Caspita, da quant'è che non aggiorno! Rimedio subito
Capitolo 10Unirsi
La porta della camera di Yukiko e Yusaku era accostata, ma filtrava uno spiraglio di luce, segno che probabilmente Shinichi era ancora sveglio.
Che diamine fai qui?, si disse Ran.
Non disturbarlo, torna a letto...Titubante, sollevò il braccio e... bussò.
"Shinichi, sono Ran. Posso entrare?"
La voce di lui parve sorpresa: "Oh... sì, certo".
Ran spinse piano la porta e varcò la soglia timidamente. Shinichi era steso sul letto, con un libro in mano, e la lampada vicino a lui era accesa.
"C'è qualche problema?" chiese.
"Be'... no, in realtà no. E' solo che... non riuscivo a dormire e... e ho pensato che..." Ran s'interruppe. Si sentiva terribilmente stupida.
"Non ti stanchi a leggere dopo la giornata che hai avuto?" azzardò, tentando un sorriso.
"Naah, è un ottimo modo per rilassarmi. Anche perché lo so a memoria, questo libro. Praticamente mi basta un'occhiata alla pagina per ricordare le parole precise di un intero dialogo, senza neppure bisogno di leggerlo..." Shinichi posò il volume sul comodino e rivolse a Ran uno sguardo quasi divertito. "Piuttosto, tu vuoi fare una chiacchieratina notturna?"
"Ecco... i-in un certo senso..." balbettò Ran arrossendo.
"Bene, fai pure. Ti ascolto".
"Ti avevo detto che ero venuta qui... per parlarti" iniziò Ran torcendosi le mani. "Forse non è il momento più adatto, ma io... cioè, noi..." Trasse un respiro profondo e poi riprese, camminando avanti e indietro per la stanza: "Siamo stati separati per un mese. Credevo che, dopo quello che era successo, non sarei più riuscita a stare con te... e che tu non fossi il ragazzo giusto".
Fece una breve pausa. Non osava guardare Shinichi in faccia.
"Poi ho capito che... be', che non era quello che volevo. Stare senza di te, intendo. Così ho deciso che dovevo assolutamente dirtelo... e cercare di rimediare" concluse, le guance color porpora.
"Rimediare?" ripeté Shinichi. "Rimediare a cosa?"
"Al fatto di averti lasciato" mormorò lei, arrischiandosi a dare un'occhiata al suo viso.
Lui scosse la testa, incredulo. "Non dovevi rimediare a nulla, Ran. Sono stato io il primo a sbagliare".
"Questo lo so. Ed è anche vero che il tuo sbaglio è stato il più grave, però... io ho lasciato passare tutto questo tempo senza accettare le tue scuse. E ho baciato Eisuke..."
"Che cosa?!" sbottò Shinichi, tirandosi su.
"Alla festa" spiegò Ran, un po' vergognosa. "Be', in realtà è stato lui... Ma in quel momento ho capito che volevo solo te, così l'ho mollato e sono corsa fino a casa tua. Soltanto che tu... be', non c'eri, eri già partito".
"Ma guarda un po'! Allora stavi per consolarti a dovere, eh?" la canzonò lui.
"Non ho mai pensato di farlo... forse solo per un attimo. E comunque, alla fine ho capito cosa volevo".
"Quindi hai chiesto informazioni al dottor Agasa e sei arrivata fin qui trascinandoti dietro il vecchio Kogoro?"
"Già. All'inizio, in realtà... Insomma, non sapendo di tuo padre, ho pensato... ho pensato che fossi andato da Shiho, a New York".
Shinichi spalancò gli occhi. "Cosa?"
Ran annuì.
"Ma se sapevo a stento dove sta! E poi cosa cavolo ci sarei andato a fare da lei, me lo spieghi?"
Nessuna risposta. Shinichi emise un lungo sospiro.
"Ran... guardami, per favore".
