All'ombra di un cipresso, Ruolata libera per Flo ~ e Karen91

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view post Posted on 15/5/2013, 11:11     +1   -1
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Il vento soffiava e le foglie danzavano al suo cospetto, quasi come un segno di riverenza. Anche quel giorno il sole splendeva alto a Konoha, il paese dall'eterna primavera. Il profumo dell'erba fresca rinfrescava i polmoni mentre dei piccoli stormi di uccelli, con il loro cinguettio disturbava quel silenzio abissale. Quei piccoli animali non erano gli unici a molestare quel luogo sacro; anche la voce di una ragazzina, riecheggiava nell'ambiente etereo.
Il tono non era alto ma la casa dei defunti pretendeva la pace, la calma e la voce fresca e iperattiva della fanciulla, sembrava avere un effetto amplificato su quella tranquillità surreale. Se ne stava li al fresco, all'ombra di un enorme cipresso che la copriva da quei raggi così forti per la sua pelle diafana. Accucciata sul prato, accuratamente tagliato, con il solito sorriso stampato in volto e quelle sue espressioni un po' buffe, continuava imperterrita quello che sembrava avere tutta l'aria di un discorso. Nessuno la stava ascoltando, almeno apparentemente.
Nonostante le intemperie del suo cuore, cercavano di divorarla da dentro, lei continuava a mostrare il suo lato carismatico. Forse era un pensiero sciocco ma semmai Hazuki la stesse veramente osservando, la kunoichi non voleva che assistesse a uno spettacolo pregno di tristezza. Non aveva goduto molto dell'affetto di sua madre, estintasi quando Chiaki non era che una bambina ma ciò non significava che i sentimenti che provasse nei suoi confronti fossero spariti. Lei era una guida per la piccola Hyuga, sarebbe voluta diventare forte e bella proprio come la donna che l'aveva messa al mondo.
Se la ricordava così, visto che suo padre non aveva mai voluto parlare di lei e se anche quella parte di lei facesse parte solo della sua immaginazione, beh si ripeteva che non le importava; era pur sempre sua madre e sarebbe stata perfetta anche solo per questo. Offuscati ricordi i suoi, ma non riusciva a smettere di pensare a lei. La sua chioma blu e quegli occhi chiari come i suoi, un po' era come guardarsi allo specchio. Solitamente si accontentava di fissare il cielo e parlare direttamente con lui, eppure quella mattina aveva deciso di fare qualcosa di diverso. Non era solita entrare nel villaggio, troppe strade che non conosceva e troppi occhi indiscreti che le mettevano imbarazzo.
La sua casa vuota era stata la compagna della sua crescita, l'unica che riuscisse a interpretare i suoi silenzi e a capire cosa volesse davvero la sua padrona.

- E poi mamma non ti puoi nemmeno immaginare, siamo stati attaccati da un enorme sciame di insetti ma fortunatamente sto migliorando con le mie doti combattive, non mi sono fatta nemmeno un graffio - disse gesticolando entusiasta la piccola Hyuga, verso quel pezzo di marmo bianco.

Finalmente poteva riprendere fiato; era parecchio tempo che raccontava. Appoggiò le nocche sul mento e si lasciò trasportare dai pensieri. I suoi occhi limpidi, rispecchiavano le lunghe sfilate che le nuvole si accingevano a fare sopra di lei; così libere potevano andare ovunque volessero. Un po' era invidiosa. Poi il suo sguardo vitreo si posò sull'incisione, della fredda pietra. Avvicinò la mano mentre la sua espressione si faceva triste e sfiorò quei caratteri, ripercorrendoli con le lunghe dita affusolate.

- Sai, avrei tanto voluto che tu fossi ancora qui a farmi coraggio. Ci provo in tutti i modi a fare la persona forte, eppure sembra che ogni volta mi stia solo illudendo. Mi manca la tua dolce voce con la quale mi cantavi quella vecchia ninna-nanna prima di addormentarmi e mi piacerebbe tantissimo ascoltarla un'ultima volta.... - disse la giovane sospirando, riducendo le sue parole a un bisbiglio - Chissà che un giorno, non mi dimenticherò anche di questi pochi ricordi che mi sono rimasti di te...

Lo sguardo della dodicenne mostrò finalmente ciò che la sua anima sentiva realmente in quel momento. Non era facile per una ragazzina cresciuta da sola, riuscire ad andare avanti in quella maniera ma piangersi a dosso a cosa le sarebbe servito? Abbassò gli occhi, abbandonando quel "Hazuki Hyuga" che continuava a percorrere, indispensabilmente.

*Chi me l'ha fatto fare a venire qui? Potevo benissimo fare come sempre e parlare con lei, guardando il cielo stellato. Immaginarmi che mamma mi guardi da lassù, invece che sotto questo ammasso di terra, mi faceva sentire meglio*

Un rumore, forse erano passi o forse frutto della sua immaginazione, le fecero ritirare velocemente la mano, quasi come se stesse commettendo qualcosa di sbagliato. Improvvisamente si sentì come se lei non dovesse essere li. La foga improvvisa di nascondere quel gesto, le fece contrastare il vaso posto di fianco alla tomba. I gigli bianchi si sparpagliarono a terra disordinatamente mentre il contenitore andava in frantumi sotto i suoi occhi. Non era stata lei a portarli, che ci avesse pensato qualcuno che si occupava di quel posto? Eppure perché solo la tomba di sua madre aveva avuto questo privilegio? Che fosse stato suo padre? No impossibile, mancava da tempo ormai.

- Mi dispiace mamma... - disse con aria abbattuta la genin, raccogliendo accuratamente i vetri.

Edited by Karen91 - 22/8/2014, 19:40
 
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view post Posted on 16/5/2013, 12:00     +1   -1
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Una mattinata come un'altra. Il sole già alto in cielo accompagnava lo scorrere lento ed inesorabile di quelle ore calde e piacevoli di una comune giornata al villaggio. Konoha. Paese immerso nel verde, era come sempre un cumulo di gente che circolava fra i vicoli e le strade. Non solo Shinobi, ma anche abitanti e commercianti occupati negli affari di una terra pacifica e rigogliosa. Terra che ospitava anche una giovane kunoichi dai lunghi capelli corvini, che sicura di sè come sempre vagava imperterrita per delle stradine a lei conosciute. Di tanto in tanto si soffermava nell'osservare un qualcosa di indefinito, sorridendo cortesemente a qualche viandante forse di passaggio o a lei familiare, ma non degnava di molte attenzioni niente e nessuno durante quel suo cammino che come parecchi anni a venire l'avrebbe portata in un posto molto più silenzioso e sacro di quell'andirivieni di gente. Appena fuori dal centro abitato, stagliato fra alberi dalle folte chiome ed immerso nella natura, il luogo di maggior quiete del villaggio era a dir poco etereo in quella mattinata soleggiata e serena. Passo dopo passo la ragazzina si portò proprio lungo quel sentiero, stiracchiandosi di tanto in tanto ed osservando il cielo limpido ed azzurro... Adorava perdersi nella natura, canticchiare sottovoce e seguire la melodia degli uccellini che svolazzavano liberi in quella distesa immensa. Era affascinata, persa quasi in quella quotidianità che la apparteneva dall'infanzia e senza rendersene conto si ritrovò in un angolo di quel posto che spesso e volentieri l'aveva accolta in momenti di sconforto. Anche se ancora giovane, era cresciuta ormai ed il senso di inadeguatezza e colpa che a lungo l'aveva oppressa, sembrava soltanto un lontano ricordo. Non poteva definirsi ancora matura, ma in quanto a crescita stava compiendo un percorso non sempre semplice, ma comunque in salita. Stava prendendo decisioni importanti riguardo la sua vita ed il futuro da intraprendere... La via dei ninja non era una semplice professione, comprendeva molte più responsabilità e doveri ma era ormai decisa su quale fosse la sua strada. Non era certa che i suoi genitori avrebbero approvato, sua madre in primis si era allontanata dal suo clan per non sottostare alle tradizioni della famiglia ma a differenza della donna di cui aveva soltanto dei ricordi ormai, in lei scorreva fin troppo ardentemente il sangue degli Uchiha.

