Detective Conan Forum

La mia prima fanfiction

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Neiro Sonoda
view post Posted on 5/10/2013, 17:34     +2   +1   -1




Salve a tutti, sono nuova e mi piace molto scrivere. Vorrei pubblicare qui una mia storia a capitoli, che è hot in parte (anzi, credo che quel tipo di scene mi siano uscite piuttosto bene dal punto di vista descrittivo, mentre nelle altre mi sono concentrata di più sui dialoghi, che in genere mi sono più congeniali). Accetto consigli e critiche da chiunque sarà così gentile da leggere e commentare. Grazie in anticipo!

Neiro



Capitolo 1
Incontrarsi al bar


"Amore, allora ci sentiamo domani, ok? E ricordati del nostro pomeriggio con Hattori e Kazuha".
"Tranquilla, Ran. Divertiti con tua madre. E non ti crucciare se litiga con Kogoro, sai che lo fa sempre".
"Ci proverò. Ciao".
"Ciao". Shinichi chiuse la chiamata. A volte gli sembrava ancora assurdo che lui e Ran stessero insieme, dopo tutti quegli anni che lei gli piaceva e lui non aveva avuto il coraggio di dirglielo. Adesso finalmente avevano chiarito le cose e, dopo la 'scomparsa' di Conan Edogawa e la sconfitta dell'Organizzazione (per la quale la stessa Ran aveva fatto la sua parte), procedeva tutto per il meglio.
Anche Ai Haibara aveva ripreso le proprie sembianze adulte, quelle di Shiho Miyano, e da settimane era in cerca di un lavoro adatto a lei; intanto, continuava ad abitare dal professor Agasa.
DRIIIN!
Di nuovo il cellulare. Shinichi rispose immediatamente: "Pronto?"
"Sono Shiho. Avrei bisogno di parlarti, ci vediamo al bar vicino casa tua?"
Shinichi aggrottò la fronte. Quella richiesta era un po' insolita, dopo che erano tornati grandi Shiho era stata sempre più distaccata con lui, come se non avesse tempo da perdere con nessuno, tranne che con se stessa.
"E' successo qualcosa?"
"Be', più o meno... ma non allarmarti, non è niente di grave. Quindi accetti?"
"D'accordo. Tra cinque minuti sono là".
"Va bene. Ci vediamo dopo, allora".

Shinichi arrivò di fronte al bar di lì a poco. Shiho era già lì, seria e con le braccia incrociate, la frangia di capelli biondo-rame che le sfiorava gli occhi penetranti color acquamarina.
"Salve, Kudo".
"Ciao".
"Vuoi entrare?"
Lui scrollò le spalle. "Come preferisci".
"Allora entriamo" propose lei. Si sedettero a un tavolino in un angolo indisturbato.
"Cosa ti va di bere?" chiese Shiho a Shinichi.
"Boh, una cosa qualunque".
"Decidi con calma, tanto io non prendo niente. Ho solo pensato che era meglio sederci un momento".
Shinichi ordinò una semplice aranciata. Mentre la sorseggiava distrattamente, attese che Shiho parlasse. Alla fine, dopo diversi minuti di silenzio, lei iniziò: "Volevo dirti che... be', ho ricevuto un'offerta di lavoro in America, in un laboratorio di ultima generazione"-
Per poco Shinichi non si soffocò con l'aranciata. "Da-davvero?" chiese, impressionato.
Shiho annuì. "Ho deciso di accettare, naturalmente. Il dottor Agasa lo sa e mi ha lasciato libera di scegliere".
"Be', è un'ottima cosa! E quando parti?"
Shiho abbassò lo sguardo, ma lo rialzò subito. "Domani mattina" rispose. "Alle dieci ho l'aereo".
"Così presto?" esclamò Shinichi sorpreso. "Ma... allora lo sapevi da giorni, vero?"
"Sì".
"Perché non me l'hai detto?"
"Non... non ne ho avuto il tempo".
Shinichi scosse la testa. "E' un po' scioccante saperlo così" ammise. "Potevamo farti una festa d'addio o qualcosa del genere..."
"Kudo, con chi credi di parlare? Non sono la tua amica Suzuki".
"E vabbè, dai... Allora, sei contenta?"
"Sì, diciamo... Insomma, è una buona occasione".
Shinichi aggrottò le sopracciglia. "Che vorrebbe significare 'sì, diciamo'?"
"Non so se sono pronta a... be', lasciamo perdere, che è meglio" replicò Shiho molto vagamente.
"Dai, non fare il muso! Se hai un problema puoi dirmelo... beviamo qualcosa".
Shiho fece una smorfia. "Non c'è la tua bella che ti aspetta?"
"E questo che significa? E comunque, è a cena da sua madre".
"Oh-oh. Quando il gatto non c'è, i topi ballano".
"Non capisco di cosa parli".
Shiho sorrise. "Sei troppo immaturo in certe cose, Kudo. L'ho sempre detto".
"Sì, vabbè, a parte la mia cosiddetta immaturità... facciamo un brindisi in tuo onore, ci stai?"
Ordinarono una bottiglia di sakè e ne bevvero un bicchierino a testa. Shiho non aveva neppure mangiato, ma non se ne preoccupò: in fondo si trattava solo di un goccetto.
"Allora, cosa volevi dire prima?" incalzò Shinichi.
"Ma niente... Era una sciocchezza, lascia perdere" disse lei.
"Mah. Chi ti capisce è proprio bravo, lo sai?" ribatté lui. Le lanciò un'occhiata strana, come se volesse leggerle fin dentro l'anima. Shiho si sentì a disagio e, tanto per fare qualcosa, si riempì il bicchiere di sakè.
"Ehi, non vorrai mica berlo tutto?"
"Be', che c'è? Pensi che non sappia reggere l'alcol?" replicò lei, quasi in tono di sfida.
"Non ti ho mai vista bere, no?"
Shiho mando giù il bicchiere in una volta. "Contento?"
"Non fare la stupida, su..."
"E chi sta facendo la stupida?" rispose Shiho con convinzione. Cominciava a sentire caldo, forse aveva bevuto troppo in fretta, ma fece finta di nulla.
"Andiamo a casa, dai" disse Shinichi. Come al solito si preoccupava un po' troppo, pensò la giovane scienziata.
"Kudo, datti una calmata. E' tutto a posto, ok?"
Lui sospirò. "Va bene".
"Sai, ho chiesto al dottor Agasa di non venire all'aeroporto, domani. Non mi piacciono gli addii stile film sentimentale".
"Perché, sarà un vero addio? Io non credo".
"L'America non è dietro l'angolo, Kudo" osservò Shiho.
"Nemmeno tanto lontana, considerati i mezzi di oggi".
"Mmh... non so se mi andrà di ricevere visite".
"Dai, non mentire... Ti mancheremo sicuro" insistette lui, guardandola di nuovo con quegli occhi blu incantevoli e scrutatori.
Shiho si sentì arrossire. Per un attimo, le sembrò di non capire più niente. Si versò ancora del sakè.
"Ma insomma, vuoi smetterla?" sbottò Shinichi. "Non capisco cosa ti prende stasera..." Cercò di fermarla, ma lei aveva già svuotato il bicchiere. La testa cominciava a pulsarle in maniera fastidiosa... evidentemente, non reggeva l'alcol poi così bene.
"Vuoi sapere perché non mi va chissà quanto di andarmene, Kudo?" esclamò in tono provocatorio.
Che stai facendo?, si chiese tra sé. Piantala...
"Be', hai detto che non era importante..." obiettò lui.
"Infatti per te non lo è. Ma per me..."
"Spara, avanti".
"Non te lo dico!" ribatté lei.
Sembri una scema, si autorimproverò.
Shinichi scosse la testa. "Shiho... hai decisamente bevuto troppo".
"No, non ancora".
"Ma figurati! Già straparli..."
Lei si riempì il quarto bicchiere. "Dopo questo, forse straparlerò un po'..."
Smettila di fare così, rischi di combinare guai, stupida...
Esitò e Shinichi ne approfittò per strapparle il bicchiere di mano.
"Ehi, che diavolo fai?"
"Piantala di ingozzarti di sakè, ok?"
"Ridammelo!" Shiho cercò di riprendersi il bicchiere, ma Shinichi fu più veloce e lo bevve tutto d'un fiato. Lei sgranò gli occhi.
"Ecco. Così non ne berrai più".
Indispettita, Shiho allungò la mano verso la bottiglia semivuota.
"Insomma, la finisci o no?!" protestò lui. Vedendo che lo ignorava, le sottrasse anche la bottiglia.
"Kudo, mi stai facendo arrabbiare".
"Sei tu che mi fai arrabbiare. Dai, pago il conto e ti accompagno a casa".
Ma Shiho era ormai partita per la tangente. Si alzò e fece per prendere la bottiglia dalle mani di Shinichi.
"Vuoi che mi ubriachi?" minacciò lui. "Poi dovrai portarmi in ospedale se mi sento male, lo sai?"
Accostò la bottiglia alle labbra e la sollevò. In realtà voleva solo fare un po' di scena, per spingerla a smettere di comportarsi in quel modo. Ma lei quasi gli saltò addosso, con un movimento talmente brusco che gli fece scolare tutta la bottiglia senza volerlo.
"Accidenti a te!" sbraitò dopo un po', tossendo. "Mi stavo soffocando..."
Si alzò in piedi, ma ebbe un capogiro e dovette reggersi al tavolino. Shiho, intanto, era corsa a ordinare dell'altro sakè e stava mandando giù un buon bicchiere.
"Che fai, maledizione!"
"E dai, Kudo. La vuoi piantare? So badare a me stessa..."
"Sì, s'è visto" borbottò lui cupo.
Shiho si scolò l'ennesimo bicchiere.
Adesso basta, ti rendo conto che ti stai ubriacando sul serio?
Si fermò, indecisa. Shinichi le si avvicinò. "Dai, andiamo..."
"Bevi qua!" esclamò lei, schiaffandogli la bottiglia in mano e costringendolo a mandar giù altro sakè.
Sei impazzita?! Cosa fai?, si disse. Ormai era come una banderuola che oscillava tra lucidità e ubriachezza...
A Shinichi girava la testa. Cominciò a barcollare.
"Kudo, che hai? Stai per crollare a terra?" lo derise Shiho, riprendendosi la bottiglia.
"Dammi!" sbottò lui e, senza sapere bene quello che faceva, tracannò una lunga sorsata.
"Cavoli... Non trovi che faccia un gran caldo qui?" esclamò, emettendo un piccolo singhiozzo.
Shiho scoppiò a ridere. "Ti sei sbronzato alla grande!"
"Perché, tu?" replicò lui. Era completamente fuori controllo e una parte della mente di Shiho iniziò a preoccuparsi un po'.
"Ehi, Kudo... Forse è meglio se andiamo, adesso".
"E no!" esclamò lui. Si scolò la bottiglia in un attimo e scoppiò a ridere.
"Che caldo!" sbuffò poi, sbottonandosi il colletto della camicia. "Ehi, Shiho, tu non hai caldo? Dai, beviamo ancora..."
E fu così che ordinarono un'altra bottiglia.


Come va, per essere il primo capitolo? Qualche impressione? E avete già idea di cosa succederà nel secondo?




Elenco capitoli (aggiunto dopo che la fanfic è stata terminata)
Incontrarsi al bar
Senza pensare #entry387595916
Sorprese mattutine #entry387893944
Vuotare il sacco #entry388127961
Dolore #entry388182996
Svolte improvvise #entry388182996
Dimenticare il passato? #entry388398901
Dove sei? #entry388999859
La voce del cuore #entry389038826
Unirsi #entry390877489
Epilogo #entry391166862
Conclusione #entry392242984

Edited by Neiro Sonoda - 18/3/2014, 21:09
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 12/10/2013, 18:33     +3   +1   -1




Vedo che nessuno si è fatto vivo in questo topic... vabbè, forse pretendo troppo, è passata solo una settimana e io sono una novellina in tutto e per tutto... In ogni caso, posto il secondo capitolo, sperando che prima o poi qualche lettore si accorga di me!

