Il vento soffiava e le foglie danzavano al suo cospetto, quasi come un segno di riverenza. Anche quel giorno il sole splendeva alto a Konoha, il paese dall'eterna primavera. Il profumo dell'erba fresca rinfrescava i polmoni mentre dei piccoli stormi di uccelli, con il loro cinguettio disturbava quel silenzio abissale. Quei piccoli animali non erano gli unici a molestare quel luogo sacro; anche la voce di una ragazzina, riecheggiava nell'ambiente etereo.
Il tono non era alto ma la casa dei defunti pretendeva la pace, la calma e la voce fresca e iperattiva della fanciulla, sembrava avere un effetto amplificato su quella tranquillità surreale. Se ne stava li al fresco, all'ombra di un enorme cipresso che la copriva da quei raggi così forti per la sua pelle diafana. Accucciata sul prato, accuratamente tagliato, con il solito sorriso stampato in volto e quelle sue espressioni un po' buffe, continuava imperterrita quello che sembrava avere tutta l'aria di un discorso. Nessuno la stava ascoltando, almeno apparentemente.
Nonostante le intemperie del suo cuore, cercavano di divorarla da dentro, lei continuava a mostrare il suo lato carismatico. Forse era un pensiero sciocco ma semmai Hazuki la stesse veramente osservando, la kunoichi non voleva che assistesse a uno spettacolo pregno di tristezza. Non aveva goduto molto dell'affetto di sua madre, estintasi quando Chiaki non era che una bambina ma ciò non significava che i sentimenti che provasse nei suoi confronti fossero spariti. Lei era una guida per la piccola Hyuga, sarebbe voluta diventare forte e bella proprio come la donna che l'aveva messa al mondo.
Se la ricordava così, visto che suo padre non aveva mai voluto parlare di lei e se anche quella parte di lei facesse parte solo della sua immaginazione, beh si ripeteva che non le importava; era pur sempre sua madre e sarebbe stata perfetta anche solo per questo. Offuscati ricordi i suoi, ma non riusciva a smettere di pensare a lei. La sua chioma blu e quegli occhi chiari come i suoi, un po' era come guardarsi allo specchio. Solitamente si accontentava di fissare il cielo e parlare direttamente con lui, eppure quella mattina aveva deciso di fare qualcosa di diverso. Non era solita entrare nel villaggio, troppe strade che non conosceva e troppi occhi indiscreti che le mettevano imbarazzo.
La sua casa vuota era stata la compagna della sua crescita, l'unica che riuscisse a interpretare i suoi silenzi e a capire cosa volesse davvero la sua padrona.
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E poi mamma non ti puoi nemmeno immaginare, siamo stati attaccati da un enorme sciame di insetti ma fortunatamente sto migliorando con le mie doti combattive, non mi sono fatta nemmeno un graffio - disse gesticolando entusiasta la piccola Hyuga, verso quel pezzo di marmo bianco.
Finalmente poteva riprendere fiato; era parecchio tempo che raccontava. Appoggiò le nocche sul mento e si lasciò trasportare dai pensieri. I suoi occhi limpidi, rispecchiavano le lunghe sfilate che le nuvole si accingevano a fare sopra di lei; così libere potevano andare ovunque volessero. Un po' era invidiosa. Poi il suo sguardo vitreo si posò sull'incisione, della fredda pietra. Avvicinò la mano mentre la sua espressione si faceva triste e sfiorò quei caratteri, ripercorrendoli con le lunghe dita affusolate.
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Sai, avrei tanto voluto che tu fossi ancora qui a farmi coraggio. Ci provo in tutti i modi a fare la persona forte, eppure sembra che ogni volta mi stia solo illudendo. Mi manca la tua dolce voce con la quale mi cantavi quella vecchia ninna-nanna prima di addormentarmi e mi piacerebbe tantissimo ascoltarla un'ultima volta.... - disse la giovane sospirando, riducendo le sue parole a un bisbiglio -
Chissà che un giorno, non mi dimenticherò anche di questi pochi ricordi che mi sono rimasti di te...Lo sguardo della dodicenne mostrò finalmente ciò che la sua anima sentiva realmente in quel momento. Non era facile per una ragazzina cresciuta da sola, riuscire ad andare avanti in quella maniera ma piangersi a dosso a cosa le sarebbe servito? Abbassò gli occhi, abbandonando quel "Hazuki Hyuga" che continuava a percorrere, indispensabilmente.
*Chi me l'ha fatto fare a venire qui? Potevo benissimo fare come sempre e parlare con lei, guardando il cielo stellato. Immaginarmi che mamma mi guardi da lassù, invece che sotto questo ammasso di terra, mi faceva sentire meglio*
Un rumore, forse erano passi o forse frutto della sua immaginazione, le fecero ritirare velocemente la mano, quasi come se stesse commettendo qualcosa di sbagliato. Improvvisamente si sentì come se lei non dovesse essere li. La foga improvvisa di nascondere quel gesto, le fece contrastare il vaso posto di fianco alla tomba. I gigli bianchi si sparpagliarono a terra disordinatamente mentre il contenitore andava in frantumi sotto i suoi occhi. Non era stata lei a portarli, che ci avesse pensato qualcuno che si occupava di quel posto? Eppure perché solo la tomba di sua madre aveva avuto questo privilegio? Che fosse stato suo padre? No impossibile, mancava da tempo ormai.
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Mi dispiace mamma... - disse con aria abbattuta la genin, raccogliendo accuratamente i vetri.
Edited by Karen91 - 22/8/2014, 19:40