Sono maggiorenne, finalmente posso accedere a questa sezione!!!
Ringrazio Dani che mi ha ispirato tantissimo all'inizio e poi mi ha rinfrescato le idee sul capitoletto 4 (nella seconda parte).
I frammenti di vetro sul pavimento di quel vagone erano del finestrino.
Pochi secondi prima Vermouth aveva urlato a tutti i presenti sul treno che si sarebbe assentata per la nottata e Gin aveva annuito.
Aveva rotto il vetro e poi, dopo che Vermouth aveva gettato un piccolo fumogeno, erano spariti dalla vista di tutti. Si erano gettati dal treno per passare una serata di passione.
Questa FanFic nata come OneShot, anzi OneHot, è tratta da un’avventura tra Gin e Vermouth sul Bell Tree Express. Certe situazioni strane infatti, come il fatto che i due Uomini in nero avvisano gli altri “passeggeri” della loro fuga, sono giustificate dal fatto che il testo è stato scritto per il BTE 2, il GDR organizzato sul Forum in onore del suo decimo compleanno. E’ stata pubblicata nel GDR in versione ridotta e censurata. Qui viene pubblicata in versione estesa.
I
Era una serata apparentemente calma. Il cielo era sereno sopra quella locomotiva a carbone. Il treno macinava lentamente ma inesorabilmente i chilometri che doveva percorrere e si avvicinava alla stazione di Nagoya. Fuori dal convoglio si vedevano le caratteristiche nuvole grigie di fumo che diventavano bianche se guardate davanti alla Luna. Dentro c’era nell’aria l’odore caratteristico del carbone bruciato e dell’olio che entrava nelle narici dei passeggeri.
Vermouth, il nome in codice di Chris Vineyard, la seducente attrice dallo sguardo malizioso, stava versando in un bicchiere del Gin. Poco dopo lei e Gin, il nome in codice dell’uomo accanto a lei, stavano bevendo un cocktail nel loro vagone, seduti sulle sedie di legno e stoffa. Quel vagone lo avevano battezzato “Vagone Martini”. Chiunque si intendesse un po’ di liquori saprebbe che il Martini è un cocktail formato da Gin e Vermouth. Stavano chiacchierando allegramente, seduti sul sedile in legno e pelle del treno. Parlavano di vacanze, di mari e montagne. Del resto era Luglio, periodo ideale per rilassarsi. Avevano tutti e due un sorriso stampato in faccia. Con il passare dei minuti il discorso si faceva sempre più ambiguo.
– La vacanza migliore è quella insieme a un vero uomo – sentenziò Vermouth ammiccando con lo sguardo.
– Quindi questa vacanza insieme a me su questo treno ti piace! – rispose Gin con un sorriso accennato.
– Potrebbe, chissà! Se ti dai da fare a farmi divertire! – rispose la donna.
Vermouth indossava un vestito da sera nero che terminava alle coscia, un paio di sandali con tacchi e degli orecchini che riflettevano la luce. Il suo trucco era come sempre impeccabile. La borsa di Vermouth era di color turchese, con delle scanalature che disegnavano dei quadrati. Era molto spaziosa e il fatto che fosse gonfia dava l’idea che contenesse molte cose.
Gin indossava la sua consueta giacca nera e il suo cappello corvino dove spuntavano i suoi capelli argentati.
Mentre chiacchieravano strinse un braccio, quello destro, attorno al collo di Gin. Quel movimento doveva aver scaldato il suo cuore di ghiaccio, perché dopo un minuto si divincolò dalla presa di Vermouth e si tolse la giacca. Ora indossava una camicia nera.
Vermouth sapeva che doveva stuzzicare un po’ l’uomo se voleva divertirsi. Ci pensò tre secondi e poi si avvicinò al l’uomo con aria provocante.
– Sai, devo mostrarti una cosa –
Prese il suo smartphone dalla borsa ed entrò nella galleria. Dopo una decina di secondi trovò le foto che cercava. Erano le foto della scorsa estate, quando era in spiaggia al mare. Scelse quella scattata meglio e la mostrò a Gin.
Quella foto ritraeva una donna molto carina che sorrideva con uno sguardo seducente. Era in piedi ma il suo corpo era piegato in avanti, con una mano sul suo viso e l’altra sul fianco, in una posa tra il sensuale e il sessuale.
Gin respirò rumorosamente. Vedere quel corpo con il solo costume color fucsia, vedere quel top un po' troppo piccolo stringersi attorno ai suoi seni prosperosi, gli provocò una reazione di attrazione. Come un magnete che attrae il chiodo di ferro, come un lembo di carne attrae una iena affamata. La sua attrazione era infatti quasi animalesca.
Anche se probabilmente era attratto non solo sessualmente ma anche affettivamente da quella donna. Ma poteva permetterselo, nonostante la sua posizione? Lui faceva parte della Black Organization, mica della banda del buco. Lui che era uno dei pesci grossi.
Ma non era quello il tempo di porsi domande così scomode: era il tempo di organizzare qualcosa per passare una bella serata, diversa da tutte le altre. Una serata di divertimento e passione.
