Si scrive schiavitù ma si legge libertà, Ruolata libera per Antares. e Karen91

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view post Posted on 8/4/2013, 16:50     +1   -1
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Il vento le scompigliava i capelli mentre con passo aggraziato ma rapido percorreva chilometri di foresta. I dubbi erano tanti che la tormentavano, stava affrontando quel viaggio da sola quasi per ritrovare se stessa. L'insicurezza regnava sempre dentro di lei ma sembrava che delle idee più chiare iniziavano a farsi breccia. Il suo carattere comunque timido era un grande ostacolo da superare e chissà se ci sarebbe mai riuscita completamente. Eppure ultimamente era soddisfatta dei rapporti che aveva allacciato.
La guerra, forse erano vere le cose che si dicevano su quest'ultima; realmente poteva cambiare le persone. Tirò un sospiro amareggiato. Aveva solo tredici anni e già era stata buttata in qualcosa di così catastrofico e pericoloso. Non si sarebbe certamente ritirata dai suoi doveri di ninja, stava andando al campo base proprio per farsi valere per difendere le persone che avevano bisogno di aiuto e che non potevano farcela da sole.
Ma uccidere alcune creature per salvarne altre era realmente giusto? Chi era lei per decidere questo? Un giorno le sarebbe capitato di trovarsi davanti una decisione del genere e li che avrebbe fatto? Avrebbe lasciato gli altri agire? Scosse la testa per mandare via quei pensieri che non le allietavano molto il viaggio. C'era qualcosa di strano in quelle foreste, come se anche a natura avesse avvertito il cambiamento di ciò che stava passando e si fosse messa sulla difensiva. Un odore strano nell'aria: sangue, lacrime e metallo.
Era stanca la piccola kunoichi che era appena uscita fuori da una missione, stanca sia fisicamente che psicologicamente. Aveva bisogno di compagnia, di qualcuno che allietasse il suo percorso. Fu così che si fermò per qualche minuto, facendo comparire da dietro una nuvoletta i due furetti che ormai la seguivano ovunque.

- Ce l'hai fatta ad evocarci! - disse in tono scoccato Yin, prendendo il suo solito posto sulla testa della ragazzina

- Si, scusatemi mi ero d-dimenticata - disse ridacchiando alla reazione di furetto color pece.

Yang che invece sapeva perfettamente per quale ragione la ragazzina non li aveva chiamati fino a quel momento se ne uscì semplicemente con una frase poco consona per lui. Tanto che suo fratello alzò un sopracciglio interrogativo.

- Chiaki smettila di sottovalutarci! - disse secco il furetto bianco preferendo proseguire con le forze delle sue zampette piuttosto di scroccare un passaggio dalla genin.

Un velo di tristezza cadde sul viso della piccola Hyuga che rimembrò ciò che aveva detto al candido ermellino prima di sciogliere l'evocazione. Era stata una decisione per proteggerlo ma lui stesso aveva ubbidito solo perché gli era stato quasi ordinato da lei. La donnola così sicura di se, era stata colpita nell'orgoglio con quella richiesta. Se non fosse stato per i suoi atteggiamenti ancora da cucciolo a volte sembrava quasi la fotocopia di Okojo.

- Dove siamo diretti? - ruppe la tensione la creatura dal manto color pece.

- S-stiamo andando al campo base ma che ne pensate se prima di arrivare ci f-facciamo una pausa? - chiese la giovane scorgendo in lontananza quello che sembrava essere un laghetto.

Con un salto atterrò al suolo facendo smuovere l'erba vicina e finalmente accarezzando con i piedi il tappeto morbido. Si avvicinò a passo calmo all'acqua limpida, afferrando con le mani il liquido rinfrescante. Dopo i laghi color pece nel Paese delle Terme era da parecchio tempo che non beveva un sorso d'acqua, forse ancora shockata dalla sostanza che aveva rischiato di farla impazzire. Non sapeva che quella sosta le avrebbe cambiato in parte la sua vita.
 
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view post Posted on 8/4/2013, 17:40     +1   -1
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La salamandra correva veloce nella foresta. Il verde delle foglie si adagiava su quella pelle umida e le sue scaglie rilucevano tingendo il mondo di altri colori. Era veloce e agile, sebbene la sua stazza avesse fatto intuire altro, ma le salamandre non bisognava mai prenderle sotto gamba. Un errore che molti avrebbero pagato con la vita e sopra quel colosso, sdraiato in meditazione , la Pantera stava.
I suoi occhi come laghi guardavano il cielo e le nuvole che bianche e passeggere tingevano a macchie bianche quell’azzurro terso; le fronde e il verde faceva da contorno mentre il sole era sempre più in alto e, spargendo il suo calore, la natura viveva e cresceva. Il mondo era ancora vivo!
Vivo e Watashi ancora non era riuscito in tutti quegli anni a distruggere ciò che di bello e puro vi era. Lottavano ancora e ancora e ancora e ogni giorno la luce viola rischiava di ghermire il mondo intero ma alcuni uomini, gente comune ,shinobi, kage, potenti e tanti altri si erano uniti e avevano fatto fronte compatto per respingere le tenebre e quell’infausta luce viola che voleva portare il mondo nelle tenebre più profonde e loro nell’oblio della dimenticanza. Ma non cè l’avrebbe fatta non finché il desiderio, la volontà, la forza degli uomini si ergeva salda contro il potere che all’est si era risvegliato.
E mentre il cielo correva sotto di loro un ciuffo ribelle era di nuovo davanti ad uno dei suoi occhi mentre il sole penetrava dolcemente tra le fronde colpendo quel viso e cercando di riscaldare quell’anima fredda e allietare, per qualche minuto, la tempesta che da tempo vi era nel suo cuore.
Fronde e alberi. Il sole e le foglie. E i passi celeri della sua amica. Un sospiro e aprì gli occhi e si tirò su; il suo sguardo fu perso in un punto non preciso mentre il braccio sinistro non aveva più il coprifronte. Era come se fosse nudo di fronte agli altri ma piuttosto che scheggiarlo lo avrebbe consegnato al deserto fino al momento in cui lo avrebbe ripreso. Oppure fino al momento della sua morte e almeno da qualche parte una parte della sua anima sarebbe vissuta per sempre mostrando il cammino a tanti altri. Ma ora avrebbe dato forza e volontà a quella ragazzina che tanto era legata a lui e chissà che in un altro momento, in un altro tempo potesse stare con lei e basta. Un posto tranquillo. Una casa. Il deserto e le montagne e il lampo. Solo questo voleva.
Ma i tempi richiedevano la sua forza e la sua volontà. Sospirò e scosse la testa.
Basta pensieri e basta scervellarsi sul nulla: la scelta era stata fatta e in maniera consapevole. Era il momento di affrontare le proprie scelte: due cuffie e un po’ di musica sarebbero serviti a scacciare i pensieri.





Ma non poteva sapere che qualcosa avrebbe di nuovo rimescolato le carte. E mentre la salamandra, attratta da un piccolo lago limpido, andava verso quella parte, una bambina con due furetti sorseggiava tranquilla l’acqua limpida di quel lago mentre i due furetti erano accanto a lei.
Ma la salamandra che uscì, come se fosse transeunte la realtà, sconvolse e non di poco quella quiete. E mentre la scena poteva sembrare tutt’altro che amichevole Ryu si erse al di sopra della salamandra, visto che i suoi sensi avevano avvertito qualcosa nell’aria, e rimase stupito nel vedere una bambina, due furetti ma soprattutto rimase stupito di rivedere quelli occhi perlacei.
Di rivedere quelli occhi che sarebbero stati da lì a non molto tempo i suoi incubi peggiori. Ma non poteva saperlo. Non ancora almeno e mentre si toglieva le cuffie guardò intensamente la bambina e i suoi due compagni, mentre il bestione della sua amica cominciò avidamente a bere l’acqua e piegandosi in avanti l’accarezzò.


