Sono sempre io
VALEXENIA PER SEMPRE
Il giorno seguente Daniel si svegliò in preda agli incubi e al dolore alla spalla, Darkness l'aveva spaventato oltre ogni limite e ogni volta che chiudeva gli occhi vedeva il suo volto e ciò lo terrorizzava non avrebbe mai pensato che a Valexenia ci fosse un individuo così pericoloso, e crudele.Si sollevò e rimase seduto per qualche minuto, guardò l'orologio, erano circa le cinque e mezzo del mattino.
Si alzò e ancora dolorante si diresse verso il bagno, si lavò indossò dei jeans e una maglietta asciutti, dato che il suo pigiama era completamente zuppo di sudore.
Andò in cucina e apri il frigorifero, prese del latte e lo richiuse per poi dirigersi verso il lavandino colmo di tazze e tazzine; ne prese una e vi versò il latte. Poi uscì di casa e si sedette sull'erba ancora umida di rugiada. Il sole ancora non era spuntato, nel cielo si stagliava l'aurora.
"Che ti prende?" chiese il fratello vedendolo disteso a terra mentre beveva il liquido bianco.
"Nulla che ti possa interessare Jonh" rispose lui alzandosi, non aveva mai avuto buoni rapporti con suo fratello. Rientrò in casa finendo il suo bicchiere di latte. Jonhatan aveva i capelli castani e gli occhi neri, non sembrava centrasse nulla con lui o sua sorella non aveva preso da nessuno dei genitori come d'altronde Daniel e Ginevra
"Io vado ci vediamo" disse Daniel per poi uscire ancora. Indossò una giacca a spalanco la porta respirando a pieni polmoni l'aria pungente del mattino.
"Ma scherzi?!" urlò Jonhatan " la scuola inizia alle otto e lo scuolabus passa solo alle sette e mezzo."
"Infatti vado a piedi non ho voglia di passare una mezz'ora in quel pullman; di' a Luna che ci incontriamo lì; ciao a dopo" rispose lui dirigendosi verso la strada.
Erano ormai circa le sette e una lieve pioggia inizio a cadere bagnando Daniel che si tirò sulla testa il cappuccio della sua felpa.
"Odio la scuola" sussurrò a se stesso.
Arrivò poco prima dello scuolabus ma non vide Luna scendere dal mezzo.
"Gi" chiese rivolto alla sorellina che era appena scesa dalla scaletta del bus"dove Luna?"
"Mi ha detto che non se la sentiva di venire a scuola e che si è stupita che tu ci andassi con quello che e successo... subito dopo si è diretta nel bosco. Secondo me quella ragazza e strana. Forse avitarla sarebbe meglio"
Daniel lasciò sua sorella e si sedette su una panchina, sapeva perfettamente che Luna si riferiva a Valexenia ma lui non voleva lasciare di punto in bianco la scuola anche perché chissà cosa avrebbe detto suo padre, ma d'altra parte non voleva lasciare la sua migliore amica da sola in quella pericolosa foresta. In un momento gli comparve l'immagine del volto di Darkness, la ferità tornò a bruciarli, digrignado i denti si portò la mano alla spalla.
Iniziò a girare in tondo quando venne interrotto da una persona.
"Che fai qui tutto solo dopo venti minuti dal suono della campanella?"
Il ragazzo si girò e vide Flint, l'elfo che aveva salvato Luna nella foresta.
"Tu che ci fai qui!" rispose lui scherzando.
"Non importa questo; la cosa più importante e che tra pochi minuti la tua amica morirà" disse lui guardando serio il ragazzo di fronte a lui.
"Ma che cosa dici?"
"La magia del tronco non funziona se non ci sono il Creatore e la Nominatrice insieme, cadrebbe in acqua e rischierebbe di morire. Sbrigati!"
Daniel non ci pensò su due volte e iniziò a correre per evitare di perdere la sua amica.
