Sono tornata
Eravamo rimasti alla fine della telefonata di Rachel, che inconsapevolmente ha messo nei guai Shinichi. Riuscirà il nostro detective a sbrogliare la complicata situazione in cui si trova?
Seconda parteNon aveva tempo di preoccuparsi anche della Regina delle Vendette; certo, di sicuro lei era infuriata, credeva che Simon fosse in compagnia della sua ex fidanzata che, per un malaugurato colpo di sfortuna, si chiamava Ran... C'era la concreta possibilità che Rachel si presentasse fin lì da un momento all'altro e Shinichi sapeva che era pericoloso avere a che fare con lei quando era arrabbiata: magari sarebbe stata talmente accecata dalla furia che l'avrebbe scambiato per Simon e fatto a pezzi!
No, forse no, però come minimo avrebbe preteso delle spiegazioni. E lui non era intenzionato a dargliele, non ora: al momento gli importava solo di trovare Ran.
Corse via, intascando il cellulare. Ce l'avrebbe fatta a raggiungerla, in qualche modo ci sarebbe riuscito... Doveva fare pace con lei e spiegarle ogni cosa di quel maledetto equivoco.
All'improvviso, ricordò che aveva ancora addosso la cimice di Simon e si sentì avvampare di rabbia: aveva già sopportato abbastanza umiliazioni, quel giorno... Chissà come se la stava ridendo suo cugino, all'idea che lui fosse alle prese con Rachel... No, non gli avrebbe permesso di ascoltare anche la sua conversazione con Ran. S'infilò a razzo in una vecchia cabina telefonica; era sicuro che la cimice si trovasse tra la canottiera e la maglia, altrimenti sulla pelle avrebbe sentito qualche fastidio... Si spogliò in fretta, rimanendo a torso nudo e ispezionò attentamente i vestiti.
Eccola!, pensò. La prese e la gettò a terra, frantumandola con la scarpa. In quel momento, si sentì molto soddisfatto di sé.
"Shinichi! Che diavolo fai?!" esclamò una voce femminile soffocata. Lui si voltò di scatto e vide Ran che lo fissava attraverso il vetro della cabina telefonica, gli occhi spalancati ancora lucidi di lacrime, le guance arrossate. Avvampò all'istante.
"R-Ran! Mi... mi stavi aspettando?"
"In un certo senso". La voce gli arrivò di nuovo un po' attutita dal vetro. "Quando scappi da me, hai l'abitudine di nasconderti nelle cabine telefoniche... Sei terribilmente prevedibile, mio caro detective".
Cercava di parlare con tono di sfida, ma era ancora ferita e si sforzava di non piangere. Shinchi si affacciò dalla cabina.
"Non stavo scappando da te, anzi... volevo inseguirti".
"Ma davvero?" La voce di lei tremò.
"Ran, credimi, è un malinteso! Posso spiegarti tutto..." Shinichi allungò una mano per afferrarle il braccio, ma Ran si ritrasse.
"Non toccarmi! E vestiti, per amor del Cielo!"
Lu si sentì terribilmente in imbarazzo. Recuperò la canottiera, indossandola rapidamente, ma così facendo perse tempo; Ran si allontanò di corsa, approfittando di quell'attimo di distrazione.
Simon stava ascoltando la conversazione telefonica fra Shinichi e la donna che, dopo l'apparizione di Ran, si rivelò essere Rachel. Si sentì un po' in colpa nei confronti del cugino, certo non era sua intenzione metterlo in quel guaio, tuttavia non poteva fare a meno di vedere il lato comico della situazione. Chissà se Rahcel avrebbe avuto il coraggio di presentarsi fino al Beika Hotel? Quella mattina le aveva detto che sarebe andata a fare una piccola gita a Kyoto con la sua amica Marie, ma era capacissima di tornare indietro. Magari avrebbe dato una bella scrollata al povero Shinichi, prima di accorgersi che non era la sua vera vittima...