Eri stanca eh? Daje và riposate…sarà un viaggio lungo…

e mentre diceva questo scese. Controllandosi intorno e poi riguardò la bambina – strano davvero strano o destino che aveva incontrato un'altra bambina? Stava per caso diventando un babysitter? – ma in quel momento non poteva immaginare quanto quell’incontro avrebbe cambiato la vita di quella ragazzina del clan Hyuga.
E con quegli occhi limpidi e tranquilli fece un cenno del capo per presentarsi.


Se ti ha spaventata ti domando scusa ma credo che aveva sete! mentre la salamandra continuava imperterrita a bere e ryu che gli continuava a dare delle energiche pacche su quella pelle dura e forte.Sei abbastanza vicina a Konoha se lo vuoi sapere giovane Hyuga. E tranquilla puoi fare quello che stavi facendo…il tempo che stò bestione finisce e poi cè ne andremo…

Il coprifronte, l’atteggiamento, quegli occhi erano di chi era ancora ingenuo o forse tornava da una missione o da altro. In ogni caso non poté non pensare che tantissimi uguali a quella bambina non sarebbero mai tornati a casa mandati a morire da stupide istituzioni che raccontavano una marea di cavolate a quei poveri cuccioli!
Scosse la testa ancora e un altro sospiro profondo di disappunto e ,appoggiandosi alla sua amica, aspettò che si fosse sollazzata abbastanza per continuare il viaggio.

 
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view post Posted on 8/4/2013, 19:28     +1   -1
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Le orecchiette dei due animaletti si mossero in simbiosi mentre avvertivano che qualcosa si avvicinava. Non ci voleva un esperto per capire che stava per accadere qualcosa. La ragazzina si alzò di scatto quasi come un cerbiatto che avverte l'appropinquarsi del pericolo. Era qualcosa di grosso, i suoi piedi scalzi avvertirono le vibrazioni che il terreno le mandava.
Si mise in posizione di difesa mentre già si pentiva che era partita da sola. Sapeva quanti pericoli poteva nascondere la foresta, glielo aveva sempre detto sua madre ma nel mezzo di una guerra questi venivano persino amplificati. Eppure era vicina al campo base o almeno così credeva, in base alle informazioni che aveva avuto nella sua breve permanenza a Konoha. Quando un enorme animale sembrò venirle addosso, riuscì a scansarsi a malapena in tempo grazie ai suoi riflessi pronti.

- Ehi tu guarda dove vai! - disse furioso il furetto dal manto nero che si sollazzava sulla testa della fanciulla.

Chiaki era ancora scioccata, non aveva mai visto qualcosa del genere. Il suo sguardo però venne soprattutto attirato da colui che cavalcava quell'enorme bestia. Un ragazzo dai capelli dorati scese sinuosamente parlando con l'animale come se fossero amici da anni. Quella scena le ricordò un po' il rapporto che aveva istaurato con i suoi fratelli che si trattasse anche quella di un evocazione? La conferma venne dalle lamentele di Yin.

- Tsè salamandre sempre le solite, si credono chissà chi - disse sbuffando l'ermellino dal colore scuro.

Si, le aveva già parlato di tutte le evocazioni durante il tragitto della loro ultima missione ma vederne dal vivo, soprattutto così grande faceva un altro effetto. La Hyuga si immaginò di poter cavalcare anche lei una Kamatari o un Fukuizuna un giorno, cosa troppo buffa e ridicola per potersi avverare. Gli occhi perlacei di lei si scontrarono con quelli azzurri come il cielo di lui. Mille erano le domande che le volteggiavano in testa ma tanti erano i dubbi se si poteva realmente fidare di quel tipo. Aveva combattuto contro amici, aveva vissuto le sue paure più grandi, cosa le poteva capitare di peggio? Rimase in silenzio finché non fu proprio lui a interagire per primo con lei.

- N-no tranquillo va tutto bene - disse sorridendo la tredicenne.

- No che non va tutto bene, fra un po' ci investiva! - disse scorbutico Yin, guardo di sottecchi il nuovo arrivato.

Intanto Yang che non si filava nessuno dei due era alle prese nello studio del bestione che continuava a sorseggiare avidamente l'acqua. Chissà da quanto tempo erano in viaggio. Il furetto dal pelo candido probabilmente stava studiando qualche scherzo da fare al nuovo arrivato ma forse non si rendeva conto con chi aveva a che fare. Il misterioso straniero sembrava sapere più cose del dovuto.

*Come fa a sapere che sono una Hyuga? Si certo i miei occhi sono inconfondibili ma qualcosa mi dice che lui non sia di Konoha, che abbia combattuto al fianco di qualcuno del clan durante la guerra?*

- I-in realtà non stavo andando a Konoha ma al capo base, v-volevo essere assegnata a una nuova missione il prima possibile... - disse la giovane pensierosa e abbassando lo sguardo per alleggerire l'imbarazzo - Per caso anche t-tu sei diretto da quelle parti?

Un compagno di viaggio non lo avrebbe certamente disdegnato. Yin invece non si fidava di quel tipo e ogni parola che la fanciulla diceva secondo lui poteva essere fatale per la sua incolumità, così mentre i due conversavano lui vegliava la ragazzina dall'alto.
 
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view post Posted on 8/4/2013, 20:43     +1   -1
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Era una ragazzina ancora molto piccola, massimo dodici- tredici anni, ma era particolare. Molto particolare: intorno a lei non sentiva l’odore della guerra. O meglio aleggiava intorno a lei ma non ne era pregna, non ne era ancora avviluppata del tutto. Quell’odore era flebile e ve n’era qualcos’altro che invece era il tono dominante: un odore di calma, di quiete, di famiglia e di casa. Odore di pace.
I due furetti parlavano e significava che era una ragazzina che aveva firmato un patto di sangue come lui con delle creature che a prima vista non sembravano incutere timori reverenziali – abituato com’era alle salamandre il resto era sicuramente meno aberrante - ma avevano la lingua ed erano curiosi. Per fortuna che “lei” era tra le più tranquille dell’eremo, poche tra le salamandre si facevano cavalcare e governare in maniera così quieta, perché se fosse stato Reshef o Bethor il piccolo furetto sarebbe stato divorato seduta stante.
Anche la stessa Ithaqua era velenoso più di loro anche se a lingua velenosa il furetto dal pelo nero non era secondo a chicchessia. Intanto la sua mano destra continuava a a massaggiare le squame della sua compagna, come si fa con i stalloni da geurra, e intanto pensava.
La bambina era dolce e gentile e il modo di parlare, con quel lieve balbettio, faceva evincere un carattere forse non ancora maturo e conscio e consapevole di sé, ma era giovane.
Molto giovane e di tempo ne avrebbe avuto ancora davanti a sé per trovare un posto nel mondo e la sua strada…non doveva avere fretta neanche di mostrarsi più forte o dura. Tutto a questo mondo aveva un proprio tempo per sbocciare nella sua vera forma e lo stesso valeva per lei. Ma alle sue parle la pantera riaprì gli occhi.


