Di nuovo li. Era di nuovo sola, abbandonata nei suoi pensieri. Una piccola figura minuta immersa nell'oscurità abbracciava le sue gambe snelle e nude. Isolata e protetta dalla stoffa della tenda del campo base, in quello spazio immacolato che adesso poteva chiamare casa. Le mancava la sua dimora ma preferiva restare accanto a l'unico membro della sua famiglia; lui era tutto quello che le restava, lui adesso si poteva definire, la sua casa.
I ciuffi ribelli le coprivano leggermente il volto, mascherando i suoi occhi perlacei che facevano fatica a rimanere aperti nelle tenebre. Il chiacchiericcio e il rumore di lame al di fuori della struttura, era l'unico suono udibile nei paraggi ma al quale la kunoichi non era interessata minimamente. Un ronzio che suonava quasi come una ninna nanna, monotono e cadenzato. Ogni giorno il campo sembrava essere in fermento tra shinobi che partivano per la battaglia e che tornavano, stanchi e feriti ma con la soddisfazione di aver portato a termine il loro compito. Una gioia a cui lei non poteva partecipare, schiava di quella tenda.
Sapeva che sarebbe arrivato presto il suo momento ma quelle giornate stavano diventando sempre più lunghe e noiose. Non era riuscita a portarsi dietro nemmeno un libro con cui trascorrere il tempo morto e la compagnia di suo padre era una rarità. Il dialogo tra loro due sembrava aver fatto piccoli passi, almeno non c'era più quel silenzio abissale, nel quale avevano continuato a convivere entrambi per tutti quegli anni; ma l'imbarazzo e la difficoltà di esprimersi, soprattutto da parte di Takayoshi rimaneva evidente. Chiaki non era la tipa da farsi scoraggiare, con le sue imprese aveva cominciato a prendere un po' di sicurezza in se stessa.
Certo, non era facile per lei esprimere i sentimenti a una figura così autoritaria ma con il suo modo pacato riusciva sempre ad essere dolce e gentile, creando una coesistenza molto armonica. Cambiò posizione, stanca ed annoiata, stendendosi a pancia in giù sul solito futon, vecchio ed impolverato. Forse avrebbe potuto passare il tempo occupandosi delle pulizie nella tenda ma al solo pensiero scosse immediatamente la testa contrariata. Le sue manie di donna di casa le si stavano ritorcendo contro, non ci poteva credere. Nemmeno i suoi due amati fratelli le tenevano compagnia, dispersi chissà dove a combinare guai.
Si portò le mani al mento annoiata e lasciò che uno sbuffo d'aria uscisse dalla sua amabile bocca carnosa. No, non poteva resistere chiusa li dentro. Chissà quale malsana idea le poteva suggerire la sua mente, facilmente soggetta a fantasiose immaginazioni. Fece una piccola smorfia, avvertendo qualcosa di acuminato che le premeva sul polso, costringendola a spostarsi nuovamente, stavolta sul fianco. Di nuovo lui, che la veniva a disturbare quando meno se l'aspettava. Come una burrasca, milioni di immagini e sensazioni la pervasero, mentre nella sua mente si faceva più nitida l'immagine di quel ragazzo, una grotta e poi il ballo.
Giocherellò con il ciondolo che indossava, il dente di lupo che Hyou le aveva donato, ripercorrendo le parole di quel breve messaggio lasciatole scritto. Un foglio sgualcito, una scritta frettolosa ma carica di significato. Parole e discorsi che si erano scambiati durante quella notte che appariva ormai lontana. Finalmente qualcuno che non la guardasse con aria di superiorità ma con uno sguardo protettivo e senza pregiudizi. Poi, come un fulmine a ciel sereno le tornò in mente la sua promessa; ci sarebbe sempre stato per lei, anche se non avesse mai avvertito la sua presenza, quel giovane l'avrebbe protetta. Sensazioni brevi ma intense che le sarebbero sempre rimaste nel cuore nella speranza di scorgerlo un'altra volta, un giorno.
Invece Fuyuki dov'era in tutto ciò? Il suo sorriso, improvvisamente si trasformò in un'espressione cupa, dispiaciuta. Lui era il suo sensei, era stato lo Hyuga ad aiutarla a trovare la sua strada ma adesso perché l'aveva abbandonata? Non poteva sicuramente starle addosso ma almeno si poteva interessare di farle sapere, se stava bene. Da quando li aveva lasciati al Paese delle Terme, non aveva avuto più notizie di lui. Molte volte era stata tentata di far tornare all'eremo Yin e Yang ad indagare ma poi aveva desistito, convinta che le sue preoccupazioni era futili e infondate, apparendo agli occhi degli altri troppo debole e sentimentale.