Arrivò alla foresta in fretta, in meno tempo di quanto pensassi, e urlò all'amica che stava per superare il tunnel
"Luna fermati!!!!" urlò per farsi sentire.
La ragazza si bloccò improvvisamente e si girò, appena venne raggiunta da Daniel lo abbracciò.
"Non voglio più tornare a scuola Dani" rispose lei quando l'amico le chiese come mai non era venuta.
"Non preoccuparti ora staremo sempre insieme" Daniel le alzò il viso e notò che una lacrima le rigava la guancia. Lei sorrise asciugandosi gli occhi.
"Ci vediamo qui domani alla stessa ora" Luna corse verso casa mentre il ragazzo si sedette a terra.
Poco dopo un diluvio lo sorprese, era ancora troppo presto per tornare a casa decise di andare dalla sua amica.
Quando la zia di Luna aprì la porta Daniel era completamente fradicio, il cappuccio tirato sopra la testa aveva smesso di proteggerlo dalle incessanti gocce da molto oramai e i capelli biondi erano zuppi di pioggia.
"Entra pure caro se aspetti la mia nipotina arriverà tra poco è in paese con Luca, mio figlio" rispose la donna sorridendo e spostandosi di lato per far passare il ragazzo
Daniel entrò nella casa, era molto confortevole; si trovava nel salotto che dava su due stanze: la cucina e una camera da letto chiusa a chiave. Una scala portava al piano superiore dove probabilmente c'erano altre camere.
"Aspettami qui ti porto dei vestiti asciutti".
La zia di Luna consegnò al ragazzo una maglietta, dei pantaloni e una giacca probabilmente del figlio, a Daniel andavano larghissimi ma si accontentò.
Luna arrivò poco dopo e non fu per niente sopresa di vedere l'amico a casa sua.
"Luca lui è Daniel Herod il nostro vicino" disse la ragazza presentandolo al cugino
"Piacere Luca" era un ragazzo sui venticinque anni aveva dei capelli castani tenuti su dal gel, gli occhi erano neri. Un sorriso smagliante gli comparve sul volto nel stringere la mano di Daniel “una presa ferrea” disse lasciandolo.
“Grazie” rispose lui ricambiando il sorriso
"Zia! Dani sale in camera con me!" disse Luna cominciando a salire le scale seguita a ruota da Daniel.
"Che ci fai qui?" chiese la ragazza buttandosi sul letto
"Diciamo che mi sono fatto una doccia fuori orario" ripose lui scoppiando a ridere.
"Capisco, noto anche che la taglia di mio cugino di sta larga" i due amici risero insieme.
"C'è nessuno? Mi sto facendo la doccia qui fuori!" Una voce aveva parlato attraverso i vetri della finestra; Luna si alzò dal letto e aprì un'imposta; qualcosa, o meglio qualcuno, guizzò dentro e i ragazzi notarono un piccolo gnomo dai capelli color cenere e gli occhietti grigi ma comunque vispi e allegri.
"Ciao Rufus come va?" chiese sorridendo Luna.
"Non male a parte la doccetta!" rispose lui indicando il cielo fuori dalla finestra, i vestiti erano ormai completamente fradici indossava una foglia adattata come pettorina sul petto, i pantaloni erano piccole radici di arbusti stretta da un pezzetto di liana.
"Che succede? Come mai questa visita inaspettata per di più con un tempo del genere?" chiese Daniel sedendosi su una sedia
"Ci sono problemi a Valexenia" rispose lo gnometto.
"Che genere di problemi?” chiese la ragazza preoccupata
"Non gravi ma comunque bisogna dire che di bello con Darkness in giro non c'è nulla no?" disse lui ridendo
"In effetti" risposero in coro i due amici
"Sono qui per riferire due cose la prima e che dovete comunque andare a scuola il mondo non è più pronto per Valexenia e non lo sarà mai più come un tempo e con la vostra assenza scolastica si potrebbero insospettire molte persone e la seconda e che domani stessa ora dovete venire alla casa sull'albero va bene... niente domande su quello che ho detto ho parlato anche troppo ciao ciao.