Ah…per cui stai ritornando da una missione bambina? Il campo base è molto distante da qui…è vicinissimo all’epicentro del potere di watashi. Non credo sia un posto per una bambina così piccola anche se sei una kunoichi, ma quello che troverai non sarà bello né sicuramente piacevole. E poi non dovresti essere così impaziente di ributtarti nel pericolo. Perché vorresti andare al campo base quando restando a Konoha potresti essere richiamata in un qualsiasi momento?

Era un tono gentile ma anche freddo. Non riusciva a comprendere le motivazioni di una bambina che voleva a tutti i costi affrontare qualcosa che rasentava la leggenda. E poi forse non era portata per la guerra…anche se gli Hyuga erano un clan davvero particolare, non cruenti come i kaguya, ma la leggenda aleggiava attorno alla loro casata. Ma la bambina, e qui era un impressione che lasciava il tempo che trovava – neanche lui sembrava un mukenin a prima vista – non era ai suoi occhi una guerriera. E questa voglia che aveva voleva capire se era una sua volontà o quella volontà fallace e imprigionante messa nella sua testa da qualcun’alto. Dal villaggio e dal clan senza dare a lei un motivo vero e soprattutto senza guardare e interessarsi al SUO di cuore.
 
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view post Posted on 12/4/2013, 08:28     +1   -1
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Il ragazzo rimase calmo nonostante le parole pungenti dell'amico peloso della piccola Hyuga. Sembrava essere abituato a un simile atteggiamento o forse semplicemente non aveva voglia di mettersi a litigare con un furetto. Un tipo molto misterioso dal quale la fanciulla riusciva a scorgere solo i suoi occhi profondi come l'oceano ma non un mare qualunque, un acqua tempestosa che aveva affondato parecchie navi nel suo tragitto.
Non era facile per lei reggere il suo sguardo, si sentiva quasi inferiore a quel ragazzo forse per la sua acerba età o semplicemente la timidezza evidente soprattutto davanti agli sconosciuti. A prima vista nessuno avrebbe dato della ninja a Chiaki, solo quel simbolo sul collo evidenziava ciò che in realtà era, ciò che aveva passato e cosa le avrebbe dato il futuro.
Quella che doveva essere una semplice chiacchierata di passaggio si trasformò in curiosità da parte del ragazzo, spinto dalla voglia di conoscere le motivazione che aveva la kunoichi di affrontare un simile viaggio da sola.

- S-si mi sono appena separata dal mio team - disse la tredicenne ripesando alle parole che aveva pronunciato mentre si separava da loro.

In quel momento era sicura di quello che faceva, le sue idee erano limpide e determinate ma effettivamente quello shinobi davanti a lei aveva ragione. La guerra ormai era nel vivo e sicuramente al campo base si sarebbe trovata davanti situazioni che non aveva mai vissuto nella sua vita, se non letto nei libri; partenze, arrivi, feriti, sangue, il caos. Sarebbe riuscita a sopravvivere a tutto quello che l'attendeva?

- L-lo so, mi rendo conto che posso sembrare poco adatta alla guerra... - disse Chiaki sinceramente - ma voglio aiutare quelle persone che non hanno la forza di o-opporsi a Watashi, che sono state corrotte dal suo odio e che probabilmente ora stanno a-aspettando qualcuno che le risollevi dal loro malessere. Il mio aiuto forse non sarà un g-granché, sono pur sempre una genin ma combatterò se sarà necessario. N-nessuno ha diritto di prendersi gioco di noi comuni mortali, approfittando delle nostre debolezze.

Ripensò alla sua ultima missione svolta, ai poveri superstiti che erano stati soggiogati da quel Dio malvagio e alla creatura che aveva fatto di tutto per mettere i bastoni fra le ruote anche al team, costringendolo più volte a scontrarsi tra compagni. Pensieri che li per li aveva lasciato correre, presa dal portare a termine il suo compito ma che ora la facevano riflettere. I due furetti spostarono i loro sguardi sulla ragazzina, come se non credessero alle parole che aveva appena pronunciato.
Effettivamente i due fratelli non sapevano bene il motivo che spingeva la piccola Hyuga alla foga di entrare nuovamente in guerra ma Yin non poteva accettare che una cosa così riservata fosse stata detta a uno sconosciuto e non a loro. Certo, era parecchio che non vedevano la loro compagna ma non pensavano che fosse potuta cambiare in così poco tempo. Rimasero entrambi interdetti, finché l'ermellino nero con la sua solita sfacciataggine non interruppe la conversazione.

- Scusa ma per i miei gusti vuoi sapere troppe cose, straniero. Prima dicci, tu chi sei? E cosa ti porta da queste parti? Ma soprattutto perché non porti nessun segno di riconoscimento del tuo villaggio? Non è che per caso sei un nukenin... - disse l'animaletto color pece, scendendo dalla testa della sua evocatrice per stabilirsi sulla sua spalla.

Yin teneva le braccia incrociate e pretendeva una risposta e subito. Il biondo aveva già evitato una domanda della fanciulla e questo non gli era affatto sfuggito alla creatura. La tredicenne si voltò a guardarlo, in fin dei conti sapeva quanto potesse essere protettiva la donnola ma le sue domande in quel frangente erano più che lecite. Quello shinobi arrivato all'improvviso aveva un non so che di sospetto anche se sembrava prendere tutto con tranquillità, come quella conversazione.
Yang ascoltò le parole del suo opposto ma preferì continuare a stuzzicare il bestione ancora assetato; era molto più divertente che quei discorsi seri e poi se non c'era azione era inutile che intervenisse. Probabilmente infastidita, l'enorme salmandra fece spaventare il mustelide dal candido manto che cadde in acqua clamorosamente; distraendo per un attimo i ragazzi e alleggerendo di un poco la tensione creatasi.
 