Lei alzò lo sguardo e incontrò i suoi splendidi occhi color dell'oceano. Sentì il cuore accelerare i battiti.
"Io non provo niente per Shiho. E' soltanto un'amica, niente di più. Quella notte... ero ubriaco perso. E non ricordo niente di quello che è successo, a parte quando eravamo al bar, all'inizio della serata. Dopodiché, buio totale".
Ran continuò a tacere.
"Tu... mi sei mancata da morire in queste settimane. Ma certo non andavo a consolarmi con lei. Mi capisci?"
Scese il silenzio. I due ragazzi continuavano a scrutarsi.
"Che cosa ha detto, quando sei comparsa a New York?" chiese poi Shinichi.
"Che tu non c'eri e che non sapeva niente di te. Non vi siete sentiti più da quella volta... giusto?"
"Esattamente. Volevo che si dimenticasse un po' di me e provasse a ricostruirsi una vita".
"E ha detto... ha detto che, secondo lei, tu mi ami ancora".
Shinichi sorrise. "Be', aveva ragione. Ma sei liberissima di non crederci, se vuoi".
Ran arrossì e non replicò. Shinichi la contemplò divertito.
"Sai... il pigiama di mia mamma ti sta bene".
"Stupido" borbottò lei in maniera indistinta.
"No, dico sul serio! A proposito, spero che papà stia bene e che sia tutto a posto..." aggiunse lui pensoso, ricordando che i suoi genitori erano ancora in ospedale.
"Ma sì, vedrai che è completamente fuori pericolo" si affrettò a dire Ran, in tono rassicurante. Lui annuì, ma si vedeva che era preoccupato.
"Shinichi?" lo chiamò Ran incerta.
"Mmh?"
"Ho trovato... un CD di Mai Kuraki nella tua stanza. Non sapevo ti piacesse, come cantante".
"Ah, ma quello è di mia madre! Lo stavi ascoltando, giusto?"
"Esatto. Però ho sentito solo una canzone".
"E come mai?" chiese Shinichi.
Ran esitò. "Dopo averla ascoltata... ho capito che dovevo venire a parlarti subito. Perché... perché quella canzone mi ha fatto pensare a noi due" confessò, fissandolo intensamente.
Le guance di lui si tinsero appena di rosso. "Che cosa diceva?"
"Parlava di un ragazzo e una ragazza che... sono più che amici, si conoscono bene e sono in sintonia. Dicono che niente può separarli perché contano l'uno sull'altro".
"Niente può separarli" ripeté lui. "E contano l'uno sull'altro. Tu pensi che sia così, Ran?"
"Be'... se riescono a perdonarsi a vicenda i propri errori, direi di sì".
"E allora vieni qui" mormorò Shinichi piano. Lei lo raggiunse e gli si sedette accanto.
"Lo sai... mi sei mancato da impazzire" ammise in un soffio.
"A chi lo dici" rispose lui, stringendola a sé. "Almeno tu eri sempre circondata da persone deliziosamente comprensive... Io non ho fatto che sorbirmi i rimproveri delle tue amiche, all'inizio".
"E Hattori, scusa? Non stava dalla tua parte?"
Shinichi scoppiò a ridere. "Sì, ma non faceva che prendermi in giro... 'Kudo, perché diavolo sei andato a fidanzarti se ti piace stare con più donne?'. Oppure: 'Ma davvero non ricordi niente di quella sera?'. E cose del genere..."
Ran sorrise. "Be'... Io in realtà sono felice che tu non ti ricordi".
"Anch'io" ammise lui, continuando a tenerla abbracciata. Le posò un bacio sulla fronte e aggiunse: "Per me è come se non fosse accaduto nulla... Cioè, lo so che tu ne hai sofferto ed è normale, poi ci sono stato male pure io... ma direi di metterci una bella pietra sopra, sei d'accordo?"
"Certo" rispose Ran annuendo. "E adesso fatti salutare per bene..."