- Per quanto assurdo possa sembrare, sto bene... Ovvio mi mancate, ma sò di essere abbastanza forte da sopportarlo... Un giorno vi renderò orgogliosi di me, anche solo mettendo in atto i valori che mi avete sempre insegnato... -

Come sempre, una volta giunta di fronte alle lapidi semplici e familiari dei suoi genitori prese a parlare sottovoce, quasi in un sussurro timido ma al tempo stesso provato. La timidezza non faceva parte del suo carattere, ma esprimersi a parole riguardo dei sentimenti a lungo tenuti celati era quasi un tabù per il suo modo d'essere. Preferiva apparire fredda e distaccata, anche se il suo lato sarcastico spesso e volentieri prendeva il sopravvento quando si ritrovava in discussioni o anche solo dialoghi con terzi... Sapeva essere indisponente, pungente se lo desiderava, lato caratteriale forse ereditato da suo padre.

- E' una giornata troppo bella per poter essere tristi, ma volevo comunque passare a salutarvi... Anche tu fratellino, resterai sempre la mia piccola peste... -

Si era accomodata sull'erbetta soffice e ben tagliata, alzando la mano esile e dalla pelle quasi diafana per sfiorare la semplice pietra sul quale era inciso il nome del suo fratellino. Le si straziava il cuore al solo pensiero di non averlo potuto veder crescere al suo fianco, era ancora un piccolo ometto il giorno di quella ormai lontana fatalità e per evitare di tornare a dei pensieri ormai sepolti decise di terminare quella visita. Ritornò eretta, strofinando le mani delicate sulle gambe coperte da dei semplici pantaloncini bianchi e cercando di far sparire ogni traccia di erbetta o residuo di terriccio riprese a camminare... Il sole cominciava a picchiare forte e non era di certo l'ideale per lei restare sotto quella calura sempre più cocente. Non aveva progetti per la giornata, ma decise di tornare a casa ad allenarsi come suo solito nel retro dell'immenso giardino. O perlomeno questo era quello che si era imposta di fare prima che la sua attenzione venisse catturata da una figura curiosa. Aveva intrapreso nuovamente il sentiero che l'aveva portata al cimitero, scegliendo stavolta il percorso più ombreggiato ed opposto al precedente, forse proprio per questo stavolta notò una ragazzina dai capelli blu che quasi sobbalzò al suo passaggio nei dintorni. Che i suoi passi troppo vicini ed improvvisi l'avessero spaventata? Non le era parso di aver provocato troppo rumore, anzi era fin troppo silenziosa ma sapeva benissimo quanto ci si potesse estraniare in quel luogo di riposo.

Che tipa, ha perfino rovesciato tutto...

Udì perfettamente le parole di quella curiosa ragazzina amareggiata, perfino nel raccogliere i cocci di quel vaso appariva impacciata e senza un motivo ben preciso compì qualche altro passo verso di lei così da ritrovarsi del tutto all'ombra di un grande cipresso. Perchè avrebbe dovuto scusarsi in fondo? Non era stata colpa sua, ma si sentiva quasi in dovere di farlo vista la sua interruzione non voluta...

- Non volevo spaventarti, se i miei passi improvvisi ti hanno allarmata ti ripago il vaso... -

Stupì perfino se stessa tanta gentilezza, di norma non era nella sua indole intraprendere per prima un dialogo ed osservando la giovane aspettò una risposta. Non riusciva a scorgerne ancora del tutto il viso, ma scrutando di sfuggita il nome inciso su quella lapide e ricollegando le parole di quella ragazzina immaginò si trattasse di una Hyuga.


 
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view post Posted on 16/5/2013, 12:57     +1   -1
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L'acqua del vaso ormai inzuppava tutta la lapide, che sembrava quasi piangere. La piccola Hyuga senza che se ne rendesse conto, era tornata a isolarsi nel suo mondo di dispiacere. Quello che aveva appena fatto sicuramente non l'aveva aiutata a migliorare il suo fermento interiore. Raccoglieva i pezzi di vetro con parsimonia, cercando di non tagliarsi. Sapeva che se ci si metteva d'impegno non avrebbe combinato qualche cavolata delle sue.
Poi improvvisamente, una voce femminile e gentile, le fece ricordare del perché si era spaventata e perché adesso si trovasse a fare quel lavoro. Si girò di scatto, notando un esile figura dai lunghi capelli castani.

- No, no t-tranquilla è colpa della mia s-sbadataggine - disse sorridendo la ragazzina muovendosi agitatamente e alzando forse un po' troppo la voce, presa alla sprovvista.

Quando se ne fu accorta si portò una mano alla bocca, guardandosi intorno preoccupata. Sperava vivamente che nessuno l'avesse sentita. Come le era venuto in mente di parlare così forte in un luogo di riposo? Se ci fosse stato qualche guardiano, l'avrebbe già sgridata. Si grattò la testa imbarazzata, sperando che la nuova arrivata non avesse fatto troppo caso alla sua goffaggine mentre con l'altra mano, strinse il bordo del vestito, come era solita fare per calmarsi.
Ma le sventure di quella giornata non erano ancora concluse. La sua espressione serena anche se impacciata, improvvisamente si tramutò in una smorfia di dolore. Delle enormi gocciolone di lacrime iniziarono a formarsi intorno ai suoi grandi occhi perlacei, mentre lasciava cadere sull'erba fresca i pezzi di vetro insanguinati. Come aveva fatto a dimenticarsi che teneva in mano ancora i cocci?

- Perché tutte a me s-succedono? - disse Chiaki fissando sconvolta la sua stessa mano, ricoperta da quel liquido vermiglio.
 
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view post Posted on 16/5/2013, 14:14     +1   -1
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Ashi ebbe conferma di ciò che aveva immaginato non appena la giovane Hyuga si voltò in sua direzione, in maniera forse fin troppo repentina e sopratuttto usando un tono di voce quasi stridulo per risponderle. Ne fu subito incuriosita, non solo per via di quelle reazioni strane e fuori dall'ordinario, ma anche per quel lieve balbettio che accompagnò la risposta che stava aspettando. La guardò, sbattendo più volte le palpebre e trattenendo un sorriso per quei gesti così impacciati e lontani dal suo modo di fare. Era la prima volta che aveva a che fare con una Hyuga, aveva sentito parlare della rivalità presente fra il suo clan e quello della ragazzina dagli occhi perlacei, ma per lei non esistevano reali motivazioni per dover snobbare una kunoichi talmente impacciata da farle quasi tenerezza. Ovviamente non era un motivo valido per entrarci in confidenza, ma qualcosa l'aveva spinta ad avvicinarsi nonostante il disagio che adesso leggeva nei gesti della ragazza tornata eretta di fronte a sè. Era parecchio più minuta ed esile rispetto l'Uchiha, che già di per se sembrava tutto fuorchè una Genin di Konoha di primo impatto. Il coprifronte che portava in bella vista però, era la prova evidente che entrambe fossero sulla stessa strada...

- Sicura di stare bene? -

Inarcando un sopracciglio continuò a restare ferma di fronte la ragazzina, giocherellando semplicemente con una lunga ciocca di capelli che sfuggiva alla coda alta che era solita portare, passandosela fra le dita in maniera continua. Adesso sembrava quasi terrorizzata all'idea di aver esagerato, come se parlando in quel luogo silenzioso qualcuno potesse punirla o nel peggiore dei casi cacciarla.... Ma oltre loro due, non pareva esserci nessun altro lì nei paraggi da disturbare.

- Che ti prende adesso? Perchè stai piangendo? Guarda che non volevo disturbarti... Me ne vado ok? -

Le lacrime improvvise e copiose della ragazzina la lasciarono quasi sconcertata, non riusciva a comprendere il motivo per cui adesso stesse reagendo in quel modo. Che fosse per via del vaso frantumato? Solo abbassando leggermente lo sguardo, notando così la mano che stringeva i cocci fra le dita, capì che fosse un'espressione dolorante e non malinconica. Com'era possibile essere così sbadati? Presa forse dall'agitazione del momento non si era resa conto di tenere stretti fra le dita quei pezzi taglienti che adesso lasciavano sgorgare dalla ferita del denso sangue color cremisi.

- Fammi dare un'occhiata, non dovrebbe essere profondo... -

Le si avvicinò maggiormente, quasi con cautela per timore che quella strana ragazzina potesse addirittura scappare se la distanza fra loro due fosse stata minore e slegandosi il nastro bello largo che era solita tenera fra i capelli le fece intendere di poterlo usare come mezzo per attutire la fuoriuscita del sangue. Glielo porse, evitando di guardarla troppo negli occhi e metterla così ancor di più in suggestione e sperando che le lasciasse dare un'occhiata a quella ferita. Era semplice educazione forse la sua, anche se era piuttosto stimolata e stranita dai comportamenti di quella sconosciuta.




