Detective Conan Forum

Reduci, Cos'è successo dopo il Mystery Train?

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Neiro Sonoda
view post Posted on 21/11/2014, 20:43     +1   -1




In ritardissimo sulla mia tabella di marcia, ma eccomi con il quattordicesimo :)
E’ uno dei miei preferiti e ho cercato di rendere tutte le sue “scene” molto incisive, fatemi sapere qual è il risultato!

Neiro





Capitolo 14

La scomparsa


Heiji guardava fisso davanti a sé, l’espressione vuota e assente, le mani intrecciate in grembo, la ferita al fianco che gli faceva male come se la pallottola bruciasse ancora nel suo corpo. Nella testa gli risuonavano le ultime frasi pronunciate da Kazuha e lui si rivedeva continuamente davanti quel viso pieno d’ansia e acceso dall’ira…
‘Diciamo che in questo caso non ero tranquilla’… ‘Se ti bucano la carcassa con un altro proiettile non sarà affar mio’… ‘La prossima volta ti lascerò al tuo destino’… Tutte parole che avevano colpito molto Heiji, che lo avevano fatto star male. E lui sapeva perché.
L’ho ferita, le ho detto un sacco di cattiverie… È merito suo se mi sono salvato, se non fosse arrivata assieme a quella Masumi Sera chissà che fine avrei fatto… e invece di ringraziare mi sono praticamente messo a sputarle in faccia…
TOC-TOC! Qualcuno bussava alla porta bianca della camera dell’ospedale.
Heiji sussultò: immerso com’era nelle sue cupe riflessioni sul litigio con Kazuha, aveva dimenticato che stava aspettando Conan per parlare con lui.
“Avanti” bofonchiò con tono scocciato. Subito dopo la testa di Conan fece capolino oltre l’uscio semiaperto, i ciuffi di capelli bruni spettinati sul davanti, gli occhi incorniciati dalle lenti e un sorriso innocente da bambino stampato sulle labbra.
“Levati quell’aria da mocciosetto ingenuo, Kudo, non ti si addice affatto” lo rimbrottò subito Heiji, corrucciato. Conan entrò a passi lenti nella stanza, chiudendosi il battente alle spalle; mentre la sua espressione mutava in un evidente cipiglio, mise le mani nelle tasche dei pantaloncini che indossava e sentenziò con disapprovazione: “Noto che niente riesce a frenare la tua lingua. Quando smetterai di chiamarmi ‘Kudo’ ogni santa volta che mi vedi?”
“E come dovrei chiamarti? Conan-chan, per caso?” replicò Heiji beffardo.
“Nessuno lo fa e non vedo perché debba iniziare proprio tu… Ti chiedo soltanto di non sbandierare il mio vero nome ai quattro venti”.
“Ai quattro venti? Fino a prova contraria qui non c’è nessuno… Kudo” rispose Heiji, sorridendo malignamente. Conan lo guardò male, ma decise di lasciar cadere l’argomento e cambiò discorso.
“Immagino che tu voglia sapere se ho scoperto chi è il tizio che ci ha aggrediti” esordì calmo. “Be’, mi spiace deluderti, non sono riuscito ad appurarlo: Sera si è intromessa, gli ha permesso di nascondersi e di sfuggirmi”.
“Che cosa?” esclamò Heiji spiazzato. “Perché?”
“Non ne ho idea… Mi sono fatto una teoria al riguardo, nulla di più”.
“E quale sarebbe?”
Conan si sedette ai piedi del letto e guardò Heiji con una certa intensità. “Lei ha avuto a che fare con LORO, in passato. Immagino che abbia perso qualcuno di molto importante per mano di quei criminali, per questo insiste che bisogna starci alla larga”.
“Quando dici ‘loro’… intendi l’Organizzazione, giusto? Credi che anche Sera ne abbia fatto parte?” domandò Heiji, aggrottando nuovamente la fronte.
“No, altrimenti a quest’ora l’avrebbero già eliminata” disse Conan. “Ti ripeto che secondo me una o più persone a cui lei teneva hanno perso la vita per mano dell’Organizzazione, quindi Sera è consapevole della pericolosità di quella gente. Non desidera averci a che fare, né vuole che qualcuno che conosce finisca nelle loro grinfie… Ecco perché oggi mi ha tenuto a distanza”.
“Peccato. Vorrei proprio sapere chi era quel tipo” sospirò Heiji. “In ogni caso, guardiamo il lato positivo: poteva andarci molto peggio, no?”
Conan non si lasciò ingannare dalla finta spensieratezza dell’amico. “Sei deluso, non è vero? Speravi che le nostre indagini ci conducessero a dei risultati concreti… inoltre, il mio fiuto mi dice che qualcos’altro ti turba” affermò con un’aria saccente che innervosì alquanto il suo ‘collega’, spingendolo immediatamente a reagire.
“Io sono venuto da Osaka apposta per te” rimbeccò “e per poco non ci rimettevo la pelle, in quel postaccio. È ovvio che mi aspettassi un buon risultato, non trovi?”
Il piccolo detective si strinse nelle spalle. “Come ho cercato di farti capire altre volte, io non ho bisogno di alcun aiuto. So badare a me stesso, Hattori, e comunque non credevo che chissà a cosa sarei arrivato con questo sopralluogo”.
“Bugiardo” accusò Heiji. “Tu volevi qualche indizio sull’uomo che ha rapito la tua ragazza… ed eri certo che l’avresti trovato”.
L’espressione di Conan era di nuovo torva. Heiji proseguì: “Siamo stati sfortunati… tuttavia non dobbiamo arrenderci. In qualche modo scoveremo una nuova pista e la seguiremo ad ogni costo”.
“Hai intenzione di continuare a starmi col fiato sul collo?” commentò Conan sarcastico.
“Kudo, piantala. Se non ti aiuto io, chi lo fa?”
“Ti ho già detto che non…”
“Una spalla a cui appoggiarti ti serve, fidati. Soprattutto quando si tratta dell’Organizzazione” insistette Heiji cocciuto. “E se quella spalla sono io… meglio per me, ma specialmente per te”.
Conan non rispose. Non gli andava di dire che la presenza di Heiji gli era in qualche modo di sostegno… La lealtà e il senso d’amicizia che il detective di Osaka manifestava nei suoi confronti lo avevano sempre colpito positivamente, sin da quando aveva approfondito la sua conoscenza con lui; eppure gli veniva difficile riconoscerlo. In altre parole, era ben consapevole che poter contare su una persona in gamba come Heiji rappresentava un gran vantaggio, ma non voleva ammetterlo apertamente… perché lui, Shinichi Kudo, era sempre stato abituato ad affidarsi soltanto a se stesso. E basta.
Fino a quel giorno al Tropical Land.
Sentì lo stomaco contrarsi in maniera quasi dolorosa al ricordo di ciò che era successo dopo il pedinamento di Vodka. Aveva preso una botta in testa, facendosi cogliere alla sprovvista da Gin quasi come un principiante, proprio lui, che si riteneva un grande investigatore. E poi era stato costretto a mandar giù quella maledetta pillola, l’APTX 4869… Da allora la sua vita era cambiata, il suo corpo non era più lo stesso, e un’ennesima testimonianza, notò, gli veniva data dalla visione dei suoi piedi che non toccavano nemmeno terra, una volta che lui aveva preso posto sul letto. Rammentò con amarezza la sensazione di calore insopportabile che, quella prima volta in cui le sue cellule avevano subito una trasformazione inattesa, lo aveva invaso dalla testa ai piedi, mentre era a faccia in giù sull’erba e sentiva il cuore battergli forte, quasi dovesse esplodere da un momento all’altro. E lo sgomento che aveva provato rendendosi conto di quello che gli era successo, la delusione e la frustrazione per non poter riprendere le sue reali sembianze, l’incontro con Ran e tutte quelle bugie…
'Mi chiamo Conan. Conan Edogawa'.
Quante volte, dopo quel momento, era stato sul punto di crollare e rivelare alla sua amica d’infanzia chi era veramente? Quante volte si era illuso che sarebbe rientrato in possesso del suo corpo, benedicendo la sofferenza fisica che lo pervadeva prima di ritornare adulto, per poi essere costretto a subirla nuovamente nel giro di poche ore e rassegnarsi all’idea di continuare a vivere sotto le mentite spoglie di un bambino? Ma soprattutto, quante volte si era rimproverato per essere stato così pieno di sé e imprudente da gettarsi a braccia aperte in mezzo al pericolo, quel pomeriggio al Tropical Land? Non voleva riconoscerlo con nessuno e nemmeno con se stesso, ma una parte di lui rimpiangeva la propria incoscienza… Essere sempre sicuri di una buona riuscita poteva rivelarsi davvero controproducente, ormai l’aveva capito, anche se faticava ad accettarlo. Adesso l’unica consolazione era rappresentata dalla possibilità di incastrare gli Uomini in Nero… perché non gl’importava quanto tempo ci avrebbe impiegato, era convinto che prima o poi avrebbe messo nel sacco quei delinquenti. Sì, ce l’avrebbe fatta, non poteva tirarsi indietro… ma non poteva neanche sbrigarsela completamente da solo, questo era il punto.
‘Hai bisogno di aiuto, Shinichi’.
L’affermazione pronunciata da Ran, quando pochi giorni prima gli aveva raccontato la disavventura del rapimento, risuonò nelle sue orecchie come se lei fosse al suo fianco. Aiuto. Sì, Ran aveva ragione. Lui doveva mettere da parte l’orgoglio e acconsentire alle richieste di Heiji, magari senza dirglielo a chiare lettere, semplicemente concedendogli di collaborare alle sue indagini, cosa che d’altronde era già capitata in alcune occasioni. Emise un profondo sospiro, sotto lo sguardo attento e incuriosito del detective dell’ovest, l’animo che si riempiva di determinazione.
Solo Hattori, il dottor Agasa e gli agenti dell’FBI… Nessun altro dev’essere coinvolto, nemmeno Haibara. Dopo quel che le è accaduto quando Gin è andato all’Haido City Hotel, non posso certo permettere che si trovi ancora nei guai… e poi ho promesso che l’avrei protetta, anche visto e considerato che non sono riuscito ad arrivare in tempo per salvare sua sorella…
“A che cosa stai pensando, Kudo?” chiese Heiji scrutando ansioso l’amico, senza ottenere alcuna risposta. Conan continuò a tacere, scacciando dalla sua mente l’immagine del corpo sanguinante di Akemi Miyano, sorella di Ai. Era morta stringendogli la mano… Deglutì, sentendo un peso gravargli sulla coscienza e ricordando le lacrime di disperazione versate dalla piccola scienziata quando aveva scoperto tutto.
“Kudo?” Heiji parlò con tono più esitante stavolta, quasi temesse di disturbare Conan, ma lui seguitava a non badargli, impegnato nelle proprie riflessioni.
Che a Sera sia successa più o meno la stessa cosa? Avrà pure perso un parente stretto? Se è così, meglio non contare su di lei. Mi sarebbe solo d’intralcio, e comunque sia non mi fido abbastanza, non avrei chiesto il suo sostegno in nessun caso… Non ne ho certo bisogno! Però mi dispiace, chissà quanto deve aver sofferto…
Conan trasalì, avvertendo una mano posarsi sulla sua spalla, e il filo dei suoi pensieri si spezzò bruscamente. “Hattori! Che diavolo vuoi?” sbraitò, voltandosi di scatto.
“Sapere che ti passa per quella testa bacata, maledizione!” ansimò Heiji, lasciandosi cadere lungo disteso sul letto ed emettendo un suono soffocato. “Non dovrei muovermi molto nelle mie condizioni, ma tu… nemmeno ci fai caso. Si può sapere come mai non mi hai risposto, visto che ti ho chiamato ben due volte?”
“Uff, quante storie!” si lamentò Conan con aria di sufficienza. “Non era niente d’importante, io stavo solo…”
“… Fantasticando sulla tua ragazza?” insinuò Heiji. “Non si direbbe, a giudicare dalla faccia…”
“E smettila! Lei non…”
“Sei forse preoccupato per la sua sorte? Be', se è così non ti do torto, Kudo” continuò imperterrito il ragazzo di Osaka. “Tu hai sempre cercato di lasciarla fuori e guarda che è successo!”
“Cosa fai ora, parli come la tua amichetta?” sbottò Conan innervosito. Evidentemente Heiji non si era reso conto che stava toccando un tasto sensibile… e meno male che si vantava tanto di essere una spalla a cui appoggiarsi!
“Be’, io… Un momento, come sarebbe a dire ‘la mia amichetta’? A chi ti riferisci?” esclamò perplesso il detective dell’ovest.
“A Kazuha naturalmente. Prima che ci dessero il permesso di vederti, mi ha fatto un discorsetto… A quanto pare, ritiene sciocco escludere sempre le persone a cui si tiene da eventuali pericoli: sostiene che non sia una vera garanzia per tenerle al sicuro”.
Heiji spalancò gli occhi. “Lei ha detto questo… a te?!”
“Si riferiva a me come Shinichi Kudo… Ovviamente non sapeva che ce l’aveva proprio davanti agli occhi, altrimenti non so se si sarebbe presa questa confidenza” commentò Conan a voce bassa.
Heiji rise, gli occhi accesi d’ironia. “Non la conosci” ribatté poi. “Può sembrare che faccia la timida, ma non lo è per niente… Da sempre è molto schietta, sarebbe stata capace di parlarti in quel modo anche se avesse avuto di fronte a sé Shinichi Kudo a tutti gli effetti”.
“Sarà. Questo non cambia le carte in tavola… Mi ha sorpreso, col suo discorso”.
“Non ti sarai fatto venire dei complessi, spero!”
Conan rimase in silenzio. Heiji trasse un respiro profondo.
“Ascolta, Kudo: non devi minimamente far caso alle parole di Kazuha, lei non sa nulla di quello che stai passando! Capisco che voglia bene a Ran e che provi a mettersi nei suoi panni, ma anche così non può certo comprendere la tua situazione. Io, invece, sono dalla tua parte…”
Conan arricciò il naso. “Che ne sai di quello che io penso e provo, Hattori?” si lasciò sfuggire.
“Lo immagino. Sono il tuo migliore amico, no? Inoltre… anche se spesso ti ho consigliato di dire la verità a Ran, mi rendo conto di quanto possa essere pericoloso. Già abiti da lei e questo è un bel rischio… Non è bello mentirle, d’accordo, soprattutto visto che si tratta della persona che ami, però…”
“Insomma, ma che vai blaterando?!” intervenne Conan stizzito, arrossendo suo malgrado. Heiji lo ignorò.
“… Però credo sia necessario. Se tu hai deciso di lasciarla fuori dall’intera storia, dev’essere giusto così… perciò, Kudo, non badare a Kazuha. D’altro canto, io le ho già parlato e sono sicuro che non ci infastidirà più” concluse il ragazzo di Osaka.
“Non ci infastidirà?” Conan aggrottò le sopracciglia. “Allora avete litigato, ecco perché lei aveva quella faccia quando è venuta a chiamarmi!”
Heiji sentì una fitta al cuore. “Be’, in realtà…”
“Ha fatto anche a te lo stesso discorso, vero? Ma non si riferiva più a me e a Ran… bensì a voi due”.
Nessuna risposta. Conan proseguì: “Prima stavi pensando a questo, eh? Ti dispiace che abbiate discusso?”
“La pianti con queste sciocchezze, Kudo?” protestò Heiji seccato. “Quel che è successo tra me e Kazuha sono cavoli miei… e comunque sia, noi non siamo legati come te e Ran”.
Conan emise uno sbuffo scettico.
“È inutile che fai quella faccia, è così! E adesso lasciami dormire, sono stanco. A differenza tua, non sono uscito illeso dalla nostra avventura!”
Il piccolo detective annuì rassegnato, saltando giù dal letto. Ormai sapeva da un pezzo che la testardaggine di Heiji Hattori si manifestava anche nell’ostinazione a negare i veri sentimenti che provava verso la sua amica… Del resto, lui stesso ci aveva messo un po’ a capire quanto volesse realmente bene a Ran.
“Un’ultima cosa, Kudo” lo richiamò Heiji.
“Sì?”
“La pistola che abbiamo recuperato… dov’è?”
“L’ho messa da parte nella mia stanza. Vedrò a chi consegnarla, se alla polizia o all’FBI” rispose Conan tranquillo.
“Di sicuro sopra non ci saranno impronte, visto che quel tizio aveva i guanti… ma forse può portarci a qualcosa, che ne dici?” incalzò Heiji.
“Vedremo” si limitò a rispondere Conan. “Fatti un bel sonnellino, tra poco arrivano i tuoi. A presto”. E con un lieve sorriso sulle labbra, aprì la porta e uscì dalla camera.

