Forte ma caldo, in vento spirava verso sud portando con se differenti profumi. Finalmente ce l'aveva fatta, era arrivata. Un ultimo salto e si posò a terra come una piuma, i lunghi capelli che ondeggiavano nell'aria quasi come se Eolo glieli stesse accarezzando. Si asciugò la fronte pregna di sudore, la strada era stata molta e nonostante la stagione, il caldo non smetteva di farsi sentire. Disattivò il byakugan, ormai inutile, almeno avrebbe potuto riposare in parte i suoi occhi affaticati. Aveva ragione Hyou, non era poi così vicino il campo base.
Chissà cosa l'avrebbe attesa li? Si avvicinò a passi lenti, alla moltitudine di tende che si estendeva in lontananza. Durante il percorso che l'aveva condotta li, se l'era immaginato più piccolo quel posto, la sua immaginazione non si era mai spinta così lontano. L'erba lasciò lo spazio al terreno battuto e il silenzio della natura al chiacchiericcio, come quello che si ode nei mercati. Si guardò intorno, perdendosi tra tutta quella folla di gente che le scorreva affianco, che la privava dell'aria. Un uomo di grossa stazza, quasi la travolse costringendola a muoversi rapidamente per schivarlo. Tirò non sospiro di sollievo, non appena riuscì a entrare in una stradina secondaria.
- Non mi piace questo posto - disse il furetto nero da sopra la testa della fanciulla.
Chiaki annuì di conseguenza ma allo stesso tempo non concordava pienamente delle parole di suo fratello, era affascinata da quel luogo. Non aveva mai visto tanti shinobi di differenti villaggi riuniti nello stesso punto, tutti sotto lo stesso vessillo, per combattere la stessa guerra. Due ninja medici le passano affianco, trasportando il corpo di un ragazzo, di pochi anni più di lei; le ferite a prima vista sembravano profonde e il sangue gli inumidiva la casacca.
Li fissò preoccupata, prima che facessero perdere le loro tracce, scomparendo dietro la tela. Non si trattava di uno scherzo, quante morti avrebbe fatto Watashi? Quanti genin sarebbero tornati a casa? Un brivido le percorse dietro la schiena. Quella era la paura, non un semplice spiffero d'aria. Stava realmente facendo la scelta giusta?
- Proseguiamo? - disse il furetto dal manto diafano che la precedeva.
Il suo sguardo perso nel vuoto, che scrutava la stoffa quasi come se vi potesse vedere ciò che nascondeva al suo interno. Senza il suo doujutsu attivo, i suoi occhi cerei erano solo dei normali specchi. Continuò sui suoi passi, senza una meta, una destinazione; era arrivata fin li ma adesso cosa doveva fare? Tutti sembravano in attesa di essere chiamati alle armi, non era l'unica che era accorsa li; c'era chi si arrangiava vendendo pezzi di equipaggiamento, chi affilava la sua katana appoggiato al proprio accampamento, chi faceva fare un sorriso con un po' di intrattenimento. Tutto proprio come avevano descritto nei libri che tanto amava leggere; eppure non era con altrettanto piacere che immaginava la sua storia.
Continuava a passarle in mente quella scena, immaginandosi qualche caro amico al posto di quel ferito. Nessuno le era mai morto tra le braccia o sotto i propri occhi; ogni volta che partisse in missione pregava, perché questo non accadesse mai. Non era una tipa religiosa ma ogni mezzo era buono per proteggere ciò che amava veramente. Aveva pensato spesso a Fuyuki, a suo padre, a Mirai da quando non li aveva più visti. Pensare a loro teneva vivo il ricordo dentro di lei; finché la speranza non l'avesse abbandonata, avrebbe continuato a vegliare su di loro anche se lontana.
- Ehi ragazzina... - una voce rauca la distolse dai suoi pensieri.
La piccola Hyuga si girò di scatto nella direzione dove l'aveva udita ma ogni persona nei paraggi sembrava impegnata con le proprie faccende. Se l'era immaginata? Poi vide un ombra e l'ondulare della tela verde. Qualcuno al suo interno, si nascondeva. Perché non le mostrava il suo volto e cosa voleva da lei? Il suono delle sue parole non la rimandava a nessuno che già avesse conosciuto ma la voce era stanca e affaticata.
-
Chi sei? - chiese Chiaki quasi bisbigliando
- Nessuna che tu conosca ma sono colei che ha le risposte che stai cercando... - la voce pacata, non sembrava gradire che altri ascoltassero quella conversazione.
-
Io non sto cercando nessuna r-risposta - disse come per giustificarsi la kunoichi.
- Nemmeno sulle tue origini? - chiese cercando di fare pressione sulla curiosità della giovane.
- Le conosce le sue origini ma se anche fosse tu come faresti a saperne più di lei? - intervenne Yin, pronto a mettere in difficoltà la loro interlocutrice.
