Detective Conan Forum

Reduci, Cos'è successo dopo il Mystery Train?

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ran e shinichi
view post Posted on 19/6/2014, 17:28     +1   -1




Wow, questo capitolo è strepitoso, non ci credo, heiji e conan vengono salvati da kazuha e sera! :woot: :woot:
Sono sorpresa, cmq capitolo bellissimo, non vedo l'ora di leggere il prossimo. Immagino l'espressione scioccata di heiji. Hahahha :lol: :lol: :lol:
Baci Ran e Shinichi <3
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 23/6/2014, 12:42     +1   -1




Purtroppo non sono in vena di continuare, al momento.
Amo "Reduci", sono felice di avere lettrici affezionate (grazie per l’ultimo commento, ran e shinichi!), ma ho bisogno di staccare per lungo tempo dalle fanfiction. Non so quando potrò riprendere… però ho fiducia che coloro che mi leggono possano esserci, se continuerò questa storia.
Un bacione!
 
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ran e shinichi
view post Posted on 23/6/2014, 15:39     +1   +1   -1




Non ti preoccupare, prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno. E se non la continuerai non possiamo far altro che accettare la tua decisione, d'altronde è la tua storia, se invece continuerai (anche se tra un anno) noi ci saremo sempre.
Baci Ran e Shinichi<3
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 13/9/2014, 19:05     +1   +1   -1




Grazie a un qualche miracolo, sono riuscita a riprendere in mano “Reduci”, almeno per postare questo capitolo (che peraltro adoro :wub: )
Spero che piaccia e ringrazio in anticipo chi vorrà tornare a seguirmi :)

Ah, la parte tutta corsiva è un flashback… Immagino che si capisca, ma ho voluto precisare





Capitolo 11

Donne in azione


“Che diavolo ci fate qui?”
Heiji era incredulo e non la smetteva di fissare a turno la sua amica d’infanzia e la compagna di classe di Ran; dunque erano state loro, ben camuffate, a pedinare lui e Conan! Intanto si premeva una mano sul fianco destro, dove la ferita provocata dall’arma del misterioso incappucciato sanguinava e pulsava terribilmente.
“Penso che dovresti ringraziarci” replicò Masumi Sera, incrociando le braccia e accennando un sorriso. “Non fosse stato per noi, saresti potuto finire dritto dritto all’altro mondo”.
Accanto a lei Kazuha annuì febbrilmente, lo sguardo colmo d’apprensione; raggiunse Heiji, che era rimasto inginocchiato, e si accucciò vicino a lui, puntando gli occhi sulla macchia rosso scuro che si allargava sempre più sulla felpa. “Dobbiamo portarti in ospedale!” esclamò agitata. “Subito!”
“Sì, conviene che ci sbrighiamo” ammise Conan. “Ce la fai?”
“Cavoli, per chi mi prendete?” obiettò Heiji contrariato. Si tirò su storcendo la bocca, continuando a tenere il palmo sinistro premuto contro la ferita. Kazuha si affrettò ad alzarsi e passò il suo braccio destro attorno alle proprie spalle, appoggiando una mano sul fianco sano del ragazzo per aiutarlo a reggersi in piedi.
“Ehi, cosa…?” si lasciò sfuggire lui.
“Sta’ buono” intimò Kazuha decisa. “Usciamo di qui, forza…”
Troppo sbalordito per rispondere alcunché, Heiji si diresse verso la porta, sorretto dalla sua amica. Masumi si scostò gentilmente per lasciarli passare.
“Bene” esordì invece Conan. “Vediamo un po’ chi è questo signorino…” Fece per togliere il cappuccio all’uomo che aveva sparato a Heiji, ancora afflosciato sul pavimento, ma fu bloccato inaspettatamente da Masumi.
“Non farlo. Andiamo via da qui, è pericoloso” disse la giovane investigatrice con uno sguardo strano.
Conan si accigliò. “Ormai è narcotizzato” fece notare. “Non può certo spararci…”
“Lascia perdere!” insistette Masumi seria, stringendogli il polso fino a fargli male. “Questo è un caso troppo rischioso per te… Devi rinunciare”.
“Di che cosa stai parlando?!” esclamò Conan, colto alla sprovvista. La ragazza non lo ascoltò.
“Andiamocene” replicò seccamente, avviandosi all’ingresso con passo veloce e trascinando Conan con sé. Lui cercò di divincolarsi, ma non ottenne alcun risultato.
Che cavolo le prende?! Forse sa davvero qualcosa dell’Organizzazione… però io non posso lasciarmi sfuggire questa occasione, solo perché mi dice che è pericoloso...
Fuori dal vecchio edificio, Heiji e Kazuha continuavano a camminare con lentezza: lei non aveva la minima intenzione di mollarlo, nonostante il contatto stretto col suo copro le provocasse una forte sensazione di calore alle guance e un’accelerazione del battito cardiaco, così Heiji era stato costretto a rassegnarsi.
“Dobbiamo chiamare un’ambulanza” disse Kazuha a un certo punto, fermandosi. Aveva il fiato corto e la preoccupazione scolpita sul viso. “Stai perdendo molto sangue, Heiji…”
Il suo amico d’infanzia la guardò con la coda dell’occhio, piacevolmente impressionato da tutta l’attenzione che lei gli riservava; di solito Kazuha badava più che altro a contraddirlo, a lamentarsi di qualcosa o a fargli semplicemente compagnia… Era raro che lasciasse trasparire così di buon grado il suo affetto e la sua amicizia per lui. Doveva essere davvero in pena dopo quello che era successo, doveva aver avuto seriamente paura di perderlo. A quel pensiero, Heiji sentì il proprio viso riscaldarsi, inspiegabilmente… ma forse era soltanto colpa della ferita, che bruciava in maniera insopportabile, come se volesse infiammargli l’intero corpo.
“Ci pensiamo noi a chiamare il 117* “ intervenne Masumi. “Dai, Conan…”
Il piccolo detective assunse un’aria imbronciata: era chiaro che lei voleva a tutti i costi impedirgli di tornare dentro l’edificio, anche perché non la smetteva di trattenerlo, le dita serrate attorno al suo avambraccio. “La pianti di starmi così addosso?” rimbeccò.
“Se ti sto addosso è unicamente per il tuo bene” rispose Masumi. “Fai come ti dico”.
Conan capì che al momento non poteva controbattere e obbedì, tirando fuori il cellulare dalla tasca. Il suo orgoglio aveva subito un duro colpo, cosa che per lui era decisamente spiacevole… Promise a se stesso che, una volta chiamata l’ambulanza per aiutare Heiji, sarebbe riuscito a scoprire l’identità dell’uomo che aveva sparato, che Masumi lo volesse o meno.
Dal canto suo, la ragazza sembrava ben ferma nel suo proposito. Aveva un’espressione determinata, dura come la crosta di una ferita… eppure, nei suoi occhi penetranti si scorgeva anche qualcos’altro. Si trattava forse di una punta di timore? Né Heiji né Conan erano in grado di capire il perché, e d’altra parte il detective dell’ovest era troppo impegnato a lottare contro il senso di debolezza che lo stava invadendo... Il sangue colava lento e inesorabile lungo il fianco destro, pizzicandogli le narici col suo odore dolciastro e facendogli girare la testa. In passato, Heiji aveva già sperimentato sulla propria pelle cosa significasse beccarsi una pallottola e si era augurato che non gli capitasse di nuovo tanto presto; evidentemente era stato fin troppo ottimista, considerata la ‘professione’ che svolgeva.
“Come ti senti?” gli chiese Kazuha ansiosa, mentre lui si sforzava di immettere con calma aria nei polmoni. “Ti fa molto male?” Percepiva chiaramente il suo respiro affannoso accanto al proprio volto e il sangue fuoriusciva così copiosamente da aver macchiato i vestiti anche a lei.
“Naah” borbottò Heiji con voce soffocata. “Piantala di agitarti… Piuttosto, mi spieghi come diavolo hai fatto ad arrivare fin qui? E soprattutto perché?”
Kazuha emise un sospiro, gli occhi che vagavano distrattamente sulle figure di Conan e Masumi, l’uno impegnato a parlare al cellulare, l’altra immobile come una statua e assorta in chissà quali pensieri. “Non mi va… che tu mi lasci sempre indietro” si limitò a dire. Non se la sentiva di esprimere a parole quello che aveva provato realmente.
“Scema” bofonchiò Heiji. “Secondo te potevo farti correre dei rischi inutilmente?”
“Certo, perché se io e quella ragazza non fossimo venute qui tu saresti ancora vivo, vero? Sbaglio, o lei ha tirato un sasso facendo mollare la pistola a quel tipo losco?” ribatté Kazuha, la faccia seria e la fronte aggrondata. Heiji arricciò il naso, pronto a risponderle in maniera seccata, ma alla fine ci rinunciò: non era nello stato d’animo adatto e inoltre, anche se gli rodeva ammetterlo, la sua amica d’infanzia aveva una percentuale di ragione nella faccenda. Le scoccò un’altra occhiata in tralice e non poté fare a meno di sorridere benevolo; raramente l’aveva vista con i capelli sciolti e la trovò davvero graziosa. Riusciva a percepire il profumo gradevole emanato dal suo corpo, nonostante l’odore pesante del sangue aleggiasse attorno a entrambi, e avvertiva chiaramente il tocco leggero della sua mano sul proprio fianco sinistro… Queste sensazioni lo facevano sentire stranamente bene, a dispetto del dolore lancinante che stava provando.
Kazuha abbassò appena il capo, un tenue rossore che le imporporava le guance e un’espressione meditabonda dipinta sul volto. Era felice ed emozionata per quella vicinanza con Heiji, ma doveva ancora riprendersi del tutto dal susseguirsi di avvenimenti inattesi che avevano caratterizzato la sua giornata. Quando nel primo pomeriggio era andata all’aeroporto di Osaka, pronta a raggiungere la sua amica Ran, aveva pensato che il finesettimana sarebbe trascorso in maniera normale. Invece, le cose avevano preso una strana piega fin dall’arrivo a Tokyo…

