerulee e continuai: «Ha posizionato il cadavere a terra, rovesciato qualche soprammobile per far credere ad una colluttazione e lanciato l’allarme».
La vedova era in preda ad una crisi di nervi. Lo sguardo spento e vitreo illuminava la sua indubbia colpevolezza. Mi lanciò talmente tanti insulti, che per un attimo pensai che parlasse un’altra lingua. Le inflessioni dialettali suonavano come pugni in mezzo agli occhi e la situazione cominciava a divenire abbastanza pesante, tanto da assumere contorni da scenata napoletana.
«Non hai prove contro di me, idiota! Sei solo un insulso detective da quattro soldi! E lei … » disse rivolgendosi a Ducato «lei fa mettere il becco di un ragazzino in queste circostanze? Dovrebbe vergognarsi!»
Ducato mi guardò severamente, ma acconsentì che proseguissi.
«Lei si sbaglia signora» sussurrai. «Io le ho eccome le prove della sua colpevolezza. Purtroppo per lei, sono più di un semplice terzo incomodo. Non posso stare zitto di fronte alla sua crudeltà» conclusi indignato.

«Hai le prove? Sono curiosa!» ostentò con visibile aria di sfida.
«Come ho detto prima, sotto le unghie della vittima ci sono frammenti di pelle. Se verranno mostrati i risultati delle prove del DNA, che sicuramente la scientifica farà non appena arrivata in laboratorio, risulterà un codice genetico esattamente identico al suo. Come se non bastasse, annusando le unghie della vittima, si può notare come siano impregnate di un profumo tipicamente femminile».
«Forse» continuò la signora «hai dimenticato che c’è anche la segretaria, che potrebbe aver usato il mio stesso profumo».
«No, signora. Non l’ho dimenticato, affatto. Nonostante tutto, lei ha le prove della sua colpevolezza addosso. Non ci è ancora arrivata?» le chiesi mentre la fronte le si era imperlata dal sudore.
Poi indietreggiò di un passo e capì che non poteva più negare.
«Dica, perché non scosta quell’elegantissima sciarpa bianca che porta al collo?».
Rimase paralizzata e per un attimo vidi la bocca muoversi senza senso, come un mollusco senza spina dorsale.
«Signora, esegua per favore» intervenne Novato.
«Non può farlo, vero? Ci sono i segni che suo marito le ha lasciato sul collo nel disperato tentativo di salvarsi».
Ora guardava in basso e tremava come una foglia.
«Inoltre,» continuai mentre stava cercando di ribattere «sulla porta dalla quale suo marito entrava in ufficio tutte le mattine, ci sono dei segni di scorticamento, proprio all’altezza dei piedi».
«E allora?!».
«Osservi bene le scarpe dei sospetti, ispettore. La signora Veronica indossa comuni scarpe da tennis, mentre Oreste ha dei mocassini. L’unica ad avere scarpe con il tacco,anzi in questo caso con la punta adunca, è la signora Fratti. Quei segni può averli fatti solo lei nel tentativo maldestro di posizionare suo marito a terra». Mi appoggiai ad un tavolino in legno. «Di certo, arrivata in ufficio con un cadavere, non poteva chiedere più alcun aiuto».
«Però,» osservò Flavio «la porta potrebbe essersi rovinata molto prima. Cosa ti dà la certezza che sia stata rovinata proprio dal colpevole?».
«Se fosse come dici, non credi che sul graffio ci debbano essere tracce di sporco? Ricordiamoci che il legno è stato tolto sulla facciata della porta che volgeva verso l’esterno. In questi giorni ha piovuto a Torino. Lo so perché prima di trasferirmi mi sono informato sul clima della città. Dunque, se i segni sul legno fossero vecchi, dovrebbero esserci almeno segni di sporco, di umidità, non crede? Invece nulla, pulitissimo. Ne deduco che il taglio è stato fatto da poco, da molto poco, se consideriamo che al tatto è ancora fresco».
Un agente della scientifica controllò sotto i capelli della signora. Sulla parte posteriore del collo c’erano esattamente i segni che suo marito le aveva provocato per tentare di salvarsi disperatamente.
La signora si gettò in ginocchio tra lo stupore generale e le lacrime cominciarono a rigarle il viso.
«Lo ammetto,» disse con la testa tra le mani «l’ho ucciso io, ma l’ho fatto per una buona ragione».
«Signora,» cominciò Flavio con tono indignato «noi non abbiamo il potere di togliere la vita ad un essere umano, qualunque ragione ci spinga a farlo, non è altro che lo specchio del nostro stesso egoismo» concluse gettando la sigaretta.
«Stia zitto! Lei non sa nulla della mia famiglia! Mio marito non aveva mai voluto avere figli da me, ma il mese scorso un detective che avevo assunto per pedinarlo, mi aveva confessato che aveva una relazione extraconiugale con una donna molto più giovane. E quel bastardo l’ha addirittura messa incinta!».
Tutti noi ci stavamo guardando stupiti. Era incredibile dove potevano arrivare la follia e la crudeltà umana: quella donna aveva ucciso suo marito, con il quale aveva condiviso anni e anni di vita, per l’infedeltà di quest’ultimo. Ucciso per non aver trasformato l’amore in qualcosa di concreto.
L’ispettore Ducato indusse Novato ad arrestare la donna. Gli agenti della scientifica raccolsero le loro cose e mi salutarono con simpatia.

«Dov’è il bagno?» aveva chiesto Alex pochi minuti prima. Ora il ragazzo non era più nella stanza e Ducato era libero di avvicinarsi a Flavio.
«Sorprendente!» esclamò l’ispettore con gli occhi che brillavano.
«Già» rispose l’uomo accendendosi un’altra sigaretta. «Per essere un ragazzino, non è niente male».
«Flavio, ci vediamo. Ora che sei di nuovo nel giro, ci vedremo sicuramente più spesso».
«Ci conto, ispettore. Ci conto davvero».