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view post Posted on 12/4/2013, 11:53     +1   -1
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Guardava. Guardava attentamente la piccola ragazzina che aveva di fronte cercando di immaginarsi cosa avesse provato. Così piccola e pure già parlava così. Cosa l’aveva fatto arrivare a quelle conclusioni e i due furetti, vista la reazione di sorpresa che ebbero all’udire quelle parole, sicuramente era una reazione e un cambiamento avvenuto da poco. Oppure non credevano che avrebbe detto parole del genere. In ogni caso era incredibile come la guerra cambiava, trasformava le persone: la brutalità, il regredire fino ad uno stato di primario istinto, quelli più bassi, più turpi dove contava solo l’annientamento e la sopravvivenza.
Che rendono sconvolto l’uomo dalla "pazzia bestialissima" della guerra. La guerra che tanto poteva portare onore e gloria – anche se per Ryu erano sudari d’orati atti a nascondere loculi e tombe – e portargli a vincere superando un impedimento, o una difficoltà, come nel caso di quella guerra contro quel Dio malsano, ma restava sempre un cancro.
Era un imperfezione la guerra causata dall’essere imperfetto dell’uomo anche se molti la adoravano, anche se molti la ritenevano necessarie e vi fosse pace solo al di là di essa, non poteva non pensare a quelli come lei che erano stati gettati in questo calderone senza sapere.
Senza capire quanto la guerra fosse tragica e non onorevole – di onorevole restavano le medaglie, i coprifronte e le messe solenni a ricordo di qualcuno – ma valore onore e gloria non si addicevano alla guerra. E meno che mai a dei bambini-soldato che erano addestrati in nome di futili ideologie e futili sistemi. Portati ad integrarsi in un qualcosa che, sotto le parole smielate di Konoha, vi erano solo ruggine e morte. Persino Konoha non era esente, come del resto Kumo, a questo sistema solo che lo nascondeva meglio sotto la falsa promessa e idea della volontà del fuoco e della fratellanza! Ma poi chiunque non fosse stato d’accordo ANBU, raid e tutto tornava a tacere. Quanto ipocrisia in quel mondo! E non che Kumo fosse migliore con la sua ideologia dell’essere fratelli acuiva di più quel senso di estraniazione che portavano i villaggi ad essere( Kyodai e Mishida erano un esempio lampante e calzante di quanto ancora erano fallaci queste imposizioni e sistemi) ma che si potesse cambiare così in poco tempo, in base ad una battaglia, Ryu non lo credeva possibile. E odiò ancora di più quel Dio fasullo e i kage che mandavano questi bambini, come carne da macello, in guerra: con il sorriso stampato per l’essere shinobi e difendere la propria terra, con la convinzione di proteggere qualcosa di superiore senza pensare che così facendo perdevano loro stessi a favore del potere di qualcun’altro. Quanta ipocrisia che vi era ancora eppure il campo base aveva mostrato come si potesse un percorso insieme – anche se ci era voluto un nemico così leggendario per farlo avvenire – e cercare di essere diversi e liberi dalle imposizioni dei villaggi che volevano solo lo status quo e il potere. Detenere il potere. Ed ecco che molti come lei, come quella bambina, erano nelle accademie a sentirsi dire un mucchio di sciocchezze e a cambiarli il cuore e a rinchiuderli in gabbie con la parola LIBERTà, VILLAGGIO, PATRIA, VOLONTà. Che invece si leggevano al contrario e significavano solo odio, morte, gabbia e guerra.
Ma poi l’ermellino ruppe quei pensieri – ricordava Ithaqua per certi versi anche se era la salamandra molto più pericolosa e velenosa – e le sue parole furono sicuramente meno controllate della bambina. Un tonfo nell’acqua: l’ altro invece era stato buttato in acqua da Ibuse ( e ci mancava davvero poco che non lo mangiasse) spezzando la tensione accumulatasi dalle parole del furetto dal pelo nero. Sorrise sotto le bende e si mise seduto poggiando la sua schiena contro Ibuse che, beata e tranquilla, ora riposava. Il tono con cui parlò fu a metà tra il canzonatorio e il serio.


Tutto si riduce ad un coprifronte? Se hai quello sai già dire se è uno dei buoni o dei cattivi allora. Mi aspettavo di più da un evocazione palla di pelo! Non giudicarmi solo perché non porto il coprifronte e non darmi del nukenin…può anche essere che non appartengo a nessuna delle cose che hai detto! Impara l’arte della pazienza e del capire chi hai davanti vai oltre quello che vedi…se volevo farvi del male lo avrei fatto e di te restava solo uno sbiadito ricordo…ma non l’ho fatto perché non siete né miei nemici né altro. E il mio viaggio non ha meta. Contento ora o vuoi che ti dia pure la carta d’identità, il Pin e un bacio ar culo?!



 
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view post Posted on 12/4/2013, 13:23     +1   -1
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Il ragazzo riuscì perfettamente a tenere testa alle parole taglienti di Yin che rimase meravigliato dal misterioso shinobi ma non si sarebbe mai fatto mettere piedi o zampe in testa.

- Ti faccio vedere io, altro che palla di pelo! Chiaki evoca Okojo, adesso! - si scaldò l'ermellino dal manto nero, sventolando una zampetta al cielo pronto a farsi valere.

- Basta Yin, calmati. Non ho i-intenzione di combattere, con persone che non mi hanno fatto niente - disse la ragazzina dai capelli blu, cercando di tranquillizzare la creatura e sorridendo timidamente al tipo davanti a lei.

Il mustelide a quella reazione si rabbuiò ma i suoi occhi color smeraldo non smisero di fissare con aria di sfida il tipo davanti a lui, tanto che sembrava che da li uscissero delle scintille elettrizzanti.

- S-scusalo, è molto protettivo - si grattò la testa imbarazzata la kunoichi - C-comunque piacere Chiaki.

La tredicenne fece un piccolo inchino, mostrando la buona educazione che le aveva tramandato la sua famiglia. Poi non appena vide riemergere dall'acqua il piccolo furetto dal manto bianco, si avvicinò velocemente al laghetto, recuperandolo per la collottola. Yang si scrollò il pelo bagnato mentre si lasciava coccolare tra le braccia di sua sorella.
 
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view post Posted on 12/4/2013, 13:56     +1   -1
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In due contro uno?! Da solo non cè riesci a tenerme testa palla de pelo? Daje và famme vedè che voi fa!

Era divertito da quel furetto. In parte gli ricordava Ithaqua ma almeno dava un po’ di pepe a quella conversazione che, diciamolo, era un po’ statica. E lo sfidò con i suoi occhi limpidi e di ghiaccio per vedere fino a dove sarebbe arrivato.
Tra l’altro la sua padrona invece era più tranquilla e calma, così diversa da quella palla di pelo nero, ma era una Hyuga ed era a prima vista fragile. Però aveva firmato un patto ed era dolce: il modo di prendere il suo amico dal candido pelo dall’acqua, il modo di accarezzarlo era fatte da una persona dall’animo gentile. Però che sicuramente aveva ancora dei dubbi e una strada lastricata di ostacoli davanti a sé.
Comunque si presentò.


Mi chiamo Hyou e vengo da Kumo.



 
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Le provocazioni del ragazzo continuarono, quasi come se volesse realmente vedere dove voleva arrivare quel furetto dalla lingua velenosa. Yin che fino a quel momento aveva cercato di contenersi per Chiaki, all'ultima affermazione dello straniero balzò giù dalla spalla.

- Ti posso affrontare anche da solo, non c'è problema! Ti farò pentire di aver incrociato il nostro cammino! - disse l'ermellino nero muovendosi velocemente verso l'avversario.

Lui che preferiva di gran lunga farsi trasportare e gozzovigliare sopra la piccola Hyuga, adesso aveva ceduto ai suoi istinti per affrontare a muso aperto quel tizio che si faceva così tanto lo spavaldo. Lui un mustelide abbastanza conosciuto all'eremo, messo in ridicolo in questa maniera.
I suoi movimenti rapidissimi lo fecero arrivare quasi davanti a colui che aveva detto chiamarsi Hyou, quando stava per attaccare si ritrovò a rotolare al suolo, finendo pancia all'aria. Suo fratello, Yang, che di solito era colui più facile da infastidire questa volta aveva fermato il peggio. I due si guardarono per brevi istanti e poi alla fine Yin si fece dominare dalle forze del fratello.

- Dai mi volevo solo un po' divertire... - disse l'animale più scuro, in netto contrasto con il pelo candido di suo fratello.

Chiaki intanto li guardava sconvolta come se non si aspettasse proprio una reazione del genere. Che gli stava passando a Yin per reagire in quel modo? Che non gli piaceva seriamente quel tipo? Tornò a studiare il ragazzo che aveva davanti a lei, non riuscendo quasi a capire il gioco che volesse fare con i suoi fratelli. Li stava provocando apposta? Che volesse misurare la loro forza?
Nonostante la lieve tensione che aleggiava nel gruppo, messo quasi in allerta dallo strano comportamento della donnola nera, la Hyuga continuò a conversare come se niente fosse. Voleva far finta di niente eppure avvertiva qualcosa di strano nell'aria.