Lo gnomo prese l'ombrellino di un cocktail che trovò sulla scrivania ed uscì nuovamente dalla finestra.
"Ci vediamo"
"Secondo te di che parlava Rufus?" chiese il ragazzo quando l'amica chiuse l'imposta
"Non so ma ti conviene andare a casa e tardi"
Il giorno dopo a scuola Luna e Daniel furono raggiunti da una civetta che gli consegno un messaggio di Kimpus con su scritto che dovevano urgentemente rimanere a Valexenia e di non preoccuparsi dei genitori ne della scuola, il messaggio accennava anche alla chiaccherata con Rufus ma s'era scritto che le cose erano drasticaemente cambiate.
"Kimpus chi è quell'uomo?" chiese Flint era spazientito sapeva benissimo che il suo migliore amico sapeva qualcosa di cui lui era ignaro
"Flint mi dispiace ma ho giurato di non dirtelo," rispose lui una benda era tornata sul suo petto coperta da una maglietta attillata nera e dei pantaloni di velluto del medesimo colore.
"Ti prego dimmi almeno se è lui" disse infine Flint
"Mi dispiace non posso proprio ora devo andare a parlare con la zia di Luna ciao Flint a presto” il ninja scomparve in un istante tra le fronde degli alberi e Flint sbuffò spazientito.
Kimpus arrivo in tarda serata a casa di Luna bussò alla porta e venne ad aprire Luca.
"Ciao" rispose secco
"Buona sera" rispose Kimpus in modo ironico
"Chi è cuginetto?" Luna guardò da dietro il cugino ma appena vide il ninja sbiancò.
"Tranquilla lo conosco a tuo cugino e non lo sopporto" rispose lui
"La cosa e reciproca" obbiettò l'altro
"Piantatela tutti e due Kim entra... Luca vai a cercare la zia"
"Si signora" risposero all'unisono i ragazzi e dopo essersi scambiati uno sguardo di sfida presero direzioni opposte.
“Che c'è tra te e Luca?”
"Niente lo odio da quando i tuoi ti hanno portata qui...sai io...ecco sono umano. E una volta vivevo qua come tutta la gente di Valexenia andavo a scuola con tuo fratello. Lui praticava boxe e io ninjitsu. Un giorno mi sfidò, lo misi al tappeto in meno di venti secondi. Da quel giorno ogni mese mi chiedeva un incontro ed ogni mese perdeva sistematicamente. La nostra amicizia finì in questo modo."
Luna scoppiò in una risata ma si fermò appena Luca entrò nel salotto seguito dalla madre.
"Ciao Kimpus...non dire niente so tutto"
"Bene così non ci perderemo in parole Luna vieni".
I due ragazzi uscirono dalla casa e Kimpus disse a Luna che doveva portare Daniel alla casa sull'albero e poi sparì verso la foresta.
La ragazza fece come chiesto e andò a chiamare l'amico.
Robert era seduto sulla poltrona a guardare la televisione erano tutti usciti poco prima ma lui era tornato da lavoro da circa cinque minuti, stava per prendersi un bicchiere d'acqua quando qualcuno bussò alla porta. Si alzò dal divano e andò ad aprire, nell'uscio di casa Herod c'era Luna sudata per la corsa
"Scusi il disturbo ma devo parlare urgentemente con Daniel" disse lei tutto d'un fiato
"Ora non è in casa entra tornerà a momenti" il padrone di casa fece accomodare la ragazza.
"Posso offrirti qualcosa?" chiese lui
"No grazie...
Passarono minuti seduti l'uno di fronte all'altro senza parlare ma quando il padre di Daniel decise di saperne di più su questa misteriosa Luna un rumore li ruppe le parole in bocca.
"Chi c'è?" urlò l'uomo"ragazzi siete voi?" chiese alzandosi guardigno.
