Watashi 35C/8B - Sangue e carne, Per Karen, Flo, Antares e Panda

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view post Posted on 29/5/2013, 17:43
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Salve a tutti! E' la prima volta che vi faccio da master, quindi due precisazioni tanto per cominciare. Tranne che in casi rarissimi, non vi darò mai indicazioni in gdr off, perciò sentitevi liberi di dare libertà alla sessualità dei vostri personaggi. Avete carta bianca in tutto, potete prendere iniziative per salvare la barca o persino ammazzarvi tra di voi, mi sta bene tutto! Io agirò di conseguenza alle azioni dei vostri pg. :asd: Se qualcosa non dovesse essere chiaro, sapete dove trovarmi.
Questo primo post è libero per tutti voi, fatemi vedere come stanno messi i vostri personaggi tutto. Un appunto: fate in modo di trovarvi al campo base. E altro appunto, stavolta solo per Tiziano: una spia di Aka ti ha dato appuntamento lì, quindi la tua visita avrà un motivo che tuttavia non conosci ancora. Buon divertimento!
 
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view post Posted on 30/5/2013, 17:30
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qV62ki8
Era l'alba di un nuovo giorno, li al Campo Base dell'Alleanza Shinobi, una lieve foschia rivestiva il terreno, ammantando di rugiada l'erba ancora fresca per la temperatura notturna, mentre il cielo si tingeva di rosa, nel tipico tripudio di luce e colori che preannunciava il sorgere del sole.
E li, lontano dall'accampamento, in un piccolo lago, le cui acque cristalline e placide riflettevano la luce del sole, una figura solitaria danzava sulle sue acque, increspandole leggermente col suo passo leggero, i piedi scalzi che scivolavano sul pelo dell'acqua con la leggiadra e leggerezza di una pulce d'acqua.
Erano movimenti fluidi ed eleganti, archi sottili di acqua che si alzavano ogni qual volta la giovane donna muoveva un passo. Uno stile di combattimento elegante, dalle movenze raffinate, eppure ancora grezze e imperfette, simile ad un diamante grezzo che deve essere ancora raffinato, lavorato e levigato prima di diventare la gemma più preziosa che è.
E l'aria iniziò a farsi più fredda, l'acqua che, intorno alla donna, iniziava a ghiacciare. E poi, la sua figura scomparve in un tonfo ovattato, lasciandosi abbracciare dalle fredde acque del lago.
"No, non ci siamo ancora... Devo coordinare meglio i movimenti con il rilascio del Chakra..."
Pensò Yumi Yuki, completamente immersa nelle acque chiare, i lunghi capelli neri che si muovevano leggeri seguendo le correnti dei flutti.
Rimase lì, sott'acqua, a ponderare, riflettere su dove stesse sbagliando. Non era facile riuscire a padroneggiare quella tecnica, doveva ammetterlo, e, probabilmente, le sarebbero voluti parecchi mesi per riuscire ad impararla come si deve.
"Mia madre mi ha trasmesso le sue conoscenze, le sue abilità e tecniche... Devo solo riuscire a padroneggiarle come si deve..."
Ma non era facile, specie per una come lei, che ancora non si era ripresa del tutto dalla sua "resurrezione". Già, perché il suo corpo non si era ancora abituato al cambiamento, all'ingente quantità di energia che covava dentro di se. Troppo in fretta si stancava, sprecando le energie in maniera tanto rapida quanto allarmante.
"Devo solo allenarmi e adattarmi, non mi resta da fare altro..."
Raggiunse la riva che il sole era appena sorto, il cielo limpido e sereno, mentre una lieve brezza fresca le carezzò la pelle nuda, bagnata dall'acqua.
La Yuki non ci fece caso. Un qualunque essere umano avrebbe rabbrividito, ma non lei, non una Yuki, una figlia del ghiaccio. Si, perché lei era questo, e nulla e nessuno poteva cambiare questo stato di fatto.
"E neanche una spada..."
Pensò a malincuore, rivestendosi.
E pensare che, fin da quand'era piccola, aveva sempre desiderato poter possedere una delle Sette, la Kubikiri. All'inizio, quando aveva scoperto in uno dei suoi libri sull'argomento che, per averla, avrebbe dovuto rinunciare alla sua Kekkai Genkai, non le era parso un problema, anzi! Ma adesso era tutto cambiato, lei prima di tutto, e ora, quella spada, rappresentava soltanto l'arma con cui venne uccisa sua madre. No, non poteva aspirarne il possesso, questo era certo, ma avrebbe fatto in modo che quell'arma tanto pericolosa non andasse in mani sbagliate.
Sospirando, si infilò la maglietta a collo alto di nylon dalle maniche a tre quarti, tanto sottile e leggera, quanto resistente, vi sistemò sopra un karategi turchese, allacciandolo al fianco con dei fiocchetti blu... Peccato che avesse una scollatura fin troppo profonda, per i suoi gusti. Era una scollatura a V che le lasciava scoperta parte del seno, tenuto stretto da quella magliettina di nylon che, a suo parere, copriva ben poco, visto quant'era trasparente il tessuto.
"Colpa di queste maledette bocce che mi sono cresciute..."
Pensò, stizzita, nell'infilarsi i pantaloni scuri e i sandali neri, con un piccolo tacco.
Ok, ho perso fin troppo tempo, stamattina... Meglio che mi muova...
Disse Yumi, incamminandosi verso la sua piccola tenda di tela blu, poco distante da li.
Non vi era molto all'interno, se non le sue poche cose che si era portata dietro, ovvero quasi nulla, e una brandina.
Una volta dentro, con i capelli ancora bagnati e gocciolanti, se li sistemò legandoseli in una lunga treccia corvina, per poi prendere le tre boccette che aveva portato con se.
Queste mi serviranno... E adesso, andiamo a vedere dove mi sbatteranno oggi.
Si legò il coprifronte al collo, la targhetta metallica recante il simbolo del suo villaggio che brillò leggermente nella penombra della tenda.
Forza Yumi Yuki, andiamo a spaccare culi a quelle merde di figli di quel frocio di Watashi.
E si recò verso la tenda di Comando....

Edited by lovely.panda - 1/6/2013, 18:52
 
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view post Posted on 31/5/2013, 01:20
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Watashi, Dio portatore di caos e guerra. Un anno o poco più segnava la sua scesa, tempo necessario per seminare panico e distruzione in terra. Mesi che si susseguivano lenti e dolorosi, portando non solo sempre più morte e devastazione ma anche panico negli uomini che avevano creduto in quella falsa divinità. Spinti dal desiderio di sapienza e la curiosità si erano lasciati ingannare da promesse illusorie e parole di un Dio meschino e credule. Idolo dall'indole folle, che ambiva al potere e probabilmente con una sete di sangue incolmabile. Dopo aver mostrato le sue reali intenzioni infatti, il suo esercito di Progenie informe si era sviluppato e sparpagliato in tutto il mondo dando inizio ad un vero e proprio conflitto in cui tutto il pianeta era coinvolto. Villaggi interi ed eserciti di Shinobi ormai coalizzati cercavano di porre fine a quella lotta contro un essere soprannaturale dalle risorse infinite. Anche Konoha, villaggio della Foglia situato nel Paese del Fuoco, stava concedendo il suo aiuto ed i ninja a sua disposizione. Qualsiasi Shinobi reputato abbastanza forte da poter fronteggiare le orde nemiche veniva arruolato e mandato in missione verso il campo base, un agglomerato di tende che fungeva da accampamento e punto di ritrovo per i ninja di tutti i paesi in procinto di partire verso la propria battaglia contro la Progenie. Era proprio lì che una giovane Kunoichi della foglia era diretta. Qualche ora ed il suo viaggio verso quel covo avrebbe segnato l'inizio del suo avvenire. La sua prima missione, di certo non avrebbe mai potuto immaginare di poterla affrontare in quel modo e soprattutto lottando contro un Dio sconosciuto, ma non era spaventata all'idea. Avrebbe dato il meglio di sè, cercando di rendersi utile ma era più che evidente la sua agitazione ed impazienza mentre preparava gli ultimi dettagli per quel viaggio ormai imminente. Si trovava a casa sua, una giovane Genin che armeggiava con i suoi indumenti sotto lo sguardo indagatore della sua governante non proprio entusiasta per quella decisione. Non avendo parenti stretti, era stata quella donna minuta e dai tratti quasi buffi ad aver tirato su Ashi.

- Ashi-chan sei sul serio sicura di volerci andare? E' troppo pericoloso, sei ancora troppo giovane ed inesperta... -

Kyuu le si avvicinò maggiormente, cercando di smuovere l'Uchiha ormai pronta alla partenza. La ragazza la guardò quasi con esasperazione, sospirando ed accasciandosi ai piedi del suo letto colmo di vestiti ed accessori ninja.

- Uffa Kyuu, è da giorni che tiri avanti questa storia. Non devi preoccuparti, o perlomeno preoccupati ma non tormentarmi in questo modo! -

- Pensi sia stupida? Vai incontro a qualcosa di troppo grande per te... Guarda qui! -

La donna piagnucolò in modo troppo evidente per i gusti della Genin che alzando gli occhi al cielo la assecondò, lasciando che la governante le si avvicinasse del tutto e si accovacciasse al suo fianco. Strabuzzò subito gli occhi, notando l'armeggiare di un ciondolo vicino il suo viso entrò quasi in panico all'idea di momenti di sentimentalismi o saluti, ma non appena la mano di Kyuu prese a far ondeggiare quella collanina capì le intenzioni che stava avendo.

- Cosa stai cercando di fare? -

Un sussurro accompagnato da un'espressione quasi scioccata di Ashi portarono la ragazza ad allontanarsi un minimo. Se aveva capito bene, sarebbe scoppiata in una risata fragorosa per quel tentativo estremo di tenerla a casa.

- Ho sentito dire che in questo modo si può ipnotizzare la gente, magari riesco a farti cambiare idea! -

Di primo impatto la ragazzina si portò una mano sul viso, scuotendolo e cercando una risposta delle sue per zittire Kyuu che non aveva tutti i torti, ma non le restò che riempire la camera che avrebbe rivisto chissà quando con la sua risata cristallina che poche orecchie avevano mai udito. Se non altro, poteva partire serena e senza rimpianti.


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Il campo base era colmo di gente, Shinobi provenienti dai più lontani villaggi erano riuniti nello studiare tattiche per sconfiggere quel Dio prolifero che sembrava non smettere mai di generare Progenie dalle più svariate forme. Quante anime aveva già portato con sé? E quanti uomini si erano lasciati incantare da quel potere facendosi corrompere? Ciò che Ashi riusciva a sentire e percepire in quell'agglomerato di tende che fungeva da base era solo sangue. Sangue e lacrime amare versate probabilmente da chi aveva perso già qualcuno in quelle battaglie sanguinolente. Il viaggio della ragazza era stato fin troppo tranquillo e veloce, ma una volta giunta al punto prestabilito era rimasta scioccata nell'osservare quanto movimento ci fosse in quel posto. Da minuti vagava fra tende sconosciute, volti mai visti ed un via vai continuo di gente. L'adrenalina cominciava a scorrerle nelle vene, più i passi la portavano ad addentrarsi in quel campo, maggiormente percepiva l'aria di tensione che aleggiava. Sul viso un'espressione impassibile, come sempre odiava mostrare i suoi stati d'animo, ma era il cuore a tradirla. Mordicchiandosi il labbro e giocherellando con una lunga ciocca dei capelli corvini fra le dita cercò quella che doveva essere la tenda di Comando. Non attirava di certo l'attenzione, fra tanti ninja sicuramente di grado maggiore rispetto la Genin, una giovane Kunoichi non poteva essere notata se non per il suo abbigliamento forse fin troppo femminile per una quindicenne. La pelle diafana e vellutata era ben poco coperta da quella maglia dalla forma assurda e di un colore tendente all'azzurro. Le gambe, invece, erano perfettamente fasciate da pantaloni scuri e che lasciavano scoperte soltanto le cosce morbide e magre. Decise di legarsi i lunghi capelli in una coda alta solo quando il caldo cominciò a diventare insopportabile e troppo afoso per i suoi gusti così armeggiando con un elastico cercò di sistemarsi per bene quella massa scura che prima o poi avrebbe preso in considerazione di tagliare. Il sole era ormai alto, se voleva trovare chi di dovere per farsi assegnare una missione doveva scovare quella fantomatica tenda ma troppo presa dai suoi capelli non si rese conto di una figura che le si scaraventò contro, finendole addosso e lasciandola indietreggiare di qualche passo.