Sollevò la testa e lo baciò, assaporando il profumo e la morbidezza delle sue labbra, intrecciando la lingua con la sua, mentre Shinichi reagiva con entusiasmo e intanto le accarezzava la schiena con le mani. La passione crebbe, spingendoli a rendere l'incontro delle loro bocche quasi vorace... Erano seduti, ma entrambi persero l'equilibrio e si trovarono coricati, Shinichi sul letto e Ran praticamente distesa sopra di lui.
"Oddio, scusa..." Lei si tirò su immediatamente. "Ti ho fatto male?"
"Be', sei abbastanza pesante, direi..."
"Scemo!"
"E' vero!" replicò lui. Ran rise.
"Dai, mi sa che è meglio se ti lascio riposare. Non hai dormito neanche un po' e sicuramente ne hai bisogno". disse, facendo per alzarsi.
"Ehi, aspetta!" protestò Shinichi. "Perché non rimani qui?"
Le guance di Ran si imporporarono. "Qui... con te?"
"Be', perché no?" ribatté Shinichi, ma anche lui era arrossito. "Dopotutto, sei venuta in America per me, no?"
"O-ok". Ran tornò sul letto e tutti e due si infilarono sotto le lenzuola, coprendosi le gambe. Erano ancora rossi in viso e inizialmente mantennero una certa distanza. Poi Shinichi abbracciò timidamente la ragazza.
"Mi spieghi perché siamo così?"
"Così... come?"
"Imbranati, ecco. E' come se avessimo... paura".
"Lo siamo sempre stati" osservò Ran. "Perché ti poni il problema?"
"Forse è il momento di cambiare" azzardò lui. "Non trovi?"
"Uhm... dubito che ci riusciremmo" commentò lei in tono scettico.
"Ah sì?" Shinichi le infilò una mano sotto la maglia del pigiama e le sfiorò la pancia. Ran lo guardò con gli occhi sgranati e lui si ritrasse all'istante, arrossendo.
"Scusa" disse subito.
"No, figurati".
Scese un silenzio molto imbarazzato. Poi Ran gli appoggiò una mano sul petto.
"Mi dispiace" mormorò. "Così sembra che non voglia stare con te. Ma non è vero".
"Tranquilla, lo so".
"E' che... io..."
"Non siamo ancora pronti per certe cose, probabilmente" sospirò Shinichi.
Sì, sarà così, pensò Ran. Eppure si sentiva strana, come in attesa di qualcosa. Giocherellò distrattamente con la maglia del pigiama di Shinichi, in corrispondenza degli addominali.
"Senti..."
"Che c'è?" fece lui con calma.
"Posso... togliertela?" Ran sollevò un lembo di stoffa, impacciata. Non capiva da dove le fosse venuta un'idea simile e, a quanto pareva, non lo capiva neppure Shinichi.
"Se... se vuoi". Il suo tono era perplesso.
Ran tirò su la maglia lentamente, fino a scoprirgli il torace.
"Ti dispiace... se ti accarezzo un po'?" chiese, vergognosa.
"No-no... fai pure" disse lui in fretta, ancora spiazzato.
Lei passò una mano sulla sua pelle calda, inizialmente con una certa esitazione, poi con più sicurezza. Era felice di vedere che non era rimasta traccia dei graffi lasciati da Shiho e pian piano si sentì meno goffa e nervosa. Le venne in mente che era la prima volta che toccava il petto di Shinichi quando era nudo. Era una sensazione del tutto nuova, forse per via del lieve calore emanato dalla pelle, o per la sua consistenza piacevole al tatto... Seguì il profilo dei muscoli con attenzione, soffermandosi brevemente sui pettorali.
"Hai un bel fisico" osservò.
"Ah... Grazie". Era chiaro che Shinichi si sentiva un po' imbarazzato da quel suo nuovo atteggiamento.
"Cioè, in realtà l'ho sempre saputo. E' solo che... be', è la prima volta che ti tocco così".