 
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view post Posted on 16/5/2013, 17:07     +1   -1
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Non sapeva che impressione avesse fatto sulla ragazza che adesso la squadrava tra l'incuriosita e il perplessa ma sicuramente la piccola Hyuga non era una persona totalmente comune. La sua stranezza era stata sempre notata da tutti, per questo veniva discriminata e tal volte derisa. Eppure lei riusciva sempre a risollevarsi, a essere buona e gentile con tutti, senza esclusione di nessuno, nemmeno con le persone che la maltrattavano.
Quello era il suo modo d'essere, aveva capito che non poteva cambiarlo da un giorno all'alto. La bella castana davanti a lei non sembrava intenzionata a prendersela con lei, nonostante la kunoichi dai capelli blu le avesse sconvolto la giornata, anzi, sembrava incuriosita da quello strano atteggiamento così insolito. Chiaki era una Hyuga ma non aveva niente che la caratterizzasse come membro di quel clan, se non i suoi occhi perlacei, vuoti e senza pupilla, che a volte infastidivano o mettevano soggezione chi non era abituato a quello sguardo.
La dodicenne era riconoscibile ma di quella ragazza davanti a lei, non sapeva nulla. Apparteneva a qualche clan? Quanti anni aveva? Forse era più grande, i suoi tratti e le sue forme erano più definite rispetto alle sue, come anche il suo modo di parlare. Solo che quello non era il momento per pensare a queste sottigliezze. La mano le bruciava e le lacrime, indecise sul da farsi venivano trattenute dalla fanciulla perché si mostrasse più forte di quello che sembrasse. Il suo modo di fare aveva preoccupato la sconosciuta che sembrava non sapere come comportarsi, vittima di quella situazione così fuori dal comune, per lei.
La povera dodicenne si sentiva come un nodo in gola, ogni volta che provava a dire qualcosa sembrava che non riuscisse a uscire nessun suono. Che cavolo le stava prendendo? Un po' di sangue le provocava tutto quel turbamento? Eppure non l'aveva mai schifata. Anzi al suo esame genin era stata perfino trafitta alla schiena. E allora cos'era quell'alone negativo che l'avvolgeva? Una strana sensazione la pervase, prima che la sua attenzione venisse riportata sulla giovane che le si avvicinava.
Con un piccolo gesto, si sciolse la sua lunga chioma, afferrando il fiocco e glielo porse. Gli occhi perlacei ancora lucidi, abbandonarono per un attimo lo sguardo di quel liquido rosso e denso per fissare la bella straniera. Le avvicinò la mano dubbiosa, asciugandosi le lacrime con il braccio libero. Bella, forte e sicura di se; ecco come le appariva quella ragazza impegnata a prendersi cura di lei.

- Grazie, m-mi dispiace di averti messa in questa s-situazione... - quasi sussurrò la piccola Hyuga, rivolgendosi dispiaciuta alla sua salvatrice.

Rimase li a guardarla attentamente, un po' dispiaciuta per quella faccenda. Poi prendendo coraggio e non appena, riuscì a muovere di nuovo la mano, gliela porse in segno di saluto.

- P-piacere io sono Chiaki Hyuga - disse la dodicenne, allontanando improvvisamente la mano.

Non era una scelta molto saggia stringere una mano che era stata appena medicata. Così la fanciulla decise di fare un piccolo inchino. L'educazione era una delle basi con la quale era cresciuta anche se i suoi genitori non erano stati mai molto presenti. Le piaceva quella ragazza, chissà che non potesse nascere una bella amicizia?
 
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Aspettò pazientemente che la ragazzina le porgesse la mano, ai suoi occhi appariva quasi come un gattino indifeso in procinto di decidere se farsi soccorrere o meno dal passante di turno... Poteva benissimo rifiutare il suo aiuto, ma sembrava addirittura disgustata da quel liquido rosso che scorreva sulla mano esile e dalle dita affusolate. Alla fine sembrò cedere, alzando lo sguardo verso di lei e lasciando che l'Uchiha potesse afferrare delicatamente quella mano e fasciarla col nastro morbido e setoso. Non prima di essersi accertata che ogni residuo di vetro fosse stato rimosso ovviamente. Cercò di non stringere troppo il tessuto, con dei movimenti fin troppo lenti e delicati ed una volta terminato la rilasciò libera di muoversi... Non era una ferita degna di nota, ne tantomeno profonda ma era pur sempre un taglio e la reazione della Hyuga le aveva fatto talmente tenerezza da lasciarsi immischiare. In fondo era stata lei ad interromperla, sbucandole alle spalle e facendole urtare quel vaso che adesso era disperso in mille cocci sull'erbetta fresca. All'ombra di quell'enorme cipresso i raggi caldi del sole erano solo un vago ricordo, perfino una brezza piacevole arrivò a scompigliare i capelli di Ashi ormai tenuti sciolti e liberi lungo le spalle. Il più delle volte non li sopportava, preferiva tenerli raccolti ed in ordine ma in mancanza di un'elastico o un qualsiasi nastro con cui tenerli a bada dovette arrendersi.

- Non dispiacerti, non è successo nulla di così grave... -

Non capiva il perchè di quel comportamento, che fosse una persona timida ed impacciata era ormai un dato di fatto, ma mai in vita sua aveva avuto a che fare con una personalità talmente disarmante da non lasciar spazio a nessuna delle sue battutine sarcastiche o alla sua indifferenza. Anzi, nonostante la curiosità che la spingeva a restare ancora in presenza della ragazzina, sentiva perfino una strana quiete forse dovuta alla tranquillità ed il silenzio del posto.

- Ashi, piacere mio... -

Era sul punto di porgerle la mano, così da ricambiare quel gesto educato dopo essersi presentata, ma ancora una volta la ragazzina a cui adesso poteva attribuire un nome la spiazzò. Una semplice stretta di mano poteva bastare, avrebbe potuto usare quella non fasciata ma forse per un'educazione estrema o semplicemente per il suo essere preferì inchinarsi appena, lasciando Ashi quasi a bocca aperta. Scosse la testa, ridacchiando fra e se e se ma non deridendo Chiaki. Era semplicemente divertita.

- Sta attenta comunque, ci sono cocci sparsi e tu sei a piedi nudi... Dove sono finite le tue scarpe? -

Perfino il suo tono di voce era notevolmente più divertito adesso, ma comunque pacato e cordiale. Per quanto amasse apparire altezzosa al momento non ne vedeva la necessità, specie con una giovane Hyuga che non poteva essere di certo una minaccia. Nemmeno quegli occhi perlacei e privi di pupilla la mettevano in una situazione di disagio, anche se di norma erano i suoi occhi verdi e magnetici a far distogliere lo sguardo per quanto freddi e penetranti potevano apparire. Studiava, osservava e scrutava ogni piccolo dettaglio dell'ambiente e chi la circondava. Esattamente come adesso, sebbene apparisse educata e cordiale, stava quasi analizzando mentalmente Chiaki.



 
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view post Posted on 16/5/2013, 21:35     +1   -1
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Il contatto con la mano calda della ragazza, le trasmise un dolce tepore. Sicuramente era stata troppo all'ombra di quell'enorme albero, che aveva fatto rinfrescare la sua pelle chiara. La ragazza aveva un tocco veramente delicato, se non la stesse guardando, nemmeno se ne sarebbe accorta che aveva già completato l'opera. Fissò quel nastro di splendida fattura, mentre il sangue lo bagnava sporcandolo.
Non era la prima volta che si tagliava, abituata com'era a lavorare in cucina; senza contare che era pur sempre una kunoichi e aveva già affrontato una missione. Una D ma era pur sempre una missione, fuori da quelle quattro mura. Forse aveva fatto leggermente la figura della piagnucolosa ma in parte non era stata colpa sua. Quel sangue, aveva acceso qualcosa in lei. Una tristezza straziante che non le apparteneva. Che fosse stata attivata già dal malumore nel parlare con quella lastra bianca, così fredda e distaccata.

- Era un così bel n-nastro... - disse Chiaki alzando gli occhi, continuando a sentirsi leggermente in colpa.