Gin guardò fuori dalla finestra del treno e capì dove si trovava.
Due minuti dopo sarebbero arrivati in un posto niente male, adatto per quello che voleva fare.Gin si alzò velocemente, così tanto da far sussultare Vermouth.
Aprì la porta dello scompartimento Martini ed uscì. Si girò per un attimo verso Vermouth e intravide un sorriso. La donna lo seguì. Tirò fuori la sua pistola e sparò verso il vetro. Anche se era doppio questo si rigò. Poi con un calcio lo ruppe del tutto, creando un passaggio dove l’aria entrava con forza.
– Saltiamo! – propose Gin.
Vermouth annuì con un sorriso, quasi un ghigno. I suoi capelli ora svolazzavano vibrando nell’aria.
– Ci assentiamo stasera! – annunciò la donna agli altri passeggeri.
Poi prese dalla tasca un fumogeno non urticante e tolse la sicura. Lo gettò a terra e tre secondi dopo il vagone si invase di fumo. I presenti aprirono le finestre chiuse e l’aria entrò rapida diradando la coltre di fumo. Dopo un minuto poterono constatare che quei due erano spariti dal treno. Probabilmente si erano gettati dalla finestra, con il treno in corsa.
Chissà dove volevano andare.
II
Gin e Vermouth si gettarono dal treno in corsa, passando attraverso la finestra appena rotta e rotolarono nell'erba per cinque secondi. Poi il loro movimento si fermò e restarono sdraiati per qualche secondo, abbracciati. Entrambi sapevano come gettarsi da qualunque mezzo di trasporto senza farsi male. Il loro addestramento era stato duro, ma ora potevano permettersi certe pazzie. Gin doveva conoscere veramente bene quel posto, perché si buttò proprio in quel prato, dove non c’erano recinzioni a protezione dei binari.
Camminarono per una decina di minuti, fino quando il profumo di mare si era fatto veramente forte, più forte di quello che si poteva vedere. Scattarono in corsa e si fermarono quando dall’erba i loro piedi cominciarono a calpestare la sabbia. Si tolsero le scarpe che avevano ai piedi.
– Togliti i pantaloni, Gin! – disse la donna.
Dalla borsa di Vermouth infatti uscì un costume maschile e un telo. L'idea e l'iniziativa erano stati suoi, ma come faceva Vermouth ad avere già tutto questo pronto, in borsa?
Era stato di nuovo manovrato da lei, pensò, da quella vogliosa donna che si trovava davanti a lui. Aveva mostrato quelle foto solo per farsi portare in quella spiaggia.
Vermouth capì i pensieri di Gin e sorrise.
Dopo aver visto il suo sorriso pensò che in fondo essere stato manovrato per quella serata non era stata una brutta cosa. Anzi, si sarebbe potuta trasformare in una cosa bella.
– Allora, ti cambi o vuoi restare con quella camicia e quei pantaloni tutta la sera? – chiese.
Con un sorriso Gin tolse i suoi pantaloni e la sua camicia. Prese il costume e si cambiò dietro a un cespuglio. In quel lasso di tempo anche Vermouth tolse il suo abito e si mise un costume. Abbandonarono i loro abiti lì, e si diedero la mano. Quegli abiti che prima nascondevano i loro corpi ora non potevano più nuocere. Erano lì ora, insieme, con solo i costumi.
Dopo altri cinque minuti di camminata sulla sabbia in direzione del mare scelsero che quello era il punto adatto per stendere il telo. Si sdraiarono.
La spiaggia era deserta e il rumore delle onde era rilassante. Gin prese la mano di Vermouth e questa, che prima guardava il cielo stellato, si voltò. I loro sguardi si incontrarono. Tutto questo era rilassante.
– Ho l'impressione che non staremo tutta la notte in questa posizione, sdraiati sulla sabbia a tenerci la mano. Impressione giusta, Vermouth? – chiese Gin.
– Hai la mia stessa impressione – rispose Vermouth.
Passarono qualche minuto a fissarsi negli occhi e a godersi quella calma divina. Il vento accarezzava i capelli dei due ragazzi.
A causa del loro lavoro, i momenti di calma erano veramente pochi, quasi nulli. Erano mesi che non si sdraiava in una spiaggia in compagnia di una donna, a fissarla, a respirare l’odore del mare.
– La spiaggia è deserta, sai? - fece notare Gin.
– Sì, siamo i soli ad essere qui! - disse con una voce suadente Vermouth.
Gin si avvicinò lentamente a Vermouth e continuò a fissarla. Una ventina di secondi dopo era a trenta centimetri dal suo viso e dagli occhi cominciò a guardare verso le sue labbra. Anche Vermouth guardò qualche volta le labbra di Gin e si avvicinò ancora un po' all’uomo.
Ora tutti e due potevano sentire il respiro dell'altro sulle guancia. Socchiusero gli occhi e dopo due secondi di esitazione, il momento arrivò. Le loro labbra si incontrarono in un zampillo di piacere nei loro animi.
Fine Prima parteContinua...