Dei piccoli passi saltellanti sul pavimento ligneo, catturarono l'attenzione della bella kunoichi. Se ne stava li seduta e adesso guardava il suo dolce fiore che con gli occhietti assonnati e un enorme peluche al seguito la guardava sconsolata.
-
Mamma ho fatto un altro brutto sogno - disse Chiaki con voce quasi impercettibile.
Ultimamente gli incubi erano aumentati, quel senso di solitudine che avvertiva sembrava essersi fatto largo tra i fili intrecciati della sua mente. Forse una parte di lei sapeva del destino che attendeva alla madre, ne era già cosciente oppure si potevano tradurre semplicemente in incubi. Per Hazuki si trattavano di quelli, semplici sogni che non la facevano dormire tranquilla, non si soffermò su cosa la piccolina teneva dentro di se. Per questo dopo le parole pronunciate dalla fanciulla, la bella Hyuga si alzò e le accarezzò la testa in modo tenero e affettuoso.
-
Piccola mia, i sogni sono fatti per rimanere nella nostra testa - disse la giovane chinandosi per poter guardare la sua adorata dritta negli occhi -
Cosa hai sognato?Ci furono attimi di silenzio, contornati dallo scrosciare imperterrito dell'acqua che non aveva nessuna intenzione di cessare. Immagini confuse, tetre e fastidiose si fecero largo nella mente di quella piccola creatura indifesa. Da un verso voleva dire al suo genitore cosa la rendeva così ansiosa che le faceva battere il cuore forte e la notte la faceva sudare freddo da un verso non voleva dire quale brutto sogno in quei giorni la perseguitava. La piccola con la camicia da notte bianca che contrastava a malapena con la sua pelle fissò il suolo, allontanando il suo sguardo sempre vivace dalla figura che la sovrastava.
-
Che morivi... - disse in tono atono la ragazzina dopo che ebbe trovato un po' di coraggio.
Tutto ciò che caratterizzava la bella Hyuga per un attimo si frantumò come uno specchio. I suoi occhi si sgranarono. In parte sapeva che era solo un sogno, a quante bambine non poteva succedere una cosa del genere? Ma sogni del genere che fossero intaccati dall'ambiente poco sereno dove viveva? No, non poteva essere o almeno non credeva. Le aveva sempre dato tanto amore come una qualsiasi madre, non pensava che in quello aveva sbagliato. La mancanza di una figura paterna e la paura di perdere per sempre l'unica persona che le stava vicino? Si, forse poteva essere quello. Non appena Chiaki rialzò lo sguardo la kunoichi cercò di ricomporsi.
-
Sai tesoro che fare un sogno del genere significa che mi allunghi la vita? - disse sorridendole la figura slanciata che si era di nuovo rimessa in piedi -
Guarda come sono forte...pensi che qualcuno possa stracciare tua madre?Si colpì il petto, la sua faccia era diventata buffa e in qualche modo riuscì a portare a termine il suo intento. La pargoletta ridacchiò portandosi una mano alla bocca in segno d'educazione, poi seguì la donna che l'aveva messa al mondo. Insieme riempirono la casa di cristalline risate, interrompendo per un breve istante quel ticchettio incessante e fastidioso.
Anche se fuori pioveva di lavoro in quella casa ce ne stava da fare, così non appena ebbe riportato la serenità a suo raro fiore, la donna s'incamminò per mettersi all'opera nelle pulizie. Non appena raggiunse le scale la guardò mentre quella piccola anima fissava qualcosa fuori dalla finestra, persa in chissà quali pensieri. Il suo sguardo si fece serio e socchiudendo per un attimo gli occhi, preferì allontanarsi da li.
Chiaki da lontano fissava quel ramo ancora spezzato, un ramo che si era annerito adesso che una parte di lui era scomparsa. Lo guardava e rifletteva sul suo sogno e ripensando a ciò che era accaduto il giorno prima. Il fiore svettava sopra il tavolo, bello bianco sfumato leggermente di lilla come le iridi della stessa bambina. Dava un'aria più allegra alla casa ma allo stesso tempo sembrava aver perso la sua vera bellezza, la sua magnificenza. Viveva in quella casa ma come una creatura semimorta. La fissò e un idea balzana le salì in testa. Un'idea stupida per la mente di un adulto ma non per quella di una bambina.
-
Ikki rimani qui, altrimenti ti bagni - disse la pargoletta all'enorme peluche a forma di coniglio appoggiandolo alla parete, vicino la finestra.
Afferrò la rosa nel vaso e senza badare a niente e nessuno, nemmeno alla pioggia scrosciante che le scivolava addosso, si affrettò a raggiungere quel piccolo cespuglio di rose. Provò e riprovò diverse volte, stringendo le bendature e cercando di riattaccare quel fiore sgualcito al suo ramo ma non ci riuscì. Continuava a cadere a terra, sporcandosi di terriccio, infangando ancora di più il suo splendore. Senza sosta non smise di eseguire meccanicamente quella funzione, finché l'umidità non iniziò a far screpolare persino le mani di quella bambina. Il pianto non si vedeva, mischiato alle gocce della piaggia ma i suoi occhi parlavano da soli. Cadde nuovamente dalle sue mani ma quest'ultima volta non raccolse la rosa ma rimase li a guardarla.