Neiro




Capitolo 2
Senza pensare


Barcollavano entrambi e si reggevano in piedi a stento. Fu un miracolo che ruscissero ad arrivare fino a casa Kudo.
"Buo-buonanotte, Shiho!" esclamò Shinichi, incespicando nei propri piedi e sbadigliando vistosamente. "Grazie per la serata!" aggiunse allegro, prima di emettere un singhiozzo.
"Aspetta, mi vuoi lasciare qui?" protestò lei con voce lamentosa. "E se mi metto a vomitare?"
Che diavolo stai dicendo?, si domandò una voce nella sua testa. Probabilmente era lo spauracchio della piccola parte di lei ancora lucida.
"Se ti metti a vomitare, vuol dire che sei ubriaca!" la canzonò Shinichi singhiozzando sonoramente.
"Certo! Tu invece..."
"Io sono lucidissimo!" ribatté lui. "Guarda, cammino bello dritto..." Fece qualche passo avanti, ondeggiando, avvicinandosi pericolosamente al cancello. Shiho scoppiò in una fragorosa risata.
"Ehi! Che c'è da ridere?" fece lui indispettito.
"Dai, entriamo in casa" disse lei, facendo a sua volta qualche passo avanti.
"Ma sì, ti offro un po' di ospitalità!" gridò Shinichi. Tirò fuori le chiavi e aprì il cancello con mano malferma. Attraversarono il vialetto e infine si ritrovarono di fronte alla porta.
"Su, sbrigati!" incalzò Shiho. "Voglio un letto e subito!"
"Agli ordini, scienziatina!"
"Non chiamarmi scienziatina!"
Shinichi ridacchiò. Dopo quella che parve un'eternità, riuscì a infilare la chiave giusta nella serratura e spalancò il portone.
"Dove andiamo?" chiese.
"Sei uno stupido! E' casa tua, che ne so io dove dobbiamo andare?"
"Uhm... Ma sì, certo... Bisogna salire le scale! Vedi di non inciampare, ubriacona!"
"Inciampare? Io?!" ribatté Shiho. "Per chi mi hai preso? A differenza tua, so reggere l'alcol..."
Si avviò per prima, ma dovette tenersi al muro per non cadere. Shinichi la seguì a passo incerto. Arrivarono davanti alla camera di Yukiko e Yusaku, accesero la luce e lui si lasciò cadere sul letto con un enorme sbadiglio.
"Buonanotte" augurò, con voce impastata.
Shiho gli si coricò accanto. A differenza di lui però, non aveva sonno. Si sentiva stordita dall'alcol e le girava la testa, ma non era cosi convinta che sarebbe riuscita ad addormentarsi.
"Ehi, Kudo!" chiamò, in tono cantilenante. "Mi leggi la favola della buonanotte?"
Oddio, che stupida!, pensò. Di nuovo la sua minuscola porzione di lucidità tornava a farsi sentire.
Shinichi si girò verso di lei. "La favola?" ripeté, inebetito. "Che favola?"
"Quella del principe e della principessa che si baciano!" esclamò lei. "Anzi, che fanno sesso!"
"Ma di che parli?" brontolò lui, sbadigliando ancora. "Io voglio dormire..."
Chiuse gli occhi e tornò a mettersi a pancia in su. Shiho lo guardò male, poi si mise a fissare i bottoni aperti del colletto della sua camicia. Inspiegabilmente, non riusciva a smettere di farlo.
"Ehi, Kudo!" chiamò nuovamente. "Perché non lo facciamo noi?"
"Che cosa?" grugnì lui, sempre a occhi chiusi.
"Il sesso!" rispose Shiho trionfante, lasciandosi sfuggire un singhiozzo.
"Ma quale sasso..." bofonchiò Shinichi, che stava già scivolando nel sonno. Però lei gli si gettò letteralmente addosso e iniziò a sbottonargli del tutto la camicia.
Che diamine fai?! Lo sai che non puoi...
Ignorò quella vocina fastidiosa. Non voleva riacquistare lucidità. Voleva perdersi negli abissi dell'incoscienza, lasciare che la sua mente fosse totalmente ottenebrata dall'alcol e dagli istinti. Voleva essere trasgressiva, fare le cose senza pensare.
Tolse la camicia a Shinichi, che non oppose resistenza. Poi gli sbottonò i pantaloni, tirò giù la cerniera... Mentre lo strattonava, nel tentativo di svestirlo completamente, lui aprì gli occhi.
"Shiho... che fai?" mormorò, confuso.
"Ti voglio nudo" replicò lei, mettendo le mani sui suoi boxer. Shiniichi continuava a fissarla con sguardo vacuo, come se non riuscisse a capire cosa stava succedendo. Shiho gli sfilò rapidamente i boxer e li gettò sul pavimento.
"Adesso sono nudo..." osservò lui lentamente. Poi sembrò afferrare il significato delle proprie parole e il senso della situazione. "Ehi, mi hai spogliato!"
"Ti vergogni?" commentò Shiho con una risatina, liberandosi della maglia e subito dopo anche del reggiseno. Sporse il busto in avanti, con espressione ammiccante.
Ti stai comportando come una prostituta, l'ammonì la solita voce interiore. Shiho si bloccò, le mani sulla cerniera dei pantaloncini, ma poi si svestì del tutto e sorrise a Shinichi, mettendosi a cavalcioni su di lui.
Non le importava di niente, quella sera. Desiderava il SUO corpo e basta. Voleva sentirlo parte di sé.
Con mossa fulminea, gli afferrò le mani e le appoggiò sul proprio petto, smaniosa di assaporare il suo tocco. Lui cominciò ad accarezzarle i seni generosi. Lo faceva con delicatezza e intanto li fissava come ipnotizzato. Shiho sentì lo stomaco contrarsi piacevolmente all'idea che lui potesse trovare il suo fisico così irresistibile.
"Più forte" sussurrò. "Fallo più forte".
Sì, desiderava che le strizzasse i seni quasi fino a sentire dolore. Ma lui parve non darle retta e Shiho perse la pazienza. Gli afferrò i polsi e lo costrinse a smettere di accarezzarla, poi allargò le gambe al massimo e si sistemò sopra di lui, percependo chiaramente la sua eccitazione. Con soddisfazione, lo incatenò a sé.
Lo udì gemere, forse aveva stretto troppo e gli aveva fatto male... ma, un attimo dopo, sentì che si muoveva dentro di lei, dapprima con incertezza, poi sempre più veloce, sempre più frenetico. Prese ad assecondare il suo ritmo, provando un piacere immenso.
Entrambi ansimavano forte, come se fossero reduci da una lunga corsa. Ma non si fermarono, anzi, continuarono e cambiarono anche posizione. Il fiato di Shinichi sapeva terribilmente di alcol, ma a Shiho non importava. In quel momento, contava solo che lui le appartenesse... Affondò il volto nell'incavo del suo collo e cominciò a succhiare, poi morse la pelle con decisione. Lui emise un verso di protesta, che tuttavia non fermò minimamente Shiho, intenzionata a lasciare sul suo corpo più segni possibili del proprio passaggio. La ragazza strinse i denti quanto più poteva, mentre Shinichi muoveva la testa a scatti, gemendo in modo sommesso... I suoi gemiti erano semplicemente adorabili alle orecchie di lei, che intanto prese a leccargli alternativamente le spalle e le braccia. Poi ricominciò a succhiare e a mordere, quasi con avidità.
La pelle di lui era come un frutto compatto e squisito, dal sapore deciso e dall'aspetto invitante, con una consistenza piacevole al tatto. Shiho ne assaporò il gusto a lungo, mentre con le mani percorreva il suo torace, avvertendone il calore, accogliente come una stanza col camino in una serata gelida. Aveva un fisico così perfetto... slanciato, con i muscoli moderatamente sviluppati, dal profilo regolare e armonioso. La stretta delle sue braccia era salda, i suoi polpacci duri, le sue spalle forti. Gli accarezzò i fianchi, per la prima volta con tocco leggero.
Shinichi reagì in maniera inaspettata, con un movimento brusco e repentino che la fece sussultare ed emettere un gridolino.
"Che c'è?" gli chiese con il fiato corto.
"Boh... Non lo so..."
Forse la delicatezza con cui l'aveva toccato gli aveva dato una sensazione simile al solletico... Shiho scoppiò in una risata irrefrenabile.
"Perché... ridi?" fece lui, il respiro irregolare. "Te l'avevo detto che eri... ubriaca..." Ridacchiò a sua volta, ma in modo meno rumoroso.
Shiho gli conficcò nel torace le unghie lunghe e smaltate di bianco. "Mi piace... essere ubriaca..." E rise di nuovo.
Continuarono a fare l'amore, imperterriti, fino a quando non furono esausti. Shiho passò gli ultimi secondi a graffiare la pelle di Shinichi: non sapeva perché ma, oltre a procurargli piacere e a sentirlo assieme a lui, desiderava fargli provare dolore, anche se in minima parte. Come se, in fondo, qualcosa di lei volesse vendicarsi per un torto subìto, sfogare frustrazioni inconfessabili e lasciarne un'impronta. Quando entrambi si sciolsero dall'intreccio dei propri corpi, Shiho notò i segni su quello di lui e per un attimo provò una sensazione spiacevole, come se si sentisse in colpa. Ma, alla fine, le bastò girarsi su un fianco per piombare nel sonno, un sonno pesante che stendeva il velo dell'oblio su tutti i pensieri possibili.

Shiho Miyano si svegliò all'alba, preda di un bisogno impellente.
Nella stanza dei signori Kudo la luce artificiale era accesa, ma fuori cominciava già a fare chiaro. Shiho sbatté le palpebre, ancora un po' stordita, e si alzò, con la testa che le martellava. Doveva assolutamente andare in bagno... Ma perché era nuda? E dove diavolo si trovava?
Scioccata, vide Shinichi accanto a sé, che dormiva profondamente. Anche lui era senza vestiti e il suo corpo recava tracce inconfondibili di una notte passata a fare l'amore.
Shiho impallidì. Non era possibile... Non poteva essere lei la donna che... Improvvisamente, rammentò la loro serata al bar. Avevano bevuto... e parecchio pure. Pian piano riaffiorarono anche i ricordi della notte trascorsa insieme, seppure abbastanza confusi: il calore del corpo di lui, il suo respiro intriso di odore di alcol, le carezze delle sue mani... perché Shinichi l'aveva accarezzata, probabilmente per tutto il tempo, mentre lei non aveva fatto altro che graffiarlo... Oddio.
Avrebbe voluto che il pavimento della stanza si spalancasse per inghiottirla. Cosa mai aveva combinato?! Come aveva potuto lasciare che gli istinti prevalessero sulla ragione? Come avrebbe fatto a guardarlo in faccia, ora?
Si precipitò alla ricerca di un bagno, fece la pipì in fretta e poi si mise davanti allo specchio. Aveva i capelli in disordine ed era pallida e sbattuta. Sospirando, si sciacquò la faccia e tornò in camera di Yukiko e Yusaku, per recuperare i propri vestiti. Doveva assolutamente andarsene, prima che Shinichi si svegliasse. Sapeva che era un comportamento vigliacco, ma non poteva restare lì, non avendo la consapevolezza di dover affrontare il suo sguardo. Le avrebbe chiesto spiegazioni che lei non poteva e non voleva dargli, le avrebbe rivolto rimproveri che lei non voleva sentire. Perché era tutta colpa sua, lo sapeva.
Era colpa sua, perché aveva cominciato a bere e praticamente aveva costretto lui a ubriacarsi. Era colpa sua, perché era stata lei a fargli delle avances; lo ricordava, nonostante la sbronza, ricordava come gli si era lanciata addosso per sbottonargli la camicia... Scosse la testa, cercando di allontanare quei pensieri. Ormai la frittata era fatta. Se soltanto avesse potuto cancellare tutto ciò che era avvenuto quella notte...
Raccattò i propri vestiti e li indossò, attenta a non fare il minimo rumore. Be', tanto tra qualche ora sarebbe partita per l'America e si sarebbe lasciata alle spalle ogni cosa. Avrebbe messo da parte tutte le sciocchezze che aveva combinato e messo da parte anche LUI. Instintivamente, si voltò a guardarlo. Non poté fare a meno di arrossire, non era assolutamente abituata a vedere un uomo nudo, figurarsi poi LUI... Col lenzuolo gli coprì la parte inferiore del corpo, sperando che la cosa potesse autarla a contrastare l'imbarazzo.
Sì, adesso riusciva a tenere gli occhi puntati su Shinichi senza sentirsi più di tanto una guardona. Certo che era proprio bello, non c'era niente da fare. Quel fisico le piaceva da morire... Si chiese come aveva potuto imprimere tutti quei segni sul suo corpo. Perché, in qualche modo, aveva provato gusto nel graffiarlo?
Gli aveva lasciato anche parecchi succhiotti, sul collo, sulle spalle e sulle braccia. Trasalì quando scorse la vaga impronta dei propri denti in alcuni punti... lo aveva morso?
Sforzò la memoria. In effetti, qualcosa ricordava... ma non era sicura e, se non avesse notato i segni, non avrebbe di certo dato un significato a quelle immagini vaghe che le attraversavano il cervello.
Su di sé non aveva trovato tracce, a dimostrazione del fatto che lui, come sempre, l'aveva trattata fin troppo bene.
Be', che ti aspettavi? Che fosse brutale come Gin?
Scacciò quel pensiero dalla mente. Non voleva assolutamente ricordare quelle brutte cose... stava già abbastanza da schifo. Lanciò un'ultima occhiata a Shinichi: appariva tranquillo, dormiva placidamente, il petto che si alzava e si abbassava regolare, il sorriso sulle labbra. Sembrava quasi un ragazzino, puro e innocente, dolce e bellissimo. Shiho si sentì tremendamente in colpa. Gli aveva sottratto la sua verginità, aveva approfittato della situazione per renderlo sporco e impuro come lei.
Eri ubriaca, tentò una voce nella sua testa, ma Shiho non l'ascoltò. Avrebbe potuto evitare quello che era accaduto e dare retta a quel barlume di lucidità che l'aveva attraversata mentre svestiva Shinichi... Invece non l'aveva fatto, ignorandolo deliberatamente. Aveva voluto abbandonarsi alla dissolutezza della sbronza.
Sospirando, fece per uscire dalla stanza, ma si fermò. Un impulso improvviso la spinse a voltarsi. Quanto avrebbe desiderato dare un bacio a quel ragazzo che le aveva fatto battere il cuore sin dal loro primo incontro... Ma non poteva, si disse. Gli aveva già causato abbastanza guai. E poi non doveva correre il rischio che si svegliasse.
Si accontentò di sfiorargli con una carezza i capelli scuri, morbidi e deliziosamente scompigliati. Fu allora che lui si mosse, quasi impercettibilmente, lasciandola paralizzata.
Oddio e adesso?
Ma Shinichi, contro ogni sua previsione, non si svegliò. Voltò appena il capo e dischiuse le labbra di qualche millimetro, come se volesse dire qualcosa nel sonno.
Una parte di Shiho sperò che stesse sognando la loro notte d'amore e ne fosse contento, nonostante lei si vergognasse profondamente di un pensiero simile. Sì, forse la stava per chiamare... Tuttavia, le labbra di Shinichi non pronunciarono il suo nome, bensì un altro.
"Ran..."
Shiho sentì le lacrime salirle agli occhi. Era la prova definitiva che LUI non le apparteneva, né sarebbe mai stato suo. Ne aveva ottenuto il corpo, aveva avuto l'onore di essere la prima... ma non avrebbe mai posseduto il cuore di quel ragazzo, perché lo possedeva già un'altra, da sempre.
Piangendo in silenzio, spense la luce e uscì dalla stanza per abbandonare casa Kudo, definitivamente.