“Ciao, Ran! Coma va la tua influenza? Spero che tu sia in via di guarigione… Ciao anche a te, Sera”.
“Ah, mi ricordo dell’ultima volta che ti ho vista! Tu sei l’amica di Heiji Hattori, giusto?” esclamò Masumi facendo un cenno a Kazuha.
“In persona. Siamo venuti assieme per vedere come sta Ran… Abbiamo saputo che, oltre alla febbre, ha avuto pure una brutta avventura” disse Kazuha, prendendo posto su una sedia accanto alla giovane detective.
“Per fortuna è tutto finito” rispose Ran con un lieve sorriso, lisciando le pieghe del suo copriletto verde. “Quanto alla febbre, mi auguro che passi entro domani…”
“Certo che è davvero strano… Prima se la prendono con te e poi ti lasciano andare, non ha senso!” commentò Kazuha aggrottando le sopracciglia. “Non hai proprio idea di chi fossero quegli uomini, Ran?”
“Per la verità, sono certa che uno dei due fosse Amuro, il nuovo allievo di mio padre… Ne stavo appunto parlando con Sera” spiegò Ran, mentre il suo viso si adombrava.
Kazuha spalancò gli occhi. “Cosa?! E perché mai avrebbe dovuto farti del male?!”
“Non lo so. In realtà, lui non voleva me… ma lei” confessò Ran, indicando per un attimo Masumi. “È proprio questo che non mi torna… Amuro e Sera si conoscono a malapena di vista. Non è così, Sera?”
Lei annuì. “Il vero problema non è per quale motivo mi stesse cercando, bensì il fatto che in realtà sia un criminale… Siamo tutti in pericolo adesso” replicò in tono grave.
Soprattutto se Amuro c’entra con la gente che penso io, aggiunse fra sé.
Kazuha scosse la testa con aria desolata. “E Shinichi cos’ha detto? Non ha nessuna soluzione per risolvere questa storia? È vero che è sparito senza dirti niente, Ran?”
“Non proprio… Mi ha rivelato che sta facendo delle ricerche su quegli uomini e ha già una pista da seguire, però non vuole coinvolgermi in alcun modo, perciò mi ha chiesto di non contattarlo finché non avrà concluso le indagini”.
“Ma è una follia!” obiettò Kazuha. “Tu sei già stata coinvolta, o no? Poteva succederti qualunque cosa, sei stata fortunata che quell’Amuro, o chiunque sia stato, ti abbia liberata! Shinichi dovrebbe capire che l’unico modo per tenerti al sicuro è rimanere al tuo fianco, invece di abbandonarti sempre!”
Ran abbassò lo sguardo. “Ha promesso che non mi accadrà più nulla” mormorò, gli occhi fissi sulle proprie mani. Le lacerazioni che si era procurata sui palmi si stavano rimarginando lentamente e quella mattina aveva potuto togliersi le bende, tuttavia il dolore continuava a tormentarla. Non si trattava di qualcosa di fisico, perché anche la gamba aveva ormai quasi smesso di farle male… Era una sofferenza interiore, che la assaliva nei momenti più disparati, gonfiandosi prepotentemente nel suo cuore, e lei sapeva bene quale fosse l’origine: il timore per la sorte di Shinichi e Masumi. Anche per se stessa aveva paura, certo, ma quanto meno era sicura di non costituire un vero e proprio bersaglio… Shinichi e Masumi no, erano chiaramente nel mirino di una banda di malviventi e, per quanto lui avesse dichiarato di avere la situazione sotto controllo, la sua ‘sparizione’ inquietava molto Ran. E se qualcosa fosse andato storto? Senza contare quei sospetti assillanti che erano tornati ad albergarle nella mente…
“Ran?” chiamò Kazuha. “Ran, che succede?”
La ragazza alzò la testa, per incontrare lo sguardo un po’ allarmato della sua amica di Osaka. “Shinichi ha promesso che non mi accadrà niente” ripeté. “Io gli credo, mi fido di lui. È che… ho la sensazione che non possa farcela da solo contro quegli uomini, ecco tutto. Mi chiedo se in realtà non abbaia bisogno di una mano…”
Masumi drizzò la schiena, tenendo le braccia conserte. “Esiste questa eventualità” osservò. “Forse Kudo sta pretendendo un po’ troppo da se stesso… Certamente farà il possibile per lasciarti fuori dai guai, ma c’è il rischio che lui s’imbatta in qualche pericolo mortale”.
“Insomma, in altre parole… Shinichi si trova nei pasticci e insiste per sbrigarsela da solo, mentre tu, Sera, sei braccata da un delinquente che si spaccia per un detective privato” ricapitolò Kazuha. “Ran è tra l’incudine e il martello, perché ha promesso al suo ragazzo che non lo contatterà in alcun modo… Siamo a posto!” concluse ironica.
“Non possiamo neanche andare alla polizia” aggiunse Masumi. “Sappiamo ben poco su quei criminali e Amuro è un tipo fin troppo scaltro, dubito che si faccia mettere nel sacco da un paio di agenti, soprattutto se c’è qualcuno di molto potente a guardargli le spalle”.
“Abbiamo le mani legate, purtroppo” disse Ran con un sospiro. “E non è finita qui… Anche il comportamento di Conan mi dà da pensare”.
“Conan?!” Kazuha e Masumi si scambiarono uno sguardo allibito.
“Che cosa intendi, Ran?” incalzò la giovane investigatrice, gli occhi animati da una strana luce.
“Ultimamente è un po’ troppo taciturno… e poi l’ho sentito parlare al telefono con Hattori e dire qualcosa a proposito di un sopralluogo…”
Masumi balzò in piedi, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi. Kazuha, invece, assunse un’espressione perplessa. “Parlava di un sopralluogo… con Heiji?” esclamò.
“Esatto” annuì Ran. “Per la verità non ho capito bene, ma… Sera, perché ti sei alzata?”
“Ho un brutto presentimento… Non vorranno mica mettersi a indagare loro due su quelli che ti hanno rapita, Ran?”
“Heiji e Conan?” chiese Kazuha in tono dubbioso. “Be’, è possibile, sono entrambi molto curiosi… Quando fanno comunella e si ficcano in testa di risolvere qualche mistero, non c’è nulla che possa distrarli dal loro proposito”.
“Fantastico” borbottò Masumi, affondando le mani nelle tasche dei pantaloni neri super sportivi che indossava. “Davvero fantastico”.
Kazuha intrecciò le mani in grembo e incrociò le caviglie. “In effetti, Heiji era impaziente di venire qui… Che dipendesse da questo?”
“Può darsi” disse Ran. “Ma cosa facciamo?”
“Tu niente” puntualizzò Masumi. “Hai la febbre e devi riguardarti. Quanto a noi…”
TOC-TOC! Qualcuno bussò inaspettatamente alla porta socchiusa.
“Avanti” rispose Ran, aggiustandosi le coperte. La testa di Heiji fece capolino oltre il battente, che venne dischiuso abbastanza da permetterle di passare.
“Ehilà! Come va, Ran?”
Lei si strinse nelle spalle. “Potrebbe andare peggio”.
Heiji salutò Masumi con un sorriso. “Sei quella detective liceale dell’altra volta, eh? Ti piace proprio vestirti da maschio”.
“La smetti di essere così cafone?” s’intromise Kazuha alzandosi in piedi e raggiungendo l’amico, un’espressione di rimprovero che traspariva dagli occhi verde smeraldo.
Heiji ridacchiò, passandosi una mano fra i capelli neri. “Perdonate, la finezza non è mai stata il mio forte. Senti, Kazuha, immagino che tu abbia molto di cui parlare con Ran… Rimani pure qui mentre io vado dal professor Agasa assieme al moccioso con gli occhiali, va bene?”
“Il professor Agasa?” ripeté Kazuha, storcendo appena il naso.
“Quel vecchio che abita vicino a Kudo” chiarì Heiji in fretta. “Conan deve andare per un po’ da lui e io ne approfitto per accompagnarlo… Staremo via qualche ora”.
Kazuha si limitò a un cenno d’assenso. “Tornate per la cena” disse poi, neutra.
Accanto a lei, Masumi assunse un’aria sospettosa: quell’atteggiamento così disinteressato non la convinceva ed era certa che anche Heiji l’avrebbe pensata allo stesso modo se non avesse avuto tanta fretta di filarsela… Era piuttosto chiaro che il ragazzo di Osaka non voleva perdere tempo a parlare con la sua amica e aveva altro per la testa.
“Be’, a più tardi quindi. Buona chiacchierata!” augurò Heiji allegro, vedendo che nessuno aveva qualcosa da aggiungere. Un attimo dopo era sparito.
“Questo conferma le mie supposizioni” dichiarò Masumi a voce bassa. “Probabilmente vanno dal professore perché li accompagni da qualche parte”.
“Sono d’accordo” si associò Kazuha. “Conan deve aver chiesto a Heiji di dargli una mano a scoprire qualcosa, magari sul conto dei rapitori di Ran… Santo Cielo, quel bambino è veramente strano. Non gli hai mai detto che dovrebbe stare alla larga dal pericolo, Ran?”
“Non sai quante volte” rispose lei. “Tanto non mi ascolta… Gli piace troppo giocare a fare il detective”.

O forse non gioca affatto… Segue semplicemente quella che è la passione della sua vita da sempre, non poté fare a meno di pensare.
“Dobbiamo cercare di scoprire cosa hanno in mente lui e Heiji” proseguì Kazuha. “Propongo di seguirli”.
“Io credo di sapere già qual è il loro scopo” replicò Masumi. “Se davvero intendono fare un sopralluogo, saranno diretti nel posto dov’è stata rinchiusa Ran”.
“Ma nessuno di noi sa dove si trova! Sbaglio, Ran?” domandò Kazuha all’amica di Tokyo.
“Conan potrebbe averlo scoperto” disse lei per tutta risposta.