Forse era il fatto che fosse una donna o forse semplicemente le cure che aveva avuto verso di lei ma nonostante la timidezza continuava a farla balbettare, la genin aveva realizzato che non si sentiva poi così a disagio a parlare con quella sconosciuta. I suoi occhi di quel verde smeraldo, fermi e posati, le ricordavano tanto quelli di suo padre. Sembrava quasi più lei sua figlia che la stessa dodicenne.
A quel pensiero gli uscì spontaneo un sorriso divertito. Si trovarono finalmente entrambe a presentarsi, anche se le risultò curioso che la bella castana non avesse rivelato il suo cognome, forse voleva rimanere un po' nell'anonimato o semplicemente Chiaki era stata troppo formale.
Non appena Ashi le fece notare, i cocci che erano ancora a terra, alzò istintivamente un piede, quasi come se quei pezzi di vetro potessero iniziare a muoversi da soli e attaccare la sua pelle delicata. Facendo particolare attenzione indietreggiò di qualche passo, schivando un possibile pericolo che le sarebbe costata un altra fasciatura.

- G-grazie mi hai salvato da un altro p-possibile incidente - disse ridacchiando la giovane dai capelli blu - C-comunque io non indosso calzari, mi sento m-molto più a mio agio così. Mi piace avere la p-pelle a contatto con la natura, sentire i diversi cambiamenti a-ambientali e ascoltare gli a-avvertimenti che mi trasmette la terra stessa. Cosa mi comunicherebbe un paio di s-scarpe?

Non voleva essere un rimprovero, voleva cercare di far capire cosa provasse lei in quel momento. Più che una domanda verso Ashi, era qualcosa che chiedeva a se stessa, come se non si sapesse spiegare perché solo lei avvertiva tutto quello. I fili d'erba che le accarezzavano le caviglie e la terra umida sotto alla pianta, una sensazione a cui non avrebbe rinunciato per niente al mondo. Forse non era una cosa molto igienica, questo era pur sempre vero ma la piccola Hyuga era una ragazza minuziosamente pulita, sapeva sempre rimediare a questi piccoli dettagli.

- F-forse indossandole starei più sicura ma ti a-assicuro che nei boschi di Konoha non ce n'è assolutamente b-bisogno. Sai di questo villaggio c-conosco a malapena questo luogo. Tu invece, vivi nei d-dintorni? - chiese sorridendo la fanciulla, mostrando il leggero rossore che appariva vistoso, sulla sua carnagione quasi albina.
 
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view post Posted on 17/5/2013, 02:19     +1   -1
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Fece semplicemente spallucce al commento di Chiaki su quel nastro ormai imbrattato di sangue ed avvolto a quella manina dolorante... Preferiva veder quella ferita fasciata e curata anzichè un bel nastro pulito in fondo, ma la giovane Hyuga pareva talmente sensibile da provar dispiacere perfino per un semplice pezzo di stoffa. Nemmeno per un secondo le passò per la mente che fosse una maschera quella della ragazzina, stranamente sentiva che quello fosse il suo vero modo d'essere ed anche se era così lontano dal suo non riuscì a trarne qualche critica o commento negativo. La ascoltò, si limitò a lasciarla parlare quando finalmente sembrò prendere più confidenza con l'Uchiha che non perse una sola parola di quella spiegazione sulla mancanza di calzari. Una spiegazione dettagliata, ma comunque al di fuori dal comune visto il luogo in cui si trovavano. In realtà sarebbe stata una scelta strana in qualsiasi altra terra, come poteva una kunoichi intraprendere lunghi viaggi a piedi nudi? Abbassò lo sguardo sui suoi calzari, continuando a torturare una ciocca di capelli fra le dita e non riuscendo nemmeno lontanamente ad immaginarsi mentre si aggirava per il villaggio in quel modo.

- Sarà che non possono comunicarmi nulla, ma perlomeno cammino tranquilla senza il timore di beccarmi chissà cosa... -

Non aveva visto le frasi della Hyuga come un rimprovero, ne tantomeno il suo appariva come tale ma non poteva condividere quel modo di pensare, anche se spesso e volentieri si era ritrovata anche lei a passeggiare a piedi nudi sull'erbetta fresca. Erano questioni non paragonabili però, un conto era lasciarsi avvolgere dalla natura e voler sentire il contatto con essa restando a piedi nudi in qualche occasione, tutt'altra storia era conviverci ogni giorno.

- Nei boschi di Konoha? Io vivo a qualche decina di minuti da qui, tu vivi al di fuori del villaggio? Scelta strana per una Hyuga... -

Maggiormente parlava con lei, più veniva incuriosita da quella sconosciuta che ora più che mai le appariva un'enigma. Le aveva rivelato di non conoscere molto quel luogo, ma non capì se si riferisse semplicemente al cimitero o al villaggio di per se. Era possibile per una Genin di Konoha vivere talmente estraniata dalla realtà? Arrossì perfino senza un motivo apparente, cosa che fece aumentare la curiosità in Ashi e la spinse a sostare ancora all'ombra di quel cipresso.

- Che ragazzina strana... -

Un semplice pensiero, positivo probabilmente oltre le apparenze, che accompagnò i suoi passi mentre si portava verso quella lapide di pietra fredda. Un Hazuki Hyuga era inciso in maniera indelebile, ma non osò volgere domande a riguardo o chiedere qualcosa di così privato alla ragazzina che probabilmente la osservava. Si chinò, raccogliendo quei pochi cocci rimasti lì sparsi e radunandoli in un piccolo angolino solo per poter poi mettere insieme quei gigli bianchi dispersi insieme ai frantumi del vaso. Come minimo se ci avesse riprovato Chiaki si sarebbe ferita ancora, mentre lei con calma e delicatezza riuscì a non tagliarsi e a sistemare quei fiori. Erano candidi e delicati, molto simili all'idea che si era fatta di quella nuova conoscenza.


 
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La bella castana non appoggiava le sue idee sui calzari ma chi l'avrebbe fatto in fin dei conti? A Chiaki non le importava del giudizio altrui o almeno provava a non farci troppo caso. Se c'era una cosa che aveva imparato proprio dagli errori altrui, era non giudicare in base alle apparenze. Lei aveva qualcosa di speciale, nonostante la sua timidezza riusciva a integrarsi perfettamente con tutti.
Maltrattata o malmenata, lei non si scoraggiava mai. La voglia di creare legami e di conoscere il mondo, la caratterizzavano più di ogni altra cosa. Sciocco parlare di argomenti così futili proprio in un luogo sacro. Eppure Hazuki se realmente la stava guardando dall'alto, avrebbe sorriso a quella scena; era così la piccola Hyuga, buffa nella sua semplicità. Le due fanciulle appartenevano a due mondi diversi, stesso villaggio, steso rango, si ma i loro caratteri sembravano così discordanti; eppure nessuna delle due aveva fatto nessun passo per andarsene da li.
Il fatto che si fossero trovate proprio nel cimitero, in quella giornata era solo un caso o frutto di qualcosa di qualche piano più macchinoso? Nessuno, solo loro, persi in quei discorsi futili ma divertenti. Abbandonando per un attimo la tristezza che quel luogo trasmetteva, le lacrime versate e i ricordi sbiaditi. L'enorme albero dietro di loro ondeggiava ogni qual volta una folata di vento forte lo smuoveva, creando giochi di luce che si riflettevano sulla loro pelle.

- S-si, diciamo che la storia della mia f-famiglia è un po' c-complicata - disse la fanciulla portandosi un dito alla bocca, pensierosa e cercando le parole più facili per spiegarla - M-mio padre non appartiene al clan e mia madre s-scappò per inseguire il suo sogno d'amore piuttosto che altri già i-impostagli. A malapena conosco la r-residenza Hyuga.

In realtà era un argomento abbastanza delicato, eppure lei ne parlava come se fosse la cosa più normale al mondo. L'aveva rivelato istintivamente, senza pensare se ci sarebbero stati dei risvolti negativi. La sua ingenuità o la sua spontaneità, varcavano soglie dell'inverosimile a volte. Andava fiera della scelta che aveva fatto sua madre, lottare contro tutto e tutti per coronare il suo desiderio. Aveva un futuro importante davanti, eppure aveva rinunciato a tutto quello per una scelta pericolosa per se stessa e per chi le stava intorno.