- Kumo? Ho letto di quel v-villaggio solo sui libri di mio padre, com'è viverci? Come sono i paesaggi? E le p-persone? Mi piacerebbe tanto viaggiare per il mondo, un giorno, magari quando la g-guerra sarà finita... - disse quasi sognante la genin.
 
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E così era questo il carattere di quelle evocazioni? Non raggiungevano le salamandre ma almeno non erano tipi da farsi intimidire – capiva il perché erano così protettivi con lei - ma erano avventati. Rise sotto le bende che li celavano il volto e continuò a restarsene seduto tranquillo. Non era una sfida anzi. Neanche una prova. Quello era Ryu: dire quello che pensava senza fronzoli e senza paure, senza rintanarsi nelel false convenzioni e usanze di villaggi ipocriti che l’unica cosa che sapevano fare era la guerra , alimentare l’odio e rinchiudersi nei loro giardini d’orati.
Il braccio sul ginocchio sinistro e quegli occhi che continuavano a vagabondare in quello spazio. La domanda su Kumo: com’era viverci? Sarebbe stato ipocrita a dire che non avesse passato giorni felici tra le sue alte montagne, dove vento e ghiaccio si fondevano. Sarebbe stato ipocrita a dire che molto di quello che era lo doveva anche e soprattutto a Kumo, che poi la sua strada fosse stata diversa e i casi della vita l’avessero portato lì dove aveva giurato di non procedere mai, lì dove l’oscurità è più fitta per un bene superiore, utopico quasi, per le lacrime di una bambina e per una promessa che era più il destino che aveva mescolato così le carte della sua vita.
Come poteva rispondere? Con la sincerità perché in fondo Kumo sarebbe sempre stata nel suo cuore: non l’aveva mai sentita come una gabbia ma era difficile da spiegare. Non la sentiva come gabbia ma non poteva rimanere sordo e cieco a quello che aveva visto: Kyodai e Mishida, il disubbidire agli ordini, Shiroko…quanto caos e poi Furikami, Jagura e Akatsuki…soprattutto l’aka lo stava conducendo in un limbo. Non credeva che fosse la soluzione migliore ma strade alternative ve n’erano? In fondo unirsi a loro era utile anche per i suoi scopi personali…ma mentre pensava e la sua vita gli correva davanti come in un flash – strano come ancora la parola Kumo potesse essere così pregna ancora di significati – i suoi occhi dall’orizzonte si spostarono verso di lei. E verso i suoi amici. Un occhiolino d’intesa verso i due e poi passò a lei. Un velo di malinconia


Comunque non volevo offenderti…palla di pelo! E comunque Kumo è come una gemma incastonata tra monti altissimi, dove il vento spira forte. Dove i ghiacciai riflettono la luce del sole e dove l’aria pungente ti arrossisce le gote. Guardi il sole nascere dalle nubi oltre le montagne e gli inverni sono rigidi ma il mondo si fa bianco ed è bellissimo correre tra le valli e le montagne dove solo il silenzio e il vento la fa da padrone.
Kumo è un bel posto e la gente è ospitale. Forse troppo religiosi e attaccati a falsi idoli ma hanno una forza e un orgoglio così grande che pochi su questa terra riescono a rivaleggiarci. Dove non arriva la forza arriva la volontà e l’orgoglio!

 
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La reazione dell'animaletto nero, non provocò nessuna conseguenza se non un sorriso ilare da parte dello straniero; un velo divertito rimase nascosto sotto la fasciatura che mostrava solo gli occhi cristallini del giovane. Anzi una sorta di scusa, ancora un po' canzonatoria arrivò alle orecchie del mustelide che dopo un'ultima occhiata verso Hyou voltò lo sguardo snobbandolo. Se lui tra i due fratelli era il più saggio e meno avventato, per una volta aveva dimostrato di non essere stato tale, cedendo alle provocazioni.

- Ma tu dimmi, sono un furetto ninja e mi devo sentir chiamare in quel modo, non c'è più il rispetto di una volta per noi evocazioni... - disse Yin ormai sovrastato dal peso dell'ermellino bianco che si era comodamente seduto sopra la sua schiena.

- Fratello calmati, non ne vale la pena e lo sai. Ti ricordi la promessa che dobbiamo mantenere? - la domanda di Yang era più retorica, quasi come se volesse solo ricordare il loro vero scopo che li aveva portati fin li.

La fanciulla invece guardava lo shinobi sognante, lasciandosi affascinare dalle sue parole su Kumo. Un posto così diverso da dove era nata lei ma altrettanto coinvolgente. Le sarebbe piaciuto respirare l'aria di montagna e vedere, le bianche punte innevate. Chissà se avrebbe retto un clima così pungente?
Chiuse gli occhi quasi a immaginarsi la scena, forse un atteggiamento un po' ingenuo visto che si trovava davanti a un ninja più grande di lei e di cui conosceva solo il nome e l'origine. Però le mancava in parte quella sua fanciullezza spensierata, dove non era preoccupata di niente e si divertiva a correre per i boschi di Konoha.
Si, diventare ninja l'aveva aiutata a superare la perdita di sua madre e a tornare a essere considerata in parte da suo padre, ma era realmente quello che voleva lei dal principio? In fin dei conti non aveva così torto l'evocatore davanti a lei, i bambini non dovevano trovarsi su un campo di battaglia ma essere liberi di crescere sereni. Una scelta che in parte lei non aveva potuto fare.
Se non avesse preso quella strada, adesso cosa starebbe facendo? Se lo chiedeva spesso ma non trovava mai una risposta; forse si sarebbe aperta un negozio di fiori? Amava le piante proprio come Hazuki. Oppure avrebbe potuto aprire una sartoria, visto che gli abiti che indossava li faceva lei stessa; anche la cucina non le dispiaceva ma ormai era inutile rimembrarci su, ormai era una kunoichi pronta a combattere per proteggere chi aveva bisogno.
Non voleva glorie ma solo vedere quei sorrisi felici nei volti di chi riusciva a liberare dalla morsa della perdizione.

- Che parole p-profonde. Adesso non vedo s-seriamente l'ora di provare le tue stesse sensazioni, passando per quelle t-terre. Chissà, un giorno mi ci p-potresti anche accompagnare tu... - disse terminando la frase in modo giocoso, nonostante le sue guance si fossero tinte leggermente di rosso per quella sua uscita, forse un po' troppo audace.

Intanto intorno a loro si era creata una strana atmosfera. Ormai era parecchio tempo che la tredicenne viaggiava, il sole aveva cominciato a scendere e la notte sarebbe stata prossima. Pernottare sola nei grandi boschi della Terra del Fuoco non era una scelta molto saggia ma come aveva detto il misterioso kumoiano davanti a lei, il capo base non era poi così vicino.
 
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Accompagnare. Già. Un tempo, forse se l’avesse incontrata una settimana fa anche, ma ora…incredibile come in poco tempo la vita poteva essere ribaltata del tutto. Strano. A ripensarci adesso una settimana aveva ribaltato diciassette anni di vita.

“Tutto scorre. Nulla è immutabile”. Shogyo-Mujo…Josha-Hissui.. Anche ciò che si trova alla massima prosperità primo o poi finirà per estinguersi.”