Soprattutto se è davvero chi penso che sia…
“Vuoi dire che secondo te lui e Heiji stanno andando fin là?” proruppe Kazuha agitata.
Ran annuì.
“E potrebbe esserci qualche pericolo ad aspettarli” soggiunse Masumi. “Quella gente con cui ha avuto a che fare Ran non scherza…”
“Io non voglio che capiti qualcosa di brutto a Heiji!” esclamò Kazuha con una certa enfasi. “Lui dice che non vuole nessuno fra i piedi quando indaga e che cerca di proteggere me o chiunque altro da eventuali rischi… ma così facendo finisce sempre per trovarsi da solo in mezzo ai guai! E se stavolta non se la cavasse?”
Il viso della ragazza di Osaka era pieno d’apprensione. Ran le sorrise comprensiva. “Ti capisco, Kazuha, Shinichi fa lo stesso con me… Per questo ora sono così in ansia” ammise.
“Basta, ho detto che seguirò Heiji e lo farò! Non m’importa se secondo lui devo stare fuori dalla faccenda, non rimarrò con le mani in mano!” proclamo Kazuha determinata.
“Allora è deciso” disse Masumi. “Sbrighiamoci, ti accompagno con la mia moto”.
“Vieni anche tu, Sera?”
“Certo. Altrimenti come pretenderesti di muoverti, a piedi? E poi non posso lasciarti sola”.
“Sì, hai ragione” convenne Kazuha. “Andiamo, allora”.
“State attente” si raccomandò Ran. “Ho un brutto presentimento”.
“Non sei l’unica” sospirò Kazuha, sistemandosi una ciocca di capelli bruni dietro l’orecchio.
“Be’, può anche darsi che facciamo un buco nell’acqua” ipotizzò Masumi.
In fondo, sono trascorsi diversi giorni dal rapimento… Non sappiamo che fine abbia fatto quel Sakè, né cos’abbia in mente Amuro, perciò il luogo potrebbe benissimo essere stato abbandonato e ripulito da qualsiasi traccia. In ogni caso, se abbiamo a che vedere con le persone che penso io, non si può stare tranquilli…
“Sia come sia, non possiamo perdere altro tempo” sentenziò Kazuha, avviandosi verso la porta. Masumi la bloccò.
“Fermati. Ran, non è che hai dei vestiti da prestarci?”
Kazuha strabuzzò gli occhi. “Vestiti, hai detto? E a che ci servono, scusa?”
Masumi la ignorò deliberatamente. “Avremmo bisogno almeno di una giacca a vento o qualcosa del genere… e magari due paia di pantaloni. Come ce li procuriamo?” domandò a Ran.
“Be’… posso darvi qualcosa dal mio armadio e…”
“Perfetto! Butto subito un’occhiata” esclamò Masumi entusiasta, senza prestare la minima attenzione alle espressioni disorientate delle altre due ragazze. “Dimmi, Ran, non hai proprio nessun indizio che possa condurci al luogo del tuo rapimento?” incalzò, frugando nell’armadio della stanza.
“N-no… Cioè, quando sono stata liberata mi hanno portata fino al vecchio parco alla periferia di Tokyo, dove fioriscono gli alberi di ciliegio…” esordì Ran incerta.
“Bene, è già qualcosa. Significa che probabilmente il posto in cui ti avevano rinchiusa non era molto lontano” commentò Masumi, tirando fuori un paio di jeans blu e lanciandoli a Kazuha, che li afferrò al volo, confusa.
“Mi dici perché ci dobbiamo cambiare?”
“Ragazza, il tuo amichetto abbronzato è un detective in gamba” ribatté Masumi, togliendosi rapidamente la felpa grigia e infilando una vecchia giacca a vento di Ran sulla maglietta nera che portava sotto. “Potrebbe accorgersi che siamo noi a seguirlo e la cosa non gli piacerebbe di certo… Meglio camuffarsi, per come possiamo”. Detto questo, si liberò senza tanti complimenti dei suoi pantaloni e ne indossò un paio bianchi, recuperati dall’armadio.
Kazuha la guardò colpita. “Tu pensi proprio a tutto, eh?”
“Sono propenso a prendere in considerazione ogni eventualità” replicò Masumi riferendosi a se stessa con il maschile, com’era sua abitudine. “In ogni caso, è quello che dovrebbe fare qualunque bravo detective, non trovi?”
“Oh… certo”.
“Inoltre, col vento che si è alzato… credo sia sconveniente che una bella signorina come te viaggi in moto con la gonna” proseguì Masumi con un occhiolino.
Kazuha arrossì appena, guardando il suo vestitino color cachi. “Ehm… hai ragione”.
“Ecco, prendi questa”. Masumi le porse una maglia viola. “Ran, hai mica qualche cappello da darci?”
“No… Aspetta, forse sì! Ci sarebbe un vecchio berretto di papà” disse Ran, un po’ divertita, un po’ spiazzata da tutti quei preparativi.
“Wow! Scommetto che non mi riconoscerà nessuno, con quello… Dove lo trovo?”
“Vado a recuperarlo io, non preoccuparti”. Ran si alzò dal letto, calzò le pantofole, indossò una vestaglia azzurra e uscì rapidamente dalla stanza.
Masumi si rivolse di nuovo a Kazuha: “Vuoi che esca mentre ti cambi?”
“Be’… forse è meglio” ammise la ragazza di Osaka con una punta d’imbarazzo.
“Allora ti aspetto qui fuori. Fai in fretta però”.
“Contaci” rispose Kazuha. Quando tornò Ran era ormai pronta, e insieme raggiunsero Masumi nel corridoio. La giovane investigatrice calzò il vecchio berretto di Kogoro, sistemandolo in maniera tale da coprire i ciuffi di capelli sulla fronte, alzò al massimo la cerniera della giacca a vento e sorrise a Kazuha, in segno d’intesa.
“Direi che possiamo andare”.
“Vi accompagno” si offrì Ran. “Anzi, scendo io per prima, vado da mio padre e invento qualche scusa per la vostra assenza, così intanto voi potete uscire”.
“Sta’ attenta a non prendere freddo… Oltre alla vestaglia, mettiti una coperta sulle spalle” consigliò Masumi.
L’operazione filò liscia e, qualche attimo dopo, le due pedinatrici improvvisate si ritrovarono davanti alla moto, pronte a partire. Kazuha sciolse i capelli dalla coda alta che portava di solito e li legò in uno stretto chignon, fermandolo col suo nastro arancione; poi invitò Masumi a passarle il casco di riserva.
“Caspita, sembri quasi un’altra coi capelli in questo modo” osservò Masumi accennando un sorriso.
“Vogliamo parlare del tuo berretto, allora?” replicò la ragazza di Osaka ridacchiando. “Piuttosto, sai come si arriva da questo famoso professore che abita vicino a Shinichi Kudo, vero?”
“Sì, conosco bene la strada… Quando saremo lì ci occuperemo di seguire la sua macchina, che è un maggiolino giallo, tenendoci a una certa distanza e sperando di non farci beccare”.
“Fantastico!” approvò Kazuha, indossando il casco. Alcune ciocche più corte erano già sfuggite alla ‘morsa’ dello chignon, ricadendole accanto alla guancia, ma non se ne diede pensiero. Montò in sella dietro Masumi, che era già pronta a partire, e le cinse i fianchi con le mani. Il vento le sferzò la parte inferiore del viso, lasciata scoperta dal casco, e Kazuha sentì una strana adrenalina percorrerle il corpo… tuttavia i suoi cattivi presentimenti non la abbandonavano. Mentre Masumi dava gas, si augurò con tutta se stessa che il portafortuna creato da lei per Heiji riuscisse a preservarlo per l’ennesima volta da eventuali sventure.





* numero delle emergenze in Giappone






P.S. Con questo capitolo mi sono permessa di uscire un po’ dagli schemi tradizionali di Gosho e dare un ruolo anche a Kazuha… Lei mi piace tanto, quindi non sono riuscita a trattenermi :D

Edited by Neiro Sonoda - 26/1/2015, 20:00
 
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ran e shinichi
view post Posted on 14/9/2014, 21:44     +1   -1




Ciao Neiro! Sn contenta che sei tornata e come promesso continuerò a seguirti. Riguardo al cappy è scritto benissimo, mi piace molto e nn vedo l'ora di leggere il prossimo. X la parentesi "Kazuha" mi piace questo nuovo "ruolo", è anche uno dei miei personaggi preferiti. Ora devo salutarti, è stata una sorpresa ritrovarti qui a continuare reduci, Baci...
Francy <3
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 15/9/2014, 18:33     +1   -1




Anch'io sono contenta di rivederti... Puntualissima poi, grazie :wub:
Felice che tu abbia gradito, ci ho messo l'anima in questo capitolo, specie nella seconda parte
Allora posso chiamarti Francy (anche se adoro il tuo nick)?


P.S. Ringrazio anche Sakura, per il suo +1 che dimostra la sua partecipazione
 
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ran e shinichi
view post Posted on 16/9/2014, 09:09     +1   +1   -1




Si, nn preoccuparti puoi chiamarmi semplicemente Francy. Aspetto che aggiorni, baci..
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 10/10/2014, 13:39     +1   -1




Rieccomi :)

Attenzione, nell’ultima parte di questo capitolo è presente una scena… diciamo un po’ particolare.


Intendiamoci, non credo che qualcuno si scandalizzi se la cara Vermouth ci offre una piccola lezione di sex appeal, anche perché non c’è nulla di neanche lontanamente esplicito… però ho pensato comunque di mettere quest’avviso.
Buona lettura a tutti!