“Hanno sparato al tuo amico di Osaka, vero? È inutile che cerchi di negare, il professore me l’ha confidato ieri sera”.
Ai conversava con Conan seduta sul divano del dottor Agasa, un’espressione gelida e determinata negli occhi. Era sabato e loro erano rientrati da poco da una passeggiata con Ayumi, Genta e Mitsuhiko; rimasti soli a casa del professore, potevano finalmente parlare indisturbati di certi argomenti.
“Come al solito, sembra che quel che ti succede non sia affar mio” proseguì Ai in tono glaciale. “Credevo che non avresti corso alcun pericolo, andando sul luogo del rapimento dopo tutto questo tempo, ma a quanto pare mi sbagliavo… Ti sei imbattuto in un membro dell’Organizzazione, non è così?”
Conan sbuffò spazientito. “Senti, Haibara, non cominciare anche tu, per favore… Io e Hattori non avevamo la minima idea che saremmo rimasti coinvolti in una sparatoria e comunque non sono tenuto a informarti sugli sviluppi delle mie indagini”.
“Ah no?” ribatté Ai contrariata. “Se ti fai scoprire, credi forse che la cosa non nuocerà anche a me?”
“Io sono perfettamente in grado…”
“Di fare che, di badare agli affari tuoi? Naturalmente, io devo soltanto pensare al tuo stupido antidoto, non è vero?” sbottò risentita la piccola scienziata.
Conan incrociò le braccia sul petto e replicò: “A proposto, che risultato hanno dato le analisi sulla torta?”
“Niente di nuovo, come immaginavo” rispose Ai, senza curarsi di approfondire il discorso.
Conan le lanciò un’occhiata torva. “Potresti essere più precisa?” domandò.
“Ti chiederei la stessa cosa, se non sapessi che sei troppo testardo per darmi retta e illuminarmi su quello che è successo veramente ieri pomeriggio” commentò Ai, un sorrisetto con un che di perfido stampato sul volto
“E va bene” si arrese Conan. “Siamo andati davvero sul luogo del rapimento di Ran… Nella stanza in cui lei è stata rinchiusa abbiamo incontrato un uomo incappucciato, che si è messo a sparare. Poi sono arrivate Sera e Kazuha, l’amica di Hattori: ci hanno dato una mano e quel tizio è fuggito”.
“Come sarebbe a dire che è fuggito?” esclamò Ai. “Nessuno è riuscito a inseguirlo?”
Conan scosse la testa. “Lo avevo narcotizzato, ma… Sera mi ha impedito di scoprirgli il volto” confessò. “Siamo dovuti andare ad avvertire l’ambulanza per far portare via Hattori e, dopo essere rientrati, abbiamo visto che l’incappucciato non c’era più”.
Ai aggrottò le sopracciglia. “Kudo… questa storia non mi piace affatto”.
“Non piace molto nemmeno a me… purtroppo non ho potuto fare nulla. Comunque sia, abbiamo sottratto la pistola a quell’uomo e adesso ce l’ha in custodia la polizia”.
“Figuriamoci. Sono certa che non riporta alcuna traccia, né impronte digitali né altro” disse Ai. “Avete fatto un buco nell’acqua, eh?”
Conan strinse i pugni. “Non potevo prevedere che Sera ci mettesse i bastoni fra le ruote… Voglio dire, ci ha aiutati, però…”
“Quella ragazza nasconde qualcosa, Kudo. Forse in realtà è una spia e sta cercando…”
“No, io non la penso così. Secondo me, Sera ha avuto a che fare con gli Uomini in Nero in maniera indiretta… e tanto le è bastato per capire quanto siano pericolosi. Avresti dovuto sentire il discorso che mi ha fatto! Mi sembrava quasi di sentire te”.
“Non capisco” obiettò Ai sospettosa. “Che intendi?”
“Mi ha detto che sono forti e ben organizzati, che non si faranno mai fregare da noi” spiegò Conan, rammentando le parole di Masumi. “E poi ha aggiunto… ‘stanne fuori prima che ti ammazzino’. O qualcosa del genere”.
“Allora… forse hanno ucciso qualcuno che conosce”.
“È proprio la conclusione a cui sono arrivato io. Sera ha paura, capisci? Per se stessa… e per tutti noi”.
Conan tacque e anche Ai restò a lungo in silenzio. Entrambi ascoltarono piccoli rumori della casa del professore, amplificati dalla quiete pesante seguita alle loro affermazioni; dopodiché il piccolo detective si decise a parlare di nuovo. “Cosa mi dici dei tuoi esperimenti?” esordì. “Sii più esaustiva, per favore”.
Sembrò che Ai si stesse risvegliando da una specie di sogno. “Ah, sì, la torta… Dunque, dalle mie analisi risulta che contenesse un liquore con una composizione chimica molto simile a quella del Paikal” dichiarò.
“Quindi…?” la sollecitò Conan impaziente.
“Se ben ricordi, il Paikal ha funzionato quando tu avevi il raffreddore” continuò Ai, “così come il mio antidoto. D’altronde, l’ho creato proprio studiando in laboratorio i componenti di quel liquore cinese… Ciò significa che tra le due cose c’è un legame”.
“Sarebbe a dire?”
“Sia il Paikal, sia il mio antidoto, sia l’alcolico che c’era nella torta riescono a contrastare l’effetto dell’APTX se le difese immunitarie del soggetto che li assume sono indebolite. E, già dopo il primo test, perdono la loro efficacia a causa dello sviluppo di anticorpi. In altre parole, siamo ben lontani dalla creazione di un rimedio vero e proprio”.
L’espressione di Conan divenne pensierosa. “Il tuo antidoto però ha funzionato più di una volta” osservò. “L’ho preso in tre occasioni…”
“Lo so… ma questo significa soltanto che, rispetto al Paikal, ha una marcia in più, per così dire. Gli anticorpi che contrastano la sua azione sulle cellule ci mettono più tempo a svilupparsi… e questo dipende anche dalla persona che lo assume” concluse Ai asciutta.
“E per quanto riguarda l’alcolico contenuto della torta?”
“Per quello vale lo stesso discorso del Paikal… Come ti dicevo, la composizione chimica è molto simile, quasi uguale, a eccezione di alcuni principi attivi. Perciò, visto che il Paikal ha funzionato una volta sola, dubito che con quest’altro liquore si possa ottenere un risultato differente”.
Conan si lasciò andare contro lo schienale del divano. “Fantastico” borbottò.
“Be’, c’era da aspettarselo” rispose Ai stringendosi nelle spalle. “D’altro canto, è troppo rischioso che ritorni a essere Shinichi Kudo proprio adesso che quel Sakè si è messo in testa di fare ricerche su di te. A proposito, credi che quell’incappucciato potesse essere lui?”
Conan fece un cenno di diniego. “Secondo me Sakè è morto, te l’ho già detto. Forse quell’uomo era Bourbon”.
“O qualcun altro” ipotizzò allora Ai. “In fondo, nessuno ci garantisce che non sia stato coinvolto un terzo membro dell’Organizzazione”.
“Uhm… possibile. Senti, Haibara, un’ultima domanda: cosa pensi che succederebbe se io assumessi il tuo antidoto senza essere raffreddato o roba del genere?”
“Non lo so. Tutte le volte in cui l’hai preso avevi sintomi influenzali, anche lievi… e questo ne ha assicurato l’efficacia. Se ingerissi una capsula in un momento in cui sei perfettamente in forma, potrebbe non funzionare… oppure reggere per circa un’ora, non di più”.
“Buono a sapersi” disse Conan. “Prima o poi dovrò provare”.
“Non adesso” replicò Ai brusca. “È troppo rischioso, lo sai”.
“Guarda che non c’è bisogno che me lo ricordi, Haibara”.
“Oh, non ne sarei così sicura” ribatté lei.
Conan fece una smorfia. “Ora sarà meglio che io vada a casa. Ci si vede in questi giorni, eh”.
Ai lo salutò distrattamente e Conan si diresse verso l’ingresso.