Simon ridacchiò. No, forse stava lavorando un po' troppo di fantasia. E comunque, prima o poi, Rachel sarebbe andata da lui a fargliela pagare... ma certamente ci sarebbe voluto del tempo e aveva la possibilità di prepararsi. Ora voleva godersi un'altro po' di ascolto...
No! Accidenti, Shinichi doveva essersi reso conto del suo stratagemma e aver distrutto la cimice. Be', d'altro canto non ci si poteva aspettare altro, era un detective in gamba, anche se di 'misteri femminili' non ne capiva un beneamato cavolo. Bastava pensare a come si era comportato con Marika! Simon avrebbe agito in tutt'altro modo, anche se non avrebbe mai creduto che quella tizia lo avesse contattato solo ed esclusivamente perché voleva fare sesso con lui.
Sospirò, chiudendo gli occhi. Forse gli conveniva fare un bel sonnellino... Si rilassò completamente e stava per scivolare in braccio a Morfeo, incurante di tutto, quando due mani si serrarono inaspettatamente attorno alla sua gola, stringendo così forte da rischiare di soffocarlo.
"Benvenuto all'Inferno, Simon Cuds" gli sussurrò una voce impossibile da dimenticare.
"Ra-Rachel..." gracchiò lui, col respiro mozzo.
"Credevi davvero di riuscire a ingannarmi con un trucchetto del genere? Sospettavo che la tua convalescenza in realtà non fosse ancora finita".
"M-ma tu... Kyoto..." farfugliò Simon confusamente.
"Non avrei mai immaginato che fossi così cinico" replicò lei ignorandolo. "Costringere quel povero ragazzo a prendere il tuo posto... Dove lo hai mandato? In pasto a una delle tue putta..."
"Rachel... n-non respiro!" la interruppe lui, boccheggiando. Sentì la morsa delle sue mani allentarsi quasi impercettibilmente.
"Che ne dici di assaggare il mio nuovo composto chimico? Considerato che hai appena avuto la varicella, potrebbe esserci una reazione interessante..."
Simon trasalì involontariamente. Quando Rachel maneggiava le sue sotanze non c'era da scherzare.
"O preferisci una cura di altro genere?" proseguì lei, godendosi il suo stato d'allarme. Lo lasciò andare e si arrampicò sul letto, posizionandosi sopra di lui e baciandolo in maniera tanto fulminea quanto inattesa. Simon si lasciò trascinare ma, quando Rachel si allontanò, si ritrovò avviluppato tra le lenzuola, come se indossasse una camicia di forza.
"Rachel, maledizione! Slegami!"
"Non ci penso nemmeno" rispose lei, cominciando a spogliarsi lentamente davanti agli occhi di Simon. Sporgendo il busto in avanti, si curò di mostrargli bene il reggiseno, che esaltava adeguatamente le sue forme; sapeva benissimo che lui si stava tormentando per non poterla nemmeno sfiorare.
"Accidenti!" Simon cercò di alzarsi, ma era talmente aggrovigliato nelle lenzuola che ricadde all'indietro con un tonfo. Rachel rise sardonicamente.
"Come sta il tuo vicino di sotto?" lo provocò, ammiccando. "Scommetto che è diventato duro come un pezzo di legno... Peccato che i desideri del suo proprietario non possano essere soddisfatti, visto che è praticamente legato come un salame". Si chinò per raccogliere la propria maglia, mostrando volutamente il sedere a Simon. Per quanto fosse coperto, era pur sempre un bel culo, e la cosa si notava. E comunque, avrebbe anche potuto decidere di continuare a svestirsi...
Dal canto suo, Simon sentiva che l'eccitazione e la frustrazione stavano arrivando alle stelle. Se soltanto fosse riuscito a liberarsi...
"Rachel..."
"Sì?" fece lei noncurante, voltandosi.