Capitolo 12
Una nuova pista


Ai Haibara si accinse a riordinare il tavolo degli esperimenti, nel laboratorio sotterraneo del professor Agasa. Indossava il suo camice bianco e aveva appena terminato di revisionare i risultati delle analisi compiute sul campione d torta che aveva esaminato; non poteva dirsi sorpresa di ciò che aveva scoperto, ma tutto sommato era stata una ricerca interessante. Le aveva concesso di mettere in gioco le sue capacità di scienziata, cosa che non le dispiaceva… In fondo, si era sempre sentita a suo agio fra provette, microscopi e composti chimici, sebbene lavorare in laboratorio fosse stato per lei una costrizione, perlomeno ai tempi in cui faceva parte degli Uomini in Nero. Adesso non era più così e Ai doveva ammettere con se stessa che trovava abbastanza edificante dedicarsi con calma a qualunque esperimento fosse intenzionata a compiere. Certo, non doveva mai dimenticare il suo scopo fondamentale, ossia la ricerca dell’antidoto contro l’APTX… Spesso ci pensava Conan a ricordarglielo. Fin troppo spesso, per la verità.
Un sorriso leggero increspò le labbra della piccola scienziata. Conan era fermamente convinto di voler tornare a essere Shinichi Kudo a tutti gli effetti e si dimostrava più che sicuro che un giorno ci sarebbe riuscito. Non sembrava prendere minimamente in considerazione la possibilità di rimanere per sempre ‘imprigionato’ in un corpo di dieci anni più giovane rispetto alla sua vera età. Perché lui era così, sempre persuaso che il bene vincesse sul male, che la giustizia dovesse trionfare, anche dopo vari problemi e incidenti di percorso. E sapeva quello che voleva. Ai era diversa. Aveva visto troppe cose che funzionavano male per illudersi che il bene avesse sempre la meglio, per questo non riusciva a credere a un’eventuale disfatta dell’Organizzazione, almeno non quando esaminava i lati della faccenda con lucidità e freddezza. C’erano poi i momenti in cui si lasciava trasportare del suo cuore, dalla fiducia che riponeva in Conan… ma preferiva non tenerli troppo in considerazione, ripensandoci.
Anche la ricerca di un antidoto definitivo veniva vissuta da lei in maniera differente rispetto a Conan. Lui si era offerto come cavia più volte, impaziente e ansioso di sperimentare le sostanze create da Ai che gli avrebbero permesso brevemente di tornare quello che era un tempo… Pareva che non badasse alle conseguenze disastrose che eventuali effetti collaterali avrebbero potuto produrre sul suo organismo. Ai era molto più prudente e meno incosciente, un po’ perché non provava un così forte desiderio di riprendere le proprie sembianze di diciottenne, un po’ perché sapeva che era meglio non farsi vedere da nessuno nei panni di Shiho Miyano anziché in quelli di Ai Haibara. L’unica volta in cui aveva assunto l’antidoto temporaneo lo aveva fatto perché costretta dagli eventi, e le cose sarebbero potute finire molto male, se Conan e sua madre Yukiko non avessero poi organizzato un piano per ingannare gli Uomini in Nero.
No, Ai non era una sprovveduta. E poi non le dispiaceva vivere fingendosi una bambina… Aveva i suoi lati positivi, benché adattarsi fosse stato piuttosto difficile all’inizio. Fondamentalmente esisteva una sola cosa che la irritava, e parecchio anche: l’atteggiamento di Conan nei suoi confronti. Non solo sapeva qualcosa d’importante su quel tizio di nome Subaru e non voleva assolutamente parlarne con lei, ma insisteva per lasciarla fuori da qualunque indagine che riguardasse, anche molto alla lontana, gli Uomini in Nero. Non è che ad Ai interessasse fare la detective, beninteso, e c’era da dire che Conan si era sempre comportato in quel modo, però negli ultimi tempi stava davvero esagerando. Cosa credeva, che lei fosse incapace di badare a se stessa?
Forse non è proprio così… Forse, sapendo che io gli ho sempre sconsigliato di andare allo sbaraglio contro l’Organizzazione, è convinto che non gli servirei a nulla nelle sue indagini. Poi c’è la sua solita fissazione di proteggere tutti ad ogni costo…
Ai scosse lievemente la testa, scacciando quei pensieri. Ormai conosceva bene Conan, non doveva più sorprendersi dei suoi comportamenti… né della sua cocciutaggine. Poteva solo augurarsi che non si mettesse nei guai, soprattutto ora che qualcuno all’interno dell’Organizzazione aveva il sospetto che Shinichi Kudo fosse vivo; in ogni caso, erano trascorsi diversi giorni dal rapimento di Ran e un sopralluogo fatto così tardi nella zona del suo sequestro non poteva essere pericoloso. Altrimenti Ai se ne sarebbe infischiata della volontà di Conan di lasciarla fuori dalla faccenda e avrebbe agito in tutt’altro modo, non sarebbe certo rimasta lì nel laboratorio a fare la bella statuina.
Kudo… cosa pensi di trovare? L’Organizzazione riesce sempre a coprire le tracce del suo passaggio, tu non scoprirai nulla, qualunque sa il posto in cui era stata portata la tua ragazza…
Be’, solo se lui l’avesse sperimentato di persona se ne sarebbe reso conto. Al suo ritorno, Ai era convinta che le sarebbe apparso deluso… e lei avrebbe dovuto tradire un’altra delle sue aspettative, quella che le analisi della torta potessero portare alla strada verso la creazione di un antidoto definitivo contro l’APTX. Sì, aveva la certezza che lui si fosse illuso, almeno un po’, di essere vicino alla ‘conquista’ delle sue vere sembianze… ma non poteva permettere che si crogiolasse nel suo desiderio, ancora così lontano dalla realizzazione. Doveva dirgli che, purtroppo, esaminare quella torta non aveva cambiato in alcun modo le cose e che, come previsto da lei già molto tempo prima, soltanto se si fossero impadroniti di tutti i dati sull’APTX sarebbe stato possibile trovare un rimedio efficace e duraturo.
Mi dispiace per te, ma non potrai correre tanto presto dalla tua Ran…
Spesso si divertiva a prenderlo in giro per quella sua ‘passione’ e sapeva che, quando si trattava di Ran, lui sembrava perdere tutta la professionalità di detective che lo caratterizzava… però, ogni tanto, si era sentita un po’ in colpa nei suoi confronti. Se lei non avesse creato l’APTX, forse Conan avrebbe potuto stare con Ran senza alcun problema…
Non essere sciocca, adesso ti fai prendere anche da questi rimorsi?
Con un sospiro, la piccola scienziata finì di mettere a posto il tavolo degli esperimenti, spense la luce e uscì dal laboratorio sotterraneo. Mentre saliva le scale a passo lento, ebbe una strana sensazione… come se stesse per succedere qualcosa d’imprevisto da un momento all’altro. Non sapeva se fidarsi o meno di quel misterioso presentimento, ma si augurò fervidamente di essere preparata a qualsiasi evenienza.

L’ambulanza arrivò a sirene spiegate e Kazuha insistette per salirci assieme a Heiji, che era stato caricato su una barella. Conan e Masumi restarono in disparte, si limitarono a scambiare giusto qualche parola con gli infermieri e informarono i due ragazzi di Osaka che li avrebbero raggiunti quanto prima in ospedale. Dopodiché attesero che l’ambulanza si allontanasse e finalmente Conan riuscì a sfuggire alla presa di Masumi, per intrufolarsi di nuovo nel vecchio edificio abbandonato. Lei lo seguì immediatamente.
“Dove credi di andare?! Torna qui!”
Conan la ignorò e si precipitò dentro. Grande fu la sua sorpresa nell’accorgersi che sul pavimento del corridoio non c’era più nessuno, come se l’uomo incappucciato si fosse volatilizzato.
Deve aver ripreso i sensi ed essersi nascosto in una delle stanze… ma io lo troverò e…
“Ahia!” esclamò Conan all’improvviso. “Mettimi giù!”
Masumi lo aveva raggiunto da dietro e sollevato bruscamente. “Andiamocene” intimò con fermezza, stringendolo fra le braccia.
“Mettimi giù!” ripeté lui, infastidito e al tempo stesso scioccato da quel gesto.
“Quel tizio è sparito, meglio così. Forza, ti riaccompagno a casa con la mia moto, tanto hai già avvisato il professore di ciò che è successo”.
Conan si divincolò furiosamente. “Ne ho abbastanza di questa storia” rispose poi a denti stretti. “Dimmi chiaramente a che gioco stai giocando… Cosa sai sugli uomini che hanno rapito Ran?”
Masumi non replicò, continuando a tenerlo stretto. Conan trasse un respiro profondo. “Sei in pericolo anche tu, Sera” disse a voce bassa. “Perché ti ostini a nascondere quello che sai? Le tue informazioni potrebbero essere molto preziose”.
“Per fare cosa?” ribatté la ragazza aspramente. “Per mettere nel sacco quelle persone? Non si può, toglitelo dalla mente. Sono troppo forti, troppo ben organizzate… Non si faranno fregare da noi. Mettitelo in testa e cerca di starne fuori, prima che ti ammazzino. È l’unica soluzione”.
Conan restò basito da quelle affermazioni. “Sera…” esordì incerto.
“So che non vuoi continuare a nasconderti… ma è quello che ti tocca fare, se non vuoi perdere la vita. Riflettici” disse Masumi usando un tono duro, dal quale tuttavia trapelò una punta di tristezza, che il piccolo detective percepì molto chiaramente.
Parla come Haibara… Questo può voler dire che conosce l’Organizzazione. Allora ne ha fatto parte?, si chiese lui dubbioso.
“Immagino che tu non voglia crederci… ma le cose stanno così purtroppo” concluse la ragazza. E questo fu tutto ciò che si poté ricavare da lei, per quel giorno.