Fuori dalla finestra dell’ultimo piano si vedeva chiaramente il cielo azzurro di Tokyo, che faceva da sfondo agli alti edifici della città, disseminato di soffici nubi bianche. Era una bella giornata di sole, una di quelle che riempiono il cuore di vitalità e calore… ma il ragazzo dagli occhi chiari e i capelli bruni, imprigionato nel corpo di un bambino di sette anni, non riusciva a provare alcuna gioia. Avrebbe voluto catturare gli Uomini in Nero seduta stante, tornare se stesso e smettere di mentire e di preoccuparsi. Avrebbe voluto sapere perché diavolo gli andava tutto storto, negli ultimi tempi… Con un sospiro malinconico, si aggiustò gli occhiali sul naso, cercando di non pensare alle parole di Ai Haibara.
Quanto tempo ci sarebbe voluto per creare un antidoto definitivo? Nessuno era in grado di dirlo e, per la prima volta, la possibilità sembrò a Conan più lontana che mai. Per quanti mesi ancora avrebbe dovuto fingersi un ragazzino, camminare arrivando a stento all’altezza del gomito di Ran, parlare con una voce dal timbro infantile, frequentare una scuola in cui era già stato per anni e fingere di essere soltanto un curiosone anziché un detective, almeno di fronte alle persone adulte?
“Conan?”
La voce di Ran lo fece sussultare; si voltò di scatto e vide la sua amica d’infanzia entrare a passi lenti nella stanza da letto che lui condivideva con Kogoro.
“Che ci fai qui?” proseguì Ran guardandolo. “Va tutto bene? Perché non sei con i tuoi compagni?”
“Siamo già usciti insieme stamattina e non mi andava di rivederli” ammise Conan sincero. “Dov’è Kazuha?” aggiunse, tanto per fare conversazione. Dopo quel che era successo a Heiji, la ragazza di Osaka aveva chiesto gentilmente a Kogoro di farsi ospitare per il resto del finesettimana, al contrario dei signori Hattori, che erano dovuti andar via quella mattina. Conan sospettava che Kazuha volesse stare più tempo possibile vicina a Heiji ma, a quanto gli risultava, non era più andata a trovarlo dopo il litigio di venerdì… Dovevano aver proprio discusso alla grande.
“Kazuha sta riposando nella mia stanza. È un po’ stressata, poverina… e non è l’unica” commentò Ran con espressione seria.
Conan corrugò la fronte. A chi si riferiva Ran con quelle allusioni? A lui? O forse a se stessa? La scrutò come se volesse leggerle dentro; in genere era un libro aperto, nei momenti di seria difficoltà… Lui riusciva facilmente a intuire cosa la turbasse. Stranamente non funzionava così nelle situazioni ‘normali’, durante le quali gli risultava davvero complicato interpretare i moti del suo animo. Come quando, mesi prima, aveva confessato allegramente che Shinichi le piaceva da morire: l’ultima cosa che lui, appena tornato bambino, si sarebbe aspettato di sentire…
Percepì l’imbarazzo infiammargli le guance a quel pensiero, ma si sforzò di ignorare la cosa e di capire cosa passava per la testa di Ran. Lei si limitava a fissarlo, i grandi occhi limpidi incupiti da un’ombra, le sopracciglia scure inarcate, il volto pallido. Perché non riusciva a comprendere il suo stato d’animo? Era come se una barriera invisibile si fosse frapposta tra loro, impedendo la comunicazione… Da cosa dipendeva?
“Ran…” cominciò, a voce bassa. Lei si preparò ad ascoltare, ma in quell’istante arrivò Kogoro tutto trafelato.
“Che succede, papà?” domandò sua figlia, assumendo un’espressione perplessa.
“Mi hanno appena chiamato dalla Questura di Tokyo! Si erano messi sulle tracce di Amuro, però…”
“Cosa?” Conan drizzò la schiena, quasi volesse mettersi sull’attenti.
“È scomparso. Tooru Amuro sembra svanito nel nulla”.

Edited by Neiro Sonoda - 2/8/2015, 21:01
 
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ran e shinichi
view post Posted on 25/11/2014, 19:02     +1   +1   -1




Ciao neiro, scusa se nn ho recensito prima , ma tra scuola e impegni vari nn ho avuto il tempo. Cm al solito il capitolo mi piace da impazzire, nn finirò mai dui ripeterti che amo il tuo modo di scrivere. La scomparsa di Amuro mi incuriosisce tanto, che sta escogitando? Nn vedo l'ora di leggere il prossimo cappy, bacy
Francy <3
 
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view post Posted on 26/11/2014, 00:18     +1   +1   -1
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Super detective

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Mi e' piaciuto un sacco il dialogo fra Conan e Heiji, il loro legame mi piace tanto anche nel manga ( anche io nella mia fic l'ho sviluppato molto infatti), belle le prese in giro iniziali di Heiji, come Conan si sia stizzito per le parole dette da Kazuha e come Heiji lo tranquillizzi dicendo che lei non sa cosa sta passando e la risposta umana di Conan ( cosa che nel manga non succedera' mai, i personaggi son sempre congelati) quando Heiji dice che lui sa cosa prova, ovvero:" No, non lo sai" e Heiji e' un grande per la pazienza dimostrata.
Conan comunque deduce bene riguardo al diverbio avvenuto da Heiji e Kazuha :lol:
Ran effettivamente e' molto strana....non e' che inizia a sospettare qualcosa sulla doppia identita' di Kudo?
Sulla scomparsa di Amuro, mah...nel capitolo dove parla con Vermouth dice che non potra' piu' fare l'allievo di Kogoro quindi penso che abbia semplicemente fatto perdere le sue tracce ( perche' se la polizia lo trovasse, Kogoro arriverebbe sul posto sicuramente insieme a Conan e sarebbe fregato, dato che Amuro era conscio che Conan sospettasse di lui) e badera' bene a non farsi vedere dalle parti di Tokyo per un po'.
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 30/11/2014, 18:24     +1   -1




Francy, non ti preoccupare per il ritardo, sarò sempre l’ultima a “rimproverarti” per questo!
Eeeh… lo so che mi ami ma anch’io, sei una delle lettrici più affezionate che si possano desiderare :wub:


Secrom, Heiji e Conan assieme sono strepitosi… Non potevo non dedicarmi a loro, anche perché mi piacciono da morire, come detective, come amici, come persone e come figaggine :D
Purtroppo nel manga momenti di simile “profondità” non ce n’è più da un po’… e non lo dico per vantarmi della mia fic, cioè, ormai Heiji e Shin stanno insieme solo per risolvere il caso di turno e non parlano più né dell’Organizzazione né di loro eventuali problemi, cosa che invece succedeva una volta. E questo secondo me è indice di “piattume”, purtroppo :( Soprattutto se pensi a scene belle come quella in cui parlano nel Volume 26 (guarda caso in un ospedale, ah-ah… Solo che lì era Conan a essere “convalescente”).
Gosho, Gosho, ‘sti poveri personaggi li stai facendo passare tutti sotto il ferro da stiro, sigh...