"Dai, per favore..."
"Oh-oh. Ho sentito 'per favore'? Questo è già un buon inizio" commentò Rachel, giocherellando con una spallina del reggiseno.
"Insomma, cosa vuoi che faccia?! Che t'implori?" protestò lui.
"Uhm... può darsi, ma non è abbastanza".
Simon sospirò. Il suo corpo reclamava la vicinanza con quello di lei, ma il suo orgoglio non voleva subire altre umiliazioni. Che diavolo poteva fare?
Rachel gli si avvicinò con una provetta in mano. "Allora, ti offri come cavia, sì o no? Oppure preferisci continuare ad ardere di desiderio senza poter appagare i tuoi istinti da depravato?"
"Ehi!"
"Dico sul serio. Qual è la tua scelta?"
Simon si chiuse in un silenzio ostinato.
"A quanto pare il messaggio non è stato recepito adeguatamente" disse Rachel, accostandosi a lui quel tanto che bastava per sfiorargli la tempia col seno, per poi tirarsi subito indietro.
Simon sbuffò, frustrato. "E va bene. Dammi quella porcheria".
"Ottima scelta" approvò lei, accostandogli la provetta alla bocca. Simon sbiancò.
"Cosa? Devo... berlo?"
"Be', che ti aspettavi? Che te lo iniettassi? Certo che devi berlo".
"Rachel McAdams Morris, sei la persona più sadica che abbia mai conosciuto".
"Felice che te ne sia accorto, caro il mio ginecologo" replicò lei con un sorrisino maligno. "Forza, mandalo giù".
Simon obbedì e per poco non soffocò.
"Ch-che schifo!" esclamò, tossendo e sputacchiando. "Ma che cavolo ci hai messo dentro?"
"Oh, è meglio che tu non lo sappia" disse Rachel. "Bene. E adesso posso anche rivestirmi".
"Che cosa?! Non erano questi i patti!"
"Ah sì, e quali erano? Che mi sarei buttata tra le tue braccia, per caso?"
"Basta! Liberami".
"Nient'affatto!"
"Per favore!"
"No".
"Ti scongiuro! Te lo chiedo come ultimo desiderio... Quella roba che mi hai dato mi ucciderà!" proruppe Simon, utilizzando di proposito un tono teatrale e falsamente drammatico. Rachel rise di nuovo.
"Questo lascialo decidere a me, Cuds. Dovrò studiarti per un po' di tempo".
"E studiami quando sono nudo!" sbottò lui spazientito.
"Ti piacerebbe, eh?"
"A volte mi fai davvero impazzire, Rachel. A causa tua finirò al manicomio, un giorno o l'altro".
Lei gli rivolse un ghigno quasi malvagio. Niente da fare, era troppo bello torturarlo. Alla fine, tornò a sistemarsi sul letto, sopra di lui.
"Che ne dici di un bacetto? Forse ti aiuterà un pochino..."
"Vuoi darmi il contentino?" replicò Simon. "Ora te la faccio vedere io..."
E mentre le sue labbra si impossessavano con foga di quelle di lei, riuscì finalmente ad allentare la morsa delle 'corde' che lo imprigionavano, circondando Rachel con le braccia. Lei sussultò, interrompendo il bacio.
"Che ti crdevi? Che se non intervenivi tu sarei rimasto legato per sempre?"
"Caspita... mi hai colto di sorpresa" disse lei.
"Sono pieno di risorse, io..." Simon cominciò a baciarle il collo e ad armeggiare con la chiusura del suo reggiseno.
"In ogni caso, ti sei abbassato a implorarmi... Non lo dimentcherò tanto facilmente" disse Rachel, accarezzandogli il petto.
"Uhm..." mugugnò lui, succhiandole la pelle del braccio, poco sotto la spalla.
"A proposito, Simon... non hai paura che possa succederti qualcosa? Dopotutto, hai ingerito una roba simile a veleno".