Uscii dal bagno e mi sedetti paziente nella sala d’attesa dello studio legale, pensando alle cose più disparate. Pensai a Marbelli, il commissario della mia città, colui che aveva notato per secondo le mie abilità e che aveva spinto perché io coronassi il mio sogno. Il primo era stato mio padre Pietro, giornalista d’azione, capace di collaborare con le forze dell’ordine e di portare al giornale scoop memorabili. Marbelli era il suo miglior amico e litigavano solo quando c’era da discutere su chi fosse il miglior detective tra il Poirot della Christie e il Dupin di Poe.
Papà e mamma si erano innamorati quando erano giovanissimi ed entrambi avevano la stessa passione per la scrittura. Amavano saper raccontare e saper trasmettere emozioni alla gente con le proprie parole. La differenza era il tipo di giornalismo che conducevano. Mentre mio padre era alle prese con dossier di assassini, foto di incendi e articoli sulla mafia locale, mia madre era la regina delle indiscrezioni scabrose e degli scoop sui personaggi pubblici.
Mamma mi disse che morì su una nave che affondò. Il corpo di papà non fu mai ritrovato, giaceva sui fondali marini. Ma le mie preghiere, e quelle della mia famiglia, gli arrivavano tutte.
«Fratellone, andiamo? Ho fame, devo ancora fare colazione!» disse Andrea scuotendomi il braccio e riportandomi alla realtà.
«E tu? Che fine avevi fatto?».
«Tu in macchina mi avevi detto di stare buono e io sono stato buono. Lo sai che sei stato proprio forte?!».
Lo baciai sulla fronte e gli strinsi la manina.

Usciti dall’ufficio ci dirigemmo verso il bar più vicino.
Presi un caffè macchiato. Flavio si concesse un ulteriore caffè corretto, mentre il piccolo chiese espressamente «cornetto e cappuccino».
«Niente male» mi disse Flavio mentre mi accingevo a pagare.
«Ti riferisci al caso?».
«No, ai tuoi pantaloni … certo che mi riferisco al caso!».
«Ok, non c’è bisogno di arrabbiarsi tanto …».
«Non montarti la testa, però. Ho conosciuto agenti di polizia che avevano capacità deduttive straordinarie e si sono persi per la strada, mi raccomando, non fare lo sbruffone, non sentirti già formato».
«Non lo farò, prometto».
Mi guardò sospettoso
«O vuoi anche il ditino» e gli mostrai il mignolo «per consolidare il patto?»
«E usa meno sarcasmo, già che ci sei».
Marbelli mi aveva messo sulla strada, alla macchina avrei pensato io. Giusto così, il carburante si sarebbe chiamato responsabilità.

Notte fonda, ore due e trenta. Il vento sbatte insistentemente sulle finestre provocando rumori da brivido e il continuo oscillare degli alberi garantisce un’atmosfera tetra e al tempo stesso temibile. In un salone davvero troppo sfarzoso per essere legale, due uomini parlano e si confidano i segreti. Che essi siano professionali o personali, ha poca importanza. Il primo è un vecchio, ha almeno settant’anni e tossisce in continuazione. Le tempie imbiancate e la voce roca suggeriscono un’esistenza passata nel precario, sul filo del rasoio, in una condizione molto altalenante. Gli occhi azzurri hanno perso lo smalto di un tempo e per quanto la sua storia possa parlare a suo favore e contribuire a dipingerlo come un uomo forte e deciso, con il veloce sopraggiungere dell’età è diventato debole come una foglia d’autunno e adesso sembra vulnerabile tanto quanto un bambino.
Il secondo tizio è suo figlio,con precisione il primogenito. Ha dei capelli biondi scuri che tiene raccolti in un codino e un fisico invidiabile, da paura. I lineamenti duri e spigolosi completano il quadro di una persona dotata di enorme freddezza e di uno sguardo capace di far impallidire il più coraggioso dei soldati. A guardarlo non gli si darebbe più di trent’anni, ma ha l’esperienza di vita di un cinquantenne. Tutti e due fumano, anche se il primo uomo non dovrebbe. Lui è malato e il tabacco non fa che accentuare la già copiosa tosse che lo perseguita da mesi e mesi senza tregua.
«Hai … hai telefonato a quella donna?».
«Certo, papà. Non avrei dovuto?»
«Hai fatto bene … quel porco avrà quello che si merita».
«Tutto questo per quello che accadde cinque anni fa, non è vero?».
«E per cosa altrimenti? Tua madre ha esalato l’ultimo respiro ed io non ho nemmeno potuto starle accanto. Conosci il nome del responsabile, non è vero?».
«Sì, certamente» asserì il biondo. Poi gettò la sua sigaretta in un elegante posacenere in cristallo e si distese comodamente sul divano slacciandosi repentinamente la cravatta.
«La segnalazione di quel detenuto è stata davvero utile. Quand’è programmata la sua evasione?» domandò il vecchio.
«Domani notte a quest’ora. Uno dei nostri si travestirà da sentinella e stordirà gli altri, esattamente come previsto, papà».
«Pagherà caro, pagherà con la vita …» continuò l’anziano alzandosi a fatica dal divano «quel bastardo. Non avrebbe dovuto mettersi contro di noi».
«Che intenzioni hai, adesso?».
«Voglio andare nel mio studio e ritoccare bene il piano. Non gli permetterò mai più di accostarsi qui».
«Sarà meglio che ti riposi un po’, non credi? Potresti … ».
Il vecchio sbottò e diede un pugno sul prezioso tavolino in legno pregiato. Un candelabro dorato si rovesciò a terra con violenza.
«Lo so io cosa devo e cosa il mio fisico può ancora fare. E adesso andrò nel mio studio a meditare su come posso uccidere quel porco, siamo intesi?».
«Intesi …» rispose suo figlio con calma. Non lo emozionava nulla e nemmeno un proiettile avrebbe scalfito la sua sicurezza.
Nonostante fosse suo padre avrebbe voluto prenderlo e mettergli le mani addosso. Lo rispettava, certo, ma il suo carattere non faceva sconti. «Chiunque ti si metta contro non merita di vivere» era quello che gli avevano insegnato e questo valeva per tutti, parenti compresi.
«Ah, Diego …» lo chiamò suo padre mentre usciva dal salone. «Chiama tuo fratello e vedi cosa sta combinando, chiaro? Poi domattina parliamo di ciò che ha detto quella donna al telefono, intesi?».
L’uomo, spegnendo la sigaretta, annuì convinto e una volta che suo padre uscì dalla stanza, incrociò le gambe e affondò nei pensieri.
«Cinque anni … sono già passati cinque anni … papà riuscirà a vendicarti, mamma. E ci riuscirò anch’io, te lo prometto».
Prese una fotografia che ritraeva suo padre da giovane e la guardò sadicamente, dandole fuoco con l’accendino che aveva a portata di mano.
«Quel detective …» riprese a pensare. «La cosa che non capisco è la sua idea di mettersi di nuovo contro di noi. Vuole la morte, allora». Si alzò e raggiunse l’enorme vetrata della casa, osservò la luna e le stelle. «Siamo d’accordo allora … Flavio Moggelli».