- Sta un pò attento! -

Il suo tono inacidito si presentò ben presto, ammonendo senza timore il povero malcapitato che si sarebbe sorbito i suoi sguardi agghiaccianti ben presto. Se aveva imparato una cosa da Kyuu era che mai e poi mai si sarebbe dovuta mostrare debole agli occhi degli altri.

 
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view post Posted on 31/5/2013, 14:16
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Da una Lacrima di Luna

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Di nuovo li. Era di nuovo sola, abbandonata nei suoi pensieri. Una piccola figura minuta immersa nell'oscurità abbracciava le sue gambe snelle e nude. Isolata e protetta dalla stoffa della tenda del campo base, in quello spazio immacolato che adesso poteva chiamare casa. Le mancava la sua dimora ma preferiva restare accanto a l'unico membro della sua famiglia; lui era tutto quello che le restava, lui adesso si poteva definire, la sua casa.
I ciuffi ribelli le coprivano leggermente il volto, mascherando i suoi occhi perlacei che facevano fatica a rimanere aperti nelle tenebre. Il chiacchiericcio e il rumore di lame al di fuori della struttura, era l'unico suono udibile nei paraggi ma al quale la kunoichi non era interessata minimamente. Un ronzio che suonava quasi come una ninna nanna, monotono e cadenzato. Ogni giorno il campo sembrava essere in fermento tra shinobi che partivano per la battaglia e che tornavano, stanchi e feriti ma con la soddisfazione di aver portato a termine il loro compito. Una gioia a cui lei non poteva partecipare, schiava di quella tenda.
Sapeva che sarebbe arrivato presto il suo momento ma quelle giornate stavano diventando sempre più lunghe e noiose. Non era riuscita a portarsi dietro nemmeno un libro con cui trascorrere il tempo morto e la compagnia di suo padre era una rarità. Il dialogo tra loro due sembrava aver fatto piccoli passi, almeno non c'era più quel silenzio abissale, nel quale avevano continuato a convivere entrambi per tutti quegli anni; ma l'imbarazzo e la difficoltà di esprimersi, soprattutto da parte di Takayoshi rimaneva evidente. Chiaki non era la tipa da farsi scoraggiare, con le sue imprese aveva cominciato a prendere un po' di sicurezza in se stessa.
Certo, non era facile per lei esprimere i sentimenti a una figura così autoritaria ma con il suo modo pacato riusciva sempre ad essere dolce e gentile, creando una coesistenza molto armonica. Cambiò posizione, stanca ed annoiata, stendendosi a pancia in giù sul solito futon, vecchio ed impolverato. Forse avrebbe potuto passare il tempo occupandosi delle pulizie nella tenda ma al solo pensiero scosse immediatamente la testa contrariata. Le sue manie di donna di casa le si stavano ritorcendo contro, non ci poteva credere. Nemmeno i suoi due amati fratelli le tenevano compagnia, dispersi chissà dove a combinare guai.
Si portò le mani al mento annoiata e lasciò che uno sbuffo d'aria uscisse dalla sua amabile bocca carnosa. No, non poteva resistere chiusa li dentro. Chissà quale malsana idea le poteva suggerire la sua mente, facilmente soggetta a fantasiose immaginazioni. Fece una piccola smorfia, avvertendo qualcosa di acuminato che le premeva sul polso, costringendola a spostarsi nuovamente, stavolta sul fianco. Di nuovo lui, che la veniva a disturbare quando meno se l'aspettava. Come una burrasca, milioni di immagini e sensazioni la pervasero, mentre nella sua mente si faceva più nitida l'immagine di quel ragazzo, una grotta e poi il ballo.
Giocherellò con il ciondolo che indossava, il dente di lupo che Hyou le aveva donato, ripercorrendo le parole di quel breve messaggio lasciatole scritto. Un foglio sgualcito, una scritta frettolosa ma carica di significato. Parole e discorsi che si erano scambiati durante quella notte che appariva ormai lontana. Finalmente qualcuno che non la guardasse con aria di superiorità ma con uno sguardo protettivo e senza pregiudizi. Poi, come un fulmine a ciel sereno le tornò in mente la sua promessa; ci sarebbe sempre stato per lei, anche se non avesse mai avvertito la sua presenza, quel giovane l'avrebbe protetta. Sensazioni brevi ma intense che le sarebbero sempre rimaste nel cuore nella speranza di scorgerlo un'altra volta, un giorno.
Invece Fuyuki dov'era in tutto ciò? Il suo sorriso, improvvisamente si trasformò in un'espressione cupa, dispiaciuta. Lui era il suo sensei, era stato lo Hyuga ad aiutarla a trovare la sua strada ma adesso perché l'aveva abbandonata? Non poteva sicuramente starle addosso ma almeno si poteva interessare di farle sapere, se stava bene. Da quando li aveva lasciati al Paese delle Terme, non aveva avuto più notizie di lui. Molte volte era stata tentata di far tornare all'eremo Yin e Yang ad indagare ma poi aveva desistito, convinta che le sue preoccupazioni era futili e infondate, apparendo agli occhi degli altri troppo debole e sentimentale.
Che si fosse dimenticato di lei? Si alzò di scatto dal futon sgualcito dai numerosi movimenti bruschi. Doveva uscire da li prima che fosse impazzita, divorata dalle sue domande senza risposta. Raggiunse a grandi falcate l'entrata, bloccandosi di colpo alla vista di un piccolo specchio dondolante, sorretto solo da un fil di ferro. Sicuramente lo aveva posto li suo padre, per rendere più accogliente quell'ambiente a una presenza femminile. Si guardò riflessa, presente ma allo stesso tempo distante. Il suo corpo era realmente cambiato, facendosi più maturo. A piccoli passi anche lei sarebbe diventata una bella donna come sua madre Hazuki.
I soliti vestiti larghi e leggeri, lasciavano che il suo corpo si potesse muovere facilmente, nascondendo leggermente quelle forme ancora lievemente acerbe. I lunghi capelli blu erano stati raccolti in una strana treccia, insieme a qualche fiore che aveva raccolto i giorni precedenti mentre si allenava. Più si guardava e più non riusciva a riconoscersi come una vera ninja. Eppure era cresciuta lottando e nelle sue vene, scorreva sangue di una casta pura e imbattibile.
Forse l'unico distintivo che l'etichettava come una shinobi era quel coprifronte che splendeva grazie alle piccole infiltrazioni di luce che riuscivano a entrare. Le sembrava ieri quando aveva lottato per quello stemma che adesso le sembrava così inutile. Che senso aveva indossarlo quando tutti stavano lottando per un bene comune? A chi importava della sua appartenenza? Sbatteva le palpebre e continuava a fissarsi immobile, finché un rumore non la distolse dai suoi pensieri.

- Già di ritorno? - chiese alla fanciulla, felice di poter fare quella domanda.

L'interrogativo fu improvviso come lo fu l'entrata dei due furetti nella tenda. Affannati come se fossero appena scampati a qualche situazione non del tutto piacevole. Impolverati e scossi, Yin sfogò immediatamente la sua rabbia.

- La finisci di fare le cose sempre di testa tua? - il furetto dal pelo nero diede un colpo secco in testa, al suo fratello gemello.

- Ahia! Ma perché devi essere sempre così violento! Avevo fame e quella donna continuava a sventolare quell'enorme gelato come se fosse un premio - disse discolpandosi l'ermellino dal manto bianco, massaggiandosi la testa dolorante.

- Se ci prendeva, ci mangiava anche a noi quella. Ma l'hai vista com'era infuriata? Ma chi me l'ha fatto fare a uscire con te, stavo tanto comodo a riposare - disse scocciato Yin, arrampicandosi sulla testa della sua sorella umana.

La discussione, non sembrò durare molto, era solito litigare per loro due e tornare a fare pace in men che non si dica, come se nulla fosse. La giovane non poté che assistere alla scena inerme, trattenendo qualsiasi commento o presa di posizione. Bloccare le risate con quei due non era facile ma alla fine era contenta che loro fossero di nuovo li con lei, ad animarle la giornata.

- Ah, a proposito Chiaki c'è molto movimento oggi là fuori, perché non andiamo a dare un'occhiata insieme? Sicuramente con te non finirò nello stomaco di qualche signora troppo in carne... - la richiesta fatta dal fratello più grande, sembrava essere più una frecciatina verso il più piccolo che guardò assottigliando gli occhi.

- Si, andiamo! - disse sorridente e soddisfatta, lanciando un ultimo sguardo a quello specchio che rifletteva il suo volto divertito e non facendo minimamente caso alla sfida che si era creata tra i due furetti.

Presa dall'entusiasmo si fiondò fuori dalla tenda, facendosi trascinare dall'euforia. La botta fu secca e dolorosa ma fortunatamente riuscì a rimanere in piedi. Stordita ma consapevole di quello che aveva appena combinato, si massaggiò il fianco dolorante, chinando la testa dispiaciuta. Non trovava le parole giuste per potersi giustificare dell'accaduto, così iniziò a racimolare le scuse migliori.

- Ehi dai non fate così, aspettatemi! - disse improvvisamente Yang che li raggiunse correndo, cedendo alla superiorità inutile del suo gemello.

Chiaki lo fissò perplessa, per poi alzare il suo volto e ammirare i lineamenti di colei con cui si era appena scontrata. Non ci poteva credere, quanto era passato dall'ultima volta che l'aveva vista?

- Ashi, ma sei tu? - la piccola Hyuga le si lanciò al collo prima ancora che la ragazza potesse metabolizzare cosa le stava accadendo intorno.

Edited by Karen91 - 22/8/2014, 20:58
 
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view post Posted on 31/5/2013, 14:23
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Ryu Yotsuki. La Pantera di Kumo, Raijin no Musuko, Hyou di Furikami, L’Eremita del Magma. Cominciava ad avere troppi soprannomi e a perdere quello più importante: il suo nome, la sua appartenenza a Kumo. Ma doveva farlo per il suo bene e per quello della sua patria. Era scomparso nel nulla senza lasciare traccia, come nebbia che si diramava alle prime luci dell’alba, sparito nel mondo lui che era un ANBU. Sparire per proteggere e per portare avanti un sogno, un utopia insieme alla Folle Carta di Furikami: Jagura. Tempo era passato dal loro primo incontro, maturati entrambi, cresciuti fisicamente, spiritualmente ed intellettualmente ed ora eccolo lì: nel covo dell’ Aka, alleato a loro e Furikami cresceva e prosperava intanto mentre il mondo era ancora ignaro di quel vento che cominciava a spirare. Lui era lì da tempo ormai silente e cupo nei suoi pensieri, a riprendersi dalle sue ultime fatiche e guerre e i suoi occhi rimanevano chiusi in attesa.
Da tempo che la Pantera era rintanata nell’oscurità del covo della più temibile – anche se da molto tempo immobile e silente – organizzazione criminale del mondo, immersa in pensieri e riflessioni. Da tempo il suo ruggito non era più avvertibile; era in attesa o solo era in riflessione. Ma pur sempre rimaneva un avversario temibile anche nell’ozio; steso su un alto scranno di pietra la Pantera era adorna di vizi che ogni uomo vorrebbe avere: donne, sakè, liquori provenienti da paesi lontani, cibo e leccornie varie adornavano la sala portati con piatti d’argento e posate riccamente decorate. Le giornate passavano così tra pensieri, sesso selvaggio e ozio. Un ozio che era anche un cappio al collo, come un tagliola che aveva morso con il suo acciaio le sue gambe, lasciandolo lì fermo e immobile.
Che gli serviva una lunga vacanza era poco ma sicuro ma ora Ryu stava esagerando veramente. I lunghi capelli biondi cascavano a mò di cascata sullo schienale grigio del trono di pietra mentre donne e sakè “allietavano” le sue giornate.
Ma il più delle volte la Pantera usciva tornando dopo giorni, anche settimane, i motivi di queste sue sparizioni non erano date da sapere e le sue qualità da ANBU e cacciatore lo rendevano difficilmente rintracciabile e pedinabile. Vi era qualcosa che tormentava il suo animo, qualcosa che neanche tutto il sesso e i liquori di questo mondo potevano cancellare. L’unica preda che valesse la pena di trovare non riusciva a scovarla anzi…era un ombra tra le ombre, un nessuno in mezzo a milioni di nessuno eppure. Eppure lui sapeva che da qualche parte il suo demone, il suo destino si stava muovendo ma per il momento nessuna delle sue mosse era data da sapere agli occhi penetranti e limpidi della Pantera. Per quanto cercasse le tracce erano invisibili ai suoi occhi attenti e i suoi pensieri confinati entro un muro di tenebre alto e imponente. Ma sapeva che si stava muovendo e sapeva che il giorno del loro prossimo incontro si avvicinava. L’istinto glielo diceva; quell’istinto primordiale che lo rendeva simile al felino di cui portava il soprannome.
E Ryu attese.



