CAPITOLO DICIASSETTE- UN POMERIGGIO EMOZIONANTE
Terza Parte
Comprarono una vaschetta e trovarono una panchina vuota nella piccola piazzetta. Shiho prese posto, mentre Akira andava al distributore a comprare da bere. Di ritorno, si imbatté in un paio di ragazze, che lo fissarono e ridacchiarono: il giovane Saito corrugò la fronte, le evitò e raggiunse Shiho, che aveva assistito alla scena ed ancora una volta ne era rimasta infastidita.
“Uff!” borbottò lui, sedendosi accanto a lei e passandole la sua lattina. Le ragazze dopo un ultimo sguardo, erano andate via. “Non le sopporto!”
“A quanto pare, hai davvero successo con il gentil sesso.” osservò Shiho, con una punta di ironia. Akira aveva infilato la lattina tra le ginocchia, per poterla aprire: gliela prese e la aprì per lui, passandogliela per lui. “Dovresti essere contento. Tra le tue ammiratrici, potrebbe esserci la tua futura fidanzata.”
“Non mi piacciono le fidanzate.”
“Vuoi dire che non ne avrai mai una?”
“Non ho mica detto questo.”
Shiho corrugò la fronte. “E...come ti piacerebbe che fosse?”
“Di certo, non impicciona come te.”
“Scemo.” Gli fece la linguaccia, chiudendosi in un ostinato mutismo.
“Comunque, per il momento ho intenzione di stare ben lontano dalle donne.”
Shiho lo guardò, curiosa, dimenticando l’irritazione di prima. “Perché?”
“Portano solo guai.” sentenziò lui, senza esitazione.
“Ti riferisci forse...” Shiho esitò, torturandosi il labbro inferiore tra i denti. “A quello che è successo quando...sei finito in ospedale?”
“Proprio a quello.” Accennò un sorriso divertito. “Scommetto che ora vorresti sapere cosa è successo.”
“Solo se vuoi dirmelo.” borbottò Shiho, imbronciandosi.
“Niente di che.” Akira si strinse nella spalle, masticando il boccone. “Un pomeriggio me ne andavo in giro per conto mio e mi sono imbattuto in un gruppo di teppisti che infastidivano una ragazza...nessuno faceva niente, così sono intervenuto.”
“E poi?” mormorò Shiho, ascoltandolo attentamente.
“Sfortunatamente per me, appartenevano ad una banda rivale e non gradirono la mia intrusione...mi presero a botte, duramente.” Akira si interruppe, bevendo un sorso di aranciata. “Mi ruppero una gamba, due costole, il naso, e mi lussarono una spalla. Un passante chiamò la polizia, evitandomi conseguenze peggiori.”
Shiho smise di mangiare, improvvisamente aveva perso l’appetito.
È terribile, pensò osservando il suo profilo serio.
Voleva solo aiutare quella ragazza, ed invece ha quasi rischiato di morire... Il cuore prese a batterle impazzito, e provò una strana sensazione di ansia e terrore.
Se quel passante non avesse avvertito la polizia... Guardò ancora Akira. Sembrava tranquillo come al solito, come se quell’episodio non fosse accaduto a lui.
“La costola rotta mi aveva perforato un polmone, e dovettero operarmi. Avevo avuto anche un’emorragia interna e problemi al fegato, per via del pestaggio, perciò restai in ospedale per quattro mesi. Persi l’anno scolastico, e quando mi dimisero mio padre decise di trasferirsi e farmi cambiare scuola.”
“Io...non so davvero cosa dire.” mormorò Shiho, tristemente.
“Non dire niente.”
“Però, io...” Strinse con forza le dita attorno al bordo della maglietta, avvertendo le lacrime pungerle gli occhi. “Tutti dicevano che eri un teppista, che avevi fatto male ad una ragazza...te l’ho gridato anche in faccia...”
“Non preoccuparti. Ormai è passato.”
“Si, però...”
“Ti metti a piangere?” la interruppe lui, voltandosi a fissarla. Lei scosse la testa, tirando su con il naso. Il ragazzo sospirò, appoggiandole la mano sulla testa china. Le diede una leggera pacca. “Non pensarci, okay? Dai, finiamo i takoyaki e riprendiamo il giro.”