Su Amuro non dico nulla, si scoprirà la verità nel corso della storia… Pazienza, mi raccomando!
Ran invece ci offrirà qualche spunto di riflessione nel capitolo 15, ma non credo che la cosa finirà lì… Quel che è certo è che nel capitolo 9 aveva di nuovo cominciato a chiedersi se la teoria Conan=Shinichi potesse essere esatta, bisogna vedere se si tratta di un dubbio che lascia il tempo che trova oppure no :D
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 19/12/2014, 23:32     +1   -1




Ed ecco che, dopo aver vagabondato fra specialità dolciarie giapponesi, prodotti della “Ferrero” e cannoli snaturati, torno a fare la reduce di guerra… Chissà se in questo capitolo ci saranno avvisaglie della venuta al pettine di qualche nodo? :D
Ce lo svelano due Donne con la d maiuscola create da Gosho Aoyama, buona lettura a tutti!

Neiro





Capitolo 15
Le informazioni di Sakè


“Svanito nel nulla?” Conan ripeté le ultime parole di Kogoro, fissando l’investigatore con insistenza. “Ne sei sicuro?”
“L’ho appena spiegato, mi ha chiamato la polizia per avvisarmi” disse Kogoro col fiato corto. “Ma vi rendete conto che tutto ciò equivale a un’ammissione di colpa?! Dietro la storia del rapimento c’è proprio Amuro, ormai è evidente! E mi sembra chiaro che è stato lui a sparare al ragazzo di Osaka”.
Ran non rispose, tormentandosi nervosamente le mani; Conan si accigliò, riflettendo con attenzione.
Che sia stato lui o no a colpire Hattori è ovvio che non può più mantenere la sua copertura… Ha fatto perdere le sue tracce, ma non credo proprio che rinuncerà ai suoi obiettivi: Sera è in pericolo e certamente lo sono anch’io…
Il piccolo detective alzò di nuovo lo sguardo su Kogoro: non sapeva bene come comportarsi con lui, non aveva previsto la sua implicazione nella faccenda. Purtroppo, la sera prima, l’investigatore lo aveva scoperto mentre osservava la pistola con cui l’uomo incappucciato aveva sparato a Heiji, precedentemente nascosta nella loro camera da letto, e a quel punto si era messo a fare un sacco di domande. Conan non aveva certo parlato dell’Organizzazione degli Uomini in Nero, ma era stato costretto a confessare di essere andato fino al luogo del sequestro di Ran assieme a Heiji, perciò Kogoro aveva iniziato a formulare le proprie deduzioni. Pur avendo preso con le pinze le dichiarazioni della figlia, non sembrava che escludesse completamente l’idea di un coinvolgimento di Tooru Amuro nel rapimento, così si era ficcato in testa che potesse essere stato proprio il cameriere del Poirot ad aggredire Heiji e Conan. Aveva insistito per consegnare la pistola alla polizia, per farla analizzare, e Conan aveva accettato la cosa; in fondo, non è che a lui fosse venuta un’idea migliore. Inoltre, Kogoro si era prodigato affinché alcuni agenti pedinassero Amuro… ma a quanto pare non era servito.
È un membro dell’Organizzazione… Figuriamoci, mai si sarebbe fatto mettere nel sacco dalla polizia, si disse Conan. Adesso però è importante che Ran e Kogoro rimangano fuori dalla questione, non voglio che siano coinvolti ancora…
“Papà, allora adesso ci credi? È Amuro che…” cominciò Ran infervorata, ma Kogoro la interruppe: “Figliola, è necessario che tu mi racconti per filo e per segno cosa ti è successo quel giorno… È vero che l’obiettivo non eri tu, ma quel ragazzo che gioca a fare il detective?”
Ran trasse un respiro profondo. “Be’, per la verità…” Si bloccò, ricordando le parole pronunciate da Shinichi al Policlinico Beika.
‘Conosco quegli uomini e so già come agire per fermarli… Penserò io a tutto… Non ti accadrà più nulla, te lo prometto’…
“Ran?” Kogoro e Conan parlarono quasi all’unisono, impensieriti dalla reazione insolita della ragazza.
‘Te lo prometto’.
“Papà… non ho niente da dirti” replicò infine Ran. “Sì, Amuro e quell’altro stavano cercando Shinichi, ma lui se la caverà. Inoltre, dato che tu hai avvertito la polizia, non credo ci saranno problemi… giusto?”
“Be’…” Kogoro parve un po’ spiazzato, tuttavia annuì lentamente. “Allora speriamo che gli agenti dell’ispettore Megure riescano ad acciuffare quel maledetto. E adesso… meglio che vada, sta per iniziare uno speciale su Yoko Okino alla televisione” aggiunse, cambiando completamente espressione. Uscì dalla stanza rapidamente e Conan restò di nuovo solo con Ran.
“Vado a fare i compiti” annunciò lei, improvvisamente ansiosa di andarsene. Il piccolo detective la fermò all’istante: “Ran, aspetta!”
“Cosa c’è?” domandò la ragazza, sforzandosi di mascherare un moto d’inquietudine.
Conan incrociò le braccia. “C’è altro dietro la storia del tuo rapimento, vero? Perché non ne hai voluto parlare a tuo padre?” incalzò. Non è che la cosa gli dispiacesse, anzi: era meglio che né Ran né Kogoro si soffermassero a riflettere a lungo sulla faccenda e la dimenticassero, così c’erano meno probabilità che finissero nei guai… però il fatto che Ran avesse deliberatamente taciuto certi particolari gli suonava strano. Sarebbe stato logico che lei raccontasse più dettagli a suo padre, sperando nel suo aiuto…
“Non c’è niente da dire” dichiarò Ran con fermezza. “La polizia troverà Amuro… e basta”.
“Ma, Ran…” iniziò Conan incerto.
Non hai detto che stanno cercando Sera, non hai detto che hanno nomi in codice di alcolici e che probabilmente fanno parte di una banda ben organizzata… perché? Hai intuito quale grande pericolo può celarsi dietro tutto ciò, grazie alle mie poche parole di quel giorno all’ospedale, e hai paura per tuo padre? Per me è molto meglio così, ma non capisco le ragioni di questo tuo comportamento…
“Conan, perché credi che io stia mentendo?” Il tono di Ran si era indurito inaspettatamente e il piccolo detective ebbe un lieve sussulto.
“Mi chiedevo solo… se stessi tacendo qualcosa. So che quel giorno hai incontrato Shinichi… Forse lui ti ha chiesto di mantenere un segreto?”
Ran scosse il capo con lentezza. “Non è proprio così… Mi ha detto che riuscirà a incastrare quei delinquenti e che ha una pista da seguire, tutto qui”.
“Capisco. Quindi è un po’ come se ti avesse pregata di non immischiarti nel suo lavoro” azzardò Conan, cercando di usare un tono innocente.
Ran annuì. “Preferisco scordarmi di tutta questa storia” disse. “Credo di essere un tantino stanca… Meglio affogare nella normalità di un’oretta di studio, non trovi?” Accennò un sorriso, che le uscì piuttosto stentato. “Tu dovevi dirmi qualcosa, Conan?” soggiunse.
“Oh. N-niente d’importante, Ran. Vai pure”.
Lei scompigliò distrattamente i capelli del suo ‘fratellino’ e uscì.