I mesi passavano così, pigramente, scivolando via senza che se ne accorgesse. Tra allenamenti e ricerche. Tra lo studio di carte geografiche, di documenti, di indizi, tra candele accese e notti insonni. Ryu continuava a studiare possibili covi, vagliava indizi – anche insignificanti - , possibilità e obbiettivi. Aveva sguinzagliato spie e si era spinto ai confini del mondo; persino le salamandre e Ithaqua lo stavano aiutando in questa cerca ma per il momento dava frutti acerbi.
Era rinchiuso nelle sue stanza le pareti adorne di carte segnate con cerchi rossi o con delle X, carte per terra, rotoli e appunti. Silente e studioso più volte le spie si erano soprese a trovarlo al covo intento nelle sue faccende; neanche loro si accorgevano della sua presenza quando si rinchiudeva a studiare possibili indizi e nessuno lo avvicinava. Per rispetto e per timore della sua posizione all’interno dell’Aka anche se si comportava in maniera diversa da molti altri: gentile nei modi trattava tutti allo stesso modo e voleva essere trattato in egual modo; era un guerriero e non avrebbe mai calpestato o usufruito della sua carica come un tiranno. Erano pur sempre persone e lui un guerriero: odiava mostrarsi superiore solo per una carica, il rispetto era dovuto poi sarebbe stata la sua forza a farlo temere non un mantello.
Ma Ryu all’interno dell’organizzazione – anche se conosciuto con la sua finta identità di Hyou – era temuto ma rispettato. La sua immane forza unita a quel carattere schietto, a quel modo di trattare tutti allo stesso modo gli aveva fatto guadagnare il rispetto delle spie; molte volte lo avevano aiutato nelle sue peregrinazioni offrendogli aiuto e servigio. Ed ora una di loro gli aveva dato uno strano appuntamento.
L’appuntamento era al campo base. Perché proprio lì? Perché lui? Cosa vi era sotto? Si doveva fidare oppure era una trappola e aveva smosso più del dovuto le acque?
E se fosse stato proprio lui che adesso si rendeva di nuovo visibile ai suoi occhi dandogli una traccia? Troppe domande poche e quasi nessuna risposta ad esse. Ma il Campo Base per lui, nella sua attuale condizione, era un posto da evitare accuratamente. Oppure andarci sotto mentite spoglie. Voleva andarci con Ibuse ma era meglio non dare troppo nell’occhio: il fatto che l’eremo era stato attaccato e il nuovo eremita si era palesato poteva far venire qualche sospetto. In più alcuni sapevano che Ryu Yotsuki usava le salamandre in battaglia…avvicinarsi con Ibuse era troppo spavaldo e poco costruttivo. La tattica migliore era avvicinarsi al Campo Base camuffati e vedere cosa e perché lo avevano convocato proprio lì.
Finalmente forse poteva tornare in battagli, oppure qualcosa si era mosso. Il “piccolo” – per lui – soprabito dell’ aka venne indossato, il tatuaggio sul pettorale sinistro come quello delle popolazioni barbariche del sud era completato, la cicatrice sul suo petto aveva smesso di fare male da tanto tempo ma restava lì come monito per gli avvenimenti futuri, la maschera nera come la notte con sembianze di felino, creata da lui, venne messa. Ryu Yotsuki era di nuovo sceso in campo. Ma il motivo ancora non lo sapeva e questo lo faceva già stare sul chi vive.



Un ragazzo normale. Un semplice genin, un ragazzino insignificante con una chitarra sulle spalle, un fisico di un quindicenne, un viso normale e capelli corti. Occhi di ghiaccio e capelli castani. Alcuni brufoli sul suo viso, nessun muscolo accennato e i suoi vestiti erano normali e comuni; nessun orpello, nessuna cosa fuori dal comune – a parte la sua chitarra nera e viola messa dietro la schiena - e una maglia di un gruppo musicale. Un normale ragazzino come molti altri ma quegli occhi color ghiaccio, quell’andatura da predatore stavano a significare che sotto quelle spoglie la Pantera di Kumo era in azione!
Ora doveva solo cercare la sua spia o essere trovata da essa. Il come? L’Aka aveva i suoi metodi e non erano sprovveduti…doveva solo girare come tanti altri nel Campo base e prima o poi se la sarebbe ritrovata addosso.



 
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view post Posted on 31/5/2013, 16:04
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Il Sole campeggiava alto sul cielo roseo, coperto a tratti da nuvole che promettevano tempesta. Uno strano silenzio regnava tra le tende, una quiete fin troppo ostentata che - in un campo dove la fretta era all'ordine del giorno - non lasciava presagire nulla di buono. Non erano molti gli Shinobi che avevano abbandonato le proprie tende, dato che il mattino aveva salutato il campo base soltanto da pochi minuti; tra questi vi era la Pantera di Kumo, ammesso che così potesse ancora essere chiamata dopo aver indossato le nuvole rosse. Camminava indifferente e sotto le mentite spoglie di un giovane innocuo, certo che presto il suo uomo si sarebbe presentato al suo cospetto. E così fu, tutto ad un tratto avvertì una presenza materializzatasi alle sue spalle, come se fosse stata trasportata dal vento che scostava le sue false ciocche castane.

Spia - Davvero niente male, Hyou. Ma del resto non mi sarei aspettato niente di meno da te. Ma veniamo al dunque..

Commentò divertito, per poi prendere una pausa. Con la coda dell'occhio il neo eremita avrebbe potuto vedere un comune ninja di Konoha, forte del suo coprifronte e con un sorriso sfregiato a trentadue denti. Era così che operava Akatsuki.

Spia - Ti sarai accorto che oggi il campo base è stranamente tranquillo. Sappi che il Daimyo del Paese del Fiume, il signor Hayao, si trova qui per arruolare una scorta personale. Abbiamo avuto contatti con lui e dopo aver chiesto più volte il nostro aiuto si è rifiutato di ricambiare il favore. Vendetta. Le nuvole rosse chiedono solo questo.

Anche quello faceva parte del modus operandi dell'organizzazione. Il Daimyo non aveva ponderato con saggezza le proprie scelte e ben presto l'ira di Akatsuki lo avrebbe colpito in maniera diretta, lì dove la ferita non avrebbe mai potuto rimarginarsi. Un'altra risatina soddisfatta sfuggì dalle labbra della spia, che infine concluse il suo discorso, mentre il vento lasciava che le sue parole si levassero alte nell'aere saturo di tensione.

Spia - Arruolati nella sua scorta, attendi di giungere a destinazione e alla prima occasione utile.. Uccidi suo figlio.

Lemmi pregni di male e odio risuonarono nella mente del giovane, mentre la spia si dileguava trasportata dalla brezza, esattamente come si era presentata.

Tutto ad un tratto il silenzio che cullava le membra provate e logore degli Shinobi in transito al campo base venne bruscamente spezzato dal richiamo prepotente e severo di un ninja facente parte degli alti ranghi. Immediatamente tutti i guerrieri presenti si radunarono al cospetto della tenda che ospitava l'alto comando, ma prima che la curiosità imbrattasse il comportamento serio che era loro richiesto un Jonin di Suna uscì dalla tenda, lanciando loro occhiate alquanto nervose. Li contò rapidamente, lasciando che i suoi occhi neri come la pece passassero in rassegna in pochi secondi.

Jonin - Ne servono dieci e voi siete soltanto nove, dannaz-

??? - Conta anche me, vecchio!

Fu uno strano ragazzo a parlare. Era appena giunto alle loro spalle e si mischiò tra loro con un'entusiasmo forse fin troppo ostentato. Sembrava un tipo alquanto esuberante e il suo aspetto di cerco non lo aiutava a mantenere almeno una parvenza di serietà: indossava delle lenti rettangolari spesse e scure a tal punto da celare il suo sguardo, non si preoccupava di tenere in ordine la chioma castana, né tantomeno il vestiario, composto da un semplice gilet nero che lasciava scoperto l'addome e pantaloni bianchi. Camminava scalzo e con le mani in tasca, le braccia avvolte da bende logore e il coprifronte della Foglia stretto sotto un ciuffo ribelle. Salutò tutti con un sorriso idiota dipinto sul volto, il Jonin era pronto a richiamarlo ma improvvisamente venne interrotto da una figura che uscì dalla tenda.
Si trattava di un uomo sulla cinquantina, con una chioma scura fiera e raggiante, occhi ambrati e un lieve accenno di barba e baffi. Indossava una veste sontuosa e un copricapo aperto a mo' ventaglio sul quale era impresso il simbolo del Paese del Fiume. Riconoscere una simile autorità non era poi tanto difficile, ma l'uomo preferì presentarsi ugualmente.

Hayao - Dunque siete voi i prescelti? Molto bene, mi sembrate tutti Shinobi in gamba. Io sono Hayao, Daimyo del Paese del Fiume. A causa del conflitto ancora in corso ho deciso di trasferirmi in una delle mie residenze private, sulla costa del fiume Kugiri. Voi siete stati scelti come mia scorta, avrò bisogno della vostra protezione per qualche settimana, dato che voci abbastanza certe mi hanno detto che non solo la mia vita è in pericolo, ma che alcuni criminali hanno intenzione di rapire o peggio uccidere il mio unico figlio, Aiko. Spero possiate aiutarmi..

Si rivolse loro con parole colme di preoccupazione e non appena ebbe terminato il discorso una testolina sbucò da dietro di lui. Un bambino avvolto in una pregiata veste nera con ricami cremisi si presentò loro in maniera decisamente impacciata e titubnte. Era parecchio simile al padre, aveva gli stessi capelli, la stessa carnagione, tranne che un particolare: gli occhi. Azzurri come il mare in tempesta e innocenti come potevano esserli solo quelli di un bambino che non conosce ancora nulla del mondo. Con essi osservava imbarazzato e titubante i ninja che avrebbero avuto il compito di difenderlo, soldati impegnati in una missione delicata. Pecore che, in realtà, erano ignare che il lupo si fosse nascosto proprio tra di loro.

 
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view post Posted on 31/5/2013, 18:59
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L’ Aka ha i suoi obbiettivi e le sue trame. Può non vedersi ma molti richiedono i suoi servigi per i più disparati motivi.
Il più delle volte si possono racchiudere nel minimo comun denominatore del POTERE! E in un silenzio irreale, in un Campo Base silenzioso e sonnacchioso – e questo impensierì la pantera visto che lo aveva vissuto per molto tempo – lo teneva stranamente guardingo e sospettoso. I suoi sensi iniziavano a vagare nell’aria, l’olfatto ad annusare i vari odori che a poco a poco arrivano ai suoi sensi ipersviluppati. Camminava lento e tranquillo ma tracciava e memorizzava ogni suono ed odore che avvertiva, i suoi passi nel fango bagnato mentre le tende spettrali danzavano intorno a lui e il silenzio strisciava tra quelle tende mosse da un vento strano. Qualcosa di strano si agitava, si muoveva non visto, non sentito, come un ombra strisciante che si avvicinava…impressione? Ma un brivido percorse la sua schiena e il Kuna saettò nella mano al solo sibilo di quelle parole.
Veloce e letale e lui era lì. Il suo contatto. Eccolo là la colui che gli doveva dare i dettagli della missione: viso scarno, occhi vuoti e freddi, corpo normale e coprifronte di Konoha. Una spia all’interno del villaggio, una spia e delle informazioni passate di mano velocemente tra ombre e veleno ed ora quelle informazioni arrivavano a lui.
La sua voce fu un sibilo mentre il Kunai fermava la sua sete di sangue arrestandosi nel fodero. Era il momento di sapere e gli occhi della Pantera fiammeggiarono scrutandolo in profondità.
Il sibilo delle parole portò “vendetta” al suo orecchio e un brivido freddo percorse quella schiena forte e mai spezzata; un brvido di qualcosa che mai poteva pensare di essere: un assassino a sangue freddo. Solo quella parola gli fece capire quanto l’ Aka fosse tremenda e senza scrupoli, di quanto fosse nell’ombra e veleno e codardia erano le sue armi. Ed ora lui, o h si lui, forgiato nel magma, pantera libera e solitaria mai doma, doveva piegarsi a questo. Non vi era dignità né orgoglio e il suo spirito guerriero ne era distrutto: dov’erano le battaglie e la forza? Dov’era l’affrontare il nemico forte solo della propria fiamma ruggente d’orgoglio? Dov’era il misurarsi con avversari degni? Era quello che doveva fare? E il pugno si strinse forte e chiuse gli occhi…non poteva, non doveva farsi prendere dalla rabbia il pericolo era ovunque ma…non poteva uccidere così a sangue freddo.