- Com'è vivere nel v-villaggio? Io mi perdo persino quando vado a fare s-spesa... - disse la ragazzina dai lunghi capelli blu, facendo uscire un risolino dalla sua bocca.

Le due continuavano a parlare come se niente fosse. Poi, Ashi attirata ancora dal disastro combinato dalla piccola Hyuga si accinse ad aiutarla a fare ordine su quella lapide ormai spoglia. I fiori sparpagliati disordinatamente, circondavano la bianca pietra, dove l'unico segno di distinzione rispetto alle altre, era quel nome inciso. Si chinò anche Chiaki accarezzandosi la benda e osservando il lavoro accurato della sue nuova conoscenza.
Era molto brava, veloce e pratica, quasi invidiava il suo modo di essere così precisa. Diede uno sguardo alla tomba, per poi posare i suoi candidi occhi sulla giovane al suo fianco.

- Sei molto gentile, io e mamma t-te ne siamo immensamente g-grate... - disse facendo un dolce sorriso mentre le sue gote, si tingevano nuovamente di rosso.
 
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view post Posted on 17/5/2013, 19:41     +1   -1
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Il destino sapeva essere infido a volte, spietato e subdolo. Altre invece, poteva riservare degli attimi piacevoli ed inaspettati. In quella mattinata infatti, Ashi non avrebbe nemmeno lontanamente potuto immaginare ciò che il percorso naturale degli eventi le aveva riservato. Un incontro casuale, delle semplici chiacchiere scambiate e chissà cos'altro il fato aveva in serbo per due giovani Genin della Foglia così differenti, ma al tempo stesso vicine sotto molti aspetti. Forse per ingenuità o semplicemente per cortesia, ma Chiaki pareva essere molto più aperta e propensa a raccontarsi di fronte quella sconosciuta che continuava ad ascoltarla ed osservarla con la coda dell'occhio ora che si era accomodata ai piedi di quella lastra fredda e così estranea per lei. La Hyuga parlava di una famiglia complicata, di una storia d'amore probabilmente finita in tragedia e del motivo per cui era così estranea a quei luoghi del villaggio. In minima parte si immedesimò in quel breve racconto, scoprendo con suo stupore quanti punti in comune avesse con quella ragazzina dagli occhi malinconici ma sognanti al momento. Probabilmente era persa in qualche pensiero romantico, mentre Ashi in realtà non riusciva ad essere razionale riguardo una scelta del genere. Non aveva mai provato quel sentimento, era ancora giovane in fondo e non poteva di certo giudicare chi per amore aveva preso una decisione del genere. Come sua madre, una giovane Uchiha che aveva rinunciato a tutto pur di potere vivere una vita semplice affianco all'uomo che amava. Che perfino le loro storie passate fossero simili per pura coincidenza? Non credeva molto al destino, pensava piuttosto che ognuno scrivesse da sè il proprio cammino ma era intrigante perfino ai suoi occhi quella situazione di pura casualità.

- Anche mia madre ha abbandonato il suo clan per poter stare con mio padre... Lei era debole di salute e lui non apparteneva a nessuna casata, non era nemmeno uno Shinobi della Foglia quindi immaginati lo scalpore... Un' Uchiha che rinuncia a tutto per amore, o perlomeno questo è quello che mi è stato raccontato... Ero ancora troppo piccola... -

L'argomento non era solo delicato, ma anche triste sotto certi punti di vista. Chiunque viveva sotto le regole e le imposizioni di un determinato clan, avrebbe mai potuto reputarsi libero e decidere della propria vita? Aveva sempre desiderato ritagliarsi uno spazio tutto suo nel clan Uchiha, ma era sul serio pronta a rinunciare a quella libertà per la quale sua madre aveva lottato? In realtà non si era mai posta quel problema, la sua giovane età la tradiva parecchio su scelte così importanti e l'unica decisione che aveva preso al momento per il suo futuro era quella di diventare sempre più forte, così da riuscir a proteggere se stessa ed i più deboli. Poteva reputarla come una vocazione o semplice devozione verso il villaggio in cui era cresciuta, a differenza della ragazzina affianco a se che avrebbe lottato per un villaggio che nemmeno le era familiare. Che fosse anche per lei una sorta di riscatto con se stessa? Non la conosceva ancora abbastanza, ne sapeva la sua storia per poter fare paragoni con se stessa.

- Per me è una cosa normalissima, non so spiegartelo... Ma non è così male vivere a Konoha, se vuoi posso farti da guida a volte così da non perderti... -

Forse per la prima volta sorrise spontaneamente e non mostrando il suo solito sorriso di circostanza ed educato. L'argomentazione del discorso si era fatta nuovamente più leggera, mentre Ashi terminato quel lavoretto con i fiori potè accomodarsi a gambe incrociate sul manto erboso ed alzare lo sguardo verso il cielo sereno e contornato solo da qualche nuvoletta bianca e vaporosa. L'ombra del grande cipresso le permetteva di restare al fresco, non un raggio di sole filtrava dalla folta chioma di quell'albero sempreverde che di tanto in tanto veniva scosso dal venticello piacevole. I suoni della natura erano talmente ammalianti per il suo udito che socchiuse perfino gli occhi, canticchiando sottovoce e solo ricordandosi di non essere sola terminò quella sua melodia durata pochi attimi. In fondo, non era solo la piccola Hyuga ad avere una personalità curiosa.
 
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view post Posted on 20/5/2013, 20:48     +1   -1
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Si trovarono entrambe li, ai piedi della lapide della madre di Chiaki che silenziosamente vegliava su di loro, quasi supervisionando la splendida conoscenza che aveva fatto la sua piccola. Forse quello era anche il modo per parlare con qualcuno, era da tanto tempo che non vedeva suo padre e passare intere giornate da sola per una ragazzina di dodici anni non era proprio il massimo.
Semplice e spensierata, la kunoichi dai lunghi capelli blu si meravigliò nell'ascoltare il racconto breve ma significativo sui suoi genitori. Le piaceva il fatto che si fosse aperta con lei, alla fine era sempre un argomento abbastanza delicato, eppure l'aveva fatto. Questo le cullò in parte il suo triste cuore, la paura di poter essere troppo azzardata nasceva sempre dopo che aveva detto qualcosa a sproposito. Non lo faceva apposta ma le usciva spontaneo, forse perché non ci ragionava troppo su ma seguiva soprattutto i suoi sentimenti.

- Q-quindi sei un Uchiha? Sono stata in m-missione con un certo Takeshi qualche m-mese fa...lo conosci? È un tipo m-moretto con un carattere abbastanza f-freddo ma alla fin fine si è r-rivelato essere un ottimo compagno - disse la Hyuga ricollegando i suoi ricordi.

Era da parecchio tempo che non lo vedeva. Non amava molto frequentare quei posti, forse la colpa era stata anche sua. Aspettava con ansia che le assegnassero un'altra missione per far vedere il suo valore a Takayoshi. Eppure, ci mettevano così tanto per richiamarla. E lei che pensava di aver fatto un buon lavoro, forse si stava solo illudendo?
Sicuramente avevano saputo dei suoi voti non eccellenti nell'accademia e la stavano ancora mettendo alla prova, forse sarebbe stata solo questione di tempo. E se fosse successo qualcosa a Takeshi? Scosse la testa, scacciando quel brutto pensiero. No, lui non era così debole, cosa stava pensando.

- Le storie dei nostri g-genitori sembrano così s-simili. Non me lo sarei mai a-aspettato. Mi piacerebbe un giorno c-conoscere la tua f-famiglia. S-sai io e mio padre... - la genin fece una piccola pausa, abbassando lo sguardo - Non parliamo m-molto.

Le ritornò in mente suo padre in lacrime mentre prendeva a pugni un albero, distrutto nell'animo abbandonato da solo con una figlia piccola a cui badare. Non aveva rinunciato a tutto come sua moglie ma aveva rinunciato a parte della sua vita per lei. Il fatto di averla persa era un peso al cuore, troppo grande da sopportare. Chiaki non riusciva bene a intenderlo, anche a lei mancava ma aveva bisogno di qualcuno che le desse l'affetto, qualcuno che la capisse.
Si era dovuta rialzare con le sue forze, sostenendo il suo unico genitore ancora in vita. all'ombra, occupandosi delle piccole cose; come la casa o un pasto caldo al suo ritorno. Per fare ciò però aveva dovuto pagare un pegno, le sue insicurezze e le sue paure erano accresciute. Fortuna il bene che voleva a sua madre era sempre vivo in lei, il suo unico desiderio era essere come lei e continuava a ripeterselo. Non avrebbe tradito la sua fiducia anche se non era più li con lei.