Una ripassata di storia giapponese non era esattamente l’ideale per mettere da parte i cattivi pensieri, ma forse si poteva tentare di utilizzarla per tale scopo. Mentre cercava di tenere a mente gli avvenimenti più importanti della prima metà dell’Era Meiji*, Ran Mouri scacciava continuamente il senso di confusione che minacciava di invaderla a ogni istante che passava.
Non ci capisco più nulla. Shinichi sostiene che se la caverà, però io sono preoccupata per lui e Sera mi ha dato ragione… Secondo lei Amuro non si farà trovare dalla polizia, ma io cosa potevo dire a papà? Questa situazione d’incertezza mi spaventa e mi turba, non so proprio come comportarmi… D’altro canto mi sembra più sensato che anche la polizia conduca delle indagini, non voglio lasciare Shinichi da solo... Chissà quanto rischia e non vuole ammetterlo!
Ran si scostò una ciocca di capelli dal viso, voltando una pagina del suo libro di storia. Si sentiva il cuore veramente oppresso.
Io ho paura per lui e anche per Sera… Spero soltanto di aver fatto la cosa giusta. Non mi va di dare l’impressone della ficcanaso, tanto più che mi è stato chiesto espressamente di non preoccuparmi e badare agli affari miei, però visto che la polizia è stata informata, almeno in parte, darà il suo contributo. Inoltre è stato papà a parlare con l’ispettore Megure… Mi auguro che non venga invischiato in qualche pericolo e che tutto si risolva il prima possibile… Chissà se ho fatto bene a non dire niente su Sera?
Ran emise un piccolo sospiro, attenta a non svegliare Kazuha, che dormiva profondamente sul suo letto. No, forse avrebbe dovuto riferire che anche Masumi era nel mirino di Amuro e compagnia… L’ultima volta che si erano viste non le era parsa spaventata, tuttavia poteva essere un tentativo di mascherare…
“Yawn…!”
Ran trasalì. Kazuha si stava tirando su, stiracchiando le braccia e sbadigliando, gli occhi ancora impastati di sonno.
“Accidenti, mi sono addormentata… senza nemmeno accorgermene” commentò la ragazza di Osaka sfregandosi le palpebre. “Che ore sono?”
“Non preoccuparti, neanche le quattro e mezzo. Dormito bene?” esclamò Ran, voltandosi in direzione dell’amica e tirando finalmente fuori un vero sorriso.
Kazuha fece un cenno d’assenso col capo. “Sì, grazie… Almeno non ho pensato”.
Ran si alzò, abbandonando libri e quaderni sulla scrivania e raggiungendo il letto. “C’è qualcosa che non va?” chiese, sedendosi accanto a Kazuha.
Lei si aggiustò un po’ la coda di cavallo spettinata. “Si vede così tanto?”
“Abbastanza… Quanto meno dal punto di vista di un’amica”.
Kazuha si stritolò nervosamente le dita delle mani. “Ho litigato con Heiji” rivelò, tenendo lo sguardo basso.
“Immaginavo. Come mai?” s’informò Ran.
“Per quello che è successo ieri… Lui sostiene di non avere alcun bisogno di me e che devo lasciarlo in pace”.
Ran spalancò gli occhi. “È assurdo! Stando a quello che mi hai raccontato, è merito tuo e di Sera se Hattori si è salvato!”
“Proprio così! Ma pensa che io debba farmi gli affari miei… e mi ha accusato di essere paranoica, di dovermi sempre sentir dire quello che devo fare” confessò Kazuha abbattuta.
Ran scosse il capo, incredula. “Non è possibile che sia stato così duro con te, lui…”
“Ah no?” sbottò Kazuha ferita, alzando gli occhi di colpo. “Ha detto chiaramente che sono soltanto una rompiscatole, un peso… Ha i suoi casi, non gl’importa un fico secco di me!”
Ran appoggiò una mano sulla spalla dell’amica e la sentì tremare appena. “Io non ci credo” affermò con decisione. “Voi vi conoscete da una vita e vi siete sempre voluti bene… Se Hattori ha detto quelle cose, di certo non le pensava davvero…”
“Io sono stufa!” urlò Kazuha con rabbia. “Stufa di correre dietro a un idiota che non mi guarda neppure, stufa di preoccuparmi quando non dovrei… Stufa di lui, ecco!”
Sul viso di Ran si dipinse un’espressione malinconica. “E cosa conti di fare adesso?” chiese a voce bassa.
“È semplice: visto che Heiji afferma di riuscire a sbrigarsela sempre da solo, in qualsiasi situazione, lascerò che faccia quel che gli pare e piace. Se dovesse trovarsi di nuovo nei guai, non sarò certo io ad affannarmi per aiutarlo. Il mio contributo non gli serve! Lui ha bisogno solo di se stesso e delle sue indagini, questa è la verità”.
“Kazuha…” esordì Ran, ma la ragazza di Osaka non la lasciò parlare: “Ran, ascoltami bene, non è giusto stare in ansia e soffrire per chi non ti merita. Anche Shinichi sembra pensarla come Heiji, a giudicare da quello che è successo… Forse non sta affatto cercando di proteggerti, vuole solo tenerti a distanza e badare agli affaracci suoi. Se è così, lascialo cuocere nel suo brodo e fai la tua vita, non sprecare le tue attenzioni rivolgendole a lui. Te lo dico come amica… e come ragazza innamorata: non devi rischiare di stare male senza alcun motivo valido”.
Ran rimase senza parole: dal discorso di Kazuha trasparivano in egual misura dolore e collera, mentre i suoi occhi, di solito vivaci, erano tristi come non mai.
“Vado in bagno, ti lascio ai tuoi libri” concluse Kazuha in tono spento, e si alzò di scatto. L’amica cercò di fermarla con un gesto della mano, ma non ottenne alcun risultato e si rassegnò, abbandonandosi sul proprio copriletto verde e lisciandone le pieghe con gesto meccanico.
Non riesco a credere che Hattori abbia detto a Kazuha quelle cose crudeli… Forse lei lo ha provocato in qualche modo? Ad ogni modo dovrebbero riconciliarsi, sono sempre stati così uniti, nonostante i frequenti battibecchi! Sì, tra loro deve tornare tutto come prima…
Di nuovo quell’espressione particolarmente malinconica adombrò il viso di Ran, mentre lei tracciava, con i polpastrelli della mano destra, spirali invisibili sul tessuto del copriletto.
‘Ha bisogno solo di se stesso e delle sue indagini’.
Il movimento delle dita divenne più veloce, quasi frenetico.
‘Anche Shinichi, forse non sta affatto cercando di proteggerti’.
Le palpebre si chiusero per un istante, come se Ran si stesse concentrando.
‘Io sono stufa di lui’…
La mano si serrò bruscamente, trattenendo un lembo del copriletto e stringendolo con forza. Ran aprì gli occhi, fissando un attimo il vuoto con aria assente.
‘Io sono stufa’.
Non la penso come Kazuha… e sono sicura che lei ha parlato sotto l’effetto dell’ira. Mi fido di Shinichi, so che mi vuole bene almeno come amica. Certo, se davvero si nasconde dietro le sembianze di Conan significa che mi sta mentendo… Forse dovrei andare a fondo della questione una volta per tutte, ma come faccio a scoprire la verità? Parlando con Conan non guadagnerei nulla…
Ran si alzò a sedere, questa volta con espressione decisa. Si scostò i capelli castani dalla fronte, riflettendo.
Si è comportato in modo strano poco fa, mi guardava come se stesse cercando di ‘analizzarmi’... Era così diverso dal solito, così serio! C’è qualcosa che lo preoccupa? O, se si tratta realmente di Shinichi, teme che io abbia scoperto il suo segreto?
Be’, una cosa era più che evidente: avevano avuto una notevole difficoltà a parlare ed era insolito per loro due. Per quanto ricordava, sin dal primo momento in cui si erano incontrati, Conan aveva rappresentato un perfetto confidente. Sì, lei non gli diceva proprio tutto, perché all’apparenza si trattava pur sempre di un bambino, però c’era stata subito una forte sintonia, come se lui fosse davvero il suo fratellino. Quell’ultimo discorso che avevano fatto… raccontava un’altra storia.
Devo riuscire a trovare la maniera di scoprire che c’è dietro… Ormai è diventato troppo importante per me sapere cosa nasconde Conan. Perché nasconde qualcosa, altrimenti non si sarebbe comportato in quel modo… e se davvero lui è Shinichi si spiegherebbero molti misteri…
Rn balzò in piedi, stingendo i pugni. Sentiva di dover agire al più presto… ma non sapeva ancora come. Poi rammentò la faccia triste di Kazuha, le sue parole colme di rabbia e di amarezza; doveva fare qualcosa anche per lei, per aiutarla a riconciliarsi con Heiji.
Non voglio intromettermi, però credo che entrambi abbiano bisogno di una spintarella… Andrò all’ospedale per parlare con Hattori e magari mi farò accompagnare da Conan, così potrò approfittare per osservare un po’ i suoi atteggiamenti…
“Ehi, Conan!” Ran uscì velocemente dalla camera, chiamando a gran voce il piccolo detective. “Conan, sei impegnato?”
Lui sbucò dalla stanza in cui dormiva con Kogoro. “Che c’è, Ran?”
“Volevo sapere se ti andava di venire all’ospedale con me, a trovare Hattori”.
“Ah. Ma scusa, tu non avevi da studiare?” chiese ingenuamente Conan, sbattendo le palpebre.
Ran arrossì un po’, sentendosi a disagio. “Hai ragione, il fatto è che, essendo sabato, mi sono presa di pigrizia. Inoltre è una bella giornata, potremmo approfittare per fare una camminata e magari fermarci al bar a prendere una cioccolata. Che ne pensi?” domandò.
Conan si aprì in un adorabile sorriso infantile e per un momento Ran trovò semplicemente assurdo che lui potesse in realtà essere Shinichi. “È un’ottima idea, se stiamo qui senza far niente finiremo per annoiarci. Andiamo!”
“Vado a mettere qualcosa di più adatto per uscire, allora. Tu aspettami, intesi?” E Ran corse nella sua stanza.

Le persiane erano accostate, per tenere la luce solare lontana dallo schermo del computer. Dita sottili con le unghie ben curate e smaltate di rosso ticchettavano sulla tastiera. Immagini accompagnate da alcune scritte scorrevano davanti agli occhi tendenti al grigio, animati da un’espressione attenta. Un lieve sorriso increspava le labbra carnose color rubino.
Vermouth stava controllando le ultime informazioni raccolte da Sakè, che Amuro aveva recuperato il giorno prima, rischiando di farsi scoprire. Dato che lui aveva parlato di una nuova pista, era evidente che non gli interessava più di tanto sapere cos’aveva scoperto il loro ‘collega’… Per Vermouth non funzionava così, qualsiasi riferimento a Shinichi Kudo riusciva a stuzzicarla.
In un certo senso, l’impresa fu una delusione. Vermouth aveva creduto che esaminare il lavoro di Sakè all’insaputa di Bourbon – che certamente sarebbe stato contrario a una sua intromissione – potesse essere eccitante, almeno in minima parte. Credeva di doversi adoperare affinché le informazioni sbagliate non finissero in mani sbagliate. Invece Sakè non era arrivato molto lontano: aveva solo fatto una specie di collage di fotografie di Shinichi, dai tempi delle scuole medie fino al secondo anno di liceo, aggiungendo qua e là delle didascalie. ‘Da quasi un anno ha la fama di salvatore della polizia giapponese… È scomparso misteriosamente dopo aver risolto un caso di omicidio al luna park chiamato Tropical Land… Si è fatto vedere inaspettatamente al festival della Scuola Superiore Teitan…’
Vermouth lanciò un’occhiata alla foto che ritraeva Shinichi con il costume da cavaliere e l’elmo in mano: accanto a lui c’era Ran Mouri vestita da principessa, un’espressione stupefatta sul viso dolce. Dopodiché altre annotazioni… ‘È sopravvissuto nonostante avesse ingerito del veleno, quindi bisogna andare in fondo alla questione. La figlia del famoso detective Kogoro Mouri sembra avere qualche legame con lui, perciò potrebbe sapere dove si nasconde; dopotutto, non risulta che si sia fatto vedere ancora, in seguito al caso del luna park, perlomeno se si eccettua il festival scolastico del Liceo Teitan. È logico pensare che abbia paura di una possibile vendetta di Gin e Vodka, che hanno tentato di ucciderlo’.
Vermouth sospirò, ricacciando indietro una ciocca di capelli chiari, sfuggita all’elastico che le fermava la coda. Sciocco da parte di Shinichi farsi vedere alla recita della cara Angel, in effetti… D’altro canto, era chiaro che aveva ereditato il talento di sua madre Yukiko, assai abile nella recitazione e ben felice di stare sotto i riflettori. In ogni caso, Sakè non si era minimamente avvicinato al segreto della doppia identità di Shinichi… Le ultime annotazioni erano un’accozzaglia di interrogativi sui reali effetti del veleno somministrato al giovane detective, che a quanto pareva su di lui non aveva funzionato.
Quindi Sakè era interessato anche all’APTX? Allora è meglio che Bourbon l’abbia eliminato... I membri di basso calibro non devono assolutamente immischiarsi in un progetto così importante…
Be’, adesso si era fatta ora di chiudere tutto. Non voleva certo che Bourbon la cogliesse con le mani nel sacco… Soppesò l’idea di cancellare alcune parti del file, indecisa se farlo oppure no. Si era aspettata di trovare informazioni più compromettenti, d’accordo, però bisognava ammettere che Sakè era almeno giunto alla conclusione che Shinichi Kudo fosse vivo e stesse cercando di nascondersi. Non che fosse difficile arrivarci, una volta scoperto cos’era successo al festival scolastico… ma il punto era che anche questa semplice ‘traccia’ poteva diventare pericolosa, se Bourbon si metteva in testa di indagare sulla faccenda.
D’altra parte Sakè gli avrà comunque detto qualcosa prima di morire… È assai probabile che Bourbon sappia già che Shinichi Kudo non è morto. Meglio lasciare il file così com’è e stare in guardia: se Bourbon decide di far luce su questa storia, dovrò pensare a un espediente per impedirgli di scoprire chi è in realtà il ragazzino che vive con quell’incapace del detective Mouri. Se invece lui segue la sua nuova pista, qualunque essa sia, credo che non avrò problemi…
Vermouth chiuse rapidamente il file, poi indossò un guanto ed estrasse il dispositivo USB dal computer. Ora doveva soltanto rimetterlo nella macchina di Amuro, dove l’aveva trovato… Impadronirsene era stato un gioco da ragazzi e nessuno avrebbe mai potuto sapere che lei lo aveva fatto. O comunque, non lasciando impronte, sarebbe stato impossibile dimostrarlo.