Arruolati nella sua scorta, attendi di giungere a destinazione e alla prima occasione utile.. Uccidi suo figlio.

Uccidi suo figlio
Uccidi suo figlio
Suo figlio!




Non era possibile! Ryu rimase sbalordito, incredulo, senza aria e il suo cuore mancò un colpo. Un battito e in quel battito vi era tutta la sua vita compressa in quelle parole. Lui doveva uccidere un bambino per gli errori del padre?! E Ryu scattò come la belva che era…scattò ma artigliò solo l’aria. Della spia non vi erano più tracce: sparita letteralmente da quel luogo, così com’era arrivata così sparì letteralmente. E Ryu rimase fermo e immobile come una statua di ghiaccio con la mano artigliando l ‘aria e il cuore a pezzi.
Da una parte vi era la fedeltà ad una causa, quella di Furikami, ad un qualcosa di superiore ma dall’altra…dall’altra vi erano i suoi ideali. Il suo essere la sua dignità e orgoglio. Per tutta a vita aveva combattuto avversari molto più forti di lui, aveva combattuto e ucciso in molte guerre ma mai lo aveva fatto così vigliaccamente.
Che il padre dovesse pagare – chiunque sfrutti l’ Aka non può essere totalmente immacolato – forse era giusto. E forse il mondo non avrebbe sentito la sua mancanza, anche se doveva appurare con i suoi occhi dove vi fosse la verità, ma colpire, punire, un bambino innocente per le colpe di un padre…per lui era impossibile.
Cosa c’entrava quel figlio? Perché ucciderlo? Avrebbe barattato la sua di vita con quella del bambino…ma non cè l’avrebbe mai fatta e cadde in mezzo a quel fango. Le mani ci affondarono dentro, come la sua anima che lentamente sprofondava in abissi di dolore insondabili e la sua luce diveniva sempre più fioca, restando così immobile in quel fango umido che gli penetrava le ossa. Freddo. Un freddo non fisico ma spirituale di chi non ha più nulla, di chi è vuoto dentro. Lui era vuoto? Dov’era ora quella fiamma inestinguibile? Tutto era ghiaccio. Freddo. In quel fango rivedeva se stesso e poi una voce lontana, antichi ricordi e una maschera perduta.
Se avesse fatto quella vita si sarebbe ritrovato nella stessa situazione. Libertà. Non esisteva la libertà in quel mondo, non vi poteva essere, perché? Perché? Gli occhi erano bassi e la sua fierezza persa del tutto. Era spaesato e distrutto. Era scisso e ora capì quelle parole e quel fango. Strinse il pugno e il fango colò da esso e la sua anima ribollì…da una parte Jagura e Furikami, un utopia e un sogno, dall’altra i suoi personalissimi ideali. In mezzo l’Aka! Ma gliela avrebbero pagata cara prima o poi e non si era nemmeno scordato della promessa fattagli da Jagura.
Respirò profondamente. E si rialzò…ideali e il cuore. Il credo e il cuore di nuovo come tanti anni prima ma qui era molto diverso…molto. Ma avrebbe appurato con i suoi occhi quello che sarebbe successo.
E poi…



Era ormai in mezzo a loro . Qualcuno si era presentato di propria iniziativa, altri forse volevano solo mettersi in mostra. Lui se ne rimaneva in disparte ad osservare. Senza dare nell’occhio. Non vedeva ma osservava, non sentiva ma percepiva. Teneva lo sguardo fisso davanti a sé a notare quel figlio e quel padre degenerato che lo stava mettendo in pericolo, mentre i suoi sensi erano già allerta. Intorno a lui non aveva bisogno di vedere gli altri gli bastava il loro odore, i loro modi di respirare, di muoversi, di camminare anche di passare intorno a lui. Ognuno di quelli erano un ostacolo. Un ostacolo a cui doveva porre immediatamente un freno ed attuare le contromosse giuste.
D’altronde qualcuno che avrebbe subito preso le redini di quel gruppo eterogeneo ci sarebbe stato e solo allora…
La sua chitarra sulla spalla mentre i suoi occhi erano andati sul Damyo e poi su suo figlio e si chiedeva perché lui e non quel padre da due soldi. Ma a quanto pare sapeva che l’Aka non l’avrebbe perdonato ecco spiegato le forze scese in campo, senza pensare che una pantera era già in mezzo alle pecore pronte per ghermirlo.
Ma ora nella sua mente cominciavano a formarsi già i primi piani e la strategia: le sue conoscenze, il suo essere cacciatore usciva fuori in quella situazione ma prima doveva solo attendere e capire. E scegliere il momento. Non sarebbe stato facile…sapeva e la sicurezza sarebbe stata enorme e avrebbe sfruttato quelle ignare pecore per i suoi scopi.
Pecore…pecore con un odore…odore? Un odore famigliare, leggero, che sapeva di buono e di pace…no non era possibile!



Chiaki!


Proprio lei. Lei era in mezzo a loro. Lei. Chiaki. Proprio l’unica persona sulla terra che poteva fargli saltare il cuore e il petto. Ed ora…e Ryu strinse il pugno dalla rabbia al solo pensiero che quel piccolo fiore fosse coinvolto in questa cosa.
Il destino a volte è crudele e sadico. Anche troppo ed ora per Ryu veramente tutto si faceva più difficile e complesso. E il suo cuore già cominciava a versare lacrime amare.





 
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view post Posted on 31/5/2013, 20:14
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Altro giro, altra corsa; nuovo giorno e nuova missione attendevano l'alta e avvenente Yumi Yuki... Oddio, avvenente... Ma quando mai! Avrebbe detto la giovane, a sentirsi fare un complimento del genere, ma essere lì, in mezzo a quel gruppo di ninja, la metteva a disagio, specialmente quelli che le guardavano con occhio moscio la scollatura.
"Mi stanno dando sui nervi... Ora li ammazzo, anzi no! Gli ghiaccio le palle e gliele servo come ghiaccioli, altroché! Maledetti pervertiti lucconi..."
Pensò la kunoichi di Kiri, incurvandosi leggermente e incrociando le braccia al petto. Eppure non era l'unica donna presente all'interno di quel gruppo di ninja... Per la miseria, perché non fissavano loro, invece che lei?
"Prima finisce sta missione, e meglio starò, poco ma sicuro..."
Quando le avevano chiesto se voleva entrare a far parte di quella scorta, non ci aveva pensato due volte. Aveva un disperato bisogno di mettersi in moto, e finalmente ne aveva l'occasione. Proteggere il Daimyo del Paese del Fiume... Non doveva essere così difficile, almeno così sperava. Diamine, erano nove, anzi no, ora dieci ninja, ci si augurava esperti, che avrebbero protetto quella figura.
Ma non era stato per quello che aveva accettato così in fretta... A quanto pareva, l'uomo portava con se anche suo figlio, un bimbo che doveva avere pochi anni.
"I bambini non vanno toccati, nemmeno sfiorati con un fiore..."
Pensò rabbiosa, quando il loro committente spiegò loro che anche la vita di suo figlio era in pericolo. Ed ecco che, da dietro la figura paterna, una piccola testolina corvina e arruffata scrutò timidamente quel gruppo di ninja, gli occhioni azzurri che scrutavano intimiditi.
Yumi non poté fare a meno di sorridergli, rivolgendogli uno dei suoi unici sorrisi che riservava a pochi, dolce e caldi, e con una mano gli fece un lieve cenno di saluto.
Ciao piccolino...
Gli sussurrò, sperando che nessuno, a parte il piccolo, la potesse sentire. Adorava i bambini... Strano a dirsi per una kiriana, nonché Yuki, sempre freddi e impassibili.
Signore, penso di parlare a nome di tutti noi nel dirle che faremo tutto ciò che è in nostro potere, se non oltre, per proteggere lei e suo figlio....
Si sentì in dovere di riferire, in tono serio e deciso, gli occhi ambrati accesi di determinazione. Scostandosi dagli altri ninja, si avvicinò al Jonin che li aveva lì riuniti, per chiedergli maggiori dettagli sul da farsi.
Chiedo scusa, signore... Ma avete già deciso in che modo organizzarci? Se mi permette, suggerirei di mettere una guardia del corpo fissa, sia per il Daimyo, sia per suo figlio, che non si allontanino mai da loro... Ma penso che sia superfluo dirvelo, non è così? Alla fin fine, sono un semplice Genin, e non vorrei mai mancarle di rispetto o quant'altro...
Gli domandò senza mezzi termini, senza però risultare troppo sfacciata ed utilizzando un tono referenziale. Sapeva che certi elementi gradivano fin troppo il rispetto di gerarchia, in maniera quasi maniacale.
"Va bene la gerarchia, ma fino a quando c'è il rispetto dell'individuo che c'è dietro al grado... E alcuni non se ne rendono conto, trattando i propri sottoposti alla merce di banali strumenti, specie se sono Genin come noi... E certe volte e meglio ricordar loro che ci sono menti pensanti qui, oltre che carne, muscoli e ossa. Non siamo mica pacchi postali, noi..."
 
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view post Posted on 1/6/2013, 00:41
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In procinto di fulminare con lo sguardo quella figura che le si era abbattuta contro, non aveva nemmeno calcolato il lieve dolore alla gamba che le aveva causato l'urto con quella che le si mostrò come una ragazzina. Gli occhi perlacei, i lunghi capelli blu ed un viso familiare le fecero subito sparire quell'espressione corrucciata che era solita mostrare per apparire fredda e distaccata. Le ricordava qualcuno, una giovane Kunoichi che dai tratti apparteneva sicuramente al Clan Hyuga... Non ebbe il tempo di metabolizzare o ricollegare il tutto, prima ancora che la sua voce potesse pronunciare il suo nome si ritrovò quella furia addosso. La strinse, gettandosi al collo dell'Uchiha che per dei brevi attimi restò raggelata ed inerme a quell'abbraccio così affettuoso che non poté non ricambiare almeno un minimo. Da quanto non si vedevano? Tanto, troppo tempo. Ricordava perfettamente il loro primo incontro avvenuto a Konoha, nel cimitero del villaggio. Un caso fortuito, dei punti in comune su cui parlare ed ore intere erano volate mentre cercavano di conoscersi. Senza un reale motivo Ashi era riuscita ad aprirsi con quella ragazzina buffa e dagli atteggiamenti inconsueti. Ne era stata subito incuriosita ed attratta, un animo così puro e dolce per lei era quasi una rarità in un modo talmente sporco e corrotto. Forse per quel motivo si era sentita libera di mostrare minimamente la vera sè di fronte a quella Hyuga che adesso le appariva un tantino cresciuta. Era più alta rispetto l'ultima volta, anche se Ashi restava comunque di qualche centimetro in vantaggio le appariva maturata perlomeno esteriormente. Aveva portato le braccia a cingerla per le spalle, notevolmente a disagio però cercò di mettere fine a quel momento di tenerezze venendo incuriosita da una strana palla di pelo che Chiaki teneva sul capo.

- Chiaki? Ne è passato di tempo... -

Mormorò accennando un sorriso, lasciando libera uscita a quella parte di dolcezza del suo carattere che spuntava ogni qualvolta avesse a che fare con la ragazzina. Il perchè Chiaki riuscisse ad esercitare quel potere su di lei era ignoto anche alla Genin ancora, ma non la turbava poi molto. La osservò, era seriamente cambiata ma non in maniera così evidente da renderla irriconoscibile ai suoi occhi cristallini che sembrarono volerla scrutare fin dentro l'animo. Avrebbe voluto parlarle, riprendere quel rapporto che era stato tranciato per via della guerra e magari chiederle un qualcosa di indefinito quando una voce improvvisa interruppe il silenzio che si era venuto a creare in quella mattinata appena cominciata. Era un richiamo, probabilmente di un ninja di alto rango che richiedeva la presenza di chiunque fosse libero al momento. Era quella la tenda che cercava, era quello lo scopo che l'aveva portata fin lì. Lanciò una rapida occhiata alla sua compagna e a quelle due palle di pelo che le fecero partire uno strano istinto di tenerezza.