Edited by Matteo Del Piero - 16/7/2013, 19:25
 
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Silver_
view post Posted on 17/8/2012, 15:12     +1   +1   -1




Scusa se commento solo ora D: Il mio computer si "é preso un virus" e sto scrivendo dal cellulare... :unsure:
Comunque... *____________________*
Che bellissimo capitolo *-* Forse il migliore che ho letto finora!
Bravissimo! :clap:
Non vedo già l'ora del prossimo file *-*
Scusa anche il commento piuttosto breve xD Lo riscriverò per bene quando il mio computer sarà a posto :sisi:
Fantastico comunque *-*


TrollGosho
 
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view post Posted on 17/8/2012, 16:16     +1   -1
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CITAZIONE (Silver_ @ 17/8/2012, 16:12) 
Scusa se commento solo ora D: Il mio computer si "é preso un virus" e sto scrivendo dal cellulare... :unsure:
Comunque... *____________________*
Che bellissimo capitolo *-* Forse il migliore che ho letto finora!
Bravissimo! :clap:
Non vedo già l'ora del prossimo file *-*
Scusa anche il commento piuttosto breve xD Lo riscriverò per bene quando il mio computer sarà a posto :sisi:
Fantastico comunque *-*


TrollGosho

Ma grazie mille! I tuoi commenti sono sempre ben accetti :) . Mi dispiace per il tuo computer, ma vedi che starà a posto. Il prossimo file esce presumibilmente domani, salvo sorprese e ... c'è un nuovo caso ...;)
 
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view post Posted on 18/8/2012, 14:21     +2   +1   -1
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Un nuovo appassionante caso per Alex!

FILE 6. - Cercasi fama



Due giorni dopo la risoluzione del caso relativo allo studio legale, in televisione non si parlava d’altro. Gli spazi dei telegiornali dedicati alla cronaca nera parlavano della vicenda all’unisono e ogni volta che arrivavano le ore designate per la trasmissione dei notiziari, vi erano nuovi aggiornamenti, talvolta con particolari talmente minuziosi di cui né io, né Flavio eravamo a conoscenza. Come se non bastasse, le colonne dei giornali si riempivano di pareri di esperti criminologi intenti a motivare con conoscenze e nozioni psicologiche il comportamento dell’assassino. Flavio era nel suo ufficio a guardare l’ennesimo servizio giornalistico dedicato alla questione. La voce della giornalista in tv ultimò l’articolo.
«L’ultima notizia in ordine di tempo è che la donna arrestata, la moglie della povera vittima, abbia tentato di togliersi la vita in prigione, nella sua cella, utilizzando un ferro sporgente delle sbarre, che costituivano la finestrella della stanzetta. Un agente del penitenziario è però intervenuto in tempo per evitare la tragedia. Sono Rebecca Varesina, a voi studio».