* l’Era Meiji va dal 1868 al 1912

Edited by Neiro Sonoda - 2/8/2015, 21:10
 
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ran e shinichi
view post Posted on 20/12/2014, 17:19     +1   +1   -1




*guarda male kazuha* guai a te se fai venire strane idee a ran.. cmq tornando seri. .. Ran sta 'investigando' sulla vera identità di Conan (il nostro detective si farà scoprire? ) poi Amuro mi incuriosisce sempre di più. (che ha in mente?)
Sn curiosa, nn vedo l'ora di leggere il continuo. Non mi viene nient'altro da dire se non che amo il tuo modo di scrivere e la tua storia, baci...
Francy <3.
P.s. Buone Feste!
 
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marty shin×ran
view post Posted on 8/1/2015, 23:17     +1   +1   -1




Ciao a tutti.
Dopo aver praticamente abbandonato Reduci e essermene pentita amaramente, sono tornata con questi capitoli.
Allora la comparsa di heiji e kazuha non mi ha sorpreso, ma quando ho letto di Sera insieme a Kazuha che salvano quei due, WOW.
Ran riuscirà a capire tutto? Se sì, riuscirà a salvare Shinichi?
Aspetto il prossimo capitolo.
Martina
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 26/1/2015, 20:09     +1   -1




Qualcosa si muove…




Capitolo 16
Minaccia dietro l’angolo


Ran e Conan bussarono alla porta della camera d’ospedale di Heiji, in attesa che lui li invitasse a entrare. Come c’era da aspettarsi, Kazuha si era rifiutata di accompagnarli e aveva preferito restare a casa Mouri, chiedendo a Ran e a Kogoro il permesso di usare la cucina e preparare una cena speciale; qualcosa nello sguardo di Heiji suggerì a Conan che lui sperava invece di vederla arrivare al fianco di Ran.
“Buon pomeriggio!” esordì allegramente la ragazza di Tokyo. “Come va?”
Heiji assunse un’espressione che diceva chiaramente ‘potrebbe andare peggio’. Conan fece un sorrisetto, notando il lampo di sconforto che balenò nei suoi occhi appena Ran chiuse la porta, e pensò: È chiaro, vuole proprio vedere Kazuha.
“Abbiamo pensato di fare un salto, dato che è una bella giornata di sole… Ti dispiace se apro le tende?” continuò Ran sorridendo.
Heiji annuì, poi sposto lo sguardo su Conan. “Non riesci proprio a stare senza di me, eh, moccioso?” commentò.
“In realtà l’idea è stata mia” precisò Ran, scostando le tendine bianche che adornavano la finestra della stanza. “Volevo vedere come stavi… e parlarti”.
“Parlare… con me?” Heiji parve confuso.
“Esatto. Possibilmente a quattr’occhi. Conan, ti spiace uscire un attimo?”
Sul viso del piccolo detective si dipinse lo sbalordimento, ma subito dopo le sue sopracciglia si corrugarono in un’evidente espressione di fastidio; Heiji trattenne a stento una risatina di fronte a quella reazione.
“Per favore, Conan” insistette Ran. “È importante”.
“Come vuoi” rispose lui freddo. Senza aggiungere altro, infilò la porta e se ne andò.
Heiji si sollevò sui cuscini con una smorfia, fissando Ran con una certa perplessità e annotando mentalmente di avere una buona ragione per prendere in giro il suo migliore amico. “Da quando desideri restare sola con me?” chiese lentamente.
“Be’…” – Ran si torse le mani, imbarazzata – “per la verità io…”
Se volevi far ingelosire Kudo ci sei riuscita, pensò il detective dell’ovest, trattenendosi dall’esprimere la sua convinzione ad alta voce. Ran lo fissò per un istante, stritolando un lembo della propria maglietta a maniche lunghe.
“Volevo parlarti… di Kazuha” disse infine a voce bassa.
Heiji sussultò. “È stata lei a mandarti?”
“No, certo che no” rispose Ran. “Mi ha solo… informata del vostro litigio, ecco”.
Scese un silenzio carico di sottintesi. Poi Heiji esclamò: “Sei qui per convincermi a far pace con lei, vero?”
“Vorrei sapere… se davvero sei stato capace di dirle quelle cose orribili. Non che sia affar mio, ma capiscimi, Kazuha era così disperata che…”
“Le ho detto che è una rompiscatole. E che sono stanco di dirle sempre cosa deve fare” confessò Heiji abbassando lo sguardo.
“Ma… perché?” si lasciò sfuggire Ran. “Io non capisco…”
Già, perché? Perché sono un idiota, questa è la verità… Io mi sono preoccupato per lei, preoccupato da morire, così per reazione le ho dato addosso. Certo, non avrebbe dovuto dirmi che secondo lei non so badare a me stesso, sono sicuro che non lo pensa… Il punto è che io non me lo perdonerei mai, mai, se la mettessi nei pasticci. E venendomi a salvare ha rischiato molto, anche se certamente mi ha aiutato, pensò Heiji amaramente.
“Hattori” tentò Ran, “ritengo che voi due…”
“Non ti preoccupare, faremo pace” la interruppe Heiji a quel punto. “So che il mio comportamento non è stato dei migliori, comunque me la vedrò io con Kazuha. Non c’è bisogno che stai in ansia per lei”.
“Uhm…” Ran sembrò riflettere un istante. “In effetti, non è certo la prima volta che litigate” riconobbe, accennando un sorriso. “Kazuha mi ha detto delle cose tremende, forse ho drammatizzato un po’ troppo e non ho preso in considerazione le particolarità del vostro rapporto”.
“Ma dai, quali particolarità… Siamo semplicemente due amici un tantino litigarelli” minimizzò Heiji.
Ran sorrise maliziosa. “Solo due amici?” insinuò, sottolineando con forza l’ultima parola.
“Esatto, che tu ci creda o meno” replicò Heiji, ma a lei non sfuggì il rossore che gli imporporò le guance abbronzate. “Piuttosto, cosa ti ha detto Kazuha di così terribile?”
“Ecco…” Ran si sentì ripiombare addosso il pesante disagio di inizio conversazione, sebbene per altri motivi. Heiji sorrise comprensivo.
“C’entra il tuo Shinichi, non è così?”
“Che?!” urlò lei, presa in contropiede.
“Ho detto che c’entra il tuo Shinichi. Ma se non è vero…”
“Non chiamarlo ‘il mio Shinichi’… Non sta bene!” protestò Ran, che era diventata rossa come un pomodoro.
Heji ridacchiò malefico. “Non c’è bisogno che tu finga con me, sai?”
“Senti, ora basta. Ero venuta fin qui per parlare di te, non di lui!” sbottò Ran nervosamente.
“D’accordo, d’accordo. Come sei suscettibile!” esclamò Heiji, sempre ridacchiando. Poi ostentò un tono serio: “Se Kazuha ti avesse fatto dubitare del tuo ragazzo, mi dispiacerebbe. Non che possa averlo fatto con cattiveria, ma…”
“Shinichi… Shinichi non è il mio ragazzo!” ribatté Ran, spazientita e imbarazzata. “E per quanto riguarda Kazuha… be’, mi ha semplicemente consigliato… di non andargli troppo dietro”.
“Sono sicuro che ha detto di molto peggio” la contraddisse Heiji. “Comunque sia, dille di venire qui appena possibile, vorrei parlarle. Intesi?”
Ran annuì vigorosamente. “Perfetto”.
“Così chiuderemo una volta per tutte questa storia, è durata anche troppo” concluse il ragazzo di Osaka con decisione.
“Sono d’accordo” affermò Ran. “Adesso se vuoi possiamo far rientrare Conan…”
“Perché stavolta non esci tu? Vorrei restare da solo con lui” disse Heiji.
“Oh. Come preferisci”. Ran gli diede le spalle e si avviò alla porta, decisa a uscire dalla stanza. Il detective dell’ovest la bloccò inaspettatamente.
“Un’ultima cosa… Tu stai bene, vero?”
La ragazza si voltò, spiazzata. “Perché me lo chiedi?”
“Vorrei che fossi tranquilla. Non devi stare in ansia, né per Kazuha, né per me, né per nessun altro. È chiaro?”
Lo sguardo di Heiji era particolarmente intenso. Ran sbatté le palpebre, ancor più perplessa. “Ti preoccupi… per me?” le scappò di bocca.
“Siamo amici” rispose Heiji, stavolta con noncuranza. “Non dovrei?” soggiunse con uno strano sorriso, che Ran non riuscì a interpretare.
“Sì. Certo”.
“Adesso va’ a chiamarmi quel moccioso, per favore”.
Ran obbedì, sempre piuttosto sorpresa. Poco dopo, Conan fu nella stanza di Heiji.
“Ehi, amico! Come butta?” salutò gaiamente il ragazzo di Osaka.
Il piccolo detective lo fulminò con lo sguardo. “Piantala con questa commedia, Hattori” insorse. “Si può sapere che vuoi da me?”
Heiji rise. “Dai, non sarai mica geloso perché sono rimasto un po’ con Ran?”
“Geloso?! Ma che cavolo…?!” si stizzì Conan serrando i pugni, senza nemmeno terminare la frase.
“Scommetto che ha origliato la nostra conversazione, eh, Kudo?”
Questo era troppo. Conan puntò su Heiji uno sguardo gelido. “Un’altra parola e io…”
Il detective dell’ovest si abbandonò tra i cuscini, per nulla impressionato. “Sta’ tranquillo, abbiamo solo chiacchierato un po’… Lei era preoccupata per il litigio fra me e Kazuha, tutto qui”.
“Non ti ho chiesto spiegazioni, Hattori” puntualizzò Conan freddamente. “Sei libero di fare quel che vuoi con Ran”. Nell’ultima parte della frase la sua voce s’incrinò.
Heiji sorrise benevolo. “Mica voglio rubartela, sai?”
“Vuoi solo rompere le scatole” sospirò Conan. “L’avevo immaginato”.
“Senti un po’, Kudo…” – Heiji aveva abbandonato i suoi propositi di stuzzicare l’amico – “Ran mi è sembrata un tantino strana”.
“Che cosa intendi?” domandò Conan scocciato, convinto che fosse un’altra provocazione.
“In genere non ha segreti con te… voglio dire col piccolo Conan. Perché ti ha mandato via, poco fa?”
“Be’…”
“Pensi che sospetti chi sei veramente?” incalzò Heiji senza preamboli.
A quel punto Conan capì che non stava più scherzando. “È da prima di venire qui che è strana” ammise piano. “Non riesco a capire cos’abbia… È possibile che le sia tornato il dubbio che io sia Shinichi, ma non è questo il problema secondo me”.
“E allora qual è?” domandò Heiji.
“È difficile da spiegare… Per di più, si tratta soltanto di una sensazione”.
“Be’, fa’ uno sforzo! Se ti perdi in giri di parole finirò per non capirci una mazza!” obiettò il ragazzo di Osaka con una certa enfasi.
Conan fece una smorfia.
Fosse facile riconoscere di avere delle preoccupazioni!, pensò. Il suo orgoglio gli impediva di essere sincero fino in fondo già con se stesso, figuriamoci con un’altra persona. Emise un ennesimo sospiro e, puntando gli occhi sulla finestra inondata dai raggi del sole pomeridiano, mormorò: “Sostiene di essere stanca… Forse ha cambiato idea su di me”.
“Su di te… cioè su Shinichi Kudo?” chiese Heiji.
Conan annuì.
“In altre parole, temi che lei non sia più intenzionata ad aspettare il tuo ritorno”.
Silenzio. Heiji si massaggiò distrattamente il fianco fasciato.
“Secondo me ti sbagli” disse infine. “Magari è solo turbata per quello che è successo… Se non erro, le hai proibito di contattarti perché vuoi occuparti un po’ degli Uomini in Nero”.
“Sì, ma…”
“Avrà paura che possa succederti qualcosa, dammi retta. Non crederai che sia sul punto di dimenticarti!”
“Be’…” tentennò Conan, a disagio, “tu aspetteresti una persona che si fa viva di rado e sembra badare quasi sempre ai fatti propri?”
Heiji scoppiò in una risata incredula. “Ma dai, Kudo! Da quando sei così insicuro?”
“Va’ al diavolo” borbottò Conan corrucciato. “È possibile che non si possa fare un discorso serio con te?”
“Sentimi bene, non hai nulla di cui preoccuparti” sbuffò Heiji, mettendo il braccio sinistro sotto il cuscino. “E nemmeno qualcosa da rimproverarti… Le hai dimostrato più volte che tieni a lei, almeno come amica, e se le stai mentendo è unicamente per proteggerla. Ran ti conosce, sa che sei molto bravo a mascherare quello che provi… Secondo me intuisce cose c’è da aspettarsi da te e tiene a rivederti, ad averti al suo fianco”.
Conan si sentì più sollevato a quelle parole, quasi suo malgrado. “Mah, forse hai ragione”.
“Certo che ho ragione. Adesso va’ da lei, svelto! E non dimenticare di tenermi aggiornato su eventuali novità riguardo le indagini”.