- Ma che diamine... Questa ragazzina mi fa perdere sempre il controllo... -

Le fece semplicemente un cenno, se voleva partire era il momento giusto per poter essere assegnata ad una missione e perfino Chiaki sembrò essere della stessa idea visto che la seguì senza indugi. Che il destino avesse riservato un'altra sorpresa per le due? Pochi metri e furono giunte a destinazione, non erano state le uniche ad accorrere a quel richiamo ed un piccolo gruppetto si formò intorno a quella tenda, dalla quale ben presto venne fuori lo Shinobi che li aveva richiamati all'attenzione. Riprese a torturarsi una ciocca di capelli fra le dita, osservando, puntando lo sguardo su tutti i presenti e nel contempo ascoltando ciò che il Jonin aveva in serbo per loro. Ne contò nove, scorse tanti visi sconosciuti all'infuori di Chiaki che continuava a restare al suo fianco. In cuor suo, era quasi alleggerita all'idea di poter partire con una presenza familiare. Era curiosa però, nove guerrieri erano addirittura troppo pochi per ciò che li attendeva ma un ultimo elemento parve volersi aggiungere al momento opportuno. Un ninja di Konoha, notò subito il coprifronte della Foglia spuntare da quei ciuffi ribelli che incorniciavano il viso quasi interamente coperto da degli assurdi occhiali. Erano scuri, anche sforzandosi non riuscì a scorgerci gli occhi e di conseguenza non poté scrutare a fondo anche quel nuovo arrivato. Ashi aveva da sempre sostenuto che fossero proprio gli occhi lo specchio dell'animo... Difatti erano la prima cosa che forse osservava in qualsiasi sconosciuto. Quelli di Chiaki, erano limpidi e puri. Troppo cristallini per poter nascondere un animo corrotto o intaccato da malvagità... Mentre i suoi? Non ne aveva idea, non era certa che chiunque la scorgesse riuscisse a capire quanto quella maschera che indossava fosse semplicemente una protezione. Niente doveva intaccarla, aveva sperato che col tempo e restando sola potesse maturare quell'aspetto di sé così da non costruire legami scomodi ma mai come in quel momento sentiva di aver sempre sbagliato pensiero. Aveva da sempre visto i legami e gli affetti come una debolezza, un punto a sfavore per chi come lei avrebbe voluto vivere una vita in battaglia ma non sarebbe stato sempre così. Non avrebbe avuto sempre missioni da affrontare o compiti da svolgere... Ed una volta terminati, chi ci sarebbe stato per lei? Forse la guerra, o semplicemente la consapevolezza di essere sola stava facendo accrescere in lei quella maturità che le mancava.

- Questo posto mi sta dando al cervello... -

Non ricambiò il sorriso raggiante che quella sottospecie di idiota lanciò a tutto il gruppo, anzi lo ignorò deliberatamente dopo un primo sguardo iniziale e ritornò a considerare il Jonin appena fuori dalla tenda. Sembrava deciso ad esporre i dettagli, ma venne nuovamente interrotto da qualcuno di maggiore autorità stavolta. Un uomo di mezz'età, appena varcata la soglia di quella tenda, si presentò come Daimyo del Paese del Fiume ed espose loro le informazioni necessarie. Ashi riconobbe subito lo stemma impresso su quel particolare copricapo che l'uomo portava sulla massa scura di capelli, ancor prima che Hayao si presentasse. Riuscì a spiegarsi il perchè necessitassero tanti uomini, ma non appena sbucò un piccolo patuffolino rosa ogni cosa le fu chiara senza che le parole del padre potessero far luce. Avrebbero dovuto proteggerli e scortarli, nulla di più impegnativo visto che le vite in gioco non erano quelle dei dieci Shinobi ma di terzi che avrebbero posto la fiducia in loro. La sua attenzione era ormai catturata da quel piccolo marmocchio che si nascondeva dietro il padre, avvolto in quel kimono troppo scuro rispetto la sua pelle chiara si guardava intorno con aria innocente e leggermente smarrita. Un accenno di sorriso le si dipinse sul volto, lasciando incurvare quelle labbra carnose all'insù. I bambini erano ciò che di più puro esistesse al mondo ma non per questo si lasciò coinvolgere emotivamente, o perlomeno non ancora. Era lì, insieme ad altri dieci prescelti, per uno scopo ed avrebbe svolto il suo compito in quelle settimane a venire. Avrebbe atteso semplicemente altri ordini per il momento, ma un'altra giovane Kunoichi non pareva del suo stesso avviso. Sorpassò gli altri membri del gruppo per avvicinarsi al Jonin e al Daimyo, lasciando mutare l'espressione dell'Uchiha nell'istante in cui prese parola.

- Ed io che pensavo di avere troppe tette... -

Un sussurro più che altro sfuggito ai suoi pensieri, mentre lo sguardo passò dal seno della Kunoichi sfrontata dagli occhi ambrati al suo che teneva fasciato in quella maglia azzurra. Inarcò un sopracciglio, trattenendo a stento una delle sue battute sarcastiche ed un risolino che avrebbe segnato troppa insolenza. Insolenza che invece affibbiò a quella ragazza che parlò senza mezze misure agli uomini d'alto rango... Probabilmente non era stato un gesto compiuto per mettersi in mostra, ma ciò che ottenne con tanta audacia fu proprio quello.

- Ho la vaga idea che non ci annoieremo... -



 
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view post Posted on 1/6/2013, 17:32
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Non ci poteva credere, era realmente lei. I lineamenti fini e maggiormente aggraziati e quel carattere posato e sicuro di se ma rimaneva sempre Ashi. Finalmente un volto conosciuto tra tutte quelle vie ammassate di gente e vederla li viva davanti a se, con la guerra che imperversava non poteva che farle tirare un sospiro di sollievo. Tempi duri e pericolosi li attendevano e molti non riuscivano a sopportarli, distrutti emotivamente per le perdite dei propri cari ma lei era sempre forte, niente l'avrebbe fatta piegare, nemmeno la neve pesante dell'inverno.
Rimaneva sempre li, bellissima e intoccabile. I loro abbracci si sciolsero, non appena la mora riuscì a riprendere il controllo della situazione. Ormai era passato un anno o giù di li, da quando l'aveva vista l'ultima volta. Un cimitero spoglio e loro due che conversavano nascoste all'ombra di un cipresso. Una situazione un po' strana, triste ma non solo, che il destino aveva ritagliato nel loro cammino. La bella Uchiha, stava sempre un passo sopra a lei, la sua femminilità era evidente e sviluppata. Aveva lo sguardo un po' perso forse dovuto alla sorpresa oppure semplicemente perché quella sembrava essere la sua prima esperienza fuori dai confini di Konoha, ma Chiaki questo non lo sapeva.

- Ogni volta che ci i-incontriamo ne combino una... - disse la ragazzina dal capelli blu, grattandosi la testa imbarazzata.

Intanto il furetto nero scrutava dall'alto la nuova arrivata. Dubbioso e titubante si chiedeva perché sua sorella non gli avesse mai parlato di questa cosiddetta Ashi. Preferì rimanere in silenzio indagatore e leggermente ingelosito da quella presenza. Il suo atteggiamento venne subito colto da suo fratello, che li aveva appena raggiunti. Un ghigno si disegnò sul suo musetto bianco e senza pensarci due volte si arrampicò sulle vesti della nuova arrivata finché non raggiunse la sua testa.
Adesso poteva dire stare persino più in alto del fratello maggiore, grazie all'altezza più sviluppata della kunoichi. Si sentiva potente l'evocazione dal manto bianco che lanciò una linguaccia di rimando, accettando la sfida provocatoria iniziata dall'altro.

- S-sembra che tu stia simpatica a Yang - disse ridacchiando la quattordicenne, ignara di tutto quel trambusto tra i due.

Le piaceva quel contatto. La rimandava un po' ai vecchi tempi quando ancora tutto quello non era successo, la novità di essere ninja, la voglia di crescere e diventare forte per essere come sua madre e di rendere orgoglioso suo padre abbattendo quel carattere timido e impacciato. I suoi obiettivi ora erano leggermente cambiati, non più legati a qualcuno ma ora, solo a se stessa e a quel poco che i suoi occhi avevano visto di quel mondo corrotto e sporco. Non era maturata solo fisicamente ma anche mentalmente, chissà che un giorno non avesse smesso anche di balbettare acquistando quella sicurezza che tanto le mancava.
Voleva sapere tutto di cosa avesse spinto la sua amica a raggiungere quel luogo angusto, se c'erano novità a casa e naturalmente come stesse ma tutte quelle domande che le si creavano vennero messe immediatamente da parte appena una voce, attirò la loro attenzione. Un uomo sicuramente di alto rango, chiamò a raccolta quanti più shinobi poteva nello spazio circostante. Che fosse finalmente giunto il tempo di mettersi in azione? Le due kunoichi si guardarono complici e senza aggiungere altro seguirono le poche persone che avevano udito l'annuncio nei dintorni. Un uomo, serioso iniziò a squadrarli e quel lento movimento di labiale sicuramente indicava che li stava contando. Chiaki lanciò uno sguardo ad Ashi domandandosi che cosa le sarebbe toccato a entrambe e se fossero finite nella stessa squadra.
Le era sempre piaciuta l'idea di andare in missione con la sua compaesana ma non ce n'era stata mai l'occasione, forse adesso si potevano riscattare per tutto quel tempo perso senza vedersi? Il jonin sembrò lamentarsi che non erano sufficienti, fu proprio in quel momento che uno strano ragazzo fece capolino alle loro spalle. Il tono poco reverenziale le ricordò un po' il caratterino della sua amica Mirai, che senza badare alle conseguenze, tirava fuori tutto quello che passava per la mente. Un tipo estremamente particolare anche per il modo in cui andava conciato. Lei non poteva dire assolutamente nulla visto che proprio come lui camminava scalza ma sarebbe stato curioso e interessante trovarsi a stretto contatto con tutte quelle persone che non aveva mai visto, seppure alcune appartenessero al suo stesso villaggio.
Si lanciò qualche sguardo intorno in quella maniera buffa che solo lei sapeva fare, coprendosi con la manina dai raggi del sole che iniziavano ad alzarsi in cielo, infastidendo i suoi occhi chiari. Il suo sguardo confuso si fermò solo quando, la tenda pesante si scostò, mostrando un uomo di bell'aspetto, vestito di abiti impreziositi da ricami dorati. Un enorme copricapo troneggiava sulla sua testa, a forma di ventaglio con dei pendagli dorati che gli scendevano ai bordi. La piccola Hyuga storse leggermente la testa, cercando di capire quei simboli disegnatici sopra, cosa rappresentassero. Sembrava qualcuno di estremamente importante. Fortunatamente l'uomo fu così gentile di risolvere le lacune della fanciulla presentandosi da se e chiarendo le idee di tutti sul perché fossero stati convocati.
Quell'uomo come il suo bambino erano in pericolo, che qualcuno avrebbe provato ad attentare alla loro vita durante il viaggio? Era saggio prendere delle persone a caso dal campo base? Le richieste aumentavano e il personale diminuiva, cosa ci potevano fare alla fine quei jonin? I fondi erano fondamentali per continuare a mandare avanti la baracca. Non appena finì di elargire il suo discorso, un piccolo bimbo si affacciò da dietro le pieghe del suntuoso abito del Daimyo. Timido e indifeso, li guardò con i suoi occhioni grandi e teneri come solo un bambino li poteva avere. Chiaki quasi si sciolse alla vista di quella piccola creatura indifesa e impaurita, circondata da tutta quella massa di sconosciuti. Sicuramente era abituato ad essere sorvegliato giorno e notte da gente pagata per farlo ma quanto poteva giovare una vita del genere a un bambino?
Questo era ciò che comportava appartenere a un alto rango, la paura costante di non svegliarsi la mattina e i limiti di svago che dovrebbero accompagnare la vita di un infante. Sarebbe stato loro compito difenderlo e la giovane lo avrebbe fatto a costo della sua vita. Non le importava della missione, i suoi occhi languidi si accesero di una luce diversa, determinata. Sembrava che il grosso fosse stato spiegato, non restava che organizzarsi.
Fu proprio in quel momento che una figura, si fece notare più degli altri. Non solo per la sua abbondante scollatura dalla quale fuoriuscivano degli abbondanti "palloncini" ma anche per la sfrontataggine con cui si espresse parlando a nome di tutti. Istintivamente la ragazzina dai capelli blu, abbassò la testa guardando il suo seno per poi alzarla e fissare nuovamente quello della kiriana.