Lui non disse niente. Ran cominciò a temere di averlo messo troppo a disagio.
"Vuoi che smetta?"
"Ma no, non è quello... E' che vorrei... cioè, se a te non dispiace... vorrei accarezzarti un po' anch'io".
Ran sgranò gli occhi. "Oh... Sì, certo che puoi. Ehm, dove?"
"Ah... Dove vuoi, va bene... qualunque posto".
Entrambi evitavano accuratamente di guardarsi.
Siamo proprio due frane, pensò Ran. Si sfilò i pantaloni del pigiama e sollevò appena una gamba. Shinichi le posò una mano sul ginocchio, poi la spostò verso la coscia. Ran sentì un calore improvviso diffondersi in tutto il suo corpo e il viso che andava in fiamme. Si augurò che lui non si accorgesse di nulla.
Chissà se le mie gambe gli piacciono?, si ritrovò a pensare.
A un certo punto, Shinichi ritrasse la mano come se si fosse scottato.
"Che c'è?" chiese lei allarmata.
"C'è che mi sono stufato! Si vede lontano un miglio che non vediamo l'ora di... E tutto quello che riusciamo a fare è comportarci da stupidi!"
Sbuffò e si tolse il pigiama. Era rosso in viso, ma sembrava determinato.
"Ma, Shinichi..." protestò Ran. "Si vede che... che non siamo in grado di gestire la cosa, ecco".
Lui giocherellò con il bordo superiore dei boxer. "Ma tu vuoi?"
"Non lo so... Non mi sono mai trovata in una situazione simile. Comunque, possiamo provare... almeno a rimanere nudi" azzardò lei, avvampando ulteriormente.
Sono diventata una stufa ambulante..."E allora proviamoci, no? Io sono pronto".
Così si spogliarono del tutto, con dita tremanti e incerte. Ran aveva ancora le mutande, quando si rese conto che Shinichi era già completamente nudo... Il cuore le schizzò in gola, martellando furiosamente, e i battiti non rallentarono affatto nel momento il cui lui le puntò gli occhi addosso.
Mi sta guardando il seno... Mi sta guardando il senooo!!Per un attimo, Ran sperò che il letto e il pavimento si spalancassero per inghiottirla, tanto si sentiva a disagio.
"T-ti prego... non fissarmi in quel modo..." balbettò, quasi in tono supplichevole.
"Scusa". Shinichi distolse lo sguardo. "Però... sono ancora più belle di quanto ricordassi".
A Ran per poco non venne un accidente. "Co-cosa? Vuoi dire che... che tu avevi già...?"
Lui rise, impacciato. "Non ricordi che ho fatto il bagno alle terme con te, quando ero Conan?"
"Oh... Già, è vero..."
"Non dovresti proprio vergognarti di me, dato che ti ho già vista".
"Che c'entra!" sbottò Ran accalorandosi. "Io non l'avrei mai permesso, se avessi saputo che eri tu..."
"Questo non cambia la sostanza delle cose... Posso accarezzartele?"
"Che... che...?!"
Oddio, mi manca l'aria... Calma, Ran, respira..."Vabbè, se devi sconvolgerti così, è melgio che lasciamo perdere tutto" commentò Shinichi. In qualche modo, stava recuperando il suo solito atteggiamento un po' sfrontato.
"Si può sapere dove hai preso tutta questa disinvoltura, così all'improvviso?"
"Dato che in genere sono sicuro del fatto mio, non vedo perché stavolta dovrebbe essere diverso. Non posso certo lasciarmi sopraffare dall'imbarazzo".
Ran sospirò. "Sono sempre io quella che si sente inadeguata".
Lui sorrise comprensivo. "Dai, vieni qui. Non ti faccio niente se non vuoi, promesso".
"Non è che non voglia... E' che non so come... come comportarmi, come cominciare..."