Che si fosse dimenticato di lei? Si alzò di scatto dal futon sgualcito dai numerosi movimenti bruschi. Doveva uscire da li prima che fosse impazzita, divorata dalle sue domande senza risposta. Raggiunse a grandi falcate l'entrata, bloccandosi di colpo alla vista di un piccolo specchio dondolante, sorretto solo da un fil di ferro. Sicuramente lo aveva posto li suo padre, per rendere più accogliente quell'ambiente a una presenza femminile. Si guardò riflessa, presente ma allo stesso tempo distante. Il suo corpo era realmente cambiato, facendosi più maturo. A piccoli passi anche lei sarebbe diventata una bella donna come sua madre Hazuki.
I soliti vestiti larghi e leggeri, lasciavano che il suo corpo si potesse muovere facilmente, nascondendo leggermente quelle forme ancora lievemente acerbe. I lunghi capelli blu erano stati raccolti in una strana treccia, insieme a qualche fiore che aveva raccolto i giorni precedenti mentre si allenava. Più si guardava e più non riusciva a riconoscersi come una vera ninja. Eppure era cresciuta lottando e nelle sue vene, scorreva sangue di una casta pura e imbattibile.
Forse l'unico distintivo che l'etichettava come una shinobi era quel coprifronte che splendeva grazie alle piccole infiltrazioni di luce che riuscivano a entrare. Le sembrava ieri quando aveva lottato per quello stemma che adesso le sembrava così inutile. Che senso aveva indossarlo quando tutti stavano lottando per un bene comune? A chi importava della sua appartenenza? Sbatteva le palpebre e continuava a fissarsi immobile, finché un rumore non la distolse dai suoi pensieri.
-
Già di ritorno? - chiese alla fanciulla, felice di poter fare quella domanda.
L'interrogativo fu improvviso come lo fu l'entrata dei due furetti nella tenda. Affannati come se fossero appena scampati a qualche situazione non del tutto piacevole. Impolverati e scossi, Yin sfogò immediatamente la sua rabbia.
- La finisci di fare le cose sempre di testa tua? - il furetto dal pelo nero diede un colpo secco in testa, al suo fratello gemello.
- Ahia! Ma perché devi essere sempre così violento! Avevo fame e quella donna continuava a sventolare quell'enorme gelato come se fosse un premio - disse discolpandosi l'ermellino dal manto bianco, massaggiandosi la testa dolorante.
- Se ci prendeva, ci mangiava anche a noi quella. Ma l'hai vista com'era infuriata? Ma chi me l'ha fatto fare a uscire con te, stavo tanto comodo a riposare - disse scocciato Yin, arrampicandosi sulla testa della sua sorella umana.
La discussione, non sembrò durare molto, era solito litigare per loro due e tornare a fare pace in men che non si dica, come se nulla fosse. La giovane non poté che assistere alla scena inerme, trattenendo qualsiasi commento o presa di posizione. Bloccare le risate con quei due non era facile ma alla fine era contenta che loro fossero di nuovo li con lei, ad animarle la giornata.
- Ah, a proposito Chiaki c'è molto movimento oggi là fuori, perché non andiamo a dare un'occhiata insieme? Sicuramente con te non finirò nello stomaco di qualche signora troppo in carne... - la richiesta fatta dal fratello più grande, sembrava essere più una frecciatina verso il più piccolo che guardò assottigliando gli occhi.
-
Si, andiamo! - disse sorridente e soddisfatta, lanciando un ultimo sguardo a quello specchio che rifletteva il suo volto divertito e non facendo minimamente caso alla sfida che si era creata tra i due furetti.
Presa dall'entusiasmo si fiondò fuori dalla tenda, facendosi trascinare dall'euforia. La botta fu secca e dolorosa ma fortunatamente riuscì a rimanere in piedi. Stordita ma consapevole di quello che aveva appena combinato, si massaggiò il fianco dolorante, chinando la testa dispiaciuta. Non trovava le parole giuste per potersi giustificare dell'accaduto, così iniziò a racimolare le scuse migliori.
- Ehi dai non fate così, aspettatemi! - disse improvvisamente Yang che li raggiunse correndo, cedendo alla superiorità inutile del suo gemello.
Chiaki lo fissò perplessa, per poi alzare il suo volto e ammirare i lineamenti di colei con cui si era appena scontrata. Non ci poteva credere, quanto era passato dall'ultima volta che l'aveva vista?
-
Ashi, ma sei tu? - la piccola Hyuga le si lanciò al collo prima ancora che la ragazza potesse metabolizzare cosa le stava accadendo intorno.
Edited by Karen91 - 22/8/2014, 20:58