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Grazie mille per gli stupendi commenti che sono stati lasciati!
Davvero, grazie tantissimo ** Sono molto contento di sentire che sono migliorato e che la storia vi piaccia! *O* Grazie davvero!
Rispetto alle altre questa sarà un pochino più "lenta", ma questo non vuol dire che non sarà da cardiopalmo xD
Adesso vi lascio al terzo capitolo, ringraziandovi per questi stupendi commenti, per la centesima e passa volta xD
Buona Lettura! ^^
Capitolo III
Silenziosi come le ombre...
- Yooooookoooooooooooo!!!!!!!!! Waaaaaaaaaaaaaa!!!!!! Come sei bella! Sei bellissima mia adorata!!!!!-
Il detective con la giacca grigia sopra la camicia bianca stava aprendo la bocca facendo uscire da essa una grandissima risata che invase tutto l'ufficio, mentre la cornetta del telefono vibrava e la sua suoneria veniva oppressa dalla voce melodica della donna dentro il piccolo schermo del televisore e la risata dell'uomo con i baffetti e la cravatta attorno alla testa, che gli copriva la fronte, un po' umida di sudore, assorbita dall'indumento.
Quando gli occhi del detective caddero sulla cornetta in vibrazione la sua espressione mutò e il dito indice premette il pulsante per abbassare il volume, mentre l'altra mano afferrava l'oggetto in plastica portandolo vicino all'orecchio dell'uomo
- Sì, agenzia Mori... Cosa posso fare per voi?-
Ci fu un attimo di silenzio, nel quale dall'altra parte del telefono passò solo un lungo sospiro che si insinuò nei timpani di Kogoro, facendoli fischiare.
- Il detective Mori?-
- Sono io!-
Rispose seccato Kogoro, continuando a mantenere gli occhi sul piccolo schermo del televisore guardando la sua Yoko, in maniera seccata, ma allo stesso tempo affascinata, anche se le sue orecchie udivano solo la voce della persona che si trovava dall'altro capo del filo
- Ecco, signor detective sono il signor Tsugaba, abito...- L'uomo disse l'indirizzo, chiedendo a Kogoro di segnarselo subito sul taccuino e così, il detective in trance, fece. - Vorrei un suo consiglio.... Vogliono uccidermi!-
- Cosa?-
Chiese Kogoro il quale si disinteresso subito dello show di Yoko e si tolse, passandole sopra la mano, la cravatta dalla fronte umida, scompigliandosi i capelli.
- Esattamente.... Vogliono farmi fuori! La prego, venga subito!-
- Certamente!-
Così il detective lanciò la cornetta sul telefonò e corse in bagno, l'unico posto in cui poteva rimettersi un pochino a posto, togliendosi quei peletti di barba che gli stavano spuntando sul viso e lo ingrigivano un po'.
Quando aprì la porta allargò le narici e sospirò, allacciandosi il cappotto e chiudendosi l'uscio alle spalle: per la prima volta poteva andare in un posto senza quei due rompiscatole!
La mano destra della ragazza con i lunghi capelli bruni, che scendevano lungo le spalle, fino a metà della schiena afferrano la maniglia dell'ufficio, ma ad un primo esame la porta risultò chiusa....
Ran era un po' sbalordita, di solito papà non la chiudeva mai....
Certo! Di sicuro doveva essere andato da qualche parte, ad indagare su un caso!
Un sorriso comparve sulle labbra della bella Ran, la quale socchiuse gli occhi e portò la sua mano destra dentro la borsa di scuola in pelle, tirando fuori le chiavi che tintinnavo, scontrandosi tra di loro. All'interno della serratura, la ragazza con i capelli bruni, fece fare due giri alla chiave facendo scattare tutto il meccanismo e subito qualcosa non andava: ci vogliono tre giri per aprire la porta dell'ufficio di papà!
Di sicuro quello sciocco, dalla fretta, si sarà dimenticato di girare la chiave una terza volta! Qualcosa però le attanagliava il cuore, come se fosse una morsa, come un maso pesante caduto da una montagna. Il sudore cominciava ad inumidire i palmi della bella ragazza, la quale deglutì un po' di saliva che scese lungo la gola, finendo nello stomaco vuoto di Ran, la quale spinse la porta verso l'interno e varcò la soglia dell'ufficio pieno di scartoffie e lattine di birra lasciate per terra.....
Chi schifo! Se fosse per papà, le passò il pensiero alla testa di Ran, la quale si chinò e raccolse le due lattine verdi dalle quale proveniva un insopportabile odore.
La scrivania ovviamente era piena di carta di caramelle e patatine varie, che nascondevano i fascicoli su quali stava lavorando: che bella figura che ci avrebbe fatto con un cliente!
La cornetta del telefono non era esattamente inserita sopra il resto dell'apparecchio, quindi la mente di Ran cominciò a dedurre che il padre doveva aver ricevuto una telefonata molto importante...
Qualcosa, illuminato da un bagliore solare, attirò la mente della ragazza la quale afferrò quell'angolino di foglio bianco sopra il quale c'era scritto qualcosa: non era la calligrafia di Kogoro! Quei segni erano troppo regolari, scritti con inchiostro liquido e la carta era spessa, di quelle ruvide fatte ancora con vecchissime macchine...
Gli occhi della piccola Ran si riempirono di paura e le mani cominciarono a tremarle quando finì di leggere quello che c'era scritto e il significato le giungeva alla mente....
Guardati le spalle, piccola Ran!
La ragazza era pietrifica, ma mentre stava per aprire la bocca per usare le sue corde vocali per lanciare un urlo atroce, qualcosa le entrò nelle carne, dietro la schiena, pungendola.... Un liquido le stava passando dentro le vene e i suoi occhi cominciarono ad avere una visione sfocata delle cose.... Qualche secondo dopo sentì un tessuto sopra la stessa e fu tutto buio!
Il taxi si fermò proprio davanti alle macerie di un palazzo buttato giù chissà quanti anni prima, con ancora le sbarre arrugginite e delimitare l'area con i cartelli che penzolavano, oscillando a causa del vento. Gli occhi di Kogoro si riempirono di stupore e la sua voce, un po' persa, arrivò alle orecchie del povero taxista che moriva dalla voglia di fumare
- Ci vede essere un errore.... E' sicuro di essere nel posto giusto?-
- Certo, signore... Glielo anche detto poco fa che qui non c'era niente!-
Kogoro si passò la mano tra i capelli, non riuscendo a rendersi conto della situazione. I suoi occhi continuavano a riflettere l'immagine di tutti quei massi grigi e rossi che venivano seppelliti dal fischio del vento e dal cigolare dei cartelli arrugginiti appesi alle impalcature...
- E' impossibile!-
- Signore, questo palazzo è stato distrutto tempo fa... Ormai sono cinque anni che qui non esiste più niente!-
Kogoro strinse i denti, nascosti dalle sue labbra finì e la vena che aveva sul collo cominciò a pulsare sangue, mentre le due dita aderivano al palma, facendo risaltare le ossa sul dorso della mano, la quale aveva preso la forma di un pugno....
"Chi diavolo mi hai mai fatto uno scherzo del genere! Dovevo vedere la mia Yoko! Dannati ragazzini, appena torno a casa stacco il telefono!"
Dopo aver fatto passare un po' d'aria lungo le vie nasali fino ad arrivare ai polmoni, il detective disse, cercando di sembrare il meno scocciato possibile
- Mi riporti a casa, grazie!-