«Bah, questi assassini» esordì Flavio spegnendo la tv «Credono che la polizia si diverta ad incastrarli. E dopo aver fatto fuori una persona, decidono di suicidarsi, come se la vita fosse una sorta di telefonino a batteria ricaricabile. Non sanno che è una sola?»
«A quanto pare no» risposi esausto sulla poltrona posta ad angolo del divano. Avevo guardato circa una decina di notiziari in tv, quel pomeriggio. Flavio voleva controllare che il suo nome fosse ripetuto in qualcuno, invece nada.
Il giornalista di turno si limitava ad affibbiare la maggior parte dei meriti alle forze dell’ordine, menzionando al massimo «l’intervento di un agenzia investigativa», ma non certo il nome del titolare.
Ci fu un po’ di silenzio, poi Flavio si alzò e andò a sedersi alla scrivania fissando il vuoto con occhi da triglia.
«Cosa stai facendo?» chiesi perplesso mentre mi alzavo dalla poltrona
«Sto pensando».
«A cosa?»
«Al fatto che nominino Ducato e non me».
«Be’, è lui l’ispettore … »
«Certo, ma l’investigatore sono io!» disse spazientito.
Si alzò dalla sedia della scrivania e raggiunse la vetrata alle sue spalle, gesticolando ampiamente con le mani.
«Insomma, io ho quindici anni di polizia nelle forze armate come agente principale della squadra capitanata da Ducato!».
«Ma la squadra è capitanata … da Ducato, quindi è normale che menzionino lui per tutti».
Mentre intrattenevamo quella interessantissima conversazione, arrivò Bianca.
«Sono tornata, papà» avvisò.
«Dove sei stata?» chiedemmo all’unisono.
Mi guardò prepotente. «E a te cosa interessa?». Poi si rivolse ancora a suo padre. «A scuola».
«A scuola?» si guardò l’orologio da polso «Ma sono le quattro di pomeriggio!».
«Uff, sono stata con Barbara ai corsi del laboratorio musicale».
«Senza avvisarmi?!».
«Te l’ho detto ieri sera, per ben tre volte, ma tu guardavi quegli stupidi notiziari!».
Lo guardai e feci: «Colpito e affondato» e scoppiai a ridere.
«Sai che a ora di pranzo ho dovuto mangiare solo un pacchetto di patatine?!».
«Ma perché non hai cucinato?! Tanto ai fornelli ci sai fare!».
«E chi controllava i notiziari?!».
«E tu, Alex?» mi chiese voltandosi verso di me.
«Io, cosa?».
«Non hai mangiato nulla?».
«Sono andato in un fast food con Andrea».
«E non potevi portarlo con te?!».
«L’ho invitato, ma non è voluto venire!».
«Papà!».
«Naaa, quella robaccia non fa per me. Salse in quantità industriale, carne grassa fino a farti stare male. Voglio mangiare a casa mia, non in quei stupidi posti».
«Comunque,» proseguì Bianca «non ho pranzato nemmeno io. Vado a preparare qualcosa per stasera, tanto non ho nemmeno i compiti».
Flavio si rallegrò e per un attimo ebbi l’impressione di veder comparire delle pietanze nelle sue pupille.
«Mi metto subito al lavoro» affermò la ragazza indossando il suo grembiule da cucina. Poi uscì repentina dalla stanza e si diresse in cucina. Sentimmo la luce accendersi,il rumore assordante delle stoviglie e lo scroscio dell’acqua proveniente dal lavandino.
«Posso chiederti una cosa?» domandai a Flavio.
«Se proprio devi …».
«Ho notato che nell’ufficio c’è un’altra scrivania» e ne indicai un’altra, più piccola e posta verso il lato est della stanza. «È sempre tua, oppure c’è qualcuno che non conosco ancora?»
«Sai che sei proprio un ficcanaso matricolato?»
Risi leggermente, poi col pensiero lo mandai al diavolo. Quando ci vuole, ci vuole.
Dopo qualche secondo di esitazione, finalmente rispose: «In questo ufficio lavora anche un mio assistente. Si chiama Sergio. Si occupa di cose burocratiche, pratiche cartacee, gestione degli appuntamenti, capisci cosa intendo, credo».
«Un segretario».
Alzò lo sguardo dal quotidiano sportivo e mi guardò irritato. «No, non un segretario, il mio assistente burocratico».
«Qual è la differenza, scusa?».
«Nel nome, naturalmente» aprì il minifrigo e prese una Beck’s. «Fa più scena».
«Come no … e dov’è adesso? Non l’ho mai visto in questi giorni».
«Essendo molto giovane, è uno stupido, proprio come te»
«Eh?».
«Ha circa trent’anni e così mi ha chiesto le ferie. È in Brasile, sulle spiagge di Rio».
Finì la birra in un baleno, poi si alzò dalla scrivania. «Vado a fare quattro passi»
«Ma io ho notato anche un’altra cosa» riattaccai.
«Dimmi» asserì digrignando i denti.
«Sulla tua scrivania e anche nella tua camera da letto, c’è una foto di un bambino. Non può essere Bianca, è un maschietto».
«E tu vuoi sapere chi è, giusto?».
«Non è tuo figlio?».
«Bingo».
«E come si chiama?».
«Fabio. Dimmi, chi ti paga per estorcermi informazioni private?».
Lo ignorai. «Ma è qui a Torino?»
«No,» disse a metà tra l’esasperazione e la frustrazione «vive fuori perché studia medicina, ma comunque ti informo che tra un po’ di giorni tornerà a casa, perché ha deciso di proseguire qui gli studi» uscì prima che potessi rivolgergli qualsiasi altra domanda.
Mi diressi in cucina e vidi Bianca affaccendata a trecentosessanta gradi.
«Ti serve una mano?».
Mi guardò dall’alto verso il basso. «Un uomo in cucina?».
«Perché? Hai detto che tuo padre sa cucinare».
«Rettifico: Tu, in cucina?».
«Perché ti sembra così strano?».
«Mi sembri un po’ … imbranato per gli affari di casa. Basta vedere come pieghi le tue magliette».
«Ho vissuto da solo, per un periodo, sai? Ero minorenne e mamma aveva necessita di lavorare fuori per portare soldi a casa. Stefano si era appena trasferito negli States e così mamma, grazie alle sue conoscenze, persuase un giudice a farmi controllare da alcuni assistenti sociali».
«Ti controllavano?!» chiese indispettita mentre le porgevo un pomodoro.
Annuii. «Dovevo rimanere solo con Andrea. Parlo dell’anno scorso,» cominciai a tagliare del sedano «dunque per qualche mese si assicurarono che fossi abbastanza responsabile, almeno per le cose di primaria importanza».
«E hai passato il test?».
«È stato un caso raro, in Italia, ma si sono verificate molte situazioni. Inoltre avevo alcuni zii che abitavano proprio di fronte casa, dunque si impegnarono ad aiutarmi. Ad un certo punto, trovammo un accordo: io e mio fratello ci saremmo recati a casa degli zii per le cose di primaria importanza, come ad esempio i pasti e altre faccende del genere». Presi una bottiglietta d’acqua dal frigo. «Invece, per dormire, fare i compiti e rilassarci potevamo usufruire di casa nostra».
«Cioè vivevate in due case, praticamente» mise a bollire delle verdure.
«Centro».
Diedi un’occhiata nella pentola che bolliva sul fuoco.
«Minestrone, eh?».
«Che c’è? Non ti piace?».
Feci una smorfia.
«Sii maturo. Mangia quello che prepara la mamma».
Non la sopportavo quando faceva così.