- Yin dici che dipende da qualche cibo p-particolare? Spero non c-crescano così tanto le mie... - disse la piccola Hyuga in una spontaneità fuori dal normale, preoccupandosi per un eventuale futuro.

Lei abituata a lottare corpo a corpo, non riusciva ad immaginarsi di essere dotata in quel modo. Il peso le avrebbe persino rallentato la velocità. Scosse la testa contrariata, allontanando quell'immagine mentre anche Ashi esprimeva, in modo sarcastico, un suo commento.

- Chiaki ma di cosa stai parlando? - il furetto dal pelo nero continuava a studiare la situazione, lanciando occhiate soprattutto a colei che si era esposta maggiormente ma non riuscendo a fare un vero e proprio collegamento con le parole della sua sorella umana.

C'era fermento tra la folla di persone, che era stata appena incaricata di quella missione e mentre tutti sembrano assorti nel chiacchiericcio, la kiriana si portò vicino a colui che li aveva selezionati.

*Sarà saggio per lei esporsi così tanto con un jonin? Nell'ultima missione Jaku e Hiro sono quasi finiti alle mani per i loro caratteri così contrastanti. Speriamo bene*
 
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view post Posted on 1/6/2013, 18:52
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Tra i dieci prescelti fu soltanto la Yuki a farsi avanti, senza alcun timore. La missione che avrebbero dovuto affrontare era non poco delicata e gli uomini di cui il Daimyo avrebbe potuto disporre non erano sicuramente ninja di elitè. Guerrieri raccolti tra i pochi rimasti al campo base, in un periodo in cui la lotta contro Watashi richiedeva l'impiego degli shinobi più abili al fronte, piuttosto che in una scorta alla difesa di un uomo che - vivo o morto - non avrebbe fatto la differenza. Sotto gli occhi invidiose delle donne ed entusiasti degli uomini la kunoichi delle nebbie propose una formazione basilare al Jonin, che tuttavia scosse il capo in segno di dissenso.

Jonin - E' inutile chiedere a me, serve uno di voi che si metta a capo della squadra. Tra voi c'è qualche Chunin?

Silenzio. L'uomo guardò i ninja reclutati per quella missione uno ad uno, ma nessuno di loro sembrava poter rispondere in maniera affermativa alla sua domanda. Fu così che i suoi occhi si posarono su Yumi, l'unica ad essersi fatta avanti e che sembrava avere le idee chiare sul da farsi. Lei sarebbe stata perfetta per fare da leader.

Jonin - A questo punto credo che solo tu poss-

??? - Ehi vecchio, io sono un Chunin!

Fu il bizzarro ninja di Konoha ad alzare la mano e parlare, forse senza badare troppo al rispetto che avrebbe dovuto mantenere nei confronti di un superiore. Il Jonin lo guardò per qualche secondo, incontrando quel sorriso da idiota inarcatosi poco sotto le grosse lenti e infine, rassegnatosi all'idea di dover nominare lui come leader della squadra, sbuffò seccato e comunicò il verdetto finale. Non appena ebbe terminato di parlare, consegnò al ragazzo una mappa che indicava il percorso da seguire, girò i tacchi e tornò dentro la tenda, lasciando il Daimyo e il piccolo Aiko insieme alla loro nuova scorta. A quel punto il neo capitano prese parola, senza nascondere entusiasmo e continuando ad ostentare il suo solito sorriso.

Kori - Direi che presentarsi sia il minimo! Mi chiamo Kori e sarò il vostro caposquadra.. Figo, vero? Mi piacerebbe sapere quali sono i vostri nomi e le vostre capacità. Non che siano necessarie durante il viaggio.. Siamo in dieci e dubito che qualcuno con un po' di cervello possa attaccarci se stiamo uniti, almeno che non si tratti di un ninja potentissimo e in quel caso non mi servirebbe lo stesso sapere cosa sapete fare, saremmo fottuti in ogni caso. Però mi torneranno utili in seguito, quindi sputate il rospo e non siate timidi!

Attese che tutti parlassero e dopo aver registrato in mente - anche se qualche dubbio al riguardo sarebbe stato perfettamente lecito - tutte le informazioni ricevute si avvicinò a Yumi, colei che in precedenza aveva suggerito una buona mossa per rendere più efficiente il controllo su coloro che avrebbero dovuto proteggere.

Kori - La tua idea è buona. Hai ottime qualità.

Commentò con un tono di voce affascinato, fin troppo. Rimase in silenzio per qualche secondo e con un po' di concentrazione la kunoichi di Kiri avrebbe capito che quel Kori le stava fissando il seno senza battere ciglio. Prima che fosse troppo tardi il ragazzo però si riprese e sorridendo continuò il discorso.

Kori - Sei sicuramente un'ottima kunoichi, quindi sarai tu la guardia personale del signor Hayao. Mentre tu..

Lasciò la frase in sospeso, per poi avvicinarsi alla piccola Chiaki. Si fermò a pochi centimetri da lei e il sorriso che aveva si spense tutto ad un tratto, mentre la sua espressione si faceva stranamente seria. Era parecchio più alto di lei e fu dall'alto che la fissò per parecchi secondi, come se con le sue lenti sucre fosse capace di sondare la sua anima. Yin e Yang però avvertirono una strana sensazione, qualcosa che però neanche loro avrebbero potuto descrivere: forse erano solo pregiudizi nei confronti di quello che si era dimostrato essere un mero idiota, o magari altro che però non avrebbero saputo spiegare. Tutto ad un tratto il ragazzo appoggiò entrambe le mani sulle spalle di lei ed iniziò a fissarla più intensamente, mentre l'espressione seria tenuta in precedenza veniva rimpiazzata da una smorfia delusa.

Kori - Tu invece sei piatta come una tavola, peccato.

Disse divertito, senza preoccuparsi di trattenere una grossa e sonora risata. Il tutto durò per parecchi secondi, ma infine riuscì a ritrovare la lucidità necessaria per andare avanti.. O quasi, dato che sembrava pronto a scoppiare di nuovo da un momento all'altro.

Kori - Però mi sembri brava con i bambini, quindi penserai tu a tenere d'occhio il figlio del Daimyo.

Concluse divertito, sfoggiando il solito sorriso a trentadue denti. Infine si rivolse a tutti quanti, richiamando l'attenzione generale con un tono di voce più sonoro. Probabilmente molti di loro avrebbero preferito suicidarsi piuttosto che passare alcune settimane in sua compagnia.. Oppure ucciderlo, magari sarebbe stato meglio.

Kori - Se avete qualcosa da ridire o considerazioni da fare, parlate adesso o taciate.. Tacite.. Wuaaaa al diavolo, ci siamo capiti! Se non c'è altro invece possiamo partire direttamente per il Paese del Fiume. Ci vorranno due giorni di marcia per arrivare a destinazione, non abbiamo scadenze ma non mi sembra una buona idea restare qui.. No?

 
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view post Posted on 1/6/2013, 20:12
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A quanto pareva, a quel Jonin non sarebbe importato un fico secco di come si sarebbero comportati per quella missione. Avrebbero dovuto scegliere un leader, un Chunin o un Genin con maggiore esperienza, ma quando si accorse che nessun'altro si faceva avanti, Yumi deglutì sommessamente.
"Oh, merda... Non mi dire che adesso assegna a me il ruolo di caposquadra..."
Pensò atterrita. Diamine, a mala pena sapeva gestire se stessa, avendo inoltre notevoli difficoltà in tal compito, figuriamoci gestire un intero squadrone di nove persone!
Fortunatamente, il suo momento di gloria sarebbe giunto in un secondo momento, in quanto qualcuno, ed era pure ora, si fece avanti, sentenziando di essere un Chunin.
"Siano ringraziati i kami... Spero solo non sia..."
Ebbene, nel voltarsi, Yumi non riuscì a reprimere un gemito di disgusto nel constatare che il Chunin era niente poco di meno che il "ritardatario", un beota che, dulcis in fondu, era anche di Konoha.
"Ok, se ci capitana sto tipo, moriremo tutti..."
Con occhi sgranati, assistette impotente alla consegna della mappa al neo-capitano, che continuava a sorridere come un ebete.
"Si prospetta essere una luuuunga scarpinata..."
Sospirando, attese che gli altri ninja parlassero, per poi rimanere faccia a faccia con Kori, scrutandolo guardinga con i suoi occhi ambrati.
Il mio nome è Yumi...
Sentenziò con aria gelida, ascoltando impassibile il complimento del ragazzo. Questi, però, rimase un tantino imbambolato a fissarle la scollatura.
"Porca troia... Lo sapevo che sto coso era troppo scollato... E questo sì che è un completo idiota! Per la miseria..."
Yumi posò una mano sulla sua spalla, stringendola forte... Gli sorrise dolcemente, per poi avvicinare le labbra al suo orecchio, in maniera tale che nessun'altro, a parte lui, potesse sentire.
Ascoltami bene, Kori... Fissami di nuovo il seno in quel modo, e giuro che ti stacco la testa. Sono stata chiara?
Si scostò da lui, rivolgendogli un sorriso delicato, per poi lasciarlo andare verso un'altra ragazzina, anche lei di Konoha.
"Ma che palle! E' l'invasione delle checche di Konoha?! Beh, per lo meno quella è una Hyuga, almeno a giudicare dalla sua fisionomia..."
Pensò, scrutando quella ragazzina dai lunghi capelli blu, la pelle chiara e gli occhi diafani. Si, doveva essere una Hyuga... Aveva tutte le caratteristiche fisiche di quell'antico clan, di cui aveva letto nei suoi libri. E sceglierla come guardia del corpo del piccolo Aiko, le sembrava la scelta giusta, anche se le sembrava un tipo un po' imbranato e poco esperta.
Ma ciò che la colse maggiormente di sorpresa fu la reazione di Kori. Infatti non le sfuggì il mondo serio e insistente con cui scrutò la ragazzina, anche se poi sdrammatizzò sulle sue poche curve.
"Tzè... Come si dice... Fa lo scemo per non andare in guerra. Quel Kori non me la conta giusta..."
Pensò, per poi voltarsi verso il Daimyo, rivolgendogli un sorriso delicato e facendo un mezzo inchino.
Signore. A quanto pare sarò la sua guardia del corpo...
Sentenziò, per poi salutare il bambino che era rimasto nascosto dietro gli abiti del padre.
Ciao Aiko! A quanto pare, viaggeremo tutti insieme...
Gli disse, inginocchiandosi per poter stare alla sua altezza, sorridendogli protettiva.
 
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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La giornata si stava facendo interessante, finalmente quelle ore di monotonia sarebbero state solo un ricordo mentre gli shinobi attendevano con ansia che gli venissero dati dei compiti. Fortunatamente la ragazza dalla pelle candida che si era esposta con tanto fervore non venne vista di mal occhi, anzi. Questo fece tirare un sospiro di sollievo alla piccola Hyuga che in parte era preoccupata da un possibile cambio di umore. Sapeva che quando le persone erano sotto stress, per la minima cosa potevano scattare.
Per quanto potesse essere abile e tutto però occorreva un chunin, qualcuno che fosse stato reputato in grado di prendersi la responsabilità su tutte quelle persone. Il silenzio aleggiò non appena la domanda del loro committente si dilagò nell'ambiente. Poteva essere possibile che erano tutti genin? Chiaki guardò la sua amica ritrovata, facendo spallucce anche se in cuor suo sapere di essere mandati così allo sbaraglio un po' la preoccupava. Si, erano pur sempre tutti ninja ma se la situazione si fosse messa male, sarebbero riuscita a gestirla? Conosceva se stessa, il suo carattere, la sua determinazione ma degli altri cosa sapeva?
In quell'attimo di silenzio l'uomo sembrava intenzionato a mettere a capo della squadra proprio la kiriana di bella presenza, l'unica che perlomeno aveva detto la sua senza aver timore di niente e di nessuno. Un po' le invidiava quel modo di essere, come invidiava un po' tutte le persone con il suo carattere. Lei, Chiaki Hyuga, sicuramente avrebbe parlato solo se interpellata ma a volte, c'erano delle decisioni da prendere nelle quali non potevi aspettare che qualcuno ti chiedesse la tua idea e questo lo doveva imparare, il più in fretta possibile se sarebbe voluta sopravvivere in quel mondo devastato dalla guerra. Fu proprio in quell'istante che una voce da dietro le fila, un tono che aveva già udito poco prima si fece spazio tra i genin.
Il tipo con gli occhialoni scuri, più esuberante che mai, dichiarò di essere chunin creando un po' di perplessità tra i presenti. Chiaki si girò a osservarlo mentre raggiungeva il jonin con il quale si continuava a comportare senza il minimo rispetto chiamandolo vecchio. Il sorriso sempre stampato in volto, sembrava quasi che non fosse minimamente preoccupato di quale arduo percorso avrebbero dovuto percorrere.