A ripensarci adesso erano vere quelle parole. Com’era cambiato! Il suo modo di vedere le cose, anche il suo modo di combattere e il suo cuore. Dov’era quel ragazzino che affrontò un Dio senza paura, un Kage? Dov’erano le montagne, le vallate e i laghi ghiacciati? Dov’era quella raiton che per la prima volta aveva divampato sulla sua pelle solo per il villaggio? Ma ora era diverso. Lui era diverso e benchè rimanesse un selvaggio, un uomo libero, uno sbruffone, le sue esperienze avevano acuito di più un malessere che già aveva e sarebbe andato dritto per quella strada.
Anche per quella bambina, per coloro che erano schiavi di quel giogo, per coloro che non si potevano permettere di difendersi…e poi per Lui. Per quel malefico demone che ancora si aggirava per il mondo ed era vivo…vivo e vegeto e non poteva continuare a farlo restare troppo in giro.
E il sole tramontò come quei pensieri.


è tardi ragazzina. Il sole tramonta il tuo viaggio è ancora lungo…sicura di farcela? La progenie non è debellata e si è infiltrata dappertutto. Ma credo che i due “eroi” pelosi sappiamo svolgere un ottimo lavoro! Vero pallette di pelo?!

c’era una parte di lui che non voleva lasciarla così da sola e abbandonata. Certo però che aveva un cuore troppo tenero e i bambini non riusciva a dirgli di no. Però non poteva neanche permettersi di stare lì…che situazione assurda e si passò la mano su quei lunghi capelli sbuffando.
Si era è e sarà sempre troppo buono di cuore!

 
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Chiaki avvertì l'aria che era rinfrescata, la sua pausa era durata più di quello che immaginava. Avvertiva la stanchezza del lungo viaggio effettuato che comunque continuava a pesare sulle sue esili gambe ma doveva rimettersi in marcia, lo doveva fare.

- S-si hai ragione, è il caso che vada. N-non vorrei che qualche progenia di Watashi mi attacchi durante la notte, s-sono già pericolose così. È stato un p-piacere conoscerti Hyou... - disse sorridendo timidamente la piccola, con un po' di dispiacere nell'abbandonare li una persona che aveva appena conosciuto.

Non sapeva in che forma gli si sarebbero potute presentare, voci di colleghi dicevano che potevano prendere diverse forme. Lei per adesso aveva avuto a che fare con forme più infide che si impossessavano direttamente della volontà dei suoi compagni; a parte quelle sorti di ombre che li avevano attaccati nel bosco.
Quanto sangue aveva visto mentre veniva sbattuta su un albero con violenza. Quella volta erano pur sempre in cinque e sarebbero morti se con loro non ci fosse stato un medico; invece adesso era sola con i suoi fratelli ma pur sempre soli. Un brivido le percorse la schiena ma cercò di non darlo a vedere.

- Certo nessuno oserà attaccarti se ci siamo noi nel paraggi - disse fiero il mustelide bianco, colpendosi il petto con la zampetta.

- Va beh ma adesso andiamocene, ne ho avuto abbastanza di questa pausa - disse scorbutico Yin rialzandosi dal suolo e pulendosi il pelo impolverato.

Ripercorse il breve tratto verso la kunoichi e senza il minimo sforzo tornò a posarsi sulla sua testa. La piccola Hyuga sventolò la mano in gesto di saluto e iniziò ad allontanarsi da quel luogo pacifico. Doveva proseguire velocemente per scappare la notte eppure i suoi passi erano lenti e flemmi.

- Chiaki se non vogliamo arrivare domani mattina, forse dovremmo accelerare un po' il passo - disse Yang che aveva deciso di proseguire a piedi ma che stava diversi metri avanti rispetto a lei.

La genin, annuì con la testa ma non disse niente. C'era qualcosa di strano, la sua fronte aveva cominciato a sudare freddo come anche le sue mani. Sembravano veri e proprio sintomi di influenza.

*Ma che diavolo sta succedendo?*

Anche gli occhi iniziarono ad appannarsi mentre flash ripetuti le comparivano davanti agli occhi ogni volta che sbatteva le palpebre per la stanchezza. Sfumature di colori, niente di definito e poi immagini, persone, cose che non aveva mai visto, che non le appartenevano. Non voleva più chiudere gli occhi ma il suo corpo non resisteva, era un istinto naturale. Un leggero tremolio di freddo la pervase, cogliendo impreparato la creatura che si godeva il passaggio sulla sua testa.

- Tutto bene Chiaki? - chiese affacciandosi da sopra la fronte e guardando per un attimo il suo sguardo perso, impaurito.

La tredicenne non rispose, mentre iniziava a comparire davanti a lei sempre più spesso l'immagine di uno spicchio di luna; era enorme e la sua luce sembrava darle fastidio ogni volta che chiudeva gli occhi. Sulla sua spalla sinistra un leggero formicolio si trasformò in un prurito, finché non cominciò a bruciare, sempre più forte. Si portò la mano schiena quasi d'istinto, li dove avvertiva il dolore. Le stava prosciugando le energie e la sofferenza era sempre più evidente sul suo volto. I due furetti intanto si guardavano perplessi, quasi come se non sapessero come reagire a un tale comportamento, così assurdo ed improvviso. La ragazzina iniziò ad ansimare, non aveva mai provato un dolore così atroce. Le lacrime uscivano istintivamente dai suoi occhi mentre con la mano finalmente toccò la fonte di tutto. Un piccolo gemito uscì dalla sua bocca non appena sentì qualcosa bruciarla, spaventata tornò a guardare i polpastrelli delle sue mani, rossi come se fossero stati a contatto con il fuoco.

- Mi fa male...non ce la f-faccio - disse la Hyuga facendo fatica persino a parlare.

Un urlo lancinante ruppe il silenzio della foresta mentre la ragazzina di Konoha cadde al suolo distrutta. Il suo respiro di era fatto pesante ma ancora sembrava avere la forza di tenere gli occhi aperti, quegli occhi perlacei e sempre gioiosi stavano perdendo energia. I due mustelidi cercavano di comunicare con lei ma quelle che avvertiva erano solo voci confuse come se si trovasse in un altro spazio. Il profumo dell'erba che adesso stava a contatto con il suo viso, forse era l'unica cosa che la teneva legata li con loro. Una luce e una figura sfuggevole le comparve improvvisamente tra tutte quelle immagini per lei insignificanti.

*Sei tu? Cosa vuoi cercarmi di dire? Non capisco...*

I suoi occhi infine si chiusero, ormai tra le braccia di Morfeo. Com'era possibile che fosse senza chakra?

- Yiiiiiiiin riprenditi! Che facciamo? - chiese suo fratello allarmato.

La donnola nera che si era lanciata poco prima dalla testa della giovane preoccupata, adesso la guardava senza parole. Non le era mai capitata una situazione del genere. Fissò la voglia a forma di mezzaluna bianca che aveva la Hyuga sulla spalla. Che avesse qualcosa di speciale o qualche relazione con la donna che la sua protetta diceva di vedere sempre?
Non era mai successo che però quella figura avesse influito così evidentemente sulla sua vita, almeno da quanto lui sapeva. Chiaki aveva fatto diverse ricerche sulla donna luminosa eppure non aveva capito chi realmente fosse e soprattutto cosa volesse da lei; poi con tutto quello che era successo ultimamente aveva accantonato questa preoccupazione, pensando a sopravvivere.

- Io vado a vedere se c'è ancora quel ragazzo nelle vicinanze, tu rimani qui! - disse prendendo le redini Yang, visto che suo fratello sembrava essere troppo sconvolto da quella reazione improvvisa per rispondergli.