Edited by Matteo Del Piero - 18/7/2013, 18:19
 
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Silver_
view post Posted on 18/8/2012, 14:57     +1   -1




CITAZIONE
«Uao … due suocere in un colpo solo»

Giusto , Bianca :sisi:
CITAZIONE
«Tu sai cucinare benissimo e lo so bene!» lo rimproverò sua figlia. «La verità è che sei troppo pigro anche per impegnarti un po’ ai fornelli!».

Su , Flavio , dacci prova della tua abilità a preparare deliziosi manicaretti :sisi: xD

---

Ciao !
Come al solito , commento anche questo capitolo ^^
L'ho letto tutto **
Mi permetto un piccolo OT : il mio computer adesso è come nuovo :)
Però ora passo a commentare il file xD

A me Flavio piace sempre di più :sisi:
Bianca mi sembra una brava ragazza , dolce e solare ^^
Flavio , cucina qualcosa per noi , son certa che le tue qualità culinarie non ci deluderanno :nono:
CITAZIONE
«Sai che sei proprio un ficcanaso matricolato?»

Flavio , io ti stimo sempre di più :sisi:
Sono curiosa di sapere "com'è" carattrialmente questo Sergio ( si chiama come mio padre :asd: ) se questo è un particolare che approfondirai .
E Flavio ha un figlio ? Fabio ? Mi piacerebbe sapere di più anche su di lui xD ( un po' su tutti i personaggi :asd: )
Pucciosissimo Andrea :wub:
CITAZIONE
Feci degli agnolotti, un tipico piatto torinese a base di pasta ripiena di carne dell’arrosto,un sol boccone.

*çççççççççç* Li voglio anche io :sisi: :wub: :devil:

Nel prossimo ci sarà un caso ? *-*
Comunque il file mi piace molto , approfondisce alcuni aspetti dei personaggi ^_^
Non vedo l'ora del prossimo ! ^^


EDIT :E ora .....
CITAZIONE
Prologo: Questa comunicazione mi è stata ispirata da silver, una mia lettrice. Ci tengo a ringraziarla perchè volevo giá farla prima, ma rimandavo continuamente. Sarebbe da idioti nascondersi dietro un dito, dunque non lo faró. La questione è questa, tutto quello che vediamo è giá stato fatto. Un americano scrisse un libro che illustrava le situazioni frequenti, dicendo che queste si verificavano continuamente in ogni opera. Per fare un paragone moderno, confrontiamo due cartoni come I simpson e i griffin...entrambi sono demenziali, entrambi hanno un protagonista alternativo e entrambi spuntano comicità uguali. Stessa cosa vuole verificarsi con serial come i robinson e tutto in famiglia, con talent come io canto e ti lascio una canzone, programmi simili, ma non uguali. E qui veniamo ad AF. Alex ha delle somiglianze con shinichi, ma la veritá è che queste somiglianze sono in comune anche con altri detective, come holmes, poirot, dupin. Tutti sfrontati, sicuri, deduttivi, logici. Stesa cosa vale per la trama. Qui troverete tradimenti, mafia, falsi amici e falsi nemici, scene spettacolari e cose intricate, cose che similmente trovate in conan, ma anche in ogni altro manga, telefilm che tratti questo genere!!! Dunque non fermatevi nel vedere che alex è anch'esso un diciottenne detective, ma basatevi sul fatto che, ad esempio, nella mia opera non si parla in alcun modo di rimpicciolimenti, pozioni e cose varie. Il succo è: alex fedele e dc hanno punti in comune, ma anche dc e holmes ce l' hanno ecl anche csi e holmes e cosí vis dicendo! TUTTO È SIMILE, MA NULLA È UGUALE!

Davvero ti ho ispirato per questo prologo ? *-* xD
Di nulla , anzi , ti ringrazio per avermi ringraziata :) Graziegraziegrziegrazie :)
Me ne sono accorta solo ora del prologo , sbadata come sono xD
Ci sono delle somiglianze , sì , ma come hai scritto tu nulla è uguale ^^
Attendo il prossimo file *^*

TrollGosho

Edited by Silver_ - 18/8/2012, 16:17
 
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CITAZIONE (Silver_ @ 18/8/2012, 15:57) 
CITAZIONE
«Uao … due suocere in un colpo solo»

Giusto , Bianca :sisi:
CITAZIONE
«Tu sai cucinare benissimo e lo so bene!» lo rimproverò sua figlia. «La verità è che sei troppo pigro anche per impegnarti un po’ ai fornelli!».

Su , Flavio , dacci prova della tua abilità a preparare deliziosi manicaretti :sisi: xD

---

Ciao !
Come al solito , commento anche questo capitolo ^^
L'ho letto tutto **
Mi permetto un piccolo OT : il mio computer adesso è come nuovo :)
Però ora passo a commentare il capitolo xD

A me Flavio piace sempre di più :sisi:
Bianca mi sembra una brava ragazza , dolce e solare ^^
Flavio , cucina qualcosa per noi , son certa che le tue qualità culinarie non ci deluderanno :nono:
CITAZIONE
«Sai che sei proprio un ficcanaso matricolato?»

Flavio , io ti stimo sempre di più :sisi:
Sono curiosa di sapere "com'è" carattrialmente questo Sergio ( si chiama come mio padre :asd: ) se questo è un particolare che approfondirai .
E Flavio ha un figlio ? Fabio ? Mi piarebbe sapere di più anche su di lui xD ( un po' su tutti i personaggi :asd: )
Pucciosissimo Andrea :wub:
CITAZIONE
Feci degli agnolotti, un tipico piatto torinese a base di pasta ripiena di carne dell’arrosto,un sol boccone.