- Ah quindi conosce anche il significato del marchio che le è stato impresso sulla spalla sinistra? - continuò con tono incalzante la donna.
La piccola Hyuga fissò i suoi due amici pelosi, indietreggiando di qualche passo. Istintivamente si portò il braccio destro, spingendosi a toccare il simbolo di cui sembrava parlare colei che rimaneva nell'ombra. Come faceva a conoscere il suo segreto? La curiosità lentamente iniziò a farsi strada dentro di lei, nella speranza di essere ripagata; eppure c'era un angolino nel suo essere che non voleva sapere. Quella figura la voleva convincere a entrare con l'inganno?
I suoi piedi si mossero da soli, prima che potesse essere sicura di quello che stesse facendo. Non era da lei scappare dalla verità e allora perché correva? Sentiva ancora le parole di colei che l'aveva disturbata, rivelarle che forse quell'enigma, che tanto l'aveva tormentata, si sarebbe risolto e lei cosa faceva? Scappava. Eppure non sentiva di aver sbagliato. Sentiva Yang chiamarla preoccupato mentre la inseguiva. Non riusciva a rispondergli, ne a parlargli per dire che andava tutto bene perché nemmeno lei sapeva se stava andando tutto nel verso giusto.
Le parole le morivano in gola, inghiottite da un abisso di paure e preoccupazioni. Il suono e i bisbigli andarono solo a completare quella moltitudine di rumori che incorniciavano quel posto a cui lei, si era estraniata. Poi i suoi movimenti si bloccarono di colpo. Tutto ciò che le stava apparendo sfocato, si fece più nitido. Lo fissò da alcuni metri di distanza, mentre i suoi occhi iniziavano a metterlo a fuoco. Non era un illusione, era realmente Takayoshi. Lo squadrò dal basso verso l'alto, come se per assicurarsi che non stesse sognando.
I suoi occhi lo percorsero finché le iridi verdi dell'uomo si scontrarono con le sue, chiare e così innaturali. Il viso sempre serio e atono dell'uomo, si dipinse leggermente di stupore. Chiaki, era cresciuta e i suoi tratti erano leggermente cambiati da quando l'aveva vista l'ultima volta ma non avrebbe mai potuto confondersi. I compagni del jonin lo fissarono, vedendo quel cambio improvviso di espressione. Toccava a lui dire la sua su qualche piano di guerra, eppure inconsapevolmente nemmeno era più li con loro.
-
Papà... - uscì un bisbiglio dalle labbra della ragazzina dai lunghi capelli blu.
Senza volerlo attirò a se tutta l'attenzione degli uomini radunati intorno al tavolo, impegnati a studiare l'enorme planisfero che avevano davanti. Le su gote si tinsero leggermente di rosso mentre la sua presenza raccoglieva tutto quell'interesse. Takayoshi senza proferire parola si allontanò dal banco strategico e si iniziò ad avvicinare alla sua bambina.
- Aida non abbiamo ancora finito di discutere sulla prossima mossa - disse un altro shinobi, richiamandolo all'attenzione.
- Potete cavarvela anche senza di me, per qualche minuto. Sarò presto di ritorno... - disse seccamente il moro, appoggiando il palmo sulla testa della piccola - E tu vieni con me...
Nessuno avrebbe creduto alle parole della bambina quando aveva chiamato quell'uomo "papà". Lei era una Hyuga e lui un semplice ninja del villaggio della Foglia. Che l'avesse presa sotto le sue cure? Aida era un tipo misterioso e non amava parlare di se, le poche cose che si sapevano erano dovute solo alla sua fama. Se anche gli veniva fatta una domanda personale, era bravissimo a sviarla parlando d'altro. Rimasero tutti a guardare finché non si dispersero tra le vie affollate dell'accampamento.
- Chiaki, cosa ci fai qui? - chiese con voce inespressiva, l'uomo al fianco della piccola Hyuga.
Una domanda un po' sciocca da fare a una kunoichi ma lui non voleva che Chiaki si trovasse li. L'aveva spinta lui stesso a intraprendere quella carriera, eppure non si sarebbe mai immaginato di trovare sua figlia nel bel mezzo del campo di battaglia. A combattere una guerra che permeava da anni e che aveva stroncato tante di quelle vite che nemmeno in tutta la sua esistenza aveva visto.
-
Sono appena tornata da una m-missione, aspetto che mi convochino nuovamente... - disse la fanciulla mostrando il suo dolce sorriso, contenta di essere di nuovo al fianco di suo padre.
- Ti sembra un gioco questo? - disse freddamente Takayoshi dissolvendosi dietro una tenda.
I tre lo guardarono sparire, non capendo perché avesse fatto una domanda del genere. Yin, cercava di trattenere il suo pessimo modo di intervenire, nel rispetto della sorella umana ma non sopportava rimanere zitto davanti a domande basate sulla provocazione, così distolse lo sguardo scocciato. Dopo un attimo di titubanza, per quel suo cambio comportamentale, lo seguirono all'interno della struttura.