"Darma guerk spudor sueticum!"(sporco umano non mi rivolgere la parola!)
"Luna vieni e stai attenta" Robert in fretta e furia scrisse un bigliettino e lo lasciò sulla porta poi portò Luna nel garage dove prese un involucro di pelle.
"Che lingua era quella? Cosa sta succedendo?" chiese preoccupata la ragazza non appena vide che l'involucro di pelle conteneva una spada.
"Era la lingua dei troll...non sono molto intelligenti ma sono da sempre alleati di Darkness" rispose lui poi aprì la porta del garage e disse alla ragazza"Luna va nella foresta li incontrerai Flint digli che deve urgentemente mandarmi un drappello di folletti con Millipus insieme a Kimpus"
Luna con ancora in testa molte domande si diresse verso il bosco.
Era passata circa un ora da quando la giovane aveva lasciato la casa dell'amico ma molto probabilmente non aveva creduto alle parole di Robert lasciandolo al suo misero destino.
Mentre faceva questi ragionamenti il padre di Daniel stava affrontando a viso aperto un troll.
I troll erano creature alte quasi quanto un uomo e mezzo, la pelle variava dal verde chiaro a un colore simile al marrone. Le dita artigliate erano tozze ma capaci di sollevare grandi pesi, le braccia possenti sollevavano un ascia enorme come se fosse un fuscello, il petto era quello di circa 2 uomini messi insieme, muscoloso e capace di resistere a qualsiasi colpo di arma da taglio, duro come un' armatura, anche se nudo. I pantaloni che indossava erano logori e strappati in diversi punti, ma servivano solo per coprire perché i troll possedevano un corpo capace di resistere anche agli impatti più duri, solo le lame trattate con materiali altamente pregiati potevano sperare di ferire una di quelle creature.
Robert combatteva con foga ma ad ogni suo colpo l'ascia del troll era pronta a difendersi, a quel punto il nemico dell'uomo lanciò un urlò e altri sei troll circondarono il guerriero ormai allo stremo.
Quando sembrò tutto perduto una voce tuonò:
"Non mi può finire così il grande re Destino...dove finito il tuo coraggio?" nello stesso istante la voce misteriosa attacco a cantare una litania, l'uomo capì ben poco perché si trattava di una lingua a lui sconosciuta.
Comprese solo le ultime parole dell'incantesimo:
"Steti tempore!" (tempo fermati!)
Tutto si fermò attorno al padre di Daniel, tutto si bloccò, solo lui era capace di muoversi, lui e quella strana persona che gli stava davanti.
Gli occhi erano di un colore simile all'oro, i capelli che gli coprivano la fronte erano argentei ma non rispecchiavano affatto quel viso angelico. Indossava una tunica nera, la sua mano destra era illuminata di una luce verde molto intensa. A Destino quel bagliore metteva serenità, non sapeva perchè ma quell'accecante luce verde lo rincuorava.
"C...chi sei?" chiese Robert alzandosi a fatica in piedi
"Non ricordo il mio nome...tutti mi chiamano Shadow...ho assunto questo nome per aiutare la mia gente...vi stavo cercando Vostra Maestà, Destino signore degli elfi.
Il ragazzo abbasso la mano e dalla sua bocca come un sussurro usci:
"Flesux isanturium" (temporale dell'oltretomba). In un istante dei fulmini neri caddero dal cielo colpendo i troll al petto uccidendoli, poi scomparve insieme al re.
Dopo circa un ora arrivarono a casa Daniel e sua madre, lei appena letto il biglietto del marito scese di corsa in cantina e ne risalì sollevata poi ordinò al figlio più piccolo di correre nella foresta senza fare domande.
Daniel corse verso il luogo magico mentre la madre uscì dirigendosi verso l'ospedale con Ginevra lasciando Jonhatan a casa da solo.