- No, ce ne dobbiamo occupare noi. Non possiamo mettere in mezzo gente che non conosciamo - disse infine il mustelide pece, distogliendo finalmente lo sguardo dalla ragazzina.

- Si ma ha bisogno di aiuto, non vedi? - continuò a lamentarsi la bestiola bianca, pronta a scattare verso l'ignoto con l'aiuto del suo naso.

- E cosa le farebbero se scoprissero che c'è qualcosa di strano in lei? Ci hai pensato? - disse secco Yin fissando con il suo sguardo smeraldo il suo gemello più piccolo.

Il silenzio arieggiò nell'aria mentre entrambi pensavano a cosa potessero fare. Sicuramente se tanto ci fosse stato ancora qualcuno nelle vicinanze avrebbe sentito l'urlo di dolore della ragazzina, sempre che non avrebbe preferito fare finta di niente.
 
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view post Posted on 13/4/2013, 18:02     +1   -1
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Alzò la mano in segno di saluto e la vide allontanarsi nel fitto della boscaglia. Il vento si era alzato e il tenue calore dato dalla luce solare ormai stava sbiadendo. Il tramonto colorava di tinte rosse il cielo e le prime stelle cominciarono a luccicare nella volta celeste. Era il momento anche per lui di ritornare in viaggio, Jagura e il loro appuntamento erano lontani dalla testa del giovane ma il destino aveva in serbo per lui altre strade.
Accarezzò il muso di Ibuse pronto per riprendere il viaggio verso l’orizzonte, senza una meta, e guardò il cielo…Ibuse si alzò sulle zampe possenti guardando Ryu che gli rispose con un occhiolino, uno sbuffo e la lingua schioccò nell’aria. Ormai dovevano ripartire. Per dove? Per qualsiasi e nessun posto; quello che contava era la strada finché i tempi non fossero stati maturi affinché K e H di Furikami si rincontrassero e dessero il via ad una nuova utopia. Ma il vento portò un urlo. Vibrarono le foglie a quel suono disumano e la foresta riecheggiò e l’urlo si protrasse a lungo. Risuonò come un gong. E solo in quel momento si capì quanto potessero essere pericolosi quei due: Ibuse mandò fuoco e fiamme dalle narici, mentre Ryu odorò l’aria come un predatore e il ninjato, freddo acciaio ferale, comparve nelle sue mani. Tagliò l’aria con un ronzio sinistro – in attesa di tagliare chiunque avesse causato quell’urlo – e con uno scatto si gettarono nel fitto della foresta.
E la luna fece capolino tra le nubi, ammantando il mondo con i suoi raggi d’argento che rilucevano in quegli della pantera, mentre correva tra le fronde. I suoi sensi erano all’erta mentre sondava il terreno circostante alla ricerca delle tracce della giovane Hyuga; perché il suo pensiero ora andava verso di lei. Sola in quei boschi e quell’urlo non poteva che essere suo; così i suoi sensi tracciavano la sua posizione mentre la inseguiva veloce e ferale come il suo animale totem.
Ibuse era velocissima nonostante la mole e la grandezza e Ryu aveva due occhi che erano come fiamme azzurre che squarciavano il velo della notte mentre tutto il suo essere era proiettato a trovare la piccola Hyuga.
Poi qualcosa destò i suoi sensi. Che erano acuiti dalla situazione e dal pericolo e captò le voci dei due furetti: non erano distanti e forse non tutto era perduto. Forse lei era salva e la Raiton esplose ad illuminare la zona circostante. Ma non vi era pericolo. Non vi era nessuno ma lei era a terra…svenuta…perché? Ibuse la guardò attentamente. Bastò un occhiata a quella salamandra che, a discapito dell’apparenza aera saggia e ne aveva viste di cotte e crude, per saggiare immediatamente le sue condizioni.


è solo svenuta pantera!

Cosa è successo? Avanti palle di pelo cosa vi è successo?

La raiton scemò d’intensità e le scariche elettriche sul suo corpo divennero sempre di meno. Uno sguardo con Ibuse…che cominciò a perlustrare la zona circostante. A quanto pare sembrava pulita da nemici e i suoi sensi non captavano nulla ma non era salutare stare lì, con lei svenuta, e con la progenie che poteva attaccarli.

Non è salutare stare qui palle di pelo! Avanti daje cazzo montatemi in spalla e cerchiamo un posto sicuro…e non fate li stronzi, utilizzando le vostre linguacce a cazzo, o vi sfragno su un muro e che cazzo!

e senza sentire né se né ma prese la piccola Hyuga delicatamente tra le sue braccia mentre Ibuse, attorcigliando la sua lingua attorno ai due furetti, li prese entrambi. Con uno scatto Ryu fu sulla schiena e sussurrò qualcosa ad Ibuse che velocemente scattò nel bosco alla ricerca di un posto sicuro dove passare la notte.


La trovarono dopo qualche minuto. Una grotta abbastanza profonda e riparata: serviva del fuoco, della legna e del cibo. Posandola dolcemente per terra la Hyuga , Ryu andò a cercare del cibo e della legna lasciando Ibuse a guardia della grotta. Mentre i due ermellini erano vicino a lei.


Fidateve de me! Torno subito il tempo de rimedià qualcosa…e non fate li stronzi. Ibuse proteggili!

scattò velocemente perdendosi nella boscaglia.


Dopo quasi un ora Ryu tornò. Aveva un cervo in spalla, la legna e delle foglie.
Avrebbe creato un giaciglio dove la giovane Chiaki potesse dormire tranquilla e senza problemi, la legna per il fuoco dove avrebbe cucinato la carne di cervo. Dette un occhiata alla piccola che, a prima vista, non sembrava avesse ferite. Non riusciva a capire cosa gli fosse successo. Che avesse avuto le mestruazioni? Le sue prime mestruazioni? Forse…o forse era più probabile che il lungo viaggio e i combattimenti e gli stenti ora li si erano riversate addosso tutto ad un tratto. In ogni caso le accarezzò dolcemente i capelli e il viso finchè la carne non fosse ben cotta e controllandole anche se gli cambiasse il respiro. Sistemò tutto e poi cominciò ad andare davanti alla grotta.


Palle di pelo se si sveglia avvertitemi. In ogni caso io e Ibuse faremo la guardia e ravviveremo noi il fuoco. Statele accanto.


 
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view post Posted on 14/4/2013, 01:09     +1   -1
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Rumori. Una presenza si stava avvicinando. Le tenebre adesso si erano impossessate del cielo, solo la luce lunare illuminava i tre, immersi tra la natura verdeggiante della Terra del Fuoco. Chiaki sembrava non dare nessun segno di ripresa, a parte il suo respiro affannoso che tuttavia la faceva sembrare solo addormentata.

- Sta arrivando qualcuno, non mi piace per niente questa faccenda - disse il furetto nero, fissando l'oscura immensità di foglie in una precisa direzione per poi tornare a guardare la piccola Hyuga.

Delle scintille elettriche si muovevano sinuose nell'aria mentre dinanzi alle due piccole creature comparve nuovamente Hyou che con la sua potenza elettrica si era aperto la strada nel buio. Gli occhietti dei due animaletti faticarono a mettere a fuoco quella figura che imponente li sovrastava, poi riconobbero la sua voce preoccupata; probabilmente aveva sentito l'urlo della ragazzina ed era accorso appena poteva.
Yin lo guardò con uno sguardo strano, come poteva importargli a quello straniero delle sorti della piccola kunoichi che nemmeno la conosceva? Rimase in silenzio il furetto nascosto nella notte, mentre lo shinobi chiedeva e voleva sapere. La stessa calma che dominava nell'ermellino più grande però non apparteneva a quello più piccolo che li lanciò subito incontro al loro salvatore.