Lui si strinse nelle spalle, per nulla impressionato. "Secondo me non si trattava di niente di mortale, era solo un trucchetto per mettermi unn po' di fifa. Comunque, ammetto che il sapore era disgustoso".
Shinichi uscì frettolosamente dalla cabina telefonica, precipitandosi alle calcagna di Ran. La raggiunse col fiatone, afferrandola per un braccio.
"Lasciami!" urlò lei divincolandosi.
"Ran, per favore..."
"Ti ho detto di lasciarmi andare!" insistette la ragazza, le lacrime che fuoriuscivano incontrollabili dagli occhi color cobalto.
Shinichi trasse un respiro profondo. "Ran, che cosa ti ricorda questa situazione?"
Lei non disse nulla, ma le si leggeva in faccia la risposta.
"Quello che è successo a Londra cinque mesi fa, vero? Ricordi cosa ti ho detto?"
Quasi senza volerlo, Ran annuì, ma non smise di piangere.
"Pensi davvero che sia cambiato tutto... solo perché mi hai sentito parlare al telefono e dire la parola 'tette'?"
"E che cosa dovrei pensare?!" sbottò lei, il tono acceso e ferito, lo sguardo accusatore. "Mi sento dare della... della..."
"Ran, non era riferito a te..."
"E a chi? Quante altre Ran conosce il signor Shinichi Kudo?!"
Lui sospirò. "Quella telefonata non era per me, ma per mio cugino Simon. Ed è stata Rachel a parlare... credeva che io fossi lui e che ci fosse anche la sua ex, che si chiama come te".
Ran lo guardò incredula, poi scoppiò in una risata senza gioia. "E tu ti aspetti che io creda a una cosa del genere?"
"E' la verità. Simon mi ha chiesto di far finta di essere lui per andare a un suo appuntamento di lavoro... Ho i suoi pantaloni, le sue scarpe, il suo cellulare, la sua maglia..." Shinichi s'interruppe. "Ehm, no la sua maglia è rimasta nella cabina telefonica. Ma non ha importanza, adesso. Il fatto è che Rachel ha telefonato e ha iniziato a provocarmi, crdendo che io fossi Simon, e così..."
"Non credo a una sola parola!" strillò Ran, liberandosi dalla stretta di lui. "Non hai fatto altro che mentirmi per tutta la tua vita... e adesso dovrei darti fiducia e far finta di nulla, dopo essere stata insultata da una delle tue... delle tue..."
"Ran, guarda! Questo non è il mio cellulare! E mi hai mai visto queste scarpe, per caso? O gli occhiali da sole?"
"Non vedo nessun paio di occhiali" ribatté lei.
Maledizione, devono essermi caduti in cabina... Se si sono rotti, Simon mi ucciderà..."Vabbè, non è questo il punto! Il punto è..."
"Il punto è che io ne ho abbastanza! Prima ti trovo al cellulare con una donna che ti fa proposte indecenti, poi ti sorprendo mezzo nudo in una cabina telefonica..."
"E' perché Simon mi aveva messo addosso una cimice!" proruppe Shinichi esasperato. "Ran, ti prego, ascoltami!"
"No! Lasciami in pace una volta per tutte!" urlò lei, ricominciando a piangere.
"Non fare così... Dammi la possibilità di spiegarti le cose con calma!"
"Ma come potrei? Come?! La mia pazienza e la mia fiducia sono state già messe a dura prova! E io sono stanca!"
"Solo un momento, Ran. Dunque, lo sai anche tu che Simon e Rachel sono qui in vacanza da un bel po'..."
Ran, rassegnata, fece un rigido cenno di assenso.
"Simon ha preso la varicella, ricordi? Be', oggi aveva un appuntamento con una donna, che voleva la protezione dell'FBI o qualcosa del genere. O almeno, così gli aveva detto. Lui non poteva andarci, visto che non è ancora uscito di casa durante la convalescenza e non è... diciamo, del tutto presentabile. Così mi ha chiesto di andare al suo posto, spacciandomi per lui".