Avrò mica violato il regolamento? Caspita, spero di no... E mi auguro di non scandalizzare eventuali lettori! Comunque, sono in attesa di giudizio.

Edited by Neiro Sonoda - 13/10/2013, 16:24
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 20/10/2013, 11:34     +1   +1   -1




Wow, qualcuno è passato a mettermi un +1! Grazie, Sherry<3! La prossima volta lascia un commento, se puoi...
Come vedete, sono a caccia disperata di lettori... ma credo sia naturale per un'esordiente!
Vabbé, posto il terzo capitolo... speriamo in bene!

Neiro



Come sarà il risveglio di Shinichi? Dolce o amaro? E Shiho, che fine farà? A voi le risposte (e mi scuso per un paio di espressioni un po' volgari utilizzate nella seconda parte del capitolo).



Capitolo 3
Sorprese mattutine


La luce del sole filtrava dalle fessure delle persiane, raggiungendo il viso del ragazzo dai capelli scuri e arruffati, che dormiva nel letto dei suoi genitori disteso a pancia in su, la testa leggermente reclinata di lato.
Pian piano, il ragazzo emerse dagli abissi del sonno, strizzando infastidito le palpebre. La prima cosa che realizzò fu quella di non avere il cuscino sotto la nuca e gli sembrò subito strano. Ma, quando si tirò su, sbadigliando e stiracchiandosi, scoprì che le sorprese non erano finite. Innanzi tutto, si rese conto di essere completamente nudo e che metà lenzuolo sembrava essere stato gettato alla meglio sulla parte inferiore del suo corpo, facendo però spuntare i polpacci e i piedi. Poi (cosa decisamente più sconvolgente), aveva le spalle e le braccia piene di macchie rossastre, molto simili a lividi, e il torace coperto di graffi, alcuni dei quali incrostati di un filo di sangue rappreso. In aggiunta a tutto ciò, la testa gli pulsava fastidiosamente e si sentiva la bocca arida, mentre un sapore amarognolo gli riempiva il palato, come se quella notte avesse bevuto qualcosa di tanto forte quanto sgradevole.
No. Non poteva essere successo quello che temeva. Doveva esserci un'altra spiegazione... Shinichi si alzò, come inebetito, sforzandosi di mettere a fuoco gli avvenimenti della sera prima. Ricordava di essere uscito con Shiho, avevano parlato del suo viaggio imminente in America, preso due bicchierini... Sbiancò: possibile che Shiho...?
Oddio, mi sono ubriacato e l'ho fatto con lei, è assurdo, non può essere vero...
Non ricordava assolutamente nulla, ma questo cosa significava? Era ovvio che una donna era stata con lui quella notte, c'erano troppe tracce dell'accaduto. E a meno che Shiho non l'avesse mollato con qualche prostituta (cosa praticamente impossibile), non poteva che essere lei la donna con cui aveva fatto l'amore.
Sconvolto, Shinichi corse fuori dalla stanza. Tra l'altro, era quella dei suoi genitori... per qualche strano motivo, si sentì ancora peggio.
"Shiho!" chiamò, correndo per il corridoio, affacciandosi in tutte le camere. "Shiho, dove sei?"
Non rispose nessuno. Realizzando improvvisamente di essere ancora nudo, Shinichi si fiondò nella sua stanza e prese in mano i primi vestiti che gli capitavano. Era ormai certo che Shiho se ne fosse andata. D'altro canto, doveva partire per l'America... e chissà, forse si sentiva in colpa quanto lui.
Si catapultò sotto la doccia, ansioso di lavarsi, come se in quel modo potesse sciacquare via la propria inquietudine. Perché, perché era successa una cosa del genere? Come aveva potuto ubriacarsi? Be', Shiho ci aveva messo del suo, però...
Chi aveva avuto l'iniziativa di... di farlo? Non credeva possibile di essere stato lui, ma non avrebbe mai pensato che Shiho... Be', forse erano stati tutti e due. Forse erano così sbronzi che non si erano nemmeno resi conto di quello che stavano facendo e del resto lui non ricordava nulla, quindi era chiaro che doveva essere fuso dall'alcol.
Sospirò pesantemente. Cosa diavolo avrebbe raccontato a Ran, adesso? Con che faccia si sarebbe presentato da lei? Tanto più che quel pomeriggio sarebbero dovuti andare al mare, assieme a Heiji e Kazuha, che venivano apposta da Osaka per l'occasione... Shinichi si sentì stringere lo stomaco al pensiero di cosa avrebbe detto Ran alla vista di tutti i segni che erano rimasti sul suo corpo. Vedeva già le sue lacrime, i suoi pugni serrati, la sua espressione addolorata e rabbiosa...
Fece una smorfia quando le ferite sul petto entrarono in contatto con l'acqua calda e insaponata. Bruciavano in maniera fastidiosa e Shinichi si chiese come fosse possibile che non ricordasse minimamente il modo in cui se l'era procurate. Evidentemente, la sua memoria infallibile faceva cilecca di brutto quando beveva troppo. In ogni caso, avevano tutta l'apparenza di graffi lasciati da unghie particolarmente lunghe... e quelle di Shiho lo erano, di questo ne era sicuro.
Perché lo aveva graffiato? Rabbrividì al pensiero di averla costretta a fare l'amore con lui... ma no, non poteva essere, non si sarebbe mai abbassato a un gesto così riprovevole e meschino, nemmeno quando non era in sé. E comunque, tutti quei succhiotti che aveva non potevano certo essere stati lasciati da una persona senza voglia... o no?
Finì di sciacquarsi, si lavò i denti per cacciare il brutto sapore che gli era rimasto in bocca, si asciugò e si vestì. Con i capelli ancora umidi, scese al piano di sotto.
Cosa doveva fare? Chiamare Ran? No, un discorso del genere doveva essere affrontato di persona. Cercò di ricordare quando Shiho aveva l'aereo; almeno avrebbe potuto salutarla, prima che se andasse (e magari saperne di più su quello che era accaduto)... Sì, aveva deciso, sarebbe andato da Shiho. Erano quasi le nove e, se non s sbagliava di grosso, l'aereo partiva alle dieci. Era in tempo per arrivare fino all'aeroporto.
Sentì il cellulare che vibrava (l'aveva recuperato dalla stanza dei suoi genitori prima di scendere): era un messaggio di Ran. Lo lesse, con un nodo in gola.
Amore, sei già sveglio? Ricordati che oggi pomeriggio l'appuntamento è alle 4. Non fare tardi come al tuo solito! Baci.
L'affetto e la dolcezza che trasparivano da quelle poche frasi lo fecero vergognare terribilmente. Come aveva potuto permettere che succedesse quello che era successo? Ran non meritava di soffrire. E lui l'avrebbe fatta stare male, malissimo.
Rispose al messaggio, digitando il testo con dita tremanti: Sì, sono sveglio. Mi ricordo! Ci vediamo oggi. Ti amo.
Ti amo. Di solito non scriveva mai cose del genere nei messaggi. Ran sarebbe rimasta sorpresa, di sicuro. Ma che importava? Ben presto avrebbe ricevuto una notizia di gran lunga più scioccante...
Shinichi mise in tasca il cellulare, repirando profondamente. Aveva affrontato ogni sorta di guai nella sua vita. Ce l'avrebbe fatta anche stavolta. Ce la doveva fare.

All'aeroporto era pieno di gente. Non mancava molto alla partenza e Shinichi doveva sbrigarsi a trovare Shiho, se non voleva perdere la sua occasione. Corse all'imbarco e si guardò intorno con attenzione. Dove...?
Finalmente riuscì a scorgerla in un angolo, con il suo bagaglio accanto e lo sguardo perso nel vuoto.
"Shiho!" urlò, raggiungendola.
Lei alzò gli occhi su di lui, impallidendo. "Che diamine ci fai qui, Kudo?"
"Sono venuto a... a salutarti".
"Nessuno ti ha chiesto di farlo" ribatté lei, quasi sgarbatamente.
"Non c'era bisogno che me lo chiedessi. L'avrei fatto in ogni caso".
Shiho scosse la testa. "Cos'è, sei venuto a darmi della sgualdrina?" esclamò all'improvviso, in tono acceso. "O per dirmi che mi odi e ti auguri di non vedermi mai più?"
"Perché dovrei?" replicò Shinichi, incrociando le braccia. "Quello che è successo è stato causato dalla leggerezza di entrambi".
"Smettila di fare il gentiluomo" sbottò Shiho irritata. "Lo sai benissimo che la responsabilità è mia".
"Perché mi hai spinto a bere? Sono comunque andato a cercarmela".
"Non far finta di non saperlo!" urlò lei. "E adesso vattene, capito? Io... io ti ho già procurato abbastanza guai, non voglio più causarti alcun dolore, non voglio..." Era scoppiata come un palloncino troppo gonfio: tutti i sentimenti che aveva cercato di trattenere erano esplosi.
"Ma che cosa stai dicendo?" esclamò Shinichi, afferrandola per un braccio. "Non è vero..."
"Sì che è vero. Io ho creato l'APTX 4869..."
"Sarei morto, se tu non l'avessi creata" ribatté Shinichi secco.
"... Io sono sempre stata accanto a te, mettendoti in pericolo..."
"Ero già in pericolo per cavoli miei".
"... Tu hai rischiato la tua vita per me..."
"Anche tu l'hai fatto".
"Io ti ho costretto a scopare con me!" sbraitò Shiho spazientita. Alcune persone si voltarono verso di lei, incuriosite. "Pur sapendo che sei fidanzato..."
Lui sgranò gli occhi, confuso. "Cosa...?"
"Eravamo ubriachi, è vero, ma c'era una piccola porzione di lucidità in me. C'era, eppure io non l'ho ascoltata, ti sono saltata addosso e ti ho spogliato! Tu ti saresti messo a dormire se io non..."
La stretta di Shinichi sul braccio della ragazza si fece più forte. "Vuoi dire che... mi hai fatto delle avances... consapevolmente?"
"Che c'è, non te lo ricordi?" esclamò lei, scoppiando in una risata che non aveva nulla di allegro.
"Non ricordo assolutamente niente" ammise lui. "Se non fosse stato per le... per le tracce che ho trovato non avrei mai saputo che avevo fatto l'amore con qualcuno".
Shiho rise di nuovo, cupa. "Visto? Questo prova che eri totalmente sbronzo. Io non ero del tutto in me, ma avrei potuto evitare di assalirti a quel modo. A quest'ora non sarebbe successo nulla".
Shinichi le strinse il braccio ancora più saldamente. "Perché lo hai fatto, Shiho? Perché?"
"Perché ti volevo. Ti ho sempre voluto".
Lui era scioccato. "Ma come...?"
"Non ti sei mai accorto di nulla. Ma ora non ha importanza. Lasciami andare e sparirò dalla tua vita. Per sempre".
"Shiho..."
"Lasciami, Kudo. Te lo chiedo per favore".
Shinichi le mollò il braccio. "Stai andando via... per me?"
"No, non solo. In America c'è un'ottima occasione, lo sai".
"Ma... ma tu..."
"Addio. Mi dispiace per ciò che ti ho fatto. Spero solo che non sia un danno irreparabile, anche se... be', la tua ragazza mi odierà".
"Le fai un torto, se la pensi così". La voce di Shinichi era improvvisamente tornata ferma, decisa. "Ran si arrabbierà, certo, ma non potrebbe mai odiarti. Avrà solo compassione di te".
Shiho si irrigidì. "Come... come ti permetti di dirmi questo? Cosa ne sa lei di me?"
"Forse non molto, però quel che sa le basta. Tu sei una persona che ha ricevuto poco amore nella vita e Ran questo lo ha capito".
Shiho non rispose.
"Se soltanto avessi parlato prima, io mi sarei comportato iin maniera diversa con te. Così facendo ti ho illusa..."
"Sciocchezze. Sei sempre stato con lei, non mi hai mai illusa" replicò Shiho, ritrovando la forza di ribattere. "E poi non è colpa mia se le cose te le devono sbattere in faccia prima che tu capisca".
"Forse hai ragione. Ma io sono tuo amico, no? Non sarebbe stato meglio se mi avessi confidato i tuoi sentimenti?"
"Non ti avrei mai detto nulla se la situazione non fosse degenerata fino a questo punto".
"Ma... perché?"
"Perché non sarebbe servito" disse Shiho ostinata. "Invece ho lasciato che l'alcol e gli istinti mi dominassero... e ho combinato un danno".
Shinichi sospirò. "Come vuoi. Vattene pure, se è questo che desideri. Non posso certo impedirtelo".
"Vuoi che prima parli con la tua ragazza?" chiese Shiho ironica. "Vuoi che le dica che non hai nessuna colpa?"
"Piantala. Me la vedrò io con Ran" rispose Shinichi. Nonostante il suo tono duro, Shiho percepì la sofferenza che si celava dietro quelle parole e il senso di colpa si fece ancora più forte dentro di lei.
"Senti, Kudo..."
"Cosa vuoi?"
"Davvero, posso provare io a parlarle. Rimanderò la partenza e..."
"No, non serve" ribatté lui. "Stai tranquilla. Vai, se devi andare".
Shiho capì: non la voleva più vedere, voleva solo che si levasse dai piedi e lo lasciasse in pace, lei che era stata la causa di tutti i suoi guai. D'altro canto, che si poteva aspettare? Era normale che ce l'avesse con lei.
"Allora... addio" sussurrò. Quasi le salivano le lacrime.
Inaspettatamente, Shinichi le prese la mano con dolcezza. "Io preferisco arrivederci. Perché sono sicuro che un giorno ci rincontreremo e quel giorno saremo entrambi felici".
Shiho sgranò gli occhi. "Kudo..."
"Non ti odio, sappilo. Hai sofferto e mi dispiace di essere stato una delle cause del tuo dolore. Comunque, hai sbagliato a non parlarmi con più sincerità".
Shiho non riusciva a spiccicare parola, aveva un nodo in gola. Si perse nelle meravigliose iridi blu del ragazzo che le stava di fronte.
"Quindi, Shiho... io direi che è un arrivederci". Shinichi le lasciò andare la mano e sorrise. Lei annuì a fatica.
"Arrivederci" mormorò e, mentre lui si allontanava, un velo di lacrime le offuscò la vista.

