I pensieri contorti e ansiosi morirono con la chiusura dei suoi splendidi occhi. La confusione tra sogno e realtà era tracciata solo da una linea sottile, tutto quello che vedeva apparteneva a qualcosa che poteva benissimo accadere se non era già accaduto. Ma finalmente dopo tanto tempo, quello spazio etereo la rendeva felice, la faceva star bene. Sorrise, avvertendo la bocca del suo uomo posarsi delicatamente sui suoi capelli blu come la notte. Il suo odore permeava l'aria, quella fragranza che era da parecchio che non sentiva. I loro corpi erano vicini, appoggiati l'una all'altro mentre la pace e la quiete del paesaggio, sfiorava la loro pelle. Immobili nel loro gesti, nei loro pensieri erano diventati parte integrante della natura.
Il mondo gli passava intorno senza badare a loro, senza vederli come possibili nemici. Solo loro due, nessun altro. La brezza smosse la lunga chioma della kunoichi, spostando il ciuffo ribelle che le nascondeva i suoi diamanti trasparenti. Non riusciva a esprimere la sua gioia, perché era qualcosa d'in quantificabile. Si rendeva conto che senza di lui era indifesa, priva di protezioni. Un semplice abbraccio le fece ricorda questa cruda verità. La sua assenza le faceva stringere lo stomaco ma nonostante questo doveva mantenere una maschera per Yin, Yang e soprattutto per Aiko. Si considerava una persona debole e insicura, nonostante avesse ricevuto dei meriti, meriti che probabilmente non le appartenevano. La ricerca del contatto della sua mano, venne immediatamente ricambiato. Le sua mani forti e grandi dispensatrici di morte, adesso l'accarezzavano; rendendole così innocue. Avrebbe voluto dormire per sempre, avrebbe voluto rimanere li e non svincolarsi mai da quell'intrecciarsi di dita.
Ma come tutti i desideri del subconscio anche quello dovette trovare la sua fine ma non parliamo di un lieto fine. Qualcosa nell'ambiente cambiò l'aria si fece leggermente più pungente e il corpo del jonin al suo fianco seguì il cambio climatico. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo, la dolce Hyuga si voltò di scatto, preoccupata. Il colorito pallido, iniziava a evidenziarsi sulla pelle già candida del suo uomo mentre i suoi occhi gioiosi iniziavano a rinsecchirsi, perdendo quella brillantezza e serenità che avevano caratterizzato quelli della quindicenne fino a quel momento. Si mise in ginocchio, cercando di sentire il battuto del suo sensei mentre la trasformazione in un fantoccio privo di vita diventava sempre più evidente. Gli occhi le si inumidirono, sapeva cosa stava accadendo, sapeva cosa la sua coscienza le voleva mostrare. Un rivolo di sangue bagnò le sue labbra morbide, scivolando lentamente sulle sue vesti. Insudiciando i suoi abiti immacolati. Cercò di prestargli soccorso ma non poteva nulla.
Si fissò le mani in preda al panico, erano così inutili in quel momento. Le lacrime salate scesero copiose mentre le convulsioni del suo amato diventavano più forti. Si alzò in piedi e si guardò intorno dispersa, forse qualche pianta avrebbe potuto risolvere la situazione ma quello che vedeva era solo un paesaggio immacolato e di lasciare li Fuyuki da solo proprio non se ne parlava. Il sudore freddo iniziò a scendere dalla sua tempia, prima che delle parole che conosceva bene le rimbombassero per l'ennesima volta in testa. Quella voce, Ashi. Il segreto che le aveva rivelato ancora come un macigno, la portava sempre più a fondo.
Si portò disperata le mani alle orecchie anche se sapeva perfettamente che la ripetizione non avveniva da una voce reale ma era la sua stessa mente a volerle donare quelle parole spiacevoli, ricordandole la sua inutilità come persona. Il pianto aumentò e serrò le sue iridi perlacee per non vedere più l'immagine del nukenin ridotto in quelle misere condizioni. Stava impazzendo. Se tutto quello non fosse finito da li a qualche minuto, avrebbe sicuramente perso la testa.
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Fuyuki non mi puoi abbandonare, non mi...puoi lasciare sola. Resisti - uno spiraglio di luce si fece strada dentro di lei, riprendendo in mano la situazione.
Le speranze di riuscire a fare qualcosa però rimanevano limitate. Finché ogni piccolo movimento di quella figura non di diventò che un mero ricordo. Proprio come aveva fatto con Ayame chiuse le sue palpebre, appoggiando la sua testa sulle sue gambe, continuando ad accarezzargli il viso, la chioma e qualsiasi parte di lui. Non ce la faceva a vederlo così, in quello stato. Si sentiva persa, sola, logorata. Non era più nessuno. Avrebbe potuto rimanere li immobile per il resto della sua inutile esistenza, ripetendo meccanicamente quei movimenti. Nessuno sarebbe riuscita a portarla via in quello stato, nessuno l'avrebbe separata dal corpo vuoto del membro dell'Akatsuki. A costo di diventare un guardiano di quel poco che le aveva lasciato.
Nel suo attimo di perdizione, diverse immagini apparvero nella sua mente, concatenandosi confusamente l'una sull'altra. Tutto ciò che lei aveva fatto di sbagliato, tutte le informazioni raccolte, tutti i loro momenti insieme, infine un simbolo. Quell'ultima cosa la lasciò perplessa. Cosa centrava con tutto quello che aveva vissuto? Dove l'aveva già visto?
Si svegliò di soprassalto, respirando a fatica. Si guardò intorno agitata, con il cuore che sembrava volerle sfondare il petto. Era stato solo un sogno. Aiko dormiva beatamente al suo fianco su quel piccolo lettino che era del suo sensei e al suo fianco Yin, faceva lo stesso. Il furetto preferiva di gran lunga dormire di giorno che di notte, stessa cosa non si poteva dire di Yang che infatti era scomparso dalla circolazione. Si stropicciò gli occhi e sempre cercando di non svegliare il bambino, scostò il braccino che le cingeva la vita. Che vergogna si era addormentata prima di loro. Appoggiò i piedi a terra, tenendosi il viso tra le mani e tirò un sospiro di sollievo.
Quell'incubo l'aveva distrutta ma ormai sembrava esserci abituata. Da quando era cominciata la guerra non c'era giorno che riuscisse a dormire bene. La sua coscienza si ribellava o forse era Yume? Ancora non riusciva a spiegarselo. Stava per alzarsi e riprendere la sua vita di tutti i giorni quando per l'ennesima volta lo stesso simbolo che aveva visto in sogno, le riapparve nello scompartimento dei ricordi. A cosa apparteneva? Un flash improvviso. E vide la sua immagine che guardava un diario, un diario che conosceva bene. Senza pensare più agli altri inquilini addormentati si fiondò tra le sue cose e dopo aver buttato all'aria l'impossibile lo tirò fuori. Velocemente percorse con le sue dita affusolate le pagine ingiallite, cercando l'origine primordiale di quel segno.
Edited by Karen91 - 22/8/2014, 10:24