Ran e Conan erano seduti al tavolino di un bar, a sorseggiare la loro cioccolata. Attorno a loro le strade di Tokyo brulicavano di mezzi d trasporto e di persone affaccendate e chiacchierine, in quel sabato pomeriggio assolato, ma questo non li spronava a fare conversazione: dopo un paio di commenti sul gusto della cioccolata, si erano chiusi entrambi in un silenzio meditabondo.
Conan ripensava alle parole di Heiji e si augurava che corrispondessero alla verità; l’idea che Ran potesse in qualche modo stancarsi di lui gli faceva davvero male, come se qualcuno gli avesse infilato una spina nel cuore. Non voleva che tutto ciò accadesse… Voleva tornare a essere Shinichi Kudo e confessarle, un giorno, ogni cosa che le aveva taciuto, compresi i suoi sentimenti per lei.
Strinse forte il manico della tazza di porcellana bianca. Se soltanto fosse riuscito a incastrare quei maledetti dell’Organizzazione…
“Conan?”
Il piccolo detective alzò la testa, incontrando lo sguardo di Ran. “Cosa c’è?” domandò, sforzandosi di parlare con tono leggero.
“Ecco… hai la bocca sporca” disse lei, esitante. Conan sbatté le palpebre, distratto com’era dai suoi pensieri ci mise un po’ ad afferrare il senso della frase… poi notò l’espressione buffa assunta da Ran e insieme scoppiarono a ridere.
“Guarda, io avevo dei resti di cioccolata sul mento” osservò la ragazza, mostrando le tracce marroncine rimaste sul tovagliolo con cui si era appena pulita. Sorrise divertita e Conan fece altrettanto, sentendosi sollevato. Quella sorta di barriera d’incomunicabilità creatasi fra loro sembrava svanita, il legame di complicità che li univa tornava a manifestarsi… Che fortuna, davvero.
“È strano che non siamo andati da nessuna parte, oggi” proseguì Ran. “In fondo è sabato… Certo, gli ultimi avvenimenti hanno scombussolato un po’ tutti”.
“Vedrai che le cose si aggiusteranno… Anche Heiji e Kazuha faranno presto la pace” disse Conan.
“Hai ragione, ne sono convinta” confermò Ran annuendo. “Tutto andrà al suo posto, dobbiamo avere fiducia”.
Grazie, Ran… Mi hai restituito l’ottimismo, riconobbe Conan fra sé. Pensò che nulla avrebbe potuto turbare quell’attimo di ritrovata armonia… ma purtroppo si sbagliava.
DRIIN!
“Oh, mi sta chiamando qualcuno… È Kyosuke Shibata!” esclamò Ran sorpresa.
“Cosa?” proruppe Conan, colto alla sprovvista. “E che vuole?”
“Boh… Sì, Kyosuke, dimmi” Ran accostò il cellulare all’orecchio, parlando in maniera cordiale ed educata.
“È una vita che non ci vediamo!” rispose il ragazzo dall’altra parte. “Non siamo riusciti a uscire assieme neppure una volta… Tu come stai?”
“Io? Bene, grazie…” cominciò Ran. Kyosuke la interruppe allegramente: “Oggi è sabato, scommetto che sei libera… Dove andiamo di bello?”
Ran iniziava a sentirsi nervosa. “Vedi, il fatto è…”
“Forza, perché non avvisi anche Sonoko e Sera? Ci divertiremo un mondo!” continuò Kyosuke con brio. “Potremmo andare al karaoke, che ne pensi?”
“Per favore, fammi parlare… Non sono nello stato d’animo adatto per uscire con voi” replicò Ran con estrema sincerità. A quel punto il buonumore di Kyosuke parve evaporare di colpo e la sua voce si fece seria.
“È successo qualcosa?”
“Niente di che… Ho avuto la febbre per un paio di giorni e poi ho dovuto consolare una mia amica in difficoltà” spiegò Ran.
“Accidenti, mi dispiace… Chi è questa tua amica?”
“Abita a Osaka, è venuta a trovarmi per un po’ e la ospito a casa”.
“Capisco” disse Kyosuke. “Quindi sei di malumore?”
“Non è proprio così… Ho soltanto bisogno di calma” chiarì Ran.
“Va bene, però promettimi una cosa”.
“Se posso, volentieri”.
“Io sono sempre disponibile. Se hai bisogno di un consiglio, di una spalla su cui piangere o di una ventata d’allegria… conta pure su di me. Hai capito?” domandò Kyosuke.
“Be’…”
“Siamo amici, Ran. E gli amici si sostengono a vicenda” dichiarò il ragazzo con fermezza. “Perciò non farti scrupoli a chiamarmi se ti senti troppo giù, intesi?”
“Ehm, d’accordo. Allora a presto” si congedò Ran, un po’ imbarazzata.
“Spero! Salutami tantissimo Sera e Sonoko… e ricordati di presentarmi questa tua amica di Osaka, quando ci sarà l’occasione”.
“Vedrò che posso fare. Ciao, Kyosuke”. E Ran riattaccò, leggermente disorientata.
“Qualcosa non va?” si affrettò a chiedere Conan, che in realtà aveva ascoltato tutto quello che era riuscito a carpire: alcune risposte di Kyosuke non gli erano piaciute affatto.
“No, è tutto a posto” assicurò Ran.
“Allora ti sei davvero salvata il suo numero sul cellulare” osservò il piccolo detective, cercando di utilizzare un tono amichevole e casuale. “E non era la prima volta che vi sentivate…”
“In effetti no, Sonoko ha insistito perché io gli telefonassi, un po’ di giorni fa… Voleva che Kyosuke sapesse che siamo ancora intenzionate a uscire con lui, se ci sarà qualche buona occasione”.
Ha detto siamo intenzionate?, pensò Conan con un certo dispetto. Ma bene! Sta’ a vedere che quel tipo le fa la corte e lei ci prova gusto… Non la facevo così volubile…
“È un ragazzo molto espansivo” proseguì Ran lentamente. “Gli piace suonare, stare in compagnia… Diciamo che con lui non ci si annoia”.
E con me invece?, avrebbe voluto esclamare Conan, ma si morse la lingua: non poteva certo scoprirsi in maniera così stupida!
“Poi, a suo modo, è molto intuitivo… Capisce al volo gli stati d’animo delle persone” aggiunse la ragazza, appoggiando il mento sul palmo della mano e il gomito sul tavolino del bar, l’espressione assorta e pensosa. Conan cominciava seriamente a irritarsi, non gli andava proprio che Ran si mettesse a tessere le lodi di quel Kyosuke. Aggrottò la fronte, imbronciato.
Prima Hattori, che fa il premuroso con lei… ‘Vorrei che fossi tranquilla, non devi stare in ansia’! Tutto per infastidirmi, immaginava che avrei origliato la conversazione con Ran, cosa che in effetti ho fatto, e ne ha approfittato per giocarmi uno dei suoi soliti scherzi! Adesso se ne viene pure questo qua, con i suoi ‘come stai’ e ‘conta su di me’… Cos’è, una congiura? Già mi sembra che Ran cominci a mettermi da parte, ora anche questo…
Gelosia e sconforto balenarono negli occhi blu del piccolo detective, che in quel momento desiderava come non mai avere le sue sembianze da liceale e urlare a Ran che teneva a lei più di qualsiasi altra persona al mondo, che non voleva essere dimenticato…
“Comunque non mi andava di uscirci proprio oggi. Meglio tornare a casa, Kazuha e papà ci staranno aspettando… Non trovi?” chiese Ran, ignara di quel che passava per la testa di Conan.
Lui fece un piccolo sospiro e annuì. “Hai ragione, andiamo”.