Edited by Neiro Sonoda - 20/10/2013, 16:58
 
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view post Posted on 20/10/2013, 20:25     +1   -1
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Ciao! ho avuto modo di leggere di sfuggita i primi tre capitoli!
Posso dirti che scrivi bene, ma purtroppo non sono affatto della coppia Shin x Shiho e quindi non riesco a sentire i loro sentimenti come li descrivi xD
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 20/10/2013, 21:03     +1   -1




Non ci posso credere, finalmente qualcuno commenta! E non è "qualcuno", ma la Baronessa della Notte in persona... che onore!
Cara Yukiko, posso dirti che la fanfiction è ancora lunga e non ci sarà posto solo per Shiho, ma anche qualcun altro farà la sua parte! Quindi, se davvero ti piace come scrivo, ti consiglio di non fermarti qui e rifarti viva quando posterò i prossimi capitoli (dovrei mettere il quarto nel prossimo weekend, se riesco).
Io invece ho dato un'occhiata a quello che hai scritto tu e devo dire che ci sai fare davvero, anche se devo ancora capire bene da dove saltano fuori Simon e Rachel :D Comunque m'informerò a dovere :)
Bene, detto questo ti saluto! Spero di risentirti presto!
 
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view post Posted on 20/10/2013, 21:10     +1   -1
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Sì scusami di solito non commento di fretta!
Comunque dai, se ho occasione e se mi dici che ce ne saranno delle belle, allora ti seguo! ;)
Ah, Simon e Rachel sono l'emblema di questo forum a quanto pare :asd: diciamo che Simon è la versione porca, ma molto poorca di Shinichi (è suo cugino americanizzato).
Di Rachel...beh come sempre dico io...ha il mio carattere, purtroppo non tanto di fisico...ma è la sua "compagna di giochi" :asd: informati a dovere, so che ti divertirai! :lollo:
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 20/10/2013, 21:13     +1   -1




Provvederò appena posso, così magari ci seguiamo a vicenda... Una versione "alternativa" di Shin? Sembra interessante ;)
Sono sicura che mi divertirò!
 
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view post Posted on 20/10/2013, 21:16     +1   +1   -1
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Ahaha d'accordo! Prima o poi devo impostare le descrizioni, ci sono troppe persone che mi chiedono chi siano xDD
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 25/10/2013, 20:06     +2   +1   -1




Sono tornata come promesso, con un nuovo capitolo! Riuscirà Shinichi a confessare a Ran il suo tradimento? E lei, come la prenderà?




Capitolo 4
Vuotare il sacco


"Ehi!" Ran corse verso Shinichi, agitando la mano. "Sei arrivato finalmente!"
Lui annuì, lasciandosi baciare e cercando di domare i propri sensi di colpa. "Dove sono Kazuha e Hattori?"
"Arriveranno a momenti... Guarda, ti avrei chiesto di venire con me, ma papà ha insistito per accompagnarmi, per farmi un certo discorsetto, e voleva che fossimo solo io e lui..." Ran arrossì appena, poi cambiò argomento: "Come mai hai la camicia? Siamo in spiaggia, potrebbe rovinarsi..."
"Ho messo la prima cosa che ho trovato" buttò lì Shinichi, cercando di suonare disinvolto. "Andiamo a piantare l'ombrellone, intanto..."
Quando ebbero trovato il posto che ritenevano adatto, si sistemarono in silenzio. Shinichi non sapeva come comportarsi: avrebbe voluto vuotare il sacco immediatamente, ma sapere che Heiji e Kazuha stavano per arrivare lo rendeva nervoso.
"Vuoi vedere il mio nuovo costume?" chiese Ran a un certo punto. "Me l'ha regalato mamma..." Si tolse il prendisole, rivelando un bikini rosso a fiori bianchi. "Ti piace?" domandò a Shinichi, vagamente imbarazzata. Era la prima volta che andavano al mare da quando stavano insieme.
"Cosa? Sì, certo. Ti sta benissimo".
In quell'istante, squillò il cellulare di Ran.
"Pronto, Kazuha? Come? Avete incontrato un amico di tuo padre e farete un po' tardi? Molto bene, vi aspettiamo e magari intanto ci facciamo il primo bagno, ok? Ciao".
Ran chiuse la comunicazione. "Mi sa che staremo un pochino da soli" spiegò a Shinichi. "Che ne pensi se ci buttiamo in acqua?"
"Sì, ma..." Lui si morse la lingua. "Ecco, prima vorrei parlarti un momento".
"Dimmi pure" rispose Ran tranquilla.
Shinichi si sedette sull'asciugamano e la invitò a fare altrettanto. Ran obbedì e lo squadrò incuriosita.
"Di che si tratta?"
Lui giocherellò nervosamente con i bottoni del colletto. Aveva un caldo assurdo, ma non poteva spogliarsi, non prima di aver parlato...
"Perché non ti togli la camicia? C'è qualcosa che non va?" chiese Ran ansiosamente.
"No, è che..."
"Ti sei fatto male da qualche parte e non vuoi farmelo vedere?"
Shinichi scosse la testa. "Ran, ti prego. Lasciami trovare le parole giuste, non interrompermi..."
"Va bene, va bene. Ti ascolto".
Lui deglutì. "Ecco... hai presente Shiho? Be', mi ha detto che voleva andare in America perché aveva trovato una buona occasione di lavoro. E che sarebbe partita oggi".
Ran spalancò gli occhi, incredula, ma si trattenne dal replicare.
"Mi ha invitato a uscire. Siamo andati a un bar poco lontano da casa mia e... e abbiamo bevuto".
Ran continuò a tacere. La sua espressione era indecifrabile.
"Siamo usciti dal bar completamente... be', ubriachi. E poi, a casa mia, abbiamo... noi abbiamo..."
"Shinichi, ti prego... non dirmi che..." Ran lo guardò, la maschera di indifferenza
totalmente svanita, sostituita da uno sguardo supplichevole.
Lui annuì, sentendo il nodo alla gola farsi più doloroso, e Ran balzò in piedi. "Avete fatto... quella cosa, non è vero?"
"Io... io non volevo, ero ubriaco..." tentò Shinichi, ma lei agitò la mano, come se in quel modo potesse scacciare la sue parole.
"Quindi le hai fatto un bel regalo d'addio... Cosa nascondi sotto la camicia, i segni della vostra notte d'amore? Chissà, magari stai macchinando di andartene in America con lei, in fondo lì ci sono anche i tuoi genitori... Quand'è che parte?"
"E' già partita" mormorò Shinichi con voce atona.
"Ma davvero?" fece Ran in tono tagliente. "E come mai tu non sei sull'aereo?"
"Ran, per favore..." protestò lui, allungando la mano per afferrarle il polso, ma lei si ritrasse.
"Non mi toccare".
"E' stato un incidente! Io... io non ricordo nemmeno cosa ho fatto! Se non avessi trovato... certe prove, non avrei mai pensato che..."
"... che eri andato a letto con Shiho?" completò Ran sprezzante.
"Credimi, non era mia intenzione. Lo so che ho sbagliato a bere, ma mi dispiace, davvero..."
"E' un po' tardi per i rimorsi" osservò lei gelida. "Ti sei sempre vantato di avere la testa sulle spalle... ma a quanto pare la tua cara scienziatina ti fa un effetto sconvolgente".
"Ran, no, non dire così! Per favore..." Shinichi si alzò in piedi e tentò di nuovo di prenderla per il braccio, ma lei gli allontanò la mano con uno schiaffo.
"Ti ho aspettato per mesi e mesi... e tu che cosa fai? Te ne vai con un'altra? Bel ringraziamento!"
"Ero sempre accanto a te, lo sai..."
"Certo. Insieme a lei".
"Non c'è nulla tra me e Shiho!"
"Senza dubbio quella ragazza ha avuto molte sfortune nella vita... vai a farla felice, forse è meglio". Ran voltò la schiena a Shinichi e fece per allontanarsi.
"No!" protestò lui. "Dove vai?"
"A farmi un bagno. E stai lontano da me, capito?" sbottò lei. La sua voce tremava.
"Ran..." Shinichi le posò una mano sulla spalla e la costrinse a girarsi. "Ti prego, guardami..."
"Lasciami stare!" urlò lei, mentre gli occhi cominciavano a luccicarle.
"Ran, lo so che sei arrabbiata e, credimi, lo sarei anch'io, ma..."
"Ma che cosa?! Che cosa, Shinichi?!"
"Io..."
"Ehi, che diavolo succede qui?"
Ran e Shinichi si voltarono di scatto. Heiji e Kazuha erano appena arrivati, l'uno con l'ombrellone sottobraccio, l'altra con un'enorme borsa da mare.
"Allora, che diamine state combinando?" esclamò Heiji.

"E così si è ubriacato ed è andato a letto con Shiho" commentò Kazuha. "Chi l'avrebbe mai detto..."
Lei e Ran erano sedute sugli scogli, con i piedi immersi nell'acqua. Si erano allontante subito dalla spiaggia, lasciando i ragazzi al loro destino.
"Che razza di idiota" continuò Kazuha, attorcigliando attorno al dito una ciocca bruna, sfuggita al nastro che le legava i capelli in una coda di cavallo. "Non poteva stare più attento? E quindi lei è partita?"
Ran annuì. Aveva gli occhi rossi e gonfi.
"Vigliacca. Almeno poteva degnarsi di darti una spiegazione... In fondo eravate quasi amiche, no?"
"E' una ragazza che ne ha passate tante..." mormorò Ran con voce velata.
"E questo che vuol dire? Non aveva certo il diritto di rubarti il fidanzato".
Ran scosse il capo. "Non ce l'ho con lei. O comunque, non più di tanto. E' Shinichi che..."
"... che doveva fare attenzione, lo so. Be', non ti resta che aspettare adesso".
"Aspettare cosa?" proruppe Ran incredula. "Che venga a chiedermi scusa? L'ha già fatto, ma non serve. Io... io non ce la faccio a perdonarlo". Soffocò un singhiozzo.
Kazuha le mise una mano sulla spalla. "Un errore può capitare, lo sai. Per di più non era in sé... Non voglio giustificarlo, ma non credi che meriti una seconda possibilità? Ti ama così tanto..."
"Ah sì?"
"Ran, non essere sciocca. Quante volte ha dimostrato che tiene a te?"
"Allora stai dalla sua parte!" sbottò Ran, ferita.
"No, certo che no. Ha sbagliato e deve rendersene conto... Però non vorrei che tu troncassi così la vostra relazione, potresti pentirtene".
Ran abbassò la testa. "E che cosa dovrei fare, secondo te?"
"Concederti una pausa. Smettere di farti viva per un po' e vedere come la prende".
"No. Non posso".
"Perché non puoi?"
"Io... io non ce la faccio! Non posso pensare che lui... E se, in tutto questo tempo, avesse fatto il doppio gioco con me e Shiho?"
"Non è possibile, Ran. Io credo che lui sia stato sincero con te" insistette Kazuha. "So che ora sei arrabbiata, però..."
"Tu cosa faresti se scoprissi che Hattori è andato con un'altra?" esclamò Ran brusca. Kazuha arrossì.
"E questo che cosa c'entra? Io e lui non stiamo insieme..."
"Piantala di dire sciocchezze. Tanto lo so che ti piace da una vita".
Kazuha sospirò, sempre rossa in viso. "Diventerei una furia" ammise. "Però dipende da come avviene la cosa... Certo, mi verrebbe assai difficile perdonarlo".
"Ti auguro che non succeda mai. Anzi, forse dovresti sbrigarti a chiarirti con lui, se non vuoi che capiti una cosa simile".
"Dovranno passare sul mio cadavere!" sbottò Kazuha, mentre i suoi occhi verdi sembravano mandare lampi. A quella vista, Ran non poté fare a meno di sorridere.
"Vedrai che il mio consiglio è quello migliore" aggiunse la ragazza di Osaka, addolcendosi di nuovo. Ran annuì lentamente.
"Va bene, ci proverò. Ma adesso torniamo sotto gli ombrelloni".
"Cosa? E il bagno?"
"Non hai visto che poco fa i ragazzi si sono tuffati? Adesso sono piuttosto lontani, ma comunque non mi va di incontrarli".
"D'accordo, come vuoi. Torniamo in spiaggia".
E così fecero. Sistemarono due asciugamani al sole e si coricarono a pancia in giù, l'una poco distante dall'altra. Chiacchierarono un po', Kazuha cercò di distrarre Ran dai brutti pensieri e riuscì perfino a farla ridere. A un certo punto sentirono dei passi dietro di loro, attutiti dalla sabbia; la ragazza di Osaka si voltò e si alzò a sedere.
"Ah, Heiji... Com'era l'acqua?"
"Una favola" assicurò lui. "E voi, niente bagno?"
"Abbiamo preferito evitare..." Kazuha si interruppe, notando Shinichi che raggiungeva il suo amico. Gli rivolse un freddo cenno di saluto, sforzandosi di non fissare troppo le macchie rosse che costellavano la parte superiore del suo corpo. Evidentemente, quella Shiho ci dava giù pesante di brutto, pensò Kazuha.
Lui sembrava un po' a disagio. Approfittò del fatto di essere bagnato per avvolgersi in un asciugamano e lanciò uno sguardo in tralice a Ran, che però non si era nemmeno voltata.
"Che mortorio!" fece Heiji. "Sembrate delle salme, parlate un pochino!"
Kazuha lo guardò storto. "Piantala, stupido".
"Ehi, stupido a chi?"
Iniziarono a battibeccare come al solito. Shinichi invece si avvicinò a Ran e la chiamò timidamente.
"Cosa vuoi?" replicò lei, senza neppure girarsi.
"Ti sei calmata?"
"Sembra che per te quello che è successo sia una cosa da niente" disse Ran freddamente, continuando a guardare davanti a sé anziché verso di lui.
"Non ho detto questo. Lo so che ho sbagliato".
"Ah, mi pareva".
"E so anche quanto mi dispiace".
"Per nulla".
"Ran, sei ingiusta. A me dispiace tantissimo, veramente... Vorrei non aver mai commesso una simile sciocchezza".
"Ah-ah. Mi hai quasi convinta".
Shinichi cominciava a irritarsi di fronte a quell'atteggiamento. "Almeno guardami in faccia, mentre dici queste cose!" sbottò spazientito.
Ran si voltò di scatto. "Bene, adesso ti..."
Non riuscì a terminare la frase: alla vista dei graffi ammutolì. Shinichi, accorgendosi che gli era caduta l'asciugamano, cercò di recuperarla per coprirsi, ma ormai non serviva più, se ne rese conto notando lo sguardo di Ran.
Lei era rimasta a fissarlo, con gli occhi spalancati e la bocca semiaperta. Non avrebbe mai pensato che i segni fossero così tanti, così evidenti... Nauseata, si alzò in piedi.
"Ran..." mormorò Shinichi. "Io..."
"Non posso stare qui" sussurrò lei, mentre gli occhi le diventavano di nuovo lucidi. "Non posso... vederti così".
Corse via alla velocità del fulmine, ignorando i richiami di Shinichi... e di Kazuha, che aveva smesso di bisticciare con Heiji e si era voltata appena in tempo per vederla fuggire a gambe levate.
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 27/10/2013, 13:03     +1   +1   -1