- Ma tra tutti quelli che ci potevano capitare come caposquadra proprio lui? Preferivo quasi la ragazzina... - disse il furetto nero che continuava a studiare i volti e le espressioni di tutti i partecipanti, come se volesse leggergli la mente.

Quel carattere ilare e troppo superficiale a primo impatto già non gli piaceva, senza contare lo strano odore che avvertiva nell'aria. Di marcio e d'inganno, ecco di cosa sapeva. Perché vedesse sempre il lato negativo in tutto ciò che lo circondava non sapeva spiegarselo nemmeno lui. Forse era dovuto al suo pessimo carattere che madre natura gli aveva donato ma quella sua caratteristica sembrava fatta apposta per coesistere con il carattere ingenuo e insicuro della sua evocatrice che incurante di tutti quei pensieri del piccolo mustelide cercava ancora di capire che tipo potesse essere il nuovo capogruppo.
Il jonin borbottò le ultime direttive non del tutto convinto, lasciando una mappa al chunin per poi dileguarsi di nuovo all'interno della tenda. Ce l'avrebbe fatta Kori a gestirli tutti? In fin dei conti le apparenze potevano anche ingannare. Infatti la sua presentazione non fu così malvagia, ricordava molto il discorso che aveva fatto Fuyuki nell'ultima missione. Ripensare al sensei le fece fare una faccia buffamente arrabbiata ma cercò di mettere da parte i suoi timori per concentrasi su cosa rispondere al ragazzo. Non le piaceva molto essere al centro dell'attenzione, anche se sapeva che avrebbe dovuto informare gli altri delle sue abilità per un buon svolgimento del compito assegnatogli. Sarebbe stata tosta ma non impossibile.

- Come farà a ricordarsi le abilità di tutti senza a-appuntarsele da qualche parte? - bisbigliò dubbiosa la piccola Hyuga alla compagna che si trovava al suo fianco.

Non fece in tempo a porre la domanda ad Ashi che arrivò il suo turno di parlare.

- Io mi chiamo C-Chiaki...Chiaki Hyuga...conosco le t-tecniche di clan e credo di avere una discreta v-velocità - disse grattandosi la testa imbarazzata, cercando di tagliare corto.

Sapeva perfettamente che aveva oscurato molte cose anche se erano più che evidenti, come il fatto che fosse un evocatrice, ma preferì agire così, ancora troppo scombussolata da quel richiamo improvviso. Kori terminò il giro in senso orario, prima di raggiungere la ragazza che per prima si era esposta. Sembrava seriamente compiaciuto per la sua uscita brillante di pocanzi o forse era stato affascinato da altro? Si complimentò con la bella ragazza assegnandole subito il compito più difficoltoso, rimanere accanto al Daimyo del Paese del Fiume ed occuparsi della sua sicurezza.
Effettivamente aveva dimostrato la sfrontataggine ideale per potersi meritare un compito del genere, d'altronde la capacità di giudizio su chi fosse il più adatto non era facile. Ma se lei si fosse occupata del padre, chi avrebbe pensato al bimbo? I suoi occhi perlacei si mossero in direzione del fanciullino che ancora legato da un vincolo inscindibile dal padre continuava a osservarli timoroso. Fu questione di secondi prima che si accorgesse che gli occhi dolci della genin lo stavano guardando e un dolce sorriso le nacque spontaneo. Dove era la sua mamma?
Forse anche lui come lei aveva preso quel carattere remissivo per dei determinati motivi, forse anche la sua storia era intrecciata come la sua e sentiva il peso di quella crescita così differente dagli altri bambini. I suoi pensieri vennero recisi quando un enorme figura, la sovrastò con la sua ombra. Perse il contatto con la figura minuta del pargoletto per dedicarsi a quella della figura davanti a lei. L'espressione era seria e quegli enormi occhiali scuri rendevano tutto più imperscrutabile. Si era persa qualcosa mentre si era distratta? Che non avesse ascoltato una parte importante del discorso o semplicemente il ragazzo si era accorto della sua distrazione?
Improvvisamente l'ansia iniziò a crescere e con le manine iniziò a giocherellare con i bordi del vestito. Non le piaceva quel silenzio e non capiva nemmeno se dovesse dire qualcosa. Yin già dubbioso di suo, fissò suo fratello che ancora era appollaiato sulla testa dell'altra ragazza. Il loro sesto senso di animali sembrava essersi attivato e una strana sensazione che non piaceva a nessuno dei due, avanzava secondo dopo secondo. Che cosa stava nascondendo quel ninja?
Yin si mise in posizione difensiva, non appena le mani di lui si appoggiarono sulle spalle della piccola ragazzina. Lo infastidiva tutta quella confidenza, soprattutto da un tipo che si era dimostrato così scemo. Mentre la gelosia del furetto avanzava Chiaki continuò a fissarlo interrogativa e in parte ringraziò che il suo sguardo fosse nascosto, la aiutava a sentirsi meno a disagio. I muscoli le si irrigidirono mentre sotto i suoi occhi la bocca di lui assumeva una piega disgustata. Poi arrivarono quelle parole fredde e acuminate come pugnali appena affilati. Il suo volto si fece improvvisamente paonazzo, mentre probabilmente con quella frase il chunin dal ciuffo ribelle, attirò l'attenzione dei partecipanti tutta su di lei. Si stava ufficialmente sentendo male.

- Non p-pensavo che fosse f-fondamentale per la m-missione... - disse con un fil di voce la ragazzina, abbassando la testa dispiaciuta per quella mancanza.

I due furetti non capirono bene il senso delle parole di quel giovane ma vedendo la reazione della konoichi, intuirono immediatamente che quello shinobi aveva colpito qualcosa di abbastanza delicato. Yang senza pensarci due volte lasciò il posto che ormai si era conquistato sulla testa di Ashi per tornare dalla sua evocatrice. Non si pronunciarono a riguardo ma i loro sguardi valevano più di mille parole. Un invito ad allontanarsi? Il ragazzo divertito dalla sua stessa affermazione continuava a ridere e gioire della sua uscita fenomenale, una scena che durò parecchi secondi prima che con estrema difficoltà il chunin riuscisse a ricomporsi. Chiaki rimase quasi inebetita da quella affermazione, continuando a guardare le dita dei suoi piedi scalzi pensierosa.

*Perché mi ha detto una cosa del genere? Che ci guadagno ad avere un seno così grande? Ci sarà rimasto male? Non capisco...uffa!*

Non appena ebbe le forze nuovamente per parlare, il ragazzo le affidò il suo compito. Avrebbe dovuto essere lei la guardia del corpo di quel bambino. A quell'affermazione tirò un sospiro di sollievo, almeno non era stata esclusa dalla missione solo per la sua mancanza. Gli occhi candidi di lei tornarono a guardare il dolce visetto del bimbo e con passi lenti e cercando di non spaventarlo si avvicinò per fare almeno la sua conoscenza, visto che avrebbero dovuto viaggiare vicini per almeno due giorni. Anche la bella moretta più grande di lei si trovava li. In fin dei conti sentendo ciò che disse ad Aiko, non doveva trattarsi di una brutta persona.

- Vedrai che non ti s-succederà niente e che ci divertiremo un mondo durante il v-viaggio - sorrise leggermente da dietro le spalle di Yumi, aggiungendo solo quella frase.

Non voleva impaurire ulteriormente quel bambino, erano bastati già tutti quei discorsi su qualcuno che attentava alle loro vite. Sarebbe stata vigile ma allo stesse tempo avrebbe cercato come poteva d'intrattenerlo, rendendogli quella spensieratezza che ogni creatura così innocente dovrebbe assaporare. Chissà se le sue capacità sarebbero state all'altezza?
 
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view post Posted on 2/6/2013, 16:01
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Gli occhi della pantera si muovevano, come alla ricerca di qualcosa e le corde della chitarra vennero pizzicate. La situazione si faceva complicata e lui era più che mai scisso e lacrime amare venivano versate dalla sua anima. Chiaki da una parte, dall’altra l’onore e la parola data a Jagura e a Furikami. In mezzo l’Aka e le sue regole: le nuvole rosse esigevano la vita di quel pazzo che aveva voluto potere e gloria, che aveva richiesto i servigi dell’organizzazione criminale più potente del mondo. Per cosa poi? In più senza pensare minimamente alle conseguenze di tale gesto e follia…e un bimbo innocente avrebbe versato il suo sangue come pegno e simbolo di quanto le NUVOLE ROSSE fossero crudeli.
Lui ora era lì tra quei fuochi malefici, tra onore e rispetto, tra parola data e affetto. Tra un idea e i propri ideali. Tra il credo e la propria morale. E gli occhi erano bassi in tutto questo mentre qualcosa ruggiva dentro di lui. Si agitava e il pugno si strinse mentre le corde della chitarra mandavano suoni nefasti; non vi era libertà e ora la provava sulla sua pelle quella sensazione di impotenza, di non avere il controlla sulla propria vita. Dov'era ’a libertà in quel frangente? Dov’era? Quel sogno era sempre più avvolto da tenebre, da nebbie sempre più solide ed ora capiva quanto i loro propositi fossero nel giusto. Non poteva essere violentato così l’animo umano. Non era giusto; con quale diritto arrogarselo? Ma ora doveva rimanere concentrato scosse la testa, aprì gli occhi, scacciò le nebbie nel suo cuore e i pensieri per concentrarsi solo sull’attimo.
Doveva stare attento, capire, osservare, percepire, essere, fondersi anzi, con il suo animale totem e da esso attingere la risolutezza necessaria per quel compito ingrato.
Le corde vennero di nuovo pizzicate e gli occhi brillarono. Ryu iniziava a riflettere, a divenire tutt’uno con il suo spirito selvaggio che aveva preso sembianze di una pantera nera forgiata con il fulmine e il magma. Ora doveva rimanere concentrato ed ascoltare e cominciare a muoversi tra le ombre furtivo, pronto e a cominciare ad ottenere i primi risultati.