-
Chiaki ma che fai li fuori! Rientra! - la voce preoccupata di Hazuki risuonò nella stanza, prima di uscire con una coperta e afferrare quella piccola creatura.
Vide la rosa a terra, inzuppata insieme alle bende. Non riusciva ben a capire a cosa servissero ma lasciò li il fiore per occuparsi di qualcosa che per lei era più importante. Chiaki si stava comportando in maniera strana e quel suo modo di fare, la preoccupava. Fissò per un ultima volta quel fiore ormai rovinato dalle intemperie, prima di serrare la finestra.
Il giorno seguente fu anche peggio. Arrivò un'altra lettera a casa simile alla prima, quasi qualcuno avesse spiato le mosse della giovane Hazuki. La solita lettera, firmata dalla stessa persona. L'aveva letta troppe volte e conosceva il suo contenuto a memoria. Non che le interessasse particolarmente ma quell'insistenza la spinse ad andare. Preparò dei kimono scuri per lei e sua figlia, li teneva chiusi dentro l'armadio da un po' di tempo ma le misure dovevano ancora andare bene a entrambe. Si sistemò la chioma in uno chignon, cercando di essere più ordinata possibile. Erano in quei momenti che gli mancava Takayoshi, quando non c'era quel peso che portava diventava troppo forte da sostenere nonostante il suo carattere determinato e sicuro.
Quando entrambe furono pronte, la madre si avvicinò alla porta ma prima che la richiudesse la bambina le lasciò andare la mano correndo via. Spalancò di nuovo la finestra che dava al giardino e la prese tra le mani, ciò che rimaneva di quel fiore sgualcito. La bella Hyuga non disse niente, rimase in silenzio per tutto il percorso verso il cimitero di Konoha. Chiaki non sapeva dove stessero andando ma quel vestito formale e tetro, non le metteva molta allegria. Teneva stretta la mano della giovane, passando il suo sguardo interrogativo dal percorso al viso pensieroso di questa.
Camminarono con calma ma raggiunsero il cimitero in un'oretta. Il clan sembrava essere al completo, forse mancavano solo loro. Qualcuno si voltò a guardarle arrivare, bisbigliando qualcosa d'incomprensibile al suo compagno accanto. Hazuki non badò minimamente al loro comportamento, si concentrò solo sulla scena davanti a se, lanciando un occhiata a chi le aveva mandato la lettera. Lo avrebbe potuto riconoscere tra mille ma la sua espressione non mutò nel vederlo.
-
Mamma che ci fanno qui tutte queste persone? - chiese una vocina sotto la donna, strattonandole il vestito.
La domanda si perse nell'aria con l'inizio della processione. Chiaki anche se era piccola non era stupida. Notò immediatamente gli occhi lucidi delle persone che piangevano e anche se non riusciva a vedere niente oltre le loro gambe sentiva i discorsi profondi che le persone pronunciavano. Ryu Hyuga, non aveva la minima idea di chi fosse ma il dispiacere accumulato in quelle parole la faceva stare male. I singhiozzi, il tirare su con il naso e tutte quelle gocce d'acqua che abbandonavano il corpo delle persone intorno a lei, la faceva in un certo senso stare male.
Quando una donna si scostò per abbracciare il marito i suoi occhi misero a fuoco la figura di un bambinetto, più grande di lei. I suoi occhi erano rossi, chissà da quanto stava in quelle condizioni. Accanto a lui una ragazzina più piccola, veniva stretta e protetta da quelle braccia. Che fosse stata la sua sorellina? Non ne aveva la minima idea ma per un momento fu invidiosa che lei non avesse qualcuno della sua medesima età che la potesse capire.
La cerimonia fu lunga ma sembrò giungere a conclusione quando tutta la folla di persone iniziò ad adagiare una rosa bianca vicino alla foto dell'uomo. Chiaki aveva rifiutato la rosa che avrebbe dovuto donare, stringeva la sua come fosse un prezioso tesoro di cui solo lei riusciva a capirne il valore. La madre la precedette, sfiorando appena con le dita la pietra fredda come ultimo saluto. Chiaki invece fissò la foto dell'uomo, rimase li qualche secondo cercando di studiarne i tratti. Non sapeva nulla di lui, in quel momento le sembrò inutile lasciare la sua rosa li, a una figura incorporea rappresentata solo da una foto.
Strinse a se il fiore e seguendo i passi della madre, la raggiunse. Il suo percorso però venne interrotto quando le sue iridi perlacee si soffermarono nuovamente sul suo quasi coetaneo, in prima fila. L'osservò per qualche secondo, coperta dalla sua frangia blu che la occultava leggermente mentre lui era perso in chissà quale ricordo lontano del suo caro. Si avvicinò lesta e mostrando perplessità tra i presenti.
-
Non la lasciare sola... - quelle furono le poche parole che la pargoletta dalla chioma blu espresse, lasciando cadere quella rosa acciaccata e sgualcita sul prato.
Hazuki non capì che intenzioni aveva sua figlia ma cercò in qualche modo di riportarla alla loro posizione iniziale. Alcuni avevano da ridire su quel gesto, eppure Hazuki non si espresse. L'unica che sapeva quello che era accaduto in quel giorni era proprio lei, sua madre.
Edited by Karen91 - 22/8/2014, 10:04