Mamma mia, con questo orario nuovo sono tutta stralunata... è più di un'ora che vado avanti-indietro dalla cucina allo studio, alla mia stanza! Comunque, dato che sarò assente da casa da domani fino a giovedì, ho deciso di fare l'exploit e postare altri DUE capitoli, il cinque e il sei, che peraltro sono abbastanza brevi.
Buona lettura! (Colgo l'occasione per ringraziare Jodie Starling che, come dimostrano i suoi +1, mi segue costantemente).




Capitolo 5
Dolore


Ran Mouri era rannicchiata contro uno scoglio, lontana da tutto e da tutti, i capelli scuri che le coprivano parzialmente il volto rigato di lacrime. Non riusciva a smettere di piangere: continuava a vedersi davanti agli occhi il petto di Shinichi, coperto dei segni lasciati dalle unghie di Shiho. E le tracce inconfondibili della lingua e della bocca di lei sulle sue spalle, sulle sue braccia, ai lati inferiori del collo...
Per l'ennesima volta, scosse la testa cercando di liberarsi di quelle immagini, ma era come se qualcuno gliele avesse marchiate a fuoco nel cervello.
Avresti dovuto saperlo, dato che lui si rifiutava di togliere la camicia, disse una voce dentro di lei.
Ma un conto era saperlo in teoria, un conto vederlo con i propri occhi. Avere la prova, tangibile e inconfutabile, che un'altra ragazza aveva fatto l'amore con Shinichi. E a quanto pareva, era stata una notte di Fuoco con la f maiuscola...
Perché? Perché era successo? Come avevano potuto? Ran affondò il viso fra le mani. Poco importava che adesso Shiho se ne fosse andata: aveva comunque lasciato un'impronta del suo passaggio. Per la prima volta, Ran provò un moto di vero odio nei confronti della giovane scienziata. Era colpa sua, era tutta colpa sua, aveva combinato uno scempio. Già, uno scempio. Sul corpo del ragazzo che Ran amava.
Sentì le lacrime montare di nuovo, inarrestabili. Shinichi avrebbe dovuto essere soltanto suo, era troppo importante per lei, lo era sempre stato... ma adesso un'altra persona gli aveva baciato le labbra, l'aveva accarezzato e si era permessa di fare cose che lei stessa, in una vita, non aveva mai fatto. Lei, la sua amica d'infanzia, la sua ragazza!
Shiho aveva visto Shinichi completamente nudo, lo aveva toccato dappertutto, aveva assaporato direttamente il suo calore, gustato il sapore della sua pelle, potuto sentire il suo odore addosso... E lo aveva accolto dentro di sé, facendolo proprio, diventando una cosa sola con lui. Ran provò un disgusto e un dolore incredibili, lo stomaco le si torceva come se dovesse vomitare, il suo corpo era scosso da tremiti. Si portò una mano alla bocca, certa che avrebbe rigettato il suo pranzo da un momento all'altro, ma non successe nulla. Ran restò lì, abbandonata contro lo scoglio, in preda alla nausea, le budella che si contorcevano e le lacrime che seguitavano a scenderle lungo il viso arrossato.

"Certo che dovevi proprio avvicinarti a lei!" esclamò Kazuha rivolta a Shinichi, in tono di palese rimprovero. "Non era già abbastanza sconvolta? E tu vai a mostrarle i tuoi dolci ricordi di stanotte!"
"Ma quali dolci ricordi?" protestò lui arrossendo. "E poi non volevo affatto che li vedesse!"
"Potevi pensarci, prima di parlarle a quel modo!" ribatté Kazuha. "Adesso chissà dov'è finita... Dovrei andare a cercarla".
"No, secondo me non è una buona idea" intervenne Heiji.
Lei si girò verso il suo amico d'infanzia. "E perché mai?" sbottò.
"Perché ha bisogno di restare sola, ecco perché. Almeno secondo la mia modesta opinione".
La ragazza di Osaka sospirò. "Se lo dici tu... Ma se tra qualche minuto non è qui, io mi giro tutta la spiaggia".
"Come vuoi" fece Heiji tranquillo.
"Ma insomma, non t'importa niente di Ran?!"
"Non è questo... però cosa vuoi che ti dica? Se Kudo ha fatto l'idiota, io che colpa ne ho?"
Shinichi aggrottò la fronte, pronto a replicare qualcosa, ma poi ci rinunciò.
"Vado a farmi un altro bagno" mormorò, dirigendosi verso il mare. Heiji lo osservò allontanarsi.
"E' davvero a pezzi. Si sente in colpa".
"Be', è il minimo!" ribatté Kazuha secca. Heiji la guardò torvo.
"Non l'ha fatto intenzionalmente. Era ubriaco".
"Be', allora non avrebbe dovuto ubriacarsi".
"Sarà. Io penso che meriti di essere perdonato" rispose Heiji con convinzione.
Kazuha non disse niente. Non avrebbe mai voluto che accadessero quelle cose. Era venuta apposta da Osaka per divertirsi con Ran e Shinichi... non era preparata a una lite tra loro due. Come si sarebbe dovuta comportare?
Chissà Heiji a cosa stava pensando. Forse era in ansia per l'amico. Quanto a Shinichi... be', non era difficile indovinare cosa gli passasse per la testa in quel momento. Probabilmente stava rimpiangendo amaramente quello che aveva fatto.

Shinichi lasciò che l'acqua del mare gli lambisse i piedi fin sopra le caviglie. Si sentiva malissimo, non faceva che pensare all'espressione sconvolta di Ran. Se soltanto non avesse visto nulla, forse lui sarebbe riuscito a farla ragionare e a ottenere il suo perdono... D'istinto, portò una mano al petto e affondò le unghie nella pelle graffiata fino a provare dolore. Avrebbe voluto cancellare tutte quelle tracce, avrebbe voluto che sparissero all'istante... Sentì il sangue colare fra le dita, ma non si fermò, come se desiderasse procurarsi delle nuove ferite che potessero coprire quelle lasciate da Shiho...
Alla fine, smise di torturarsi la pelle lesa e sospirò. Non serviva a nulla fare così, ormai Ran aveva visto tutto e certo non avrebbe dimenticato. Chissà quanto era stato brutto per lei...
Si tuffò in mare, cominciando a nuotare vigorosamente, sperando che il movimento alleviasse in qualche modo i suoi sensi di colpa. L'acqua salata gli faceva bruciare terribilmente i graffi sul torace. Probabilmente stavano sanguinando ancora, ma dopotutto erano molto sottili, di certo si sarebbero rimarginati prestissimo.
Fece una bella nuotata, passando anche vicino agli scogli. E lì, per un attimo, gli sembrò di udire un pianto sommesso, ma forse era stata solo la sua immaginazione.








Capitolo 6
Svolte improvvise


Ran e Sonoko stavano facendo shopping per le vie di Beika.
"Entriamo in quel negozio!" propose la giovane Suzuki allegra. "Vendono cose carine!"
Ran annuì. "D'accordo".
Così, mentre Sonoko guardava gli abiti da sera, lei si allontanò verso la zona in cui erano esposte le magliette. Era al confine con la parte del negozio dedicata all'abbigliamento maschile, infatti per poco non inciampò in un ragazzo, che era chino sul pavimento, con la testa sotto i capi che lei stava guardando.
"Ops, mi scusi..."
Il tizio si tirò su e... "Ran!" esclamò sorpreso.
Lei sgranò gli occhi. "Eisuke? Che ci fai qui?"
Lui si sistemò i capelli arruffati e sorrise. "Quanto tempo, eh? Ho deciso di trascorrere qualche settimana in Giappone e così..."
"E' bello vederti! Ma come mai eri lì per terra?"
"Mi era caduto un bottone della maglietta... ma non riesco a trovarlo! Be', fa nulla. Allora, come stai?"
"Tutto a posto, grazie. E tu?"
"Non c'è male. Sei da sola?"
"No, ho compagnia..."
"Immagino che ci sia il tuo ragazzo" osservò Eisuke ingenuamente. "Sai, Hidemi mi ha raccontato tutto quello che è successo... E' vero che hai aiutato a incastrare l'Organizzazione degli Uomini in Nero?"
Ran s'irrigidì. "Sì, è vero, ma adesso sono qui con Sonoko... Shinichi non c'è".
"Be', di sicuro sarà molto impegnato, vero? Comunque, sei stata davvero in gamba... Mi sarebbe piaciuto esserci, ma purtroppo non ho potuto. Se fossi stato davvero un membro della CIA, forse..."
"E adesso cosa fai?" chiese Ran, impaziente di cambiare discorso.
"Oh, nulla di che. Vado a scuola".
"Ma guarda chi si vede!" Sonoko spuntò all'improvviso, le braccia cariche di vestiti da sera. "Eisuke l'imbranato!"
"Ciao, Sonoko. Come va?"
"Non mi lamento. Ma che ci fai qui in Giappone?"
"Una piccola vacanza" spiegò Eisuke sorridendo.
"Be', capiti a proposito! Tra qualche giorno c'è una festa alla mia villa, se ti va puoi venire".
"Mi farebbe molto piacere" disse lui educatamente. "Sì, perché no?"
"Be', allora ti aspettiamo!" esclamò Sonoko giuliva. "Vero, Ran?"
Lei annuì. "Certamente. Sarà bello passare un po' di tempo assieme".

Shiho Miyano aveva trovato un ottimo lavoro e una buona sistemazione in America. Ormai viveva lì da un mese e le cose procedevano nel modo migliore, cercava di pensare sempre meno a Shinichi Kudo e si era fatta un paio di amici. O comunque, aveva conosciuto un po' di persone, che forse col passare del tempo avrebbero potuto stringere un certo legame con lei.
Eppure, ogni tanto aveva nostalgia della sua vecchia vita. Le mancava il dottor Agasa, i bambini... e, naturalmente, non poteva fare a meno di ripensare a quella notte in cui il ragazzo dei suoi sogni era stato suo.
Sarebbe mai riuscita a provare quello che sentiva per lui nei confronti di qualcun altro? Ad esempio Jake, uno dei suoi colleghi, le piaceva come tipo, e qualcosa le diceva di non essergli del tutto indifferente. Ma quel ragazzo scatenava in lei solo un minimo delle sensazioni che aveva provato accanto a Shinichi. Perché? Perché la vita era così ingiusta con lei? Il suo cuore era forse destinato a rimanere infranto per tutta la vita?