Era passata circa mezz'oretta da quando tutti erano usciti Jonhatan guardava la televisione quando una voce alle spalle disse:
"Quanto sei inutile in questo mondo ragazzo mio"
"Chi sei!?" urlò lui alzandosi dal divano e girandosi era tutto normale tranne un tavolino bianco in mezzo alla stanza. Non era mai stato li, era troppo abbagliante per essere pittura, e non poteva tantomeno essere legno.
"Non preoccuparti non sono pericoloso o almeno non adesso" il tavolino si trasformò in un uomo alto quanto un adulto, una cascata di capelli bianchissimi gli scendeva lungo le spalle, il viso era trasparente con due occhi lampeggianti di colore viola. Aveva addosso una cotta fatta con delle lamiere sovrapposte che copriva tutto il corpo, un mantello di colore rosso avvolto sulle spalle, al fianco gli pendeva una spada stupenda con un elsa rossa, il paramani era a forma di stella con sei punte, da li partiva una lama di colore oro con altrettante sei punte lungo la lama, la punta graffiava leggermente il pavimento creando piccoli solchi.
"C...chi diamine sei?" chiese il ragazzo spaventato come non mai
"Sono Spectrus, mi trovo qui per farti sentire più forte per reclutarti nell'esercito di sua maestà Darkness signore di Valexenia e presto dell'intero mondo umano." rispose la creatura sorridendo
"P...perché proprio io?" chiese di nuovo
"Tuo fratello e già entrato a Valexenia con la sua nuova amica...loro sono i prescelti e il mio signore ha chiesto personalmente di te...il mio compito e di tramutare il tuo corpo in quello di un diavolo una creatura simile al demone ma molto più piccola e veloce, io ho il potere di farlo se tu lo vorrai.”
"Io non sono del tutto sicuro che quello che tu dici sia verità certo non sei umano e magari il tuo fantomatico re potrà conquistare quella che tu chiami Valexenia ma di sicuro non riuscirà a mettere piede in questo mondo con le armi che sono state inventate morirà in un istante."
"Seguimi ragazzo e capirai perché sono cosi sicuro della nostra vittoria".
Il mutaforma condusse il ragazzo fuori dalla casa nel giardino dove comparve una creatura magnifica ma al tempo stesso orribile, era un cavallo di colore rosso sangue con delle venature di colore molto chiaro che sembravano lava, gli occhi erano d'orati e sul dorso aveva due ali nere con le stesse venature presenti sul corpo.
"Lui è Incubo la mia cavalcatura...io sono uno dei sette signori del male e delle tenebre, Darkness e il primo io il secondo, tu sarai il terzo e ci aiuterai a trovare gli altri quattro. Noi non combattiamo con le armi, ma con la paura e il terrore come prima arma. Le nostre creature non temono niente ne tantomeno le armi da fuoco. Se deciderai di unirti a noi sarai un diavolo perfetto e questa sarà la tua cavalcatura!" concluse puntando un mano verso il cielo. In quell'istante una saetta scaturì dalla mano di Spectrus colpendo un punto a terra dove si materializzò un leone mostruoso. Era enorme le zanne affilate erano a sciabola e uscivano dalla bocca, gli occhi rosso sangue fissavano Jonhatan. Il pelo era fatto di fuoco nero gli artigli erano rosso scuro, il ragazzo accarezzando quell'animale, da cui era misteriosamente attratto, notò subito che il calore che avrebbe dovuto percepire era in realtà un piacevole tepore.
"Accetto!" disse finalmente convinto delle sue parole.
"Benissimo... erit diaboli potestate tenebrarum conflabo (diavolo diverrai con il potere delle tenebre ti fonderai).
A quelle mistiche parole una luce nera avvolse Jonhatan, il suo corpo divenne rosso chiaro, le mani divennero uncinate come i piedi, sulla schiena aveva due ali nere di una decina di metri ciascuna. Un sorriso sul volto, i denti erano molti di più di quelli umani e tutti aguzzi. Gli occhi senza pupille erano di colore giallo, le orecchie a punta e la testa calva completavano l'opera.