Ran emise uno sbuffo scettico.
"Sembrava importante per lui, perciò ho ceduto e mi sono fatto prestare gli abiti e tutto il resto. Per tenermi d'occhio, Simon mi ha infilato una cimice tra la canottiera e la maglia, anche se io non lo sapevo, me ne sono accorto solo poco fa. Sono andato al famoso appuntamento, ma quella tipa voleva solo provarci con me, insomma, con Simon. Quindi..."
"Che cosa?!" esclamò Ran. Scrollò Shinichi per una spalla. "Che avete fatto?! Rispondi!"
"Niente... Mi è saltata addosso e ha cercato di baciarmi sul collo e spogliarmi, ma l'ho mandata via" spiegò Shinichi, arrossendo lievemente.
"Ma che... che razza di...."
"Puoi ben dirlo. Comunque, l'ho respinta e me ne sono andato".
"Ah sì? E chi me lo assicura?"
"Ran, te lo giuro. Su qualunque cosa. Poi, be'... si era fatta ora del nostro appuntamento e sono andato fino al Beika Hotel. Rachel mi aveva telefonato e all'inizio non l'avevo riconosciuta, perché falsava la voce. Aveva già chiamato prima, ma quella tizia mi aveva strappato di mano il cellulare, dicendole 'Simon Cuds è impegnato con me' o qualcosa diel genere. Quindi Rachel ha creduto che Simon fosse con una donna e ha richiamato per provocarlo, fingendosi un'altra persona. Non so quale cellulare abbia usato, non il suo certamente, visto che il numero era sconosciuto. Quando ha sentito che dicevo 'Ran', ha pensato che Simon fosse in compagnia della sua ex fidanzata, così si è arrabbiata e..."
Ran fece un lungo sospiro. "C'è solo una persona che possa confermarmi la tua storia".
"Chi?" chiese subito Shinichi.
"Rachel, naturalmente".
"Rachel?!"
"Sì. Non reggerebbe il gioco a te e Simon nemmeno se la pagassero a suon di milioni. Lui, invece, essendo tuo cugino, potrebbe coprirti".
"Ma..."
"Niente ma. Vado subito da lei".
"Ran, non puoi lasciarmi così!" protestò Shinichi.
"Non posso assolverti finché non avrò le prove della tua innocenza" dichiarò lei determinata, asciugandosi gli occhi.
Shinichi sbuffò. "Parli come se fossimo in tribunale. Chi ti ha insegnato questo linguaggio, tua madre?"
"Mia madre mi ha insegnato molte cose. A diffidare dei detective, per esempio".
"Ma insomma, mi credi o no? Ti giuro che non sto mentendo!"
"Hai il beneficio del dubbio, Shinichi caro" replicò Ran in tono distaccato. "Almeno finché non andrò da Rachel".
"Rachel a quest'ora sarà da Simon".
"E come fai a dirlo?"
"E' semplice. Credo che si sarebbe già precipitata qui, se avesse pensato di incontrare Simon. Dopotutto, le avevo detto di trovarmi nei pressi del Beika Hotel... Quindi le cose sono due: o è troppo distante da qui e non è ancora arrivata, o ha capito che non ero Simon ed è andata alla sua casa delle vacanze per stanarlo a dovere. Io propendo per la seconda ipotesi, visto che alla fine della telefonata ha cominciato a dire 'ma certo, ma certo', in un tono completamente differente dall'inizio. Sulle prime non ci ho fatto caso, dato che è stato in quel momento che ho capito di aver parlato con lei, ma riflettendoci adesso..."
Ran sbuffò. "E va bene, signor detective. Ammettiamo che Rachel sia impegnata con Simon, io che diavolo faccio? Aspetto i suoi, i
vostri comodi?"