"E così vi siete lasciati?"
"Esatto. Be', in realtà sono stata io".
Eisuke e Ran erano seduti su una panchina del parco di Beika, da soli, e stavano chiacchierando. Lui le stringeva una mano con fare comprensivo.
"Mi dispiace tanto" disse.
Lei scosse la testa. "Ormai è acqua passata, è trascorso un mese buono. E devo dire che mi sento molto libera, adesso".
"Certo che dev'essere terribile venire traditi" commentò Eisuke.
"Lo è. Io... ho provato a fare come diceva la mia amica Kazuha, a dargli una seconda possibilità... ma non ci sono riuscita".
Eisuke annuì. "Capisco. Be', ora parliamo d'altro. Verrai alla festa di Sonoko stasera, vero?"
"Certo!" rispose Ran, ritrovando il sorriso. "E vedrai che ci divertiremo".
Eisuke pensò che era davvero bellissima quando sorrideva.

"Ehi, Shiho, tutto ok?"
La voce di Jake interruppe per un attimo l'attività della giovane scienziata, che smise di battere sulla tastiera del computer.
"Sì, perché me lo chiedi?"
"Be', non so... E' da ieri che mi sembri un po' stressata".
Shiho si strinse nelle spalle. "E' tutto a posto, tranquillo".
In realtà avvertiva uno strano nervosismo. Non sapeva a cosa fosse dovuto, ma era una sensazione bizzarra e alquanto fastidiosa. Forse stava lavorando a un ritmo troppo intenso? Sì, doveva essere così. Eppure, qualcosa in fondo al suo cervello era come in allarme...

La festa di Sonoko era splendida e Villa Suzuki era piena di gente. Ran entrò timidamente, salutando le persone che conosceva con un cenno della mano. "Eccoti qua!" l'accolse Sonoko raggiante. Indossava un tubino nero aderente, ricoperto di perline sul davanti. "Vedo che ti sei decisa a mettere il vestito che ti consigliavo!"
Ran annuì, imbarazzata. L'abito in questione era un po' troppo corto e scollato per i suoi gusti, ma il colore le piaceva. Si era fatta convincere da Sonoko a indossarlo, anche se non era molto sicura che fosse adatto a lei... Be', pazienza. In fondo era solo per una sera.
"Sei veramente uno schianto!" proseguì Sonoko. "I ragazzi ti cadranno ai piedi, vedrai..."
"Ma dai, smettila!" protestò Ran, arrossendo.
"Oh, ecco che arriva Makoto... Ehi, sono qui!" Sonoko agitò la mano verso il suo ragazzo, che la raggiunse in fretta.
"Wow! Come siamo carine stasera... Ciao, Ran".
"Ciao, Makoto".
Makoto schioccò un bacio sulla guancia a Sonoko. "Certo che ne hai di soldi da perdere per organizzare feste..." la prese in giro.
"Che noioso che sei! Siamo giovani, dobbiamo divertirci!"
Ran sospirò. Non le andava di stare in mezzo a due piccioncini, così si allontanò. Cercava di non pensare a quello che avrebbe detto Shinichi se fosse stato lì... probabilmente che le feste erano noiose e lui preferiva una bella gara di deduzioni...
"Ehi, Ran!"
Eisuke le era quasi finito addosso. Si scusò in fretta: "Sono il solito imbranato, mi spiace..."
"Tranquillo, nessun problema". Ran lo scrutò attentamente. "Ehi, ti sei messo in tiro!"
In effetti non lo aveva mai visto in camicia e cravatta, tranne ai tempi in cui frequentava il Liceo Teitan. Era molto carino, anche se sembrava vagamente a disagio.
"Sì, ho pensato che ne valesse la pena... Spero di non essere un disastro".
"Ma no, figurati, stai così bene".
"Oh... grazie". Eisuke tacque per un attimo, poi aggiunse: "Anche tu stai molto bene. Il colore del vestito si intona ai tuoi occhi".
"L'ha scelto Sonoko" spiegò Ran. "Io non ero convinta, ma sai, per accontentarla..."
"Hai fatto un'ottima scelta, davvero".
"Senti, che ne dici se usciamo un po' in veranda?" propose Ran. "Questa confusione non fa per me".
"Sì, hai ragione. Io rischio sicuro di urtare qualcuno... Andiamo".
In veranda c'era una gradevolissima aria fresca. Era una bella serata e il cielo appariva disseminato di stelle, mentre la luna piena campeggiava alta, tonda come una bolla di sapone.
"Mi piace stare qui" disse Eisuke.
"Già. Anche a me" mormorò Ran.
"La villa di Sonoko è davvero grande. E' fortunata ad avere così tanti soldi... ma anche per altre cose lo è".
"Per esempio?" chiese Ran.
"Be', ha un'amica come te" disse Eisuke, guardandola negli occhi. Lai arrossì e distolse lo sguardo, sperando che il suo imbarazzo non fosse troppo evidente.
Eisuke sospirò forte. "Ti manca... lui?" chiese inaspettatamente, in tono serio.
Ran avvampò ancora di più. "B-be', ecco... io..."
"Non devi più pensarci. L'hai detto tu stessa, è acqua passata. Dovresti cominciare a guardarti un po' intorno, dopotutto sei una ragazza in gamba ed è solo questione di tempo prima che qualcuno si accorga di te. Se non è già successo".
Eisuke era pericolosamente vicino. Ran trattenne il fiato.
"Shinichi non ti merita. Ti ha tradita e tu lo sai" proseguì lui in un soffio. "Lascia che sia qualcun altro... a prendersi cura del tuo cuore..."
Posò le labbra su quelle di lei e chiuse gli occhi. Ran si lasciò baciare.

Shiho si era appena alzata. Aveva mal di testa e avrebbe desiderato stendersi di nuovo, ma non poteva, doveva andare a lavoro. Si vestì in fretta e furia e corse in cucina a bere un po' di latte. Era freddo e lo sorseggiò lentamente, a lungo, prima di posare il bicchiere su tavolo. Poi, mentre stava per uscire dalla stanza per andare a lavarsi i denti, l'occhio le cadde inavvertitamente sul calendario. E cominciò a sudare freddo.
Aveva un ritardo. Di più di una settimana.




A questo punto si accettano scommesse: come finirà la fanfiction secondo voi? Vi avviso che siamo circa a metà e ci aspettano ancora un po' di sorpresine... Alla prossima!

Neiro
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 1/11/2013, 19:40     +1   +1   -1




Sono tornata con un nuovo capitolo! Mi raccomando, questo va letto con estrema attenzione... godetevelo!



Capitolo 7
Dimenticare il passato?


La testa di Shiho cominciò a girare vorticosamente. No, non poteva essere... Andò a sedersi e rifece il conto dei giorni. Eh, sì, era proprio in ritardo. Come diavolo aveva fatto a non accorgersene prima?
Si sforzò di respirare profondamente e in maniera regolare. Doveva stare calma, prima di tutto. In fondo, non era detto che... Certo, lei e Shinichi avevano fatto l'amore. E sì, lei adesso aveva un ritardo. Però poteva anche essere una coincidenza. O no?
Oddio, cos'avrebbe fatto se fosse stata incinta? Aveva cercato di lasciarsi il passato alle spalle ma, a quanto pare, non funzionava. Era certa che Shinichi avrebbe voluto saperlo se lei aspettava un figlio da lui, ma con che cuore poteva dirglielo? Come poteva causargli ancora problemi? Eppure, non riusciva a evitare di ripensare all'espressione che aveva assunto all'aeroporto, alle sue parole... "Hai sbagliato a non parlarmi con più sincerità..."
L'avrebbe rifatto? Volendo poteva benissimo, dopotutto era un mese che non si sentivano e probabilmente le cose sarebbero continuate così. Lui non avrebbe mai saputo di aver avuto un bambino da lei. Però quella soluzione non le piaceva. Avrebbe dovuto tenere nascosta la verità anche al dottor Agasa, con il quale si sentiva regolarmente... avrebbe dovuto crescere un figlio da sola. Un figlio. Alla sua età.
E lui, scusa? Ti aspetti che molli la sua vita per venire qui a fare il paparino?
Be', in teoria c'era una piccola possibilità. Shinichi non mancava mai di assumersi le proprie responsabilità, era un ragazzo molto maturo, anche se a volte non sembrava. Ma come poteva Shiho caricarlo di un peso del genere? E quella ragazza, Ran Mouri... non aveva già sofferto abbastanza a causa sua? Per un attimo, Shiho se la vide davanti, il volto rigato di lacrime, gli occhi arrossati, i capelli scuri che le ricadevano sulle spalle, così simili a quelli di sua sorella Akemi... Sapeva che Ran, al pari di Akemi, era una persona molto generosa. Sarebbe stata capace di rinunciare alla propria felicità per il bene di qualcun altro. Magari avrebbe spinto lei stessa Shinichi a prendersi cura di Shiho e del bambino.
No, non poteva permetterlo. Anche se una parte di lei avrebbe desiderato avere Shinichi accanto, in quel momento...
Basta, era inutile farsi tutti quei filmini mentali. Per prima cosa doveva assicurarsi di essere davvero incinta. C'era sempre la possibilità che non lo fosse. Balzò in piedi, risoluta. Era il momento di andare a fondo alla questione.

"Come tutte le altre arti, la scienza della deduzione e dell'analisi può essere acquisita soltanto attraverso uno studio lungo e paziente, né la vita è abbastanza lunga perché un qualsiasi mortale possa raggiungere il più alto grado di perfezione in questo campo".
Come quasi tutte le volte che leggeva quelle frasi, uscite dalla meravigliosa penna di Arthur Conan Doyle, Shinichi Kudo sentì un brivido lungo la schiena. Era sempre bello e triste al tempo stesso realizzare l'idea che non si potesse raggiungere la vetta della perfezione nell'ambito dell'investigazione... ma, quanto meno, se c'era una cosa di cui poteva dirsi soddisfatto, era la propria vita di detective. Certo non quella sentimentale. Forse avrebbe dovuto fare come Sherlock Holmes ed escludere l'amore dalla propria esistenza... così si sarebbe risparmiato un mucchio di grane.
Sbadigliò, cercando di scacciare dalla mente l'immagine di Ran. Il ricordo del giorno in cui l'aveva lasciato continuava a tormentarlo...
"Shinichi, non ci riesco, non posso. Ogni volta che ti vedo, io... io penso a quello che hai fatto. Lo so che non eri in te, ma..."
Ricordava come il vento scompigliava i capelli di entrambi e frustava i loro visi, come se volesse far loro del male...
"Ran, ti scongiuro, concedimi una seconda possibilità" aveva esclamato, prendendole la mano con dolcezza.
"Io..."
"Ti prego!" Aveva tentato di farle una carezza sui capelli, ma a quel punto Ran era indietreggiata e si era liberata dalla sua stretta.
"Non voglio che mi tocchi. Hai toccato lei allo stesso modo, anzi, in maniera molto più intima".
"Ran..." aveva protestato lui, supplichevole.
"Vedo i segni sul tuo collo..." La risposta era giunta in un sussurro, così piano che Shinichi aveva fatto fatica a udirla. Si era aggiustato il colletto della camicia, scomposto dalle raffiche di vento, ma ormai era tardi. Proprio come quella volta in spiaggia, con l'asciugamano, nonostante i lividi fossero scomparsi quasi del tutto...
"Ran..." aveva ripetuto, con una nota di disperazione nella voce.
Lo sguardo di lei era tristissimo. "Mi dispiace, Shinichi. Non ce la faccio. Addio".
E si era allontanata, lasciandolo solo e stordito...
Basta. Non doveva pensarci. Si faceva solo del male. Cercò di concentrarsi nuovamente sul libro di Conan Doyle che teneva in mano, di riprendere da dov'era rimasto... In quell'istante, suonò il telefono.
"Chi diavolo sarà?" borbottò Shinichi, alzandosi dal divano. Si trascinò fino al corridoio e afferrò la cornetta. "Pronto?"
Dall'altro capo del filo udì una voce femminile piuttosto concitata. E, quando realizzò quello che gli stava dicendo, sbiancò in volto.

Eisuke baciava quasi con timore, impacciato e timido. Non sembrava capace di donarle quel mix di dolcezza e ardore che le regalava Shinichi in passato, ma le sue labbra erano altrettanto morbide.
Ran rispose al bacio, lasciandosi andare. Che male c'era ad abbandonarsi alle sensazioni? Eppure...
Non poteva illuderlo a quel modo. Eisuke forse credeva di essere riuscito a conquistarla, ma si sbagliava. Sì, in teoria lei avrebbe potuto continuare così, senza pensarci, assaporando la morbidezza di quelle labbra che le ricordavano tanto quelle di Shinichi... ma non ci riusciva. Si staccò bruscamente, interrompendo il bacio; Eisuke sgranò gli occhi.
"Ran..."
"Mi spiace. Io non posso" rispose lei.
Eisuke non chiese molte spiegazioni. "Perché?" si limitò a dire.
"Perché io... non ti amo. Non ti posso amare".
"Non puoi? O non vuoi?" insistette lui.
"Entrambe le cose, probabilmente" ammise Ran, sincera. "Ti ho detto che mi sentivo libera... be', ci ho provato. Ho provato a mettere una pietra sopra a quello che è successo. Ora so che non posso farcela, perché... perché io amo solo lui, Eisuke".
Seguì un lungo silenzio.
"Mi dispiace che tu abbia creduto di avere una possibilità con me" proseguì Ran. "Ma è stato solo nel momento in cui... in cui mi hai baciata, che ho capito cosa voglio veramente. Chi voglio veramente".
EIsuke continuava a tacere.
"Io non posso più rimanere qui. Devo andare da lui e subito. Scusami".
E corse via alla velocità della luce. Forse aveva capito finalmente cosa fare.