- F-fortuna che c'è mamma che mi ascolta s-sempre - disse sorridendo, cercando di non essere troppo giù di morale; anche se in quel luogo non era poi così sbagliato esserlo.

Non poteva scaricare quel peso anche sulla bella castana. Anche se condividevano una storia così simile, si sentiva un peso. Come se stesse usufruendo egoisticamente della situazione per gettare su di lei le sue pene. Il suo carattere buono e gentile non le permettevano di mettersi davanti agli altri per nessun motivo. Con la proposta dell'Uchiha, Chiaki cambiò totalmente espressione. Distolse gli occhi dall'erbetta umida per l'acqua versata e prese per le mani della sua nuova conoscenza.

- Dici d-davvero? - disse la kunoichi guardandola con il suo sguardo dolce e luccicante.

Le aveva proposto solo di farle da guida qualche volta e alla piccola dodicenne chissà cosa le sembrava. C'era Mirai che ogni tanto la portava da qualche parte ma era perennemente immersa nel lavoro della residenza che la sfruttavano fino allo sfinimento. Non era poi così vantaggioso nascere nella rinomata casata Hyuga, quando facevi parte del ramo cadetto.
Forse era un po' per paura, un po' per titubanza che non amava arrivare fino ai confini del villaggio. Strano a dirsi per una ragazzina di quell'età che si trovava meglio in boschi pieni di pericoli che in una città con numerose persone che la potevano fissare. Mentre Ashi si accingeva a sistemare ancora quel disastro che aveva combinato la piccola fanciulla scalza, Chiaki non poté che porle la domanda che si era fatta in precedenza.

- S-sai se qualcuno in questo p-posto si occupa di mettere f-fiori così belli, in tutte le t-tombe? - chiese incuriosita la giovane, continuando a guardarsi intorno.

Era la prima volta che si recava li e non conosceva bene come funzionasse la manutenzione di un cimitero. Eppure proprio come si era interrogata prima, non poté rinunciare di rendere partecipe anche quella ragazza. Che domande sciocche stava facendo, che ne poteva sapere lei? Fu solo allora che si coprì il viso con le sue manine, cercando di nascondere la sua vergogna, mentre il suono di una melodia dolcissima aleggiò per un breve istante nell'aria.
 
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view post Posted on 22/5/2013, 00:43     +1   -1
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Per lei probabilmente era stato scontato omettere il fatto che appartenesse al clan Uchiha, non di proposito ovviamente, ma non ne vedeva l'utilità di utilizzare anche quel nome in una presentazione. Non voleva essere conosciuta solo per quello, anche per via di etichette che non avrebbe mai voluto associate al suo nome. Preferiva essere semplicemente Ashi, anche se non avrebbe di certo destato timore una giovane Kunoichi di Konoha ancora alle prime armi.

- Si, sono un Uchiha, ma non ho rapporti con nessuno del mio Clan... Non conosco questo Takeshi mi spiace... -

Preferì tagliare corto riguardo quelle storie, anche perchè non avrebbe avuto modo di aiutare la giovane Hyuga. Aveva sì conosciuto qualche membro del clan, ma non era abbastanza inserita per poter conoscere altri giovani Genin o studenti. Non era nemmeno mai stata inserita in un gruppo o compiuto una missione, cosa che invece la piccola Chiaki aveva sperimentato. All'apparenza così fragile, probabilmente quella ragazzina era molto più forte di quanto potesse far credere. Forza che nemmeno lei credeva di poter avere sicuramente a giudicare da quegli atteggiamenti talmente sconnessi ed impacciati. Perfino il suo modo di parlare era contagiato da quell'insicurezza che le si leggeva nelle espressioni del viso, che più volte mutarono in base a ciò che la sua voce bassa e dolce pronunciava. Parlava di un rapporto complicato con suo padre, ma lei avrebbe rinunciato a qualsiasi cosa pur di avere almeno una presenza paterna al suo fianco. Aveva evitato di proposito anche di far riferimento ai suoi genitori e al fatto che non potesse presentarglieli per evitare di farla intristire maggiormente, cosa alla quale sembrò pensarci da sola. Il ricordo della madre defunta le riportava sicuramente bei ricordi, tanto da farla tornare a sorridere e con lei anche Ashi sembrò rasserenarsi nuovamente. Non era brava nel stringere rapporti, se la ragazzina fosse scoppiata di nuovo in lacrime stavolta non avrebbe saputo consolarla...

- Non essere triste... Anche se tua madre è scomparsa, l'affetto che provi per lei non svanirà mai. E' vero non potrai più sentire la sua voce o abbracciarla, ma il ricordo che avrai di lei vivrà per sempre in te. I ricordi a volte possono essere più forti di qualsiasi abbraccio o parola. -

Ebbe appena il tempo di pronunciare quelle parole, prima che Chiaki le afferrasse improvvisamente le mani e mutasse nuovamente espressione. Perfino il suo sguardo era strano, non più malinconico ma quasi luccicante e talmente addolcito da far quasi scoppiare in una fragorosa risata l'Uchiha. Come poteva cambiare così velocemente umore? Avrebbe potuto imparare molto da quella ragazzina alla quale stava permettendo fin troppo confidenze, anche se non si stava di certo mettendo del tutto a nudo.

- Certo, se ti fa piacere si... -

Ritirò istintivamente le mani dopo qualche attimo di contatto, non per una reale motivazione ma semplicemente per paura di farle male alla mano dolorante probabilmente e prima ancora che potesse pensare a qualcosa o ritornare a guardarsi intorno Chiaki l'interruppe con una domanda che la incuriosì subito. Si fece pensierosa, anche se sapeva già la risposta cercò di capire il motivo di quella richiesta e solo posando lo sguardo su quei fiori che aveva appena sistemato immaginò che non fossero stati portati lì dalla Hyuga che appariva confusa, anzi più che altro imbarazzata, talmente tanto da coprirsi il viso ed ondeggiare appena.

- Per quanto ne so, no... Non mi pare ci sia questo tipo di manutenzione... -

Da anni varcava le soglie di quel posto, non poteva definirsi un'abitudinaria ma perlomeno sapeva che le tombe dei suoi genitori non erano mai state provviste di fiori se non quelli portati da lei stessa. Inarcò un sopracciglio, scuotendo quasi esasperata la testa visto che Chiaki era troppo occupata a vergognarsi piuttosto che ascoltarla e portando le mani su quelle della ragazzina cercò di liberarle il viso. Magari avrebbe potuto aiutarla a diventare più sicura di sè, pensiero che la fece subito inscurire in volto. Non voleva creare altri rapporti, non dopo tutte le perdite che aveva subito ma chissà perchè sentiva già una sorta di legame. Che le ricordasse qualcuno? No, non era solita rimpiazzare la gente ma per una ragione a lei sconosciuta sapeva di potersi fidare. Cosa curiosa per lei che non riponeva fiducia quasi in nessuno e probabilmente proprio per questo pensiero distolse lo sguardo dalla ragazza coi lunghi capelli blu per tornare a guardare il cielo. Sembrava pensierosa, ma in realtà era semplicemente persa in quella vista.

 
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view post Posted on 22/5/2013, 20:27     +1   -1
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La piccola Hyuga la guardò incuriosita. Effettivamente era vero, le aveva già detto che sua madre aveva abbandonato il clan per amore e allora perché aveva nutrito per un attimo la speranza che conoscesse Takeshi? Improvvisamente le comparse nella mente quei due occhi rossi che la fecero rabbrividire. Non sapeva cosa avessero di strano eppure in parte la intimidivano, forse era dovuto allo sguardo impassibile di lui, oppure semplicemente quel colore che le ricordava così tanto il sangue.
Lei non poteva certo dire niente, aveva gli occhi del colore delle nuvole con una totale assenza di pupilla eppure non riusciva a togliersi quell'impressione negativa. Forse un giorno, quegli occhi che adesso la intimorivano l'avrebbero salvata da molteplici pericoli ma quel futuro era ancora lontano.
La ragazza di fianco a lei provò a tagliare il discorso, come se fosse infastidita ma la genin non notò nulla di tutto questo. Troppo impegnata a viaggiare nella sua mente alla ricerca di domande e curiosità, verso quella sua nuova amicizia. Apprezzava il fatto che le si fosse seduta affianco e le tenesse un po' di compagnia, un gesto strano dopotutto per due ragazze così diverse che se fossero andate in accademia insieme, nemmeno si sarebbero considerate probabilmente.