Tooru Amuro arrivò fino al suo appartamento, avvolto in una giacca a vento scura, il cappuccio ben alzato e il braccio sanguinante. Accanto a lui una donna molto attraente, con lunghi capelli biondo platino elegantemente raccolti in una coda, sorrideva a fior di labbra.
“Se vuoi un consiglio, evita di trascurare la tua ferita” osservò in tono giudizioso, intanto che entrambi si facevano largo nell’ingresso, chiudendo il battente alle loro spalle. “Anzi, mettiti a riposo per qualche giorno” aggiunse, gli occhi tendenti al grigio che brillavano maliziosamente.
“Piantala” borbottò Amuro, lasciandosi cadere su una sedia.
La donna scosse energicamente la testa, facendo ondeggiare appena la sua folta chioma. “Ti avevo avvertito di non fidarti di Sakè” replicò. “Era un membro di basso calibro, ma sapeva essere astuto e imprevedibile… Mirava a diventare più importante presso di noi e contemporaneamente cercava di obbedire prima di tutto a se stesso”.
“Be’, se è così… è un bene che io l’abbia eliminato” ribatté Amuro, togliendosi la giacca a vento e sbottonando la parte superiore della camicia, per poter esaminare attentamente la ferita che si era procurato.
“Ah, davvero? Guarda che, in un certo senso, non era poi molto diverso da te… Sbaglio, Bourbon?”
Per tutta risposta, Amuro fece una smorfia.
“In ogni caso, qualcuno potrebbe non gradire quello che avete combinato… Spero almeno che abbia avuto un fondo di utilità”.
“Non preoccuparti, Vermouth. Non faccio mai nulla tanto per ammazzare il tempo” puntualizzò Amuro con decisione, lanciando un’occhiata penetrante alla sua interlocutrice. Le labbra vermiglie di lei si incurvarono nuovamente in un sorriso, più accentuato stavolta.
“Buon per te. Comunque, immagino che rischiare di lasciarsi fregare per ben due volte non sia una gran fonte di soddisfazione”.
“Non mi sono lasciato fregare” protestò Amuro, chiaramente seccato.
“Noo?” Il sorriso di Vermouth si fece ancor più ampio e i suoi occhi parvero schernire l’uomo di fronte a lei. “Mi sembra che tu abbia dato un incarico a Sakè e che ti abbia disubbidito. Che quando l’hai messo alle strette, per conoscere i suoi obiettivi e le informazioni segrete che aveva scoperto, lui sia stato abbastanza furbo da indirizzarti solo verso una parte della verità. Che tu l’abbia ammazzato, convinto che ti avesse detto tutto ciò che c’era da sapere, ma poi ti sia venuto qualche dubbio. Non è forse andata così, Bourbon?”
Amuro strinse i denti. “Sì, però…”
“Poi… una volta che hai deciso di dare la caccia alle informazioni che Sakè ti aveva nascosto, conservate in un dispositivo USB, ti sei fatto beccare” proseguì Vermouth imperterrita. “Ti sei salvato più per fortuna che per bravura, immagino… Senza contare che alla fine hai dovuto chiamare me perché venissi a prenderti”.
Amuro si alzò in piedi con uno scatto repentino, incurante del dolore pulsante al braccio, i lineamenti del viso induriti dalla collera. “Stammi bene a sentire, Vermouth…” ringhiò.
“Sì?” Lei non sembrava per nulla impressionata da quella reazione.
“Il dispositivo USB si trovava in quel lurido edificio dove Sakè aveva cercato di portare a termine i suoi piani e io l’ho recuperato” disse Amuro con forza. “Non appena mi sono accorto che qualcuno stava per entrare nella stanza dov’ero io, ho sparato. Quando hanno cercato di addormentarmi con una specie di ago soporifero, sono riuscito a resistere il tempo necessario di restare solo e procurarmi una ferita, in maniera tale che il dolore mi tenesse sveglio, e a filarmela. È questo che tu chiami fallimento?”
“Non ho parlato di fallimento” sottolineò Vermouth, appoggiandosi una mano sul fianco. “Ho semplicemente detto che hai rischiato di farti fregare, il che è innegabile. Soltanto perché sei stato abbastanza furbo da portare con te una seconda arma col silenziatore, usarla per spararti al braccio e non finire narcotizzato, pensi di esserti comportato in maniera impeccabile? È una cosa a cui arriverebbe chiunque, my darling… Mi dici che ne sarebbe stato di te se non fossi rimasto solo per qualche minuto e se, più tardi, io non ti avessi raggiunto? Aggiungiamoci che ti hanno pure rubato l’altra pistola…”
“Non ci combineranno nulla, con quella” esclamò brusco Amuro. “Sopra non c’è alcuna impronta digitale”.
“Sì, però sta di fatto…”
“Sta di fatto che ho commesso degli errori e non lo nego, ma tutto si è risolto. L’unico problema è che dovrò abbandonare la mia copertura” concluse Amuro, riprendendo definitivamente il controllo e tornando a sedersi.
Vermouth estrasse un pacchetto di sigarette dalla borsa nera che portava e si accomodò sul divanetto lì accanto. “Come mai?” chiese, ostentando un’aria innocente.
“Penso che tu conosca benissimo il motivo, non fare la finta tonta”.
La donna tirò fuori un accendino d’argento dalla borsa e lo accostò alla sigaretta che teneva delicatamente tra l’indice e il medio. “Immagino che la colpa sia di Sakè” sentenziò poi.
“Ovvio. Se non avesse rapito quella ragazzina, figlia del detective Mouri, probabilmente oggi non mi sarei imbattuto in quel moccioso ficcanaso” commentò Amuro, premendosi una mano sul braccio ferito. “Sono convinto che lui abbia capito chi ero, anche se non mi ha visto in faccia perché avevo il cappuccio. Inoltre è assai probabile che la sua amichetta abbia riconosciuto la mia voce, il giorno del rapimento… e l’abbia comunicato a suo padre. È troppo rischioso, ormai, continuare a recitare la parte dell’allievo del signor Kogoro”.
“Peccato” disse Vermouth, aspirando una boccata di fumo e lasciando un’evidente traccia di rossetto cremisi sulla propria sigaretta. “Qualcosa mi diceva che ci tenevi…”
Amuro sbuffò e non disse nulla. Vermouth riprese: “Ciò che non mi torna è come mai non ti abbiamo smascherato subito dopo che sei caduto a terra... Sarebbe stato logico approfittare dell’occasione e scoprire chi si celava sotto il cappuccio”.
“Anch’io pensavo che l’avrebbero fatto, però una persona l’ha impedito” precisò Amuro con un sogghigno, appoggiando un portacenere sul divano. “Si tratta di Masumi Sera, la ragazzina che si autodefinisce detective”. Scoccò un’occhiata significativa alla donna comodamente seduta, in attesa della sua reazione.
Lei accavallò le gambe, lasciate ampiamente scoperte dalla minigonna del vestito scuro che indossava, e continuò tranquillamente a fumare, ma nel suo sguardo covava un misterioso scintillio. “Sei molto interessato a quella liceale, ho ragione?” esordì a sorpresa agitando appena il piede destro, calzato in un elegante scarpa nera col tacco alto. “Proprio come Sakè, che voleva divertirsi con la figlia di Mouri…”
“Non provocarmi, Vermouth” replicò subito Amuro. “O mi credi davvero capace di provarci con una minorenne? Quanto a Sakè… sì, per il tipo che era non mi sarei stupito se avesse voluto approfittare un po’ della situazione, una volta ottenute le informazioni che voleva. Purtroppo per lui, non c’è riuscito… ma certamente per la ragazza è stato meglio così”.
Vermouth annuì. Naturale. La sua Angel non meritava un destino tanto crudele, lei che era sempre stata pura e inviolata, in ogni senso. Era felice che Borubon fosse intervenuto prima che la situazione potesse degenerare… Ovviamente, non glielo avrebbe mai confessato.
“Quello che non capisco” cominciò, aggrottando leggermente la fronte, “è che genere di rivelazioni sperasse di carpire Sakè alla figlia di Mouri. Come gli è venuto in mente di rapire proprio lei?”
Amuro inarcò le sopracciglia, gli occhi freddi colmi di sospetto. “Fai troppe domande, Vermouth. Ti fingi all’oscuro di tutto, o in realtà sai qualcosa?”
“Tutto?” disse la donna con noncuranza, abbandonandosi contro il morbido schienale del divanetto. “Che intendi?”
“Intendo che hai intuito il motivo per cui Sakè ha rapito quella ragazza… oppure lo sai per certo” affermò Amuro con espressione astuta, incrociando le caviglie.
Vermouth gettò la sigaretta sul pavimento senza alcun riguardo, schiacciandola con la punta della scarpa.
“Bell’educazione… Guarda che non sei a casa tua”.
“Raccoglierò io la cenere, sta’ tranquillo”.
“Sei una cafona” accusò Amuro contrariato, tuttavia Vermouth non si scompose e si limitò a dire: “Può darsi”.
“Sei fortunata che permetto alla gente di entrare in questa stanza con le scarpe. Per quanto riguarda il resto… sono più che convinto che tu nasconda dei segreti. Per esempio su quel ragazzino, Conan Edogawa. Non è così, Vermouth?”
Lei diede in una risatina dolce, accavallando per la seconda volta le gambe perfette. “'A secret makes a woman woman'“ recitò con calma. “Quante volte te l’ho detto? Inoltre…” proseguì, per poi alzarsi lentamente in piedi, “anche tu stai macchinando qualcosa. Temi che Shuichi Akai sia ancora vivo, vero?”
Amuro non rispose. Non teneva più le caviglie incrociate e Vermouth andò a sedersi proprio sopra le sue gambe, ammiccando con aria sensuale. “Vero?” ripeté occhieggiando la camicia di lui, parzialmente sbottonata, che scopriva particolari piuttosto interessanti.
“Smettila con questi giochetti. Lo sai, con me non funzionano… Va’ da Gin, se proprio ci tieni” ribatté Amuro con durezza, distogliendo lo sguardo dalla profonda scollatura della donna, a poca distanza dal suo viso.
“Gin?” Vermouth rise di nuovo. “Gin non ha certo una bella abbronzatura come la tua… e poi non c’è nulla che debba sapere da lui, al momento”.
“Ti ho detto di piantarla”.
“Come vuoi”. Vermouth si alzò e si allontanò con grazia, lasciando dietro di sé la scia del suo profumo, tanto intenso quanto gradevole. Amuro lo respirò con piacere, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
“Ho una nuova pista” annunciò passandosi una mano fra i capelli chiari, mentre Vermouth, di spalle, riponeva l’accendino e il pacchetto di sigarette nella borsa.
“Seguirai la strada delle informazioni trovate da Sakè?” domandò lei senza voltarsi.
“No” rispose Amuro. “Quelle non m’interessano più di tanto, ci penserò dopo. Al momento, la mia attenzione è concentrata su qualcos’altro”.
E scoprirò anche i tuoi segreti, mia cara Vermouth.

Edited by Neiro Sonoda - 5/4/2015, 23:23
 
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ran e shinichi
view post Posted on 12/10/2014, 11:50     +1   +1   -1




Scusami per non aver potuto recensire prima. :-(
Cmq il cappy mi piace tanto, tanto e mi incuriosiscono tanto Sera e Amuro.... Nn vedo l'ora di leggere il prossimo... Baci...
Francy < 3
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 12/10/2014, 14:44     +1   -1




Appena posso pubblicherò il prossimo capitolo... Grazie del tuo sostegno, come sempre ti dimostri una lettrice affezionata :)
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 24/10/2014, 14:50     +1   +1   -1




Rieccomi :)
Con un capitolo interamente dedicato ai miei beniamini di Osaka :wub: Buona lettura!




Capitolo 13
Sentimenti contrastanti


La moto frenò bruscamente davanti all’Agenzia Investigativa Mouri.
“Scendi e vai ad avvertire il signor Kogoro di quello che è accaduto, così potrete andare tutti e due all’ospedale” consigliò Masumi a Conan, mentre lui saltava giù dal sedile e si liberava del casco. “Io credo che resterò qui con Ran, lei non può certo uscire di casa. Va bene?”
Conan annuì. “Saliamo insieme, allora”.
Trovarono Kogoro davanti alla televisione, che faceva zapping da un canale all’altro con aria annoiata. “Salve” salutò distrattamente.
“È successa una cosa terribile” disse Masumi senza giri di parole. “Heiji Hattori è dovuto andare in ospedale… Signor Kogoro, forse è il caso di chiamare i suoi genitori!”
All’investigatore cadde di bocca la sigaretta che stava fumando. “Che?!” esclamò.
“Gli hanno sparato” spiegò Masumi in fretta. “La ragazza di Osaka, Kazuha, in questo momento è con lui… ma credo sia opportuno…”
“Frena, frena, maledizione!” intimò Kogoro con espressione allarmata e disorientata insieme. “Chi ha sparato a quel ragazzo?”
“Non lo sappiamo” intervenne Conan asciutto. “Chiunque fosse, non si è fatto vedere in faccia”.
“Ma è assurdo! Non eravate semplicemente andati dal professor Agasa?!”
“Ora non c’è tempo per ulteriori chiarimenti” tagliò corto Masumi. “Qualcuno deve raggiungere Kazuha e avvisare i genitori di Hattori…”
“Ci faremo portare da un taxi fino all’ospedale allora” disse Kogoro, recuperando un po’ di calma. “Però non voglio che Ran rimanga da sola…”
“Non si preoccupi, sto io con lei” chiarì Masumi. “Salutatemi Kazuha e ditele da parte mia che andrà tutto bene, di sicuro il suo amico se la caverà. Avete capito?”
Kogoro fece un rapido cenno d’assenso. Conan invece disse: “Vado io di sopra ad avvertire Ran, faccio in un attimo… Sera, tu puoi salire non appena sarò tornato”.
“D’accordo”.
Qualche minuto dopo Kogoro e Conan montarono su un taxi, diretti all’ospedale dov’era stato portato Heiji. Masumi emise un sospiro, infilò le mani nelle tasche dei pantaloni che le erano stati prestati, e si accinse a raggiungere la camera da letto di Ran, augurandosi che per quel giorno gli imprevisti fossero finiti.