Arrivò davanti a casa Kudo col fiatone. I piedi le dolevano, probabilmente le scarpe nuove le avevano fatto spuntare qualche bolla sul calcagno. Ma non poteva cedere. Non adesso.
Suonò al citofono più volte, con insistenza. Non aveva la minima idea di cosa avrebbe detto a Shinichi, sapeva solo che voleva vederlo immediatamente. Voleva vederlo, guardarlo negli occhi e dirgli che non le importava più se lui era andato a letto con Shiho, perché lo amava e non poteva impedirsi di amarlo...
Ma nessuno si decideva ad aprirle e Ran cominciò a temere che Shinichi non fosse in casa. In effetti, ora che ci faceva attenzione, le luci erano spente... E anche dal dottor Agasa sembrava tutto chiuso.
Be', vorrà dire che lo aspetterò qui, si disse. Si appoggiò al cancello, sentendo il freddo metallo premerle contro le spalle nude, e attese.
I minuti stillavano con lentezza esasperante. E Shinichi non tornava... dove poteva essere finito? Forse stava risolvendo uno dei suoi soliti casi?
Ran prese il cellulare. Poteva chiamarlo... ma non sapeva se ci sarebbe riuscita. Notò che le era arrivato un messaggio di Sonoko: Dove diavolo sei?
Digitò la risposta in fretta: Sono andata via dalla festa. Non preoccuparti, sto bene, ma ho avuto un impegno urgente. Eisuke è lì con te?
Inviò il messaggio e aspettò che Sonoko lo ricevesse. Poco dopo...
Sì, è con me, ma non sono riuscita a cavargli una parola di bocca. Sembra sconvolto.
Ran sentì che lo stomaco le si torceva per i sensi di colpa. Ma non poteva tornare indietro.
Digli che mi dispiace. Non potevo fare altrimenti.
Mise in borsa il cellulare, sospirando. Adesso era certa che Sonoko le avrebbe telefonato per farle il terzo grado... D'altronde, cosa poteva fare? Intanto, cominciava a essere stanca di stare in piedi e le scarpe le stringevano come una morsa.
Shinichi... dove sei?
Si avvolse le braccia attorno al corpo. Si era alzato un leggero vento freddo e rimpianse di non avere almeno un coprispalle. Accidenti a Sonoko e alle sue strambe idee sui vestiti...
In quel momento, i fari di un'auto la abbagliarono. Ran si coprì gli occhi con il braccio, poi sbatté le palpebre e mise a fuoco il maggiolone del dottor Agasa.
"Professore!" esclamò, avvicinandosi al finestrino del conducente.
"Ah, salve, Ran. Torni da una festa?"
"Sì, più o meno... Ha visto Shinichi, per caso?"
"Sì, certo. L'ho appena accompagnato all'aeroporto".
"Che... che?!" esclamò Ran disorientata.
"Ha detto che doveva partire urgentemente per gli Stati Uniti. A quanto pare ha prenotato un volo su Internet all'ultimo momento".
Ran impallidì. "Per gli Stati Uniti, ha detto? Ma non è possibile..." Sentì che il cellulare le squillava, doveva essere Sonoko, oppure suo padre, ma che le importava? Shinichi era andato via... era partito per l'America, dove c'era lei.
"Sembrava parecchio agitato" continuò il dottor Agasa. "Non mi ha detto nemmeno qual era la città in cui andava... All'entrata dell'aeroporto mi ha mandato via e non sono riuscito a scoprirlo. Ah, ti sta suonando il cellulare".
"Sì, lo so, ma non fa niente. Professore, lei sa dove vive Shiho Miyano?"
"Vuoi dire Ai? Naturalmente, sta a New York. Ma perché lo vuoi sapere?"
"Conosce il suo indirizzo?" insistette Ran, senza rispondere alla domanda. "Può darmelo?"
"Certo, ma... perché?" Il dottor Agasa sembrava confuso.
"Me lo dia immediatamente, allora!"
"Ran, calmati. Non capisco... Che cosa sta succedendo?"
"Ora non ho tempo per spiegarglielo" replicò lei, concitata. "La prego, devo assolutamente avere quell'indirizzo. Inoltre, ho bisogno di andare su Internet per sapere quando parte il prossimo volo per New York".
"Ma... ma" balbettò il dottor Agasa.
"Si sbrighi, mi faccia entrare in casa!" lo sollecitò Ran. Poco dopo era davanti al computer e batteva freneticamente sulla tastiera. Il dottor Agasa la guardava stralunato.
"vorresti partire per New York... adesso? Ma non sai nemmeno se Shinichi sia andato lì... E poi tuo padre cosa dirà? Non puoi fare una follia simile di punto in bianco!"
Ran non rispose.
"Ascoltami" proseguì il dottor Agasa, "qualunque cosa sia successa, sono sicuro che Shinichi sta bene. Non hai motivo di preoccuparti così... Più tardi gli telefonerai e vedrai che ti dirà tutto lui".
"Non posso telefonargli! Io devo vederlo!"
"Ma sii ragionevole, Ran! Adesso lui non c'è, capisci? Lo vedrai tra qualche giorno, se proprio vuoi".
Ran sospirò. Era inutile che provasse a spiegare la situazione. Razionalmente parlando, si stava comportando in maniera assurda e lo sapeva. Ma non avrebbe perso l'occasione di chiarirsi con Shinichi. L'ultima cosa che desiderava era che si andasse a gettare tra le braccia di Shiho prima di aver parlato con lei. Voleva sentirlo dalla sua bocca che non la amava più e le preferiva la giovane scienziata, se davvero era così.
"Parlerò con mio padre" disse al dottor Agasa. "Stia tranquillo, vedrà che mi concederà il permesso. Adesso mi dia quel maledetto indirizzo, la prego".

Edited by Neiro Sonoda - 2/11/2013, 11:05
 
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view post Posted on 10/11/2013, 16:26     +1   -1
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Eccomi Neiro, come promesso ho letto i tuoi capitoli!!!
Del 4 mi è piaciuto come hai lasciato i personaggi, ovviamente Ran non è una stupida per perdonare a Shin una cosa del genere, ricalcando un po' quello che sarebbe il suo carattere originale.
Da notare come inizialmente non la incolperebbe ma poi ovviamente, facendo luce sulla faccenda, non si può negare la colpa della scienziata nel aver "attentato" Shinichi.
Shin d'altro canto si lacera ancora di più (visto che la nottata scorsa non gli è bastata), ma è più che comprensibile. Brava!
Il capitolo 6 si colloca invece un mese più tardi e veniamo a sapere che Ran ha mollato Shinichi (giustamente poi), anche se ammetto che mi sarebbe piaciuto leggere qualcosa di più a riguardo.
Entra in scena Eisuke (già in un'altra fic aveva avuto successo :asd:), che guarda guarda, si conquista le labbra di Ran alla festa di Sonoko. Non so perchè ma mi ricorda un po' Rossana! :lol: Il tuo stile è molto scorrevole e leggero, per questo si legge piacevolmente!
Shiho invece ha i ritardi...No ti prego D:
Per l'ultimo capitolo devi dire che hai soddisfatto la mia richiesta iniziale di vedere come si erano lasciati Ran e Shin, grazie!!
Non è strano vederlo leggere Conan Doyle, ormai anche i muri lo sanno e anche per quanto riguarda Ran, così sincera verso Eisuke e che corre verso la suntuosa villa Kudo.
Il capitolo si chiude facendoci intuire quello che possa succedere nel prossimo...insomma, una bella vacanza a NY per tutti!!!
Complimenti ;)
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 10/11/2013, 16:53     +1   +1   -1




Graaazie, Yuki! Sono davvero felice che ti piaccia il mio modo di scrivere, e soprattutto di vedere che commenti, perché finora sei l'unica (altri si limitano a mettere il +1). Ho cercato di rendere i personaggi il più possibile simili agli "originali", anche se collocandoli in una storia parzialmente hot non è facile... La parte in cui Ran scappa verso la casa di Shinichi ti dirò che è una delle mie preferite, perché mette in evidenza quell'impulsività di cui ha fatto sfoggio molte volte anche nell'opera dii Gosho: in determinate occasioni lei non pensa, agisce e basta!
Per quanto riguarda il resto... sì, ci aspetta una gitarella a New York; resta da vedere chi troveremo lì! ;)
Aggiornerò appena possibile e intanto, se ne ho la possibilità, mi acculturerò a dovere sulle altre peripezie dei tuoi Rachel e Simon :)

Alla prossima!
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 16/11/2013, 13:17     +1   -1




Siamo alla parte decisiva della storia... Pronti?



Capitolo 8
Dove sei?


"E' fuori discussione!" urlò Kogoro infuriato. "Vorresti andare fino a New York adesso? Per inseguire quel detective da quattro soldi che ti ha fatto soffrire come un cane?! No, no e no!"
"Papà, ti scongiuro. E' importante per me".
"Quel ragazzo ti ha procurato soltanto dolore e guai. Non permetterò che ti faccia ancora del male, Ran".
"Ho già prenotato il volo. Devi solo accompagnarmi all'aeroporto".
"Io non ti accompagno da nessuna parte!"
"Allora prendo un taxi" ribatté Ran ostinata.
Kogoro si lasciò cadere sul divano. "Tesoro, per favore... ragiona, non puoi fare una pazzia del genere e per uno sciocco ragazzino, poi! Ti ha rovinato la vita già abbastanza e lo sai".
"Shinichi non mi ha rovinato la vita. Io lo amo! Devo andare da lui, papà, e subito. Se perdo questa possibilità di sistemare le cose... potrei non averne più alcuna. Me ne pentirò per il resto dei miei giorni, se non lo raggiungo".
Kogoro scosse la testa. "E' un'assurdità".
"No, non lo è. O forse sì, ma non m'importa. Io ho bisogno di parlare con Shinichi prima che sia tardi. E non lascerò che tu me lo impedisca".
Il detective guardò il volto determinato di sua figlia, i suoi pugni serrati, gli occhi colmi di dolore e ostinazione. Emise un lungo sospiro. "E va bene, Ran. Ti accompagno. Prenota un posto sull'aereo anche per me".
"Cosa?"
"Non penserai che ti mandi da sola! Scordatelo, signorina. Io verrò con te, e se quel mini-investigatore da strapazzo osa farti qualcosa giuro che se la vedrà con me. Vado a preparare le valigie".