Le rivolse un sorriso, un sorriso vero, e Shiho avvertì una piacevole emozione riscaldarle il petto.
È carino, quando sorride. Continuarono il giro della fiera, fermandosi a tutte le bancarelle e provando tutti i giochi. Diverse ragazze provarono ad avvicinarsi ad Akira o gli rivolsero la parola, ma lui le ignorò tutte e Shiho si sentì inspiegabilmente sollevata. E felice.
Forse avevano ragione gli altri... Scosse la testa con forza, ridendo da sola per quel pensiero.
Ma non diciamo sciocchezze! Akira non mi piace per niente!“Oh, guarda! Andiamo lì!” esclamò la ragazza, prendendolo per un braccio e trascinandolo fino ad una bancarella che vendeva monili e bigiotteria. “Guarda come sono belli!”
“Sono per femmine.”
“Beh, io sono una ragazza!” replicò Shiho, facendogli la lingua.
“Sei sicura?”
“Scemo!” Gli voltò le spalle, esaminando tutta la merce esposta sulla bancarella e scambiando opinioni con il venditore.
“Vuoi stare qui fino a domani?”
“È che...non so cosa scegliere!” si lamentò la Kudo, con espressione melodrammatica. “Sono tutti così belli!”
“Non vorrai comprarti tutta la bancarella?”
“Non sei per niente d’aiuto!” lo rimproverò Shiho, prendendo almeno cinque bracciali e soppesandoli più volte, indecisa e disperata. “Dai, aiutami un po’!”
Il ragazzo si accostò a lei, ed osservò per qualche minuto i bracciali esposti. Alla fine ne prese uno, al quale era appeso un piccolo panda, e glielo mise al polso. “Ecco. Te lo regalo io.”
“Ma...” balbettò Shiho, colta di sorpresa. Arrossì violentemente, il cuore che aveva ripreso a fare i capricci. “No...aspetta...”
“Sta zitta.”
“Ma io...non...”
“Lingua lunga.” la interruppe Akira, allungando la banconota all’uomo calvo. “Devi sempre far polemica. Anche quando ti fanno un regalo.”
“Ma io...”
“Non lo vuoi?” le chiese lui, fissandola intensamente.
“No!” esclamò lei con foga, stringendosi istintivamente il polso. “Cioè, si...si, lo voglio!”
“E allora, sta zitta.” Rimise il portafoglio nella tasca dei jeans. “Vuoi qualcos’altro? Puoi scegliere.”
“No...mi basta questo. Grazie.”
Per tutto il tragitto di ritorno, Shiho non fece che guardare il braccialetto ed Akira.
È strano. È vero che mi sono sentita un po’ a disagio da sola con lui, ma non pensavo di divertirmi così tanto. Mi ha portata ad una partita di basket, e poi alla fiera...e mi ha raccontato cosa è successo con quei teppisti. Sfiorò il braccialetto con la punta delle dita, sorridendo. Mi ha anche fatto un regalo. Forse ormai possiamo davvero considerarsi amici. Scesero alla fermata, ed Akira la accompagnò a casa. Shiho apprezzò quella premura, e si chiese se quella giornata si sarebbe ripetuta.
Magari possiamo andare ad un’altra partita...“Spero che tuo padre non ti sgridi. Siamo un po’ in ritardo.”
“Oh, non preoccuparti. Oggi torna tardi, è al lavoro.” Si strinse nelle spalle. Procedevano uno accanto all’altra, e Shiho aveva già notato che aveva adeguato il passo al suo e si era sistemato alla sua sinistra, sul lato della strada. “E poi, lui sa che questo era un pomeriggio culturale. Non gli dirò certo quello che abbiamo fatto...e nemmeno che eravamo solo noi.”
“Tuo padre è il classico genitore geloso della figlia?”
“Beh, un po’.” ammise Shiho, arrossendo. “Siamo stati solo lui ed io per quattro anni. Un po’ lo capisco.”
scusate la povertà del post e l'assenza delle mie solite chiacchiere, ma oggi non è giornata davvero.
non ho voluto comunque privarvi della lettura di questa terza parte.
ci becchiamo lunedì, sperando sia un giorno migliore.