Tooru Amuro camminava per le vie di Tokyo, ben camuffato e con passo tranquillo. La polizia lo stava cercando e lui ne era consapevole, ma non se ne preoccupava: si riteneva abbastanza in gamba da non farsi beccare e, d’altro canto, aveva abbandonato il suo appartamento molto prima che gli agenti riuscissero a scoprire dove abitava. Inoltre, la capitale nipponica era molto grande, rumorosa e affollata; l’ideale per sparire, se uno sapeva come muoversi…
Un sorriso soddisfatto gli increspò le labbra, mentre ripensava alla sua conversazione del giorno prima con Vermouth. Quella donna era furba, tuttavia non sempre riusciva a mantenere celato ciò che voleva… Lui aveva capito perfettamente che nascondeva dei segreti importanti, probabilmente legati a Conan Edogawa, e questo sin da quando aveva visto la fotografia di quel ragazzino fra le sue cose.
Cosa vorrà mai dal moccioso che vive con Kogoro Mouri? Certo, quel bambino non è normale, il suo contributo alle indagini è molto più notevole di quanto si possa pensare… Ricordo com’è riuscito a manovrare i ragionamenti del detective Mouri, durante l’omicidio alla residenza di quella ragazza, vicino al campo da tennis*! E dietro gli show di Kogoro il dormiente si nasconde di sicuro qualche suo trucco ingegnoso… tuttavia non mi spiego cosa possa legarlo a Vermouth. È evidente che lei è interessata a ‘studiarlo’, ma perché?
Amuro s’infilò le mani in tasca. Be’, era disposto anche ad abbandonare il progetto 'Masumi Sera’ pur di scoprire cosa nascondesse la sua affascinante compagna; dopotutto, in seguito ai pasticci combinati da Sakè, era meglio far credere a quella liceale di trovarsi al sicuro. Sembrava piuttosto sveglia, però lui era convinto del fatto suo, prima o poi sarebbe riuscito a ottenere quello che voleva e Shuichi Akai sarebbe venuto allo scoperto. Perché il maledetto era ancora vivo, Amuro ne aveva la certezza quasi assoluta. Sì, qualcosa non gli tornava nella faccenda… ma usando Masumi come esca sarebbe senza dubbio arrivato alla verità. Aveva stabilito di tergiversare giusto un altro po’, il tempo di dare alla sorella minore del suo vecchio rivale l’illusione di non essere più intenzionato a cercarla. Nel frattempo, voleva concentrarsi su Conan Edogawa: era lui la sua nuova pista, la più stuzzicante.
Il suo sorriso si allargò. Da tempo provava interesse per quel moccioso, per questo lo aveva aiutato senza farsi vedere durante una rapina, avvenuta settimane prima alla Teito Bank di Beika. Quella volta, travestito da Shuichi Akai per seminare scompiglio nell’FBI, aveva sparato a un rapinatore che teneva Conan in ostaggio… perché aveva visto da poco la fotografia gelosamente custodita da Vermouth. Da lì era cominciato tutto e, quando aveva intuito che il ragazzino era strettamente implicato nelle varie indagini condotte dal famoso Kogoro, l’intenzione di stare alle costole del ‘detective in trance’ si era impadronita del suo animo. Non voleva assolutamente smettere di fare l’apprendista presso l’Agenzia Investigativa Mouri, nonostante poi fosse morta Sherry, il suo obiettivo, a bordo del Bell Tree Express… e aveva detto a Vermouth che la sua era una specie di curiosità, per non farle capire quanto fosse deciso a saperne di più sul conto di Conan Edogawa.
Ora che la sua copertura era andata in fumo, si sentiva ancor più determinato nel suo proposito. Era spinto da uno strano senso di urgenza… anche perché non si fidava completamente di Vermouth. E se avesse tramato qualcosa contro l’Organizzazione?
Quando scoprirò tutto ciò che c’è da sapere su Conan Edogawa, riuscirò a portare alla luce i segreti di quella donna… Se per caso sta progettando di tradire la nostra banda, se ne pentirà amaramente. È una promessa.









*File 8-9-10 del Volume 78




Ringrazio come sempre Francy e Martina, che commentano la mia fanfic :) Però c’è una cosa che non mi è chiara:

CITAZIONE (marty shin×ran @ 8/1/2015, 23:17) 
Ran riuscirà a capire tutto? Se sì, riuscirà a salvare Shinichi?
Aspetto il prossimo capitolo.

A cosa ti riferisci dicendo che Ran dovrà “salvare Shinichi”?

Edited by Neiro Sonoda - 2/8/2015, 21:08
 
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marty shin×ran
view post Posted on 27/1/2015, 00:03     +1   -1




Ciao Neiro. Per quella domanda non preoccuparti. È un po colpa di questi ultimi capitoli e colpa della mia testa XD.
Neiro ora ho un'altra domanda:vuoi farmi morire di crepacuore?
Baci
Martina
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 27/1/2015, 20:21     +1   -1




Ciao, cara :)

CITAZIONE (marty shin×ran @ 27/1/2015, 00:03) 
Per quella domanda non preoccuparti. È un po colpa di questi ultimi capitoli e colpa della mia testa XD.
Neiro ora ho un'altra domanda:vuoi farmi morire di crepacuore?

Ma veramente era una domanda interessante… per questo mi chiedevo come mai l’avessi posta. In fondo, Ran è la salvatrice per eccellenza del manga :D
Comunque no, non voglio far morire di crepacuore nessuno… perché me lo chiedi? *faccia da innocentina*
 
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marty shin×ran
view post Posted on 27/1/2015, 22:39     +1   -1




Mah...nulla... solo un certo Kyosuke, disponibile e tutto bellino, contro uno Shin che non può fare. Di certo vuoi uccidermi XD. Però so che tu non vuoi uccidermi così, a tradimento.
Poi capiti a fagiolo, proprio in questi giorni che mi sto facendo dei filmini su un brutto finale di Conan XD.*comincia a impazzire e si dispera per Shin"
Al prossimo capitolo, Martina
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 28/1/2015, 19:29     +1   -1




CITAZIONE (marty shin×ran @ 27/1/2015, 22:39) 
Mah...nulla... solo un certo Kyosuke, disponibile e tutto bellino, contro uno Shin che non può fare.

Ah-ah, lo immaginavo :D
Però, Marty, devi tenere in conto che stiamo parlando di due ragazzi molto diversi… Kyosuke è una persona allegra, aperta e spensierata, mentre Shinichi, oltre a essere più riservato e ad avere più problemi sulle spalle, è anche un tipo orgoglioso, che difficilmente ammette di aver bisogno della compagnia o del sostegno altrui. E in questo momento la differenza tra i due diventa particolarmente importante per Ran, che è in confusione. La fiducia verso Shinichi non vacilla, nel senso che lei, dopo tanti anni passati insieme, sa che lui le vuole bene come amica… però, al tempo stesso, la situazione in cui si trova inizia a pesarle. Shinichi la esclude sempre di più dalla sua vita (e spesso “compare” e “scompare” senza avvertirla), quindi Ran, ora più che mai, ha bisogno di una spalla amica a cui appoggiarsi e confidare i suoi crucci. Kazuha è troppo presa dai suoi problemi con Heiji, Sera deve guardarsi le spalle da Amuro e con Conan Ran non riesce più ad aprirsi con facilità, in quanto sospetta che lui sia Shinichi sotto mentite spoglie e quindi non sa come comportarsi. Restano solo due persone che possano aiutarla… Sonoko, sua migliore amica, e Kyosuke, che incoraggia le persone a confidare i loro problemi ed è capace di tirarle su. Sarà proprio a loro che si affiderà Ran, come e in quali circostanze non posso rivelarlo ancora… Dal canto suo, Shinichi avvertirà che qualcosa con la sua amica d’infanzia gli sta in un certo senso “sfuggendo di mano”; ne soffrirà, ma nel contempo si troverà a dover fronteggiare nuovi problemi
E ora basta, direi che ho anticipato abbastanza :D
 
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marty shin×ran
view post Posted on 28/1/2015, 19:38     +1   -1




Ciao bella. Quanti begli spoiler sul tuo racconto. Però mi stai facendo sudare freddo, perché è vero che Kyosuke è una figura amica per una Ran abbastanza confusa, ma quando si è confusi si tende a fare cose sbagliate. Comunque*si mette in ginocchio* ti prego fai la brava. Confido nel tuo essere una super Shin X Ran e avrò fiducia.
P.s.:domani o sabato passa sulla mia fanfic perché potrei scrivere una nuova parte^^.
Martina
 
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Neiro Sonoda
view post Posted on 28/1/2015, 19:43     +1   -1




Cose sbagliate? Per esempio…?
Lo so, ti sto stuzzicando… Quest’oggi mi gira così ;)
Per la tua “preghiera”… posso darti un indizio: pensa bene a che tipo di fanfiction è “Reduci” e troverai la risposta. Invece per la tua storia... stavo andando giusto ora a leggere l’ultimo aggiornamento, ma ho visto che eri intervenuta qui e quindi ho pensato di risponderti subito^^
 
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marty shin×ran
view post Posted on 28/1/2015, 19:46     +1   -1




Cose sbagliate... un bacio?^^
Che tipo di storia è reduci XD
 
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205 replies since 27/3/2014, 21:20   7224 views
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