Kazuha Toyama aspettava notizie dai medici, il cuore colmo d’ansia, stritolandosi le mani in grembo. Per l’ennesima volta, rivide davanti a sé il viso sofferente del suo amico d’infanzia, che nonostante tutto era animato da un sorriso…
“Kazuha, non preoccuparti, ogni cosa si risolverà per il meglio” disse Heiji, la voce roca.
Lei gli strinse l’avambraccio, accarezzando quella pelle abbronzata così diversa dalla sua. “Devo telefonare ai tuoi genitori”.
“Non è necessario e poi scommetto che ci penserà il detective Kogoro… A quest’ora lo avranno di sicuro avvisato” replicò Heiji con un po’ di fatica.
“Basta, non parlare… Accidenti, mi auguro che l’ospedale non disti ancora molto!”
“Sei troppo agitata”.
“Non dovrei?” sbottò Kazuha tirando su col naso. “Guardati qui, mezzo morto su un’autoambulanza… Spero che quel fazzoletto che hai usato prima come fasciatura provvisoria sia servito a qualcosa…” Scacciò le lacrime che minacciavano di pungerle gli occhi.
Il sorriso di Heiji si fece più marcato, sebbene lui stesse ansimando per il dolore al fianco. “Sei carina coi capelli così… Dovresti scioglierli più spesso” osservò, gli occhi verde-azzurri fissi su quelli color smeraldo di Kazuha. Poi le sue palpebre si chiusero…