- Ah quasi dimenticavo le p-presentazioni! Lei è Hazuki, la mia m-mamma. Anche se p-probabilmente lo avevi già capito - disse la dodicenne grattandosi la testa imbarazzata - Le stavo r-raccontando della mia prima m-missione...tu ne hai affrontata qualcuna?

La fanciulla non aveva minimamente fatto caso come Ashi se la stesse cavando bene a evitare alcuni argomenti. In fin dei conti era meglio così, la sua curiosità rasentava livelli incredibili ma era pur sempre rispettosa nei confronti degli altri e quindi non avrebbe insistito ulteriormente. Anche se i suoi atteggiamenti potevano mascherare il lato forte di lei, c'erano situazioni e momenti in cui si sarebbe potuta dimostrare molto più utile e giusta di altri; forse era proprio questa la sua forza, la bontà e la generosità che teneva dentro al cuore.
Nemmeno lei si conosceva completamente, era uscita da poco da quel guscio che l'aveva isolata ma protetta dal male del mondo, venire a contatto con nuove persone e creare legami era qualcosa che fino a quel momento aveva pensato fosse impensabile. Credeva di essere odiata da tutti, proprio come era successo durante l'apprendimento per diventare ninja.

- Non hai paura di s-svegliarti un giorno e non r-ricordare più il volto delle persone che ami? Papà dice che a-assomiglio molto a lei ma io quando mi guardo allo s-specchio, non riesco a m-mettere a fuoco il suo volto - disse la ninja perdendosi nuovamente tra le incisioni sulla tomba.

In tutta la sua vita quella era la prima volta che affrontava un argomento del genere con qualcuno. Sentimenti contrastanti, sofferenza e paura, emozioni così simili che l'avevano portata a isolarsi. Ashi non sapeva quanta indifferenza le avesse donato il suo genitore ancora in vita che non riusciva a uscire da quell'universo fatto di ricordi. Avrebbe voluto prenderla per mano e farle vedere la prigione naturale che l'avevano tenuta nascosta per tutti quegli anni agli occhi del mondo.
Non per punizione ma per mostrarle quella parte di se che spesso rimaneva nascosta. Non voleva essere additata come una persona triste e sola, però voleva condividere con qualcuno le sue pene. Mirai nonostante fosse una delle sue più care amiche, non conosceva questa parte di lei. Non la poteva aprire con chiunque, doveva essere il momento e le emozioni giuste a parlare nell'istante opportuno.
L'amore per la donna che l'aveva messa al mondo non sarebbe mai scomparso, aveva ragione la bella castana. Doveva prendersi cura di suo padre, adesso che lei non c'era più. Avrebbe fatto di tutto per renderlo felice. Non importava come la trattava o l'indifferenza, si era fatta una promessa e l'avrebbe portata a termine.

- Che ne dici di d-domani? U-ultimamente sto sempre a casa da sola. S-sempre se vuoi... - disse la ragazza dai lunghi capelli blu facendo un piccolo sorriso imbarazzato.

A parte occuparsi delle faccende di casa e della cena che preparava ogni sera nella speranza che il suo genitore si facesse vivo, non aveva nulla da fare. Si la sua abitazione non era sicuramente così piccola da gestire ma sapeva bene come gestirsi il tempo, avrebbe recuperato qualche altro giorno, non era un problema. Una distrazione dagli allenamenti mattutini ci sarebbe voluta. Non voleva essere invadente per questo abbassò lo sguardo lanciando quella proposta, senza che la sua compagna dovesse dare una risposta affrettata. I suoi atteggiamenti sembravano divertire l'Uchiha che non la guardava più indifferentemente.
Lasciandole intravedere di tanto in tanto i suo bellissimo sorriso, che chissà per quale motivo preferiva tenere quasi tutto per se. Chiaki riusciva a leggere in lei veramente tanta dolcezza, non sapeva minimamente che era solo un caso che la stesse donando proprio a lei. Il suo gesto improvviso, si sciolse dopo un po' lasciando solo un leggero arrossamento sulle gote della kunoichi. Aveva reagito così istintivamente che si era presa confidenze che probabilmente nemmeno le appartenevano.
L'imbarazzo crescebbe mano a mano che si rendeva conto quanto parlasse a sproposito. Fortunatamente Ashi non faceva caso a quelle cose, anzi con un gesto cercò di scostare le manine dal volto dell'altra ragazza. Doveva avere più sicurezza di se stessa e a quel calore caldo, la piccola Hyuga la fissò stupita per poi tornare sorridente. Un'increspatura che le uscì del tutto naturale, come l'aria che gli scompigliava i capelli portava con se odori lontani e vicini, comuni e sconosciuti.

- Scusa la mia d-domanda sciocca, è che u-ultimamente me ne capitano di cose strane... - disse pensierosa la genin, tornando a guardare il cielo immacolato.

Rimuginò in tutte quei fatti velati dal mistero che ancora erano un interrogativo per lei e che continuava a pensare giorno e notte. Il suo cambio di atteggiamento improvviso nei confronti di Takeshi, movimenti che aveva fatto il suo corpo senza che se ne accorgesse o se ne ricordasse, quella donna dai capelli blu che sembrava conoscere molto di lei e che non riusciva a rendersi conto se fosse stata tutto frutto di una sua immaginazione o parte della realtà, la sensazione strana che le aveva provocato il sangue prima e infine quei fiori, chi li aveva messi e perché? Se continuava così, la sua curiosità l'avrebbe fatta impazzire un giorno.
 
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view post Posted on 24/5/2013, 01:24     +1   -1
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I minuti trascorrevano, ma entrambe le giovani fanciulle non si rendevano conto del tempo che passava troppo occupate a conoscersi almeno superficialmente. Più parlavano e maggiormente Ashi si rendeva conto di quante diverse fossero, nonostante i molti punti in comune. Forse erano proprio quelli a tenerla ancora ben salda lì, seduta al fianco di Chiaki a fissare il cielo nitido e soleggiato. Era calato il silenzio, per qualche attimo entrambe forse perse nei propri pensieri o semplicemente ammaliate dalla bellezza della natura e la quiete che avevano trovato sotto l'ombra di quel cipresso. Ancora una volta però, fu Chiaki a riprendere parola e lasciando spuntare un ennesimo sorriso sul volto dell'Uchiha si guadagnò anche un lieve cenno del capo della stessa. Quasi un saluto verso la madre defunta, presentatagli in circostanze non proprio felici ma comunque singolari. Evitò qualsiasi commento però, forse per paura di non trovare parole giuste e rovinare quell'atmosfera di tranquillità e pace interiore guadagnata chissà come. Che fosse la presenza così buffa della Hyuga a trasmettergli quegli stati estranei alla sua persona?

- Non ancora in realtà, sono Genin da poco tempo... -

Era curiosa, come aveva immaginato quella Kunoichi al suo fianco sapeva combattere ed era perfino qualche passo avanti rispetto a lei, ma era seriamente interessata nel vederla all'azione. Che quando si trovasse in situazioni diverse il suo animo temerario spuntasse fuori, lasciando da parte la goffaggine? Era pur sempre una Hyuga, di certo portava onore al suo Clan ed il fatto che avesse compiuto di già una missione provava che fosse all'altezza del ruolo che ricopriva. Inesperta sicuramente, come lei d'altronde, ma col passare del tempo e crescendo avrebbero maturato quell'esperienza che solo in battaglia o missioni poteva svilupparsi.