"Lasciati aiutare, allora". Shinichi cinse i fianchi di Ran e, con tenerezza, l'attirò a sé. Lei gli appoggiò la testa sulla spalla e chiuse gli occhi per un attimo. Si sentì molto più tranquilla e serena quando lui iniziò a sfiorarle i capelli, lisciandoli con mano leggera.
"Hai visto che va tutto bene?"
Ran annuì. "E' vero. Senti, Shinichi... io ho deciso, ci voglio provare sul serio. Anche se... non abbiamo le protezioni, ora che ci penso".
"Stai tranquilla, farò il bravo... mi ritirerò in tempo, ok?"
"E se non ci riesci?"
"Riuscirò, vedrai".
Lei fece una smorfia."Dimenticavo che per te non è la prima volta..."
"E' come se lo fosse. Non mi ricordo com'è stato quella notte, lo sai".
"Però non sei nervoso quanto me. Cioè, adesso un po' mi è passata, ma..."
"Ran, è normale essere nervosi. Non l'abbiamo mai fatto prima, è una situazione nuova per tutti e due. Se poi pensi che ci abbiamo messo un secolo solo per dichiararci..."
"Va bene, adesso basta. Muoviamoci, prima che perda lo spiritò d'iniziativa". Ran si tolse le mutande e le lanciò sul cuscino. Shinichi rise.
"Ok".
Si sistemarono in una posizione comoda per entrambi. All'inizio si limitarono a scambiarsi baci appassionati, sul viso e lungo il collo, sulle spalle e sulle clavicole; poi presero ad accarezzarsi reciprocamente, come per prendere confidenza ognuno col corpo dell'altro. La mano di Shinichi si soffermò sul petto di Ran, toccando il seno sinistro, morbido e pieno, e poi il destro, altrettanto tornito e perfetto. Il contatto scatenò in lei una scossa di piacere incredibile; d'istinto, si aggrappò saldamente a lui, allargando le gambe.
Shinichi era palesemente eccitato, tuttavia la sua voce tradì una nota di apprensione, nel momento in cui parlò.
"Io faccio più piano che posso, va bene?" disse in un sussurro. "Se senti molto male, fammene un po' anche tu. Che so, stringimi il braccio o qualcosa del genere..."
"Ok" assentì Ran in un bisbiglio.
Lui le fece una carezza sulla coscia, percependo la vaga rigidità dei suoi muscoli. Era ancora tesa, sebbene si sforzasse di apparire naturale... Be', anche lui era un po' ansioso, nonostante l'impazienza.
Forza, ora o mai più, si disse. Trasse un breve respiro e scivolò dentro di lei.
Per un attimo Ran ebbe un sussulto, poi avvertì un delizioso brivido caldo lungo la schiena e desiderò che lui si facesse spazio all'interno del suo corpo, che diventasse parte di lei... Si strinse più forte attorno ai fianchi di Shinichi e lo sentì spingere. Faceva davvero male... Ran non voleva mettersi a gridare, così serrò gli occhi e si morse la lingua, ma non poté evitare a due piccole lacrime di scivolarle lungo le ciglia. Un'ultima resistenza, un gemito soffocato che le risuonò in gola e poi lui fu libero di muoversi. Ran udì il suo respiro accelerato, percepì il tocco delicato delle sue labbra sulle proprie guance... Intanto, i muscoli si rilassavano e il dolore si affievoliva, lasciando il posto a una sensazione nuova, indescrivibile... Aprì gli occhi e, mentre Shinichi leccava le minuscole tracce delle lacrime che le avevano bagnato appena il viso, iniziò a muoversi assieme a lui. Lo sentiva dentro di sé, avvertiva i suoi movimenti quasi come propri e ne seguiva il ritmo, mentre un calore dolce e soffuso le si diffondeva lungo tutto il corpo. Inebriata dall'odore di lui e dalle carezze che le faceva, era pervasa da un arcobaleno di emozioni e stati d'animo: godimento, benessere, felicità, eccitazione...