“Signorina?”
Un’infermiera grassottella si avvicinò a Kazuha, sorridendole con aria incoraggiante. Lei alzò la testa di scatto.
“L’insegna della sala operatoria non lampeggia più, il che significa che i medici stanno per uscire… Presto avrà notizie del suo amico e sono certa che saranno buone”.
Kazuha deglutì, sforzandosi di mandar giù il groppo che aveva in gola. “La ringrazio” mormorò. Un attimo dopo le porte della sala operatoria si spalancarono e la ragazza raggiunse di corsa uno dei medici, il cuore che batteva come un tamburo impazzito, il sudore che colava lungo il viso, le mani in continuo fremito, incapaci di fermarsi.
“Allora?” domandò, la voce che tremava lievemente.
“È andato tutto bene”.
Kazuha si passò una mano sulla fronte, sollevata. “Meno male… Temevo il peggio”.
“Tra qualche minuto potrà vederlo” soggiunse il dottore, “ma non è ancora sveglio”.
“Non importa, si figuri… Mi basta sapere che è fuori pericolo”.
“Lo è, stia tranquilla”.
“Kazuha!” Il richiamo squillante di Conan raggiunse le orecchie della ragazza di Osaka, mentre il piccolo detective correva verso di lei assieme a Kogoro, attraversando rapidamente il corridoio. “Come sta Heiji?”
“Ah, siete qui… Sta bene, per fortuna” riferì Kazuha, voltandosi e facendo un debole sorriso. Si sentiva ancora un po’ scombussolata.
“Abbiamo avvisato i suoi genitori e promesso che li richiameremo” spiegò Kogoro. “Probabilmente saranno qui dopo aver preso il primo volo per Tokyo… Allora vado a informarli delle ultime novità, d’accordo?”
Kazuha e Conan annuirono. Kogoro li lasciò da soli e a quel punto il piccolo detective esclamò: “Sera ti manda i suoi saluti… Era convinta che sarebbe andato tutto per il verso giusto e che non dovessimo preoccuparci”.
“Be’…” sospirò Kazuha, aggiustandosi la maglia, “credo che chiunque si sarebbe preoccupato, al mio posto. Comunque dovrò ringraziarla. È una persona davvero in gamba, mi ha aiutata moltissimo”.
“Uhm…” Conan aggrottò la fronte, poi alzò la testa per incontrare lo sguardo di Kazuha. “Posso sapere come mai ci avete seguiti?”
“Avevamo paura… che vi succedesse qualcosa” confessò lei. “Dopo aver parlato un po’ fra noi, abbiamo deciso che la scelta migliore era venirvi dietro”.
Conan emise uno sbuffo. “Di solito non siete così…” cominciò, senza riuscire a terminare la frase. In effetti, non sapeva bene che dire… ‘Impiccione’ non gli sembrava propriamente la parola giusta e, d’altro canto, bisognava riconoscere che lui e Heiji avrebbero potuto correre un rischio ancora peggiore se Kazuha e Masumi non fossero arrivate. Però c’era da considerare che non avevano nemmeno potuto scoprire chi si celava sotto il cappuccio del loro assalitore… e tutto per colpa di Masumi.
Kazuha parve intuire cosa passava per la testa del suo interlocutore, almeno in parte. “Vuoi dire che di solito io me ne sto buona buona con Ran mentre tu fai compagnia a Heiji durante le sue indagini? Be’, generalmente è così… ma questa volta era diverso” affermò con convinzione.
Conan la fissò incuriosito. “E perché mai?” domandò.
“Perché ho parlato con Ran e… questo mi ha fatto capire che qualcosa sta cambiando”. Il tono di Kazuha era terribilmente serio, il suo volto aveva un’espressione strana, gli occhi apparivano animati da una luce nuova. “Ran si è trovata in pericolo solo qualche giorno fa” riprese. “Shinichi ha sempre cercato di tenerla lontana dalle sue indagini, per non rischiare di metterla nei guai, eppure lei è finita lo stesso in una brutta situazione… Non sa praticamente nulla di quel che sta combinando il ragazzo a cui vuole tanto bene e, nonostante ciò, per poco non le hanno fatto la pelle! Questo significa che essere tagliata fuori non è sempre una garanzia… Non è giusto continuare a credere che tenere le persone all’oscuro dei pericoli possa sempre e comunque preservarle da essi!”
La bocca di Conan si spalancò per la sorpresa, di fronte a quelle affermazioni. Kazuha proseguì: “Non metto in dubbio che le intenzioni di Shinichi siano buone e certamente Ran non può stare sempre con lui, anche perché in genere sa cavarsela da solo… ma cosa succederebbe se avesse bisogno d’aiuto? Ran dovrebbe esserne informata, così affronterebbero il problema assieme!”
Il piccolo detective guardava Kazuha come se la vedesse per la prima volta. Mai l’aveva sentita fare certi discorsi… Non era abituato a prestarle molta attenzione, per la verità, ma comunque non gli era mai capitato di ascoltare le sue parole e restarne così colpito.
Lei non sa nulla del pericolo reale in cui ti trovi… Quanto può contare la sua opinione?, gli fece notare una vocina interiore. Parla per il bene di Ran perché è sua amica, però non ha la minima idea di quanto sia complicato quello che tu stai passando…
Le spalle della ragazza di Osaka s’incurvarono, un segnale inatteso di malinconia e abbattimento. “Forse sto solo pensando a me stessa” mormorò, senza nemmeno più rivolgersi chiaramente a Conan e tenendo gli occhi puntati sui propri sandali. “Sono stufa che Heiji cerchi ogni volta di lasciarmi indietro… In alcuni casi è giusto, ma in altri no… Chissà cosa poteva succedergli stasera!”
Conan abbassò lo sguardo a sua volta. Non si sentiva la persona più adatta per presenziare a quegli sfoghi… Senza contare che i riferimenti a lui e Ran e l’essere stato definito ‘il ragazzo a cui vuole tanto bene’ lo avevano messo parecchio a disagio, anche se ovviamente Kazuha non poteva nemmeno immaginarlo. Si schiarì nervosamente la gola ed esordì: “Ormai è andata com’è andata… e comunque quello che succede tra Ran e Shinichi riguarda più loro che te, non trovi?”
Kazuha alzò la testa, le guance arrossate per l’imbarazzo. “S-sì, hai ragione” riconobbe, tormentandosi una ciocca di capelli.
“Inoltre Heiji sta bene; questo è l’importante, no?” insistette Conan, con il suo tono migliore da bambino allegro. “L’infermiera sta venendo proprio ora verso di noi, il che significa che tra poco potrai vederlo… Non sei contenta?”
Kazuha assunse un’espressione più rasserenata e tirò fuori un sorriso, seppure un po’ forzato. “Grazie” si limitò a dire con voce tiepida.
Dopo quella strana conversazione, le cose procedettero normalmente; o almeno, come c’era da aspettarsi che procedessero dopo tutti gli avvenimenti della giornata. Kogoro riferì le parole dei signori Hattori, che sarebbero arrivati in ospedale entro breve tempo, Conan si chiuse in un silenzio meditabondo e Kazuha andò a trovare Heiji. Ovviamente lui era addormentato e non poteva sentirla, ma la ragazza di Osaka si curò ugualmente di entrare in punta di piedi, come se temesse di disturbarlo.
Lo osservò con insistenza per qualche minuto. Le faceva un effetto bizzarro vederlo lì, immobile e con gli occhi chiusi, anziché in piedi, attivo e dinamico come solo lui sapeva essere, con quel suo sorriso aperto e un po’ sfrontato dipinto sulle labbra, il berretto da baseball calcato sulla testa, le mani in tasca e le sopracciglia folte inarcate in un’espressione attenta, concentrata; era un po’ come trovarsi dentro un sogno. Kazuha fece qualche passo avanti, gli occhi fissi sul volto di Heiji: appariva placido e tranquillo, come se stesse riposando serenamente nel proprio letto dopo aver trascorso un pomeriggio uguale a tanti altri… Per un attimo ebbe un moto di tenerezza, ma poi tornò subito seria e preoccupata, come le era già successo in passato. Eh sì, non era la prima volta che stava in ansia per Heiji, anche se sapeva bene quanto fosse in gamba e bravo a cavarsela in qualsiasi situazione… Tra l’altro, era già la seconda volta che lui veniva colpito da una pallottola! Forse l’amuleto che gli aveva regalato non era poi così efficace o, più semplicemente, era giusto che lei gli stesse accanto durante quel momento difficile. Già, accanto.
Kazuha abbassò il capo, avvilita. Avrebbe tanto voluto essere più di un’amica per lui, avrebbe voluto che Heiji ricambiasse l’affetto speciale nutrito da lei nei suoi confronti… Era così da anni ormai, Kazuha si sentiva come se lo amasse da sempre e non poteva né voleva fare a meno della sua presenza; il problema era costituito dal fatto che Heiji la vedeva come una specie di sorella e nulla di più. Per questo Kazuha non era mai riuscita a confessargli i suoi sentimenti, né ci aveva mai provato*: preferiva rimanere sua amica piuttosto che trovarsi di fronte alla classica risposta ‘mi-dispiace-ma-non-ti-ricambio’, che avrebbe finito per farli allontanare. In fondo, le cosa non andavano poi così male: Heiji e lei si vedevano ogni giorno, andavano a scuola insieme, qualche volta uscivano pure, anche se lui si dimostrava sempre seccato all’idea di accompagnarla al cinema, a fare shopping o in qualsiasi altro posto. Inoltre Kazuha lo seguiva spesso durante le sue indagini, a Tokyo, nella loro città natale o in qualunque luogo. Insomma, passavano un sacco di tempo gomito a gomito, e d’altronde così era sempre stato, sin da quando erano molto piccoli; sarebbe stato orribile troncare tutto solo perché lei era innamorata, o no?
In diverse occasioni si era chiesta se il sentimento di affetto quasi fraterno di Heiji fosse maturato, o potesse maturare, al punto da trasformarsi in qualcos’altro… ma aveva concluso che, con ogni probabilità, non sarebbe mai accaduto. Troppe volte si era illusa del contrario: quando si erano trovati entrambi in pericolo sull’isola di Bikunijima, quando erano stati sequestrati da un’avvocatessa senza scrupoli e Heiji sembrava sul punto di dirle qualcosa d’importante, quando erano stati a cena con un gruppo di illusionisti e lei aveva infastidito il suo amico d’infanzia col suo atteggiamento un po’ frivolo, per poi sentirsi definire da lui ‘un’allieva’, una dipendente…
Kazuha sbuffò frustrata. Una dipendente di Heiji, figuriamoci… Sì, lo accompagnava quasi sempre durante le indagini, però non partecipava e comunque non le era mai interessato fare la detective o roba del genere. Era abbastanza negata per quel tipo di cose e Heiji lo sapeva; perché l’aveva apostrofata in quel modo? Una parte di lei si augurava che fosse stata solo una scusa per mascherare la gelosia, ma non sapeva spiegarsi perché mai, dopo quella volta, non ci fosse stato più alcun ‘segnale’. No, era chiaro che i sentimenti di Heiji non erano cambiati, altrimenti lui l’avrebbe dimostrato, prima o poi. Non poteva essere tanto sciocco da non accorgersi quanto lei gli volesse bene, diamine! Se avesse contraccambiato il suo amore glielo avrebbe detto, così si sarebbero baciati, messi insieme e…
Kazuha arrossì violentemente. Doveva smettere di crogiolarsi in quelle fantasie, non portavano a nulla. Heiji la considerava un’amica, punto. Lei doveva accontentarsi così e sperare che in un lontano futuro le cose cambiassero. Magari lui si sarebbe finalmente innamorato, oppure lei avrebbe cominciato a interessarsi a un altro… No, a dir la verità non credeva più di tanto alla seconda ipotesi. Le veniva troppo difficile immaginare il suo cuore che batteva più forte alla vista di un ragazzo che non era Heiji. Lui la prendeva in giro e la stuzzicava, guardandola con quegli occhi ironici e scrutatori, chiamandola ‘stupida’, sbuffando quando lei insisteva per andare insieme da qualche parte… ma, al tempo stesso, riusciva a farla ridere e sentire bene, si preoccupava per la sua incolumità, non voleva vederla triste e si adoperava per rincuorarla quando era giù di morale, le aveva insegnato tante cose, si prodigava a chiederle scusa per primo durante i loro innumerevoli battibecchi. Kazuha lo amava esattamente per quello che era e mai avrebbe voluto che cambiasse; purtroppo tutto questo suo amore non era sufficiente per farla andare oltre la ‘zona amica’ e quindi non poteva certo costringere Heiji a mettersi con lei.
Lo osservò ancora per qualche istante, accarezzandosi distrattamente i capelli sciolti. Le aveva detto che era carina… Forse, una volta sveglio, gli avrebbe fatto piacere vedere che lei non li aveva raccolti di nuovo in una coda, com’era sua abitudine da sempre.
Che t’importa di quello che ha detto? Sicuramente non lo ripeterà, perciò è meglio che non ti fai filmini mentali, la ammonì la vocina del buonsenso nella sua testa. Ma sì, doveva legarsi i capelli come al solito e basta. Tirò fuori il nastro color arancio dalla tasca dei jeans che le aveva prestato Ran e lo utilizzò per fermare la sua coda di cavallo, poi sfiorò appena il braccio di Heiji, al quale era stata attaccata una flebo.
Spero che tu ti rimetta presto, gli augurò, solo mentalmente. Tanto, anche se avesse parlato, lui non avrebbe potuto sentirla… Era decisa ad allontanarsi, almeno inizialmente, ma non riuscì a farlo e restò per diversi minuti accanto al letto, continuando a massaggiare con delicatezza il braccio del suo amico d’infanzia e a rivolgere i suoi pensieri verso di lui, quasi stesse inscenando un dialogo telepatico.
Vorrei tanto che sapessi quanto tengo a te… però non è importante, al momento. Anzi, forse per te non lo sarà mai… e io voglio che tu stia bene, prima di tutto. Come va la ferita? Non ti fa molto male, vero? Certo che te la sei vista brutta… e se io non fossi arrivata? Chissà come sarebbe andata a finire! Oh, Heiji, ma perché? Perché il tuo lavoro dev’essere così rischioso? E poi sei ancora un semplice liceale… Come ti viene in mente di metterti sempre nei guai? Non potresti prenderti una pausa, ogni tanto? Ti prego, Heiji…
“Ti prego, Heiji…” Le parole le uscirono di bocca d’istinto, in un sussurro fioco, senza che lei volesse pronunciarle ad alta voce; fu allora che il ragazzo di Osaka si agitò appena fra le lenzuola bianche, sbatté le palpebre e puntò lo sguardo sulla sua amica.
“Kazuha… hai una faccia orribile” commentò, squadrandola.
Lei lo lasciò andare e fece un passo indietro come se avesse preso la scossa, poi storse le labbra in una smorfia. “Ti sei svegliato” constatò, sforzandosi di assumere un tono neutro. “Buon per te, tra non molto arriveranno i tuoi genitori” soggiunse, rimarcando dentro di sé quanto fosse sciocco e assurdo aspettarsi un risveglio stile film romantico; era ovvio che Heiji le avrebbe rivolto una delle sue solite, stupide battute, appena ripresi i sensi.
“Li hai chiamati?” domandò lui. “Non era necessario… Sai quanto i miei siano impegnati”.
“Ti hanno sparato. Pensi che loro non avrebbero dovuto saperlo?” ribatté Kazuha un po’ secca.
“Non ho detto questo… spero soltanto che non si siano allarmati eccessivamente” puntualizzò Heiji.
“Non ne ho idea, è stato Kogoro a telefonare”.
Il giovane detective dell’ovest si alzò a sedere con lentezza, portandosi una mano al fianco dolorante. “E quel moccioso di Conan dov’è?” s’informò, accennando un sorriso.
“Vuoi parlare con lui?” chiese Kazuha, sempre ostentando indifferenza. Non che quella richiesta la sorprendesse, sapeva da un pezzo che Heiji e Conan erano pappa e ciccia… ma almeno si aspettava un’accoglienza un po’ più sollecita prima di lasciare la stanza d’ospedale.
Forse è meglio così… Questo tonto non sembra nemmeno aver fatto caso alle mie parole, né al mio gesto, pensò la ragazza di Osaka con una punta d’amarezza.
“Ti chiamo subito Conan, va bene?”
“Sì, grazie” borbottò Heiji, che stava ascoltando solo per metà. Tuttavia, non appena realizzò che Kazuha era in procinto di andarsene, alzò gli occhi dal lenzuolo un po’ stropicciato e si affrettò a fermarla, mettendo da parte il pensiero di ciò che avrebbe voluto dire a Conan: “Aspetta, Kazuha… Vieni un po’ qui”.
“Io?” Lei sgranò gli occhi, colta alla sprovvista, indicando se stessa con l’indice.
Heiji annuì. “Tu, esatto”.
“Che vuoi?” replicò la ragazza, quasi sulla difensiva.
“Parlare di un paio di cosette. È vero quello che mi hai detto prima di venire all’ospedale? Sei stanca che io cerchi di escluderti dalle mie indagini più pericolose o roba del genere?”
Kazuha guardò Heiji, la sua espressione grave, il senso d’attesa scolpito sul suo volto. Per qualche ragione, sembrava importante per lui ottenere una risposta. “Più o meno… Diciamo che in questo caso non ero tranquilla” ammise, leggermente a disagio.
Il detective dell’ovest inarcò un sopracciglio. “Non eri tranquilla? Pensi che non sappia badare a me stesso, forse?”
“Be’…” Kazuha voleva rispondere in maniera gentile ma, leggendo un che di accusatorio nelle parole di Heiji, si accalorò: “Esatto! La penso proprio così!”
Il ragazzo incrociò le braccia, nonostante quel movimento gli provocasse una stilettata di dolore. “Sei una sciocca” riuscì a controbattere. “Io so benissimo quello che faccio… e l’ultima persona di cui ho bisogno è una rompiscatole come te!”
“Ah, davvero? Allora vorrà dire che la prossima volta ti lascerò al tuo destino!” sbottò Kazuha rabbiosamente, gli occhi lucidi.
“Sarebbe meglio per tutti. Io sono stanco di dirti sempre quello che devi fare! Sono un detective, ho i miei casi a cui badare… Non ho tempo da perdere con le tue paranoie, Kazuha, mettitelo in testa” concluse Heiji duro.
La sua amica d’infanzia tirò su col naso. “Molto bene. Quando ritornerai qui… non ti aspettare che ti segua. Se ti bucano la carcassa con un altro proiettile non sarà affar mio, che succeda a Tokyo, a Osaka o dovunque”. E con queste parole taglienti abbandonò la stanza, marciando a grandi passi verso l’uscita.







* essendo assente dal panorama generale di “Reduci” il caso di Londra, che include la dichiarazione di Shinichi a Ran, anche il tentativo di Kazuha di confessare i propri sentimenti a Heiji nel Volume 75 non è mai esistito in nella mia storia




Nota per Francy: Sera e Amuro avranno entrambi un certo ruolo all’interno di questa storia… perciò non ti preoccupare, prima o poi capirai le loro intenzioni :D Per questo capitolo, ho scelto volontariamente di dedicarmi alla storia d’amore tra Heiji e Kazuha, ma gli assaggi di trama mibbica sono sempre dietro l’angolo, il quattordicesimo “atto” ne sarà la prova… Purtroppo non credo che lo posterò tanto presto, ma comunque cercherò di fare del mio meglio
Ah, ne approfitto anche per “segnalarti” due cose:
uno, la splendida fanfiction ShinRan scritta dall’utente “Il Cavaliere Nero”… Se hai tempo ti consiglio vivamente di leggerla e commentarla, la trovi tranquillamente qui sul forum e secondo me andrebbe letta da qualunque fan ShinRan;
due, per caso mi sono accorta che qualcuno è passato nel topic della tua storia “Shinichi e Ran dopo lo scontro con i MIB”... Io quella non la conosco ancora, di te ho letto solo un racconto breve, però a quanto pare hai un nuovo fan, quindi mi permetto di consigliarti di andare a vedere un po’ cosa ti ha detto.