*çççççççççç* Li voglio anche io :sisi: :wub: :devil:

Nel prossimo ci sarà un caso ? *-*
Comunque il capitolo mi piace molto , approfondisce alcuni aspetti dei personaggi ^_^
Non vedo l'ora del prossimo ! ^^


TrollGosho

Come al solito ti ringrazio. I tuoi commenti mi spingono sempre a fare meglio e spero continuerai a seguirmi. Son contenta per il tuo pc :)

Per le curiosità:

-Sì, nel prossimo file c'è un nuovo caso
-Flavio è abituato a cucinare e nei prossimi file si scoprirà il perchè ... un perchè un po' triste a dir la verità :(
-Sergio è molto, molto particolare ed esordirà tra qualche file in un modo a lui perfettamente consono :D(vedrai che risate)
-Anche Fabio esordirà tra qualche file(l'esordio è previsto per il prossimo caso, quindi dopo questi quattro file già annunciati) ed è anche lui molto ... strano ;)
-Bianca e Andrea son teneri :D

Continua a seguirmi! Grazie ancora! :D
 
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view post Posted on 18/8/2012, 15:29     +1   -1




CITAZIONE (Matteo Del Piero @ 18/8/2012, 16:18) 
CITAZIONE (Silver_ @ 18/8/2012, 15:57) 
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«Uao … due suocere in un colpo solo»

Giusto , Bianca :sisi:
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«Tu sai cucinare benissimo e lo so bene!» lo rimproverò sua figlia. «La verità è che sei troppo pigro anche per impegnarti un po’ ai fornelli!».

Su , Flavio , dacci prova della tua abilità a preparare deliziosi manicaretti :sisi: xD

---

Ciao !
Come al solito , commento anche questo capitolo ^^
L'ho letto tutto **
Mi permetto un piccolo OT : il mio computer adesso è come nuovo :)
Però ora passo a commentare il capitolo xD

A me Flavio piace sempre di più :sisi:
Bianca mi sembra una brava ragazza , dolce e solare ^^
Flavio , cucina qualcosa per noi , son certa che le tue qualità culinarie non ci deluderanno :nono:
CITAZIONE
«Sai che sei proprio un ficcanaso matricolato?»

Flavio , io ti stimo sempre di più :sisi:
Sono curiosa di sapere "com'è" carattrialmente questo Sergio ( si chiama come mio padre :asd: ) se questo è un particolare che approfondirai .
E Flavio ha un figlio ? Fabio ? Mi piarebbe sapere di più anche su di lui xD ( un po' su tutti i personaggi :asd: )
Pucciosissimo Andrea :wub:
CITAZIONE
Feci degli agnolotti, un tipico piatto torinese a base di pasta ripiena di carne dell’arrosto,un sol boccone.

*çççççççççç* Li voglio anche io :sisi: :wub: :devil:

Nel prossimo ci sarà un caso ? *-*
Comunque il capitolo mi piace molto , approfondisce alcuni aspetti dei personaggi ^_^
Non vedo l'ora del prossimo ! ^^


TrollGosho

Come al solito ti ringrazio. I tuoi commenti mi spingono sempre a fare meglio e spero continuerai a seguirmi. Son contenta per il tuo pc :)

Per le curiosità:

-Sì, nel prossimo file c'è un nuovo caso
-Flavio è abituato a cucinare e nei prossimi file si scoprirà il perchè ... un perchè un po' triste a dir la verità :(
-Sergio è molto, molto particolare ed esordirà tra qualche file in un modo a lui perfettamente consono :D(vedrai che risate)
-Anche Fabio esordirà tra qualche file(l'esordio è previsto per il prossimo caso, quindi dopo questi quattro file già annunciati) ed è anche lui molto ... strano ;)
-Bianca e Andrea son teneri :D

Continua a seguirmi! Grazie ancora! :D

Di nulla ! :D

Rispondo alle mie curiosità (?) xD
-*___________* Yeah ! :wub:
-Ecco , voglio scoprire questo mistero :sisi: Mi spiace che sia triste il motivo ... ma questo mi incuriosisce
-Sì , così lo confronto con mio padre *-* :asd:
- Ma così mi incuriosisci troppo :ph34r: Voglio sapere tutto :gun: :doh: xD
-*___* Già :wub:

Non è che mi metti gli spoiler del prossimo file ? *______* :asd: :asd: :asd:
Scherzo :P

TrollGosho
 
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view post Posted on 20/8/2012, 11:45     +1   -1
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Arriva un nuovo emozionante caso!

FILE 7. Un nuovo caso per Alex



«Che scorpacciata!» disse Flavio alla fine della cena.
Andò a sdraiarsi in salotto e Andrea lo seguì, mentre io e Bianca rimanemmo in cucina.
«Ti aiuto con i piatti, ti va?».
«Se vuoi …».

Inizialmente ci fu molto silenzio, rotto solo dalla voce del cronista di canale nove proveniente dal salotto e dal tintinnare dei piatti. Non ho problemi ad ammettere che tra me e Bianca vigeva ancora un po’ di soggezione, ma poi lei sciolse il ghiaccio.
«Allora, come ti trovi qui in città?» domandò timidamente.
«Be’, Torino è una città molto popolata, molto bella»
«Andrea che ne dice?»
«Andrea si comporta come un normale ragazzino di cinque anni. Affronta più o meno le novità, anche se per assimilarle ci mette un po’»
«Sai che mi aspettavo peggio?»
«In che senso, scusa?»
«Insomma,» continuò mettendo a posto un piatto «un bambino di cinque anni in casa. Ad essere sincera a me piacciono i bambini, ma credevo che avrei passato il tempo a cercare di accudirlo. Voi uomini siete un po’ inetti, con queste cose».
«Ci risiamo …» roteai gli occhi in aria.
«Oh, no. Mio fratello non è quel tipo di bimbo. Don’t worry, be happy, no?» risposi con un sorriso.
«Sbaglio o è il titolo di quella canzone degli anni ottanta?».
«Di McFerrin, no?».
«Sembri un esperto …».
«No, è solo scena. Non farti ingannare, è l’unica cosa che so!» e scoppiai a ridere.
Scoppiò anche lei in una risata abbastanza fragorosa.
Finiti di lavare i piatti, decisi di andare in salotto,ma Flavio era già nel mondo dei sogni, così mi recai in camera mia, dove, senza nemmeno rendermene conto, mi addormentai goffamente, svegliandomi nel cuore della notte ancora con jeans e maglietta.