"Be', potresti iniziare concedendomi un'assoluzione parziale..."
"Non sei per niente spiritoso".
Shinichi strinse le braccia attorno al proprio corpo, con espressione rassegnata. Cominciava pure a sentire un po' di freddo, portare solo la canottiera non era indicato per una giornata come quella, anche se prima si era riscaldato a dovere correndo.
"Allora io vado" disse Ran.
"Dove?" esclamò lui spiazzato.
"A casa. Così più tardi contatto Rachel e..."
"Ehi, aspetta!"
"Cosa vuoi ancora?"
"Guarda che dicevo sul serio riguardo all'assoluzione parziale. Che ne dici di darmene una prova?"
"Non capisco dove vuoi arrivare" obiettò Ran, ostentando un tono gelido.
"Non pretendo nulla, solo... un abbraccio. Per favore" la supplicò lui, sgranando gli occhi come se fosse stato un bambino.
"Cosa?! Sei pazzo!"
"E dai, Ran!"
Lei si girò dall'altro lato. Non sopportava quello sguardo... Era fin troppo simile a quello che lui assumeva quando era Conan, dolce, speranzoso, innocente. La inteneriva terribilmente.
"Su, che ti costa?"
"Vuoi smetterla di fare il bambino, Shinichi? Hai diciassette anni!"
Lui si imbronciò. "Sai essere veramente tremenda, lo sai?"
Ran si azzardò a gettargli un'occhiata. Era così carino e sembrava davvero sincero... Possibile che avesse raccontato la verità in tutto e per tutto? Oppure era lei che si faceva incantare dallo sguardo di quelle sue iridi color del mare?
"E va bene" cedette. "Assoluzione parziale". Lo circondò con le braccia e lui fece altrettanto, entusiasta.
"Ehi! Caspita, sei ghiacciato!"
"Riscaldami un po' tu, allora".
"Non tirare la corda, Shinichi" lo avvertì lei in tono serio.
"Promesso" assicurò lui solennemente.
"Uhm... che profumo".
"E' il deodorante di Simon".
"Buono. Perché non te lo fai prestare più spesso?"
"Sei impazzita?" sbottò Shinichi. "Non voglio più saperne di lui per almeno un mese!"
Ran rise. "Ma dai, è tuo cugino... Comunque, sai anche un po' di sudore".
"Ci credo, è tutto il giorno che scappo. Anche per colpa tua..."
"Non riuscirai a ottenere il mio perdono con queste frasi stupide, lo sai?"
"Tanto dopo che avrai parlato con Rachel mi perdonerai eccome" disse Shinichi con sicurezza.
Ran si staccò lentamente da lui. "Sei soddisfatto? Io vado a casa, adesso. Tu corri a recuperare le cose di Simon nella cabina telefonica. E approfittane per finire di vestirti".
Shinichi si diede una manata sulla fronte. "Gli occhiali! Speriamo che siano rimasti integri!"
Scoccò un'ultima occhiata a Ran, che si stava allontanando, e si precipitò a recuperare gli Aviator.
Due settimane dopo...
"Ehi, cugino, come va il tuo raffreddore?"
Shinichi si soffiò il naso. "Abbastanza bene, direi. Comunque, avrei una richiesta da farti".
"Dimmi tutto" rispose Simon.
"Domani ho un appuntamento importante, ma non posso andarci in queste condizioni... Potresti sostituirmi tu?"
"Che?!" Simon sbarrò gli occhi e Shinichi scoppiò a ridere.
"Stavo scherzando. Io non ti chiederei mai una cosa del genere, nemmeno per tutto l'oro del mondo!"
FineBuon Natale, Yuki!
La tua hottica collega (seppure un po' acerba) Neiro Sonoda
P.S. Ho fatto del mio meglio per la seconda scena... Spero sia venuta bene!
Edited by Neiro Sonoda - 28/12/2013, 17:36