Alla prossima!

Edited by Neiro Sonoda - 26/1/2015, 20:03
 
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ran e shinichi
view post Posted on 27/10/2014, 21:25     +1   -1




Ciao Neiro, grazie per avermi avvisato del nuovo fan e della fanfiction dell'utente "il cavaliere nero", la leggerò di sicuro, cmq tornando a questa di storia... Il cappy mi piace tanto e questa parte sulla coppia Heiji/Kazu l'adoro, però avrei una cosa da ridire ad Heiji.... Sei proprio un tonno! Come fai a nn comprendere i sentimenti di Kazuzu?! Ok, dopo questo piccolo sfogo ti saluto, dicendoti che amo il tuo modo di scrivere e che nn vedo l'ora di sapere come continua, ovviamente nn voglio metterti fretta, Baci...
Francy <3
 
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view post Posted on 10/11/2014, 15:16     +1   -1
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Neiro, eccomi qui, ho divorato i 13 capitoli della tua fic :lol:
La trovo scritta bene e ben costruita e le parti sentimentali si amalgamano a quelle di indagine e dei MIB benissimo…la parte che mi e’ piaciuta di piu’ e’ stata quando quell’assassino dell’omicidio al Poirot ha detto:” E come mai clienti, camerieri e mocciosi si occupano di indagini che spettano alla polizia?”, ha smontato Megure
Mi e’ piaciuto quel caso di omicidio, ben costruito e buona l’idea di mettere Conan, Amuro e Okiya in uno stesso caso…bello anche come sembrava che nella villa fosse successo un omicidio e invece era solo il furto di un braccialetto XD
Hai introdotto anche un rivale per Kudo, vedremo come si metteranno le cose XD
Mi e’ piaciuta tutta la parte del rapimento di Ran, Sake’ mi ispirava come personaggio, e’ un peccato che sia stato ucciso :lol:
Conan torna adulto grazie allo stratagemma del liquore nella torta…ma non ho capito, a quanto sembra Ai non ha trovato niente di compatibile a un antidoto, allora come mai Conan e’ tornato adulto, non dovrebbe succedergli con qualsiasi liquore…e il Paikal ormai non funziona piu’ perche’ gli anticorpi di Kudo annullano l’effetto.
Quando Ai e’ rimasta sola davanti alla farmacia ho pensato che venisse Vermouth a rapirla dato che progettava di ucciderla in un momento che sarebbe rimasta senza la protezione di Kudo XD
Bello il sopralluogo al covo che si e’ concluso con una ferita per Hattori, lui e Conan che sono arrivati a farsi salvare da Sera ( e fin qui va bene) e da Kazuha! :lol:
Il tizio che spara ad Heiji viene centrato dall’anestetico ma Sera impedisce a Conan di guardare chi c’e’ sotto il cappuccio e quando lui ritorna a vedere e’ gia’ sparito…e si scopre che era Amuro, salvatosi dall’anestetico grazie allo stratagemma di spararsi, stesso metodo usato gia’ nella storia da Gin e Vermouth…e scopriamo anche che proprio come pensava Ran, la voce che lei aveva sentito la volta che era stata rapita era di Amuro.
Vermouth fantastica come sempre ma non capisco perche’ Amuro dovrebbe cercare Sera
Heiji viene portato all’ospedale e tratta Kazuha da pesci in faccia…cosi’ si fa!
Non vedo l’ora di leggere il dialogo fra Heiji e Conan che avranno li’ in ospedale, continua la fic mi raccomando!
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 15/11/2014, 13:02     +1   -1




Ragazzi :) avevo già visto i vostri commenti, ma ho pensato di rispondervi adesso con più calma.

CITAZIONE (ran e shinichi @ 27/10/2014, 21:25) 
Il cappy mi piace tanto e questa parte sulla coppia Heiji/Kazu l'adoro, però avrei una cosa da ridire ad Heiji.... Sei proprio un tonno! Come fai a nn comprendere i sentimenti di Kazu

Francy, purtroppo Heiji non capisce nemmeno i suoi sentimenti… Figuriamoci se riesce a comprendere quelli di Kazuha, maledetto :tonno:


Secrom, benvenuto! Hai davvero letto tutti e tredici i miei capitoli?? Troppo gentile *si commuove*

CITAZIONE (secrom98 @ 10/11/2014, 15:16) 
La trovo scritta bene e ben costruita e le parti sentimentali si amalgamano a quelle di indagine e dei MIB benissimo

Grazie, grazie *s’inchina*
In generale, ho sempre cercato di tenere a mente i precetti di Gosho-sensei… L’investigazione prima di tutto, poi è giusto che la componente sentimentale si ritagli il suo spazio Del resto, io adoro focalizzarmi sulle relazioni fra le persone (non solo amorose) e spero di aver dato il giusto rilievo a quelle più importanti (Shin/Ran, Heiji/Kazuha, Ai/Ran, Shin/Heiji, ecc.).

CITAZIONE (secrom98 @ 10/11/2014, 15:16) 
la parte che mi e’ piaciuta di piu’ e’ stata quando quell’assassino dell’omicidio al Poirot ha detto:” E come mai clienti, camerieri e mocciosi si occupano di indagini che spettano alla polizia?”, ha smontato Megure

Ogni tanto ho dei colpi di genio :D

CITAZIONE (secrom98 @ 10/11/2014, 15:16) 
Mi e’ piaciuto quel caso di omicidio, ben costruito e buona l’idea di mettere Conan, Amuro e Okiya in uno stesso caso…bello anche come sembrava che nella villa fosse successo un omicidio e invece era solo il furto di un braccialetto XD

Ho fatto del mio meglio… Per il caso alla villa all’inizio volevo davvero un omicidio, però bisogna considerare che Masumi non porta sfiga quanto Conan

CITAZIONE (secrom98 @ 10/11/2014, 15:16) 
Hai introdotto anche un rivale per Kudo, vedremo come si metteranno le cose XD

Ah, ti riferisci a Kyosuke? Posso solo dirti che sentirai ancora parlare di lui…

CITAZIONE (secrom98 @ 10/11/2014, 15:16) 
Conan torna adulto grazie allo stratagemma del liquore nella torta…ma non ho capito, a quanto sembra Ai non ha trovato niente di compatibile a un antidoto, allora come mai Conan e’ tornato adulto, non dovrebbe succedergli con qualsiasi liquore…e il Paikal ormai non funziona piu’ perche’ gli anticorpi di Kudo annullano l’effetto.

Questa faccenda troverà spiegazioni proprio nel capitolo che, con un po’ di fortuna, dovrei postare entro domani

CITAZIONE (secrom98 @ 10/11/2014, 15:16) 
Quando Ai e’ rimasta sola davanti alla farmacia ho pensato che venisse Vermouth a rapirla dato che progettava di ucciderla in un momento che sarebbe rimasta senza la protezione di Kudo XD

Naah, sarebbe successo tutto troppo presto, non potevo farlo.

CITAZIONE (secrom98 @ 10/11/2014, 15:16) 
Bello il sopralluogo al covo che si e’ concluso con una ferita per Hattori, lui e Conan che sono arrivati a farsi salvare da Sera ( e fin qui va bene) e da Kazuha!

Be’, Sera è un mito, questo è risaputo :D
Quanto a Kazuha, ho detto chiaramente che avrei fatto un’eccezione con lei, in questa parte della storia… Gosho infatti l’ha creata sostanzialmente come “spalla di Heiji” e dubito che le assegnerà mai un ruolo di una certa importanza in frangenti in cui viene coinvolto un personaggio come Masumi, che invece è legato alla trama mibbica. Questo non perché Kazuha non sia abbastanza tosta e coraggiosa da fare quello che ha fatto nella mia storia, semplicemente un suo contributo alla trama, anche minimo, non è probabilmente previsto dall’autore di DC.

CITAZIONE (secrom98 @ 10/11/2014, 15:16) 
Vermouth fantastica come sempre ma non capisco perche’ Amuro dovrebbe cercare Sera

Be’, Amuro aveva detto a Sakè di tenere d’occhio una persona, un “bersaglio non facile”… Si trattava proprio di Masumi, anche se poi Sakè ha agito di testa sua
Ovviamente Vermouth vuole solo stuzzicare un po’ il compagno, lei per prima immagina che se Amuro è interessato a Sera è solo perché lei potrebbe condurlo a qualcun altro :D

CITAZIONE (secrom98 @ 10/11/2014, 15:16) 
Heiji viene portato all’ospedale e tratta Kazuha da pesci in faccia…cosi’ si fa!

Non osare, che ti piglio io a pesci in faccia! :orata:
Naturalmente scherzo, so che al contrario di me non ami affatto Kazuha. Però devo dire che nella tua storia la stai trattando bene (tranne quando lasci capire che è poco sveglia… Non ti permetto!) :P ;)

CITAZIONE (secrom98 @ 10/11/2014, 15:16) 
Non vedo l’ora di leggere il dialogo fra Heiji e Conan che avranno li’ in ospedale

Sarà proprio all’inizio del prossimo capitolo, non temere :) Grazie del commento!
A proposito, ho recuperato un altro pezzettino della tua fanfiction e ho lasciato un po’ di righe sgangherate nel tuo topic… ma giusto un paio… :shifty:

Edited by Neiro Sonoda - 15/11/2014, 13:35
 
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view post Posted on 20/11/2014, 15:13     +1   +1   -1
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1) Ah lieto che la cosa del liquore abbia una spiegazione

2) Sisi capisco su Kazuha, parlavo da lettore del manga vero, li' sarebbe una cosa praticamente inconcepibile, anche per l'ego dello stesso Conan

3) Ahh quindi Amuro vorrebbe arrivare a qualcuno tramite Sera, magari Akai :shifty:

4) Non e' un segreto che non la amo ormai :P si nella fic cerco di essere obiettivo altrimenti fosse stato per me Kazuha sarebbe stata rapita da Gin senza tornare mai piu' nel primo capitolo

5) Si vado a rispondere proprio ora :D
 
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205 replies since 27/3/2014, 21:20   7224 views
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