Entrai in ufficio la mattina dopo, mentre Flavio parlava al telefono prendendo appunti su un foglio di block notes.
«Ok. Si, certo» si limitava a ripetere ad ogni singola domanda del suo misterioso interlocutore.
Posata la cornetta, domandai di cosa si trattasse e, buttandomi sul divano, accesi la tv.
«Che succede?»
«C’è del lavoro, ecco che succede».
«Un caso?»
«No. Dobbiamo andare ad arare i terreni della fattoria di Nonna Papera … certo che è un caso! Quando imparerai ad usare il cervello?».

Ci recammo fuori città, in una villetta di campagna abbastanza moderna ed immersa nel verde. Un viottolo di pietra portava ad un’entrata in stile barocco ed arrivai a pensare che chiunque dovesse abitare in quella villa sarebbe dovuto essere un magnate in qualche campo della finanza, o magari della tecnologia. Il giardino che contornava l’abitazione era curato nei minimi dettagli da ben tre laboriosi giardinieri, che si occupavano di potare alberi, siepi e cespugli vari. Nel sentiero in macchina, durato circa trenta minuti, io, Flavio e Bianca, naturalmente con mio fratello Andrea al seguito, parlammo del caso.

«Una donna d’affari?» ripetei.
«Già. Pare che una donna,abile personalità nel mondo finanziario, sia stata ritrovata morta nel suo studio in casa. La causa della morte dovrebbe essere un colpo di arma da fuoco che le ha praticamente spappolato il cervello».
«Delicato …».