Aveva il fiato corto e traeva respiri bruschi e irregolari. Shinichi faceva altrettanto, completamente perso nella marea di sensazioni che stava provando. Non ricordava di essersi mai sentito così... Era come se il suo corpo fosse una cosa sola con quello di Ran, o come se lei rappresentasse il suo luogo di appartenenza, il nido che era destinato ad accoglierlo dentro di sé. La scossa elettrica del piacere e la dolcezza dell'amore lo colmarono interamente.
"Ran... ti amo" mormorò, fra un ansito e l'altro.
Lei lo baciò e il suo respiro le entrò in gola, mentre gli lambiva le labbra con la lingua, spaziando poi all'interno della sua bocca... Shinichi rispose al bacio con pari ardore, ma all'improvviso si staccò da lei quasi bruscamente e Ran avvertì che si tirava indietro, sciogliendo la loro unione.
"Hai... sporcato il letto?" gli domandò poi ansante, mentre si lasciava cadere accanto a lei.
"Che t'importa?" rispose lui, sforzandosi di riprendere fiato. "Accidenti... è stato incredibile..."
"Già..."
Rimasero in silenzio, il respiro ancora affannoso, i battiti del cuore che si regolarizzavano lentamente. Poi Shinichi chiuse gli occhi.
"Sei stanco?" chiese Ran, sfiorandogli una spalla, mentre si copriva col lenzuolo.
"Lo farei altre cento volte".
"Altre cento? Ma è impossibile!"
"Comunque, credo che mi convenga riposare un po', o domattina sarò uno straccio".
Lei annuì con vigore. "Hai ragione, dopo la giornata che hai passato ne hai proprio bisogno. Io almeno mi sono fatta una mezz'ora di sonno, prima..." Si voltò verso Shinichi in attesa di una risposta, ma lui non disse nulla: aveva ancora gli occhi chiusi, probabilmente stava già scivolando nel sonno. Ran si sistemò il cuscino e allungò la mano per spegnere la lampada, soffermandosi un attimo a guardare il volto del ragazzo; la sua espressione era così adorabile che le suscitò un'ondata di tenerezza incontenibile. Gli diede un lieve bacio sulla guancia (lui si mosse appena, ma non aprì gli occhi), lo coprì un po' col lenzuolo e infine schiacciò l'interruttore della lampada.
Il buio calò nella stanza e Ran, felice e soddisfatta, cadde tra le braccia di Morfeo nel giro di pochi secondi.
Si erano riuniti. Nulla avrebbe più potuto dividerli.
Questo capitolo è stato una bella faticaccia! Non sono del tutto convinta del risultato, ma al momento non riesco a fare di meglio. Il fatto è che non volevo far finire Ran e Shinichi a letto tanto facilmente, dopotutto sono notoriamente dei timidi e non volevo che questa loro caratteristica venisse meno. Poi c'era il discorso di Ran... Spero che l'insieme non risulti noioso
Ammetto però che ci sono alcune parti di cui sono soddisfatta... Per esempio, quella in cui Ran toglie la maglia a Shinichi e gli chiede se può accarezzarlo un po': mi immagino la faccia da tonno che fa di fronte a una richiesta del genere! Però, dai, qualche merito lui ce l'ha, visto che ha insistito perché Ran restasse in stanza
E comunque non si può dire che lei abbia avuto chissà quale iniziativa... "Vuoi che smetta?" Ah, beata ingenuità! Quello stava cominciando a eccitarsi... vabbè, lasciamo stare.
Ad ogni modo, ho pensato di far prendere la situazione in mano a Shinichi, dopotutto è sempre un uomo, per quanto tonno
E va detto che Ran ha fatto la sua parte, perché l'ha seguito fino in America e l'ha raggiunto in stanza, anche se la sua intenzione era semplicemente quella di parlare con lui.
Dimenticavo: questo è praticamente l'ultimo capitolo!
Dopo ci saranno solo l'epilogo e una breve conclusione
Edited by Neiro Sonoda - 12/1/2014, 19:08