DLIN DLON!
Avevano suonato. Shiho si precipitò ad aprire, dando una veloce sistemata ai capelli.
"Salve".
Spalancò gli occhi. "Ra-Ran Mouri?!"
"Proprio io. Sorpresa di vedermi?"
"Che... che diamine ci fai qui?" balbettò Shiho. "Come hai avuto il mio indirizzo?"
"E' stato il dottor Agasa a darmelo. Poso entrare?" chiese Ran con calma.
Shiho riacquistò la sua naturale freddezza. "Vieni" disse semplicemente, invitandola dentro l'appartamento con un gesto un po' brusco.
"Grazie. Non rimarrò molto, c'è mio padre qui fuori che aspetta. Allora, parla".
Shiho inarcò le sopracciglia. "Non capisco cosa vuoi. A che ti riferisci?"
"Non fare la finta tonta, per favore". La voce di Ran s'incrinò appena. "Dov'è Shinichi? E' venuto qui, vero?"
Shiho aprì la bocca, ma la ragazza di Tokyo non la lasciò parlare: "So che è partito per gli Stati Uniti e che aveva una certa fretta. Chi poteva voler vedere, se non te?"
"Non capisco proprio cosa intendi" ribatté Shiho secca.
"Non mentire!" Ran alzò la voce, poi trasse un respiro profondo e provò a controllarsi.
"Per favore, è importante per me saperlo. Dimmi la verità, Shinichi è venuto qui?"
Shiho la guardò negli occhi, seria. "E' almeno un mese che non lo vedo. Non sapevo nemmeno che fosse partito, l'unica persona con cui sono rimasta in contatto in queste settimane è il dottor Agasa".
"Da-davvero?"
"E' così. Poi, se non vuoi crederci, non è affar mio".
"Ma allora Shinichi non è partito per raggiungerti. Io credevo..."
Shiho scosse la testa. "Perché diavolo Kudo sarebbe dovuto venire qui, scusa? Gli ho già causato abbastanza guai, anche se lui afferma di non avere rancore nei miei confronti".
Ran si lasciò sfuggire un lungo, penoso sospiro. "Ero convinta che avesse ripreso i contatti con te, dopo che l'ho lasciato... E che alla fine tu gli avessi proposto di venire qui o qualcosa del genere".
Shiho strabuzzò gli occhi. "Tu... tu l'hai lasciato?"
"Be', sì. Circa un mese fa, dopo che... insomma, lo sai. Ero sicura che tra noi nulla avrebbe più potuto essere come prima... non per me. Ma poi ho capito che non ce la facevo a stare senza di lui. Che dovevo tentare di parlargli, almeno un'ultima volta". Ran fece una pausa e riprese con decisione: "Quando ho scoperto che era partito... ho pensato subito che tu gli avessi chiesto di raggiungerti, magari perché avevi qualche problema... o semplicemente perché desideravi averlo accanto. E lui doveva essersi reso conto di provare qualcosa per te, o comunque che tanto valeva venire qui, dato che io lo avevo mollato. Così ho deciso di partire anch'io: volevo dirgli che ci avevo ripensato, che in queste settimane avevo compreso davvero quanto lo amassi... Se avessi dovuto sentirmi dire che preferiva te, pazienza, mi sarei fatta da parte. Ero disposta a correre questo rischio, purché sapesse che in realtà... che in realtà mi importa ancora di lui. Eccome se mi importa".
Ran tacque. Shiho fu colpita dal profondo dolore che emanavano i suoi occhi.
"Ho provato, sai? A rifarmi una vita senza Shinichi. Ma non ci sono riuscita e probabilmente ci riuscirei solo se mi dicesse chiaramente che non mi ama più, perché a quel punto dovrei accettare la sua volontà e rispettare i suoi sentimenti".
"Non è vero che non ti ama più" ribatté Shiho, sorprendendosi lei stessa per aver detto quelle parole.
"Come fai a esserne così sicura?" domandò Ran perplessa.
"Difficilmente ho incontrato un ragazzo più innamorato di lui. E non credo che, in un mese, le cose siano cambiate. Quanto a me... dubito fortemente che possa mai amarmi. E poi, se avesse voluto che si stabilisse un certo rapporto fra noi, mi avrebbe contattata, non credi? E' vero, non gli avevo dato il mio indirizzo, però..."
Ran aggrottò la fronte. "Ma allora, se davvero non è qui, dove può essere andato? Dai suoi genitori?"
"Direi che è l'unica possibilità" commentò Shiho. "In ogni caso, se devi parlargli, ti consiglio di farlo in fretta. Devi essere proprio innamorata per esserti scaraventata qui senza nemmeno avere la certezza di trovarlo... Ma dico io, non avresti potuto telefonargli?"
Ran arrossì. "Ecco, io... non so se ne avrei avuto il coraggio".
"Ma il coraggio di saltare sul primo aereo l'hai avuto, eh? Sei una ragazza strana, Mouri. Molto impulsiva".
"Sì, be'... probabilmente ho fatto una stupidata. Non volevo perderlo, capisci? Io... io sono disposta a tutto per lui".
"Lo vedo" replicò Shiho. "Comunque, non credo che Kudo sia da meno di te, sai?"
"Lo... lo pensi veramente?"
"Be', posso dirti che quella notte di un mese fa... anzi, quella mattina, ti stava sognando".
"Ma che...?"
"Stavo andando via e lui era immerso nel sonno. Sei libera di non credermi ma, prima che varcassi la porta, l'ho sentito chiaramente pronunciare il tuo nome".
Ran arrossì nuovamente. Non sapeva proprio cosa rispondere.
"Be', ti ho disturbato abbastanza, Shiho. Adesso devo andare e trovare il primo aereo per Los Angeles" disse infine, dirigendosi verso la porta.
"Vai, vai. E buona fortuna".
Shiho la accompagnò con lo sguardo finché non chiuse il battente con un colpo secco. Sospirò, pensando che quella ragazza era davvero fuori dal comune e che qualunque ragazzo avrebbe dovuto tenersela stretta, se avesse avuto la fortuna di ottenere il suo cuore. Come Shinichi... Chissà dov'era finito?
All'improvviso, Shiho realizzò di avere gli slip vagamente umidi. Durante la conversazione con Ran non se n'era accorta, ma adesso... Corse in bagno e si tirò giù i pantaloni. Sulle mutande c'era una bella macchia di sangue.
Oddio! Le mestruazioni...?
Ma allora... allora non era incinta! Frastornata, corse a recuperare un assorbente per metterlo. E così era solo un ritardo... e il mal di testa un sintomo pre-mestruale. Di colpo si sentì leggera, meravigliosamente leggera. Uscì dal bagno e prese in mano la confezione del test di gravidanza, che era nascosta nella sua stanza. Lo aveva comprato quella mattina, ma non aveva avuto il coraggio di farlo... o forse uno strano sesto senso le aveva consigliato di attendere ancora un po'?
Fece per buttarlo via, ma in quell'istante le squillò il cellulare.
"Sì, pronto?"
"Shiho, sono Jake. Come stai?"
"Tutto ok, grazie" rispose lei sorridendo, ancora un po' incredula per quello che aveva appena scoperto.
"Non volevo disturbarti, ma è successa una cosa incredibile... L'esperimento a cui stavamo lavorando ha avuto una svolta inaspettata! Vuoi sapere?"
Il sorriso di Shiho si allargò. "Ma certo, Jake. Raccontami, ho tutto il tempo che vuoi".

Kogoro non aveva fatto che brontolare, ma alla fine Ran era riuscita a convincerlo a trovare un altro aereo, diretto a Los Angeles. Grazie al Cielo, ricordava la via in cui era situata la casa dei signori Kudo e, con un po' di fortuna, riuscirono ad arrivarci.
"Spero per te che quel ragazzino sia qui, altrimenti... Non mi avevi detto che dovevamo girare tutti gli Stati Uniti per cercarlo!"
"Vedrai che è qui" ribatté Ran con decisione, suonando il citofono. Aveva provato a telefonare a Yukiko e Yusaku, ma nessuno dei due aveva risposto. E Shinichi... be', ancora una volta non ce l'aveva fatta a chiamarlo, ma si era guardata bene dal dirlo a suo padre.
Citofonò di nuovo, impaziente. Nulla.
"Forse sono fuori tutti e tre" azzardò.
"Be', tanto piacere! E noi che facciamo qua?" sbottò Kogoro nervosamente.
Ran abbassò la testa, a disagio. E adesso? Capiva che suo padre fosse stanco di quella situazione... cosa poteva fare?
In quel momento, un'auto si fermò poco distante da loro, nei pressi di un'abitazione accanto a quella dei signori Kudo. Ran si precipitò verso quella macchina, ignorando le proteste del padre, e si rivolse in inglese all'uomo che stava al posto di guida.
"Excuse me, do you know Mr an Mrs Kudo?"
"Oh, yes" rispose quello. "Why?"
"I'm a friend..." cominciò Ran esitante. "Where are they?" Indicò la casa, spiegando che sembrava non esserci nessuno.
L'uomo assunse un'espressione triste. E la risposta che diede a Ran la lasciò totalmente sconvolta.

"Che cosa? All'ospedale?" esclamò Kogoro spiazzato. "E perché mai?"
"Pare che il signor Yusaku abbia avuto un grave incidente" disse Ran con voce tremante. "Adesso capisco perché Shinichi è andato via così all'improvviso... O mio Dio, e se suo padre morisse?"
"Su, non essere melodrammatica... vedrai che se la caverà. Adesso andiamo a cercarci un bell'albergo e ci riposiamo un po', va bene?"
"Ma..." cominciò a protestare Ran.
"Niente ma. Almeno adesso sai dov'è quel ragazzino e per tua fortuna non è andato a femmine. Non mi faccio un'altra corsa fino all'ospedale, non ora, intesi?"
Così Ran dovette piegarsi. Ma non appena suo padre prese sonno nella camera di un modesto hotel a tre stelle, si precipitò fuori. Non voleva aspettare un minuto di più, Shinichi era in una situazione difficile e lei desiderava stargli accanto. Adesso non le importava più di dirgli che lo amava e sapere di chi era innamorato... voleva soltanto offrirgli un po' di conforto. Dopotutto, prima che la sua ragazza, era stata la sua migliore amica.
Chiese informazioni alla reception su dove trovare l'ospedale (per fortuna il vicino di casa dei Kudo le aveva detto il nome), si fece chiamare un taxi e salì a bordo.
Aspettami, Shinichi... Sto arrivando.
All'ospedale ci mise un'eternità a trovare il reparto giusto e stava quasi per scoraggiarsi, ma alla fine...
Eccoli!, pensò. Shinichi e Yukiko erano in uno stretto corridoio, a pochi passi dalla sala operatoria. Lei era seduta, lo sguardo fisso sulle proprie ginocchia; lui andava avanti e indietro, con gli occhi incollati al pavimento.
"Shinichi!" urlò Ran, con il poco fiato che le era rimasto. Lui si voltò e sbatté le palpebre, come se non credesse minimamente a ciò che aveva di fronte. Oddio, che sensazione meravigliosa le dava il solo vederlo... le sembrava passata davvero una vita dall'ultima volta. Lo trovò anche più bello di quanto ricordasse, nonostante le ombre scure sotto gli occhi e il viso tirato per l'ansia.
"Ran? Che... che ci fai qui?" mormorò Shinichi incredulo. Anche Yukiko aveva alzato la testa, stupita.
"Ho saputo di tuo padre, mi dispiace tanto... Cos'ha? E' grave?" chiese Ran affannata, raggiungendoli.
Yukiko la invitò a sedersi accanto a lei con un gesto della mano. "Stiamo aspettando da un pezzo, ormai... Dovrebbero darci notizie a momenti".
"Come hai fatto a sapere che ero qui?" domandò Shinichi.
"Be'... diciamo che ho fatto le mie indagini" Ran accennò un debole sorriso.
"Lo so che sono sparito all'improvviso... Il fatto è che mi ha telefonato la mamma, per dirmi che l'altro giorno papà aveva avuto un incidente e che erano sopraggiunte delle complicazioni impreviste, per cui doveva essere operato stasera. Così ho preso il primo aereo per Los Angeles".
"Quando Shin-chan è arrivato, Yusaku non era ancora entrato in sala operatoria" spiegò Yukiko, "ma naturalmente io ero già qui. Ci sono stata praticamente tutto il giorno".
"Sono sicura che andrà bene" disse Ran in tono incoraggiante. "Vedrete, ogni cosa si aggiusterà per il meglio".
"Ma sei venuta da sola?" chiese Yukiko apprensiva.
"No, sono con mio padre. Solo che lui è... rimasto in albergo, poco distante da qui. Sapete, era un po' stanco".
"Capisco". La mamma di Shinichi si alzò in piedi. "Vado un attimo in bagno. Tesoro, siediti un momento, non ce la faccio più a vederti andare da una parte all'altra".
Shinichi obbedì. Mentre sua madre si allontanava, prese fiato e si rivolse a Ran: "Allora, come hai fatto a sapere dov'ero?"
Il suo tono non era di rimprovero, anzi, sembrava felicemente impressionato dalla cosa, sebbene il suo viso fosse terribilmente segnato dalla preoccupazione per suo padre.
"Il dottor Agasa mi ha detto che eri partito per gli Stati Uniti e, quando ho saputo cos'era successo, ho pensato di raggiungerti".
"Ma il dottor Agasa non aveva idea che mio padre fosse in ospedale, quindi non puoi averlo scoperto prima di partire. Ciò vuol dire che sei venuta fin qui solo per seguire me".
Ran arrossì violentemente. "Be', io... avevo bisogno di parlarti, ecco. Quando però il vicino di casa dei tuoi mi ha detto dell'incidente di tuo padre, ho pensato... ho pensato che potevi aver bisogno di una presenza amica".
Shinichi non disse nulla.
"Naturalmente posso essermi sbagliata" continuò Ran, "ma ho deciso comunque di tentare".
"E che cosa dovevi dirmi?" chiese lui, guardandola attentamente.
"Non è importante, adesso. Tu pensa a stare tranquillo, vedrai che presto avremo notizie di tuo padre".
Calò il silenzio. Yukiko, tornata dal bagno, li raggiunse senza dire una parola. Un attimo dopo, ecco avvicinarsi un medico. Shinichi strinse istintivamente la mano di Ran.
"L'operazione è andata a buon fine. Direi che dovrebbe essere fuori pericolo... Adesso è ancora sotto l'effetto dell'anestesia".
"Sul serio?" esclamò Yukiko. "Oh, grazie a Dio..."
Shinichi aggrottò la fronte. "Dovrebbe? Vuol dire che non è sicuro?"
"Non al cento per cento" rispose il medico. "Ma dubito che ci saranno altri problemi e, in ogni caso, non lo sapremo prima di qualche ora".
"Il peggio è passato" sospirò Yukiko, mentre i suoi occhi riprendevano una piccola parte della loro luce di vivacità. "Be', direi che voi ragazzi potete andare a casa... Ran, tesoro, si vede che sei stanchissima e anche Shin-chan ha bisogno di un bel riposino".
"E tu, mamma?" chiese Shinichi.
"Resterò qui, ma voi non preoccupatevi per me. Shin-chan, accompagna Ran in albergo da suo padre e poi torna a casa, ok? Ti serve una bella nottata di sonno, credimi".
"Ma..."
"Niente ma! E' un ordine".
Shinichi assunse un'espressione rassegnata. "Va bene, mamma. Salutami papà, non appena si sveglia. Su, Ran, andiamo".
E uscirono assieme dall'ospedale.



"Cercasi Shinichi disperatamente": forse era così che dovevo intitolare il capitolo :D Comunque "Dove sei?" mi piaceva di più.
Non ho fatto descrizioni approfondite, sia perché l'intera storia è stata scritta piuttosto di getto, sia perché con questa parte volevo comunicare ai lettori un certo "dinamismo", una sensazione adrenalinica, insomma. E scrivere in maniera concisa e quasi "frettolosa" penso che possa dare l'idea!
 
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view post Posted on 16/11/2013, 14:50     +1   -1
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Decisamente migliore il titolo "dove sei" piuttosto che "cercasi Shin disperatamente" che sembra un programma di realtime
Ho tirato un sospiro di sollievo!!! Shiho non è incinta e Shin era in ospedale per suo padre!! meno male! Ho notato anche io che non ti sei soffermata sull'aspetto descrittivo ma più sullo svolgere degli eventi in maniera sequenziale e veloce! :)
 
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41 replies since 5/10/2013, 17:34   6588 views
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