Arrivati alla porta, ci aprì una ragazza sui vent’anni, che indossava un grembiule bianco e che doveva essere la cameriera.
«Desiderate?».
«Detective Flavio Moggelli, dell’omonima agenzia investigativa. Poco fa hanno richiesto la mia presenza, signorina».
«Oh si, certo. Accomodatevi pure» disse facendosi da parte e prendendo fiato. Successivamente, fattoci accomodare in un salottino decorato da dipinti di indubbio valore, continuò «I signori Cerruti saranno qui a momenti. Abbiate la pazienza di aspettare». Poi ci congedò con un sorriso dolce.
«Guardate che meraviglia!» esclamò Bianca indicando un dipinto posto a destra del caminetto. «Ma quello non è il famoso quadro di Monèt?!»
«Uao!» esclamai guardandolo «Le dejunèr sur l’herbe, è corretto?».
«Oui … Ti interessi di arte?».
«Per niente, ma alle scuole medie avevo un professore di arte che ci costringeva a studiare e analizzare tutte i più famosi dipinti, così ho dovuto per forza imparare a distinguerli».
Riuscii a farla ridere. Ci soffermammo su parecchi dipinti in quella stanza e devo dire che erano tutte repliche ben fatte dell’Impressionismo. C’erano quadri di Monèt, Renoir, Degàs, Corot, Cèzanne. Insomma, più che un salottino, sembrava una vasta galleria d’arte dedicata ai pittori francesi.
Intanto Flavio si era acceso una sigaretta e se ne stava seduto su una poltroncina in pelle rosso carminio. Una voce, probabilmente di un uomo sulla trentina, risuonò nell’aria e ci fece voltare di scatto verso l’entrata della stanza che dava sul corridoio.
«Signore, così mi offende.» esordì lo sconosciuto rivolgendosi a Flavio.
«Eh?».
«Mi dispiace doverglielo dire, ma non sopporto il fumo. Le dispiacerebbe spegnere quella sigaretta?»
«Oh, certo» eseguì imbarazzato. «Mi perdoni».
«Oh, non fa nulla. Dopotutto non poteva certo saperlo. Sa, il fumo mi rende nervoso perché soffro d’asma».
«Certo, scusi ancora».
«Lei deve essere dell’agenzia investigativa, vero? Il Detective Moggelli, se non erro».
«Nessun errore signor …?»
«Che sbadato, non mi sono presentato. Mi chiamo Antonio Ferri e sono … » disse socchiudendo gli occhi quasi per appianare il dolore «il figlio della vittima».
«Condoglianze, allora. Mi dispiace della morte di sua madre»
«Nessuno se lo aspettava, è successo all’improvviso. E poi il modo …»
«Partecipo al suo dolore, mi creda» e gli mise una mano sulla spalla.
L’uomo guardava in basso, con il viso corrucciato, un’ espressione persa. Aveva un pizzetto tagliato sapientemente e i capelli castani ne completavano il viso, dando all’uomo un aria di grande discrezione. Zoppicava in modo evidente dalla gamba destra e nessuno osò chiedergli da cosa dipendesse.
«Ma non perdiamo tempo, detective. Chi sono queste persone?» disse indicando me e Bianca.
«Oh. Questa è mia figlia Bianca e quel ragazzino è un mio protetto. Si chiama Alex e dovrebbe essere un detective»
Protetto?Dovrebbe essere un detective? Ma di che stava parlando?
«La conduco di sopra, allora. La polizia è già arrivata. L’Ispettore Ducato ha già esaminato il cadavere, ma mi ha consigliato di rivolgermi a lei e l’ho chiamata subito».
Antonio ci fece salire le scale che conducevano al piano superiore. La villa era davvero particolare. Percorremmo una rampa di scale composta da diversi scalini, ma non ci fermammo. Antonio ci disse che lì c’erano le camere da letto ed i bagni. Percorremmo ancora altri dieci, o forse venti scalini e finalmente arrivammo in un corridoio lungo e stretto adornato ancora con dei quadri di indubbio valore.
Alla nostra vista una donna ci corse incontro.
«Meno male che siete arrivati, signori!» disse con un tipico accento campano.
«Detective Flavio Moggelli. Questi sono mia figlia Bianca ed il mio assistente Alex».
Assistente?
«Meno male che siete arrivati, lo ripeto. La polizia ci ha subito raccomandato di ingaggiarvi. Dicono che siete in ripresa dopo un periodo da schifo».
Chiara e diretta.
«Oh, non userei proprio la parola schifo, ecco. Mi ero preso un periodo di vacanza, tutto qui».
«Mi chiamo Wilma Greschi» disse la donna di fronte a noi. «Sono la domestica di casa Cerruti».
Notammo un uomo che piangeva appoggiato alla porta.
«Mi scusi, chi è quel tizio che piange vicino alla porta?» chiesi.
«Oh, il signor Boschi. Cristiano è il fratello della povera signora» forzò le ultime parole, perché dovette trattenere un pianto.
Wilma, una donna sulla quarantina, rotondetta e con i capelli rossicci raccolti in uno chiffon, era truccata pesantemente. In pochi secondi ci condusse a pochi passi da Cristiano, un uomo dai folti capelli scuri e dai lineamenti giovanili.
«Signor Boschi» iniziò timidamente la domestica. «Il detective Moggelli vuol parlare con lei».
Cristiano si asciugò le lacrime e ci rivolse uno sguardo timido. Poi con un cenno mandò via Wilma, che si apprestò subito a consolare Antonio.
«Cosa vuole da me, detective?» disse in tono straziato.
«Nulla di particolare, solo conoscerla un po’» lo tranquillizzò.
«Alex!» una voce risuonò nell’aria come un fuoco d’artificio. Vincenzo Ducato era appena apparso alle mie spalle, in tutta la sua integrità.
«Ispettore, lieto di rivederla. Come andiamo?»
«Non c’è male» e con un cenno salutò anche Flavio e Bianca. Si portò una mano al mento e riattaccò a parlare di lavoro. «Ho appena esaminato il cadavere. La scientifica ha detto che la donna è deceduta per un colpo d’arma da fuoco alla testa, ma abbiamo perquisito tutti gli abitanti della casa e non abbiamo trovato tracce di polvere da sparo»
«Ha controllato gli alibi dei sospettati, ispettore?» domandò Flavio.
«Certamente. Aspettate un attimo.» La sua voce si alzò di un tono e urlò: «Novato! Vieni immediatamente qui con il rapporto completo!».
L’agente, un giovanotto dritto e con i capelli pettinati in maniera strana, scattò come una freccia alle parole di Ducato.
«Lui è Giuseppe Novato, ma credo l’abbiate conosciuto anche qualche giorno fa allo studio legale. È un novellino» disse fiondandogli una paterna e violenta pacca sulla schiena.
L’avesse data a me, sarei dovuto andare alla ricerca di fegato, costole e cuore.
«Mi chiamo Giuseppe Novato, signori. Ho venticinque anni e …»
«Novato!» Lo richiamò all’ordine Ducato.« Ma ti ho chiesto di presentarti? Elenca il rapporto al detective Moggelli!».
«Giusto, mi scusi signore! Da dove vuole che cominci?»
«Magari dal principio. Elenca gli alibi dei presenti ai signori e poi prosegui con tutte le informazioni possibili»
«Subito, ispettore. La domestica, Wilma Greschi e la sua assistente nei lavori casalinghi addetta dalla famiglia, Juliana Anastasi, erano in cucina al momento del delitto. Entrambi affermano di aver lavorato insieme dalle dieci e trenta fino alle dieci a quaranta circa. Antonio Ferri era uscito per portare fuori il cane della famiglia ed è stato via tra le dieci e venticinque e le dieci e cinquantacinque . Ci ha chiesto di domandare ad un suo amico, che di professione fa il calzolaio, ed effettivamente l’uomo afferma di aver parlato con lui, seppur per pochi minuti. Per quanto riguarda Cristiano Cerruti invece, ha affermato di aver dormito fino alle dieci e quarantacinque. Il delitto è avvenuto tra le dieci e trenta e le dieci e quarantadue, ora del ritrovamento del cadavere».
«E quarantadue?» ripetei. «Mi spieghi come fate ad essere così precisi?».
«Tutto merito mio!» esclamò la domestica. «Io vedo un sacco di polizieschi, sono pure io un detective, a modo mio, sapete?».
«Non si esalti troppo, è tra i sospettati» disse Ducato.
Si rabbuiò in viso.
«Come diceva la signora Greschi» continuò Novato «è stata proprio lei a controllare immediatamente l’ora esatta del ritrovamento del cadavere. Ha avuto molta prontezza».
«Già, questo è vero» confermò l’ispettore.
«La vittima si chiamava Gianna Boschi, di professione faceva l’imprenditrice nel campo dell’edilizia. Aveva sessantadue anni e spesso lavorava direttamente da casa. La Boschi S.p.A. è leader del suo settore e il decesso è avvenuto per colpo da arma da fuoco. La pistola aveva probabilmente un silenziatore, in quanto nessuno ha sentito niente. Inoltre, prima che arrivaste, abbiamo chiesto ai presenti se avessero notato qualcuno di sospetto, o se fosse entrato qualche sconosciuto, ma tutti hanno risposto negativamente. Nessuna porta o finestra ci risulta forzata» concluse.
«Nessuna porta e finestra forzata?» domandai.
L’agente parve scosso. «Sì … porte e finestre risultano perfettamente a posto».
«Ciò significa …».
Ducato mi anticipò. «Che il colpevole è già tra di noi».
Ci voltammo e li guardammo. Gli insospettabili erano dei sospetti.

Edited by Matteo Del Piero - 19/7/2013, 16:24
 
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