Iniziò a concentrarsi e molte cose non gli tornavano: a parte che otto genin e un chunin sembrava un contentino dato là tanto per. Ma la cosa che non riusciva a comprendere era perché in tempo di guerra l’alleanza dovesse privarsi di uomini per la protezione di un Damyo. Si lottava contro un Dio da anni, il mondo era squassato e distrutto, la progenie portava morte e distruzione e non vi era posto che si potesse denominare sicuro.
La sicurezza e la tranquillità purtroppo si erano perse lasciando posto alla paura, al terrore, all’inquietudine che serpeggiava tra i cuori anche dei più valenti e coraggiosi. Per cui la Pantera si faceva sospettosa: annusava l’aria e sentiva che vi era qualcosa di stonato. Qualcosa che ancora non riusciva ad afferrare.
Che il Damyo sapesse che l’aka era sulle sue tracce era normale – se aveva avuto contatti con loro sapeva il loro modus operandi – ma allora perché rivolgersi alle forze alleate? Gli avevano concesso una misera scorta e sapeva bene quanto non fossero sufficienti anche a fermare le stesse spie dell’Aka. E allora perché acconsentire? Valeva così tanto la vita di un uomo – che allo stato attuale del conflitto – valeva come un contadino?
In più non aveva fatto cenno a niente: a chi fossero coloro che volevano ucciderlo, le reali potenze che erano in campo. Allo stato attuale delle cose, se fosse stato nella situazione di quei poveracci, si sarebbe fatto queste domande. Ma nessuno, nemmeno la stupida e irriverente kunoichi dal seno troppo abbondante, se le fece.
Questo significava quanto fossero immaturi e poco consci del reale pericolo: cercare di proteggere qualcuno da un nemico invisibile senza avere le necessarie informazioni. Tutto questo agevolava il suo compito ma eravamo davvero sicuri che fosse tutto così semplice? L’unico che poteva essere un ostacolo era il chunin ma non si fidava nemmeno di lui, in più il suo istinto gli gridava che qualcosa stava strisciando tra loro e che non era così la realtà. Il suo istinto lo avvertiva: non sapeva il perché ma quella storia aveva un che di strano. Troppe tenebre, troppe parole non dette e una semplicità di esecuzione che faceva pensare ad una trappola.
In più quel ragazzo, l’unico chunin tra tutti quei genin, non sembrava uno sprovveduto; aveva messo due personalità differenti – ma che sembravano ottime per quel compito – alla guardia dei due obbiettivi sensibili: Chiaki – la dolce Chiaki – da una parte con il bambino e la Kunoichi più attenta alle sue tette che al resto a guardia del Damyo.
Erano perfette, o almeno per come si erano messe le cose, per i compiti di protezione: una era di Kiri per cui doveva essere abituata agli assassinii e l’addestramento ricevuto a Kiri poteva tornarle utile – o almeno così erano le storie sul paese della nebbia – e l’altra…l’altra…bè l’altra era dolce. Dolce e ingenua ma i suoi occhi potevano vedere lontano, tutto poteva essere tranne che una Kunoichi e la sua presenza poteva rilassare il figlio e farlo stare a suo agio.
Era un ottima strategia. E sembrava anche non voluta! Due personalità differenti poste su obbiettivi sensibili e si fondevano perfettamente con le due personalità del Damyo e del piccolo. Ryu non poteva fare nulla per il momento – anche se molto aveva scoperto – ma poteva fare qualcos’altro.
Psicologia. Tutti sembravano troppo spaesati, troppo ignari di quello che stava accadendo e poteva sfruttare questo per cominciare ad attuare il suo piano. Anche se doveva ancora scegliere il luogo adatto e capire quale erano le abilità del chunin: rischiare non era contemplato. E per il momento finché Chiaki restava col bambino Ryu poteva indagare tranquillamente.
Le corde vennero pizzicate mentre si avvicinava all’amica di Chiaki- o almeno così credeva – visto che erano venute insieme e sembravano avere una buona dose d’intimità.




Anche se non voleva farlo doveva. E solo stare lì vicino a Chiaki ma non potersi rivelare era uno strazio; cosa avrebbe detto o pensato la dolce kunoichi dagli occhi perlacei su di lui? Perché il destino era così crudele? Chiaki da una parte, il credo da un'altra e in mezzo la parola data. Respirò profondamente mentre le corde della chitarra vennero pizzicate in una lenta sinfonia triste e malinconica. Si avvicinò – sembrando quasi che fosse uscito dalle ombre – all’amica di Chiaki. Era bella e i suoi occhi si fermarono al suo sedere - assolutamente non male ma c'era di meglio - ma i suoi occhi e il suo cuore erano tutti già per un altra donna.


A quanto pare la situazione è ancora peggio di quanto mi aspettassi. Nessuno che ci dice dove e cosa fare o da chi lo dobbiamo proteggere. Nove genin e un chunin…mi sembra più una missione suicida, un contentino dato tanto per, e soprattutto che abbiamo mandato i peggiori dei peggiori. Se fossi io colui che doveva uccidere il damyo starei ridendo visto l’esiguo numero e la potenza che è stata messa in campo. E poi tra tanti genin proprio un Chunin spunta? Speriamo bene non vorrei che già vi fosse tra di noi il lupo…

E la guardò intensamente negli occhi con i suoi occhi ghiaccio. Continuando a pizzicare le corde della sua chitarra. Poi si fermò, se la rimise a tracolla e gli diede la mano come a presentarsi.

Sono Kenshin! E se devo dirtela tutta la tettona là davanti mi sembra più attenta al suo davanzale che a quello che gli stà intorno. Parla a nome di chi non conosce e la cosa mi infastidisce. Vorrei sapere quanti sono stati reclutati con la forza e quanti di loro volontà. Non vorrei che tra poco ci ritroviamo nella merda fino al collo… E scosse la testa come se già pensasse al peggioTe invece come ti chiami? È la tua prima missione? Io vengo dal Paese delle cascate vicino all’epicentro di watashi. Te da Konoha vedo? e gli fece l’occhiolino.
Ma la sua mente era già all’opera .





 
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view post Posted on 2/6/2013, 17:55
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Ciò che ai suoi occhi venne interpretato come un gesto sfrontato, per quegli uomini di alto rango ebbe tutt'altro valore. Sembrarono apprezzare la volontà di quella Kunoichi sicuramente più grande rispetto l'Uchiha e la piccola Chiaki, che esattamente come lei commentò in maniera sarcastica quell'abbondanza della tipa dagli occhi ambrati. Solo voltando appena il viso verso la sua compaesana capì che in effetti fosse seria e non stesse scherzando sulla sua mancanza di seno. Ridacchiò divertita, ma in maniera silenziosa e notevolmente incuriosita da quella ragazzina ed i suoi due furetti. Uno dei quali aveva addirittura preso posizione sul suo capo, lasciandola inebetita per dei brevi attimi, ma intenerendola a tal punto da guadagnarsi qualche coccola e carezza su quel pelo bianco e soffice. Pareva averla presa sin da subito in simpatia, cosa che confermò la Hyuga ferma al suo fianco. Ancora una volta però i suoi pensieri e la voglia di rivolgere parola alla ragazzina vennero interrotti dal Jonin e la sua richiesta. Ashi rivolse lo sguardo verso tutti i presenti, nessuno spiccava particolarmente e per il momento erano tutti anonimi all'infuori della kiriana che probabilmente avrebbe preso il ruolo di leader se quel ninja sfacciato non si fosse fatto avanti. Era calato stranamente il silenzio prima che il tipo occhialuto proclamasse il suo rango e si prendesse il compito di capogruppo, ma esattamente come Ashi tutti parvero dubbiosi su quella decisione. Molte volte l'apparenza poteva ingannare, ma non era solo l'aspetto di quel Chunin a farle partire qualche dubbio di certo non dai risvolti positivi. La troppa ilarità le dava sui nervi, specie in circostanze in cui il rispetto e la serietà avrebbero dovuto regnare... Sperava soltanto che fosse degno di quel ruolo o gli avrebbe portati tutti allo sbaraglio, cosa che non sembrò interessare molto al Jonin che si limitò a metterli al corrente delle ultime direttive e consegnare una mappa al prescelto.

- Credo proprio che finirà male, molto male... Hai anche tu questa sensazione Yang? -

Alzò lo sguardo verso la palla di pelo che continuava a restarsene appallottolata sul suo capo, osservando tutto dall'alto e scompigliandole un minimo quei capelli corvini che teneva sempre ben in ordine. Non ci badò molto al momento, non era infastidita dalla presenza di quel furetto e facendo spallucce alle parole di Chiaki aspettò il suo turno per quanto riguardava le presentazioni. Il giro non fu poi lungo, erano nove all'infuori del Chunin al quale poteva associare un nome adesso. Oltre all'appellativo di idiota ovviamente che ormai gli aveva affibbiato perlomeno mentalmente. Era sempre stata restia nel porre fiducia verso gli estranei, per questo non si sarebbe mai totalmente affidata ad un gruppo di cui conosceva a malapena una sola componente. Non avrebbe discusso degli ordini se li avesse reputati degni di essere chiamati tali, ma la sua indole non le permetteva di sottostare ad un'autorità di cui non rispettava le idee. Per questo sperò che oltre le apparenze Kori fosse un buon leader.

- Io mi chiamo Ashi Uchiha. Oltre a conoscere le tecniche Clan sono abbastanza veloce ed una sensitiva... -

Non girò molto intorno alla sua presentazione, le sembrava scontato dire che essendo un'Uchiha possedesse l'abilità innata del suo Clan ma cercò di rispondere in maniera efficiente ed abbastanza esaudiente. Dopo quei convenevoli si passò subito all'assegnazione dei compiti, con suo stupore l'intraprendenza della kunoichi venne premiata con uno dei ruoli più importanti in quella missione e sospirando notò come Kori guardasse in modo ammiccante il seno prosperoso della ragazza. Preferì non commentare più nulla, anche se non appena quel tipo si avvicinò e sembrò essere attirato da Chiaki corrucciò lo sguardo. Non capiva quei comportamenti, non solo si era liberamente preso troppe confidenze ma stava facendo del sarcasmo poco carino nei confronti di quella ragazzina verso la quale sentiva degli istinti di protezione.

- Questo è seriamente un idiota... -

Bofonchiò sul punto di prendere parola, conoscendo Chiaki non avrebbe preso quelle battute nel suo stesso modo e glielo confermò quella risposta che quasi le fece passare la paranoia. La dolcezza di quella Kunoichi non mancava mai, forse proprio per quel motivo evitò di intromettersi e far spuntare risvolti non voluti al momento. Inoltre i due furetti - Yang per primo che corse subito verso la padroncina avvertendo qualcosa di insolito - erano due guardie del corpo abbastanza capaci a giudicare da quelle reazioni tempestive. Si distrasse improvvisamente, ignorando il Chunin che si allontanava nuovamente dopo quell'attimo di ilarità, e venendo incuriosita da una melodia improvvisa. Era dolce e lenta, assolutamente romantica e quando capì chi fosse l'artefice ci posò subito lo sguardo. Uno dei membri di quel gruppetto suonava la sua chitarra, dirigendosi in sua direzione e ricambiando quei suoi sguardi indagatori. A cosa gli sarebbe servito quell'attrezzo musicale in missione? Sapeva solo che quella melodia riuscì a farla rabbrividire, per una ragione a lei sconosciuta. Forse i suoi sensi avvertivano qualcosa, o semplicemente una folata di vento improvvisa dovuta al cambiamento tempestivo della giornata. Il sole spuntava a tratti, delle nuvole sempre più minacciose parvero prendere il sopravvento in quell'immensità azzurra oscurata per buona parte.

- E questo che vuole? -

Nel momento in cui quel ragazzo le si affiancò, continuando a suonare e prendendo parola esponendole i suoi dubbi, lo ascoltò. In realtà aveva già pensato anche lei a quanti risvolti negativi avrebbero potuto esserci in tutta quella situazione, per di più avendo preso gente alla rinfusa per una missione di protezione talmente importante. Con la coda dell'occhio osservò il Daimyo ed il bambino dagli occhi innocenti. Quale padre avrebbe messo così a rischio il proprio figlio? E se le parole di quel ragazzo fossero state un minimo veritiere, avrebbero saputo affrontare tutti quanti un tradimento interno al gruppo? Erano sconosciuti, per di più senza un reale punto della situazione. Contro chi o cosa avrebbero avuto a che fare?

- Potremmo esserci già immersi a dirla tutta... -

Ritornò a guardare il nuovo arrivato negli occhi non appena percepì quello sguardo cristallino puntato su di sè e la musica svanire. Fra tanti altri membri aveva scelto di parlare proprio con lei, che non solo non parve voler entrare in confidenza con nessuno ma apparve quasi scontrosa di fronte a tanta dimestichezza nei suoi confronti. Ignorò quella mano, volgendogli semplicemente un cenno col capo.

- Dovresti prestare più attenzione... Ci siamo appena presentati tutti. Mi chiamo Ashi e sì, sono di Konoha... -

Cercò di rispondergli cortesemente, ma non riuscì a non renderlo partecipe di quella mancanza. Un tono secco il suo, senza inutili giri di parole. Era la sua prima missione, ma non voleva essere reputata come una pivellina. Fu quello il motivo per cui preferì non farne parola, o forse troppo distratta da quel gesto inconsueto che Kenshin le rivolse. Alzò gli occhi al cielo, incrociando le braccia al petto e cercando di tenere ferme le mani. Le prudevano ma sapeva benissimo che per un semplice occhiolino non avrebbe potuto etichettare qualcuno. Forse lui era semplicemente cortese, in un gruppo di dieci persone che avrebbero dovuto convivere per qualche settimana era più che ovvio costruire qualche rapporto o perlomeno approccio, ma a lei andava più che bene una semplice convivenza da conoscenti.

 
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