-
Non so cosa te lo faccia pensare, ma sono venuta qui per a-aiutare. C'è gente la fuori che ha bisogno d'aiuto ed è questo il nostro compito, difenderli. Non lo faccio per soldi o per gloria, voglio solo che q-questo incubo finisca al più presto - disse sinceramente la piccola, sostenendo fieramente lo sguardo del suo unico genitore in vita.
Chiaki che rispondeva in quella maniera, lasciò di stucco il jonin. Oltre al suo aspetto fisico, anche sentirla parlare, le sembrava quasi un'altra persona. Il balbettio non era sparito del tutto ma era cambiata, lo erano i suoi discorsi. Non che avessero avuto molto modo di colloquiare negli anni ma stava veramente crescendo e lui si era perso buona parte di quell'evoluzione.
Se ne sarebbe pentito ma si continuava a ripetere che aveva avuto le sue motivazioni. Banali scuse per giustificare la sua assenza nella vita di una ragazzina; cresciuta da sola, in balia della sua tristezza per la perdita della madre. Poteva considerarsi una fortuna che fosse diventata, nonostante tutto, così forte e determinata sempre pronta a sorridere ed essere educata.
- E pensi di essere all'altezza? - domandò Aida guardandola dritta degli occhi.
Perché le stava facendo tutte quelle domande insensate? La conversazione le sembrava sempre più simile a quella che aveva fatto con Hyou ma non capiva dove lui volesse arrivare.
- Non conta che sia pronta o no, lo voglio f-fare - disse la quattordicenne rimanendo seria.
Non aveva mai affrontato suo padre così e le sembrava quasi assurdo che lo stesse facendo proprio in quel momento. Lui la continuava a fissare, cercando di leggerle dentro, voleva realmente capire se era convinta di quelle parole o se gliela aveva inculcate qualche imposizione.
Non c'era niente di sbagliato in lei, nonostante l'avesse sempre convinta che a lui non interessasse niente di lei, non era così. L'abbracciò improvvisamente. Un abbraccio caldo e sofferto che tratteneva da troppi anni ormai. Le era mancata ma dirlo a parole era troppo difficile e non faceva per lui. Eppure le sue braccia la reclamavano, le era rimasta solo lei, il frutto ancora acerbo che le aveva lasciato l'unica donna che aveva da sempre amato. Perché era così dannatamente simile a lei?
- Mi sei rimasta solo tu a questo mondo, non voglio perdere anche te, fai attenzione Chiaki - le parole gli uscirono quasi a fatica mentre la stringeva a se.
Chiaki colta di sorpresa, ci mise un po' per ricambiare il gesto. Il sogno che le aveva fatto fare Watashi era solo un illusione creata dai suoi pensieri, suo padre le voleva veramente bene. Gli occhi le diventarono lucidi ma riuscì a rimanere forte per lui, non voleva che vedesse ancora la bambina che c'era in lei. Il calore del suo abbraccio la pervase. Aveva sognato tante volte quel momento ma ogni volta che provava a immaginarselo, c'era sempre qualcosa che mancava. Nulla avrebbe mai eguagliato ciò che provava in quell'istante, tutto era perfetto.
-
Si papà, te lo prometto - le parole combatterono per uscire fuori dalla bocca della genin, adagiata comodamente con le testa appoggiata sul petto dell'uomo.
- Adesso è il caso che torni a svolgere i miei compiti - disse risollevandosi, sciogliendo la presa sulla sua piccola - Questa è la mia tenda, sarai al sicuro finché rimani qui. Ci vediamo più tardi.
Con queste ultime parole si congedò, lasciando la ragazzina nuovamente sola. La stanza non aveva niente di lussuoso solo beni di prima necessità, come era giusto che fosse in tempo di guerra. Nell'angolo della stanza al suolo era steso un futon, abbastanza grande per essere condiviso con qualcuno. Vi si appoggiò stanca dal viaggio e pensierosa su come occupare parte di quella giornata. I due furetti anche approfittarono di quel posto comodo, per poter rilassare i loro muscoli, soprattutto il povero Yang che non aveva accettato di farsi trasportare dalla kunoichi.
- Tuo padre è strano - disse l'ermellino più scuro, felice di poter nuovamente esprimersi.
-
Dici? Eppure in parte, adesso, mi sembra di riuscirlo a capire... - disse pensierosa, appoggiando la testa sulle sue gambe.
Visto che mi hai lasciato il post liberissimo, ne ho approfittato per svolgere alcune cose da BG. Da notare che ci sarebbe stata una STOCAZZATA assurda ad un certo punto
Forse c'è qualche errore ma non mi andava di rileggere, chiedo venia
Edited by Karen91 - 23/8/2014, 20:22