- Anche se la figura corporea svanisce, è quella dell'anima a continuare a vivere in noi... Non ricorderai il volto di tua madre, ma senti ancora quell'amore incondizionato che ti terrà legata a lei per sempre... -

Fu lei a cambiare espressione dopo quell'affermazione che forse cercava di usare anche per se stessa riguardo quell'argomento. Chiaki aveva ragione, anche lei non distingueva più nitidamente i volti dei suoi genitori ed il piccolo fratellino, in fondo erano passati troppi anni ed anche se non ne fece parola rimuginò su quella che poteva reputarsi una paura. Ricordava perfettamente i capelli lunghi e setosi di sua madre, quegli occhi scuri ed impenetrabili di primo impatto, a differenza di quelli di suo padre verdi e cristallini come i suoi. Le bastava ripensare a quegli occhi così colmi d'amore nei suoi confronti per essere sicura di non essere sola. Se aveva paura? Si, era inevitabile. Ma non avrebbe rimosso quella paura, l'avrebbe affrontata. Pensieri troppo contorti forse, segno di un'animo combattuto ed irrequieto, ma che svanirono nell'attimo in cui un soffio di vento più audace le scompigliò i capelli riportandola alla realtà.

- Mh, domani? Va bene, non vorrei ti perdessi per il villaggio la prossima volta quindi è meglio prevenire... -

Cercò di sistemarsi i lunghi capelli corvini, riportandoli al proprio posto mentre rispondeva forse troppo in ritardo alla ragazza che adesso le ritornava a sorridere in un misto di imbarazzo e gratitudine. Probabilmente viveva nella foresta con suo padre, ma le aveva appena detto di restare tutto il giorno da sola. Anche lei non aveva molta compagnia, a parte la sua pazza governante che l'aveva cresciuta ed un'amica d'infanzia che da qualche tempo sembrava scomparsa nel nulla. Nessun parente, nessun legame intimo che poteva reputarsi profondo ed importante. Che fosse in procinto di crearne uno? Non era solita far progetti del genere, anzi di norma non avrebbe nemmeno passato tanto tempo con un'estranea e soprattutto in un cimitero ma era da tanto, troppo che non parlava così liberamente con qualcuno.

- Ma perchè si scusa sempre? - Pensò, prima di riflettere sull'affermazione della ragazza e rivolgere forse per la prima volta una domanda senza tornaconti. Era brava ad ascoltare, forse non un'ottima amica per ricevere pareri o consigli, ma stava provando ad esporsi almeno un minimo.

- Cose strane di che genere? -

La osservò ancora, adesso era Chiaki ad essersi fatta pensierosa ed approfittò del suo essersi persa con lo sguardo in un punto indefinito per studiarla. La sua testolina era in continuo fermento, non riusciva a non analizzare ogni piccola cosa che la circondasse ed adesso la sua attenzione era impuntata su quella ragazzina assolutamente singolare. Quegli occhi perlacei erano la fonte principale della sua curiosità molto probabilmente, ne aveva sentito parlare ma mai visti in azione. Avrebbero dovuto incutergli soggezione o anche solo inquietudine, ma l'unica cosa che riusciva a leggerci dentro era malinconia. Una così bella giornata poteva tramutarsi in un continuo via vai di pensieri? Decise di comportarsi spensieratamente almeno per una volta, godendosi i suoi quattordici anni e non badando ad apparenze e riflessioni complesse.

 
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Non voleva mettere a disagio la bella Uchiha ma per lei essere li a confrontarsi con sua madre era un gesto normale, spontaneo. Aspettò con calma che Ashi le rispondesse e poi senza indugiare troppo si espresse, mantenendo quella pace che la sua voce trasmetteva.

- Anche tu sei una n-neogenin? Non ti ho mai vista all'a-accademia... - disse pensierosa la fanciulla dalla chioma blu, fissando il cielo - Sarà che ogni volta t-tornavo di corsa a casa. Non ero ben vista nella mia c-classe, purtroppo.

Fece una breve pausa, riflettendo sulle parole che aveva pronunciato. L'ambiente e ciò che stava dicendo non aiutavano molto a risollevare la situazione. Non che fosse emotivamente triste in quel momento ma parlare di faccende così delicate, aveva l'impressione di poter rabbuiare il discorso in maniera troppo evidente. La pesantezza che aleggiava nel cimitero, faceva già il suo effetto. Distolse lo sguardo, vittima di quei occhi verdi magnetici e fissò l'erbetta disordinata che faceva da morbido tappeto per i loro corpi.

- Le missioni sono f-fantastiche. Cioè forse non d-dovrei dirlo in questa maniera ma oltre che p-partire per il tuo villaggio, ti da un o-opportunità più grande. Creare l-legami, conoscere nuovi paesi e t-tradizioni, aiutare chi è in d-difficoltà. Siamo sempre chiusi nelle nostre q-quattro mura, andare al di là di tutto questo mi ha sempre a-affascinato... - disse sognate e sorridente la piccola kunoichi.

Uno stormo di uccellini le sorvolò, allietando la bella giornata con il loro canto. Probabilmente anche loro avevano deciso di allacciare dei legami per sopravvivenza o anche solo per il gusto di restare insieme. Non erano macchine ma esseri viventi, i sentimenti, le emozioni facevano parte della loro vita. Nonostante le venisse assegnata una missione, non sarebbe mai riuscita a mantenere quel distacco necessario che si conface a un ninja, quella distanza che suo padre le aveva sempre imposto, nascondendo cosa provasse realmente per lei.
Ci aveva provato a farla diventare forte in quella maniera ma non era la sua strada, se ne era già resa conto da troppo tempo. I pensieri della Hyuga vennero interrotti dalle parole sagge espresse dalla sua nuova amica. Perché quelle paure la stavano tormentando proprio in quel momento? Ringraziò la presenza di quella strana ragazza che per quanto il suo sguardo fosse da vera donna vissuta, lasciava intravedere delle piccole crepe di insicurezza. Non la conosceva perfettamente e non sembrava la tipica kunoichi che parlava di se al primo che incontrava e allora cosa la spingeva ad essere così sincera con la genin? Abbassò lo sguardo mentre delle candide lacrime scendevano sulle guance rosee della ragazzina dai capelli blu.
Non era triste, quelle gocce salate erano sintomo di gioia. Forse non se ne sarebbe resa conto la bella castana ma con quello che aveva appena detto, qualcosa di assopito dentro Chiaki si era risvegliato. La paura, lo sconforto dell'attimo venne sciolto, lasciando che la giovane mostrasse un suo smagliante sorriso a colei che le sedeva accanto. Non aveva parole per ringraziarla ma in cuor suo sapeva che stava facendo molto per lei. Una semplice conversazione che nascondeva, segreti e ricordi sbiaditi del proprio passato. Sconosciute ancora per entrambe ma chissà cosa poteva destinare loro, il futuro?

- Non v-vedo l'ora che sia d-domani allora - disse ridacchiando Chiaki, contenta e spensierata lasciando che quell'enorme ciuffo blu le nascondesse il suo timido sguardo.

Il suo carattere insicuro la faceva temere parecchio. La paura di fallire in tutto quello che faceva era grande e aveva caratterizzato buona parte della sua breve esistenza. In accademia non era mai stata una cima nella pratica ma nonostante questo aveva cercato di lottare per limitare le sue lacune.
La sua curiosità e la voglia di conoscere l'avevano sempre portata lontana con lo studio ma per quanto riguardava gli allenamenti, era sempre stata succube delle prese in giro e spesso non rendeva come avrebbe dovuto. La sua forza e la sua debolezza risiedevano proprio nel suo modo di essere. Poteva essere amata o disprezzata, non esistevano vie di mezzo.

- Hai mai s-sofferto di amnesia? Ti è mai capitato di fare q-qualcosa e non ricordarti m-minimamente cosa sia successo? - chiese la ninja portandosi il dito indice pensierosa alla bocca e fissando l'alta chioma del cipresso che le proteggeva dai raggi - Ho come l'i-impressione che ci sia qualcosa di s-strano dentro di me...

Il suo volto si fece serio per qualche secondo mentre ripensava alle giornate passate in biblioteca a cercare notizie o informazioni riguardanti quel problema ma non era l'unica cosa che invadeva la sua mente confusa. Rimase per un lungo periodo in silenzio, ancora assorta in domande a cui per il momento non avrebbe potuto trovare una risposta. Ci mise un po' a riprendersi e scrollando la testa per quell'aria preoccupata che aveva messo su, fissò di nuovo Ashi muovendo confusamente le mani.

- Non ti p-preoccupare, fai come se non ho detto n-niente. P-probabilmente ho preso un colpo di s-sole... - disse ridacchiando e grattandosi la testa imbarazzata; lasciando quella piccola scintilla di malumore che l'aveva colpita in qull'istante.
 
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