- Non so esattamente cos'è successo, ma improvvisamente ha iniziato a comportarsi in maniera strana. Le sono iniziate a mancare le energie come se qualcuno le stesse prosciugando il chakra, ha detto che avvertiva dolore ed è svenuta. Non si è mai comportata così, che le sia successo qualcosa di grave? - il mustelide dal pelo bianco era agitato mentre cercava di spiegare cosa erano successi in quei pochi minuti di allontanamento.

Il gemello maggiore intanto continuava a guardare la genin. Vedere i suoi tratti rilassati e sereni dopo l'espressione di dolore che aveva notato sul suo volto, lo facevano stare meglio. Spostò i suoi occhi vispi e svegli sul corpo inerme della ragazzina, notando le dita arrossate della piccola. Nonostante fosse buio, fu un dettaglio che non passò inosservato.
Si avvicinò incuriosito, cosa aveva toccato con quelle? Se le era fatte in missione quando lui non era presente? Eppure sembravano così fresche. I suoi pensieri vennero però interrotti dal tipo bendato che delicatamente afferrò tra le sue braccia la dolce fanciulla. Se fosse stata sveglia sarebbe diventata rossa come un peperone ma vedere il suo viso angelico così completamente rilassato la faceva sembrare meno ninja di quel poco che già dimostrava.
Yin fu un po' contrario al fatto che il giovane l'avesse afferrata ma a quanto pare non accettava obiezioni e per il momento le sembrava la cosa migliore da fare, così resistette a mantenere un tacito silenzio. Solo quando Ibuse afferrò il furetto nero con la sua lingua ruvida e umida, questo scattò giù velocemente.

- Accetto tutto ma questo no, ce la posso fare da solo - disse arrampicandosi sulla schiena autonomamente, poi guardò il ragazzo con il suo solito sguardo freddo e distante - E tu attento a quello che fai...

Non osò aggiungere altro, aveva detto anche troppo. Non poteva permettersi errori ma un avvertimento per il suo carattere così fiero, ci stava. Alla fine il suo modo di essere lo portava a non fidarsi di nessuno, era così e non gli importava. Il suoi atteggiamenti spesso freddi erano rinomati all'eremo, era felice in parte di essersi allontanato da quel luogo. L'animaletto albino invece si lasciò afferrare dalla salamandra, senza troppi scrupoli.
Il destriero si muoveva veloce nonostante tutto quel peso sopra la sua schiena. Avrebbero dovuto trovare un luogo dove riposare almeno per il momento. I minuti passavano lenti e logoranti mentre la Hyuga non si accingeva a riprendersi. Possibile che occorresse tutto quel tempo per riprendersi? Intanto l'ermellino candido come la neve, sembrava essere diventato ancora più bianco.
I movimenti del bestione in cui stava seduto gli avevano fatto alzare lo stomaco e non vedeva l'ora che si fermassero. Finchè in lontananza non si intravide un insenatura nella roccia. Un luogo riparato, perfetto per aspettare il risveglio della ragazzina. Il ragazzo dopo aver dimostrato un atteggiamento da vero gentiluomo lasciò Chiaki alle cure delle due creature pelose mentre la sua evocazione possente faceva la guardia alla caverna.
Adesso che erano di nuovo "quasi" soli con la ragazzina, Yin ripercorse con la mente ciò che aveva fatto la genin dai capelli blu prima di cadere al suolo. I suo sguardo scese sulla voglia a forma di mezzaluna, bianca e lucente che veniva leggermente nascosta dal vestito. E quella da quanto tempo la aveva? Non le era mai saltata all'occhio. Fece per toccarla ma qualcuno lo fermò in tempo.

- Yin che stai facendo? - chiese curioso il fratello, sporgendosi e guardandolo con fare sospetto.

Il mustelide dal manto scuro, ritrasse la zampetta e si lasciò cadere sulla dura roccia della grotta. Si sentiva inerme in quel momento, non era riuscito a fare niente per proteggerla. Quella maledetta promessa che le aveva fatto, decidendo di abbandonare l'eremo per poterle stare sempre accanto ed esserci nelle lotte più dure, era stata inutile; per l'ennesima volta si trovava spiazzato, dovendo accontentarsi dell'aiuto di uno sconosciuto.
Erano stati fortunati dopotutto, sembrava un ragazzo apposto e apprezzava il fatto che si desse così tanto da fare solo per aiutarla. E lui che aveva fatto se non rispondere male e avere un atteggiamento schivo? Si continuava a ripetere che lui era così ma in quel momento si sentiva in colpa.

- Niente sono solo preoccupato - disse con tono flebile e spento la donnola dagli occhi verdi.

- Tranquillo, vedrai che si rimetterà presto, è solo svenuta hanno detto - rispose Yang con tono calmo.

Non era da lui fare la parte di quello che consolava, di solito veniva sempre ripreso da suo fratello per ogni cosa che faceva e vederlo in quello stato lo faceva sembrare diverso. Dopo quel breve scambio di battute nessuno dei due osò aggiungere altro, decidendo entrambi di viaggiare per i loro pensieri. Finché non fece il suo ritorno, il nobile cacciatore che trascinava con se una succulenta preda. Yin rimase a fissarlo, mentre si prendeva minuziosamente cura di sua sorella, questa volta non era infastidito però, anzi.

- Perché stai facendo tutto questo per lei? - chiese il ninja peloso con una voce tranquilla, una domanda data più dalla curiosità che da altro.

Un'ultima carezza per controllare che tutto andasse per il meglio e infine si allontanò, pronto a contrastare qualsiasi cosa gli si sarebbe parata davanti. Ai due piccoli animaletti lasciò il compito di vegliare su di lei, finché non avrebbe ripreso coscienza. Mentre Yang si accoccolò tra le braccia di Chiaki, nella speranza che avvertisse il suo calore, Yin ancora ripensava alla figura misteriosa di cui le aveva raccontato la ragazzina. Si alzò dal verde giaciglio, aveva bisogno d'aria, tanto non avrebbe chiuso occhio.

- Penso che vi farò compagnia, essenzialmente preferisco la notte al giorno - disse la voce del piccolo animale, uscendo dalla tana provvisoria.

Si accovacciò a terra, mantenendo un certo orgoglio. Sicuramente non si sarebbe mai scusato per tutte le sue battutacce o le sue uscite pungenti ma aveva capito che in parte aveva esagerato. Approfittò del silenzio della notte per scegliere bene le frasi da utilizzare per quello che stava per dire e quando fu pronto sputò il rospo.

- Penso che quello che è accaduto stasera non sia dovuto al caso. So che mi pentirò di quello che sto per dirti ma è da un po' che Chiaki ha delle visioni strane. Pensavo fossero legate solo ai sogni o a un possibile ricordo di sua madre e invece stasera ho avuto le prove che qualunque cosa stia passando, diventa sempre più forte. Lei parla di una figura luminosa che l'aiuta ma dopo aver visto quello che è successo, inizio ad avere i miei dubbi, sempre se sia stata lei la causa - le parole del furetto morirono così tra i canti delle cicale mentre ancora si chiedeva perché avesse voluto rivelare una cosa così privata, proprio a colui che fino qualche ora prima lo aveva messo in ridicolo.
 
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40 replies since 8/4/2013, 16:50   576 views
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